venerdì 26 luglio 2019

Il segreto di Maria (3)


SECONDA PARTE

LA VERA DEVOZIONE A MARIA O LA SANTA SCHIAVITU' D'AMORE
A) SCELTA DELLA VERA O PERFETTA DEVOZIONE

Ci sono parecchie vere devozioni a Maria

24. Ci sono, infatti, parecchie devozioni vere a Maria: vere, dico, perché qui non parlo delle false.

La devozione senza pratiche speciali

25. La prima devozione consiste nel compiere i doveri di cristiano, evitando il peccato mortale,
operando più per amore che per timore, pregando di quando in quando la Vergine ed onorandola
come Madre di Dio, senza farla oggetto di particolare devozione.

La devozione che comporta pratiche speciali

26. La seconda devozione consiste nel nutrire per la Vergine sentimenti più perfetti di stima,
d'amore, di confidenza e di venerazione. Essa porta ad entrare nelle Confraternite del Rosario, dello
Scapolare, a recitare la Corona o il Rosario, ad onorare le immagini e gli altari di Maria, ad
esaltarne le grandezze e ad iscriversi nelle sue Congregazioni. E questa devozione, se si sta lontani
dal peccato, è buona. santa e lodevole: però non è tanto perfetta e tanto capace di ritirare le anime
dalle creature e di distaccarle da se stesse per unirle a Gesù Cristo.


La devozione perfetta: la Santa Schiavitù d'amore

27. La terza devozione a Maria Santissima, conosciuta e praticata da ben poche persone, è questa
che sto per rivelarti, o anima predestinata.



B) NATURA E PORTATA DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA, DELLA "SANTA
SCHIAVITU' D'AMORE"

Natura di questa devozione:
Consacrazione a titolo di Schiavo d'amore, e Vita d'unione a Maria

28. Essa consiste nel darsi interamente, come schiavo, a Maria e, per mezzo di Maria, a Gesù: poi,
nel far tutto con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria. Mi spiego:
Portata di questo sacrificio: è il totale abbandono di sé fra le mani di Maria

29. Bisogna scegliere un giorno importante per darsi, consacrarsi e sacrificare volontariamente e per
amore, non per forza, interamente, senza riserva alcuna, il proprio corpo e la propria anima; i propri
beni esterni di fortuna, come la casa, la famiglia, le rendite; i propri beni interni dell'anima, cioè i
meriti, le grazie, le virtù e le soddisfazioni.

Qui è il caso di notare che con questa devozione si sacrifica a Gesù per mezzo di Maria tutto quanto
un'anima ha di più caro e di cui nessun Ordine religioso esige il sacrificio, cioè il diritto che
abbiamo di disporre di noi stessi e del valore delle proprie preghiere, elemosine, mortificazioni e
soddisfazioni; di modo che se ne lascia l'intera disposizione alla Santissima Vergine, perché
l'applichi a suo piacere e alla maggior gloria di Dio, che Ella sola conosce in modo perfetto.


Maria diventa padrona del valore delle nostre opere

30. Lasciato così a disposizione de Lei ogni valore soddisfattorio ed impetratorio delle nostre buone
opere, fatta cioè una tale offerta, sebbene non legati da alcun voto, non si è più padroni di tutto il
bene che compiamo; e la Santissima Vergine può applicarlo, ora ad un'anima del Purgatorio, per
suffragarla o liberarla, ora ad un misero peccatore per convertirlo.

31. Con questa devozione, si mettono i propri meriti nelle mani della Vergine, ma solo perché Lei li
custodisca, li aumenti, li abbellisca, non potendo noi comunicarci a vicenda, né i meriti della grazia
santificante, né quelli della gloria. Le si danno invece tutte le preghiere e buone opere, in quanto
sono impetratorie e soddisfattorie, affinché le distribuisca e applichi a chi le piacerà. Che se, dopo
esserci in tal modo consacrati alla Santissima Vergine, vorremo sollevare qualche anima dal
Purgatorio, salvare qualche peccatore, sostenere con le nostre preghiere, le nostre elemosine, le
nostre mortificazioni, i nostri sacrifici qualche nostro amico, dovremo chiederglielo umilmente e
rimetterci alla sua determinazione, senza volerla conoscere; essendo ben convinti che il valore delle
nostre azioni, distribuito dalla stessa mano di cui Dio si serve per dispensarci le sue grazie ed i suoi
doni, non potrà non essere applicato alla sua maggior gloria.


