mercoledì 20 dicembre 2017

Per un'aspirina

"Così moriamo in Venezuela"

Intervista al dott. Leombruni, presidente dell’Associazione Latinoamericana in Italia

MILENA CASTIGLI
Manifestazioni anti Maduro a Caracas
Manifestazioni anti Maduro a Caracas
U
n pieno di benzina con pochi centesimi ma si muore per un'aspirina che non c'è. E' il paradosso del Venezuela, il Paese sudamericano governato da quasi un ventennio dal Partito socialista (il Psuv) di Hugo Chávez, il cui attuale Presidente è Nicolás Maduro. 
Negli ultimi 17 anni, lo status socio-economico del Venezuela è notevolmente peggiorato, con un aumento costante di criminalità, penuria di generi alimentari e povertà diffusa.
Martedì scorso Standard&Poor's ha denunciato il default finanziario dopo che Caracas aveva saltato il pagamento di una rata da 200 milioni di dollari di interessi sui suoi bond. Nelle stesse ore, Fitch e Moody’s avevano dichiarato in default la compagnia petrolifera statale Pdvsa per non aver versato agli obbligazionisti le rate dovute degli ultimi due mesi.

Il crollo del prezzo del petrolio

La crisi umanitaria e politica venezuelana è  nata - altro paradosso - dalla gestione della sua principale risorsa: il petrolio. La Nazione è infatti il primo Paese al mondo per giacimenti petroliferi e uno dei grandi fornitori degli Stati Uniti. Quella che, a partire dagli anni '60 sembrava la via del miracolo economico, si è rivelata però un boomerang: il Venezuela si è specializzato in un'unico prodotto importando dall'estero tutto il resto, compreso cibo, elettronica, automobili e...medicinali.
Un'economia troppo fragile per resistere alle fluttuazioni del mercato globale. Già nel 2012 la Banca Mondiale aveva evidenziato come l'economia venezuelana fosse "estremamente esposta" a variazioni di prezzo del greggio dal momento che nel 2012 il "96% delle esportazioni nazionali e quasi la metà dei ricavi fiscali si basa sulla produzione di greggio, mentre a partire dal 2008 le esportazioni di tutto il resto sono crollate". Il crollo del prezzo del petrolio e la conseguente inflazione (senza dimenticare l'endemica corruzione presente nella sfera politica) ha impedito al Governo di importare prodotti basilari come cibo e medicine.

Il dossier Caritas "Inascoltati"

Lo evidenzia l'ultimo dossier della Caritas Venezuela, pubblicato lo scorso marzo col titolo: "Inascoltati. Un popolo allo stremo chiede i suoi diritti fondamentali". Secondo il report, nel Paese sudamericano i bambini morti nel 2016 per mancanza di medicinali sono stati oltre 11.000 e la mortalità materna è aumentata quasi del 70%. Il 52% della popolazione totale (circa 30 milioni di persone) vive in povertà estrema e c’è urgente bisogno di risposte che non siano violenza e repressione: la popolazione non ha da mangiare, né può acquistare medicine e altri generi di prima necessità.

