sabato 8 giugno 2019

Lauda, Sion, Salvatórem - Sequentia S. Thomæ de Aquino.

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Sequentia 
S. Thomæ de Aquino. 

Loda, o Sion, il Salvatore, 
loda il capo e il pastore, 
con inni e càntici.

Quanto puoi, tanto inneggia: 
ché è superiore a ogni lode, 
né basta il lodarlo.

Il pane vivo e vitale 
è il tema di lode speciale, 
che oggi si propone.

Che nella mensa della sacra cena, 
fu distribuito ai dodici fratelli, 
è indubbio.

Sia lode piena, sia sonora, 
sia giocondo e degno 
il giúbilo della mente.

Poiché si celebra il giorno solenne, 
in cui in primis fu istituito 
questo banchetto.

In questa mensa del nuovo Re, 
la nuova Pasqua della nuova legge 
estingue l’antica.

Il nuovo rito allontana l’antico, 
la verità l’ombra, 
la luce elímina la notte.

Ciò che Cristo fece nella cena, 
ordinò che venisse fatto 
in memoria di sé.

Istruiti dalle sacre leggi, 
consacriamo nell’ostia di salvezza 
il pane e il vino.

Ai Cristiani è dato il dogma: 
che il pane si muta in carne, 
e il vino in sangue.

Ciò che non capisci, ciò che non vedi, 
lo afferma pronta la fede, 
oltre l’ordine naturale.

Sotto specie diverse, 
che son solo segni e non sostanze, 
si celano realtà sublimi.

La carne è cibo, il sangue bevanda, 
ma Cristo è intero 
sotto l’una e l’altra specie.

Da chi lo assume, non viene tagliato, 
spezzato, diviso: 
ma preso integralmente.

Lo assuma uno, lo assumino in mille: 
quanto riceve l’uno tanto gli altri: 
né una volta ricevuto viene consumato.

Lo assumono i buoni e i cattivi: 
ma con diversa sorte 
di vita e di morte.

Pei cattivi è morte, pei buoni vita: 
oh che diverso ésito 
ha una stessa assunzione.

Spezzato poi il Sacramento, 
non temere, ma ricorda 
che tanto è nel frammento 
quanto nel tutto.

Non v’è alcuna separazione: 
solo un’apparente frattura, 
né vengono diminuiti stato 
e grandezza del simboleggiato.

Ecco il pane degli Angeli, 
fatto cibo dei viandanti: 
in vero il pane dei figli 
non è da gettare ai cani.

Prefigurato 
con l’immolazione di Isacco, 
col sacrificio dell’Agnello Pasquale, 
e con la manna donata ai padri.

Buon pastore, pane vero, 
o Gesú, abbi pietà di noi: 
Tu ci pasci, ci difendi: 
fai a noi vedere il bene 
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e tutto puoi: 
che ci pasci, qui, mortali: 
fa che siamo tuoi commensali, 
coeredi e compagni dei santi del cielo. 
Amen. Allelúia.
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S. Thomæ de Aquino

Lauda, Sion, Salvatórem,
lauda ducem et pastórem
in hymnis et cánticis.

Quantum potes, tantum aude:
quia maior omni laude,
nec laudáre súfficis.

Laudis thema speciális,
panis vivus et vitális
hódie propónitur.

Quem in sacræ mensa cenæ
turbæ fratrum duodénæ
datum non ambígitur.

Sit laus plena, sit sonóra,
sit iucúnda, sit decóra
mentis iubilátio.

Dies enim sollémnis agitur,
in qua mensæ prima recólitur
huius institútio.

In hac mensa novi Regis,
novum Pascha novæ legis
Phase vetus términat.

Vetustátem nóvitas,
umbram fugat véritas,
noctem lux elíminat.

Quod in cœna Christus gessit,
faciéndum hoc expréssit
in sui memóriam.

Docti sacris institútis,
panem, vinum in salútis
consecrámus hóstiam.

Dogma datur Christiánis,
quod in carnem transit panis
et vinum in sánguinem.

