Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata insieme col santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo. ave, suo tabernacolo, ave, sua casa. Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.
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Dal libro di P. Alessandro Maria Apollonio (F.I.), Mariologia francescana. Da San Francesco d'Assisi ai Francescani dell'Immacolata. Estratto della Tesi di laurea in Sacra Teologia con specializzazione in Mariologia, Pontificia Facoltà Teologica "Marianum, Roma 1997, pp.36-57.
Tre sono gli elementi risalenti alle origini che maggiormente rivelano lo "spirito mariano" del Poverello: la Chiesa di Santa Maria degli Angeli (la Porziuncola) in Assisi e due testi, composti entrambi dallo stesso san Francesco. Questi sono: l'antifona Sancta Maria Virgo e il saluto Ave Domina.
1. Santa Maria degli Angeli (la Porziuncola) Per comprendere lo straordinario vincolo spirituale che legava il Santo alla chiesa della Porziuncola, sita nella pianura di Assisi, bisogna risalire al comando che egli ricevette dal Crocifisso di «ricostruire la sua casa che era tutta in rovina»3. La sua obbedienza fu prontissima4, anche se egli non capì subito che Gesù si riferiva principalmente non alla chiesa di mura bensì a quella Chiesa «quam Christus suo sanguine acquisivit, sicut eum Spiritus sanctus edoquit, et ipse postmodum fratribus revelavit»5.
Dopo aver restaurato le chiesette di san Damiano e di san Pietro, spinto «ob devotionem ferventem, quam habebat ad Dominam mundi»6, fissò la sua dimora presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, con l'intento di ripararla: questa sarà considerata la culla, «caput et mater»7 dell'Ordine Francescano8. Ciò che il dottor Serafico scrive, è assai significativo a riguardo: «Sentiens autem iuxta nomen ipsius ecclesiae, quo ah antiquo S. Maria de Angelis vocabatur, "angelicarum ibi visitationum frequentiam", pedem fixit ibidem propter reverentiam Angelorum amoremque praecipuum Matris Christi. Hunc locum vir sanctus amavit prae caeteris mundi locis; hic etenim humiliter coepit, hic virtuose profecit, hic feliciter consummavit, hunc in morte fratribus tamquam Virgini carissimum commendavit»9.
La scelta di Santa Maria degli Angeli come culla dell'Ordine non è, dunque, priva di significato, ma risponde perfettamente alla coscienza che san Francesco aveva della mediazione straordinaria di Colei che egli volle come Avvocata per sé e per i suoi frati10. San Bonaventura coglie splendidamente il senso della profonda devozione mariana del Serafico Patriarca: «In ecclesia Virginis Matris moram faciente servo ipsius Francisco et apud eam quae concepii Verbum plenum gratiae et veritatis, continuis insistente, gemitibus, ut fieri dignaretur advocata ipsius, meritis Matris misericordiae concepit ipse ac peperit spiritum evangelicae veritatis»11.
La prova definitiva dell'affetto particolarissimo per Santa Maria degli Angeli, ce la dà, infine, lo stesso san Francesco. Infatti, quando il Santo «fu espulso violentemente da Rivotorto, egli se ne uscì con tutti i suoi frati con molta disinvoltura»12, perché «nihil volebat proprietatis habere, ut omnia posset in Domino plenius possidere»13.
Invece, quando si trattava della Porziuncola - come giustamente osserva il Canonici (ivi) -, egli non voleva che i suoi frati l'abbandonassero per nessun motivo: «aiebat proinde fratribus saepe: "Videte, o filii, ne quando hunc locum relinquatis. Si ab una parte foras pelleremini, ex alla reintrate; nam locus iste vere sanctus est et habitatio Dei. Hic cum paucis essemus, nos augmentavit Altissimus; hic luce sapientiae suae illuminavit suorum pauperum corda; hic igne amoris sui nostras voluntatis accendit. Hic qui oraverit corde devoto, quod petierit obtinebit..."»14.
