domenica 26 agosto 2018

Theotokos di Vladimir

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La Theotokos di Vladimir (greco: Θεοτόκος του Βλαντιμίρ), nota anche come Madre di Dio della tenerezzaMadonna di VladimirVergine di Vladimir è una delle icone ortodosse più venerate e famose al mondo ed è un tipico esempio di iconografia bizantinadella tipologia eleusa. La Theotókos (termine greco che significa "Madre di Dio") è considerata la protettrice della Russia. L'icona è conservata nella Galleria Tret'jakov di Mosca. La Chiesa ortodossa la festeggia il 3 giugno ed il 26 agosto.

LA MADRE DIVINA CI AIUTI A FAR TESORO DI QUESTI DUE ALTISSIMI DISCORSI DI BENEDETTO XVI PER I NOSTRI TEMPI che introducono l'ERA DELLO SPIRITO SANTO. 
1.
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VEGLIA CON I GIOVANI
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Ippodromo di Randwick
Sabato, 19
 luglio 2008
       
Carissimi giovani
ancora una volta, questa sera, abbiamo udito la grande promessa di Cristo – “avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” – ed abbiamo ascoltato il suo comando – “mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). Furono proprio queste le ultime parole che Gesù pronunciò prima della sua ascensione al cielo. Cosa abbiano provato gli Apostoli nell’udirle possiamo soltanto immaginarlo. Ma sappiamo che il loro profondo amore per Gesù e la loro fiducia nella sua parola li spinse a radunarsi e ad attendere; non ad attendere senza scopo, ma insieme, uniti nella preghiera, con le donne e con Maria nella sala superiore (cfr At 1,14). Questa sera noi facciamo lo stesso. Radunati davanti alla nostra Croce che ha tanto viaggiato e all’icona di Maria, sotto lo splendore celeste della costellazione della Croce del Sud, noi preghiamo. Questa sera, io prego per voi e per i giovani di ogni parte del mondo. Lasciatevi ispirare dall’esempio dei vostri Patroni! Accogliete nel vostro cuore e nella vostra mente i sette doni dello Spirito Santo! Riconoscete e credete nella potenza dello Spirito Santo nella vostra vita!

L’altro giorno abbiamo parlato dell’unità e dell’armonia della creazione di Dio e del nostro posto in essa. Abbiamo ricordato come, mediante il grande dono del Battesimo, noi, che siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo rinati, siamo divenuti figli adottivi di Dio, nuove creature. Ed è perciò come figli della luce di Cristo – simboleggiata dalle candele accese che ora tenete in mano – che diamo testimonianza nel nostro mondo allo splendore che nessuna tenebra può vincere (cfr Gv 1,5).

Questa sera fissiamo la nostra attenzione sul “come” diventare testimoni. Abbiamo bisogno di conoscere la persona dello Spirito Santo e la sua presenza vivificante nella nostra vita. Non è cosa facile! In effetti, la varietà di immagini che troviamo nella Scrittura a riguardo dello Spirito – vento, fuoco, soffio – sono un segno della nostra difficoltà ad esprimere su di lui una nostra comprensione articolata. E tuttavia sappiamo che è lo Spirito Santo che, benché silenzioso e invisibile, offre direzione e definizione alla nostra testimonianza su Gesù Cristo.

Voi già sapete che la nostra testimonianza cristiana è offerta ad un mondo che per molti aspetti è fragile. L’unità della creazione di Dio è indebolita da ferite che vanno in profondità, quando le relazioni sociali si rompono o quando lo spirito umano è quasi completamente schiacciato mediante lo sfruttamento e l’abuso delle persone. Di fatto, la società contemporanea subisce un processo di frammentazione a causa di un modo di pensare che è per natura sua di corta visione, perché trascura l’intero orizzonte della verità – della verità riguardo a Dio e riguardo a noi. Per sua natura il relativismo non riesce a vedere l’intero quadro. Ignora quegli stessi principi che ci rendono capaci di vivere e di crescere nell’unità, nell’ordine e nell’armonia.

Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani, a un mondo diviso e frammentato? Come possiamo offrire la speranza di pace, di guarigione e di armonia a quelle “stazioni” di conflitto, di sofferenza e di tensione attraverso le quali voi avete scelto di passare con questa Croce della Giornata Mondiale della Gioventù? L’unità e la riconciliazione non possono essere raggiunte mediante i nostri sforzi soltanto. Dio ci ha fatto l’uno per l’altro (cfr Gn 2,24) e soltanto in Dio e nella sua Chiesa possiamo trovare quell’unità che cerchiamo. Eppure, a fronte delle imperfezioni e delle delusioni sia individuali che istituzionali, noi siamo tentati a volte di costruire artificialmente una comunità “perfetta”. Non si tratta di una tentazione nuova. La storia della Chiesa contiene molti esempi di tentativi di aggirare o scavalcare le debolezze ed i fallimenti umani per creare un’unità perfetta, un’utopia spirituale.

Tali tentativi di costruire l’unità in realtà la minano! Separare lo Spirito Santo dal Cristo presente nella struttura istituzionale della Chiesa comprometterebbe l’unità della comunità cristiana, che è precisamente il dono dello Spirito! Ciò tradirebbe la natura della Chiesa quale Tempio vivo dello Spirito Santo (cfr 1 Cor 3,16). E’ lo Spirito infatti che guida la Chiesa sulla via della piena verità e la unifica nella comunione e nelle opere del ministero (cfr Lumen gentium, 4). Purtroppo la tentazione di “andare avanti da soli” persiste. Alcuni parlano della loro comunità locale come di un qualcosa di separato dalla cosiddetta Chiesa istituzionale, descrivendo la prima come flessibile ed aperta allo Spirito, e la seconda come rigida e priva dello Spirito.

L’unità appartiene all’essenza della Chiesa (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 813); è un dono che dobbiamo riconoscere e aver caro. Questa sera preghiamo per il nostro proposito di coltivare l’unità: di contribuire ad essa! di resistere ad ogni tentazione di andarcene via! Poiché è esattamente l’ampiezza, la vasta visione della nostra fede – solida ed insieme aperta, consistente e insieme dinamica, vera e tuttavia sempre protesa ad una conoscenza più profonda – che possiamo offrire al nostro mondo. Cari giovani, non è forse a causa della vostra fede che amici in difficoltà o alla ricerca di senso nella loro vita si sono rivolti a voi? Siate vigilanti! Sappiate ascoltare! Attraverso le dissonanze e le divisioni del mondo, potete voi udire la voce concorde dell’umanità? Dal bimbo derelitto di un campo nel Darfur ad un adolescente turbato, ad un genitore in ansia in una qualsiasi periferia, o forse proprio ora dalle profondità del vostro cuore, emerge il medesimo grido umano che anela ad un riconoscimento, ad un’appartenenza, all’unità. Chi soddisfa questo desiderio umano essenziale ad essere uno, ad essere immerso nella comunione, ad essere edificato, ad essere guidato alla verità? Lo Spirito Santo! Questo è il suo ruolo: portare a compimento l’opera di Cristo. 