La testimonianza di Patricia

Lo testimonia Patricia: lei vive in Italia da tre anni; qui sta bene, studia ed è impegnata nel sociale, ma la sua famiglia sta vivendo il problema in prima persona.
"I miei genitori - racconta Patricia a In terris - vivevano a Caracas con i miei fratellini. Mia madre qualche anno fa si è ammalata all'anca. Era stata messa in lista lo scorso ottobre per fare l'operazione, dopo oltre due anni di attesa; ma nessuno l'ha mai chiamata. Nel frattempo, le sue condizioni di salute sono peggiorate ed è rimasta per mesi bloccata su una sedia a rotelle. Il sistema sanitario venezuelano è ormai al collasso: non ci sono medicine e neppure medici. Così mia madre è dovuta fuggire in Argentina; vive lì da due mesi e si sta curando con dei farmaci facilmente reperibili.
"Non è andata meglio a mio padre, rimasto in Venezuela con i miei fratellini. Lui soffre di pressione alta, ma da più di un anno non riesce più a reperire le medicine per abbassare la pressione. Qualche mese fa, mentre guidava, gli è venuto un ictus che gli ha paralizzato metà del viso. Accompagnato al pronto soccorso, nessuno ha potuto fare nulla per lui perchè i farmaci non c'erano.
"Dopo la caduta del prezzo del petrolio e la conseguente inflazione il governo non ha più avuto i soldi per acquistare medicinali dall'estero e non esistendo una casa farmaceutica nazionale, le medicine sono finite un po' ovunque. All'ospedale una mia amica, operata alla pancia, è stata medicata con delle garze "recuperate" dai pazienti precedenti!
"Fino a tre anni fa - conclude Patricia - le medicine erano reperibili nei banconi delle grandi catene di farmacie; c'era solo l'obbligo di non acquistare più di due confezioni a testa dello stesso tipo. Ora o non ci sono, o costano troppo. Se prima della crisi un antidolorifico costava 50 Bolìvares (pari a 4 euro circa) oggi, con l'inflazione galoppante, ne costa 5000! Praticamente, è possibile fare un pieno di benzina con pochi centesimi dei vostri euro, ma un'aspirina costerebbe - se si trovasse - 400 euro!".

L'intervista

Da qualche anno sono attive organizzazioni internazionali che inviano farmaci in Venezuela per fare fronte a una delle maggiori emergenze sanitarie del mondo. In Terris ha intervistato il dott. Edoardo Leombruni, medico chirurgo presso l’ospedale di Sulmona (Aq), presidente di Ali e coordinatore del Pahpv Inc. per l’Italia.
Cosa è Ali e cosa fa concretamente la vostra Onlus per i venezuelani?
L’Associazione Latinoamericana in Italia (Ali) è stata costituita nel febbraio del 2004 a Sulmona per volontà di un gruppo di italo-venezuelani come me – io vivo in Italia da 30 anni - con scopo prevalentemente culturale. Nel 2016, quando è iniziata la grave crisi umanitaria in Venezuela, le varie associazioni di italo-venezuelani in Italia sono confluite in Ali perché era l’unica che nel suo statuto contemplava la possibilità di inviare aiuti umanitari e gestire prodotti quali farmaci e presidi sanitari. Il passo successivo è stato quello di trasformarci in una Onlus per metterci in regola con la legge Gadda del 14 settembre 2016 sulla riduzione degli sprechi, sia alimentari sia dei farmaci. Oggi siamo oltre 150 volontari presenti in tutta Italia, dal Trentino alla Sicilia, in massima parte italo-venezuelani, ma ci sono anche altri immigrati sudamericani e numerosi “autoctoni”.
Parlando di numeri, cosa siete riusciti a fare? 
In Venezuela ad oggi manca l’87% dei farmaci: praticamente, le poche persone che hanno i soldi per comprarli, non possono farlo perché le medicine semplicemente non ci sono. Solo pochissimi fortunati riescono ad acquistarli all’estero, o tramite il mercato nero oppure emigrano. Dall’inizio della nostra attività ad oggi siamo riusciti ad inviare più di 6000 kg di farmaci, considerando che una scatoletta di medicine pesa in media 20 gr! Ogni mese cresce le quantità di medicine inviate, sia perché sono aumentate le esigenze nel Paese latino, sia perché è aumentata la sensibilità dei cittadini italiani.

Le comprate o vengono donate?
Le medicine vengono tutte donate perché siamo un ente beneficiario riconosciuto. Non possiamo addossarci anche la spesa dell’acquisto dei farmaci perché ci sono a nostro carico i costi dell’invio che sono altissimi.

Quali sono i vostri partner?
Abbiamo appoggi da tutte le associazioni italiane; in primis da Caritas Italia, strettamente collegata alla Caritas venezuelana; altro importante partener è il Banco Farmaceutico di Milano, del quale siamo uno degli enti beneficiari; inoltre, ci sono diverse onlus, come Le Medicine onlus di Grottarerrata (Rm), Una Medicina per Tutti (dell’ordine dei farmacisti di Napoli), il Centro Missionario Medicinali onlus di Firenze, il Comitato per la Lotta Contro la Fame nel Mondo di Forlì e altre 10 organizzazioni minori sparse sul territorio nazionale; senza contare le donazioni personali di tanti cittadini, da parte della sempre più crescente comunità venezuelana in Italia e del lavoro degli instancabili volontari Ali.

