sabato 16 dicembre 2017

SANT'EUSEBIO DI VERCELLI, vescovo e martire

EUSEBIO DI VERCELLI «NATIONE SARDUS»
VESCOVO, CONFESSORE, MONACO

Lettura 

Eusebio (300-371c.), Sardo di nazione, lettore della chiesa di Roma, poi vescovo di Vercelli (345), parve non senza ragione scelto per divino consiglio a reggere questa chiesa: perché gli elettori, che per lo innanzi non lo conoscevano punto, appena l'ebbero visto, lo scelsero a preferenza dei loro cittadini; e non ci volle più tempo per apprezzarlo che per vederlo. 

Egli fu il primo in Occidente a stabilire nella sua chiesa dei monaci a far le funzioni dei chierici, affinché si vedesse in questi uomini insieme il disprezzo delle ricchezze e l'occupazione propria dei leviti. 

Combatté così vigorosamente le empietà ariane, che in quell'epoca infestarono ogni parte d'Occidente, che la sua invitta fede consolò e sostenne la vita di Liberio sommo Pontefice. Onde questi riconoscendo in lui il fervore dello Spirito di Dio, appena gli ebbe significato di perorare presso l'imperatore insieme coi suoi legati la causa della fede, si portò subito con essi da Costanzo; dal quale ottenne a forza di zelo tutto quanto si proponeva con questa legazione, cioè la celebrazione di un concilio.

E il concilio si radunò a Milano l'anno seguente, e Costanzo vi invitò pure Eusebio, invito ripetuto con grande istanza dai legati di Liberio, nel quale ben lungi dal lasciarsi influenzare dalle mene della sinagoga Ariana e di prender parte ai loro furori contro sant'Atanasio, dichiarò anzi altamente fin da principio, che alcuni dei presenti gli erano noti come infetti di eresia, e propose di far loro sottoscrivere la fede Nicena, prima di trattare di altro. Ma ricusandosi gli Ariani vivamente irritati, egli non solo ricusò di sottoscrivere contro Atanasio, ma anzi disimpegnò con mirabile accortezza la semplicità di san Dionigi Martire, che, ingannato da loro, aveva sottoscritto contro. 

Perciò essi furiosi contro di lui, dopo averlo molto oltraggiato, lo condannarono all'esilio (355): ma il sant'uomo, scossa la polvere dai suoi piedi, senza temere per nulla né le minacce di cesare né il taglio della spada, accettò l'esilio come parte del suo ministero; e mandato a Scitopoli, vi soffrì fame, sete, battiture, e diversi altri supplizi, e disprezzando coraggiosamente la vita per la fede, senza temere la morte, abbandonò il suo corpo ai carnefici.

Le lettere importanti, piene di forza, pietà e religione che egli scrisse da Scitopoli ai clero e popolo di Vercelli e ad altri vicini, fanno vedere quale fu la crudeltà e l'insolenza sfrontata degli Ariani verso di lui; ed esse dimostrano altresì che né le loro minacce né i trattamenti inumani poterono abbatterlo mai, né la loro blanda e serpentina scaltrezza attirarlo dalla loro parte. 

Di là deportato in Cappadocia a cagione della sua fermezza, e da ultimo nella Tebaide dell'alto Egitto, sopportò i rigori dell'esilio fino alla morte di Costanzo: poi essendogli stato permesso di ritornare al suo gregge, non volle partirne se non dopo aver assistito al concilio radunato in Alessandria per riparare alle perdite della fede e quindi, a guisa d'abile medico, d'aver percorso le Provincie d'Oriente, restituendo a perfetta sanità quelli ch'erano infermi nella fede, con l'istruirli nella dottrina della Chiesa. 

Poi, continuando questa salutare missione, passò nell'IIliria, e infine giunse in Italia (361), la quale, al suo ritorno, mutò le sue vesti di duolo: qui pubblicò i commentari d'Origene e d'Eusebio di Cesarea sui Salmi, che egli aveva purgati e tradotti dal Greco in Latino; infine, illustre per tante eccellenti azioni, da Vercelli andò a ricevere l'immarcescibile corona di gloria meritata per tante sofferenze, sotto Valentiniano e Valente.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Molto molto interessante:
http://www.parrocchiasanteusebiocagliari.it/LA%20NOSTRA%20PARROCCHIA/la%20storia/Convegno%20S.Eusebio%202010%20%20con%20Mons.%20Meloni.htm

http://www.parrocchiasanteusebiocagliari.it/LA%20NOSTRA%20PARROCCHIA/la%20storia/il%20Santo%20di%20Mons.%20MELONI.htm

AMDG et BVM

IL MISTERO DELLA NOTTE DI NATALE

 Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto - del mio petto,
se già un tempo fu così, or te sol bramo
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo 
Entriamo con gioia nel Mistero di questa Notte

Dongo (Como), 24 dicembre 1994. 
Notte Santa.
Il mistero di questa Notte.

