mercoledì 15 agosto 2018

CREDO di Paolo VI

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SOLENNE CONCELEBRAZIONE A CONCLUSIONE DELL'«ANNO DELLA FEDE»
NEL CENTENARIO DEL MARTIRIO DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO
OMELIA DI 
SUA SANTITÀ PAOLO VI*
Piazza San Pietro - Domenica, 30 giugno 1968

Venerati Fratelli e diletti Figli.
Con questa solenne Liturgia Noi concludiamo la celebrazione del XIX centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e diamo così all’«Anno della Fede» il suo coronamento: l’avevamo dedicato alla commemorazione dei Santi Apostoli per attestare il nostro incrollabile proposito di fedeltà al Deposito della fede (Cfr. 1 Tim. 6, 20) che essi ci hanno trasmesso, e per rafforzare il nostro desiderio di farne sostanza di vita nella situazione storica, in cui si trova la Chiesa pellegrina nel mondo.
Noi sentiamo pertanto il dovere di ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno risposto al Nostro invito, conferendo all’ «Anno della Fede» una splendida pienezza, con l’approfondimento della loro personale adesione alla Parola di Dio, con la rinnovazione della professione di fede nelle varie comunità, e con la testimonianza di una vita veramente cristiana. Ai Nostri Fratelli nell’Episcopato, in modo particolare, e a tutti i fedeli della santa Chiesa cattolica, Noi esprimiamo la Nostra riconoscenza e impartiamo la Nostra Benedizione.
Al tempo stesso, Ci sembra che a Noi incomba il dovere di adempiere il mandato, affidato da Cristo a Pietro, di cui siamo il successore, sebbene l’ultimo per merito, di confermare cioè nella fede i nostri fratelli (Cfr. Luc. 22, 32). Consapevoli, senza dubbio, della Nostra umana debolezza, ma pure con tutta la forza che un tale mandato imprime nel Nostro spirito, Noi Ci accingiamo pertanto a fare una professione di fede, a pronunciare un Credo, che, senza essere una definizione dogmatica propriamente detta, e pur con qualche sviluppo, richiesto dalle condizioni spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente il Credo di Nicea, il Credo dell’immortale Tradizione della santa Chiesa di Dio.
Nel far questo, Noi siamo coscienti dell’inquietudine, che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono all’influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in discussione. Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità. Senza dubbio la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di approfondire e presentare, in modo sempre più confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili misteri di Dio, fecondi per tutti di frutti di salvezza. Ma al tempo stesso, pur nell’adempimento dell’indispensabile dovere di indagine, è necessario avere la massima cura di non intaccare gli insegnamenti della dottrina cristiana. Perché ciò vorrebbe dire - come purtroppo oggi spesso avviene - un generale turbamento e perplessità in molte anime fedeli.
A tale proposito occorre ricordare che al di là del dato osservabile, scientificamente verificato, l’intelligenza dataci da Dio raggiunge la realtà (ciò che è), e non soltanto l’espressione soggettiva delle strutture e dell’evoluzione della coscienza; e che, d’altra parte, il compito dell’interpretazione - dell’ermeneutica - è di cercare di comprendere e di enucleare, nel rispetto della parola pronunciata, il significato di cui un testo è espressione, e non di ricreare in qualche modo questo stesso significato secondo l’estro di ipotesi arbitrarie.
Ma, soprattutto, Noi mettiamo la Nostra incrollabile fiducia nello Spirito Santo, anima della Chiesa, e nella fede teologale su cui si fonda la vita del Corpo mistico. Noi sappiamo che le anime attendono la parola del Vicario di Cristo, e Noi veniamo incontro a questa attesa con le istruzioni che normalmente amiamo dare. Ma oggi Ci si offre l’occasione di pronunciare una parola più solenne.
In questo giorno, scelto per la conclusione dell’«Anno della Fede», in questa Festa dei beati Apostoli Pietro e Paolo, Noi abbiamo voluto offrire al Dio vivente l’omaggio di una professione di fede. E come una volta a Cesarea di Filippo l’Apostolo Pietro prese la parola a nome dei Dodici per confessare veramente, al di là delle umane opinioni, Cristo Figlio di Dio, vivente, così oggi il suo umile Successore, Pastore della Chiesa universale, eleva la sua voce per rendere, in nome di tutto il popolo di Dio, una ferma testimonianza alla Verità divina, affidata alla Chiesa perché essa ne dia l’annunzio a tutte le genti.
Noi abbiamo voluto che la Nostra professione di fede fosse sufficientemente completa ed esplicita, per rispondere in misura appropriata al bisogno di luce, sentito da così gran numero di anime fedeli come da tutti coloro che nel mondo, a qualunque famiglia spirituale appartengano, sono in cerca della Verità.
A gloria di Dio Beatissimo e di Nostro Signore Gesù Cristo, fiduciosi nell’aiuto della Beata Vergine Maria e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, per il bene e l’edificazione della Chiesa, a nome di tutti i Pastori e di tutti i fedeli, Noi ora pronunciamo questa professione di fede, in piena comunione spirituale con tutti voi, Fratelli e Figli carissimi.

PROFESSIONE DI FEDE

<<Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cfr. Dz.-Sch. 3002), e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale.

Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, come Egli stesso lo ha rivelato a Mosè (Cfr. Ex. 3, 14); ed Egli è Amore, come ce lo insegna l’Apostolo Giovanni (Cfr. 1 Io. 4, 8): cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa Realtà divina di Colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che «abitando in una luce inaccessibile» (Cfr. 1 Tim. 6, 16) è in Se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di Lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l’eterna vita. I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico Essere divino, sono le beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l’umana misura (Cfr. Dz-Sch. 804). Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l’Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità.

