mercoledì 6 marzo 2019

Lo spretato. Ecco la risposta che cercavi, sulla validità o meno.

  1. #1
    Nene 
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    film "Lo spretato"

    Qualcuno ha visto il film "Lo spretato"?
    Intendo quello vecchissimo, ancora in bianco e nero, non so se ne è stata fatta una edizione recente.
    Se qualcuno l'ha visto, avrei una domanda da porre....

    26-09-2007, 14:41
  1. #2
    Partecipante a CRL'avatar di Nunc scio vere
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    Citazione Originariamente Scritto da Nene Visualizza Messaggio
    Qualcuno ha visto il film "Lo spretato"?
    Intendo quello vecchissimo, ancora in bianco e nero, non so se ne è stata fatta una edizione recente.
    Se qualcuno l'ha visto, avrei una domanda da porre....

    Ehi, mi fai ritornare indietro ai miei 20 anni.

    Io l'ho visto allora e l'ho rivisto forse 7/8 anni fa alla TV, ma non dirmi su quale canale perche non lo ricordo proprio.

    Il film lo avevamo discusso in classe con il prof di religione (che poco dopo è stato nominato vescovo) e non è assolutamente contro la Chiesa Cattolica, almeno per me.

    Mi è rimasta impressa l'ultima scena: Presentandosi ai gendarmi col suo amico sacerdote in braccio - da lui ucciso - disse: "Sono un prete cattolico".

    Nella memoria ce l'ho poco presente - ecco perché non ho risposto prima alla tua richiesta - ma se posso esserti di aiuto, chiedi pure.

    Se è una cosa che ricordo, risponderò senz'altro.
  2. #3
    Utente SeniorL'avatar di est modus
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    L'ho visto moltissimi anni fa. Ricordo solo qualche scena, ma assai vagamente.
  3. #4
    Nene 
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     no no, tranquilli... come giustamente dice Nunc scio vere non è assolutamente contro la Chiesa... tutt'altro....
    Se vi è possibile, consiglio anzi di vederlo!
    Per chi ricorda qualcosa ecco il mio dubbio: nella scena in cui al ristorante, Morin (lo spretato appunto) "consacra" il vino nel cestello del ghiaccio... ecco.... io e non solo io... mi sono sempre chiesta: può ritenersi valida quella consacrazione?
    Se per assurdo uno "spretato" al giorno d'oggi facesse una cosa del genere... come sarebbe poi da considerarsi quel vino?
    Si potrebbe supporre che è una consacrazione illecita ma valida, oppure non ci sono le circostanze perchè sia tale?
    .......... chiedo scusa......... so che chi non ha presente la scena non capirà niente, ma mi piacerebbe tanto avere una risposta e non saprei trovare un sacerdote che ha visto questo film 
    Grazie per ogni eventuale risposta!
  4. #5
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    Risposta del sacerdote 

    Ecco la risposta

    Il problema parte da qui: la consacrazione delle due specie è essenziale per la celebrazione del sacrificio.
    Se manca la consacrazione di una specie, il sacrificio viene iniziato, ma non viene portato a compimento.

    I. Aertnys – C. Damen – I. Visser C.SS.R, (in III vol. di Theologia moralis, ed. Marietti 1968, p.112) alla domanda: se la consacrazione di una sola materia, senza consacrare l’altra sia lecita, rispondono:
    “La sentenza oggi comune insegna che se per qualunque motivo manca la consacrazione dell’altra specie, non si celebra il sacrificio”.
    Pertanto se si è ricevuta l’offerta per la celebrazione della Messa, a rigore di giustizia: o si restituisce l’offerta o si celebra la Messa come si deve.
    Ulteriormente ci si domanda: la specie sulla quale si è proferita la consacrazione è stata consacrata?
    I medesimi autori rispondono:
    “Per la validità della consacrazione si richiede l’intenzione di celebrare il sacrificio.
    Ne segue che la consacrazione del pane è valida se per accidens è venuta meno la consacrazione del vino.
    Ma è invalida se si fosse avuta l’intenzione di consacrare solo una specie”.
    In nota citano l’opinione diversa del Lugo SJ (†1660), il quale sosteneva che il sacerdote, se intende consacrare solo una specie, non esclude la celebrazione del sacrificio. Pertanto implicitamente intenderebbe consacrare validamente.
    Ma gli autori citati dicono di non essere soddisfatti, perché per il solo fatto che il sacerdote vuole consacrare una sola specie, sembra che voglia escludere il sacrificio.
    Questi autori, in nota, citano a loro conforto la sentenza di D. Prümmer O.P., che è stato uno dei più insigni moralisti della prima metà del secolo ventesimo.