Inoltre, per meglio valutare la predilezione di cui godeva Santa Maria degli Angeli, rispetto tutte le altre chiese e conventi dell'Ordine, bisogna ricordare che ivi si moltiplicarono i primi frati15, santa Chiara vi ricevette l'abito religioso16, san Francesco vi convocava i suoi frati per i capitoli generali17, durante i quali egli inviò i primi missionari18; da Santa Maria degli Angeli san Francesco partì per la Francia19, per la Spagna e la Palestina, là egli ritornava puntualmente dopo i suoi viaggi20.
Quando il Santo sentì vicino il momento della sua dipartita da questo mondo, volle essere portato nuovamente a Santa Maria degli Angeli, per concludere la sua mirabile esistenza terrena sotto il patrocinio di quella Vergine nel cui grembo era nato e si era sviluppato il nuovo Ordine21. La Porziuncola fu dunque un luogo particolarmente caro a san Francesco, tanto da definirla "formam et exemplum" della vita evangelica dei frati22; essa, assieme a Niepokalanów - la Città dell'Immacolata polacca fondata da san Massimiliano nel 1927 - è il modello, "formam ed exemplum", a cui si sono ispirati sin dall'inizio i due fondatori, p. Stefano e p. Gabriele, ed a cui si ispirano tutte le Case Mariane dei Francescani dell'Immacolata23. Infatti, le comunità francescane di Niepokalanów in Polonia e Mugenzai no Sono in Giappone, «hanno incarnato al vivo, si può dire, la vita evangelica delle primitive comunità francescane (S. Maria degli Angeli, S. Damiano, Greccio,...), rinnovando ai nostri giorni la primitiva vita francescana vissuta "nella luce dell'Immacolata" e operando come centri propulsori di apostolato mariano a raggio sempre più vasto, senza esclusione di mezzi tecnologici da usare a sostegno della "Missione dell'Immacolata"»24.
2. L'antifona dell'Ufficio della Passione25
Si tratta di una particolare preghiera mariana inserita nella paraliturgia intitolata Ufficio della Passione, composta dallo stesso san Francesco, per esser recitato accanto alle Ore liturgiche ordinarie. Ecco il testo dell'antifona nell'edizione critica di p. Kajetan Esser: «Sancta Maria virgo, non est tibi similis nata in mundo in mulieribus, filia et ancilla altissimi summi Regis Patris caelestis, mater sanctissimi Domini nostri Jesu Christi, sponsa Spiritus Sancti; ora pro nobis cum S. Michaele archangelo et omnibus virtutibus et omnibus Sanctis apud tuum sanctissimum dilectum Filium, Dominum et magistrum. Gloria Patri. Sicut erat»26.
Poiché l'Ufficio della Passione consta di sette ore e l'antifona mariana veniva cantata due volte per ogni ora, prima e dopo il salmo, ne risulta che ogni giorno l'antifona mariana Sancta Maria Virgo veniva recitata almeno 14 volte27. Ciò determinò che i suoi contenuti avessero straordinaria diffusione, soprattutto dal tempo in cui i frati minori si diffusero in tutto il mondo.
Come si osserva facilmente, l'antifona mariana ha una struttura trinitaria: «filia et ancilla altissimi summi Regis Patris caelestis: mater sanctissimi Domini Nostri Iesu Christi, sponsa Spiritus Sancti»28.
Non è mia intenzione studiare particolareggiatamente tutti gli elementi del testo, tuttavia mi sembra necessario soffermarmi un momento sul titolo di Sponsa Spiritus Sancti, che è il più caratteristico, senza entrare in merito alle controversie contemporanee29.
- Antecedenti patristici e medievali
Anzitutto il titolo Sponsa Spiritus Sancti sembra originale. Perciò sorprende trovarlo sulle labbra di san Francesco, che amava definirsi ignorante ed illetterato («ignorans sum et idiota»)30. Infatti, secondo gli studiosi, esso è assai raro nella tradizione patristica e medievale31. Il primo scrittore cristiano dell'Occidente che usa una espressione equivalente al titolo mariano Sposa dello Spirito Santo è il poeta Prudenzio (+ dopo il 405), nel suo Liber Apotheosis: «Innuba Virgo nubit Spiritui»32.
