venerdì 30 marzo 2018

VENERDI' SANTO e inizio Novena alla Divina Misericordia







Venerdì Santo
A.D. 18 Terzo Millennio d.C.

Giovanni va a prendere la Madre:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10607.pdf

La Via dolorosa dal Pretorio al Calvario:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10608.pdf

La Crocifissione, la morte e la deposizione dalla Croce:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10609.pdf

Angoscia di Maria al Sepolcro:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10610.pdf

La chiusura del Sepolcro e ritorno al Cenacolo
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10611.pdf

La notte del Venerdì Santo. Lamento della Vergine. Il velo di Niche e la preparazione degli unguenti:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10612.pdf

RIFLESSIONI sulla Passione di Gesù e di Maria e sulla Com-passione di Giovanni
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10613.pdf


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La Novena alla Divina Misericordia 
insegnata da Gesù

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Primo giorno (Venerdì Santo)
Meditare su Gesù Crocifisso e sul valore delle anime (costano tutto il sangue di Gesù....)
Parole di nostro Signore: "Oggi portami l’umanità intera, specialmente tutti i peccatori, ed immergili nell’oceano della mia Misericordia. Così tu addolcirai la mia amarezza per la perdita delle anime".
Chiediamo misericordia per l’umanità intera.
Misericordioso Gesù, poiché tua prerogativa è d’aver compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma alla fiducia che nutriamo nella tua infinita bontà. Ricevi tutti nel tuo Cuore compassionevole e non respingere mai nessuno. Te lo chiediamo per l’amore che ti unisce al Padre ed allo Spirito santo.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, volgi il tuo sguardo di Misericordia sull’umanità intera, specialmente sui peccatori, la cui unica speranza è il Cuore pietoso di tuo Figlio. Per la sua dolorosa Passione, dimostra la tua Misericordia, affinché noi possiamo insieme eternamente lodare la tua potenza. Amen.

Segue coroncina alla Divina Misericordia

Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico:
Padre NostroPadre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave MariaAve Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