Arricchiti dei doni dello Spirito, voi avrete la forza di andare oltre le visioni parziali, la vuota utopia, la precarietà fugace, per offrire la coerenza e la certezza della testimonianza cristiana!
Amici, quando recitiamo il Credo affermiamo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita”. Lo “Spirito creatore” è la potenza di Dio che dà la vita a tutta la creazione ed è la fonte di vita nuova e abbondante in Cristo. Lo Spirito mantiene la Chiesa unita al suo Signore e fedele alla Tradizione apostolica. Egli è l’ispiratore delle Sacre Scritture e guida il Popolo di Dio alla pienezza della verità (cfr Gv 16,13). In tutti questi modi lo Spirito è il “datore di vita”, che ci conduce al cuore stesso di Dio. Così, quanto più consentiamo allo Spirito di dirigerci, tanto maggiore sarà la nostra configurazione a Cristo e tanto più profonda la nostra immersione nella vita del Dio uno e trino.

Questa partecipazione alla natura stessa di Dio (cfr 2 Pt,1,4) avviene, nello svolgersi dei quotidiani eventi della vita, in cui Egli è sempre presente (cfr Bar 3,38). Vi sono momenti, tuttavia, nei quali possiamo essere tentati di ricercare un certo appagamento fuori di Dio. Gesù stesso chiese ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67). Un tale allontanamento magari offre l’illusione della libertà. Ma dove ci porta? Da chi possiamo noi andare? Nei nostri cuori, infatti, sappiamo che solo il Signore ha “parole di vita eterna” (Gv 6,67-69). L’allontanamento da lui è solo un futile tentativo di fuggire da noi stessi (cfr S. Agostino, Confessioni VIII,7). Dio è con noi nella realtà della vita e non nella fantasia! Affrontare la realtà, non di sfuggirla: è questo ciò che noi cerchiamo! Perciò lo Spirito Santo con delicatezza, ma anche con risolutezza ci attira a ciò che è reale, a ciò che è durevole, a ciò che è vero. E’ lo Spirito che ci riporta alla comunione con la Trinità Santissima!

Lo Spirito Santo è stato in vari modi la Persona dimenticata della Santissima Trinità. Una chiara comprensione di lui sembra quasi fuori della nostra portata. E tuttavia quando ero ancora ragazzino, i miei genitori, come i vostri, mi insegnarono il segno della Croce e così giunsi presto a capire che c’è un Dio in tre Persone, e che la Trinità è al centro della fede e della vita cristiana. Quando crebbi in modo da avere una certa comprensione di Dio Padre e di Dio Figlio - i nomi significavano già parecchio - la mia comprensione della terza Persona della Trinità rimaneva molto carente. Perciò, da giovane sacerdote incaricato di insegnare teologia, decisi di studiare i testimoni eminenti dello Spirito nella storia della Chiesa. Fu in questo itinerario che mi ritrovai a leggere, tra gli altri, il grande sant’Agostino.

La sua comprensione dello Spirito Santo si sviluppò in modo graduale; fu una lotta. Da giovane aveva seguito il Manicheismo – uno di quei tentativi che ho menzionato prima, di creare un’utopia spirituale separando le cose dello spirito da quelle della carne. Di conseguenza, all’inizio egli era sospettoso di fronte all’insegnamento cristiano sull’incarnazione di Dio. E tuttavia la sua esperienza dell’amore di Dio presente nella Chiesa lo portò a cercarne la fonte nella vita del Dio uno e trino. Questo lo portò a tre particolari intuizioni sullo Spirito Santo come vincolo di unità all’interno della Santissima Trinità: unità come comunione, unità come amore durevole, unità come donante e dono. Queste tre intuizioni non sono soltanto teoriche. Esse aiutano a spiegare come opera lo Spirito. In un mondo in cui sia gli individui sia le comunità spesso soffrono dell’assenza di unità e di coesione, tali intuizioni ci aiutano a rimanere sintonizzati con lo Spirito e ad estendere e chiarire l’ambito della nostra testimonianza.

Perciò con l’aiuto di sant’Agostino, cerchiamo di illustrare qualcosa dell’opera dello Spirito Santo. Egli annota che le due parole “Spirito” e “Santo” si riferiscono a ciò che appartiene alla natura divina; in altre parole, a ciò che è condiviso dal Padre e dal Figlio, alla loro comunione. Per cui, se la caratteristica propria dello Spirito è di essere ciò che è condiviso dal Padre e dal Figlio, Agostino ne conclude che la qualità peculiare dello Spirito è l’unità. Un’unità di comunione vissuta: un’unità di persone in relazione vicendevole di costante dono; il Padre e il Figlio che si donano l’uno all’altro. 

* Cominciamo così ad intravedere, penso, quanto illuminante sia tale comprensione dello Spirito Santo come unità, come comunione. Una vera unità non può mai essere fondata su relazioni che neghino l’uguale dignità delle altre persone. E neppure l’unità è semplicemente la somma totale dei gruppi mediante i quali noi a volte cerchiamo di “definire” noi stessi. Di fatto, solo nella vita di comunione l’unità si sostiene e l’identità umana si realizza appieno: riconosciamo il comune bisogno di Dio, rispondiamo all’unificante presenza dello Spirito Santo e ci doniamo vicendevolmente nel servizio degli uni agli altri.


* La seconda intuizione di Agostino – cioè, lo Spirito Santo come amore che permane – discende dallo studio che egli fece della Prima Lettera di san Giovanni, là dove l’autore ci dice che “Dio è amore” (1 Gv 4,16). Agostino suggerisce che queste parole, pur riferendosi alla Trinità nel suo insieme, debbono intendersi anche come espressive di una caratteristica particolare dello Spirito Santo. Riflettendo sulla natura permanente dell’amore – “chi resta nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (ibid.) – Agostino si chiede: è l’amore o lo Spirito che garantisce il dono durevole? E questa è la conclusione alla quale egli arriva: “Lo Spirito Santo fa dimorare noi in Dio e Dio in noi; ma è l’amore che causa ciò. Lo Spirito pertanto è Dio come amore!” (De Trinitate 15,17,31).  
È una magnifica spiegazione: Dio condivide se stesso come amore nello Spirito Santo. Che cosa d’altro possiamo sapere sulla base di questa intuizione? L’amore è il segno della presenza dello Spirito Santo! Le idee o le parole che mancano di amore – anche se appaiono sofisticate o sagaci – non possono essere “dello Spirito”. Di più: l’amore ha un tratto particolare; lungi dall’essere indulgente o volubile, ha un compito o un fine da adempiere: quello di permanere. Per sua natura l’amore è durevole. Ancora una volta, cari amici, possiamo gettare un ulteriore colpo d’occhio su quanto lo Spirito Santo offre al mondo: amore che dissolve l’incertezza; amore che supera la paura del tradimento; amore che porta in sé l’eternità; il vero amore che ci introduce in una unità che permane!