Tre tipi di schiavitù: la Schiavitù d'amore è 1a più perfetta consacrazione a Dio

32. Ho detto che questa devozione consiste nel darsi a Maria come schiavo. Bisogna notare che ci
sono tre tipi di schiavitù.

La prima è la schiavitù di natura: gli uomini buoni e cattivi, sono schiavi di Dio in questa maniera.

La seconda è la schiavitù per forza; e schiavi di Dio in questo modo sono i demoni e i dannati.

La terza è la schiavitù d'amore e di volontà; ed è quella con cui noi dobbiamo consacrarci a Dio per
mezzo di Maria, cioè nel modo più perfetto con il quale una creatura possa darsi al suo Creatore.


Differenza tra un semplice servo e uno schiavo

33. Osserva anche che c'è una grande differenza tra un servo e uno schiavo:
- un servo esige un salario per i suoi servizi; uno schiavo non ne può esigere;
- un servo è libero di lasciare il padrone quando gli piace, perché non lo serve che per qualche
tempo; lo schiavo non può giustamente abbandonarlo, appartenendogli per sempre;
- il servo non dà al padrone diritto alcuno di vita e di morte sulla propria persona; lo schiavo invece
gli si dà così interamente che il padrone potrebbe farlo morire senza essere molestato dalla giustizia.
   Da qui si vede facilmente come lo schiavo forzato si trova, rispetto al proprio padrone, in quella
assoluta dipendenza in cui l'uomo non può trovarsi che rispetto al suo Creatore; questo spiega
perché i cristiani non ammettono simili schiavi: soltanto i Turchi e gli idolatri possono averne di tale specie.

Felicità delle anime schiave d'amore

34. Beata, mille volte beata l'anima generosa, che si consacra come schiava d'amore a Gesù per
mezzo di Maria, dopo aver scosso con il Battesimo la tirannica schiavitù del demonio.

continua...


AMDG et DVM

giovedì 25 luglio 2019

Benedetto XVI: gli dei non sono Dio; il vero Dio è Verità

1 + 1 = 3,4,5,6.7..... Il declino dell'uomo la vera causa della crisi demografica ed economica ...


Sguardo su:
Storia della Nuova Teologia che si allontana dall'antica 
per rincorrere il nuovo ordine mondiale
La lezione di Sparta e le contraffazioni della Fede, ecc...


AMDG et DVM

San Giacomo incontra Gesù...

XLVII. L'incontro con Giovanni e Giacomo. Giovanni di Zebedeo è il puro fra i discepoli. 

 1 Vedo Gesù che cammina lungo la striscia verde che costeggia il Giordano. È tornato su per giù al posto che ha visto il suo battesimo. Presso il guado che pare fosse molto conosciuto e frequentato per passare all'altra sponda verso la Perea. Ma il luogo, dianzi tanto affollato di gente, ora appare spopolato. Solo qualche viandante, a piedi o a cavallo di asini o cavalli, lo percorre. Gesù pare non accorgersene neppure. Procede per la sua strada risalendo a nord, come assorto nei suoi pensieri. 
   Quando giunge all'altezza del guado incrocia un gruppo di uomini di età diverse, che discutono animatamente fra loro e che poi si separano, parte andando verso sud e parte risalendo a nord. Fra quelli che si dirigono a nord vedo esservi Giovanni e Giacomo.


