domenica 7 gennaio 2018

Ma molti cattolici non la conoscono piu'

Messa solenne

Da Wikipedia
Elevazione durante una Messa solenne. Si noti il celebrante che solleva il calice, alla sua destra il diacono, alla sua sinistra (facoltativo) un prete assistente (con il piviale). Al centro, dietro al celebrante, sta il suddiacono(con il velo omerale sulle spalle), in basso a destra (in plano) due ministranti, uno dei quali maneggia il turibolo.
Una messa solenne (in latino Missa solemnis) è una messa tridentina celebrata con canto da un presbitero con l'assistenza di un diacono e un suddiacono. Il ruolo degli ultimi due è spesso supplito da due preti. Nell'ultima versione del Messale Tridentino, promulgata da Papa Giovanni XXIII, la messa solenne è definita come una messa in canto celebrata con l'assistenza dei Sacri Ministri (cioè diacono e suddiacono).[1]
La messa solenne è solitamente chiamata in inglese "messa alta" (high Mass), raramente in italiano.[2]

L'importanza nel contesto della Messa tridentina

Sulla messa solenne, chiamata solitamente , la Catholic Encyclopedia riporta:
La messa alta esiste soltanto nel caso della presenza di diacono e suddiacono; infatti soltanto la partecipazione di queste due figure rende pienamente comprensibile la messa da parte dei fedeli che vi assistono. Conseguentemente le regole dell'Ordinario della messa suppongono sempre che la messa sia alta. Una messa celebrata da un prete da solo con l'ausilio di un accolito è una forma breve e semplificata della stessa. Il suo rituale può essere spiegato soltanto facendo riferimento alla messa solenne. Per esempio il celebrante si sposta verso il leggio per leggere il Vangelo, perché quello è il luogo ove il diacono andrebbe in processione nella messa alta; dopo la lettura ritorna all'altare, ma nella messa alta sarebbe rimasto al suo posto e così via.

Paramenti sacri

Nella sagrestia, prima della vestizione, tutti e tre i sacri ministri (prete celebrante, diacono e suddiacono) si lavano le mani. Il suddiacono ed il diacono arrivano un poco prima del celebrante in modo che possano essere già vestiti quando questi arrivi in sacrestia[senza fonte]. Mentre il diacono ed il suddiacono si vestono, il primo ed il secondo accolito li aiutano a vestire i paramenti liturgici. I ministri recitano delle preghiere mentre vestono ciascun paramento sacro. Per prima cosa indossano l'amitto, un pezzo di stoffa rettangolare di lino che viene baciato prima di farlo passare sopra la testa mentre viene recitata una preghiera. Quindi viene allacciato attorno alle spalle. Indossano poi il camice, una lunga tunica bianca con le maniche. Quindi viene indossato il cingolo, un cordone di lana bianca che viene annodato intorno alla vita. Il suddiacono completa il suo vestimento con il manipolo, un pezzo di stoffa ricamato piegato a metà e posto sul braccio sinistro e quindi la tunica ricamata con le maniche corte sopra tutto il resto. Il diacono pone la sua stola (una lunga sciarpa ricamata simile al manipolo ma più lunga) sulla sua spalla sinistra e la lega al cingolo sulla destra. Egli indossa quindi la dalmatica(simile alla tunica). Il prete celebrante indossa la stola intorno al collo e la lega con il cingolo intorno alla vita. Su tutto indossa la pianeta (o la casula), simile alla tunica ma senza maniche e colorata in modo differente in funzione del periodo dell'anno liturgico in cui si svolge la messa.