Quod non capis, quod non vides,
animosa fírmat fides,
præter rerum órdinem.

Sub divérsis speciébus,
signis tantum, et non rebus,
latent res exímiæ.

Caro cibus, sanguis potus:
manet tamen Christus totus
sub utráque spécie.

A suménte non concísus,
non confráctus, non divísus:
ínteger accípitur.

Sumit unus, sumunt mille:
quantum isti, tantum ille:
nec sumptus consúmitur.

Sumunt boni, sumunt mali
sorte tamen inæquáli,
vitæ vel intéritus.

Mors est malis, vita bonis:
vide, paris sumptiónis
quam sit dispar éxitus.

Fracto demum sacraménto,
ne vacílles, sed meménto,
tantum esse sub fragménto,
quantum toto tégitur.

Nulla rei fit scissúra:
signi tantum fit fractúra:
qua nec status nec statúra
signáti minúitur.

Ecce panis Angelórum,
factus cibus viatórum:
vere panis filiórum,
non mitténdus cánibus.

In figúris præsignátur,
cum Isaac immolátur:
agnus paschæ deputátur:
datur manna pátribus.

Bone pastor, panis vere,
Iesu, nostri miserére:
tu nos pasce, nos tuére:
tu nos bona fac vidére
in terra vivéntium.

Tu, qui cuncta scis et vales:
qui nos pascis hic mortáles:
tuos ibi commensáles,
coherédes et sodáles
fac sanctórum cívium.

Amen. Allelúia.
AMDG et DVM

Omelia Santa Messa Corpus Domini,

Eucaristia – Adorazione – Comunione



Benedetto XVI, Omelia Santa Messa Corpus Domini
Basilica di San Giovanni in Laterano, 26 maggio 2005


Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo conosce una sua processione eucaristica, con cui la Chiesa ripete l’esodo di Gesù dal Cenacolo al monte degli Ulivi. 

In Israele, si celebrava la notte di Pasqua in casa, nell’intimità della famiglia; si faceva così memoria della prima Pasqua, in Egitto -della notte in cui il sangue dell’agnello pasquale, asperso sull’architrave e sugli stipiti delle case, proteggeva contro lo sterminatore. 

Gesù, in quella notte, esce e si consegna nelle mani del traditore, dello sterminatore e, proprio così, vince la notte, vince le tenebre del male. Solo così, il dono dell’Eucaristia, istituita nel Cenacolo, trova il suo compimento: Gesù dà realmente il suo corpo ed il suo sangue. Attraversando la soglia della morte, diventa Pane vivo, vera manna, nutrimento inesauribile per tutti i secoli. La carne diventa pane di vita.


Nella processione del Giovedì Santo, la Chiesa accompagna Gesù al monte degli Ulivi: è vivo desiderio della Chiesa orante vigilare con Gesù, non lasciarlo solo nella notte del mondo, nella notte del tradimento, nella notte dell’indifferenza di tanti. 

Nella festa del Corpus Domini, riprendiamo questa processione, ma nella gioia della Risurrezione. Il Signore è risorto e ci precede. Nei racconti della Risurrezione vi è un tratto comune ed essenziale; gli angeli dicono: il Signore "vi precede in Galilea; là lo vedrete" (Mt 28,7). 
Considerando ciò più da vicino, possiamo dire che questo "precedere" di Gesù implica una duplice direzione. La prima è -come abbiamo sentito -la Galilea. In Israele, la Galilea era considerata come la porta verso il mondo dei pagani. Ed in realtà proprio in Galilea, sul monte, i discepoli vedono Gesù, il Signore, che dice loro: "Andate.. e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19). 
L’altra direzione del precedere, da parte del Risorto, appare nel Vangelo di San Giovanni, dalle parole di Gesù a Maddalena: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre.." (Gv 20, 17). Gesù ci precede presso il Padre, sale all’altezza di Dio e ci invita a seguirlo. 
Queste due direzioni del cammino del Risorto non si contraddicono, ma indicano insieme la via della sequela di Cristo. La vera meta del nostro cammino è la comunione con Dio -Dio stesso è la casa dalle molte dimore (cfr Gv 14, 2s). Ma possiamo salire a questa dimora soltanto andando "verso la Galilea" -andando sulle strade del mondo, portando il Vangelo a tutte le nazioni, portando il dono del suo amore agli uomini di tutti i tempi. Perciò il cammino degli apostoli si è esteso fino ai "confini della terra" (cfr Atti 1, 6s); così San Pietro e San Paolo sono andati fino a Roma, città che era allora il centro del mondo conosciuto, vera "caput mundi".