 2 Giovanni vede per primo Gesù e lo indica al fratello e ai compagni. Parlano fra loro per un poco e poi Giovanni si dà a camminare velocemente per raggiungere Gesù. Giacomo lo segue più piano. Gli altri non se ne occupano. Camminano lentamente, discutendo.
   Quando Giovanni è presso a Gesù, alle sue spalle, lontano appena un due o tre metri, grida: «Agnello di Dio che levi i peccati del mondo!».
   Gesù si volge e lo guarda. I due sono a pochi passi l'uno dall'altro. Si osservano. Gesù col suo aspetto serio e indagatore. Giovanni col suo occhio puro e ridente nel bel viso giovanile che pare di fanciulla. Gli si dànno si e no vent'anni, e sulla gota rosata non vi è altro segno che quello di una peluria bionda, che pare una velatura d'oro.
   «Chi cerchi?» chiede Gesù.
   «Te, Maestro».
   «Come sai che sono maestro?».
   «Me lo ha detto il Battista».
   «E allora perché mi chiami Agnello?».
   «Perché ti ho udito indicare così da lui un giorno che Tu passavi, poco più di un mese fa».
   «Che vuoi da Me?».
   «Che Tu ci dica le parole di vita eterna e che ci consoli».
   «Ma chi sei?».
   «Giovanni di Zebedeo sono, e questo è Giacomo mio fratello. Siamo di Galilea. Pescatori siamo. Ma siamo pure discepoli di Giovanni. Egli ci diceva parole di vita e noi lo ascoltavamo, perché vogliamo seguire Dio e con la penitenza meritare il suo perdono, preparando le vie del cuore alla venuta del Messia. Tu lo sei. Giovanni l'ha detto, perché ha visto il segno della Colomba posarsi su Te. A noi l'ha detto: "Ecco l'Agnello di Dio". Io ti dico: Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dacci la pace, perché non abbiamo più chi ci guidi e l'anima è turbata».
   «Dove è Giovanni?».
   «Erode l'ha preso. In prigione è, a Macheronte. I più fedeli fra i suoi hanno tentato di liberarlo. Ma non si può. Torniamo di là.
 3 Lasciaci venire con Te, Maestro. Mostraci dove abiti».
   «Venite. Ma sapete cosa chiedete? Chi mi segue dovrà tutto lasciare: e casa, e parenti, e modo di pensare, e vita anche. Io vi farò miei discepoli e miei amici, se volete. Ma Io non ho ricchezze e protezioni. Sono, e più lo sarò, povero sino a non avere dove posare il capo e perseguitato più di sperduta pecora dai lupi. La mia dottrina è ancor più severa di quella di Giovanni, perché interdice anche il risentimento. Non tanto all'esterno si volge, quanto allo spirito. Rinascere dovrete se volete essere miei. Lo volete voi fare?».
   «Sì, Maestro. Tu solo hai parole che ci danno luce. Esse scendono e, dove era tenebra di desolazione perché privi di guida, mettono chiarore di sole».
   «Venite, dunque, e andiamo. Vi ammaestrerò per via».
 ************
 4 Dice Gesù:
   «Il gruppo che mi aveva incontrato era numeroso. Ma uno solo mi riconobbe. Colui che aveva anima, pensiero e carne limpidi da ogni lussuria.
   Insisto sul valore della purezza. La castità è sempre fonte di lucidità di pensiero. La verginità affina, poi, e conserva la sensibilità intellettiva ed affettiva a perfezione, che solo chi è vergine prova.