* La terza intuizione – lo Spirito Santo come dono - Agostino la deduce dalla riflessione su un  passo evangelico che tutti conosciamo ed amiamo: il colloquio di Cristo con la samaritana presso il pozzo. Qui Gesù si rivela come il datore dell’acqua viva (cfr Gv 4,10), che viene poi qualificata come lo Spirito (cfr Gv 7,39; 1 Cor 12,13). Lo Spirito è “il dono di Dio” (Gv 4,10) – la sorgente interiore (cfr Gv 4,14) – che soddisfa davvero la nostra sete più profonda e ci conduce al Padre. Da tale osservazione Agostino conclude che il Dio che si concede a noi come dono è lo Spirito Santo (cfr De Trinitate, 15,18,32). Amici, ancora una volta gettiamo uno sguardo sulla Trinità all’opera: lo Spirito Santo è Dio che eternamente si dona; al pari di una sorgente perenne, egli offre niente di meno che se stesso. Osservando questo dono incessante, giungiamo a vedere i limiti di tutto ciò che perisce, la follia di una mentalità consumistica. In particolare, cominciamo a comprendere perché la ricerca di novità ci lascia insoddisfatti e desiderosi di qualcos’altro. Non stiamo noi forse ricercando un dono eterno? La sorgente che mai si esaurirà? Con la samaritana esclamiamo: Dammi di quest’acqua, così che non abbia più sete (cfr Gv 4,15)!

Carissimi giovani, abbiamo visto che è lo Spirito Santo a realizzare la meravigliosa comunione dei credenti in Cristo Gesù. Fedele alla sua natura di datore e insieme di dono, egli è ora all’opera mediante voi. Ispirati dalle intuizioni di sant’Agostino, fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione!

Domani quello stesso dono dello Spirito verrà solennemente conferito ai nostri candidati alla Cresima. Io pregherò: “Dona loro lo spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e riempili dello spirito del tuo santo timore”. Questi doni dello Spirito – ciascuno dei quali, come ci ricorda san Francesco di Sales, è un modo per partecipare all’unico amore di Dio – non sono né un premio né un riconoscimento. Sono semplicemente donati (cfr 1 Cor 12,11). Ed essi esigono da parte del ricevente soltanto una risposta: “Accetto”! Percepiamo qui qualcosa del mistero profondo che è l’essere cristiani. Ciò che costituisce la nostra fede non è in primo luogo ciò che facciamo, ma ciò che riceviamo. Dopo tutto, molte persone generose che non sono cristiane possono realizzare ben di più di ciò che facciamo noi. Amici, accettate di essere introdotti nella vita trinitaria di Dio? Accettate di essere introdotti nella sua comunione d’amore?

I doni dello Spirito che operano in noi imprimono la direzione e danno la definizione della nostra testimonianza. Orientati per loro natura all’unità, i doni dello Spirito ci vincolano ancor più strettamente all’insieme del Corpo di Cristo (cfr Lumen gentium, 11), mettendoci meglio in grado di edificare la Chiesa, per servire così il mondo (cfr Ef 4,13). Ci chiamano ad un’attiva e gioiosa partecipazione alla vita della Chiesa: nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali, nelle lezioni di religione a scuola, nelle cappellanie universitarie e nelle altre organizzazioni cattoliche. Sì, la Chiesa deve crescere nell’unità, deve rafforzarsi nella santità, ringiovanirsi, e costantemente rinnovarsi (cfr Lumen gentium, 4). Ma secondo quali criteri? Quelli dello Spirito Santo! Volgetevi a lui, cari giovani, e scoprirete il vero senso del rinnovamento.

Questa sera, radunati sotto la bellezza di questo cielo notturno, i nostri cuori e le nostre menti sono ripiene di gratitudine verso Dio per il grande dono della nostra fede nella Trinità. 

Ricordiamo i nostri genitori e nonni, che hanno camminato al nostro fianco quando, mentre eravamo bambini, hanno sostenuto i primi passi del nostro cammino di fede. Ora, dopo molti anni, vi siete raccolti come giovani adulti intorno al Successore di Pietro. Sono ricolmo di profonda gioia nell’essere con voi. Invochiamo lo Spirito Santo: è lui l’artefice delle opere di Dio (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 741). Lasciate che i suoi doni vi plasmino! Come la Chiesa compie lo stesso viaggio con l’intera umanità, così anche voi siete chiamati ad esercitare i doni dello Spirito tra gli alti e i bassi della vita quotidiana. Fate sì che la vostra fede maturi attraverso i vostri studi, il lavoro, lo sport, la musica, l’arte. Fate in modo che sia sostenuta mediante la preghiera e nutrita mediante i Sacramenti, per essere così sorgente di ispirazione e di aiuto per quanti sono intorno a voi. Alla fine, la vita non è semplicemente accumulare, ed è ben più che avere successo. Essere veramente vivi è essere trasformati dal di dentro, essere aperti alla forza dell’amore di Dio. Accogliendo la potenza dello Spirito Santo, anche voi potete trasformare le vostre famiglie, le comunità, le nazioni. Liberate questi doni! Fate sì che sapienza, intelletto, fortezza, scienza e pietà siano i segni della vostra grandezza!

***
Cari giovani italiani! Un saluto speciale a tutti voi! Custodite la fiamma che lo Spirito Santo ha acceso nei vostri cuori, perché non abbia a spegnersi, ma anzi arda sempre più e diffonda luce e calore a chi incontrerete sulla vostra strada, specialmente a quanti hanno smarrito la fede e la speranza. La Vergine Maria vegli su di voi in questa notte ed ogni giorno della vostra vita.

Chers jeunes de langue française, vous êtes venus prier ce soir l’Esprit-Saint. Sa présence silencieuse en votre cœur vous fera comprendre peu à peu le dessein de Dieu sur vous. Puisse-t-Il vous accompagner dans votre vie quotidienne et vous conduire vers une meilleure connaissance de Dieu et de votre prochain! C’est Lui qui du plus profond de votre être vous pousse vers l’unique Vérité divine et vous fait vivre authentiquement en frères.
[Cari giovani di lingua francese, siete venuti a pregare questa sera lo Spirito Santo. La sua presenza silenziosa nel vostro cuore vi farà comprendere poco a poco il disegno di Dio per voi. Possa Egli accompagnarvi nella vostra vita quotidiana e condurvi verso una migliore conoscenza di Dio e del vostro prossimo! È Lui che dal più profondo del vostro essere vi spinge verso l'unica Verità divina e vi fa vivere autenticamente come fratelli].

Einen frohen Gruß richte ich an euch, liebe junge Christen aus den Ländern deutscher Sprache. Der Heilige Geist, der Botschafter der göttlichen Liebe, will in euren Herzen wohnen. Gebt ihm Raum in euch im Hören auf Gottes Wort, im Gebet und in eurer Solidarität mit den Armen und Leidenden. Bringt den Geist des Friedens und der Versöhnung zu den Menschen. Gott, von dem alles Gute kommt, vollende jedes gute Werk, das ihr zu seiner Ehre tut.
[Vi rivolgo un cordiale saluto cari giovani cristiani dei Paesi di lingua tedesca. Lo Spirito Santo, ambasciatore dell'amore di Dio, vuole dimorare nei vostri cuori. Concedetegli spazio in voi nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera e nella vostra solidarietà verso i poveri e i sofferenti. Portate alle persone lo spirito della pace e della riconciliazione. Dio, dal quale proviene tutto il bene, realizzi ogni buona opera che realizzate in suo onore].