Musica

La musica tipica delle messe solenni è il canto gregoriano. Comunque una vasta varietà di musiche previste dall'Ordinario della messa sono state composte nel corso dei secoli e possono essere eseguite. Vi sono poi delle musiche scritte appositamente per le varie festività dell'anno liturgico. Un esempio è un Proprio di William Byrd per la messa della Madonna nel periodo di Avvento.
Nonostante il bando di papa Pio X sulle musiche composte dopo ilrinascimento[senza fonte], la musica per l'Ordinario della messa di compositori come Mozart viene ancora eseguita. Essendo basata su testi in latino, questo tipo di musica è eseguita meno frequentemente al giorno d'oggi, dopo riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, ma contrariamente alle stesse prescrizioni del Concilio, che nella Costituzione Sacrosanctum Concilium aveva espressamente ribadito la prescrizione di conservare il latino nei riti latini e indicato come forme di canto privilegiate per il Rito romano il gregoriano e la polifonia[3].
La musica della messa è frequentemente eseguita da un coro generalmente costituito da laici sia uomini che donne, anche se spesso possono partecipare anche dei religiosi. Il coro, se monastico, è solitamente schierato vicino all'altare. Ma con l'arrivo di musiche molto elaborate e di difficile esecuzione, molti laici sono entrati nei cori. Questo ha imposto di spostare le masse corali in posizioni laterali o nella tribuna in fondo alla chiesa dove solitamente è situato l'organo.
Nella messa solenne l'intera messa viene cantata. La Messa in ogni sua forma, anche nella forma ordinaria del Rito Romano, è innanzitutto il riaccadere in forma incruenta dello stesso sacrificio di Sé che Gesù compì sulla croce per la redenzione degli uomini. Essa è altresì considerata dalla Chiesa cattolica un continuo canto di preghiera a Dio affinché invii Suo Figlio a redimere i peccati dell'umanità. Alcuni descrivono la messa solenne come: "un'opera divinamente istituita, di preghiera a Dio, con Dio come il solo membro del pubblico". Questo è in linea con la teologia cattolica che segue l'antico nome greco della messa (usato nello scrivere da Ignazio di AntiochiaGiustino ed Ireneo), Eucharistia che significa "ringraziamento".

Struttura e cerimoniale[modifica | modifica wikitesto]