 5 Vergine si è in molti modi. Forzatamente, e questo specie per le donne, quando non si è stati scelti per nozze di sorta. Dovrebbe esserlo anche per gli uomini. Ma non lo è. E ciò è male, perché da una gioventù anzitempo sporcata dalla libidine non potrà che venire un capo famiglia malato nel sentimento e sovente anche nella carne.
   Vi è la verginità voluta, ossia quella di coloro che si consacrano al Signore in uno slancio dell'animo. Bella verginità! Sacrificio gradito a Dio! Ma non tutti poi sanno permanere in quel loro candore di giglio che sta rigido sullo stelo, teso al cielo, ignaro del fango del suolo, aperto solo al bacio del sole di Dio e delle sue rugiade.
   Tanti restano fedeli materialmente al voto fatto. Ma infedeli col pensiero che rimpiange e desidera ciò che ha sacrificato. Questi non sono vergini che a metà. Se la carne è intatta, il cuore non lo è. Fermenta, questo cuore, ribolle, sprigiona fumi di sensualità, tanto più raffinata e riprovata quanto più è creazione del pensiero che accarezza, pasce, e aumenta continuamente immagini di appagamenti illeciti anche a chi è libero, più che illeciti a chi è votato.
   Viene allora l'ipocrisia del voto. L'apparenza c’è, ma la sostanza manca. Ed in verità vi dico che, fra chi viene a Me col giglio spezzato dall'imposizione di un tiranno e chi vi viene col giglio non materialmente spezzato, ma sbavato dal rigurgito di una sensualità accarezzata e coltivata per empire di essa le ore di solitudine, Io chiamo "vergine" il primo e "non vergine" il secondo. E al primo do corona di vergine e duplice corona di martirio per la carne ferita e per il cuore piagato dalla non voluta mutilazione.
 6 Il valore della purezza è tale che, tu lo hai visto, Satana si preoccupa per prima cosa di convincermi all'impurità. Esso lo sa bene che la colpa sensuale smantella l'anima e la fa facile preda alle altre colpe. La cura di Satana si è volta a questo punto capitale per vincermi.
   Il pane, la fame, sono le forme materiali per l'allegoria dell'appetito, degli appetiti che Satana sfrutta ai suoi fini. Ben altro è il cibo che esso mi offriva per farmi cadere come ebbro ai suoi piedi! Dopo sarebbe venuta la gola, il denaro, il potere, l'idolatria, la bestemmia, l'abiura della Legge divina. Ma il primo passo per avermi era questo. Lo stesso che usò per ferire Adamo.

 7 Il mondo schernisce i puri. I colpevoli di impudicizia li colpiscono. Giovanni Battista è una vittima della lussuria di due osceni. Ma se il mondo ha ancora un poco di luce, ciò si deve ai puri del mondo. Sono essi i servi di Dio e sanno capire Dio e ripetere le parole di Dio. Io ho detto: (Matteo 5, 8; Vol 3 Cap 170) "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio". Anche dalla terra. Essi, ai quali il fumo del senso non turba il pensiero, "vedono" Dio e l'odono e lo seguono, e l'additano agli altri.
 8 Giovanni di Zebedeo è un puro. È il puro fra i miei discepoli. Che anima di fiore in un corpo d'angelo! Egli mi chiama con le parole del suo primo maestro e mi chiede di dargli pace. Ma la pace l'ha in sé per la sua vita pura, ed Io l'ho amato per questa sua purezza, alla quale ho affidato gli insegnamenti, i segreti, la Creatura più cara che avessi.
   È stato il mio primo discepolo, il mio amante dal primo istante che mi vide. La sua anima s'era fusa con la mia sin dal giorno che m'aveva visto passare lungo il Giordano e m'aveva visto indicare dal Battista. Se anche non m'avesse incontrato di poi, al mio ritorno dal deserto, m'avrebbe cercato tanto da riuscire a trovarmi, perché chi è puro è umile e desideroso di istruirsi nella scienza di Dio e viene, come va l'acqua al mare, verso quelli che riconosce maestri nella dottrina celeste».