Secondo giorno (Sabato Santo)
Meditare su Gesù-Verbo e Gesù-Carne e sull’intima unione di amore tra noi e Dio.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime dei sacerdoti e dei consacrati ed immergile nella mia imperscrutabile Misericordia. Esse mi hanno dato la forza di sopportare la mia dolorosa Passione. Per mezzo di queste anime, come attraverso dei canali, la mia Misericordia si riversa sull’umanità".
Preghiamo per il clero e per i consacrati.
Misericordiosissimo Gesù, fonte di ogni bene, moltiplica sui consacrati la grazia, affinché con la parola e l’esempio compiano degnamente le opere di misericordia, in modo che tutti coloro che li vedono glorifichino il Padre che è nei cieli.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole agli eletti della tua vigna, i sacerdoti ed i religiosi, colmandoli della pienezza della tua benedizione. Per i sentimenti del Cuore di tuo Figlio concedi loro luce e forza, affinché possano condurre gli uomini sulla via della salvezza e glorificare per sempre con loro la tua Misericordia infinita. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Terzo giorno (Domenica di Pasqua)
Meditare sulla grande manifestazione della Divina Misericordia: il dono pasquale del
Sacramento della Penitenza che, nell’azione liberatrice dello Spirito Santo, reca risurrezione e pace ai nostri spiriti.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami tutte le anime fedeli e pie; immergile nell’oceano della mia Misericordia. Queste anime mi hanno confortato sulla via del Calvario; esse erano una goccia di consolazione in mezzo ad un oceano di amarezze".
Preghiamo per tutti i cristiani fedeli.
Misericordiosissimo Gesù, che concedi abbondantemente le tue grazie a tutti gli uomini, accogli nel tuo Cuore infinitamente buono tutti i cristiani fedeli e non permettere che ne escano mai più. Te lo chiediamo per il tuo profondo amore verso il Padre Celeste.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, volgi uno sguardo compassionevole alle anime fedeli, eredità del Figlio tuo; per i meriti della sua dolorosa Passione, concedi loro la tua benedizione e proteggile sempre, affinché non perdano l’amore e il tesoro della santa fede, ma lodino con tutta la schiera degli Angeli e dei Santi per l’eternità la tua infinita Misericordia. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Quarto giorno (Lunedì in Albis)
Meditare sulla Paternità di Dio, sulla confidenza ed il pieno abbandono che dobbiamo avere in Lui sempre e dovunque.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami quelli che non mi conoscono ancora. Anche ad essi ho pensato nella mia amara Passione e il loro futuro zelo confortava il mio Cuore. Immergili ora nell’oceano della mia Misericordia".
Preghiamo per i pagani e gli increduli
Misericordiosissimo Gesù, tu che sei la luce del mondo, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime di coloro che non ti hanno ancora conosciuto; siano illuminati dai raggi della tua grazia, affinché glorifichino con noi i prodigi della tua Misericordia.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime dei pagani e degli increduli, perché Gesù tiene anch’essi nel suo Cuore. Portale alla luce del Vangelo: che capiscano quanto grande è la felicita di amarti; fa’ che tutte glorifichino eternamente la generosità della tua Misericordia. Amen
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Quinto giorno (Martedì in Albis)
Meditare sulle parabole del buon Pastore e dei pastori infedeli (cfr. Gv. 10,11-16; Ez 34,4.16), mettendo in risalto la responsabilità che tutti abbiamo verso il prossimo vicino e lontano; in più soffermarsi a considerare attentamente gli episodi del rinnegamento e della conversione di S. Pietro (cfr. Mt 26,6975; Lc 22,31-32), dell’adultera (cfr. Gv 8,111) e della peccatrice (cfr. Lc 7,30-50).
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime dei fratelli separati, immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono quelle che nella mia amara agonia laceravano il mio Corpo ed il mio Cuore, cioè la Chiesa. Quando si riconcilieranno con la mia Chiesa, si rimargineranno le mie ferite e avrò sollievo nella mia Passione".
Preghiamo per quelli che s’ingannano nella fede
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa e non rifiuti mai la tua luce a chi la chiede, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime dei nostri fratelli separati. Attirale con il tuo splendore all’unità della Chiesa e non permettere che ne escano mai più, ma adorino anch’esse la generosità della tua Misericordia.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime degli eretici e degli apostati che, perseverando ostinatamente nei loro errori, hanno sprecato i tuoi doni ed abusato della tua grazia. Non guardare la loro cattiveria, ma l’amore di tuo Figlio e i dolori della Passione che Egli accettò per loro. Fa’ si che ritrovino al più presto l’unità e che, insieme a noi, esaltino la tua Misericordia. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Sesto giorno (Mercoledì in Albis)
Meditare su Gesù bambino e sulle virtù della mitezza e dell’umiltà di cuore (cfr. Mt 11,29), sulla dolcezza di Gesù (cfr. Mt 12,1521) e sull’episodio dei figli di Zaccheo (cfr. Mt 20,20-28; 18,1-15; Lc 9,46-48).
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli: immergile nell’oceano della mia Misericordia. Somigliano di più al mio Cuore, e sono esse che mi davano forza nella mia dolorosa agonia. Le ho viste allora come degli angeli terrestri, vigilanti sui miei altari. Sopra di loro verso i fiumi delle mie grazie, poiché soltanto un’anima umile, in cui metto tutta la mia fiducia, è capace di accettare i miei doni".
Preghiamo per i fanciulli e le anime umili
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: "Imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore" (Mt 11,29), ricevi nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli. Poiché danno gioia al Cielo, esse sono fatte segno dell’affetto speciale del Padre Celeste: sono un mazzo di fiori profumati davanti al trono divino, dove Dio si compiace del profumo delle loro virtù. Concedi loro la grazia di lodare perennemente l’Amore e la Misericordia di Dio
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime miti ed umili e a quelle dei fanciulli che sono particolarmente care al Cuore del Figlio tuo. Nessuna anima assomiglia più di loro a Gesù; il loro profumo si alza dalla terra per giungere al tuo trono. Padre di Misericordia e di Bontà, per l’amore che porti a queste anime e per la gioia che provi nel guardarle, ti supplichiamo di benedire il mondo intero, affinché noi possiamo glorificare eternamente la tua Misericordia. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Settimo giorno (Giovedì in Albis)
Meditare sul S. Cuore di Gesù e sull’immagine di Gesù Misericordioso, sui due fasci di luce bianca e rossa, simbolo di purificazione, di perdono e di sollievo spirituale.
Inoltre riflettere attentamente sulla tipica caratteristica messianica di Cristo: la Divina Misericordia (cfr. Lc 4,16-21; 7,18-23; Is 42,1-7; 61,1-6.10), soffermandoci sulle opere di misericordia spirituale e corporale ed in particolare sullo spirito di disponibilità verso il prossimo comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime che onorano e glorificano particolarmente la mia Misericordia. Sono anime che più di ogni altra hanno partecipato alla mia Passione e penetrano più profondamente nel mio Spirito, trasformandosi in copie viventi del mio Cuore Misericordioso.
Esse splenderanno nella vita futura di un particolare fulgore, e nessuna di loro cadrà nel fuoco dell’inferno; ciascuna avrà la mia assistenza all’ora della morte".
Preghiamo per quelli che venerano la Divina Misericordia e diffondono la sua devozione.
Misericordiosissimo Gesù, il tuo Cuore è Amore; accogli in esso le anime che onorano e diffondono in modo speciale la grandezza della tua Misericordia. Dotate della potenza stessa di Dio, sempre fiduciose nella tua imperscrutabile Misericordia e abbandonate alla santa volontà di Dio, esse portano sulle loro spalle l’intera umanità, ottenendo continuamente per essa dal Padre Celeste perdono e grazie. Che esse perseverino fino alla fine nel loro zelo iniziale; nell’ora della morte non venire loro incontro da Giudice, ma da Redentore Misericordioso.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, volgi uno sguardo di benevolenza sulle anime che adorano e glorificano specialmente il tuo principale attributo: l’infinita Misericordia. Rinchiuse nel Cuore Misericordioso di tuo Figlio, queste anime sono come un Vangelo vivo: le loro mani sono piene di atti di misericordia e la loro anima esultante canta l’inno della tua gloria. Noi ti preghiamo, Dio benigno, di manifestare loro la tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno riposto in te, affinché così si adempia la promessa di Gesù, cioè che proteggerà durante la vita e nell’ora della morte chiunque adorerà e propagherà il mistero della tua Misericordia". Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Ottavo giorno (Venerdì in Albis)
Meditare sulle parabole della Divina Misericordia (cfr. Lc 10,29-37;15,11-32;15,1-10) puntualizzando sia il sollievo della sofferenza verso i vivi e i defunti, come anche la promozione integrale dell’uomo e la necessità di avvicinare i lontani.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime che si trovano nel Purgatorio ed immergile nell’abisso della mia Misericordia, affinché gli zampilli del mio sangue ristorino la loro arsura. Tutte queste povere anime sono da me immensamente amate; esse soddisfano la Giustizia Divina. È in tuo potere portar loro sollievo offrendo tutte le indulgenze e le offerte espiatorie prese dal tesoro della mia Chiesa. Se tu conoscessi il loro tormento, non smetteresti di offrire l’elemosina delle tue preghiere e di pagare i debiti che esse hanno contratto con la mia Giustizia".
Preghiamo per le anime del Purgatorio.
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: "Misericordia io voglio" (Mt 9,13), accogli, ti preghiamo, nella dimora del tuo Cuore infinitamente pietoso le anime del Purgatorio, che ti sono molto care, ma che devono tuttavia soddisfare alla Giustizia Divina. I torrenti di sangue e di acqua, che sgorgano dal tuo Cuore, spengano le fiamme del fuoco del Purgatorio, affinché anche là si manifesti la potenza della tua Misericordia.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime che soffrono nel Purgatorio. Per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e per l’amarezza che riempì il suo Cuore sacratissimo abbi pietà di quanti si trovano sotto lo sguardo della tua Giustizia.
Ti chiediamo di guardare queste anime solo attraverso le Piaghe del tuo Figlio prediletto, perché siamo convinti che la tua Bontà e Misericordia non hanno limiti. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