Trattandosi di una composizione poetica, l'espressione non ha suscitato particolare interesse teologico. Tuttavia è innegabile l'importanza di questo testo poiché anche la poesia degli autori cristiani è "luogo teologico", dove si esprime e si trasmette la fede del Popolo di Dio. Dopo Prudenzio, ritroviamo un'espressione simile solo nel Codice Vaticano latino 5758, del VI-VII secolo. In esso vi è, tra le altre, l'omelia De Natale Domini33, erroneamente attribuita a san Agostino nel passato, ed ultimamente restituita a san Pietro Crisologo (+450) da dom Donatien De Bruyne34.
Il manoscritto Vat. Lat. 5758 riporta, nel finale della suddetta omelia, la seguente espressione: «... Maria sanctae ecclesiae figuram praedicationis fuisse manifestum est, quae dispensata quidem fuerat Joseph, sed sponsa inuenta est Spiritui sancto»35.
Uno studio critico di dom Alejandro Olivar36 ha messo in luce che la parte finale dell'omelia De Natale Domini37, proprio quella che contiene la sopracitata espressione, non è da attribuirsi allo stesso Vescovo ravennate, ma è «una combinación propria, sin duda, del mismo compilador de sermones autor de la colección que es el Vat. Iat. 5758»38. Rimane tuttavia il fatto che l'espressione è stata scritta da qualcuno, perlomeno nel VI-VII secolo39.
Anche lo Ps. Hildefonso - identificato con san Ambrogio Autperto (+784)40 o con san Pascasio Radberto (+860)41 - rappresenta figurativamente lo Spirito Santo che si rivolge a Maria con le parole del Cantico dei Cantici: «Veni de Libano, sponsa mea!» (Ct 4, 2)42.
Tra gli altri scrittori antichi dell'Occidente cristiano che hanno usato espressioni simili o equivalenti, riporto i due più significativi: il beato Amedeo di Losanna (+1159) e Nicola di Clairvaux, che fu segretario infedele di san Bernardo (+1176).
- Il beato Vescovo di Losanna è l'autore medievale che più sottolinea la relazione sponsale tra lo Spirito Santo e Maria, se consideriamo il periodo di tempo che arriva sino alla fine del XII secolo43. Le citazioni sotto riportate sono state scelte fra le molte contenute nelle celebri omelie mariane di san Amedeo. Manca tuttavia il titolo esplicito Sponsa Spiritus Sancti, pur trovandosi espressioni equivalenti: «[Beata Virgo] Spiritui Sancto foedere maritali copulata est»44. «Gaude ergo et laetare, Maria, quia concipies de spirannine; gaude, quia inventa eris habens in utero de Spiritu sancto [...]. Egredere, quia iam thalamus collocatus est, et sponsus venit libi, venit tibi Spiritus sanctus [...]. Tali Sponso [Spiritui Sancto] coniungéris, a tali marito fecundaberis»45.
- Meno ricco di citazioni, ma ugualmente significativo, è il pensiero di Nicola di Clairvaux sulla relazione sponsale di Maria con lo Spirito Santo. Secondo lo scrittore cistercense: «Virgo Dei Filio singulariter consecrata, specialiter sancto coniugata Spiritui»46.
Nell'Oriente cristiano si trovano più spesso espressioni molto simili e, almeno in un caso - il sermone di Cosma Vestitore sotto riportato - vi è il titolo nella sua precisa forma esplicita, anche se non invocativa. La Chiesa d'Oriente, d'altra parte, si è sempre contraddistinta per una pneumatologia più ricca e più sviluppata, soprattutto a livello cultuale, rispetto alla Chiesa d'Occidente. Riporto solo alcune tra le molte citazioni possibili:
- In una omelia del V secolo su Simeone e Anna, attribuita dal Migne a san Metodio vescovo di Olimpia (+ 31 1)47, ma oggi ritenuta "spuria" dalla critica48, si legge che Maria non era soggetta alla purificazione poiché «Spiritu Sancto eam sibi iam ante desposante et santificante»49.
- Cosma il Vestitore (VIII), oratore laico impiegato presso la corte di Costantinopoli afferma che san Gioacchino «Spiritui Sancto Sponsam genuit»50. - In un testo attribuito a Giacomo di Edessa (+708), della liturgia siro - occidentale del 26 dicembre, festa della Theotokos, viene invocato lo «Spirito Santo che la scelse come sposa»51.
