Festa di Gesù Cristo Re
Introito: Salmo 72 (71), 1; Apocalisse 1, 6; 5, 12.
Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell'universo, concedici nella tua bontà che le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano al suo soavissimo impero.
Epistola: Colossesi 1, 12-20.
Graduale: Salmo 72 (71), 8.11; Daniele 7, 14.
Tratto: Salmo 89 (88), 27-28.30; Daniele 7, 14; Apocalisse 19, 16.
Vangelo: Giovanni 18, 33-37.
Offertorio: Salmo 2, 8.
Segreta: Ti offriamo, o Signore, l'ostia che riconcilia l'umanità; fa', te ne preghiamo, che Colui che con questi sacrifici t'immoliamo, Egli stesso conceda a tutti i popoli il dono dell'unità e della pace, Gesù Cristo, tuo Figliolo Signor nostro.
Comunione: Salmo 29 (28), 10-11.
Dopocomunione: Ricevuto il cibo dell'immortalità, ti preghiamo o Signore che, andando alteri di militare sotto il vessillo di Cristo Re, possiamo regnare perennemente nella gloria celeste con Lui.
Dice Azaria:
«Sarà un doppio lavoro. Ma il ciclo liturgico deve essere compiuto e non deve passare inosservata la solennità d'oggi. Contempliamo dunque le luci della S. Messa di Gesù Cristo Re.
Ha inizio con una frase che è chiave per capire come si diventa gloriosi. Dice: "L'Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l'onore. A Lui gloria e impero nei secoli dei secoli".
Chi è l'Agnello? È il Figlio di Dio e di Maria Immacolata. Dal Padre ha avuto in eterno vita, dalla Madre ha avuto, nel giusto tempo, l'umanità, ed è divenuto Gesù Cristo. Ha forse cessato, essendo Gesù Cristo, di essere Dio? No, non ha cessato di esserlo, ma ha assunto anche la natura umana, divenendo vero Uomo per potere essere il Salvatore, ossia Jeos(c)iuà1.
I dotti spiegano che ciò vuol dire Salvatore. Ma, anima mia, vuol anche dire una ben più potente cosa! Contempla e paragona il Nome di Dio, quale lo dicevano gli ebrei, e il nome del Figlio di Maria. Hanno la stessa radice, a significare la stessa origine e natura. Gesù vuol dunque dire Dio, ancora Dio. E vuol dire salvezza con la finale os(c)iuà. Ma la discendenza, anzi il procedere dal Padre Iddio, è confermata dalla radice del nome.
Essendo Dio, poteva Colui che è detto l'Agnello non essere degno di ricevere potenza, divinità, sapienza, fortezza e onore? Non solo poteva queste cose, ma le aveva per sua propria natura divina. È allora un errore dire che l'Agnello è degno di riceverle? Non è un errore. Dal momento che il Verbo si fece carne e divenne l'Agnello di Dio per la grande Pasqua redentrice, Egli, alla perfezione propria di Dio, unì la natura di Uomo, e come tutti gli uomini ebbe una libera volontà, delle passioni, dei sentimenti, dei sensi.
Il Padre Ss. non esercitò nessuna coercizione sul Figlio incarnato e lo trattò alla stregua di ogni altro uomo perché la sua santità di Uomo fosse reale e perfetta, e pari alla sua Santità di Dio. Se il Padre avesse legato o attutito la libertà, e i sensi, e sentimenti del Figlio; se - e lo poteva fare - avesse interdetto al demonio, al mondo e alla carne di avere voce per il Figlio incarnato, l'umanità del Figlio e la sua santità di uomo sarebbero state una parvenza soltanto. Ma il Padre volle la piena e perfetta santità del Figlio fattosi Carne perché la Vittima fosse realmente l'Agnello senza macchia, ostia immacolata e immolata pro omnibus.
Il Figlio di Dio fu tentato non una, ma mille e mille volte nella sua umanità - perché unicamente in essa poteva esserlo - e dalla sua stessa umanità e dal mondo e dal demonio. E rimase santo e fedele di sua libera volontà alla Legge, alla Giustizia e perciò anche alla sua Missione. E perciò anche fedele al Sacrificio per compiere il quale aveva preso Carne.
Ed ecco allora che per questo Colui che essendo Dio si fece Uomo, si fece Vittima, si fece Agnello, è degno di ricevere, anche come Uomo, ciò che già possedeva come Dio, e la gloria e l'impero nei secoli dei secoli.
Se non si fosse sacrificato - ecco la chiave - non avrebbe avuto. È per il suo amore al sacrificio, che è la forma più alta dell'amore, che all'Agnello viene dato lo scettro di Re dei Re e Signore dei Signori.
Chi vuole avere la gloria vera ami il sacrificio, imitando l'Agnello, e con l'Agnello dividerà la gloria beatifica.
L'Orazione canta: "O Dio onnipotente ed eterno che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figlio, Re dell'Universo". Vedete, o anime, il desiderio di Dio e la sua generosità d'amore? Non c'era che un Dio che potesse placare Dio e restituire l'Ordine, turbato nell'Eden, alla primitiva perfezione. L'Ordine era che coloro che sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio potessero godere di Dio ed essere dèi nel bel Paradiso.