Nono giorno (Sabato in Albis)
Meditare sulla Madonna ed in particolare sull’Ecce, Fiat, Magnificat e Adveniat, caratteristiche indispensabili per vivere un’autentica vita sacerdotale, tutta amore verso Dio e prestazione misericordiosa verso il prossimo, comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime tiepide e immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono esse che feriscono il mio Cuore nella maniera più dolorosa. Nell’Orto degli ulivi la mia anima provo verso di loro una grande avversione. Fu per causa loro che pronunciai quelle parole: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42). Il ricorso alla mia Misericordia resta per loro l’ultima ancora di salvezza".
Preghiamo per le anime tiepide
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa, accogli nella dimora del tuo Cuore le anime tiepide. Fa’ che si riscaldino al fuoco del tuo puro Amore queste anime gelide, che sono simili a cadaveri e ti ispirano tanta avversione. Gesù pietosissimo usa l’onnipotenza della tua Misericordia e attirale nelle fiamme più ardenti del tuo Amore, affinché, accese di nuovo zelo, siano esse pure al tuo servizio.
Pater... Ave... Gloria...
Eterno Padre, guarda con occhio pietoso le anime tiepide che sono oggetto d’amore del Cuore di tuo Figlio. Padre di Misericordia, per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e delle tre ore di agonia sulla Croce, permetti che, accese d’amore, esse glorifichino di nuovo la grandezza della tua Misericordia. Amen.
Preghiamo: O Dio, infinitamente pietoso, moltiplica in noi l’azione della tua Misericordia, affinché nelle prove della vita non disperiamo, ma ci conformiamo con una fiducia sempre più grande alla tua santa Volontà e al tuo Amore. Per nostro Signore Gesù Cristo, Re di Misericordia nei secoli. Amen. 

Segue coroncina alla Divina Misericordia

AMDG et DVM


giovedì 29 marzo 2018

Durante il pranzo nuziale chiede allo sposo due cose: di lasciarle la libertà di fare la comunione tutti i giorni e di non esserne geloso.




 

CONCHITA DEL MESSICO

Conchita fa parte di quelle donne sante alle quali Dio ha affidato, oltre al compito di casalinga e madre, un'altra vocazione di altissima importanza per la Chiesa mondiale. Per numerosi cambiamenti di residenza ella ha frequentato la scuola soltanto per circa tre anni, eppure esistono più di cento volumi, scritti da lei con un linguaggio splendido, in cui ha fissato tutto ciò che Gesù le ha detto. 
Il noto autore sudamericano di letterature spirituali, Mons. Luis Maria Martinez, è stato il direttore spirituale di Conchita durante gli ultimi dodici anni della sua vita. Egli scrive nel 1929: «Ci vorranno molti uomini e molti anni per svelare i tesori spirituali di questi scritti».

     Conchita nasce settima di undici figli in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Ella passa la sua infanzia in una hacienda, un podere del Messico di una volta. Questa ragazza, molto graziosa e dotata, è piena di tempera-mento e nello stesso tempo molto sensibile. El-la ama con passione la musica e andare a caval-lo. 

Ai balli e alle feste è una partner molto desi-derata. Però nella sua autobiografia descrive co-me il Signore la cerchi in questo periodo: «In un mondo di lunsinghe, di distrazioni e di feste sentivo un vuoto in me... Vivevo un immenso vuoto che pensavo di colmare con il matrimo-nio... Signore, io mi sento impotente ad amarti, voglio dunque sposarmi. Dammi molti figli af-finché essi ti amino meglio di me». Quando Conchita all'età di ventuno anni si spo-sa, la sua felicità è perfetta. Durante il pranzo nuziale chiede allo sposo due cose: di lasciarle la libertà di fare la comunione tutti i giorni e di non esserne geloso. 

L'amore reciproco degli sposi, con gli anni aumenta di tenerezza e in- tensità perché è fondato su una intensa vita di preghiera. Per Conchita l'amore coniugale non è un ostacolo per il suo abbandono a Dio. Ella scrive nel suo diario: «Mai il mio amore per lui (il marito) pieno di tenerezza, mi ha impedito di amare Dio». 
Nonostante il vero amore, il marito le costa tanta pazienza: «Quando ci siamo sposati mio marito aveva un carattere molto violento; era come polvere da sparo; ma appena scomparso il lampo dell'esplosione, si fermava tutto confuso. Dopo qualche anno si produsse in lui un tale cambiamento che la sua stessa mamma e le sue sorelle se ne stupirono. Credo che sia stato il lavoro della grazia e dei miei sforzi personali». 

Come moglie e madre si dona totalmente al ma-rito e ai figli. «Devo formare il cuore dei miei otto figli, lottare contro otto caratteri, mettere via il male, introdurre e sviluppare il bene». Conchita soffrì per tutta la vita di una estrema sensibilità. Ella scrive: «Il mio cuore si affezio-na facilmente alle persone e alle cose. Non soffrivo soltanto per la morte di una persona ama-ta, bensì già per la lontananza temporanea. Quante lacrime ho versato per questo motivo». 