Quali farmaci mancano alla popolazione ?
Riceviamo di tutto eccetto i farmaci “particolari”. In primis, mancano quelli oncologici che per la loro tossicità e la necessità di mantenere intatta la catena del freddo non superano le frontiere; poi, mancano quelli per le malattie rare, per le malattie tropicali non presenti in Italia e – paradossalmente – sono troppo pochi anche quelli pediatrici. In pratica, riusciamo a coprire dal 60% all’80% delle necessità della popolazione venezuelana.

Cosa accade all’altro 20% che non viene coperto, pensiamo ai malati oncologici o ai bambini con malattie rare?
Le persone che non hanno accesso ai farmaci, purtroppo spesso muoiono. E’ infatti impossibile farle curare in Italia perché non sono coperte dal Servizio sanitario nazionale e i costi delle cure, per esempio quelle oncologiche, sono altissimi, anche centinaia di migliaia di euro. Una notizia bella è che alcune Regioni, tra cui la regione Abruzzo – storicamente tra le 4 regioni italiane con il maggior numeri di emigranti in Venezuela – ha regalato soldi per aiutare gli abruzzesi venezuelani indigenti tramite la fondazione “Abruzzo solidale”. Sarebbe bello che tutte le regioni italiane donassero dei soldi per acquistare e inviare i farmaci.

Come fate a inviare i farmaci?
L’Ali aderisce al Programa de Ayuda Humanitaria para Venezuela Inc. (Pahpv Inc.), un’organizzazione non governativa statunitense, con sede a Miami, costituita nel 2014 da Marisol Dieguez. Il Pahpv riceve le donazioni che arrivano da tutto il mondo e le spedisce in Venezuela tramite un accordo internazionale. L’Italia è la prima Nazione in Europa per farmaci inviati!

A chi arrivano e chi distribuisce le medicine?
Attraverso il Pahpv, i farmaci arrivano alla Caritas venezuelana e alle varie Caritas diocesane presenti in tutto il territorio nazionale. Vengono riforniti anche i due principali ospedali cattolici nazionali, il San Giovanni di Dio e l’ospedale Padre Machado, presenti a Caracas e in altre 5 grandi città; infine, ad altre 60 Ong che rendono conto del loro operato affinché nulla di quello che viene inviato vada a finire nelle mani del mercato nero.

Un appello finale?
Chiediamo agli italiani di darci una mano, regalandoci medicine o meglio ancora donando del denaro per l’invio delle stesse. La maggior difficoltà per l’associazione, infatti, non è avere i farmaci, ma sostenere l’alto costo della spedizione e, pertanto, reperire i contributi.


Chi volesse fare una donazione, può farlo tramite la pagina dell’associazione all’url: http://www.ali-italia.org/ali/dona/

AMDG et BVM

martedì 19 dicembre 2017

Vuole solo il vostro conforto.

IL VOSTRO DONO DI AMORE


24 dicembre 1976. 
Notte Santa.
Vi chiede il vostro dono di amore.

«Vivi con Me, figlio prediletto del mio Cuore Immacolato, queste ore di vigilia: nella preghiera, nel silenzio, nell'ascolto della tua Mamma celeste.

Oggi, come allora, è la nascita di mio Figlio Gesù; oggi come allora, figli miei prediletti, dovete prepararvi alla sua venuta.

Col mio sposo Giuseppe, giusto e casto, umile e forte, scelto dal Padre per essere di aiuto prezioso soprattutto in questi momenti, facevo l'ultimo tratto di un cammino molto faticoso.

Sentivo la fatica del viaggio, il rigore del freddo, l'incertezza dell'arrivo, l'insicurezza di ciò che ci avrebbe atteso.