 9 Dice ancora Gesù:
   «Non ho voluto che tu parlassi sulla tentazione sensuale del tuo Gesù. Anche se la tua interna voce ti aveva fatto comprendere il movente di Satana per attirarmi al senso, ho preferito parlarne Io. E non vi pensare oltre. Era necessario parlarne. Ora passa avanti. Il fiore di Satana lascialo sulle sue sabbie. Vieni dietro a Gesù come Giovanni. Camminerai fra le spine, ma troverai per rose le stille di sangue di Chi le sparse per te, per vincere anche in te la carne.
10 Prevengo anche un'osservazione. Dice Giovanni nel suo Vangelo, parlando dell'incontro con Me: (Giovanni 1, 35) "E il giorno seguente". Sembra perciò che il Battista mi indicasse il giorno seguente al battesimo e subito Giovanni e Giacomo mi seguissero. Cosa che contrasta con quanto dissero gli altri evangelisti circa i quaranta giorni passati nel deserto. Ma leggete così: "(Avvenuto ormai l'arresto di Giovanni) un giorno in seguito i due discepoli di Giovanni Battista, ai quali egli mi aveva indicato dicendo: 'Ecco l'Agnello di Dio', rivedendomi, mi chiamarono e mi seguirono". Dopo il mio ritorno dal deserto.
   E insieme tornammo sulle rive del lago di Galilea, dove Io avevo preso rifugio per iniziare da lì la mia evangelizzazione, e i due parlarono di Me - dopo esser stati con Me per tutto il cammino e per un'intera giornata nella casa ospitale di un amico di casa mia, del parentado - agli altri pescatori. 
   Ma l'iniziativa fu di Giovanni, al quale la volontà di penitenza aveva reso l'anima, già tanto limpida per la sua purezza, un capolavoro di limpidità su cui la Verità si rifletteva nitidamente, dandogli anche la santa audacia dei puri e dei generosi, che non temono mai di farsi avanti dove vedono che vi è Dio, e verità e dottrina e via di Dio. Quanto l'ho amato per questa sua semplice ed eroica caratteristica!».


SAN GIACOMO il Maggiore

San Giacomo il Maggiore Apostolo
25 luglio
Immagine correlata

Martire a Gerusalemme nel 42 d.C.

E’ detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. Lui e suo fratello Giovanni sono figli di Zebedeo, pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade. Chiamati da Gesù (che ha già con sé i fratelli Simone e Andrea) anch’essi lo seguono (Matteo cap. 4). Nasce poi il collegio apostolico: "(Gesù) ne costituì Dodici che stessero con lui: (...) Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono" (Marco cap. 3). Con Pietro saranno testimoni della Trasfigurazione, della risurrezione della figlia di Giairo e della notte al Getsemani. Conosciamo anche la loro madre Salome, tra le cui virtù non sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesù posti speciali nel suo regno per i figli, che si dicono pronti a bere il calice che egli berrà. Così, ecco l’incidente: "Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono". E Gesù spiega che il Figlio dell’uomo "è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Matteo cap. 20).
E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. "Il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (Atti cap. 12). Questo Erode è Agrippa I, a cui suo nonno Erode il Grande ha fatto uccidere il padre (e anche la nonna). A Roma è poi compagno di baldorie del giovane Caligola, che nel 37 sale al trono e lo manda in Palestina come re. Un re detestato, perché straniero e corrotto, che cerca popolarità colpendo i cristiani. L’ultima notizia del Nuovo Testamento su Giacomo il Maggiore è appunto questa: il suo martirio.

Secoli dopo, nascono su di lui tradizioni e leggende. Si dice che avrebbe predicato il Vangelo in Spagna. Quando poi quel Paese cade in mano araba (sec. IX), si afferma che il corpo di san Giacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodigiosamente portato nel nord-ovest spagnolo e seppellito nel luogo poi notissimo come Santiago de Compostela. Nell’angoscia dell’occupazione, gli si tributa un culto fiducioso e appassionato, facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirittura un combattente invincibile, ben lontano dal Giacomo evangelico (a volte lo si mescola all’altro apostolo, Giacomo di Alfeo). La fede nella sua protezione è uno stimolo enorme in quelle prove durissime. E tutto questo ha un riverbero sull’Europa cristiana, che già nel X secolo inizia i pellegrinaggi a Compostela. Ciò che attrae non sono le antiche, incontrollabili tradizioni sul santo in Spagna, ma l’appassionata realtà di quella fede, di quella speranza tra il pianto, di cui il luogo resta da allora affascinante simbolo. Nel 1989 hanno fatto il “Cammino di Compostela” san Giovanni Paolo II e migliaia di giovani da tutto il mondo.