    Ebbene, il Prümmer, in Manuale theologiae moralis, III, p.135, scrive:
    “Non è mai lecito consacrare fuori della Messa. Ne segue che non si può mai consacrare una specie senza l’altra. Così pensano tutti ed espressamente il CJC can 817 (è il CJJC del 1917) che dice che questo modo di agire è nefas.
    Perciò probabilmente è invalida la consacrazione fatta fuori della Messa. Infatti “il sacerdote celebra il sacramento parlando in persona Christi”.
    Invece il sacerdote non agisce né in persona Christi né secondo l’intenzione della Chiesa quando intende consacrare fuori della Messa.
    Infatti il potere di consacrare non è altro che il potere di celebrare la Messa.
    È per questo che nell’ordinazione presbiterale viene detto: “Ricevi il potere di offrire il sacrificio”.
    Stando così le cose, probabilmente è invalida la consacrazione se per esempio un perverso sacerdote pronunziasse le parole della consacrazione sopra il pane conservato in una panetteria, a meno che una simile criminosissima consacrazione la si voglia chiamare Messa”.

    Come vedi, il Prümmer è contrario, ma presenta la sua tesi come un’opinione e sostiene che la consacrazione probabilmente è invalida.
    In nota dice che non si può portare San Tommaso come contrario a questa opinione, perché San Tommaso parla della validità della consacrazione di una sola specie all’interno della Messa.
    Ed ecco allora il pensiero di san Tommaso.
    Somma Teologica III, 78, 6: Se la forma della consacrazione del pane produca il suo effetto prima che sia terminata la forma della consacrazione del vino

    Dopo aver portato un argomento tratto dalla prassi della Chiesa:
    “Appena dette le parole della consacrazione del pane l'ostia consacrata viene mostrata all'adorazione del popolo. Ma ciò non avverrebbe se non vi fosse presente il corpo di Cristo, poiché altrimenti si avrebbe un atto di idolatria. Quindi le parole della consacrazione del pane conseguono il loro effetto prima che siano pronunziate le parole della consacrazione del vino”
    afferma:
    “ Alcuni dottori antichi dissero che queste due forme, della consacrazione del pane e del vino, si attendono a vicenda nell'operare: cioè la prima non raggiungerebbe il suo effetto finché non sia stata proferita la seconda.
    Ma questa opinione non è ammissibile, poiché per la verità della proposizione: «Questo è il mio corpo» si richiede, a motivo del verbo di tempo presente, che la realtà significata sia simultanea alla significazione stessa della frase; altrimenti, se la realtà significata venisse attesa per il futuro, verrebbe usato un verbo di tempo futuro, non di tempo presente, per cui non si direbbe: «Questo è il mio corpo», bensì: «Questo sarà il mio corpo». Ora, il significato di questa proposizione si attua appena termina il proferimento di tali parole. Occorre quindi che la realtà significata, che è l'effetto di questo sacramento, sia subito presente; altrimenti la proposizione non sarebbe vera.
    Inoltre tale opinione è contro il rito della Chiesa, la quale subito dopo il proferimento di quelle parole adora il corpo di Cristo.
    Si deve quindi ritenere che la prima forma non aspetta la seconda nell'operare, ma produce subito il suo effetto”.


    www.amicidomenicani.it
  5. #6
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    Io avevo letto una cosa simile su wikipedia... circa il paradosso della panetteria o qualcosa del genere... cioè se potesse per assurdo un sacerdote consacrare tutti i panini che c'erano 
    Certo che gli scolastici erano più assurdi di me a porsi simili domande...
  6. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da franci65 Visualizza Messaggio
    Risposta del sacerdote 

    Ecco la risposta 

    Il problema parte da qui: la consacrazione delle due specie è essenziale per la celebrazione del sacrificio. 
    Se manca la consacrazione di una specie, il sacrificio viene iniziato, ma non viene portato a compimento. 
    E' la stessa risposta dataci in classe da mons. Spanedda, il professore di Religione.
    Ci spiegò anche che in casi simili - ma quando la consacrazione fosse valida - non è necessario "essere digiuni dalla mezzanotte" (allora era questo il precetto della Chiesa) perché c'è una "causa di forza maggiore".

    Il seminarista del film, invece, si recò nella toilette per svuotare lo stomaco prima di bere quello che lui credeva fosse il Sangue di Cristo.

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martedì 5 marzo 2019

Festa del Santo Volto di Gesù - martedì prima del mercoledì delle Ceneri 2019 dopo C.