Eppure vivevo come lontana dal mondo e dalle cose, tutta assorta in una continua estasi col mio Bambino Gesù che stavo ormai per donarvi.

Mi portava la sola fiducia nel Padre; mi cullava la dolce attesa del Figlio; nello Spirito mi riempiva solo pienezza d'amore.

Da Mamma pensavo a una casa e il Padre ci preparava un rifugio; sognavo per il mio Bimbo una culla e già era pronta la mangiatoia; il Paradiso in quella notte era tutto racchiuso in una grotta.

E quando stanchezza ci prese e il continuo rifiuto di accoglierci quasi fiaccò la nostra umana resistenza, fu pronta quella grotta alla Luce. E nella luce di un Cielo che si apriva ad accogliere la grande preghiera della Madre, il mio verginale germoglio si schiuse al dono divino del Figlio.

Con Me, figli miei prediletti, date al suo Cuore il primo bacio. Sentite con Me il primo suo battito. Guardate per primi i suoi occhi.

Ascoltate il suo primo vagito: di pianto, di gioia, d'amore.

Vuole solo il vostro conforto.

Vi chiede il vostro dono di amore.

Fasciate con amore le sue piccole membra: ha tanto bisogno di caldo! Lo circonda tutto il gelo del mondo. Lo conforta il solo caldo d'amore.

Da allora, ogni anno la Chiesa rinnova questo mistero. Da allora mio Figlio rinasce per sempre nei cuori.

Anche oggi c'è un mondo che lo rifiuta e gran parte gli chiude le porte. Come allora i grandi lo ignorano.

Ma si apre il cuore dei piccoli. Si placa l'attesa dei semplici. S'illumina la vita dei puri.

In questa notte santa, figli miei prediletti, vi voglio affidare il mio Bambino.

Lo depongo nella culla del vostro cuore. Il vostro amore si accresca di gran fuoco. Devo accendere con esso tutto l'amore del mondo».


19 Dicembre

“O Radice di lesse

che ti innalzi come segno per i popoli:

tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni ti invocano:

Vieni a liberarci, non tardare!”



 AMDG et BVM

lunedì 18 dicembre 2017

IL FUTURO CHE VI ATTENDE

SARA'  UNA NUOVA ALBA DI LUCE
24 dicembre 1975. 
Notte Santa.
Non temete.
«Questa è la Notte santa e vivila sul mio Cuore, figlio mio amatissimo.

Ti voglio fare partecipe di tutto il mio amore, della mia ansia materna nel momento in cui, rapita in una luce di Paradiso, mio Figlio Gesù è nato in questo mondo. E' nato verginalmente e miracolosamente da Me, sua Madre. 

La notte era profonda. Più grande era la notte che avvolgeva l'umanità, schiava del peccato e che non sperava più nella salvezza. La notte avvolgeva anche il Popolo eletto, che non rispondeva più allo spirito della sua elezione e non era pronto ad accogliere il suo Messia.

In questa notte così profonda la Luce è sorta, il mio piccolo Bambino é nato. Nel momento in cui nessuno lo attendeva, quando nessun luogo si era aperto a riceverlo. 

Inatteso, non accolto, rifiutato dall'umanità: eppure è in questo momento che per l'umanità inizia la sua redenzione.
Il mio Gesù nasce per redimere tutti gli uomini dai loro peccati.

Sorge così la Luce fra tanta tenebra e viene questo mio Bimbo per salvare il mondo.

Nasce nella povertà e nel dolore di questo rifiuto e i suoi primi vagiti sono solo di pianto: sente il rigore del freddo, lo avvolge tutto il gelo del mondo.

Il mio Cuore Immacolato ha raccolto le prime lacrime del Bambino Divino. Si sono confuse con quelle del mio Cuore e le ho asciugate con i miei baci di Mamma.

In questa santa Notte, mentre ancora vi dono mio Figlio, vi ripeto: non temete: Gesù è il vostro salvatore.