La processione del Giovedì Santo accompagna Gesù nella sua solitudine, verso la "via crucis". La processione del Corpus Domini, invece, risponde in modo simbolico al mandato del Risorto: vi precedo in Galilea. Andate fino ai confini del mondo, portate il Vangelo al mondo. 

Certo, l’Eucaristia, per la fede, è un mistero di intimità. Il Signore ha istituito il Sacramento nel Cenacolo, circondato dalla sua nuova famiglia, dai dodici apostoli, prefigurazione ed anticipazione della Chiesa di tutti i tempi. 
Perciò, nella liturgia della Chiesa antica, la distribuzione della santa comunione era introdotta dalle parole: Sancta sanctis -il dono santo è destinato a coloro che sono resi santi. In questo modo, si rispondeva all’ammonimento rivolto da San Paolo ai Corinzi: "Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice.." (1 Cor 11, 28). 
Tuttavia, da questa intimità, che è dono personalissimo del Signore, la forza del sacramento dell’Eucaristia va oltre le mura delle nostre Chiese. 

In questo Sacramento, il Signore è sempre in cammino verso il mondo. Questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa. Noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. 
Noi affidiamo queste strade, queste case - la nostra vita quotidiana - alla sua bontà. 
Le nostre strade siano strade di Gesù! 
Le nostre case siano case per lui e con lui! 
La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. 

Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure -tutta la nostra vita. La processione vuole essere una grande e pubblica benedizione per questa nostra città: Cristo è, in persona, la benedizione divina per il mondo -il raggio della sua benedizione si estenda su tutti noi!


Nella processione del Corpus Domini, accompagniamo il Risorto nel suo cammino verso il mondo intero -come abbiamo detto. E, proprio facendo questo, rispondiamo anche al suo mandato: "Prendete e mangiate... Bevetene tutti" (Mt 26, 26s). Non si può "mangiare" il Risorto, presente nella figura del pane, come un semplice pezzo di pane. Mangiare questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore vivo. 
   Questa comunione, questo atto del "mangiare", è realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare dalla vita di Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore. Scopo di questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia trasformazione e conformazione a Colui che è Amore vivo. 
   Perciò questa comunione implica l’adorazione, implica la volontà di seguire Cristo, di seguire Colui che ci precede. Adorazione e processione fanno perciò parte di un unico gesto di comunione; rispondono al suo mandato: "Prendete e mangiate".


La nostra processione finisce davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, nell’incontro con la Madonna, chiamata dal caro Papa Giovanni Paolo II "Donna eucaristica". Davvero Maria, la Madre del Signore, ci insegna che cosa sia entrare in comunione con Cristo: Maria ha offerto la propria carne, il proprio sangue a Gesù ed è divenuta tenda viva del Verbo, lasciandosi penetrare nel corpo e nello spirito dalla sua presenza. 
Preghiamo Lei, nostra santa Madre, perché ci aiuti ad aprire, sempre più, tutto il nostro essere alla presenza di Cristo; perché ci aiuti a seguirlo fedelmente, giorno per giorno, sulle strade della nostra vita. Amen!

AMDG et DVM

giovedì 6 giugno 2019

IL SEGRETO AMMIRABILE

ROSA VENTITREESIMA

Il Rosario, memoriale della vita e della morte di Gesù

[68] Gesù, il divino sposo dell'anima nostra, l'amico dolcissimo, desidera che ricordiamo i suoi benefici e li stimiamo sopra ogni cosa.