CHI MI CONTEMPLA MI CONSOLA! 
 - Fu il Venerabile Sommo Pontefice PIO XII che nel 1958 istituì la festa del Volto Santo di Gesù per tutta la Chiesa Cattolica, e invitò tutti a portare la medaglia del Divin Volto. La Beata Madre 

Maria Pierina De Micheli ci ha lasciato bellissime testimonianze. Vedasi il link riportato più sotto.-




"VOGLIO CHE IL MIO VOLTO, IL QUALE RIFLETTE LE PENE INTIME DEL MIO ANIMO, IL DOLORE E L’AMORE DEL MIO CUORE, SIA PIÙ ONORATO. CHI MI CONTEMPLA MI CONSOLA!".


"OGNI VOLTA CHE SI CONTEMPLA LA MIA FACCIA, VERSERÒ L’AMOR MIO NEI CUORI E PER MEZZO DEL MIO SANTO VOLTO SI OTTERRÀ LA SALVEZ­ZA DI TANTE ANIME".


"POTREBBE ESSERE CHE ALCUNE  ANIME TEMANO CHE LA DEVOZIONE E IL CULTO DEL MIO S. VOLTO DIMINUISCANO QUELLA DEL MIO CUORE. DÌ LORO CHE, AL CONTRARIO, SARA’ COMPLETATA ED AUMENTATA, CON­TEMPLANDO IL MIO VOLTO LE ANIME PARTECIPERANNO ALLE MIE PENE E SENTIRANNO IL BISOGNO DI AMARE E DI RIPARARE. NON È FORSE QUESTA LA VERA DEVOZIONE AL MIO CUORE?".


"OFFRI INCESSANTEMENTE ALL'E­TERNO MIO PADRE IL MIO S.VOLTO. QUESTA OFFERTA OTTERRA’ LA SAL­VEZZA E LA SANTIFICAZIONE DI TANTE ANIME. SE POI L’OFFRIRAI PER I MIEI SACERDOTI, SI OPERERANNO MERAVIGLIE".

"CONTEMPLA IL MIO VOLTO E PENE­TRERAI GLI ABISSI DI DOLORE DEL MIO CUORE. CONSOLAMI, E CERCA ANIME CHE S'IMMOLINO CON ME PER LA SALVEZZA DEL MONDO".


http://gerardoms.blogspot.com/2012/07/nessuno-mi-da-un-bacio-damore-in-volto.html

VOLTO SANTO di Manoppello

PREGHIERA AL VOLTO SANTO

Signore Gesù,
come già i primi apostoli,
ai quali dicesti: "Che cercate?",
ed accolsero il tuo invito: "Venite e vedrete",
riconoscendoti come il Figlio di Dio,
l'atteso e promesso Messia per la redenzione del mondo,
anche noi, discepoli tuoi di questo difficile tempo,
vogliamo seguirti ed esserti amici,
attratti dal fulgore del tuo volto desiderato e nascosto.
Mostraci, ti preghiamo, il tuo volto sempre nuovo,
misterioso specchio dell'infinita misericordia di Dio.
Lascia che lo contempliamo
con gli occhi della mente e del cuore:
volto del Figlio, irradiazione della gloria del Padre
e impronta della sua sostanza (cf Eb 1,3),
volto umano di Dio entrato nella storia
per svelare gli orizzonti dell'eternità.
Volto silenzioso di Gesù sofferente e risorto,
che amato ed accolto cambia il cuore e la vita.
"Il tuo volto, Signore, io cerco.Non nascondermi il tuo volto" (Sal 27,8s).
Nel corso di secoli e millenni quante volte è risuonata
tra i credenti questa struggente invocazione del Salmista!
Signore, anche noi la ripetiamo con fede:
"Uomo dei dolori, davanti a cui ci si copre la faccia"(Is 53,3),
non nasconderci il tuo volto!
Vogliamo attingere dai tuoi occhi,
che ci guardano con tenerezza e compassione,
la forza di amore e di pace che ci indichi la strada della vita,
ed il coraggio di seguirti senza timori e compromessi,
per diventare testimoni del tuo Vangelo,
con gesti concreti di accoglienza, di amore e di perdono.
Volto Santo di Cristo,
luce che rischiara le tenebre del dubbio e della tristezza,
vita che ha sconfitto per sempre il potere del male e della morte,
sguardo misterioso
che non cessa di posarsi sugli uomini e i popoli,
volto celato nei segni eucaristici
e negli sguardi di coloro che ci vivono accanto,
rendici pellegrini di Dio in questo mondo,
assetati d'infinito e pronti all'incontro dell'ultimo giorno,
quando ti vedremo, Signore, "faccia a faccia" (1 Cor 13,12),
e potremo contemplarti in eterno nella gloria del Cielo.
Maria, Madre del Volto Santo,
aiutaci ad avere "mani innocenti e cuore puro",
mani illuminate dalla verità dell'amore
e cuori rapiti dalla bellezza divina,
perché, trasformati dall'incontro con Cristo,
ci doniamo senza riserve ai fratelli,
specialmente ai poveri e ai sofferenti,
nei cui volti riluce l'arcana presenza
del tuo Figlio Gesù,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen!