Il 17 settembre 1901 muore inaspettatamente il suo amato sposo... «che Dio mi ha dato per se-dici anni, dieci mesi e nove giorni... Un pugna-le attraversava la mia anima senza mitigazione, senza consolazione alcuna. Quella notte il Si-gnore mi presentò il calice e me lo fece bere goccia a goccia, sino in fondo. Durante quei giorni, me ne andavo vicino al tabernacolo per attingervi sostegno e forza. Oh, notte di solitu-dine, di dolori, di sofferenza!». 

Oltre alla perdita del marito vive anche la mor-te di quattro dei suoi nove figli. Carlos muore all'età di sei anni; Pedro annega a quattro anni nel pozzo; Pablo muore all' età di diciotto anni di tifo. Sua figlia Concha entra all'età di dicias-sette anni in una delle congregazioni fondate dalla madre, però muore a trentacinque anni. Suo figlio Manuel entra dai Gesuiti e pronuncia i voti all'età di diciannove anni, poi dai superiori viene mandato in Spagna e non torna mai più in Messico. Però tutte queste sofferenze non sono perdute, bensì diventano fruttuose per tutta la Chiesa. 

Gesù stesso consola Conchita con queste parole: «Tu sarai madre di un gran numero di figli spirituali, però ti costeranno mille morti da martire». Gesù aveva già iniziato a preparare Conchita durante i felici anni del matrimonio in maniera particolare alla sua missione. Quando aveva 27 anni, Gesù parla per la prima volta al suo cuore: «La tua missione sarà di salvare le anime». 

«Sentii chiaramente in fondo alla mia anima, senza possibilità di dubbio queste parole. Non comprendevo come realizzare ciò. Presi decisioni molto pratiche, piene di fervore, ripetendo il mio desiderio di amare senza misura colui che è l'Amore. Ma ora bisognava ritornare nel mondo e ai miei doveri, con la necessità di cam-minare attraverso il fuoco senza bruciarmi. Nel medesimo tempo che questa fiamma cresceva nel mio cuore, lo zelo mi divorava e desideravo ardentemente far partecipare ad altri la felicità dei sublimi insegnamenti ricevuti». 

Però Conchita deve imparare a farsi plasmare pazientemente. Gesù la educa all'intimo racco-glimento per rendere la sua anima capace di ri-cevere le rivelazioni di Dio: «Non voglio che tu ti disperda esteriormente con le creature. Devi vivere chiusa nel santuario tutto interiore della tua anima, perché è lì che risiede lo Spi-rito Santo. Lì sono le tue delizie, le tue conso-lazioni, il tuo riposo. Non cercarlo altrove, non lo troverai!» 
Come vedova, a 39 anni, Conchita inizia final-mente anche all'esterno a mettere in pratica quell'apostolato al quale Gesù l'ha preparata interiormente per anni. 

La prima decisione pra-tica è di riunire 60 donne semplici dei dintorni per pregare con loro. Conchita non si sente im-barazzata a parlare loro dei segreti di Dio. «Sentivo in me un fuoco che bruciava e desi-deravo infiammare altri cuori con questa fiam-ma; ecco tutto! » «Il mio cuore aveva trovato il suo rifugio e la pace nella solitudine e nella preghiera. Mi sen-tivo infiammata dal desiderio della perfezione. Mentre meditavo questi progetti, umiliandomi, passavo i giorni nella desolazione, nell'ango-scia e nell'oscurità.. Avevo sete di Divino, una sete ardente di Gesù, ma mi sentivo schiacciata e come perduta in una via di fede oscura e sen-za speranza. Dio vuole da me che venga croci-fissa dal mio fiat, che desideri le sofferenze del martirio e versi il mio sangue ogni giorno per la salvezza delle anime». Offriti in oblazione per i miei sacerdoti. Uni-sciti al mio sacrificio per acquistare grazie. è necessario che in unione col Sacerdote eterno tu adempia al tuo ruolo di sacerdote, offren-domi al Padre per ottenere grazie e miseri-cordia per la Chiesa e per le sue membra». 

*

Conchita, durante il periodo delle opprimenti persecuzioni in Messico, spesso in casa sua nasconde sacerdoti, vescovi e religiosi. Madre Conchita non ha mai vissuto in un convento. La sua importanza per tutta la Chiesa consiste specialmente nella fondazione di cinque con-gregazioni, le cosidette 'Opere della Croce' e due movimenti laici per sacerdoti e per la santificazione delle famiglie. Da questi deri-vano ben nove congregazioni di suore. 

Conchita doveva essere la 'fedele eco della Ma-dre Dolorosa' conoscendo di persona le soffe-renze di Maria dopo la Risurrezione di Gesù. Dopo la morte del diretto-re spirituale che ella ha avuto per molti anni, Ramon Ibarra, il 2 febbraio 1917, per Conchita co-mincia il periodo del-la soledad. In que-sta profonda soli-tudine e abbando-no vive esattamente per venti anni fino alla sua morte avve-nuta il 3 marzo 1937. 

«Vivo la completa solitu-dine dell' anima, però questa è la volontà di Dio e Dio, per me, è sol-tanto lì dove è la Sua volontà. Non ca-pisco più nulla... i miei desideri, le mie impres-sioni e anche tutto ciò che è stato scritto, tutto fa parte del passato. Tutto desidero nasconde-re in Gesù, in Lui solo. Come è cam-biato tutto in me... Tutto ciò che è verità, tutto ciò che è duraturo e prezioso, è cielo. La terra con tutto quello che contiene è soltanto una via per raggiungerlo. Tutto si perde in Dio: l'amore, il dolore, i sogni, le speranze, i successi, veramente tutto si perde in Lui». Gesù l'aveva spesso incorag-giata parlando delle sof-ferenze di Sua Madre: «Ogni volta quando la mia santissima Ma-dre Maria provava il dolore della se-parazione da Me - veramente era continuo - lo presentava su-bito al Padre per il bene del mondo e per la Chiesa fiorente. Questo aposto-lato della soffe-renza, l'apostola-to della croce, del-la solitudine, era la tappa più feconda della Sua vita e indus-se il cielo a versare fiumi di grazie». 