Ora più che mai il mondo è ancora immerso nella tenebra; il gelo dell'odio, della superbia e della incredulità avvolge il cuore degli uomini. Anche la Chiesa è sconvolta da una crisi profonda: persino molti suoi Sacerdoti dubitano del mio piccolo Bimbo.

Chiesa tutta, accogli con gioia la venuta del tuo Gesù: in te Egli vive, perché vuole salvi tutti questi miei poveri figli.
Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato: non temete. Oggi vi annuncio una grande notizia, che è di gioia per tutti: mio Figlio Gesù è il vostro Salvatore. Tutti siete stati redenti da Lui; ora tutti potrete essere da Lui salvati.

Non temete: come il mio Cuore vi ha donato il Salvatore, così, in questi tempi, il mio Cuore Immacolato vi dona la gioia della sua salvezza. Presto tutto il mondo, che è pervaso dalla tenebra e che è stato strappato a mio Figlio, godrà finalmente il frutto di questa Notte santa.

Il trionfo del mio Cuore Immacolato avverrà con una nuova nascita di Gesù nei cuori e nelle anime dei miei poveri figli smarriti.

Abbiate solo fiducia e non vi prenda né l'ansia, né lo scoraggiamento. Il futuro che vi attende sarà una nuova alba di luce per tutto il mondo allora ormai purificato.

In questa Notte, accanto alla povera culla del mio Bambino, sento la presenza di amore dei miei figli prediletti, dei Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato e, col mio Figlio Gesù che stringo sul Cuore, tutti vi ringrazio e vi benedico».

“Ma io, dove riconosco il fatto di Dio?

Dov'è la mia grotta di Betlemme, 
dove andare ad adorare il  Signore?


LA RELIGIONE DELL'INCARNAZIONE: 
UN FATTO, UN LUOGO, DEI VOLTI.
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno X n° 12 - Dicembre 2017

  Il grande Cardinale Newman ha scritto che se gli avessero domandato di scegliere una dottrina come base della nostra fede cattolica, avrebbe senz'altro scelto la dottrina dell'Incarnazione:
  “Io direi, per quanto mi riguarda, che l'Incarnazione è al cuore del Cristianesimo; è di là che procedono i tre aspetti essenziali del suo insegnamento: il sacramentale, il gerarchico e l'ascetico.

  Il Figlio di Dio ha unito la sua natura divina alla nostra natura umana affinché, come dice la preghiera dell'offertorio della messa, “possiamo divenire partecipi della sua divinità”.

  In questo “divenire partecipi della sua divinità” c'è tutta la vita cristiana. Siamo stati chiamati alla vita, siamo stati afferrati dalla Grazia Santificante dal giorno del nostro Battesimo, ci impegniamo in una vita ascetica per seguire la volontà di Dio, proprio per “divenire partecipi della sua divinità”: è la vita soprannaturale; è questo il dono di Dio per noi, è questo il nostro destino.

  Dobbiamo proprio comprendere che il Cristianesimo è fondato sulla realtà dell'Incarnazione, per poi comprendere la nostra vita con lo scopo che ha dentro: divenire partecipi della sua divinità. Se si toglie questa realtà non resta più niente del Cristianesimo.

  L'Incarnazione poi è un fatto storico, non è innanzitutto un concetto, un'idea.

  L'Incarnazione è il fatto storico che, a un certo momento del tempo, il Verbo di Dio ha preso su di sè la nostra umanità, la nostra povertà, il nostro nulla, per donarci il potere di diventare figli di Dio. Questo è il fatto più sconvolgente della storia e per questo contiamo gli anni dalla notte di Betlemme.

  Tutte le eresie sono nemiche di questo fatto, lo negano nella sua pienezza, lo reinterpretano fino ad annullarlo nella sua sconvolgente verità.

  Tutte le eresie sorte dentro il Cristianesimo vanno contro quest'unico fondamento della religione cristiana, e così fa il Modernismo che è la somma di tutte le eresie. Il Modernismo ha come nemico principale la realtà dell'Incarnazione, e trasforma il cristianesimo in una religione che nasce dal di dentro dell'uomo, dalla sua psicologia profonda. Invece tutto nasce da un fatto, un fatto fuori dell'uomo che trasforma dentro l'uomo: Dio si è fatto uomo.

