giovedì 16 agosto 2018

LE SON RISERVATE INNUMEREVOLI GRAZIE



Ecco la PREGHIERA IN FAVORE DEI MORENTI 
PER LA SALVEZZA DELLA LORO ANIMA


«O Misericordiosissimo Gesù, che bruci di un sì ardente amore per le anime, Ti scongiuro, per l'agonia del Tuo Santissimo Cuore e per i dolori di Tua Madre Immacolata, di purificare col Tuo Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso. Cuore agonizzante di Gesù abbi pietà dei moribondi» (3 Ave Maria) 


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"DIO É VIVO ED É CON NOI !"

La precedente preghiera è stata dettata da un’anima del purgatorio alla veggente monfortana Maria Simma di Sontag dopo aver ricevuto il carisma a favore delle Anime del Purgatorio. Se recitata con fede ha il potere di sottrarre alle pene eterne molte anime che ogni giorno, per la loro condizione di peccato al momento del trapasso, sono in bilico tra inferno e purgatorio.
A CHI LA RECITA MATTINO E SERA E SI IMPEGNA A FARLA CONOSCERE, VENGONO RISERVATE GRAZIE SENZA NUMERO, ANCHE SENZA CHIEDERLE ("Voi avete un Padre che sa bene quello di cui avete bisogno" Lc. 12,30)


Un modo sicuro per farla conoscere è di inviare un link di questa pagina via email a familiari e persone di fede cristiana pregandole di farlo a loro volta. Anche a chi farà questo saranno riservate abbondanti grazie.


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AVE MARIA PURISSIMA!

San Gioacchino e Sant'Anna

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2. Gioacchino e Anna fanno voto al Signore 

Vedo un interno di casa. In essa è seduta ad un telaio una donna di età. Direi, nel vederla coi capelli un tempo certo neri, ora brizzolati, e nel volto non rugoso ma già pieno di quella serietà che viene con gli anni, che ella possa avere dai cinquanta ai cinquantacinque anni. Non più. 

Nell'indicare queste età femminili prendo per base il volto di mia madre, la cui effigie ho più che mai presente in questi giorni che mi ricordano i suoi ultimi giorni presso il mio letto... Dopodomani è un anno che non la vedo più... Mia mamma era molto fresca nel volto, sotto i capelli precocemente incanutiti. A cinquant'anni era bianca e nera come al termine della vita. Ma, tolta la maturità dello sguardo, nulla denunciava i suoi anni. Potrei perciò errare anche nel dare alle donne attempate un certo numero di anni. 

Questa che vedo tessere, in una stanza tutta chiara di luce, che penetra dalla porta spalancata su un vasto orto-giardino - un poderetto, direi, perché si prolunga a sali e scendi su un dolce altalenare di verde pendìo - è bella nei tratti decisamente ebrei. Occhio nero e profondo che, non so perché, mi ricorda quello del Battista. Ma questo, pur essendo fiero come di regina, è anche dolce. Come se sul suo balenare di aquila fosse steso un velo d'azzurro. Dolce e un poco appena mesto, come di chi pensa, e rimpiange, a cose perdute. La tinta del volto è bruna, ma non eccessivamente. La bocca, lievemente larga, è ben disegnata, e sta ferma in una mossa austera che non è però dura. Il naso è lungo e sottile, lievemente piovente in basso. Un naso aquilino che sta bene con quegli occhi. È robusta ma non grassa. Ben proporzionata e credo alta, a giudicare da come appare seduta. 

Mi pare stia tessendo una tenda o un tappeto. Le spole multicolori vanno rapide sulla trama che è marrone scuro, e il già fatto mostra un vago intreccio di greche e rosoni in cui verde, giallo, rosso e azzurro cupo si intersecano e fondono come in un mosaico. 

La donna veste di un abito semplicissimo e molto scuro. Un viola-rosso che pare copiato a certe viole del pensiero. 
Si alza sentendo bussare alla porta. È alta realmente. Apre. Una donna le chiede: «Anna, vuoi darmi la tua anfora? L'empirò per te». 

La donna ha con sé un frugolino di cinque anni che si attacca subito alla veste della nominata Anna, che lo carezza mentre va in un altro ambiente e ne torna con una bell'anfora di rame, che porge alla donna dicendo: «Sempre buona, tu, con la vecchia Anna. Dio te ne compensi in questo e nei figli che hai e avrai, te beata!». Anna sospira. 

