– 8. Quali grida, Dio mio, non lanciai verso di te leggendo i salmi di Davide, questi canti di fede,
gemiti di pietà contrastanti con ogni sentimento d’orgoglio! Novizio ancora al tuo genuino amore,
catecumeno ozioso in villa col catecumeno Alipio e la madre stretta al nostre fianco, muliebre
nell’aspetto, virile nella fede, vegliarda nella pacatezza, materna nell’amore, cristiana nella pietà,
quali grida non lanciavo verso di te leggendo quei salmi, quale fuoco d’amore per te non ne
attingevo!
Ardevo del desiderio di recitarli, se potessi, al mondo intero per abbattere l’orgoglio del
genere umano. Ma lo sono, cantati nel mondo intero, e nessuno si sottrae al tuo calore. Come era
violento e aspro di dolore il mio sdegno contro i manichei, che tosto si mutava in pietà per la loro
ignoranza dei nostri misteri, dei nostri rimedi, per il loro pazzo furore contro un antidoto che
avrebbe potuto salvarli!
Avrei voluto averli vicini da qualche parte in quel momento, e che a mia
insaputa osservassero il mio volto, udissero le mie grida mentre nella quiete di quelle giornate
leggevo il salmo quarto, e percepissero l’effetto che producevano in me le sue parole: Ti invocai e
mi esaudisti, Dio della mia giustizia; nell’angustia mi apristi un varco. Abbi pietà di me, Signore,
esaudisci la mia preghiera; ma che udissero a mia insaputa, altrimenti avrebbero potuto intendere
come dette per loro le parole che intercalavo a quelle del salmo. Invece davvero non le avrei dette, o
le avrei dette diversamente, se avessi sentite su me le loro orecchie e i loro occhi; o, se dette, non le
avrebbero intese quali le dicevo a me e fra me innanzi a te, espressione dell’intimo sentimento della
mia anima.
http://www.preghiamo.org/download/biblioteca/sant-agostino-confessioni.pdf 79/154