Attraverso questo stato dolo-roso di abbandono esteriore e in-teriore, Conchita collaborerà in unione con Maria, per implorare una nuova Pentecoste per il mondo. «Il mio cuore ardeva... per le anime. In questo fuoco interiore che non proveniva da me, ho supplicato: 'Gesù, tu sei la salvezza degli uomini, salvali, salvali! '» Gesù ha risposto alla fervente richiesta di madre Conchita: «Lo Spirito Santo regnerà quando anche le mie sofferenze e la croce regneranno nelle anime. Fin quando la croce non sarà impressa nelle anime, lo Spirito Santo non regnerà!» Già cinquant' anni prima del Concilio Vaticano II Conchita ripete nei suoi scritti: «La Chiesa e il mondo hanno bisogno di una nuova Pentecoste, una seconda Pentecoste, una Pentecoste sacerdotale, una Pentecoste più profonda». 

Gesù le risponde nel 1927: «Prega per questa seconda venuta, per questa nuova Pentecoste... il mondo si oscura perché si è allon-tanato dallo Spirito San-to e tutto il male che suc-cede ha la sua origine in questo... Perciò il mon-do necessita più che mai della seconda venuta dello Spirito Santo, perché Egli disarma e di-strugge satana che si è infiltrato nel cuore della Chiesa». Perciò il Signore chiede a tutti gli uomini di sup-plicare insieme la venuta dello Spirito Santo «attraverso le vostre preghiere, i vostri sacrifici e le lacrime! Lo manderò di nuovo e questo succederà in un modo evidente, efficace che su-sciterà stupore nel mondo e porterà la Chiesa alla santità». 

«Dì al Papa che è mia volontà che il mondo cristiano implori lo Spirito Santo, la pace e il Suo regno nei cuori». Questo ha chiesto il Signore a Conchita esattamente 80 anni fa. «Soltanto questo Spirito Santo può rinnova-re il volto della terra; Egli porterà ai cuori la luce, l'unità e il vero amore... La Chiesa deve proclamarLo, le anime dovrebbero amarLo, tut-to il mondo sia consa-crato a Lui e il mondo vivrà la pace e l'effetto morale e spirituale più profondo anziché il male che lo tormenta». 

Settant'anni fa, l'11 marzo 1928, il Signore ha promesso: «Verrà il giorno che si svolgerà a S. Pietro a Roma la con-sacrazione del mondo allo Spirito Santo. è Mio desiderio che l'uni-verso venga consacrato allo Spirito Divino per-ché Egli si spanda su tutta la terra con la nuova Pentecoste». Il 3 marzo 1937 ha fine la missione terrena di Concepcion Cabrera de Armida, chiamata da tutti semplicemente Conchita. Ella muore in profonda agonia dopo una sofferenza di tre mesi. Quanto fosse unita con Cristo nella sua sofferenza Dio lo rende visibile nell'attimo del trapasso, quando il suo volto si trasforma in quello del Cristo crocifisso. 

Conchita è nella sua semplicità e naturalezza una delle più grandi mi-stiche di questo secolo. Anche il suo program-ma di vita era semplice: «Vorrei essere una san-ta. Questo desiderio sconfinato non mi abban-dona mai nonostante il peso della mia miseria».  

Preghiera per la beatificazione

Padre Celeste che scegliesti la tua Serva Maria Concepcion come ispiratrice della tua chiesa dello spirito sacerdotale delle Opere della Croce, ti preghiamo di glorificarla presto sulla terra e di concedere a noi la grazia che ti chiediamo per sua intercessione... per la tua gloria, consolazione del cuore di Gesù e regno dello Spirito Santo.  
Con approvazione ecclesiastica.  
Si pregano quanti ricevono grazie per sua intercessione di inviare relazione a: Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù. Via Appia Nuova 1468. - 00178 Roma. Tel 06/79340094
AMDG et DVM 

Il giorno del Sacerdozio, dell'Eucarestia e del Comandamento dell'Amore scambievole

El hombre, en su mujer, encontraba la vida de Dios; pero el hombre, en una hembra, que no es de su especie, encuentra la muerte. (7)