La cerimonia inizia con il suono del campanello da parte del cerimoniere. Si apre la porta della sacrestia ed i ministri e gli accoliti entrano in chiesa nel seguente ordine: prima gli accoliti che portano il turibolo con l'incenso; quindi gli accoliti che portano le candele (in alcune chiese è d'uso portare una croce in processione da un crocifero che sta fra gli accoliti con le candele o li precede); quindi il cerimoniere e dopo di lui i tre ministri in ordine di precedenza o con diacono e suddiacono ai lati dell'officiante.
  • Aspersione (solo la domenica nella messa principale del giorno). Questa cerimonia di aspersione della comunità dei fedeli con l'acqua benedetta viene eseguita dal celebrante con l'assistenza degli altri ministri. Dopo la benedizione dell'altare e degli stessi ministri ed accoliti, il celebrante procede lungo la navata per benedire i fedeli. Nello stesso tempo il coro od un cantore (la Schola cantorum o semplicemente Schola), canta il testo del salmo 50 verso 9 "Asperges me et mundabor, lavabis me et super nivem dealbabor" ("Aspergimi e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve"). Dopo che i ministri sono ritornati all'altare, vengono cantati alcuni versi dal celebrante, ai quali rispondono tutti gli altri.
Recita del Confiteor in una messa solenne.
  • Preghiere ai piedi dell'altare. Queste preghiere sono dette dai sacri ministri ai piedi dell'altare maggiore. Vengono anche dette dagli altri astanti inginocchiati, mentre gli accoliti siedono negli stalli del coro. Se gli accoliti sono abbastanza vicini possono cantare con i celebranti. Queste preghiere sono essenzialmente costituite dal salmo 42, con versi detti alternativamente dal celebrante e dagli altri ministri sacri. Nel frattempo il coro canta il testo dell'introito. Alla fine delle preghiere tutti si mettono in piedi. I sacri ministri salgono gli scalini verso l'altare per incensarlo.
  • Introito. Questo testo della messa varia tutti i giorni. Esso è costituito da testi religiosi o delle sacre scritture seguito da un verso di salmo che a sua volta è seguito dalla dossologia. Quindi il testo religioso viene ripetuto. Questo viene fatto cantando mentre i sacri ministri sono ai piedi dell'altare a dire le preghiere. Alla fine i sacri ministri salgono all'altare e un accolito consegna al celebrante il turibolo con l'incenso. Il celebrante, accompagnato dagli altri ministri, mette l'incenso nel turibolo, lo benedice ed incensa quindi l'altare. Dopo aver finito d'incensare l'altare porge il turibolo al diacono e questi incensa il celebrante. Indi restituisce il turibolo all'accolito e questi lo riporta in sacrestia. I sacri ministri formano un semicerchio ai piedi dell'altare (per la verità una linea) dove il celebrante sta sulla base dell'altare, il diacono dietro a lui ed il suddiacono dietro al diacono. Il cerimoniere aiuta il celebrante a raggiungere il messale. Il celebrante fa il segno della croce e recita l'introito a bassa voce e tutti si inchinano con lui quando recita la dossologia. Sia l' introito che il Kyrie eleison sono cantati dal coro.
  • Kyrie eleison. Quando il celebrante finisce di recitare l'introito, recita il Kyrie eleison alternandosi con il cerimoniere (gli altri sacri ministri possono unirsi al cerimoniere). Alla fine i sacri ministri formano una linea retta rimanendo al loro posto, a meno che il Kyrie non sia particolarmente lungo nel qual caso prendono posto negli stalli del coro.
  • Gloria in excelsis. Alla fine del Kyrie, i sacri ministri camminano in linea verso il centro dell'altare. Se invece erano seduti, si alzano tutti in piedi, ad eccezione del celebrante fino a che la sua berretta non è presa in consegna dal diacono. I tre ministri si genuflettono ai piedi dell'altare e quindi salgono all'altare in linea fra loro. Il celebrante intona le prime parole del Gloria dopo di che il coro canta il resto, ed il diacono ed il suddiacono salgono all'altare ponendosi al fianco del celebrante mentre questi recita il Gloria a bassa voce. Quando hanno terminato, rimangono in attesa che il coro termini il suo canto o se questo è molto lungo possono andare a sedersi come durante il Kyrie.
  • Orazione o colletta. Verso la fine del canto del Gloria (o del Kyrie se il Gloria viene omesso) i sacri ministri stazionano al centro dell'altare. Quando i canti sono finiti il celebrante rivolgendosi ai fedeli con le braccia in posizione orante dice "Dominus vobiscum" ("Il Signore è con voi") a cui si risponde "Et cum spiritu tuo" ("E con il tuo spirito"). Il celebrante legge poi la colletta del giorno (ogni volta la parola "legge" deve essere interpretata come "canta").