Noi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore. In tal modo, nelle tre Persone divine, coaeternae sibi et coaequales (Dz-Sch. 75), sovrabbondano e si consumano, nella sovreccellenza e nella gloria proprie dell’Essere increato, la vita e la beatitudine di Dio perfettamente uno; e sempre «deve essere venerata l’Unità nella Trinità e la Trinità nell’Unità» (Dz-Sch. 75).

Noi crediamo in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri (Dz-Sch. 150); e per mezzo di Lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo l’umanità (Cfr. Dz.-Sch. 76), ed Egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature ma per l’unità della persona (Cfr. Ibid.).
Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in Sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo Comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri com’Egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo Sangue Redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risolto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all’Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto.
E il suo Regno non avrà fine.

Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei profeti, ci è stato inviato da Cristo dopo la sua Resurrezione e la sua Ascensione al Padre; Egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri, purché non si sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che penetra nell’intimo dell’anima, rende l’uomo capace di rispondere all’invito di Gesù: «Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste» (Matth. 5, 48).

Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo (Cfr. Dz.-Sch. 251-252) e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente (Cfr. Lumen gentium, 53), preservata da ogni macchia del peccato originale (Cfr. Dz.-Sch. 2803) e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature (Cfr. Lumen gentium, 53).
Associata ai Misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile (Cfr. Lumen gentium, 53, 58, 61), la Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste (Cfr. Dz.-Sch. 3903) e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa (Cfr. Lumen gentium, 53, 56, 61, 63; cfr. Pauli VI, Alloc. in conclusione III Sessionis Concilii Vat. IIA.A.S. 56, 1964, p. 1016; Exhort. Apost. Signum Magnum, Introd.), continua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti (Cfr. Lumen gentium, 62; Pauli VI, Exhort. Apost. Signum Magnum, p. 1, n. 1).

Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all’inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l’uomo non conosceva né il male né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione», e che esso pertanto è «proprio a ciascuno» (Dz-Sch. 1513).

Noi crediamo che nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che - secondo la parola dell’Apostolo - «là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rom. 5, 20).

Noi crediamo in un sol Battesimo istituito da Nostro Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano «dall’acqua e dallo Spirito Santo» alla vita divina in Gesù Cristo (Cfr. Dz-Sch. 1514).

Noi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni celesti; essa è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella trama della storia umana, l’opera e i dolori della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria (Cfr. Lumen gentium, 8 e 5). Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza (Cfr. Lumen gentium, 7, 11). È con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del Mistero della Morte e della Resurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione (Cfr. Sacrosanctum Concilium, 5, 6; Lumen gentium, 7, 12, 50). Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l’irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.
Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo spirito, per mezzo di quell’Israele di cui custodisce con amore le Scritture e venera i Patriarchi e i Profeti; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, di secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù. Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinario e universale (Cfr. Dz-Sch. 3011). Noi crediamo nell’infallibilità, di cui fruisce il Successore di Pietro, quando insegna ex cathedracome Pastore e Dottore di tutti i fedeli (Cfr. Dz.-Sch. 3074), e di cui è dotato altresì il Collegio dei vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo (Cfr. Lumen gentium, 25).

Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari lungi dal nuocere alla sua unità, la mettono in maggiore evidenza (Cfr.Lumen gentium, 23; cfr. Orientalium Ecclesiarum, 2, 3, 5, 6).

Riconoscendo poi, al di fuori dell’organismo della Chiesa di Cristo, l’esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all’unità cattolica (Cfr. Lumen gentium, 8), e credendo alla azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l’amore per tale unità (Cfr. Lumen gentium, 15), Noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l’unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.

Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa (Cfr. Lumen gentium, 14). Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l’influsso della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch’essi, in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la salvezza (Cfr. Lumen gentium, 16).

Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale (Cfr. Dz.-Sch. 1651).

Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino (Cfr. Dz-Sch. 1642, 1651-1654; Pauli VI, Litt. Enc. Mysterium Fidei), proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all’unità del suo Corpo Mistico (Cfr. S. Th. III, 73, 3).
L’unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente dinanzi a noi.

Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura passa; e che la sua vera crescita non può esser confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a contribuire - ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi - al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi. L’intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in Lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del Regno eterno.
Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che debbano ancora esser purificate nel Purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il proprio corpo siano accolte da Gesù in Paradiso, come Egli fece per il Buon Ladrone, costituiscono il Popolo di Dio nell’aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della Resurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.
Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite intorno a Gesù ed a Maria in Paradiso, forma la Chiesa del Cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com’è (Cfr. 1 Io. 3, 2; Dz.-Sch. 1000) e dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi ed aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine (Cfr. Lumen gentium, 49).

Noi crediamo alla comunione tra tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la propria purificazione e dei beati del Cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo- la parola di Gesù: Chiedete e riceverete (Cfr. Luc. 10, 9-10; Io. 16, 24). E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Sia benedetto Dio Santo, Santo, Santo. Amen.>>

*Insegnamenti di Paolo VI, vol. VI, 1968, pp. 300-310.


Occorre vigilare, pregare e restare fortemente fedeli al Magistero autentico della Chiesa.

CAMMINATE NELLA LUCE


15 agosto 1984. 
Festa di Maria santissima Assunta in Cielo.

Camminate nella luce.