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Entró la muerte
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Dios dio a Adán un precepto positivo:
«Dios impuso (sivah) al hombre este mandamiento: del cualquier árbol del jardín puedes comer, mas del árbol de la ciencia del bien y del mal no comerás» (Gn 2, 16).
Si no se cumple ese precepto, viene la muerte:
«Porque el día que comieres de él, morirás (tamut) sin remedio» (Gn 2, 17).
El hebreo dice literalmente, “muriendo, tú morirás”. Esto significa que la sentencia de muerte se cumple el mismo día de la transgresión. Por lo tanto, esa muerte no se refiere ni a una muerte física, ni espiritual ni eterna.
Dios da un mandamiento que, si no se cumple, conduce a la muerte. Este precepto es dado antes de crear a la mujer. Es un precepto sólo para el varón, no es para la mujer. La mujer no estaba bajo la ley, bajo este mandamiento, porque no había sido creada.
«Donde no hay ley, no hay transgresión» (Rom 4, 15). La mujer no podía pecar porque no conocía este precepto.
¿Quién es la mujer que seducida peca, que va en contra de este mandamiento divino?
«… el engañado no fue Adán sino la mujer, que seducida incurrió en la transgresión» (1 Tim 2, 14).
El engañado no fue Adán, sino la mujer.
Es una mujer que existe antes de que Dios creara a la mujer (a la varona), y que conocía el mandamiento que Dios le había impuesto al hombre. Cuando Dios le comunica ese precepto, al lado del hombre está esa mujer.
Dios no impone su precepto a los primeros padres, sino sólo a Adán. Si Dios hubiera querido poner un precepto al varón y a la mujer conjuntamente, para que se sometieran con sus obras a Dios, para que le tributaran obsequios como reconocimiento de su dominio, entonces una vez creada la mujer, a los dos les hubiera impuesto ese precepto.
Pero, Dios se dirige solamente al varón. Y junto al varón, está esa mujer, esa hembra, que no es la mujer creada para el hombre.
Adán fue creado en el vientre de una hembra. Esa hembra debe actuar como madre de Adán. Por lo tanto, al lado de Adán está esa hembra, de la cual él fue tomado. Y Dios les da el precepto a los dos: a Adán y a la hembra.
La serpiente, en el Paraíso está hablando con esta mujer, con esta hembra, no con la mujer del hombre.
«¿Conque os ha mandado Dios que no comáis de los árboles todos del paraíso?» (Gn 3, 1).
Os ha mandado Dios: a los dos, al hombre y a la hembra se les da un mandato. El demonio está hablando a esta hembra, porque la mujer, cuando fue promulgado el precepto, no existía, no había sido creada, no podía conocer el mandato. El demonio se dirige a la mujer que estaba junto al varón cuando Dios le impuso su mandamiento. Para ella también era el precepto. Dios mostró Su Voluntad a los dos: al varón y a la hembra.
Esa mujer le responde a la serpiente con conocimiento de causa:
«Del fruto de los árboles del Paraíso comemos, pero del fruto del que está en medio del Paraíso nos ha dicho Dios: “No comáis de él, ni lo toquéis siquiera, no vayáis a morir”» (Gn 3, 3).
Nos ha dicho Dios: a los dos. No dice la mujer: Dios le ha dicho al varón que no puede comer de ese árbol. Y después, él me ha transmitido ese conocimiento. Y, por eso, sé que no se puede tocar ese árbol.
Esa hembra sabía directamente lo que había dicho Dios. Está hablando de su propio conocimiento, no del conocimiento que viene del varón, adquirido indirectamente.
Dios, cuando crea a la mujer, no le da un precepto de someterse a la mente del varón. Y, por lo tanto, el precepto que tiene el varón sobre el fruto del árbol no es para la mujer. Es para la hembra, que ya existía antes que la mujer.
Y la serpiente le contesta:
«No, no moriréis; es que sabe Dios que el día que de él comáis se os abrirán los ojos y seréis como Dios, conocedores del bien y del mal» (Gn 3, 4).
Literalmente, “no muriendo, tú no morirás” (de muerte, no morirás).
Hay tres diferentes clases de “muerte” (tamut):
una muerte física en la que hay separación del alma y del cuerpo: «murió (tamut)Débora… y fue enterrada…bajo una encina…» (Gn 35, 8); «murió (tamut) Raquel y fue sepultada en el camino…» (Gn 35, 19);
una muerte espiritual en la que el alma se separa de Dios por el pecado: «Yavé te ha perdonado los pecados, no morirás (tamut) (2 Sam 12, 13); «vosotros estabais muertos por vuestros delitos y pecados» (Ef 2, 1);
y una muerte eterna en la que el alma nunca más puede ver el rostro de Dios, ha quedado separada de Su Espíritu: «Si yo digo al impío: ¡Impío, vas a morir (tamut)!… el impío morirá (tamut) por su iniquidad…» (Ez 33, 8); «los cobardes, los infieles, los abominables, los homicidas, los fornicadores, los hechiceros, los idólatras y todos los embusteros tendrán su parte en el estanque, que arde con fuego y azufre, que es la segunda muerte» (Ap 21, 8).
«El día que comas… muriendo»: el día que comas… estarás entrando en la muerte, saliendo de la vida, construyendo un mundo sin vidaEl día que comas… aparecerá la acción de la muerte, pero no va a estar definida ni por el tiempo, ni por el modo, ni por el número ni por la persona. Se emplea un verbo en gerundio, el cual no define nada, no especifica nada.
Es la muerte en desarrollo:
■ sin tiempo: hasta el final de los tiempos;
■ sin modo: habrá muchas maneras de morir a causa de esa muerte;
■ sin número: serán muchos los hombres que conocerán la muerte;
■ sin referirse una persona en concreto: a todas alcanzará esa muerte.
Muriendo, morirás: de esta obra en desarrollo, de esta muerte, vienen las otras muertes física, espiritual y eterna.
El demonio dice: no muriendo. Es decir, seguirás en la vida. Y, por eso, le dice:
«…seréis como Dios…» (Gn 3, 4).
¿A qué muerte se refiere Dios? ¿A qué vida se refiere el demonio?
Dios ha creado al hombre y a la mujer para que sean «una sola carne»; es decir, para que engendren hijos de Dios por generación y por gracia.
«Por la envidia del diablo entró la muerte en el mundo» (Sab 2, 24).