Risultati immagini per medaglia del volto santo


Ogni uomo pensi a salvare la sua anima!


Gesù 01-01-2013 

Piccola Mia sposa, ascolta bene le Mie Parole e non dimenticarle: il nemico nulla potrebbe fare, se l’uomo non gli desse potere con la sua disobbedienza ed indocilità. Se gli uomini tutti decidessero di seguire ed amare i Miei Comandamenti, subito la terra si coprirebbe di fiori splendidi e nel Cielo comparirebbe una grande scritta in lettere d’oro con le parole: “Pace. Pace tra Dio e gli uomini.  Pace tra gli uomini fra loro.
Pace tra gli uomini e la Creazione.
Questo accadrebbe, subito; ma seguiranno gli uomini, in gran parte, i Miei Comandamenti?
Se il mondo continuerà nella sua ribellione vedrà una dura purificazione non dissimile a quella del diluvio e di Sodoma e Gomorra.
Porta, piccola sposa, porta al mondo il Mio Messaggio d’Amore: ogni uomo pensi a salvare la sua anima!
Sia questo il suo primo pensiero.
Chi vuole salvezza, certo, l’avrà, perché Io, Io, Gesù, desidero che nessun’anima si perda.


Le Ceneri


STAZIONE QUARESIMALE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE 
NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Mercoledì delle Ceneri, 1° marzo 2006

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
cari fratelli e sorelle!

La processione penitenziale, con cui abbiamo iniziato l’odierna celebrazione, ci ha aiutati ad entrare nel clima tipico della Quaresima, che è un pellegrinaggio personale e comunitario di conversione e di rinnovamento spirituale. Secondo l’antichissima tradizione romana delle stationes quaresimali, durante questo tempo i fedeli, insieme ai pellegrini, ogni giorno si radunano e fanno sosta – statio – presso una delle tante “memorie” dei Martiri, che costituiscono le fondamenta della Chiesa di Roma. Nelle Basiliche, dove vengono esposte le loro reliquie, è celebrata la Santa Messa preceduta da una processione, durante la quale si cantano le litanie dei Santi. Si fa così memoria di quanti con il loro sangue hanno reso testimonianza a Cristo, e la loro evocazione diventa stimolo per ciascun cristiano a rinnovare la propria adesione al Vangelo. Malgrado il passare dei secoli, questi riti conservano il loro valore, perché ricordano quanto importante sia, anche in questi nostri tempi, accogliere senza compromessi le parole di Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9, 23).

Altro rito simbolico, gesto proprio ed esclusivo del primo giorno della Quaresima, è l’imposizione delle Ceneri. Qual è il suo più pregnante significato? Non si tratta certo di mero ritualismo, ma di qualcosa di assai profondo, che tocca il nostro cuore. Esso ci fa comprendere l’attualità dell’ammonimento del profeta Gioele, riecheggiato nella prima Lettura, ammonimento che conserva anche per noi la sua salutare validità: ai gesti esteriori deve sempre corrispondere la sincerità dell’animo e la coerenza delle opere. A che serve infatti – si domanda l’autore ispirato – lacerarsi le vesti, se il cuore rimane lontano dal Signore, cioè dal bene e dalla giustizia? Ecco ciò che conta veramente: ritornare a Dio, con animo sinceramente pentito, per ottenere la sua misericordia (cfr Gl 2, 12-18). Un cuore nuovo e uno spirito nuovo: questo domandiamo con il Salmo penitenziale per eccellenza, il Miserere, che quest’oggi cantiamo col ritornello “Perdonaci, Signore, abbiamo peccato”. Il vero credente, consapevole di essere peccatore, aspira con tutto se stesso – spirito, anima e corpo – al perdono divino, come a una nuova creazione, in grado di restituirgli gioia e speranza (cfr Sal 50, 3.5.12.14).