«Dal Paradiso, in cui sono entrata anche con il corpo, oggi vi guardo con i miei occhi materni e
misericordiosi.
Faccio scendere su di voi i raggi della mia Luce immacolata e, nella profonda tenebra in cui
siete sempre più avvolti, vi invito a camminare dietro la scia luminosa che parte dal mio Cuore.
Piccoli figli, camminate nella luce della vostra Mamma Celeste; lasciatevi trasportare sull'onda
del suo profumo di Paradiso.

Camminate nella luce della Fede.

Sono questi i tempi in cui i miei figli corrono il grave pericolo di allontanarsi dalla vera Fede.
Si diffondono gli errori; vengono ascoltati e seguiti; sono propagandati e diffusi soprattutto
attraverso la stampa, anche quella a carattere religioso. Quanto bisogno c'è oggi di una
stampa che diffonda la verità della fede nella sua chiarezza e nella sua integrità!
Allora occorre vigilare, pregare e restare fortemente fedeli al Magistero autentico della
Chiesa.
Per questo vi invito ad ascoltare l'insegnamento del Papa e a recitare spesso il Credo come
professione della vostra fede cattolica, anche a meditare la completa professione di fede
composta dal mio figlio prediletto, ormai giunto quassù, il Papa Paolo VI. Resterete allora nella
vera fede, figli prediletti della vostra Madre che è a tutti modello di come si deve credere,
custodire, amare e vivere la sola Parola di Dio.

Camminate nella luce della Grazia.

Come un terribile cancro, oggi il peccato contagia sempre più le anime e le conduce alla morte.
Se guardaste con i miei occhi, vedreste come si è estesa questa vera epidemia spirituale, che
fa strage fra tanti miei figli e li rende vittime del male. Occorre che voi diventiate gli
strumenti che Io adopero per la guarigione di tutti i poveri peccatori. Per questo vi invito a
camminare sulla strada dell'amore e della grazia divina, della mortificazione e della penitenza,
della preghiera e della santità.

Camminate nella luce dell'Amore.

In questi tempi, in maniera sempre più pericolosa, l'odio e l'egoismo sfrenato ovunque si
estendono.
Il mio Avversario porta dappertutto la divisione: nelle famiglie, nelle Comunità religiose, nella
Chiesa, in tutta la società umana. Oggi come diventa difficile capirsi, come si fa fatica a
vivere nella comprensione e nella reciproca intesa! Allora Io domando a voi di restare sempre
nella mia pace, di diventare strumenti di pace con tutti. Per questo vi invito, con dolce
severità, al silenzio, a gesti concreti di carità e di comunione, ad aiutare chi si trova in
necessità, a dire sempre parole di pace e di riconciliazione con tutti. Così diffonderete la mia
Luce immacolata nella tenebra che si è diffusa e contribuirete a trasformare la vostra vita
terrena sul modello di quella che si vive quassù in Paradiso, ove la vostra Mamma Celeste è
stata assunta anche con il suo corpo glorioso».


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Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini.

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BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 27 febbraio 2013


Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!



Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.
Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.
Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.

Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).

In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.

Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. 
E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. 
Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.

Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.

Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.
Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.
Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!


Saluti:
Je vous salue cordialement chers pèlerins de langue française, en particulier les personnes venant de France, de Belgique et des pays francophones qui ont voulu m’accompagner en étant présentes ici ou par la radio et la télévision. Je vous demande de vous souvenir de moi devant Dieu et de prier pour les Cardinaux appelés à élire un nouveau Successeur de l’Apôtre Pierre. Priez aussi pour que le Seigneur l’accompagne de la lumière et de la force de son Esprit ! Que Dieu vous bénisse ! Merci.

I offer a warm and affectionate greeting to the English-speaking pilgrims and visitors who have joined me for this, my last General Audience. Like Saint Paul, whose words we heard earlier, my heart is filled with thanksgiving to God who ever watches over his Church and her growth in faith and love, and I embrace all of you with joy and gratitude.

Ein herzliches »Vergelt’s Gott« sage ich allen Brüdern und Schwestern deutscher Sprache – euch, liebe Freunde, die ihr zu dieser letzten Generalaudienz meines Pontifikats gekommen seid, und allen zu Hause. Und ich danke der Traunsteiner Blaskapelle, daß sie uns die Bayernhymne so schön gespielt hat. Der Herr trägt die Kirche immer, er leitet sie auch in schwierigen Zeiten. Diese Sicht dürfen wir nie verlieren. Wir dürfen stets gewiß sein, der Herr ist uns nahe und umfängt uns mit seiner Liebe. Im Gebet bleiben wir, liebe Freunde, einander nahe, und im Gebet ist der Herr uns nahe. So grüße ich euch alle von ganzem Herzen. Der Herr segne euch und die Kirche in unseren Landen.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y de los países latinoamericanos, que hoy han querido acompañarme. Os suplico que os acordéis de mí en vuestra oración y que sigáis pidiendo por los Señores Cardenales, llamados a la delicada tarea de elegir a un nuevo Sucesor en la Cátedra del apóstol Pedro. Imploremos todos la amorosa protección de la Santísima Virgen María, Madre de la Iglesia. Muchas gracias. Que Dios os bendiga.

Amados peregrinos de língua portuguesa, agradeço-vos o respeito e a compreensão com que acolhestes a minha decisão. Continuarei a acompanhar o caminho da Igreja, na oração e na reflexão, com a mesma dedicação ao Senhor e à sua Esposa que vivi até agora e quero viver sempre. Peço que vos recordeis de mim diante de Deus e sobretudo que rezeis pelos Cardeais chamados a escolher o novo Sucessor do Apóstolo Pedro. Confio-vos ao Senhor, e a todos concedo a Bênção Apostólica.