«Vivete con Me, nella preghiera e nell'attesa, il mistero di questa Notte.
Figli prediletti, entrate nel giardino celeste del mio Cuore Immacolato, per assaporare tutta la gioia e la immensa beatitudine di questo avvenimento.


"Quando venne la pienezza del tempo" (Gal. 4,4).

Il tempo, nel suo scorrere, viene ordinato a questo momento.
Dal principio. Dall'eterno, nella mente del Padre.
Da quando il Signore ha creato l'universo; da quando la terra è diventata giardino privilegiato per l'uomo, innalzato ad una particolare comunione con Dio; da quando, per la caduta dei progenitori, anche il creato è stato sottoposto a caducità e la terra ha cominciato a produrre triboli e spine per l'uomo, ormai sottoposto a dure prove ed a continui dolori.


"Porrò inimicizia fra te e la Donna; fra la tua e la sua discendenza. Essa ti schiaccerà il capo".

La mia discendenza è il divino Bambino che nasce da Me in questa notte santa. È Lui il vincitore di Satana, perché è il Verbo incarnato del Padre, l'unico Mediatore fra Dio e l'umanità, il solo Salvatore e Redentore.
Per mezzo di Lui il disegno del Padre viene reintegrato come è stato all'origine; l'uomo ritorna a riflettere la gloria del Dio vivente e tutto l'universo è mirabilmente ordinato a proclamare la gloria perfetta del suo Signore.


"Dio mandò suo Figlio" (Gal. , 4,4).

Questa notte santa risponde alle profonde aspirazioni di quanti sono vissuti nella speranza e nell'attesa orante di questo momento.
È la pienezza del tempo, perché condensa l'ardente attesa di tutta la storia: di Adamo, di Abramo, dei Patriarchi e dei Profeti, dei Re e dei Sacerdoti, dei grandi e dei piccoli. Per quanti secoli questi giusti di Israele sono vissuti invocando, sperando ed attendendo questo momento.


"Dio mandò suo Figlio". E' il Verbo consustanziale al Padre; è l'Immagine della sua sostanza; è lo Splendore della sua gloria che, in questa notte, nasce alla sua umana esistenza.



"Nato da Donna" (Gal. 4,4).

E nasce da Me, sua Madre Vergine.
Vivete con Me l'estasi di queste ore; entrate nel mio Cuore Immacolato per assaporare tutta l'intensità di questo momento, in cui il tempo giunge alla sua pienezza.
Siete nel cuore della storia. Qui potete comprendere tutte le vicende del passato; qui potete dare senso e significato a tutti gli avvenimenti del futuro.
Questa notte diventa fonte di Luce per l'umanità di tutti i tempi.
Poiché il Figlio che nasce da Me, in questa Notte Santa, è il Dio con voi, è l'Emmanuele, è il vostro Redentore, è il solo vostro Salvatore.


Entrate allora con gioia nel mistero di questa Notte.

Ed aprite i vostri cuori alla pienezza della beatitudine che giunge a voi con la pienezza del tempo: "Annuncio a voi una notizia che è di gioia per tutti: oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore".


Nel mistero di questa Notte comprendete anche come la pienezza del tempo si compie nel tempo nuovo che vi attende.

    Poiché questa prima venuta di Gesù nella fragilità della sua natura umana è ordinata alla sua seconda venuta, quando apparirà nello splendore della sua gloria divina.
In questo primo Natale la sua divinità viene oscurata e nascosta dalla sua umanità; nel suo secondo Natale l'umanità sarà velata dallo splendore della sua divinità.


Entrate dunque nel mistero di questa Notte, per aprire i vostri cuori alla speranza.

Oggi annuncio a voi una notizia, che è di grande gioia per tutti.
Il Signore Gesù, che in questa notte contemplate nel presepe fragile e piccolo, piangente e bisognoso di tutto, sta per ritornare nello splendore della sua gloria divina.


Questo suo glorioso ritorno darà compimento alla pienezza del tempo, quando inizierà il tempo nuovo dei nuovi cieli e della nuova terra».



*

BUON NATALE
AMDG et BVM

DOZULÉ


GLI AMICI DELLA CROCE GLORIOSA


LA PREGHIERA QUOTIDIANA DI DOZULÉ
+ (fate il segno della Croce)
GESÙ di NAZARETH ha trionfato dalla MORTE
IL SUO REGNO è ETERNO
EGLI VIENE per vincere il mondo e il tempo
- Pietà mio DIO, per quelli che Ti bestemmiano, perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
- Pietà mio DIO, per lo scandalo del mondo, liberali dallo spirito di Satana.
- Pietà mio DIO, per quelli che fuggono da TE, dà loro il gusto della Santa EUCARESTIA.
- Pietà mio DIO, per quelli che verranno a pentirsi ai piedi della CROCE GLORIOSA, che essi vi trovino la PACE e la GIOIA in DIO nostro SALVATORE.
- Pietà mio DIO, affinché venga il TUO REGNO. Ma salvali, è ancora tempo... perché il tempo è vicino, ed ecco che IO VENGO. AMEN
VIENI, SIGNORE GESÙ
Dite una decina di corona (1 Pater, 10 Ave)
Pietà mio Dio, per coloro che oggi ancora più di ieri Ti perseguitano. Riversa nei loro cuori umani la Tua Misericordia.
- SIGNORE, riversa sul mondo intero i tesori della TUA INFINITA MISERICORDIA.
Vieni Signore Gesù, noi Ti attendiamo. AMEN.