  • Epistola. Alla fine il cerimoniere va a prendere l'Epistolario o Lezionario dalla credenza (la mensola posta nel lato destro del presbiterio su cui sono posati gli oggetti liturgici quali le ampolline, il calice, la patena, ecc.[4]). Lo porge al suddiacono che si inchina verso il crocifisso se viene menzionato il nome di Gesù e quindi si genuflette verso l'altare. Egli poi si pone accanto al celebrante che recita l'epistola, a bassa voce, dialogando con il diacono e termina poi con "Deo gratias" ("Sia grazia a Dio"). Il suddiacono legge l'epistola e quindi fa una riverenza verso l'altare e verso il coro. Sale quindi i gradini per raggiungere il celebrante, si inginocchia mentre il celebrante lo benedice e quindi bacia la mano al celebrante dopo che questi la pone sull'Epistolario. L'Epistolario viene poi restituito al cerimoniere che lo ripone al suo posto.
  • Graduale e Alleluia (o Tratto). Dopo che il celebrante ha recitato l'epistola, egli recita le scritture od altri versi come il Graduale e l'Alleluia (o il Tratto al posto dell'Alleluia nel periodo della quaresima). Egli finirà prima che il suddiacono avrà finito di leggere l'epistola. Una volta che il suddiacono avrà finito di leggere l'epistola il coro inizia a cantare gli appositi canti per il Graduale e l'Alleluia.
Lettura del Vangelo: il canto è compiuto dal diacono (di spalle) mentre il libro è tenuto dal suddiacono. Ai lati del suddiacono i ministranticenoferarii (con le candele), a sinistra del diacono il turiferario e a destra il cerimoniere.
  • Vangelo. Mentre la Schola canta il Graduale e l'Alleluia (o il Tractus), il suddiacono porta il Messale in cornu Evangelii, il lato sinistro dell'altare dove il sacerdote leggerà il Vangelo a bassa voce. Frattanto il cerimoniere prende il libro dei Vangeli e lo porge al diacono, che lo pone sull'altare. Dopo che il celebrante ha terminato la lettura del Vangelo, i sacri ministri vanno al centro dell'altare e il celebrante carica il turibolo di incenso nel modo consueto. Gli accoliti con le candele, il cerimoniere, il turiferario con il turibolo, il suddiacono e il diacono con il libro dei Vangeli si radunano ai piedi dell'altare, si genuflettono, e vanno in processione al lato sinistro del presbiterio. Il suddiacono regge il libro dei Vangeli mentre il diacono canta il Vangelo.
  • Homilia A questo punto è possibile (ma non obbligatorio) tenere l' omelia (sempre in lingua volgare).
  • Credo. Il celebrante intona il Credo con le parole "Credo in unum Deum". Mentre la Schola canta il Credo, i sacri ministri recitano il Credo a bassa voce presso l'altare. All' Incarnatus est tutti si genuflettono (da "Et incarnatus est" fino a "et homo factus est"). Quindi il diacono va alla mensola al lato del presbiterio, prende la borsa, la porta all'altare, estrae il corporale e ve lo stende sopra.
  • Offertorio
    Offertorio di un Pontificale Solenne: il celebrante è rivestito della pianeta; alla sua sinistra un prete assistente in piviale; alla sua destra il diacono e a destra del diacono il suddiacono(con il velo omerale sulle spalle).
    I ministri preparano l'altare mentre la schola canta l'offertorio. Poiché il celebrante recita le parole dell'offertorio sottovoce, il canto all'offertorio, come indicato dai libri liturgici, può essere protratto per l'intera durata delle formule recitate, fino alla Secretacompresa. Viene cantata l' antifona all'offertorio: se questa è parte di un salmo, il coro può prolungare l'esecuzione recitando i seguenti versetti del salmo, alternati all'antifona, concludendo con il Gloria Patri; se non lo è, il Messale raccomanda che, dopo l' antifonaprescritta, si scelga un salmo "adatto alla solennità"; al termine del canto dell’antifona e dell'eventuale salmo, se necessario, si può ulteriormente intonare "un altro canto in latino", la cui durata, però, non deve eccedere la recita dell' orazione all'offertorio detta Secreta.