Saluto in lingua araba:
البَابَا يُصْلِي مِنْ أَجَلِ جَمِيعِ النَّاطِقينَ بِاللُّغَةِ العَرَبِيَّةِ. لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ.
Traduzione italiana:
Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.

Saluto in lingua polacca:
Witam serdecznie wszystkich Polaków. Ostatnia audiencja generalna jest okazją, by podziękować Bogu za nasze wspólne spotkania. Dziękuję za waszą obecność tu w Rzymie w minionych latach, za wspólną modlitwę, za wszelkie dowody bliskości, sympatii i pamięci. Dziękuję Bogu za pielgrzymkę do Polski na początku mojego pontyfikatu i serdeczne przyjęcie jakiego doznałem. Mając wielkiego orędownika przed Bogiem, błogosławionego Jana Pawła II, „trwajcie mocni w wierze!” (por. 1 Kor 16, 13). Proszę was nadal o modlitwę w mojej intencji i w intencjach Kościoła. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

Traduzione italiana:
Saluto cordialmente tutti i Polacchi. L’ultima l’udienza generale è l’occasione per esprimere gratitudine a Dio per questi momenti di incontro. Vi ringrazio per la vostra costante presenza qui a Roma negli anni trascorsi, per ogni espressione di vicinanza, di simpatia e di ricordo. Rendo grazie a Dio per il mio pellegrinaggio in Polonia all’inizio del mio pontificato e per la calorosa accoglienza che ho sperimentato in quella occasione. Avendo un grande intercessore presso Dio, il Beato Giovanni Paolo II, “state saldi nella fede!” (cfr. 1 Cor 16, 13). Vi chiedo di continuare a pregare per me e per la Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua croata:
Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike! Dragi prijatelji, hvala na vašoj ljubavi i blizini. Pod zaštitom Majke Marije, ostanimo povezani u molitvi i vjeri u Krista Uskrslog. Rado blagoslivljam vas i vaše obitelji. Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:
Cordialmente saluto tutti i pellegrini croati! Cari amici, vi ringrazio per il vostro affetto e la vicinanza. Sotto la protezione della Madre celeste, rimaniamo uniti nella preghiera e nella fede in Cristo Risorto. Volentieri benedico tutti voi e le vostre famiglie. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:
S láskou zdravím poutníky z České republiky. Děkuji vám za vaši přítomnost a zvu vás, abyste ve světě věrně svědčili o radostné zvěsti spásy. Rád žehnám vám a vašim rodinám. Chvála Kristu!

Traduzione italiana:
Saluto con affetto i pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca e, nel ringraziarli per la loro presenza li invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della salvezza. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
S láskou vítam pútnikov zo Slovenskej republiky.
Bratia a sestry, ďakujem vám za modlitby a pozornosť, ktorými ste sprevádzali moju službu Nástupcu svätého Petra a zo srdca žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:
Con affetto do un benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Repubblica Slovacca.
Fratelli e sorelle, vi ringrazio per le preghiere e per l’attenzione con le quali avete accompagnato il mio servizio di Successore di San Pietro e cordialmente benedico voi e le vostre famiglie in Patria.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua rumena:
Lăudat să fie Isus Cristos! Adresez un salut cordial credincioşilor de limba română, mai ales celor de la Oradea! Vă primesc cu bucurie şi vă doresc ca pelerinajul vostru să aducă roade bune pentru voi şi comunităţile voastre. Vă binecuvântez din toată inima!

Traduzione italiana:
Sia lodato Gesù Cristo! Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua rumena, specialmente a quelli provenienti da Oradea. Vi accolgo volentieri ed auspico che il vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre comunità. Di cuore vi benedico!
* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. Grazie per il vostro affetto e amore. Grazie! Cari amici, grazie per questi otto anni tra di voi e vi ringrazio per la vostra partecipazione così numerosa a questo incontro, come pure per il vostro affetto e per la gioia della vostra fede. Sono sentimenti che ricambio cordialmente, assicurando la mia preghiera per voi qui presenti, per le vostre famiglie, per le persone a voi care, per la cara Italia e Roma.

Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il Signore riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con entusiasmo; sostenga voi, cari malati, perché accettiate con serenità il peso della sofferenza; e guidi voi, cari sposi novelli, perché facciate crescere le vostre famiglie nella santità.

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LA MADONNA CI FACCIA PARTECIPARE AL SUO TRIONFO


PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
Lunedì, 15 agosto 1977

Raccogliamo, Fratelli carissimi, il messaggio che la Madonna Assunta in cielo manda al mondo, manda alla Chiesa, manda ad ogni vita, animata dalla grazia del battesimo e dei sacramenti e continuamente confortata come scrive S. Paolo, «ad essere santi ed immacolati al cospetto di Dio nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà» (Eph. 1, 4-6).

La nostra vita naturale, vulnerata fin dall’origine, nell’equilibrio delle sue facoltà etico-funzionali, tende quasi per gravità spontanea, ad abbandonarsi al peso e all’attrattiva dell’istinto animale; ma «coloro che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio», ancora ci ammonisce S. Paolo (Rom. 8, 8); bisogna vivere secondo lo Spirito che ci fa figli adottivi di Dio e suoi eredi (Ibid. 8, 12; Gal. 4, 7). Anche il nostro corpo mortale, se animato dallo Spirito Santo, possiede un pegno di vita nuova e di risurrezione, di cui la Madonna ha avuto il privilegio, corona degli altri incomparabili a Lei conferiti, di subito godere.