Queridos amigos, el Espíritu Santo dirige nuestros pasos para seguir a Jesucristo en el mundo de hoy, que espera de los cristianos una palabra de aliento y un testimonio de vida que inviten a mirar confiadamente hacia el futuro. Os encomiendo en mis plegarias, para que respondáis generosamente a lo que el Señor os pide y a lo que todos los hombres anhelan. Que Dios os bendiga.
[Cari amici, lo Spirito Santo guida i nostri passi per seguire Gesù Cristo nel mondo di oggi, che si aspetta dai cristiani una parola di incoraggiamento e una testimonianza di vita che invitino a guardare con fiducia verso il futuro. Vi ricordo nelle mie preghiere, affinché rispondiate generosamente a quello che il Signore vi chiede e a quello a cui tutti gli uomini anelano. Che Dio vi benedica!].

Meus queridos amigos, recebei o Espírito Santo, para serdes Igreja! Igreja quer dizer todos nós unidos como um corpo que recebe o seu influxo vital de Jesus ressuscitado. Este dom é maior que os nossos corações, porque brota das entranhas da Santíssima Trindade. Fruto e condição: sentir-se parte uns dos outros, viver em comunhão. Para isso, jovens caríssimos, acolhei dentro de vós a força de vida que há em Jesus. Deixai-O entrar no vosso coração. Deixai-vos plasmar pelo Espírito Santo.
[Miei cari amici, ricevete lo Spirito Santo, per essere Chiesa! Chiesa vuol dire tutti noi uniti come un corpo che riceve il suo influsso vitale da Gesù Cristo risorto. Questo dono è più grande dei nostri cuori, poiché nasce dal centro stesso della Santissima Trinità. Frutto e condizione:  sentirsi parte gli uni degli altri, vivere in comunione. Per questo, giovani carissimi, accogliete dentro di voi la forza di vita che vi è in Gesù. Lasciatelo entrare nel vostro cuore. Lasciatevi plasmare dallo Spirito Santo].

親愛的中國青年,你們好。願天主保佑你們!
Ed ora, mentre ci disponiamo all’adorazione del Santissimo Sacramento, nel silenzio e nell’attesa ripeto a voi le parole pronunciate dalla beata Mary MacKillop quando aveva giusto ventisei anni: “Credi a ciò che Dio sussurra al tuo cuore!”. Credete in lui! Credete alla potenza dello Spirito dell’amore!


2.
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CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Ippodromo di Randwick
Domenica, 20
 luglio 2008
       
Cari amici,
“avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (At 1,8). Abbiamo visto realizzata questa promessa! Nel giorno di Pentecoste, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, il Signore risorto, seduto alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Per la forza di questo Spirito, Pietro e gli Apostoli sono andati a predicare il Vangelo fino ai confini della terra. In ogni età ed in ogni lingua la Chiesa continua a proclamare in tutto il mondo le meraviglie di Dio e invita tutte le nazioni e i popoli alla fede, alla speranza e alla nuova vita in Cristo.

In questi giorni anch’io sono venuto, come Successore di san Pietro, in questa stupenda terra d’Australia. Sono venuto a confermare voi, miei giovani fratelli e sorelle, nella vostra fede e ad aprire i vostri cuori al potere dello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni. Prego perché questa grande assemblea, che unisce giovani “di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2,5), diventi un nuovo Cenacolo. Possa il fuoco dell’amore di Dio scendere a riempire i vostri cuori, per unirvi sempre di più al Signore e alla sua Chiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare il mondo a Cristo!

“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Queste parole del Signore Risorto hanno uno speciale significato per quei giovani che saranno confermati, segnati con il dono dello Spirito Santo, durante questa Santa Messa. Ma queste parole sono anche indirizzate ad ognuno di noi, a tutti coloro cioè che hanno ricevuto il dono dello Spirito di riconciliazione e della nuova vita nel Battesimo, che lo hanno accolto nei loro cuori come loro aiuto e guida nella Confermazione e che quotidianamente crescono nei suoi doni di grazia mediante la Santa Eucaristia. In ogni Messa, infatti, lo Spirito Santo discende nuovamente, invocato nella solenne preghiera della Chiesa, non solo per trasformare i nostri doni del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, ma anche per trasformare le nostre vite, per fare di noi, con la sua forza, “un solo corpo ed un solo spirito in Cristo”.
Ma che cosa è questo “potere” dello Spirito Santo? E’ il potere della vita di Dio! E’ il potere dello stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba della creazione e che, nella pienezza dei tempi, rialzò Gesù dalla morte. E’ il potere che conduce noi e il nostro mondo verso l’avvento del Regno di Dio. Nel Vangelo di oggi, Gesù annuncia che è iniziata una nuova era, nella quale lo Spirito Santo sarà effuso sull’umanità intera (cfr Lc 4,21). Egli stesso, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria, è venuto tra noi per portarci questo Spirito. Come sorgente della nostra nuova vita in Cristo, lo Spirito Santo è anche, in un modo molto vero, l’anima della Chiesa, l’amore che ci lega al Signore e tra di noi e la luce che apre i nostri occhi per vedere le meraviglie della grazia di Dio intorno a noi.

Qui in Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”, noi tutti abbiamo avuto un’indimenticabile esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della natura. I nostri occhi sono stati aperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è: “ricolmo”, come dice il poeta “della grandezza di Dio”, ripieno della gloria del suo amore creativo. Anche qui, in questa grande assemblea di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo, abbiamo avuto una vivida esperienza della presenza e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa. Abbiamo visto la Chiesa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore, comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo, nell’unità nata dalla nostra fede nel Signore risorto.
La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa! Attraverso la grazia dei Sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo. Sant’Ignazio di Antiochia, che morì martire a Roma all’inizio del secondo secolo, ci ha lasciato una splendida descrizione della forza dello Spirito che dimora dentro di noi. Egli ha parlato dello Spirito come di una fontana di acqua viva che zampilla nel suo cuore e sussurra: “Vieni, vieni al Padre!” (cfr Ai Romani, 6,1-9).