[5] Dunque, mentre Sacerdote e Diacono preparano recitando le formule prescritte, il suddiacono va alla credenzariceve il velo omerale (che in questo caso è chiamato continenza[6]). Posto il velo(che ricopre il calice) da parte, il suddiacono porta il calice, la patena, il purificatorio e la palla all'altare. Il celebrante riceve la patena con l' ostia; pone l’ostia sul corporaledicendo "Suscipe Sancte Pater...". Mentre il celebrante dice il "Deus qui humanae...", il diacono versa il vino nel calice. Quindi il celebrante benedice l'acqua e il suddiacono ne versa una piccola quantità nel calice. Con la patena nella mano destra il suddiacono va ai piedi dell'altare e vi rimane, col viso rivolto a esso, in piedi sul gradino più basso, tenendo il velo omerale a coprire le braccia e la patena. Viene quindi posto dell'incenso nel turibolo e viene benedetto dal celebrante. Prima sono incensate le oblazioni, quindi l'altare, mentre il celebrante recita l'inizio del Salmo 140"Dirigatur Domine...". Il diacono incensa il celebrante a tutti i preti presenti nel presbiterio; poi il turiferario incensa le restanti parti dell'altare, il coro e il resto dei presenti (compresi i fedeli).
  • Secreta. Dopo che il celebrante ha terminato la preghiera "Suscipe sancta Trinitas..." dice a bassa voce l’orazione all'offertorio detta secreta, propria della Messa, concludendola con "Per omnia secula seculorum. Amen."
  • Prefatio. Dopo il dialogo del Sursum Corda, il prete celebrante canta il prefazio comune o il prefazio proprio, a seconda della festività.
  • Sanctus. Dopo il prefatio i ministri recitano l'intero testo del Sanctus a bassa voce, mentre la schola inizia a cantarlo. Mentre il sacerdote celebrante inizia a dire a bassa voce il Canone la schola prosegue il canto del Sanctus. Arrivato alla parte che inizia con "Benedictus qui venit" è possibile fare una pausa: il canto dal Benedictus fino al termine potrà essere completato dopo la consacrazione.
Elevazione del calice durante il Canone a una Messa Solenne.
  • Canone della Messa. Il Canone della Messa è detto dal celebrante interamente a bassa voce. Il diacono rimane in piedi a lato del celebrante e si genuflette sul primo gradino al momento della consacrazione. Le elevazioni, prima dell’ostia e poi del calice, sono entrambe fatte dal celebrante immediatamente dopo le rispettive consacrazioni. Il diacono ha il compito di coprire e scoprire il calice con la palla.
  • Pater Noster. Il celebrante canta il Pater Noster da solo. Frattanto il suddiacono riporta la patena sull'altare e si toglie il velo omerale.
  • Agnus Dei. I ministri dicono l' Agnus Dei all'altare a bassa voce, mentre il coro lo canta.
  • Pace. Il celebrante dà il bacio della pace al diacono, che a sua volta lo dà al suddiacono. Quindi il suddiacono dà il bacio della pace al clero che assiste coralmente alla Messa. Mentre la schola continua a cantare l' Agnus Dei, il prete recita le preghiere prescritte per la propria comunione.
  • Communio. Se si distribuisce la Comunione al popolo, occorre ripetere il Confiteor, cui fa seguito l'"Ecce Agnus Dei...". Il celebrante distribuisce quindi la Comunione ai fedeli, ponendo l'ostia sulla lingua di ciascuno che la vuole ricevere. Intanto la Scholacanta l' Antifona alla Comunione iniziandola in qualunque momento dopo l' Ecce Agnus Dei....
  • Abluzioni. Il celebrante purifica il calice e le sue dita nettendoli con acqua e vino. Quindi il suddiacono, coperti calice e patena con il velo, li riporta alla credenza. Terminate le abluzioni, il celebrante va al lato dell'epistola (a destra dell'altare, in cornu epistolae) e legge l' antifona alla Comunione a bassa voce.
"Ite, missa est" cantato del diacono rivolto al popolo. Si noti sopra di lui il celebrante sul gradino più alto innanzi all'altare (la predella) e il suddiacono sotto di lui, di spalle. A destra il cerimoniere.
  • Post-Communio. Dopo il Dominus vobiscum il celebrante canta la preghiera (o le preghiere) di Post-communio. Il diacono canta il rimando, che può essere l'"Ite, Missa est" o il "Benedicamus Domino", rivolto verso il popolo.
  • Benedizione. Il celebrante pone le mani congiunte sull'altare e dice a bassa voce la preghiera "Placeat tibi, Sancta Trinitas..." per se stesso e per coloro per i quali ha offerto la Messa. Quindi bacia l'altare e, voltandosi verso il popolo, lo benedice "in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti", tracciando su tutti un segno di croce.
  • Ultimo Vangelo. In genere il celebrante va al lato sinistro dell'altare (in cornu Evangelii) e legge l’Ultimo Vangelo. Dall'edizione del Messale del 1962, che elenca sei occasioni in cui l’Ultimo Vangelo si omette, il solo brano usato, fatta eccezione della Domenica delle palme, è Giovanni 1:1-14, durante la cui recita ci si genuflette alle parole "Et Verbum caro factum est".[7] Quindi si forma la processione all'uscita nel seguente ordine: il crucifero tra i due accoliti, quindi il cerimoniere e infine i sacri ministri.