La Madonna così ci invita a modellare la nostra vita, inferma e caduca sulla perfezione della sua. A dare a questa nostra povera vita il senso, il gusto, il desiderio della bellezza; la bellezza è un riflesso dello spirito nella forma sensibile; e allora siamo invitati allo studio e alla pratica della purezza, oggi tanto deturpata e quasi respinta dal costume che la dovrebbe difendere e professare; e con essa la letizia dell’armonia fra il segno esteriore e sensibile, che per la sua facile intemperanza reclama il freno della mortificazione affinché il regno dello spirito si affermi forte, umile e luminoso. La Madonna ci faccia partecipare al suo trionfo con la disciplina escatologica dell’anima che vuol essere cristiana. Nel nome di Maria, così sia.

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DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Castel Gandolfo, martedì 15 agosto 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Oggi la Chiesa in festa celebra la gloriosa Assunzione al cielo di Maria Santissima. Da sempre il Popolo di Dio, guidato dalla Rivelazione e dalla Tradizione, crede che la Madre di Cristo è stata associata alla vittoria del Figlio sulla morte e La venera Assunta nella gloria in anima e corpo.
Scelta da Dio come sede purissima per "venire ad abitare" in mezzo agli uomini, Maria, al termine della sua esistenza terrena, è stata accolta subito in cielo. Per questo la Comunità cristiana, con un celebre inno, ne canta gioiosa le lodi e così La invoca: "Ave, sostegno possente di fede; / Ave, vessillo splendente di grazia... / Ave, o chiave del regno di Cristo / Ave, speranza di eterni tesori... / Ave, per Te con la terra esultano i cieli; / Ave, per Te con i cieli tripudia la terra" (Akathistos).
La festa dell'Assunta, celebrata un po' dovunque con sagre paesane, coincide con il "Ferragosto", sinonimo di ferie estive. Esorto tutti, in particolare quanti si trovano in vacanza, a riscoprire il senso cristiano dell'odierna ricorrenza, partecipando alla celebrazione eucaristica e pregando con devozione la nostra Madre celeste.
L'Assunta ci ricorda che vera nostra patria è il Cielo e ci offre il suo aiuto materno per prepararci all'incontro definitivo con Cristo, al termine del nostro pellegrinaggio sulla terra.

2. Quest'anno, il 15 agosto, nel cuore dell'Anno Santo, segna anche l'inizio dell'incontro mondiale dei giovani. Molti di essi sono arrivati nei giorni scorsi, e questo pomeriggio vi sarà l'apertura ufficiale della quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù, con la cerimonia del rito dell'accoglienza, prima a San Giovanni in Laterano e poi in Piazza San Pietro.
Ringrazio gli organizzatori e i numerosi volontari per quanto hanno fatto e per ciò che faranno nei prossimi giorni per assicurare la riuscita del grande Giubileo dei giovani. Ringrazio, in modo particolare, le famiglie, le parrocchie, le scuole, gli istituti, che hanno aperto le loro porte per ospitare i giovani pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Si può dire che, da oggi a domenica prossima, Roma sarà la capitale della gioventù del mondo!

3. Su questo appuntamento giubilare invochiamo la materna protezione della Vergine Santissima. La invochiamo contando sull'intercessione di san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, di cui ieri abbiamo celebrato la memoria. La Regina del cielo, da lui tanto amata, continui a seguire come madre premurosa il cammino terreno dei suoi figli, specialmente delle nuove generazioni, ed a tutti ricordi la meta gloriosa, dove Ella ci ha preceduti e ci attende.



Dopo l'Angelus
Dear English-speaking pilgrims: Mary’s assumption into heaven speaks to us of the great hope which sustains all Christian hearts – that one day we will be with her in the Kingdom of her Son, our Lord Jesus Christ. May the Blessed Mother’s intercession strengthen our faith and love as we journey to our eternal destiny. I commend you and your families to the powerful protection of the Queen of Heaven.

Chers Pèlerins de langue française, soyez les bienvenus en cette fête de l’Assomption ! Que la Vierge Marie vous aide à accueillir le Christ chaque jour dans votre vie, comme elle a su si bien le faire, et à servir les autres ! Priez pour les nombreux jeunes réunis ces jours-ci à Rome pour leur Journée mondiale. Je vous bénis tous de grand cœur.

Saludo ahora cordialmente a los peregrinos de lengua española aquí presentes, así como a quienes se han unido a esta plegaria mariana del Angelus a través de la radio o la televisión. Hoy, solemnidad de la Asunción de la Virgen María, inicia la Jornada Mundial de la Juventud. A Nuestra Señora y Madre encomiendo de modo particular a todos y cada uno de los jóvenes que, desde América Latina y España, han venido a Roma para este gran encuentro, a la vez que imparto con afecto a vosotros y a vuestras familias la Bendición Apostólica.

Liebe Pilger aus den Ländern deutscher Sprache! Ich freue mich, daß ihr in meine Sommerresidenz gekommen seid, um Maria zu ehren. Heute ist ihr Hochfest, der "Große Frauentag". Was der "großen Frau" der Heilsgeschichte zuteil wurde, das ist auch unsere Hoffnung: am Ende der Zeit ganz bei Christus zu leben - mit Leib und Seele. Gern erteile ich euch den Apostolischen Segen.

A minha saudação afectuosa também a quantos estão aqui de língua portuguesa: Possa a vossa peregrinação terrena seguir sempre o rasto luminoso de Nossa Senhora da Assunção! Ao dar-nos Jesus, Ela foi colocada à vista de todos como «estrela da manhã» que guia a bom porto, ao abrigo seguro que é Deus. Ponde os olhos N'Ela, e não vos perdereis.