Un altro aspetto della spiritualità quaresimale è quello che potremmo definire “agonistico”, ed emerge nell’odierna orazione “colletta”, là dove si parla di “armi” della penitenza e di “combattimento” contro lo spirito del male. Ogni giorno, ma particolarmente in Quaresima, il cristiano deve affrontare una lotta, come quella che Cristo ha sostenuto nel deserto di Giuda, dove per quaranta giorni fu tentato dal diavolo, e poi nel Getsemani, quando respinse l’estrema tentazione accettando fino in fondo la volontà del Padre. Si tratta di una battaglia spirituale, che è diretta contro il peccato e, ultimamente, contro satana. È una lotta che investe l’intera persona e richiede un’attenta e costante vigilanza. Osserva sant’Agostino che chi vuole camminare nell’amore di Dio e nella sua misericordia non può accontentarsi di liberarsi dai peccati gravi e mortali, ma “opera la verità riconoscendo anche i peccati che si considerano meno gravi … e viene alla luce compiendo opere degne. Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono la morte” (In Io. evang. 12, 13, 35).

La Quaresima ci ricorda, pertanto, che l’esistenza cristiana è un combattimento senza sosta, nel quale vanno utilizzate le “armi” della preghiera, del digiuno e della penitenza. Lottare contro il male, contro ogni forma di egoismo e di odio, e morire a se stessi per vivere in Dio è l’itinerario ascetico che ogni discepolo di Gesù è chiamato a percorrere con umiltà e pazienza, con generosità e perseveranza. La docile sequela del divino Maestro rende i cristiani testimoni e apostoli di pace. Potremmo dire che questo interiore atteggiamento ci aiuta a meglio evidenziare anche quale debba essere la risposta cristiana alla violenza che minaccia la pace nel mondo. Non certo la vendetta, non l’odio e nemmeno la fuga in un falso spiritualismo. La risposta di chi segue Cristo è piuttosto quella di percorrere la strada scelta da Colui che, davanti ai mali del suo tempo e di tutti i tempi, ha abbracciato decisamente la Croce, seguendo il sentiero più lungo ma efficace dell’amore. Sulle sue orme e uniti a Lui, dobbiamo tutti impegnarci nell’opporci al male con il bene, alla menzogna con la verità, all’odio con l’amore. Nell’Enciclica Deus caritas est ho voluto presentare questo amore come il segreto della nostra conversione personale ed ecclesiale. Richiamandomi alle parole di Paolo ai Corinzi: “L’amore del Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14), ho sottolineato come “la consapevolezza che in Lui Dio stesso si è donato per noi fino alla morte deve indurci a non vivere più per noi stessi, ma per Lui, e con Lui per gli altri” (n. 33).

L’amore, come ribadisce Gesù quest’oggi nel Vangelo, deve poi tradursi in gesti concreti verso il prossimo, specialmente verso i poveri e i bisognosi, sempre subordinando il valore delle “buone opere” alla sincerità del rapporto con il “Padre che è nei cieli”, che “vede nel segreto” e “ricompenserà” quanti fanno il bene in modo umile e disinteressato (cfr Mt 6, 1.4.6.18). 
La concretezza dell’amore costituisce uno degli elementi essenziali della vita dei cristiani, che sono incoraggiati da Gesù ad essere luce del mondo, affinché gli uomini, vedendo le loro “opere buone”, rendano gloria a Dio (cfr Mt 5, 16). Questa raccomandazione giunge a noi quanto mai opportuna all’inizio della Quaresima, perché comprendiamo sempre più che “la carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale … ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Deus caritas est, 25, a). L’amore vero si traduce in gesti che non escludono nessuno, sull’esempio del buon Samaritano che, con grande apertura d’animo, aiutò uno sconosciuto in difficoltà, incontrato “per caso” lungo la strada (cfr Lc 10, 31).

Signori Cardinali, venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, cari religiosi, religiose e fedeli laici, che saluto tutti con viva cordialità, entriamo nel clima tipico di questo periodo liturgico con questi sentimenti, lasciando che la parola di Dio ci illumini e ci guidi. In Quaresima sentiremo spesso riecheggiare l’invito a convertirci e a credere al Vangelo, e saremo costantemente stimolati ad aprire lo spirito alla potenza della grazia divina. Facciamo tesoro degli insegnamenti che abbondantemente in queste settimane ci offrirà la Chiesa. Animati da un forte impegno di preghiera, decisi a uno sforzo più grande di penitenza, di digiuno e di attenzione d’amore ai fratelli, incamminiamoci verso la Pasqua, accompagnati dalla Vergine Maria, Madre della Chiesa e modello di ogni autentico discepolo di Cristo.

AMDG et DVM