Egli prova una gioia sovrabbondante, come la Vergine e tutti i Santi del Paradiso, quando noi meditiamo devotamente e con affetto i misteri del Rosario che sono gli effetti più evidenti del suo amore per noi e i doni più ricchi ch'egli potesse farei, poiché è proprio per tali doni che la Vergine stessa e tutti i Santi godono della gloria eterna.

La beata Angela da Foligno un giorno pregò Nostro Signore che le insegnasse con quale esercizio avrebbe potuto onorarlo meglio. E Gesù le apparve appeso alla croce e le disse: "Figlia mia, osserva le mie piaghe". E così ella apprese dall'amabilissimo Salvatore che nulla gli era più gradito quanto la meditazione sulle sue sofferenze. 

Poi Gesù le mostrò le ferite del capo, le rivelò parecchi particolari dei tormenti patiti, e soggiunse: "Tutto questo ho sofferto per la tua salvezza; che cosa puoi fare tu che uguagli il mio amore per te?".


[69] Il santo Sacrificio della Messa onora infinitamente la Santissima Trinità perché è rappresentazione della Passione di Gesù Cristo ed è offerta da parte nostra dei meriti della sua obbedienza, delle sofferenze e del sangue suo. 

L'intera Corte celeste ne riceve, sovrabbondanza di gloria; parecchi autori, con san Tommaso, ci parlano, per lo stesso motivo, della gioia degli Angeli nel vedere i fedeli accostarsi alla comunione sia perché il SS. Sacramento è il memoriale della Passione e della Morte di Cristo Gesù, sia perché con tale mezzo gli uomini partecipano ai frutti della redenzione e assicurano la propria salvezza.

Ora, il santo Rosario, recitato con la meditazione dei misteri, è un sacrificio di lode a Dio per il beneficio della nostra Redenzione; è un devoto ricordo della sofferenza, della morte e della gloria di Gesù Cristo. 

E' vero, perciò, che il Rosario dà gloria e gioia di  sovrabbondanza a Gesù Cristo, alla Vergine santa e a tutti i beati poiché essi nulla desiderano di più importante, per la nostra felicità eterna, che vederci impegnati in un esercizio tanto glorioso per il nostro Salvatore e tanto salutare per noi.


[70] Il Vangelo ci assicura che un peccatore che si converte e fa penitenza procura gioia a tutti gli Angeli. 

Se per rallegrare gli Angeli basta che un peccatore lasci le vie del peccato e ne faccia penitenza, quale gioia, quale giubilo sarà per l'intera Corte celeste, quale gloria per Gesù stesso vederci qui in terra meditare devotamente e con amore le sue umiliazioni, i suoi tormenti, la sua morte crudele e ignominiosa? 

Vi può essere, forse, qualcosa di più efficace per commuoverci e indurci a sincera penitenza?

Il cristiano che non medita sui misteri del Rosario dà prova di molta ingratitudine verso Cristo Gesù e rivela d'avere poca stima per quanto il divino Salvatore ha sofferto per la salvezza del mondo. 
Il suo contegno sembra dire ch'egli ignora la vita di Gesù, che si preoccupa ben poco di sapere ciò che Gesù fece e sofferse per redimrerci. 

Un tale cristiano deve temere assai che, non avendo conosciuto Gesù Cristo o avendolo dimenticato, Egli lo respinga nel giorno del giudizio con quel rimprovero: "In verità ti dico, non ti conosco" (Mt 25,12).

Meditiamo, dunque, la vita e le sofferenze del Salvatore nel santo Rosario, impariamo a conoscerlo bene, a riconoscere i suoi benefici
affinché Egli ci riconosca per suoi figli e amici nel giorno del giudizio.

AVE MARIA PURISSIMA!

Finalmente una bellissima sintesi della biografia di San Gregorio Magno