Voci correlate

AMDG et DVM

Pinchus Feinstein: Sono stato derubato! Chiesa ladrona. Qui vult capere capiat.

 

Lettera aperta a PF
di Pinchus Feinstein




La lettera, per volontà dell'Autore, è stata pubblicata sul sito Revisionist History, del giornalista storico revisionista Michael Hoffman

 La stessa è stata ripresa dalla rivista Chiesa Viva,
che l'ha pubblicata sul numero di aprile 2016 




Città del Vaticano

Gennaio 2016

Sono un Ebreo. Ho la certezza, come Menachem Mendel Schneerson di Crown Heights, Brooklyn, di discendere direttamente da Re Davide per parte di mio padre (mia madre, mi è stato assicurato, discendeva da Hillel).

Ho 74 anni. Mi sono convertito alla Chiesa Cattolica Romana all’età di 17 anni, nel corso dell’ultimo anno del pontificato di Papa Pio XII. L’ho fatto perché ero convinto che dovevo accettare ed avere fede che Gesù Cristo è il mio salvatore, e io ho creduto. E ho creduto che per avere una possibilità di salvezza dovevo essere un membro battezzato della Sua Chiesa. Così mi sono convertito e sono stato battezzato nella Chiesa Cattolica, e dopo sono stato confermato.

Nel corso degli anni ho contribuito con decine di migliaia di dollari all’Obolo di San Pietro (il tesoro proprio del papa che a Lei ovviamente dev’essere molto familiare), alla mia parrocchia e alla diocesi.

Durante questo tempo ho assistito a migliaia di Messe, partecipato a centinaia di ore sante e di novene, ho detto migliaia di rosari e ho fatto centinaia di viaggi al confessionale.

Ora, nel 2015 e nel 2016 ho letto le sue parole e quelle della sua “Pontificia Commissione”. 


Lei oggi insegna che perché io sono un Ebreo per razza, l’alleanza di Dio con me non è mai stata revocata, e non può essere revocata. Lei non spiega in questo insegnamento che io potrei fare qualcosa che potrebbe minacciare l’Alleanza, che Lei dice Dio ha con me perché sono un Ebreo. 

Lei insegna che si tratta di un’Alleanza indissolubile. Lei non ha mai detto che questo dipenda dal fatto che io sia una brava persona. A rigore di logica, se l’Alleanza di Dio con me è indissolubile, un Ebreo per razza, come io sono, può fare tutto quello che vuole e Dio continuerà a mantenere l’Alleanza con me e io andrò in cielo.

La sua Pontificia Commissione, lo scorso dicembre ha scritto [vedi in calce la NdT]: “La Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli Ebrei ... essa non ritiene in alcun modo che gli Ebrei siano esclusi dalla salvezza di Dio perché non credono in Gesù Cristo quale Messia di Israele e Figlio di Dio”.

Lei è il Pontefice. Io credo in ciò che la sua Commissione insegna sotto la sua bandiera e a suo nome, e in ciò che Lei ha dichiarato durante la sua visita alla sinagoga nel mese di gennaio. 
Di conseguenza, non vedo più che senso abbia alzarsi ogni Domenica mattina per andare a Messa, recitare i rosari, o compiere il Rito della Riconciliazione il sabato pomeriggio. Tutti questi atti sono superflui per me. Sulla base del suo insegnamento, ora so che in forza della mia speciale superiorità razziale agli occhi di Dio, non ho bisogno di niente di tutto ciò.