Lo spirito, concesso da Dio, emanazione di Dio, germe di Dio, Padre degli uomini, negli uomini non era conveniente che si sperdesse dopo la morte della carne. E neppure era conveniente che un perpetuo esilio tenesse gli spiriti giusti lungi dalla Dimora del Padre in un limbo sempiterno. La prima cosa non era conveniente per la dignità che va data a tutto ciò che viene da Dio, la seconda per la Giustizia di Dio. I giusti dovevano avere un premio. Quale, se non il Paradiso? Ma nel Paradiso non potevano entrare anime lese dalla colpa d'origine, che nessun purgatorio annulla. Ecco allora la necessità di annullare questa Colpa. Ecco la necessità che un Dio ristabilisse l'Ordine e lo sublimasse anche, perché la mondezza dalla Colpa non viene ora unicamente da un'eredità quale sarebbe stata quella data agli uomini2 da un Adamo ed Eva fedeli, ma dal Sacrificio di un Dio-Uomo, dai suoi meriti infiniti, dalla sua Dottrina che, accolta da anime di buona volontà, le fa imitatrici del Figlio di Dio nelle opere e nelle virtù.
Il sacrificio, l'amore eroico, l'imitazione del Martire divino, la compartecipazione delle povere creature alla Passione di un Dio, con pari meriti e frutti, sempre tenendo presente la differenza che è fra Dio e l'uomo, non sarebbero stati se la colpa di due non avesse provocato la necessità della Incarnazione Ss. e della Redenzione Ss. Quanto sarebbe mancato agli uomini per fare invidia agli angeli se la Bontà di Dio Padre e la Generosità di Dio Figlio, nate e sorrette dall'Amore Infinito, non avesse mandato agli uomini il Salvatore, il Maestro perfetto, nel quale ogni uomo, che vuol divenire "dio", deve rispecchiarsi ed imitare per condividere la gloria di Gesù Ss. nel Cielo!
Le vostre corone non sono più le ingenue e facili corone che avrebbero avuto nell'Eden i figli dell'uomo, ma le auree, spinose, preziose corone regali dei fratelli di Cristo, del Coronato Re del dolore, del Coronato Re della Gloria, le corone del martirio, di duri rami spinosi imperlati di sangue, le corone di gloria imperlate dei vostri sacrifici che vi attendono in Cielo.
"Fratelli", esclama l'Apostolo, "ringraziamo Dio Padre che ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella Luce, e liberandoci dall'impero delle tenebre ci ha trasportati nel regno del suo Figlio diletto, nel sangue del quale abbiamo avuto redenzione e remissione dei nostri peccati".
Un inno di grazie perpetuo dovrebbe sgorgare dal cuore degli uomini per tanto amore. Un inno non di parole vane, ma di palpiti d'amore e di azioni sante, fatte ad imitazione di Cristo. Un inno di riconoscenza e di lode per avervi fatti compartecipi con Cristo della redenzione dei fratelli, per avervi fatti fratelli al suo Verbo, a Gesù, figlio di Dio e di Maria, al Dio Perfettissimo, al Perfettissimo Uomo, al Re eterno che ha portato agli uomini "l'immagine dell'invisibile Dio", al Primogenito vero "perché in Lui tutte le cose si sono fatte in Terra e in Cielo" e "tutto è stato creato per mezzo di Lui: 'Parola', e in vista di Lui", ossia perché il Diletto del Padre potesse divenire Re dei Re dopo aver assunto tutte le regalità: l'Umanità, la Sapienza, il Dolore, la Tiara di Pontefice, l'impero sulla Morte.
Di tanta Perfezione voi siete fratelli per il Sangue Preziosissimo che al Padre piacque che il Figlio prendesse e versasse, umiliando la pienezza della sua divinità, congiunta alla Carne immacolata, sul patibolo della Croce per riconciliare "le cose della Terra con quelle del Cielo". E, Fratello Perfetto, Egli vi tende la Mano e porge lo scettro perché, come si legge nella storia di Ester, voi lo baciate e non abbiate più a temere il Re grande e terribile che per voi, o voi che lo amate ed imitate, è Fratello del quale non dovete temere.
Il Padre a Lui dice in perpetuo: "Chiedimi, e Io ti darò in retaggio i popoli...". Ed Egli, il Re sublime, chiede voi, voi che amate, i prediletti, e chiede i peccatori, e a voi si volge perché uniate la vostra supplica alla Sua, il vostro soffrire attuale al suo soffrire di un tempo, e insieme uniti lavoriate con Lui a propagare il suo dominio sino agli ultimi confini della Terra. Siate alteri di questa elezione, e militate eroicamente sotto il vessillo di Cristo Re per poi regnare con Lui nella gloria celeste.
Militare eroicamente è procedere secondo il codice che Paolo fissa ai suoi cristiani. La vita del cristiano è perpetua milizia, e milizia eroica, perché in lotta continua contro le stesse cose che combatté Gesù Cristo Ss. nei suoi 36 anni di vita terrena per conservarsi Agnello senza macchia.
AMDG et DVM