Tuttavia questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possiamo meritare o conquistare; possiamo solamente riceverla come puro dono. L’amore di Dio può effondere la sua forza solo quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro cieco conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possiamo permettergli di accendere la nostra immaginazione e plasmare i nostri desideri più profondi. Ecco perché la preghiera è così importante: la preghiera quotidiana, quella privata nella quiete dei nostri cuori e davanti al Santissimo Sacramento e la preghiera liturgica nel cuore della Chiesa. Essa è pura ricettività della grazia di Dio, amore in azione, comunione con lo Spirito che dimora in noi e ci conduce, attraverso Gesù, nella Chiesa, al nostro Padre celeste. Nella potenza del suo Spirito, Gesù è sempre presente nei nostri cuori, aspettando quietamente che ci disponiamo nel silenzio accanto a Lui per sentire la sua voce, restare nel suo amore e ricevere la “forza che proviene dall’alto”, una forza che ci abilita ad essere sale e luce per il nostro mondo.
Nella sua Ascensione, il Signore risorto disse ai suoi discepoli: “Sarete miei testimoni... fino ai confini del mondo” (At 1,8). Qui, in Australia, ringraziamo il Signore per il dono della fede, che è giunto fino a noi come un tesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della Chiesa. Qui, in Oceania, ringraziamo in modo speciale tutti quegli eroici missionari, sacerdoti e religiosi impegnati, genitori e nonni cristiani, maestri e catechisti che hanno edificato la Chiesa in queste terre. Testimoni come la Beata Mary MacKillop, San Peter Chanel, il Beato Peter To Rot e molti altri! La forza dello Spirito, rivelata nelle loro vite, è ancora all’opera nelle iniziative di bene che hanno lasciato, nella società che hanno plasmato e che ora è consegnata a voi.

Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?

La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola. Ci indirizza anche verso il futuro, verso l’avvento del Regno di Dio. Che magnifica visione di una umanità redenta e rinnovata noi scorgiamo nella nuova era promessa dal Vangelo odierno! San Luca ci dice che Gesù Cristo è il compimento di tutte le promesse di Dio, il Messia che possiede in pienezza lo Spirito Santo per comunicarlo all’intera umanità. L’effusione dello Spirito di Cristo sull’umanità è un pegno di speranza e di liberazione contro tutto quello che ci impoverisce. Tale effusione dona nuova vista al cieco, manda liberi gli oppressi, e crea unità nella e con la diversità ( cfr Lc 4,18-19; Is 61,1-2). Questa forza può creare un mondo nuovo: può “rinnovare la faccia della terra” (cfr Sal 104, 30)!

Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta. Una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità.

Il mondo ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione. Quanti dei nostri contemporanei si sono scavati cisterne screpolate e vuote (cfr Ger 2,13) in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo l’amore può dare? Questo è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la verità sull’uomo, la verità sulla vita.

Anche la Chiesa ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito (cfr Lumen gentium, 4). Nella seconda Lettura di oggi, l’apostolo Paolo ci ricorda che ogni singolo Cristiano ha ricevuto un dono che deve essere usato per edificare il Corpo di Cristo. La Chiesa ha specialmente bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essa ha bisogno di crescere nella forza dello Spirito che anche adesso dona gioia a voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza. Aprite il vostro cuore a questa forza! Rivolgo questo appello in modo speciale a coloro che il Signore chiama alla vita sacerdotale e consacrata. Non abbiate paura di dire il vostro “sì” a Gesù, di trovare la vostra gioia nel fare la sua volontà, donandovi completamente per arrivare alla santità e facendo uso dei vostri talenti a servizio degli altri!

Fra poco celebreremo il sacramento della Confermazione. Lo Spirito Santo discenderà sui candidati; essi saranno “segnati” con il dono dello Spirito e inviati ad essere testimoni di Cristo. Che cosa significa ricevere il “sigillo” dello Spirito Santo? Significa essere indelebilmente segnati, inalterabilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ricevuto questo dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere “battezzati” nello Spirito significa essere incendiati dall’amore di Dio. Essersi “abbeverati” allo Spirito (cfr 1 Cor 12,13) significa essere rinfrescati dalla bellezza del piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fonte di freschezza per gli altri. Essere “sigillati con lo Spirito” significa inoltre non avere paura di difendere Cristo, lasciando che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare ed agire, mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell’amore.

Nell’elevare la nostra preghiera per i confermandi, preghiamo anche perché la forza dello Spirito Santo ravvivi la grazia della Confermazione in ciascuno di noi. Voglia lo Spirito riversare i suoi doni in abbondanza su tutti i presenti, sulla città di Sydney, su questa terra di Australia e su tutto il suo popolo. Che ciascuno di noi sia rinnovato nello spirito di sapienza e d’intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito di santo timore di Dio!

Attraverso l’amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, possa questa XXIII Giornata Mondiale della Gioventù essere vissuta come un nuovo Cenacolo, così che tutti noi, ardenti del fuoco dell’amore dello Spirito Santo, possiamo continuare a proclamare il Signore risorto e attrarre ogni cuore a lui. Amen!

* * *
Saluto di cuore i giovani di lingua italiana, ed estendo il mio affettuoso pensiero a quanti sono originari dell’Italia e vivono in Australia. Al termine di questa straordinaria esperienza di Chiesa, che ci ha fatto vivere una rinnovata Pentecoste, tornate a casa rinvigoriti dalla forza dello Spirito Santo. Siate testimoni di Cristo risorto, speranza dei giovani e dell’intera famiglia umana!

Chers jeunes francophones, l’Esprit Saint est la source du message de Jésus-Christ et de son action salvifique. Il parle au cœur de chacun le langage qu’il comprend. La diversité des dons de l’Esprit vous fait comprendre la richesse de grâces qui est en Dieu. Puissiez-vous vous ouvrir à son souffle ! Puissiez-vous permettre son action en vous et autour de vous ! Vous vivrez ainsi en Dieu et vous témoignerez que le Christ est le Sauveur que le monde espère.
[Cari giovani francofoni, lo Spirito Santo è la fonte del messaggio di Gesù Cristo e della sua azione salvifica. Parla al cuore di ognuno nella lingua che ognuno comprende. La diversità dei doni dello Spirito vi fa capire la ricchezza di grazie che è in Dio. Che possiate aprirvi al suo afflato! Che possiate permettere la sua azione in voi e attorno a voi! Vivrete così in Dio e testimonierete che Cristo è il Salvatore che il mondo attende].

Auch euch, liebe junge Freunde deutscher Sprache, gilt mein herzlicher Gruß. Der Heilige Geist ist ein Geist der Gemeinschaft und wirkt Verständigung und Kommunikation. Sprecht mit anderen über eure Hoffnungen und Ideale, und sprecht von Gott und mit Gott! Glücklich ist der Mensch, der in der Liebe Gottes und in der Liebe zum Nächsten lebt. Gottes Geist führe euch auf Wegen des Friedens!
[Anche a voi, cari giovani amici di lingua tedesca, porgo il mio saluto affettuoso! Lo Spirito Santo è uno spirito di comunione e permette comprensione e comunicazione. Parlate agli altri delle vostre speranze e dei vostri ideali e parlate di Dio e con Dio! Felice è l'uomo che vive nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo. Lo Spirito di Dio vi guidi lungo vie di pace!].

Queridos jóvenes, en Cristo se cumplen todas las promesas de salvación verdadera para la humanidad. Él tiene para cada uno de vosotros un proyecto de amor en el que se encuentra el sentido y la plenitud de la vida, y espera de todos vosotros que hagáis fructificar los dones que os ha dado, siendo sus testigos de palabra y con el propio ejemplo. No lo defraudéis.
[Cari giovani, in Cristo si compiono tutte le promesse di salvezza vera per l'umanità. Egli ha per ognuno di voi un progetto di amore in cui si trovano il senso e la pienezza della vita, e si aspetta da tutti voi che facciate fruttificare i doni che vi ha dato, come suoi testimoni con le parole e con il vostro esempio. Non lo deludete].