- Nella liturgia Siro - occidentale del Grande Venerdì, la Madre di Gesù viene invocata con il titolo di «Sposa dello Spirito consolatore delle anime»52.
- Anche la liturgia Siro - maronita presenta più volte Maria con il titolo di Sposa dello Spirito Santo, ma siamo già, probabilmente, nel XV secolo53.
Da quanto sopra esposto, rimandando agli studi citati in nota per una rassegna più esauriente, risulta che, anche prima del XIII sec., l'idea del rapporto sponsale tra lo Spirito Santo e Maria era presente nella Chiesa d'Occidente e d'Oriente; mancava però la sua espressione più compiuta, in un titolo esplicito ed invocativo, così come la troviamo in san Francesco. Anche le ricerche più recenti confermano l'originalità della preghiera francescana in esame, pur dimostrandone l'armonico inserimento nel clima spirituale teologico del tempo54.
Sempre a riguardo del titolo mariano in esame, lo stesso Giovanni Paolo II riconosce che «Maria risponde all'annuncio dell'angelo con l'amore di una sposa capace di rispondere e di adeguarsi alla scelta divina in maniera perfetta. Per questo, soprattutto dai tempi di san Francesco d'Assisi, la Chiesa la chiama "sposa dello Spirito Santo"»55. Dopo aver esaminato i testi patristici e medievali fino al XII secolo, dobbiamo ammettere che il titolo Sposa dello Spirito Santo, così come lo troviamo nell'antifona dell' Officium Passionis, è un'intuizione di san Francesco che dimostra, ancora una volta, la sua profonda penetrazione teologico-sapienziale nel mistero di Maria. Intuizione, certo, non fantasia eccentrica, poiché solidamente fondata nella Scrittura (Lc 1,35; 1 Cor 6,16-19) e nella Tradizione56.
A questo riguardo p. Optato Van Asseldonk osserva: «Colpisce particolarmente l'equilibrio o l'armonia con cui il poverello riesce a collocare Maria e il Figlio sempre nel contesto trinitario, senza cadere in un certo pancristiano o marianismo. Sembra che un aspetto così maturo sia frutto diretto della sua profonda esperienza dello Spirito Santo, Spirito unico del Padre e del Figlio, di cui Maria è la Sposa; Spirito Santo la cui intima vita consiste nell'unire all'umanità il Padre nel Figlio, Dio-Uomo, concepito dallo Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria, fatta Chiesa»57.
- Mariologia dell'antifona Sancta Maria Virgo di san Francesco. E sorprendente il parallelo che intercorre tra l'immagine ideale di Maria espressa nell'antifona e l'ideale di vita religiosa che lo stesso san Francesco volle per le vergini consacrate:
Antiphona: Sancta Maria Virgo58 | Forma vivendi S. Clarae data59 |
«Sancta Maria Virgo, non est Tibi similis nata in mundo in mulieribus, | «Quia divina inspiratione fecistis vos |
filia et ancilla altissimi summi Regis Patris caelestis: mater sanctissimi Domini Nostri Iesu Christi | filias et ancillas altissimi summi Regis Patris caelestis, |
sponsa Spiritus Sancti |
et Spiritui Sancto vos desponsastis eligendo
|
ora pro nobis [...] apud tuum sanctissimum dilectum filium, Dominum et Magistrum». | vivere secundum perfectionem sancii Evangelii: volo et promitto per me et Fratres meos semper habere de vobis tamquam de ipsis curam diligentem et sollicitudinem specialem». |
Il parallelismo tra i due testi è messo bene in evidenza da p. Optato Van Asseldonk: «Le parole e il contenuto della Forma di vita ricordano da vicino l'antifona mariana dell'Ufficio della Passione [...]. La vocazione verginale, sponsale e materna delle Sorelle Povere è una partecipazione nella Chiesa alla maternità della Madre di Gesù. Questo mistero della maternità partecipata Francesco l'ha intuito - almeno per le Sorelle Povere - fino dai primi anni della sua conversione. È probabile che vi sia giunto attraverso la stessa Chiara. Lo lasciano supporre le parole già citate: "Poiché per divina ispirazione [...] vi siete sposate con lo Spirito Santo". Nella 1 e 2 Lettera di S. Francesco ai Fedeli, la maternità spirituale viene attribuita a tutti i penitenti del mondo»60.