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów zgromadzonych dzis na Jasnej Górze pod przewodnictwem Ksiedzem Prymasa i Episkopatu Polski. Pozdrawiam szczególnie mlodych, którzy u stóp Jasnogórskiej Pani jednocza sie w modlitwie z rówiesnikami z calego swiata, przezywajacymi w Rzymie jubileuszowe spotkanie mlodziezy.
Polecam waszej modlitwie wszelkie sprawy Kosciola i moja posluge. Wszystkich was zawierzam laskawej opiece Maryi. Niech wam Bóg blogoslawi!
Traduzione italiana
Saluto cordialmente tutti i pellegrini radunati oggi a Jasna Góra sotto la presidenza del Cardinale Primate e dell’Episcopato Polacco. In modo speciale saluto i giovani che ai piedi della Madonna di Jasna Góra si uniscono nella preghiera con i coetanei di tutto il mondo, i quali a Roma vivono l'incontro giubilare della gioventù.

Alla vostra preghiera raccomando tutte le vicende della Chiesa e il mio ministero. Affido tutti voi alla benevola protezione di Maria. Dio vi benedica!


***
DE  - EN  - ES  - FR  - HR  - IT  - PT ]

SOLENNITÀ DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Castel Gandolfo
Lunedì, 15 agosto 2005

Cari fratelli e sorelle!
Nell’odierna solennità dell’Assunta contempliamo il mistero del passaggio di Maria da questo mondo al Paradiso: celebriamo, potremmo dire, la sua "pasqua". Come Cristo risuscitò dai morti con il suo corpo glorioso e ascese al Cielo, così la Vergine Santa, a Lui pienamente associata, è stata assunta nella gloria celeste con l’intera sua persona. Anche in questo, la Madre ha seguito più da vicino il suo Figlio e ha preceduto tutti noi. Accanto a Gesù, nuovo Adamo, che è "la primizia" dei risorti (cfr 1 Cor 15,20.23) la Madonna, nuova Eva, appare come "primizia e immagine della Chiesa" (Prefazio), "segno di sicura speranza" per tutti i cristiani nel pellegrinaggio terreno (cfr Lumen gentium, 68).

La festa dell’Assunta, tanto cara alla tradizione popolare, costituisce per tutti i credenti un’utile occasione per meditare sul senso vero e sul valore dell’esistenza umana nella prospettiva dell’eternità. Cari fratelli e sorelle, è il Cielo la nostra definitiva dimora. Da lì Maria ci incoraggia con il suo esempio ad accogliere la volontà di Dio, a non lasciarci sedurre dai fallaci richiami di tutto ciò che è effimero e passeggero, a non cedere alle tentazioni dell’egoismo e del male che spengono nel cuore la gioia della vita.

Invoco l’aiuto di Maria Assunta in Cielo specialmente per i giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù che, trasferendosi da altre Diocesi tedesche dove sono stati ospiti per alcuni giorni, oppure provenendo direttamente dai loro Paesi, si incontrano da quest’oggi a Colonia. A Dio piacendo, mi unirò a loro anch’io, giovedì prossimo, per vivere insieme i vari momenti di tale straordinario evento ecclesiale. 

Culmine della Giornata Mondiale della Gioventù sarà la solenne Veglia di sabato sera e la Celebrazione eucaristica di domenica 21 agosto. La Vergine Santa ottenga a tutti coloro che vi prenderanno parte di seguire l’esempio dei Magi per incontrare Cristo presente soprattutto nell’Eucaristia e ripartire poi per le loro città e nazioni di origine con il vivo proposito di testimoniare la novità e la gioia del Vangelo.

Dopo l'Angelus
Desidero esprimere la mia spirituale vicinanza alla cara popolazione di Cipro, particolarmente provata dall’incidente aereo che ha provocato la morte di 121 persone. Mentre affido al Signore le vittime del disastro, fra le quali 48 bambini di ritorno dalle vacanze nell’Isola, assicuro il mio particolare ricordo nella preghiera per i defunti, per i loro familiari e per quanti sono nel dolore a causa di questa tragedia.

Chers pèlerins francophones, je vous adresse mon salut cordial. Je vous confie, vous et vos familles, ainsi que les jeunes qui sont en route vers Cologne, à Notre-Dame, que nous honorons en ce jour. Puissent les jeunes d’aujourd’hui se mettre à l’école de la Vierge Marie, pour dire comme elle au Seigneur: «Que ta volonté soit faite !».

I greet all the English-speaking visitors present today. I hope that your visit to Castel Gandolfo and Rome will be a source of physical and spiritual renewal so that you return home strengthened in faith and Christian love. I invite you to join me during these days in praying for the success of the coming World Youth Day in Cologne, Germany. May the Lord bless you and your families!

Saludo a los peregrinos de lengua española llegados a Castelgandolfo para el rezo del Ángelus, particularmente a los miembros de la Obra de la Iglesia. También a cuantos se unen a través de la radio y la televisión. Que esta solemnidad de la Asunción de la Virgen María, ilumine vuestra fe y esperanza. ¡Feliz día de fiesta!

A minha saudação aos peregrinos de língua portuguesa, cujos passos confio a Nossa Senhora da Assunção. Ela precedeu-nos a caminho do Céu, tornando-Se farol seguro para todo o coração inquieto à procura de Deus. Obrigado pela vossa visita.

Pozdrawiam wszystkich Polaków. W dniu Wniebowzięcia jednoczę się w duchu z pielgrzymami na Jasnej Górze, w Kalwarii i wielu innych sanktuariach. Niech Maryja wyprasza wam obfite łaski. Szczęść Boże!
[Saluto tutti i polacchi. Nel giorno dell’Assunzione mi unisco spiritualmente ai pellegrini raccolti a Jasna Gora, a Kalwaria e in tanti altri santuari. Maria ottenga per loro abbondanti grazie. Dio vi benedica!]
Von Herzen grüße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache. Mit großer innerer Freude feiern wir heute das Hochfest der Aufnahme Mariens in den Himmel. Bitten wir die Gottesmutter um ihre Fürsprache für ein gutes Gelingen des 20. Weltjugendtags in Köln. Euch allen wünsche ich einen gesegneten und frohen Fest.