Amados jovens de língua portuguesa, queridos amigos em Cristo! Sabeis que Jesus não vos quer sozinhos; disse Ele: «Eu rogarei ao Pai e Ele vos dará outro Consolador para estar convosco para sempre, o Espírito da verdade (…) que vós conheceis, porque habita convosco e está em vós» (Jo 14, 16-17). É verdade! Sobre vós desceu uma língua de fogo do Pentecostes: é a vossa marca de cristãos. Mas não foi para a guardardes só para vós, porque «a manifestação do Espírito é dada a cada um para proveito comum» (1 Cor 12, 7). Levai este Fogo santo a todos os cantos da terra. Nada e ninguém O poderá apagar, porque desceu do céu. Tal é a vossa força, caros jovens amigos! Por isso, vivei do Espírito e para o Espírito!
[Amati giovani di lingua portoghese, cari amici in Cristo! Sapete che Gesù non vuole che restiate soli. Egli dice:  "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità (...) Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi" (Gv 14, 16-17). È vero! Su di voi è discesa una lingua di fuoco della Pentecoste:  è il vostro marchio di cristiani. Non dovete però conservarla solo per voi, poiché "a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1 Cor 12, 7). Portate questo Fuoco santo in tutti gli angoli della terra. Nulla e nessuno lo potrà spegnere, poiché è disceso dal cielo. Questa è la vostra forza, cari giovani amici! Per questo vivete dello Spirito e per lo Spirito!].

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
    


venerdì 24 agosto 2018

GAUDE VIRGO MARIA!

26 agosto: Festa dei Sette Gaudi della B. V. Maria


Sequentia

1. Gaude Virgo Mater Christi: 
Verbo Deum concepisti, 
Gabriele nuntio.

2. Fac, o Nati per virtutem,
Fructum nobis in salutem
Afferat devotio.

3.Gaude, visitans, exulta;
Fecit enim in te multa
Rex potenti bràchio.

4. Fac nos ìnopes augéri
Caeli donis, ac repléri
Spiritali gaudio.

5. Gaude, parens Deo plena:
Peperisti sine poena
Cum pudoris lilio.

6. Fac, o clemens, servi tui
Mereamur per te frui
Almae pacis praemio.

7. Gaude: Magi ab Oriente
Dona, stella praelucente,
Attulerunt Filio.

8. Fac nos fide jam vidére
Ac spe Jesum et sincerae
Caritatis studio.

9. Gaude: amissum quem dolebas,
Loqui Pùerum stupébas 
In Doctorum médio.

10. Fac, o mìseris patrona,
Reperire coeli bona
Calle amissa dévio.

11. Gaude, Mater: dulcis Nati,
Quem vidisti mortem pati,
Fulget Resurréctio.

12. Fac nos imo vitiorum
Excitàri, ac supernorum
Agi desiderio.

13. Gaude: in astra sublimaris,
Ubi Christo sociaris
Rerum in império.

14. Fac, ad coelos ascendamus,
Atque tecum gaudeamus,
In Sanctorum sòlio.
   Amen. Allelùja.  


Il Rosario francescano:La Corona francescana dei 7 gaudi
L'uso di strumenti per aiutare nella preghiera lo si riscontra in tutte le religioni. La corona divenne così uno strumento pratico per tenere il conto delle preghiere che si devono ripetere per un determinato numero di volte. La testimonianza più antica nel cristianesimo sembra risalire al IV secolo, quando l'eremita Paolo di Tebe (+342) si serviva di sassolini per contare le preghiere che voleva recitare durante il giorno. Similmente anche nella vita di Chiara d'Assisi (+1253) si narra: «Non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater noster, contava le sue preghiere al Signore con un mucchietto di pietruzze» (Legenda S. Clarae, IV, 4).

In effetti, quando nella Chiesa si era cominciato l'uso di recitare le preghiere per un determinato numero di volte, sorse la necessità di avere uno strumento che fosse d'aiuto nella conta. Nacquero così i signacula o numeralia che erano corone che comunemente servivano per contare i Pater noster che i monaci e poi anche i frati laici recitavano al posto dell'Ufficio, come prescrive la Regola di S.Francesco: «I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il salterio, e perciò potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti» (Regula bullata, III, 2-5).

Tali corone sono attestate da Tommasuccio da Foligno (1319-1377) nel suo racconto di una visione in cui vide Chiara e le sue monache tenenti in mano sfilze di Paternostri d'oro, d'argento e di perle preziose. Di Chiara si narra ancora che avesse mandato in dono ad Agnese di Praga una corona simile; la stessa cosa viene riferita di Margherita da Cortona (+1297) che non avendo nulla da dare in elemosina offrì uno di questi signacula. E' interessante poi notare che nella riesumazione del corpo di Francesco d'Assisi nel 1818, fu trovata ai suoi piedi una corona di 30 grani.


Un suggerimento del Cielo all'origine della corona

La tradizione  fa risalire l'uso della Corona dei sette gaudi all'apparizione della Vergine, avvenuta nel 1422 nel convento di Cesi (Portaria) nei pressi di Terni, al novizio Giacomo delle Corone da Portaria.     La leggenda riferisce che il novizio era deciso a lasciare il noviziato perché non aveva più l'opportunità di offrire alla Regina del Cielo  tutti i giorni una ghirlanda di fiori come usava fare nel secolo,  e prima di partirsene passò a salutare la Vergine Madre e pregando nella chiesetta dinanzi a Lei, Questa gli disse di supplire alla ghirlanda con la recita quotidiana della Corona di sette decadi di Ave Maria,  meditando i Suoi sette gaudi.


Questo fatto, riportata da Marco da Montegallo (+1496), si diffuse in special modo per opera di Perbalto de Temeswar (+1504) con il suo Stellarium coronae benedictae Virginis Mariae in laudem eius (Argentiane 1506), opera che divenne molto popolare tra gli autori del XVI secolo. In seguito, anche Luca Wadding (+1654) avvalorò questa apparizione come origine della Corona delle 7 allegrezze nell'Ordine dei Frati Minori.


Bernardino da Siena (+1444) fu il grande diffusione di questa Corona che cominciò a portarla appesa al cingolo imitato poi dai frati che seguirono la sua riforma, e in special modo da Giovanni da Capestrano (+1456), che diffuse la corona raccomandando le sette meditazioni e la genuflessione al nome di Gesù.      Dal XV secolo si cominciarono a rappresentare i frati con le corone tra le mani sia negli affreschi come nelle miniature. Ne è ricca l'opera Specchio dell'Ordine Minore, conosciuta come Franceschina, nel codice di Perugia e in quello di Norcia. La corona è tenuta in mano anche dalla rappresentazione della "Povertà che si sposa a S.Francesco", tavola cinquecentesca fiorentina custodita nella pinacoteca di Monaco. La corona appare, poi, attaccata alla corda o cingolo del Beato Lucchesio nella terracotta di Andrea della Robbia (+1528) che si trova nella chiesa di S.Girolamo a Volterra. In seguito, anche le immagini di S.Francesco cominciano ad avere la corona appesa al cingolo.