Por el deseo de tener una humanidad para él, por el deseo intenso de imitar y superar la misión que Dios ha dado al hombre y a la mujer, el demonio abre la puerta a la muerte, abre en el mundo el camino de la muerte.
La vida está en la unión del varón con su mujer: unión de dos naturalezas humanas. Unión de un gameto masculino con un gameto femenino, que pertenecen, ambos, a la esencia del hombre.
Para que el hombre muera: de muerte, morirásmuriendo, morirás; es necesario que él se una a una hembra que no sea su mujer y que no pertenezca a la naturaleza humana.
El hombre, en su mujer, encontraba la vida de Dios; pero el hombre, en una hembra, que no es de su especie, encuentra la muerte.
Esa hembra no pertenecía a la naturaleza humana, pero tampoco pertenecía al reino animal.
El demonio no podía cruzar al hombre con un animal porque lo que sale es siempre estéril. El demonio sólo puede cruzar al hombre con una hembra de 47 cromosomas, uno menos que los del animal. Esa hembra es un puente entre el animal y el hombre. Es un medio, está en el medio. Esa hembra, por estar en medio, entre el hombre y el animal, puede unirse a ambos.
«… en medio del jardín el árbol de la ciencia del bien y del mal…» (Gn 2, 9).
En medio.
Adán fue creado usando como medio a una hembra ya existente, que pertenece a la especie próxima inferior. No es una hembra animal, sino pre-humana.
La mujer fue creada de la misma manera: el medio fue esa hembra.
En medio del jardín estaba esa hembra, que es el árbol de la ciencia del bien y del mal.
Si esa hembra se usa en la Voluntad de Dios, en la ciencia del bien, entonces se da la vida. Pero si se usa fuera de la Voluntad de Dios, en la ciencia del mal, se tiene la muerte. El cruce de especies es la muerte.
El demonio, en su envidia, quiere introducir esta muerte, que no es sólo un pecado de soberbia, sino una obra de lujuria carnal. Se trata de engendrar una humanidad hibridada, con la cual se imposibilite salvarse al hijo que se engendra.
Esta muerte, este cruce de especies es el enemigo de la obra de Dios: es una humanidad que va a luchar en contra de los hijos de Dios.
Esta humanidad viene por Adán:
«… por un hombre vino la muerte…» (1 Cor 15, 21): el cruce de especies. Y esa humanidad hibridada será lo último en desaparecer:
«El último enemigo reducido a la nada será la muerte» (1 cor 15, 26): será esta humanidad hibridada. Reducida a la nada. Esa humanidad hibridada será siempre enemiga de la humanidad de Dios, de los hijos de Dios.
El demonio quiere destruir el plan de Dios en el hombre y en la mujer. Y no hay otra forma de hacerlo sino que el hombre entre en esa hembra y engendre; es decir, coma del fruto de ese árbol.
El árbol es la hembra, su sexo. Un sexo que es conocimiento del bien y del mal. El hombre ya ha conocido a esa hembra en el camino del bien: se ha unido a ella sexualmente, en la Voluntad de Dios, para así crear a la mujer.
¿Qué es el fruto del árbol?
La hembra animal pre-humana también lo come:
«… cogió de su fruto, y comió, y dio también de él al hombre, y él comió con ella» (Gn 3, 6d).
Esa hembra cogió de su fruto.
Pero, antes ha entendido «que el árbol era bueno para comerse, hermoso a la vista y deseable para alcanzar por él sabiduría…» (Gn 3, 6a-6c);
La hembra ha comprendido:
1. que su sexo era bueno para que el hombre comiera de él; es decir, es bueno que el hombre engendre un hijo de ella.
2. que ella era hermosa para el hombre: su óvulo es hermoso para engendrar un hijo del hombre.
3. que ella tenía que mostrarse deseable para que el hombre entrara en ella, y así alcanzar la sabiduría que su especie no tenía porque no había descendencia.
El demonio engaña a la hembra dirigiendo su vida hacia una descendencia que ella no posee. Ella sólo ha sido creada como medio para formar al hombre y construir a la mujer. Pero no ha sido creada para tener descendencia, ni del hombre ni del animal. El demonio le hace desear esa sabiduría: con su sexo podía alcanzar lo que no tenía.
Entonces, coge de su fruto: se pone ante el varón como mujer, como la que excita su virilidad; come de su fruto: le propone al hombre engendrar un hijo en ella; le da también al hombre: se une a al hombre; él comió con ella: él engendró en ella un hijo.
Dios le prohibió a Adán engendrar un hijo de esa hembra. Y, por lo tanto, también le prohibió a esa hembra unirse al varón.
Los dos faltaron gravemente a este precepto divino. La mujer no pecó. La hembra sí.
Luego, el pecado original consiste en engendrar una humanidad para el demonio: hijos de los hombres. Los hombres se unen a esta hembra pre-humana, produciendo el caos en toda la Creación.
Una humanidad para la muerte: un cuerpo hibridado, que no pertenece a la naturaleza humana, que no es puro, sino que está mezclado con los genes de otra especie. En ese cuerpo hibridado no puede darse el Espíritu Divino. Luego, está habitado por el demonio. Es un cuerpo natural, de carne, no espiritual. Sin embargo, está unido a un alma humana. Tiene todavía la imagen de Dios, pero no puede tener su semejanza. Es un alma inteligente, racional, pero sin la gracia.
Es un alma humana en un cuerpo de bestia, que no puede aceptar el dominio del alma sobre él. Se rebela constantemente contra el alma, contra la razón, contra la verdad, contra toda ley. No puede vivir en la verdad. Sólo vive en el instinto que la carne busca.
Es un alma humana que vive la muerte de su cuerpo: no tiene vida espiritual ese cuerpo. Ese cuerpo está dominado por un demonio, poseído por éste.
No hay que entender el pecado original como un acto puntual de lujuria que Adán hizo una sola vez en esa hembra. Sino que hay que entenderlo como una decisión de Adán de engendrar de esa hembra y de vivir para siempre con ella.
No fue sólo un rato de cama, de placer, un gusto que los dos se dan, sino una elección de vida.
Por eso, el pecado original es gravísimo porque Adán se dedica a construir una humanidad fuera del plan de Dios. Una humanidad que tiene la muerte en sus genes y que lleva la vida hacia esa muerte. Por eso, Caín tiene que matar a Abel: vive para la muerte, para destruir toda vida.