Patronato: Pellegrini, Cavalieri, Soldati, Malattie reumatiche
Etimologia: Giacomo = che segue Dio, dall'ebraico
Emblema: Cappello da pellegrino, Conchiglia, Stendardo
Martirologio Romano: Festa di san Giacomo, Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio. 

San Giacomo viene detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo (detto il Minore). La sua figura di pellegrino e primo degli  Apostoli a cadere martire, lo rende di primaria importanza nel seno dei Dodici e nella Chiesa.

Il suo profilo delineato nei Vangeli 


N
ato a Betsaida, sul lago di Tiberiade, era figlio di Zabedeo e di Salome (Mc 15,40; c Mt 27,56) e fratello di Giovanni l’evangelista. Col fratello fu chiamato fra i primi discepoli di Gesù e fu pronto a seguirlo (Mc 1,19s; Mt 4,21s; Lc 5,10). È sempre messo fra i primi tre Apostoli (Mc 3,17; Mt 10,2; Lc 6,14; Atti 1,13). Di carattere pronto e impetuoso, come il fratello, assieme a lui viene soprannominato da Gesù “Boànerghes” (figli del tuono) (Mc 3,17; Lc 9,52-56). E’ tra i prediletti discepoli di Gesù, assieme al fratello, a Pietro e ad Andrea. Con Pietro saranno testimoni della Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor (Mt 17,1-8; Mc 9,2-8; Lc 9,28-36), della risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37-43; Lc 8,51-56); Assiste all’improvvisa guarigione della suocera di Pietro (Mc 1,29-31); con gli altri 3 apostoli interroga Gesù sui segni dei tempi premonitori della fine (Mc 13,1-8). Infine con Pietro e Giovanni è chiamato da Gesù a vegliare nel Getmsemani alla vigilia della Passione (Mc 14,33ss; Mt 27,37s).
Con zelo intempestivo, aveva chiesto di far scendere il fuoco sui Samaritani che non accoglievano Gesù, meritando un rimprovero (Lc 9,51-56). Ambiziosamente mirò ai primi posti nel regno, protestandosi pronto a tutto; e suscitò la reazione degli altri apostoli e il richiamo di Gesù a un altro primato: quello del servizio e del martirio (Mc 10,35-45; Mt 20,20-28). E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. “Il re Erode (Agrippa I) cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni” (Atti 12,1-2.

Evangelizzatore della Spagna secondo la tradizione e la devozione 

Una tradizione risalente almeno a Isidoro di Siviglia narra che Giacomo andò in Spagna per diffondere il Vangelo.Ai tempi di Giacomo si svolgeva un intenso commercio di minerali come lo stagno, l’oro, il ferro ed il rame dalla Galizia alle coste della Palestina. Nei viaggi di ritorno venivano portati oggetti ornamentali, lastre di marmo, spezie ed altri prodotti comperati ad Alessandria ed in altri porti ancora più orientali, di grande importanza commerciale. Si pensa che l’Apostolo abbia realizzato il viaggio dalla Palestina alla Spagna in una di queste navi, sbarcando nelle coste dell’Andalusia, terra in cui cominciò la sua predicazione. 

Proseguì la sua missione evangelizzatrice a Coimbra e a Braga, passando, secondo la tradizione, attraverso Iria Flavia nel Finis Terrae ispanico, dove proseguì la predicazione. Nel Breviario degli Apostoli (fine del VI secolo) viene attribuita per la prima volta a San Giacomo l’evangelizzazione della “Hispania” e delle regioni occidentali, si sottolinea il suo ruolo di strumento straordinario per la diffusione della tradizione apostolica, così come si parla della sua sepoltura in Arca Marmárica. Successivamente, già nella seconda metà del VII secolo, un erudito monaco inglese chiamato il Venerabile Beda, cita di nuovo questo avvenimento nella sua opera, ed indica con sorprendente esattezza il luogo della Galizia dove si troverebbe il corpo dell’Apostolo.