La donna la guarda e non sa che dire per quel sospiro; per sviare la pena, che si comprende esiste, dice: «Ti lascio Alfeo, se non ti dà noia, così faccio più presto e ti empirò molte brocche e giarre». 4 

Alfeo è ben lieto di restare, e se ne spiega il motivo. Andata via la madre, Anna se lo prende in collo e lo porta nell'orto, lo alza sino ad una pergola d'uva bionda come il topazio e dice: «Mangia, mangia, che è buona» e se lo bacia sul visetto impiastricciato di succo d'uva, che il bambino sgrana avidamente. Poi ride di gusto, e pare subito più giovane per la bella dentatura che appare e per la giocondità che le copre il viso, cancellando gli anni, quando il bambino dice: «E ora che mi dai?» e la guarda con due occhioni sgranati di un grigio azzurro cupo. Ride e scherza chinandosi sui ginocchi e dicendo: «Che cosa mi dai se ti do... se ti do... indovina!». E il bambino, battendo le manine, tutto ridente: «Baci, baci ti do, Anna bella, Anna buona, Anna mamma!...» 

Anna, sentendosi dire: «Anna mamma», ha un vero grido di affetto gioioso e si stringe contro il piccolino, dicendo: «O gioia! Caro! Caro! Caro!». Ad ogni «caro» un bacio scende sulle gotine rosee. E poi vanno ad una scansia, e da un piatto scendono focaccine di miele. «Le ho fatte per te, bellezza della povera Anna, per te che mi vuoi bene... Ma, dimmi, quanto mi vuoi bene?». E il bambino, pensando alla cosa che più l'ha colpito, dice: «Come al Tempio del Signore». Anna lo bacia ancora sugli occhietti vispi, sulla boccuccia rossa, e il bambino le si strofina contro come un gattino. 

La madre va e viene con la brocca colma e ride senza dire nulla. Li lascia alle loro espansioni. Entra dall'orto un uomo anziano, un poco più basso di Anna, con una testa di folti capelli tutti bianchi. Un viso chiaro, dalla barba tagliata in quadrato, con due occhi azzurri come turchesi fra ciglia di un castano chiaro quasi biondo. È vestito di un marrone scuro. Anna non lo vede perché volge le spalle all'uscio, e lui le viene alle spalle dicendo: «E a me nulla?». 

Anna si volge e dice: «O Gioacchino! Hai finito il tuo lavoro?». Contemporaneamente il piccolo Alfeo gli corre ai ginocchi dicendo: «Anche a te, anche a te», e quando il vecchiotto si curva e lo bacia, il bambino gli si avvinghia al collo spettinandogli la barba con le manine e coi baci. 

Anche Gioacchino ha il suo dono: leva da dietro alla schiena la mano sinistra e offre una mela così bella che pare di ceramica, e dice ridendo al bambino che tende le manine avidamente: «Aspetta che te la faccio a pezzi. Così non puoi. È più grossa di te», e con un coltelluccio che ha alla cintola, un coltello da potatore, ne fa fette e fettine, e pare imbocchi un uccellino nidiace tanta è la cura con cui mette i bocconi nella bocchina aperta, che sgrana e sgrana. 

«Ma guarda che occhi, Gioacchino! Non sembrano due pezzettini del mar di Galilea quando il vento della sera spinge un velo di nube sul cielo?». Anna parla tenendo appoggiata una mano sulla spalla del marito e appoggiandovisi lievemente anche lei, una mossa che rivela un profondo amore di sposa, un amore intatto dopo i molti anni di coniugio. 

E Gioacchino la guarda con amore e annuisce dicendo: «Bellissimi! E quei ricciolini? Non hanno il colore delle biade che il sole ha seccato? Guarda: e dentro c'è misto oro e rame». «Ah! se avessimo avuto un bambino lo avrei voluto così, con questi occhi e questi capelli...». Anna si è chinata, inginocchiata anzi, e bacia con un sospirone i due occhioni azzurro-grigi. 

Gioacchino sospira anche lui. Ma la vuol consolare. Le pone la mano sui capelli cresputi e canuti e le dice: «Ancora occorre sperare. Tutto può Dio. Finché si è vivi, il miracolo può avvenire, specie quando lo si ama e ci si ama». Gioacchino calca molto sulle ultime parole. 