E ora non vedo alcuna ragione che spieghi perché sono stato battezzato nel 1958. Non era necessario per me essere battezzato. Non vedo più il motivo per cui vi fosse la necessità per Gesù di venire sulla terra o di predicare agli Ebrei figli di Abramo, del Suo giorno. Come dice Lei, essi erano già salvati in conseguenza della loro discendenza razziale dai patriarchi biblici. Perché avrebbero avuto bisogno di Lui?

Alla luce di ciò che Lei e la sua Pontificia Commissione mi avete insegnato, sembra che il Nuovo Testamento sia una frode, almeno per quanto riguarda gli Ebrei. Tutte quelle predicazioni e dispute con gli Ebrei erano senza scopo. Gesù ha dovuto saperlo, eppure ha persistito nel causare un sacco di guai agli Ebrei, insistendo che dovevano rinascere, che dovevano credere che Egli fosse il loro Messia, che dovevano smettere di seguire le loro tradizioni umane, e che non avrebbero potuto procurarsi il cielo se non avessero creduto che Egli era il Figlio di Dio.

Vostra Santità, Lei e la sua Commissione mi avete istruito sulla vera strada per la mia salvezza: la mia razza. Che è tutto quello di cui ho bisogno e tutto quello di cui ho avuto sempre bisogno. Dio ha un’alleanza con i miei geni. Sono i miei geni che mi salvano. Adesso i miei occhi sono aperti.




Di conseguenza, Lei avrà notizie dal mio avvocato. Sto depositando una querela contro il papato e la Chiesa Cattolica Romana. Voglio i miei soldi indietro, con gli interessi, e chiedo il risarcimento danni per il male psicologico che la sua Chiesa mi ha procurato, facendomi pensare che per andare in cielo dopo la mia morte avessi bisogno di qualcosa oltre alla mia stessa elevata identità razziale.

Contendo anche il tempo che ho sprecato e che avrei potuto passare occupandomi dei miei affari, invece di sperperarlo ad adorare un Gesù di cui oggi la sua Chiesa dice che non avevo bisogno per credere nella mia salvezza. 
I suoi prelati e i suoi chierici mi hanno detto qualcosa di molto diverso nel 1958. Sono stato derubato!

Sinceramente
Pinchus Feinstein
2617646 Ocean View Ave.
Miami Beach, Florida 33239

P.S. – Ho trasmesso questa lettera a Hoffman, un ex inviato da New York dell’AP, aspettandomi che la porti a conoscenza di coloro che devono sapere. Lo faccio come fosse un sogno e tuttavia essa rappresenta i sentimenti di molte vittime della sua Chiesa ladrona - Pinch


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Nota del traduttore
Si tratta di due passi (al n° 40 il primo e al n° 36 il secondo) del documento della “Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo”, del 10 dicembre 2015, intitolato: “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” – reperibile sul sito del Vaticano

La Sacra Famiglia

A.D. 18 - Terzo Millennio d. C.

Il prete all’altare

Vidi un prete celebrare la Messa. Erano accese tre candele. Mi parve che su di ognuna ci fossero scritte delle lettere d’oro. Quelle della prima candela dicevano:  povertà; quelle della seconda: castità; e quelle della terza: ubbidienza.

Capii che le tre candele simboleggiavano anche la Sacra Famiglia:
la candela della povertà, S. Giuseppe;
quella della castità, Maria;
e quella dell’obbedienza, Gesù.


Compresi nel profondo del mio animo che, quando si vuole raggiungere Dio e stare dinanzi a Lui, ci si deve nascondere dietro alle tre fiamme che si trovano tra noi e Dio: solo allora si produrrà in noi ricchezza infinita, felicità infinita, e autorità illimitata.
Beata Maria di Gesù Crocifisso (1846-1878)

AMDG et DVM et SJ