L’Apparizione della Vergine Maria e il ritorno In Terra Santa


Il ritorno in Terra Santa, si svolse lungo la via romana di Lugo, attraverso la Penisola, passando per Astorga e Zaragoza, ove, sconfortato, Giacomo riceve la consolazione ed il conforto della Vergine, che gli appare (secondo la tradizione il 2 gennaio del 40), secondo la tradizione, sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una colonna romana di quarzo, e gli chiede di costruire una chiesa in quel luogo. Questo avvenimento servì per spiegare la fondazione della Chiesa di Nuestra Señora del Pilar a Zaragoza, oggi basilica ed importante santuario mariano del cattolicesimo spagnolo. Da questa terra, attraverso l’Ebro, San Giacomo probabilmente si diresse a Valencia, per imbarcarsi poi in un porto della provincia di Murcia o in Andalusia e far ritorno in Palestina tra il 42 ed il 44 d.C..

Gli ultimi anni in Palestina


Oramai in Palestina, Giacomo, assieme al gruppo dei “Dodici”, entra a far parte delle colonne portanti della Chiesa Primitiva di Gerusalemme, ricoprendo un ruolo di grande importanza all’interno della comunità cristiana della Città Santa. In un clima di grande inquietudine religiosa, dove di giorno in giorno aumentava il desiderio di sradicare l’incipiente cristianesimo, sappiamo che fu proibito agli apostoli di predicare. Giacomo tuttavia, disprezzando tale divieto, annunciava il suo messaggio evangelizzatore a tutto il popolo, entrando nelle sinagoghe e discutendo la parola dei profeti. La sua gran capacità comunicativa, la sua dialettica e la sua attraente personalità, fecero di lui uno degli apostoli più seguiti nella sua missione evangelizzatrice. 


   Erode Agrippa I, re della Giudea, per placare le proteste delle autorità religiose, per compiacere i giudei ed assestare un duro colpo alla comunità cristiana, lo sceglie in quanto figura assai rappresentativa e lo condanna a morte per decapitazione. In questo modo diventa il PRIMO MARTIRE DEL COLLEGIO APOSTOLICO. Questa del martirio di San Giacomo il Maggiore è l’ultima notizia tratta dal Nuovo Testamento. Secondo la tradizione, lo scriba Josias, incaricato di condurre Giacomo al supplizio, è testimone del miracolo della guarigione di un paralitico che invoca il santo. Josias, turbato e pentito, si converte al cristianesimo e supplica il perdono dell’Apostolo: questi chiede come ultima grazia un recipiente pieno d’acqua e lo battezza. Ambedue verranno decapitati nell’anno 44.

La tradizione popolare e il culto delle sue reliquie


La tradizione popolare indica la presenza del corpo di San Giacomo nelle cime prossime alla valle di Padrón, ove esisteva il culto delle acque. Ambrosio de Morales nel XVI secolo, nella sua opera il Viaggio Santo dice:” Salendo sulla montagna, a metà del fianco, c’è una chiesa dove dicono che l’Apostolo pregasse e dicesse messa, e sotto l’altare maggiore si protende sin fuori della chiesa una sorgente ricca d’acqua , la più fredda e delicata che abbia provato in Galizia”. Questo luogo esiste attualmente ed ha ricevuto il nome affettuoso di “O Santiaguiño do Monte”. Uno degli autori dei sermoni raccolti nel Codice Calixtino, riferendosi alla predicazione di San Giacomo in Galizia, dice che ” colui che vanno a venerare le genti, Giacomo, figlio di Zebedeo, la terra della Galizia invia al cielo stellato”. 