AMDG et DVM

L'ARALDO DEL GRAN RE

Giovedì Santo 2018 - 

Anno Domini 18 del Terzo Millennio dopo Conchiglia



 Omelia di Joseph Ratzinger 

in occasione della prima messa 

di un amico sacerdote (1955)

Il 12° volume dell'Opera Omnia di Joseph Ratzinger "Annunciatori della Parola e Servitori della vostra gioia"

L'araldo del gran re


Joseph Ratzinger

Era l'aprile del 1207, nell'Italia piena di sole. Era il mese in cui san Francesco d'Assisi era stato diseredato e ripudiato da suo padre. Non aveva più niente, non era suo nemmeno l'abito che portava addosso; e tuttavia possedeva qualcosa che nessuno poteva sottrargli, vale a dire l'amore di Dio al quale ora poteva dire «Padre» in un modo del tutto nuovo. 

E sapeva che questo era molto di più che possedere il mondo intero. Così il suo cuore era ricolmo di una grande gioia e cantando camminava attraversando i boschi dell'Umbria. Ma d'improvviso, vicino a Gubbio, dalla boscaglia balzano due briganti pronti ad assalirlo; e stupiti dal suo aspetto così curioso gli chiedono: «E tu chi sei?». E lui risponde: «Sono l'araldo del gran re».

Francesco d'Assisi non era un sacerdote, bensì rimase tutta la vita diacono; ma quello che disse in quel momento è parimenti una descrizione profonda di cosa sia e debba essere un sacerdote: è l'araldo del gran re, di Dio, è annunciatore e predicatore della signoria di Dio che si deve estendere nel cuore dei singoli uomini e in tutto il mondo. 

Non sempre l'araldo percorrerà la sua strada cantando; a volte sì, certamente, perché il buon Dio a ogni sacerdote dona sempre di nuovo momenti nei quali, con stupore e letizia, riconosce quale grande compito Dio gli ha dato. Ma contro questo araldo si levano sempre anche i briganti, per così dire, ai quali quell'annuncio non piace: sono in primo luogo gli indifferenti, che per Dio non hanno mai tempo, quelli ai quali -- proprio nel momento in cui Dio li chiamasse -- verrebbe in mente che in realtà hanno qualcos'altro da fare, che hanno tanto di quel lavoro da sbrigare; poi ci sono quelli che dicono che non bisognerebbe costruire le chiese, ma anzitutto le case, e ai quali poi però sta bene che spuntino cinema e luoghi di divertimento di ogni tipo.

A loro il sacerdote deve sempre di nuovo annunciare il fatto, spesso scomodo, che l'uomo non vive di solo pane ma che nella stessa misura, anzi di più, egli vive della Parola di Dio. E che l'uomo non viva di solo pane ma di qualcosa di più, penso che oggi possiamo addirittura vederlo. Sempre di più ci sono persone che hanno tutto quello che desiderano, che hanno abbastanza soldi per vestirsi e per mangiare come vogliono e che tuttavia un certo giorno la fanno finita: «non riesco più a vivere», dicono, «non ce la faccio più, non ha più senso». È qui che si vede che l'uomo ha bisogno di qualcosa di più del pane, che c'è in lui una fame più profonda, la fame di Dio che può essere saziata dalla Parola di Dio.

Ritengo che, coll'occasione di questa predica e della celebrazione di questa prima messa, potremmo tutti un po' riflettere oggi se non siamo anche noi, in una forma o in un'altra, tra quegli indifferenti che con il loro criticare, con il loro arrivare in ritardo o non venire affatto, rendono più difficile o fanno perdere al sacerdote il gusto per il suo lavoro. 

Poi c'è anche chi è ostile, quelli che dietro a ogni sacerdote scorgono il rappresentante del clericalismo, di un potere contro il quale dovrebbero difendersi; e non c'è bisogno che vi dica gli slogan e i pensieri che oggi circolano al riguardo, perché li conoscete tanto quanto me; e tutti noi -- credo -- vediamo non solo il sudore che costa il lavoro di mietitura ma anche quanto sudore esige il raccolto del Regno di Dio da parte di chi il Signore ha inviato come operaio nel suo campo, sul quale certo crescono anche i cardi e le spine, non diversamente dal campo di questo mondo.

E nonostante tutte le opposizioni, il sacerdote dovrà sempre di nuovo portare l'annuncio della signoria di Dio che si vuole estendere in questo mondo, poiché lui è l'araldo del gran re, di Dio, uno che grida nel deserto del tempo; ovvero per dirla con i teologi, in modo più semplice e asciutto: egli non ha solo parte alla funzione pastorale di Gesù Cristo ma anche alla sua funzione magisteriale; egli non è solo mandato per amministrare i Sacramenti ma anche per annunciare la Parola di Dio.

Cari cristiani! Quello che ho potuto dire in questa predica sono solo pochi, insignificanti e piccoli dettagli dell'immagine complessiva dell'esistenza sacerdotale. Ma di fronte alla grande realtà di Dio in fondo ogni uomo è come un bambino che balbetta, e anche l'uomo più grande non riesce a dire più di qualche insignificante dettaglio. In conclusione, vorrei ripetere ancora una volta la preghiera che vi ho rivolto in precedenza; prima di mettersi a servizio, nella preghiera eucaristica, del miracolo della santa consacrazione, il sacerdote novello si volterà ancora una volta verso di voi dicendovi: «Orate fratres: pregate fratelli, perché il mio e vostro sacrifico sia gradito a Dio, il Signore!». 

Allora vi prego di non considerare queste parole come una frase fatta che il Messale riporta, come una formula che il sacerdote deve pronunciare perché quello è il momento in cui va fatto; consideratela invece come una preghiera vera e propria che egli rivolge a voi tutti. Perché forse oggi quello di cui ha più bisogno il sacerdote è che si preghi tanto per lui; per lui è infinitamente consolante sapere che le persone si prendono cura di lui di fronte a Dio, che pregano per lui. È come se una mano buona lo tenesse in una ripida salita tanto da avere questa certezza: «Posso andare avanti tranquillo, perché sono sostenuto dalla bontà di coloro che sono con me».

E ogni volta che in futuro andrete a messa e sentirete questa formula, Orate fratres (pregate fratelli!), consideratela come un'esortazione, come una vera preghiera rivolta a voi dal vivo: pregate fratelli, perché l'offerta della vita di questo sacerdote e di tutti i sacerdoti sia gradita a Dio, il Signore.

(©L'Osservatore Romano 15 maggio 2013)

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