  Trasforma l'uomo – diventiamo partecipi della sua divinità – ma è un fatto fuori dell'uomo.

  E ci trasforma proprio perché non è dentro l'uomo, ma entra nell'uomo con il potere della Grazia di Cristo.

  Da qui discende tutto.
  Dal fatto che è un fatto - che come ogni fatto è fuori di noi, è difronte a noi - discende tutto il potere  salvifico del Cattolicesimo:

  “L'Incarnazione è l'antecedente della dottrina della mediazione; essa è l'archetipo del principio sacramentale e dei meriti dei santi. Dalla dottrina della mediazione derivano la salvezza, la Messa, i meriti dei martiri e dei santi, le invocazioni e il culto loro indirizzato. Dal principio sacramentale provengono i sacramenti propriamente detti, l'unità della Chiesa e la Santa Sede (…), l'autorità dei concili; la santità dei riti; la venerazione con cui si circondano i luoghi sacri, le tombe dei santi, le immagini, i mobili, gli ornamenti e i vasi sacri... Bisogna o prendere tutto o rigettare tutto; attenuare non è che indebolire; amputare è mutilare”.

  Grande Newman! Bisogna accettare tutto del Cattolicesimo! E tutto, come il fatto dell'Incarnazione, è qualcosa di esterno che entra dentro, per trasformarti dentro.

  Il male è proprio qui. Il terribile male che sta sfigurando la Chiesa Cattolica e la vita di una moltitudine di cristiani consiste nell'attenuare questo fatto esterno che, abbracciato, ci salva.
  È il male orribile di trasformare il Cristianesimo nella religione delle idee e dei valori; di trasformarlo in un culto tutto interno all'uomo, in una religione psicologica e introspettiva: è la vittoria del Peccato Originale, è la vittoria del Demonio, che vuole chiudere l'uomo in se stesso per poi abbandonarlo alla propria disperazione.

  Ma il Cristianesimo è un fatto esterno che nasce dal fatto dell'Incarnazione di Dio.

  Il pericolo è di non ricordarlo sempre: bisogna prendere tutto o rigettare tutto... attenuare è indebolire... amputare è mutilare.

  Dobbiamo ricordarlo sempre: Cristo ci raggiunge con un fatto esterno a noi.

  Per questo non si può salvare nemmeno la Tradizione della Chiesa con le parole, ma aderendo a un fatto.

  È aderendo a un luogo esterno, che ti ha riconsegnato la fede di sempre, che si salva la Tradizione.
  È stando a quel fatto, stando a un luogo, stando a persone visibili con cui il Signore ti ha riconsegnato ad una fede integralmente cattolica, che tu potrai essere trasformato dentro.
  La tentazione è sempre quella di volgersi alle idee, ai valori, alle parole, per rigettare o attenuare il fatto; e attenuarlo è rigettarlo!

  Siamo a Natale. Quale domanda faremmo bene a farci? C'è ne una più urgente di tutte:
“Ma io, dove riconosco il fatto di Dio? Dov'è la mia grotta di Betlemme, dove andare ad adorare il  Signore; dov'è la grotta dove Dio nasce?”.
  La risposta non può essere vaga, dovrà indicare un luogo concreto, un centro di messa tradizionale concreto, dei volti precisi a cui riferirsi, dei tempi e occasioni stabiliti in cui esserci.

  Sì, lo sappiamo, la Chiesa è in crisi; ma tutta la crisi della Chiesa non impedirà ai sinceri di cuore il trovare questi fatti precisi, luogo di salvezza per l'anima stanca. Dio è fedele, e non fa mancare mai il suo soccorso, che è sempre un fatto.

  Se ci ostineremo a cercare la salvezza dentro di noi, vorrà dire che siamo già parte dei peggiori modernisti, magari “tradizionali”.

  Ma preghiamo che così non sia.
  Buon Natale
AMDG et BVM

O Adonai

18.dicembre. A.D. 2017 del Terzo Millennio dopo C.

O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extento.

O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.