      Dice la leggenda che due dei discepoli di San Giacomo, Attanasio e Teodoro, raccolsero il suo corpo e la testa e li trasportarono in nave da Gerusalemme fino in Galizia. Dopo sette giorni di navigazione giunsero sulle coste della Galizia, ad Iria Flavia, vicino l’attuale paese di nome Padrón. Nel racconto della sepoltura dei resti di San Giacomo, impregnato di leggenda, appare Lupa, una dama pagana ricca ed influente, che viveva allora nel castello Lupario o castello di Francos, a poca distanza dall’attuale Santiago. I discepoli, alla ricerca di un terreno dove seppellire il loro maestro, chiesero alla nobildonna il permesso di inumarlo nel suo feudo. Lupa li rimette alla decisione al governatore romano Filotro, che risiedeva a Dugium, vicino Finisterra. Ben lungi dall’intendere le loro ragioni, il governatore romano ordina la loro incarcerazione. 
   Secondo la tradizione, i discepoli furono liberati miracolosamente da un angelo e si dettero alla fuga inseguiti dai soldati romani. Giunti al ponte di Ons o Ponte Pías, sul fiume Tambre, ed attraversatolo, questo crollò provvidenzialmente permettendogli di fuggire. La regina Lupa, simulando un cambio di atteggiamento, li portò al Monte Iliciano, oggi noto col nome di Pico Sacro, e gli offrì dei buoi selvaggi che vivevano in libertà ed un carro per trasportare i resti dell’Apostolo da Padrón fino a Santiago. I discepoli si avvicinarono agli animali che, dinnanzi agli occhi esterrefatti di Lupa, si lasciarono porre di buon grado il giogo. La regina dopo quest’esperienza decide di abbandonare le sue credenze per convertirsi al cristianesimo. 
    Narra la leggenda che i buoi cominciarono il loro cammino senza ricevere nessuna guida, ad un certo punto si fermarono per la sete ed iniziarono a scavare con i loro zoccoli il terreno, facendone zampillare poco dopo dell’acqua. Si trattava dell’attuale sorgente del Franco, vicino al Collegio Fonseca, luogo dove posteriormente sarà edificata, in ricordo, la piccola cappella dell’Apostolo, nell’attuale “rua del Franco”. I buoi proseguirono il loro cammino e giunsero in un terreno di proprietà di Lupa, che lo donò per la costruzione del monumento funerario. In quel medesimo luogo, secoli dopo fu costruita la cattedrale, centro spirituale che presiede la città di Santiago.

Quando poi la Spagna cade in mano araba (sec. IX), nell’angoscia dell’occupazione, i cristiani spagnoli tributano a San Giacomo un culto fiducioso e appassionato, facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirittura un combattente invincibile, ben lontano dal Giacomo evangelico (a volte lo si mescola all’altro apostolo, Giacomo di Alfeo). La fede nella sua protezione è uno stimolo enorme in quelle prove durissime. E tutto questo ha un riverbero sull’Europa cristiana, che già nel X secolo inizia i pellegrinaggi a Compostela. Ciò che attrae non sono le antiche, incontrollabili tradizioni sul santo in Spagna, ma l’appassionata realtà di quella fede, di quella speranza tra il pianto, di cui il luogo resta da allora affascinante simbolo. Nel 1989 Giovanni Paolo II va pellegrino a Santiago de Compostela e Benedetto XVI lo imita il 6 novembre 2010 in occasione, come il predecessore, dell’Anno Santo Compostellano che viene indetto ogni qualvolta il 25 luglio cade di domenica.

Patronati ed emblema


San Giacomo è patrono e protettore di numerose città e paesi, fra altri: Pisa, Pesaro, Pistoia, Compostela, Spagna, Portogallo, Guatemala. Considerato Patrono di pellegrini, viandanti e questuanti farmacisti, droghieri, cappellai e calzettai; va invocato contro i reumatismi e per il bel tempo. Il suo attributo principale è il bastone e la zucca, attributi secondari possono essere: otre e la borsa da pellegrino, vestito e cappello da pellegrino, conchiglia.


Autore: Don Luca Roveda