Ma Anna tace, avvilita, e sta a capo chino per non mostrare due lacrime che scendono e che vede solo il piccolo Alfeo, il quale, stupito e addolorato che la sua grande amica pianga come fa lui qualche volta, alza la manina e asciuga quel pianto. Non piangere, Anna! Siamo felici lo stesso. Io, almeno, lo sono perché ho te». «Anche io per te. Ma non ti ho dato un figlio... Penso aver spiaciuto al Signore, poiché mi ha inaridito le viscere... ». 

«O moglie mia! In che vuoi avergli spiaciuto tu, santa? Senti. Andiamo ancora una volta al Tempio. Per questo. Non solo per i Tabernacoli. Facciamo lunga preghiera... Forse ti avverrà come a Sara... (Genesi 17, 15-21; 18, 10-15; 21, 1-3) come ad Anna di Elcana (1 Samuele 1; 2, 1-10). Molto attesero e si credevano riprovate perché sterili. Invece per loro, nei cieli di Dio, si maturava un figlio santo. Sorridi, mia sposa. Il tuo pianto mi è più dolore che l'esser senza prole... Porteremo Alfeo con noi. Lo faremo pregare, lui che è innocente... e Dio prenderà la sua e nostra preghiera insieme e ci esaudirà». 

«Si. Facciamo voto al Signore. Suo sarà il nato. Purché ce lo conceda... Oh! sentirmi chiamare " mamma "!». E Alfeo, spettatore stupito e innocente: «Io ti ci chiamo!». «Sì, gioia cara... ma ce l'hai la mamma tu, e io... io non ho bambino...» 
La visione cessa qui. 
*
Comprendo che si è iniziato il ciclo della nascita di Maria. E ne sono molto contenta, perché lo desideravo tanto. Penso e sarà contento anche lei (Il direttore spirituale della scrittrice, il padre Romualdo M. Migliorini dell’ordine dei Servi di Maria a cui Maria Valtorta si rivolge spesso. A volte viene assecondato un suo 5 desiderio, come nei Cap 44 e 45, o gli viene dedicato un episodio, come nel Cap 58, o gli viene diretto un insegnamento, come nel Vol 3 Cap 180 e in Vol 4 Cap 234, o gli viene fatta una confidenza, come nel Vol 3 Cap 185 e 212. Porta la comunione alla scrittrice, vedi Vol 2 Cap 108. Tutto il brano che segue fino alla fine del capitolo si trova scritto come annotazione all’inizio del quaderno autografo, sulla facciata interna del riquadro; ma lo abbiamo collocato qui, perché è evidente che si riferisce al contenuto del presente capitolo). 

Prima che io iniziassi a scrivere, ho sentito la Mamma dirmi: «Figlia, scrivi dunque di me. Ogni tua pena verrà consolata». E, mentre diceva questo, mi posava la mano sul capo in una carezza soave. Poi è venuta la visione. Ma sul principio, ossia finché non sentii chiamare la cinquantenne a nome, non compresi d'esser di fronte alla madre della Mamma e per ciò alla grazia della sua nascita. 


AMDG et DVM

mercoledì 15 agosto 2018

Come il gioco mortale della roulette russa. STATE ATTENTI!

NON ASPETTATE PIÙ NIENTE
DAGLI UOMINI DI POTERE
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22 agosto 2009

JNSR:   Signore, vieni in mio aiuto. Sii benedetto, Signore. Io ti ascolto, vieni in nostro aiuto! Sii benedetta da tutti i tuoi figli, Vergine Santissima, Santa Madre di DIO e degli uomini!

GESÙ: Il Signore ascolta tutti coloro che Lo chiamano, per rassicurarli di fronte alla loro inquietudine per la situazione generale della loro Terra e del Mondo intero.  Diffidate di quanto può accadere a sorpresa. È vero che l'uomo dovrebbe preoccuparsene. Siate vigilanti e accorti.

Sappiate che DIO è già al corrente di tutto quanto si sta preparando, e vi mette in guardia.

Non turbatevi! Questo mondo è pieno di insidie. Non lasciatevi sorprendere come il cieco davanti all'ostacolo!

La vostra libertà Mi Impedisce di andare oltre la vostra scelta. Ma Io posso ancora avvertirvi.

Riflettete sempre sulle due proposte che vi vengono presentate. Non rispondete subito. Siate accorti!

È difficile credere che all'epoca attuale, l'uomo cerchi ancora di uccidere il prossimo, usando ogni sorta di mezzi. Purtroppo, è quello che succede!