Rivolgo ora un saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i giovani delle comunità neocatecumenali appartenenti a diverse parrocchie delle Diocesi di Piazza Armerina, Oppido–Palmi, Mileto e Locri, che con questa visita hanno voluto confermare la loro fedeltà al Successore di Pietro prima di recarsi a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù.
  
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martedì 14 agosto 2018

«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 1,3).

"UBI PETRUS, IBI ECCLESIA, IBI DEUS"


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 20 Giugno 2012


La benedizione divina per il disegno di Dio Padre (Ef 1,3-14)

Cari fratelli e sorelle,

la nostra preghiera molto spesso è richiesta di aiuto nelle necessità. Ed è anche normale per l'uomo, perché abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno degli altri, abbiamo bisogno di Dio. Così per noi è normale richiedere da Dio qualcosa, cercare aiuto da Lui; e dobbiamo tenere presente che la preghiera che il Signore ci ha insegnato, il «Padre nostro», è una preghiera di richiesta, e con questa preghiera il Signore ci insegna le priorità della nostra preghiera, pulisce e purifica i nostri desideri e così pulisce e purifica  il nostro cuore. Quindi se di per sé è normale che nella preghiera richiediamo qualcosa, non dovrebbe essere esclusivamente così. C'è anche motivo di ringraziamento, e se siamo un po' attenti vediamo che da Dio riceviamo tante cose buone: è così buono con noi che conviene, è necessario, dire grazie. E deve essere anche preghiera di lode: se il nostro cuore è aperto, vediamo nonostante tutti i problemi anche la bellezza della sua creazione, la bontà che si mostra nella sua creazione. Quindi, dobbiamo non solo richiedere, ma anche lodare e ringraziare: solo così la nostra preghiera è completa.

Nelle sue Lettere, san Paolo non solo parla della preghiera, ma riporta preghiere certamente anche di richiesta, ma anche preghiere di lode e di benedizione per quanto Dio ha operato e continua a realizzare nella storia dell’umanità.
E oggi vorrei soffermarmi sul primo capitolo della Lettera agli Efesini, che inizia proprio con una preghiera, che è un inno di benedizione, un'espressione di ringraziamento, di gioia. San Paolo benedice Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, perché in Lui ci ha fatto «conoscere il mistero della sua volontà» (Ef 1,9). Realmente c'è motivo di ringraziare se Dio ci fa conoscere quanto è nascosto: la sua volontà con noi, per noi; «il mistero della sua volontà».  «Mysterion», «Mistero»: un termine che ritorna spesso nella Sacra Scrittura e nella Liturgia. Non vorrei adesso entrare nella filologia, ma nel linguaggio comune indica quanto non si può conoscere, una realtà che non possiamo afferrare con la nostra propriaintelligenza. L’inno che apre la Lettera agli Efesini ci conduce per mano verso un significato più profondo di questo termine e della realtà che ci indica. Per i credenti «mistero» non è tanto l’ignoto, ma piuttosto la volontà misericordiosa di Dio, il suo disegno di amore che in Gesù Cristo si è rivelato pienamente e ci offre la possibilità di «comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo» (Ef 3,18-19). Il «mistero ignoto» di Dio è rivelato ed è che Dio ci ama, e ci ama dall'inizio, dall'eternità.

Soffermiamoci quindi un po' su questa solenne e profonda preghiera. «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 1,3). San Paolo usa il verbo «euloghein», che generalmente traduce il termine ebraico «barak»: è il lodare, glorificare, ringraziare Dio Padre come la sorgente dei beni della salvezza, come Colui che «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo».

L’Apostolo ringrazia e loda, ma riflette anche sui motivi che spingono l’uomo a questa lode, a questo ringraziamento, presentando gli elementi fondamentali del piano divino e le sue tappe. Anzitutto dobbiamo benedire Dio Padre perché – così scrive san Paolo - Egli «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (v. 4). Ciò che ci fa santi e immacolati è la carità. Dio ci ha chiamati all’esistenza, alla santità. E questa scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel suo disegno, nel suo pensiero. Con il profeta Geremia possiamo affermare anche noi che prima di formarci nel grembo della nostra madre Lui ci ha già conosciuti (cfr Ger 1,5); e conoscendoci ci ha amati. La vocazione alla santità, cioè alla comunione con Dio appartiene al disegno eterno di questo Dio, un disegno che si estende nella storia e comprende tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale. Dio non esclude nessuno, il suo progetto è solo di amore. San Giovanni Crisostomo afferma: «Dio stesso ci ha resi santi, ma noi siamo chiamati a rimanere santi. Santo è colui che vive nella fede» (Omelie sulla Lettera agli Efesini, 1,1,4).

San Paolo continua: Dio ci ha predestinati, ci ha eletti ad essere «figli adottivi, mediante Gesù Cristo», ad essere incorporati nel suo Figlio Unigenito. L’Apostolo sottolinea la gratuità di questo meraviglioso disegno di Dio sull’umanità. Dio ci sceglie non perché siamo buoni noi, ma perché è buono Lui. E l'antichità aveva sulla bontà una parola: bonum est diffusivum sui; il bene si comunica, fa parte dell'essenza del bene che si comunichi, si estenda. E così poiché Dio è la bontà, è comunicazione di bontà, vuole comunicare; Egli crea perché vuole comunicare la sua bontà a noi e farci buoni e santi.