O Dio, vieni a salvarmi.

Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre…

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua misericordia.

1. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Vergine Immacolata, per l'allegrezza che T'inondò il Cuore quando, dopo l'annuncio dell'angelo Gabriele, il Verbo di Dio per opera dello Spirito Santo s'incarnò nel Tuo purissimo seno, e si realizzò il disegno eterno a cui eri stata predestinata insieme con il Figlio prima della creazione del mondo.

1 Pater, 10 Ave e 1 Gloria

2. Ci rallegriamo con Te, o Maria, piena di grazia, per la consolazione che hai provato nella visita alla cugina Elisabetta, quando essa, dopo aver udito il tuo saluto, profetò e ti riconobbe vera "Madre di Dio", insieme al piccolo Giovanni,  già riempito del dono dello Spirito Santo.

3. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Tuttasanta, per quel gaudio inesprimibile che hai provato a Betlemme, quando serbando illibato il giglio della Tua Verginità, partoristi senza dolore il Tuo Divino Figlio Gesù, che era venuto a portare Pace e Redenzione al mondo, e Lo vedesti adorato dai pastori.

4. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Regina della pace, per la somma letizia che sperimentò il Tuo Cuore, quando vedesti i Re Magi venire riverenti da terre lontane a prostrarsi davanti al Tuo Divin Figlio Gesù, e adorarlo come vero Uomo-Dio, Redentore del mondo, e vedendo Tu in loro l'omaggio di tutti i popoli.

5. Ci rallegriamo con Te, o Maria, via di salvezza, per il giubilo che provò il Tuo Cuore amorosissimo, quando cercato per tre giorni lo smarrito Gesù, lo trovasti nel tempio fra i dottori, che già spandeva i raggi della sua infinita sapienza a quanti lo ascoltavano con cuore sincero.

6. Ci rallegriamo con Te, o Maria, madre della vita, per quella gioia che ti riempì il Cuore quando vedesti il Tuo Figlio risorto da morte il terzo giorno.

7. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Porta del Cielo, per l'esultanza del Tuo Cuore quando in un'estasi d'Amore senza conoscere morte e sepolcro salisti al cielo, in anima e corpo, per regnare accanto al Figlio quale Corredentrice e Mediatrice e  Divina Avvocata nostra.

Dopo la Salve Regina si aggiungono 2 Ave Maria in memoria dei suoi 72 anni che passò sulla nostra Terra, e un Padre Nostro, un Ave e un Gloria per le intenzioni del Sommo Pontefice.

Litanie lauretane


Preghiera finale

O Signora Santa, Regina santissima, Madre di Dio e Madre di Misericordia, Regina della Pace e Avvocata nostra, ti abbiamo offerto questa Corona in memoria delle tue sette allegrezze, in segno del nostro desiderio di appartenere a Te come tu sei appartenuta al Signore. Per questo, con San Bonaventura ti diciamo: «Io sono tutto tuo: e ogni mia cosa è tua, o Vergine benedetta sopra tutte le cose». Intercedi affinché ci sia fatto il dono di grazia di poter servire Dio e il prossimo, e in fedeltà con le promesse del nostro Battesimo, di rinnegare il male in tutte le sue forme per poter essere come te, o Immacolata, figli del Padre celeste, fratelli del Signore nostro Gesù Cristo e abitazioni dello Spirito Santo. Aiutaci a vivere impegnando la nostra vita per il Vangelo, obbedendo alla Santa Chiesa, sempre pronti a testimoniare la nostra fede davanti agli uomini, affinché, da Te protetti, soprattutto nell'ora della nostra morte, possiamo giungere con Te nella gloria dei cieli. Amen.

O Maria, Signora Santa e Immacolata, prega per noi.

Tutti i Santi  insegnano a chinare il capo o genuflettere pronunciando i Santissimi nomi di Gesù e di Maria. 


AMDG et DVM

UN GRANDE SEGRETO E' NASCOSTO...


...NEGLI OCCHI DELLA MADONNA DI GUADALUPE


Un messaggio profetico per la famiglia.
L’Incontro mondiale delle Famiglie a Città del Messico, (16-18 gennaio 2009)  ha registrato una partecipazione imponente, a dimostrazione di quanto sia vivo, nel popolo cristiano, nonostante tutto, il valore famiglia anche nel nostro tempo. E’ il sesto Incontro mondiale delle Famiglie, che si ripete ogni tre anni. 


Quest’anno il tema era:  "La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani". Gli ultimi due giorni si sono svolti presso la Basilica della Madonna di Guadalupe, il santuario  mariano più frequentato (12 milioni di pellegrini l’anno).


La Madonna di Guadalupe ha una grande importanza nella vita religiosa dei cattolici non soltanto dell’America Latina.  Tutti i messicani sono devoti della Madonna di Guadalupe. 
La storia di quel santuario, che sorge alla periferia della Capitale messicana, ebbe inizio nel dicembre del 1531. Un indio, Juan Diego, un contadino di 57 anni (dichiarato santo da Giovanni Polo II nel 2002),  mentre si recava in chiesa, cominciò a incontrare una bellissima ragazza che lo salutava e gli sorrideva. Una mattina quella ragazza si presentò dicendo:  “Io sono la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del Verissimo e unico Dio”  e chiese che in quel luogo venisse eretta una chiesa in suo onore.



L’indio riferì tutto al vescovo, Juan de Zumarraga, il quale non voleva credere. E allora quella misteriosa ragazza disse a Juan di  andare sulla montagna, cogliere dei fiori e portarli al vescovo. Diego obbedì anche se pensava di non poter trovare fiori in quel periodo di freddo rigido. 



Invece trovò delle bellissime rose. Le raccolse, le pose, nella sua  tilma, una specie di rozzo grembiule che portavano i contadini messicani, e andò dal vescovo.  Quando aprì la tilma, il vescovo con tutte le altre persone che erano presenti, videro formarsi su quella rozza stoffa l’immagine della Madonna. Quella che si venera nella Basilica. Cadde in ginocchio e cominciò a credere ai racconti del  povero indio.


Quell’immagine venne portata nella cattedrale ed esposta alla veneraione del pubblico. La devozione si diffuse rapidamente, anche perché si verificarono subito molti prodigi. Fu eretta una cappella e in seguito un grande santuario e di recente un altro santuario ancora più grande per poter ospitare i pellegrini che ogni anno aumentano.

L’immagine rappresenta una giovane sui 15 anni, alta 143 centimetri, con carnagione un po’ scura e per questo  i messicani la chiamano “Virgen Morenita”. I tratti del viso non sono né europei né indio, ma presentano una perfetta commistione di queste due razze. Si potrebbe dire che è una perfetta meticcia, ma va ricordato che, allora, i meticci, frutto appunto delle due razze, azteka ed europea, non esistevano ancora.

Quell’immagine, quindi, nella sua configurazione fisica, era profetica, rappresentava la razza meticcia che sarebbe  venuta in seguito e che costituisce la popolazione messicana di oggi. E  così come misteriosamente si era formata, continuò a presentare sempre più stupefacenti anomalie.