Opportunamente osserva p. Cornelio Del Zotto che, per quanto riguarda la vocazione specifica delle Sorelle Povere, si tratta «innanzi tutto, di una scelta preferenziale e di una proposta di vita, che entrano nella forma perfetta della vita stessa di Maria, prima e perfetta glorificatrice del Padre, in virtù del suo rapporto di Figlia prediletta; santissima Madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo che in Lei inaugura la nuova forma di vita "consacrata"»61 .
La partecipazione del Santo al mistero di grazia e di fecondità di Maria è l'intuizione sottesa a tutta la spiritualità francescana62: a somiglianza di Maria, san Francesco diviene Madre per i suoi frati63 e vuole che l'amore materno ispiri le relazioni di amicizia tra i frati: «si mater nutrit et diligit filium suum (cfr 1 Thess 2,7) carnalem, quanto diligentius debet quis diligere et nutrire fratrem suum spiritualem?»64.
La dimensione essenzialmente mariana della forma di vita francescana è provata con sufficiente evidenza da p. Van Asseldonk a partire proprio dal titolo Sposa dello Spirito Santo, inserito nel contesto trinitario dell'antifona dell'Officium Passionis, e dalla forma di vita del 1212-1213. Dalla profonda somiglianza che unisce il testo dell'antiphona a quello della forma vivendi, e soprattutto dalla corrispondenza dei titoli attribuiti sia alla Sancta Maria Virgo sia alle vergini consacrate, risulta che «già per quella data la vita trinitaria "mariana" fosse la forma di vita fondamentale, sia per Francesco che per Chiara»65.
Ritengo utile sottolineare, a questo punto, che il modello di vita religiosa perfettamente evangelica a cui si ispira esplicitamente san Francesco, non è solo Cristo, ma è Cristo assieme alla sua Vergine Madre; ciò appare evidente anche dall' Ultima volontà scritta dal Poverello d'Assisi a santa Chiara: «Ego frater Franciscus parvulus volo segui vitam et paupertatem altissimi Domini nostri Jesu Christi et eius sanctissimae matris et perseverare in ea usque in finem [...]»66.
Inoltre, dalla stessa antifona appare che la devozione mariana di san Francesco è radicata profondamente nella spiritualità cristocentrica; infatti, il riferimento della Vergine Maria a Cristo è emergente rispetto alle altre divine Persone. San Bonaventura ne dà la ragione, quando afferma che il Poverello «Matrem Domini Iesu indicibili complectebatur amore, eo quod Dominum maiestatis fratrem nobis effecerit, et per eam simus misericordiam consecuti. In ipsa Post Christum praecipue fidens, eam sui ac suorum advocatam constituit [...]»67.
A sua volta il p. Kajetan Esser così commenta il testo di san Bonaventura: «In queste semplici parole dal biografo è espresso il motivo profondo della venerazione di S. Francesco per la Madonna. L'Incarnazione di Dio era il fondamento di tutta la sua vita religiosa, e sempre e con ogni cura si è sforzato di seguire in tutto le orme del Verbo Incarnato. Perciò doveva trattare con l'amore più riconoscente quella Donna, che non solo ha portato Dio nella nostra condizione umana, ma "ha reso nostro fratello il Signore della maestà". É strettamente unita all'opera della nostra redenzione; e dobbiamo ringraziarla, se abbiamo trovato grazia presso Dio»68.
Il costante riferimento di san Francesco alla "visibilità" del mistero divino, che nell'incarnazione trova l'espressione massima sia di tale "visibilità" sia della kenosi, conferisce - secondo p. Esser - anche alla sua devozione mariana quel carattere di immediatezza che ne costituisce il principio vitale e fecondo69
http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=article&sid=492
«Sancta Maria virgo, non est tibi similis nata in mundo in mulieribus, filia et ancilla altissimi summi Regis Patris caelestis, mater sanctissimi Domini nostri Jesu Christi, sponsa Spiritus Sancti; ora pro nobis cum S. Michaele archangelo et omnibus virtutibus et omnibus Sanctis apud tuum sanctissimum dilectum Filium, Dominum et magistrum. Gloria Patri. Sicut erat»
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