Al centro della preghiera di benedizione, l’Apostolo illustra il modo in cui si realizza il piano di salvezza del Padre in Cristo, nel suo Figlio amato. Scrive: «mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,7). Il sacrificio della croce di Cristo è l’evento unico e irripetibile con cui il Padre ha mostrato in modo luminoso il suo amore per noi, non soltanto a parole, ma in modo concreto.Dio è così concreto e il suo amore è così concreto che entra nella storia, si fa uomo per sentire che cosa è, come è vivere in questo mondo creato, e accetta il cammino di sofferenza della passione, subendo anche la morte. Così concreto è l'amore di Dio, che partecipa non solo al nostro essere, ma al nostro soffrire e morire.  Il Sacrificio della croce fa sì che noi diventiamo «proprietà di Dio», perché il sangue di Cristo ci ha riscattati dalla colpa, ci lava dal male, ci sottrae alla schiavitù del peccato e della morte. San Paolo invita a considerare quanto è profondo l’amore di Dio che trasforma la storia, che ha trasformato la sua stessa vita da persecutore dei cristiani ad Apostolo instancabile del Vangelo. Riecheggiano ancora una volta le parole rassicuranti della Lettera ai Romani: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?... Io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura, potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,31-32.38-39). Questa certezza - Dio è per noi, e nessuna creatura può separarci da Lui, perché il suo amore è più forte - dobbiamo inserirla nel nostro essere, nella nostra coscienza di cristiani. 

Infine, la benedizione divina si chiude con l’accenno allo Spirito Santo che è stato effuso nei nostri cuori; il Paraclito che abbiamo ricevuto come sigillo promesso: «Egli dice Paolo - è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria» (Ef 1,14). La redenzione non è ancora conclusa - lo sentiamo -, ma avrà il suo pieno compimento quando coloro che Dio si è acquistato saranno totalmente salvati. Noi siamo ancora nel cammino della redenzione, la cui realtà essenziale è data con la morte e la resurrezione di Gesù. 

Siamo in cammino verso la redenzione definitiva, verso la piena liberazione dei figli di Dio. E lo Spirito Santo è la certezza che Dio porterà a compimento il suo disegno di salvezza, quando ricondurrà «al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1,10). San Giovanni Crisostomo commenta su questo punto: «Dio ci ha eletti per la fede ed ha impresso in noi il sigillo per l’eredità della gloria futura» (Omelie sulla  Lettera agli Efesini 2,11-14). Dobbiamo accettare che il cammino della redenzione è anche un cammino nostro, perché Dio vuole creature libere, che dicano liberamente sì; ma è soprattutto e prima un cammino Suo. Siamo nelle Sue mani e adesso è nostra libertà andare sulla strada aperta da Lui. Andiamo su questa strada della redenzione, insieme con Cristo e sentiamo che la redenzione si realizza.

La visione che ci presenta san Paolo in questa grande preghiera di benedizione ci ha condotto a contemplare l’azione delle tre Persone della Santissima Trinità: il Padre, che ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha pensato e creato; il Figlio che ci ha redenti mediante il suo sangue e lo Spirito Santo caparra della nostra redenzione e della gloria futura. Nella preghiera costante, nel rapporto quotidiano con Dio, impariamo anche noi, come san Paolo, a scorgere in modo sempre più chiaro i segni di questo disegno e di questa azione: nella bellezza del Creatore che emerge dalle sue creature (cfr Ef 3,9), come canta san Francesco d’Assisi: «Laudato sie mi’ Signore, cum tutte le Tue creature» (FF 263). Importante è essere attenti proprio adesso, anche nel periodo delle vacanze, alla bellezza  della creazione e vedere trasparire in questa bellezza il volto di Dio. Nella loro vita i Santi mostrano in modo luminoso che cosa può fare la potenza di Dio nella debolezza dell’uomo. E può farlo anche con noi. In tutta la storia della salvezza, in cui Dio si è fatto vicino a noi e attende con pazienza i nostri tempi, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida.

Nella preghiera impariamo a vedere i segni di questo disegno misericordioso nel cammino della Chiesa. Così cresciamo nell’amore di Dio, aprendo la porta affinché la Santissima Trinità venga ad abitare in noi, illumini, riscaldi, guidi la nostra esistenza. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23), dice Gesù promettendo ai discepoli il dono dello Spirito Santo, che insegnerà ogni cosa.  Sant'Ireneo ha detto una volta che nell'Incarnazione  lo Spirito Santo si è abituato a essere nell'uomo. Nella preghiera dobbiamo noi abituarci a essere con Dio. Questo è molto importante, che impariamo a essere con Dio, e così vediamo come è bello essere con Lui, che è la redenzione.

Cari amici, quando la preghiera alimenta la nostra vita spirituale noi diventiamo capaci di conservare quello che san Paolo chiama «il mistero della fede» in una coscienza pura (cfr 1 Tm 3,9). La preghiera come modo dell’«abituarsi» all’essere insieme con Dio, genera uomini e donne animati non dall’egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce nel buio del mondo.

Vorrei concludere questa Catechesi con l’epilogo della Lettera ai Romani. Con san Paolo, anche noi rendiamo gloria a Dio perché ci ha detto tutto di sé in Gesù Cristo e ci ha donato il Consolatore, lo Spirito di verità. Scrive san Paolo alla fine della della Lettera ai Romani: «A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le Scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti, perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen» (16,25-27). Grazie.