Fin dall’inizio, attrasse la curiosità dei più attenti osservatori. La tilma era di un tessuto di fibre di agave, che in genere venivano adoperate per fare corde. Una volta ritorte, quelle fibre davano dei fili aspri, duri e molto resistenti. Il tessuto che si otteneva, perciò, era rozzo, assolutamente non adatto ad essere dipinto. E molti, osservando l’immagine, si chiedevano come mai fosse stato possibile ottenere una figura così bella su una tela tanto rozza. 

Cominciarono le ricerche. Prima fatte da pittori curiosi, poi da medici e scienziati e vennero così alla luce caratteristiche misteriose e assolutamente inspiegabili con le conoscenze scientifiche umane. Il mistero è andato via via, lungo i secoli, sempre più evidenziandosi e ingigantendosi, fino a diventare uno degli enigmi più sconcertanti che si conoscano. 


Nel 1936, il professor Richard Kuhn, direttore della sezione di chimica del Kaiser Wilhelm Institut di Heidelberg, che due anni dopo, nel 1938, avrebbe ottenuto il premio Nobel per la chimica, dimostrò in maniera scientificamente inoppugnabile che sulle fibre di quella tela non vi è traccia di coloranti di nessun tipo,  né vegetali, né animali, né minerali. Quel quadro non poteva essere stato  dipinto da mano umana. 

Ma il fenomeno più sorprendente  riguarda le scoperte fatte nelle pupille della Vergine.  Nel 1929, il fotografo Alfonso Marqué Gonzales, studiando alcuni negativi dell'immagine, osservò che, con l’aiuto di una grossa lente di ingrandimento, nell'occhio destro della Madonna si vedeva distintamente una figura umana. 

La scoperta destò scalpore. Altri fotografi cercarono di chiarire il fatto, scoprendo anche altre immagini. Se ne interessarono anche medici.

E’ noto che nell’occhio umano si formano tre immagini riflesse degli oggetti osservati. Si chiamano “immagini di Purkinje-Sanson” dai nomi dei due ricercatori che scoprirono questa caratteristica dell’occhio umano nel secolo XIX. 

Due di quelle immagini sono “diritte”, una sulla superficie esterna della cornea, la seconda sulla superficie  esterna del cristallino. La terza, che si forma rovesciata, appare sulla superficie interna del cristallino. 

In teoria, tali immagini riflesse, oltre che negli occhi di una persona vivente possono essere viste anche in una fotografia della stessa,  ma non potevano certo vedersi negli occhi di un volto umano “dipinto” su una tela. Eppure, nelle pupille della Vergine di Guadalupe, immagine che risale al 1531, si vedevano le sagome di  alcune persone.
Nel  1979 arrivò in Messico un ingegnere peruviano, José Aste Tonsmann. Uno scienziato ad alto livello, che alcuni anni fa ho intervistato. Laureato in Ingegneria Civile  all’Università Nazionale di Ingegneria del Perù, aveva conseguito una seconda laurea in Filosofia e, passato all’Università Cornell, negli Stati Uniti, si era specializzato in Ingegneria dei Sistemi di ricerca attraverso il computer. Aveva lavorato poi con grandi aziende e tenuto corsi nelle più prestigiose università americane. Era insomma uno dei ricercatori moderni più qualificati.

Rimase colpito dagli studi già fatti sugli occhi della Madonna e volle interessarsene.  Da allora ha dedicato tutta la sua vita agli studi sugli occhi della Madonna di Guadalupe. Servendosi di strumenti elettronici d’avanguardia, di quelli, per intenderci, adoperati anche dalla Nasa per decifrare  le foto inviate dai satelliti nello spazio. 

Ha studiato il fenomeno in tutti i  suoi aspetti ed ha scoperto che negli occhi dell’immagine della Madonna di Guadalupe sono presenti le sagome di diverse persone e si vede ben distinta una scena specifica: quella descritta nei documenti del tempo,  che raccontano come si sia formata l’immagine della Vergine sulla tilma di Juan Diego.
Negli occhi dell’immagine della Vergine di Guadalupe, il professor  José Aste Tonsmann ha evidenziato nettamente un indio seduto, nudo, con la gamba sinistra appoggiata al suolo e quella destra piegata sopra l'altra, con i capelli lunghi, legati all'altezza delle orecchie, orecchino e anello al dito. 

Accanto a lui, un uomo anziano, con la calvizie notevolmente avanzata, la barba bianca, il naso dritto, le sopracciglia sporgenti, e si vede che una lacrima gli scende lungo la guancia destra: in questo personaggio è stato identificato il vescovo Juan de Zumarraga. 

Alla sua sinistra, un uomo abbastanza giovane, e si suppone che si tratti di Juan Gonzales, che fungeva da interprete per il vescovo de Zumarraga. Più avanti, appare il profilo di un uomo in età matura, con barba e baffi aderenti alle guance, naso grande e marcatamente aquilino, zigomi sporgenti, occhi incavati e labbra socchiuse, che sembra indossare un cappuccio a punta: è un indio, colto mentre sta per aprire il proprio mantello. 

Egli è rivolto in direzione dell'anziano calvo. E’ la scena di quando Juan Diego portò le rose al vescovo. La Madonna era presente, la scena che vedeva era nei suoi occhi e  rimase fissata nelle pupille dell’immagine che misteriosamente in quel momento si  impresse sulla tilma di Juan. 
Nella descrizione dei vari personaggi osservati negli occhi della Madonna, l'ingegnere José Aste ha individuato anche una giovane negra. Questo particolare mise in allarme gli studiosi in quanto al tempo dell'apparizione, in Messico, non c'erano negri. Ma successive ricerche hanno chiarito il piccolo giallo. 

Dal testamento del vescovo Juan de Zumarraga si è appreso che egli aveva al suo servizio una schiava negra, alla quale, prima di morire, volle concedere la libertà per i preziosi servizi che aveva avuto.

Accanto ai personaggi “storici”, José Aste ha individuato anche una seconda scena, staccata dalla prima, quasi in secondo piano, con un gruppo di persone anonime, che potrebbero rappresentare una famiglia atzeca composta da padre, madre, nonni e tre bambini. 

Riflettendo sulle sue straordinarie scoperte scientifiche, il dottor José Aste,  avanza, da credente,  un’ipotesi suggestiva. Dice che le scene scoperte nelle pupille dall’immagine potrebbero costituire un “messaggio” della Madonna di Guadalupe.

“Un messaggio destinato proprio al nostro tempo”, dice l’ingegnere “perché la Vergine sapeva che solo con la tecnologia moderna si poteva evidenziare il segreto racchiuso negli occhi di quella sua immagine. La scena delle figure anonime potrebbe indicarci  l’importanza dell’unione della famiglia e dei suoi valori; la presenza nello sguardo della Madonna di persone di razze diverse, potrebbe essere un monito antirazzista; la tilma che, per gli atzechi,  era più uno strumento di lavoro che un indumento vero e proprio, potrebbe essere un invito a servirci della tecnologia per diffondere la parola di Cristo”.