State attenti! Quando le armi non bastano più a distruggere popolazioni, diventate troppo numerose, i Padroni del Mondo vanno alla ricerca di un procedimento più efficace, e che potrebbe sembrare innocente... E quando l'hanno trovato e messo a punto, non manca che l'informazione affinché tutti si lancino a capofitto. nella loro trappola. Allora, lanceranno le loro reti nel Mare instabile di tutti i popoli.

Le loro reti sono la Vocel’Informazione, la paura catastrofica di una pandemia mortale, il terrore di una influenza infettiva che già infierisce dappertutto, facendo morti a centinaia in tutte le Nazioni

I piccoli, i più miseri, i più fragili, non vivono più del loro lavoro; tutto è stato loro tolto, il pane, l’acqua, ed ora toglieranno loro anche la vita.

JNSR:  Perché, Signore, così tanta miseria? Ma il Signore viene ad avvertirli.

GESÙ:  Riflettete: a chi conviene? Chi può trarre profitto da questa sedicente pandemia che esige un vaccino per ogni persona, in ogni paese? Già si può notare che esiste un commercio e un obbligo a farsi vaccinare.
Questa pandemia non è che un'esca.

JNSR:  È vero che alcuni virus sono stati diffusi intenzionalmente in certi paesi e in certi luoghi? È vero che anche questa malattia contagiosa si è sviluppata per contatto dei malati, durante viaggi in gruppo o per contatto nelle scuole. Ma non è questa la vera causa di questa malattia, che non è mortale.


Lo vera pandemia da temere sta in questa vaccinazione obbligatoria, decisa dall’Onnipotenza di coloro che hanno autorità su tutte le piccole autorità di questo Mondo.

Questi vaccini, e alcuni tra essi che avranno via libera tra i più inoffensivi, contengono un prodotto non adatto per curare l'influenza, che in nessun caso può prevenire e tanto meno guarire. Tale vaccinazione è come il gioco mortale della roulette russa. Essa farà sparire, a caso, un gran numero di individui che moriranno in seguito ad una cattiva influenza. Si potrà allora contare il gran numero di individui che periranno per volontà dei Potenti, che si credono immortali  e futuri  proprietari  di  tutta la Terra.

Non saranno considerati tutti criminali, perché non tutti saranno al corrente di quanto si  sta tramando. Al  contrario, tutti  coloro che saranno chiamati a vaccinare le popolazioni, ben sapendo le conseguenze, saranno dei criminali per avervi partecipato.

Questo Messaggio, come tanti  altri che  circoleranno nel Mondo, diventeranno Messaggi di DIO, perché tutta l'Umanità è divina in quanto “Creazione di DIO”, e nessuno ha il diritto di eliminare l'uomo come un animale.

L'uomo deve rispettare tutta la natura, come l'acqua, l’aria e tutti gli animali, come deve rispettare se stesso. È  DIO che dona la VITA.

Quanto presento qui, in questo Messaggio del 22 agosto 2009, festa di Maria, Regina Immacolata, è stato approvato da tutto il Cielo.

Nessuno ha il diritto di condurre a morte certa il  suo  prossimo.              

Non è stato possibile verificare tutti i vaccini. È una vaccinazione sistematica che si sta organizzando.

Pregate Gesù, Maria, Giuseppe,
vostre Guide della Terra.

Pregate affinché i belligeranti siano ridotti al silenzio.





AD TE



AD TE.

"Ad te clamant jugiter tui famulantes,
Et in te fideliter omnes suspirantes,
Juvamen humiliter tuum implorantes,
Quos misericorditer audias clamantes."

***
<<... O Immacolato Cuore, Madre del mio Signore, Sorgente di Olio Santo della perenne Unzione, a Te io domando
da grande peccatore:
IL TUO SEGRETO MOSTRAMI
ED OGGI A TE CONSACRAMI.>>

*
"Avete un'Anima con un corpo dato e che lo Spirito ha vivificato. 
ORA sta a voi decidere che farne."

AMDG et DVM

PREGHIERA ALLA VERGINE assunta in cielo, del Ven. Papa Pio XII

IT ]
PIO XII
PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALLA VERGINE ASSUNTA IN CIELO*

 

<< O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.
1. — Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;
e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.
2. — Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;
e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.
3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;
e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
4. — Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli ;
e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.
5. — Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete; dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;
e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.>> 

*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 281 - 282
 Tipografia Poliglotta Vaticana
 A.A.S., vol. XXXXII (1950), n. 15, pp. 781 - 782.


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