image
Gesù promette che ogni focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia ogni giorno, sarà protetto da ogni cataclisma, e che Egli verserà nei cuori la SUA MISERICORDIA. (Promessa fatta da Gesù stesso a Madalena A. il 28 Marzo 1975 a Dozulé (Francia).
"Fate il segno della Croce"
 


"VOS AMICI MEI ESTIS
SI FECERITIS QUAE EGO PRAECIPIO VOBIS."
"VOUS ETES MES AMIS
SI VOUS FAÎTES CE QUE JE VOUS COMMANDE."

A Dozulé una prova materiale dell'attendibilità
Su indicazioni peraltro molto precise di Nostro Signore è stata scavata una modestissima "vasca di Purificazione" : "Venitevi tutti in processione e non temete di lavarvi in quest'acqua polverosa"... "Il vostro spirito sarà purificato". Ora, in quest'acqua stagnante, la polvere non si deposita mai sul fondo, come se la sua pesantezza non avesse sull'acqua alcun effetto mentre, se si preleva un po' della stessa acqua e la si versa in un recipiente, la polvere si deposita normalmente sul fondo e l'acqua ridiviene perfettamente limpida.
Risulta fin troppo chiaro che la venuta fiduciosa dei Pellegrini a Dozulé deve essere preceduta da una buona e completa confessione sacramentale e che chiunque reciti la Preghiera quotidiana dettata da Cristo deve mantenersi in una perfetta limpidezza spirituale.



AMDG et BVM

venerdì 15 dicembre 2017

ONORIAMO GESU' adorando ringraziando domandando offrendo riparando

O Maria, speranza mia,
s'io poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare
amalo tu per me, s'io nol so amare!  



RINGRAZIAMENTO ALLA S. MESSA IN UNIONE A MARIA SS.


RINGRAZIAMENTO
ALLA S. MESSA
IN UNIONE A MARIA SS.
composto da S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti
già Vescovo di Bobbio, Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia.

Preghiera: «Respice in me gloriosissima Virgo Maria, quia dignum objectum oculorum tuorum nunc factus sum. Loquere, pro me bona dilectissimo Filio tuo, qui me Corpore et Sanguine suo suavissimo refecit, et affer ei merita tua in supplementum imperfectionis meae. Gratias age ei pro me et impetra mihi ut sacramentali sua praesentia non discedat a me, nisi relinquat post se animae meae largissimam benedictionem».



Atto di Fede: «Ave Maria… il Signore è con Te[1]».
Gesù, com’eri presente a Maria lungo la tua Incarnazione, o quando essa ti allattava e vestiva, t’abbracciava e copriva di baci, o come quando posavi sul suo seno a Betlemme e nell’Egitto e quando ti lasciavi per mano da Lei condurre a Gerusalemme, o sedevi seco a mensa, o seco Lei pregavi; come eri presente a Lei nella capanna dì Betlem, nella casupola di Nazaret, nel tempio, nel Cenacolo, sul Calvario, e come Le sei presente anche ora in Cielo in egual modo tu sei presente a me. Anch’io ti porto nel mio seno, anch’io ti abbraccio, anch’io ti parlo a viva voce, anch’io ti vedo, ti tocco. Oh mirabile unione! Prima di darti in luce Maria potea dire: La mia vita è strettamente legata con quella del Messia, co’ suoi son confusi i miei respiri, i miei desideri, i miei pensieri, i miei movimenti, col suo è fuso il mio sangue; io penso, io parlo, io palpito, io opero, io mi muovo sempre con Gesù. Or qual ventura più felice di questa? Ebbene lo stesso linguaggio io posso e devo tenere in questo momento, in cui anche materialmente si verifica in me l’ardita sentenza dell’Apostolo: 
«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me… mi ha amato e ha dato se stesso per me[2]». Sì, il medesimo Bambino Gesù che «avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia[3]» stringevasi Maria al petto, è or qui nel mio cuore più povero della capanna involto nei veli Eucaristici. «Come avverrà questo?[4] … nulla è impossibile a Dio»[5].

Atto di Adorazione: «L’anima mia magnifica il Signore![6]»
O Gesù, come Maria, operatosi in Lei il sublime mistero della tua Incarnazione, non lasciò più scorrere un istante senza ossequiarti ed adorarti, così l’anima mia piena della tua presenza si prostra in ispirito dinnanzi a te e ti benedice, ti adora, ti ringrazia, ti esalta. «L’anima mia magnifica il Signore! [7]»
Ma quanto meschine sono le mie adorazioni e sproporzionate alla dignità, di Chi voglio onorare. «Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre… e il suo regno non avrà fine[8]». o Gesù, qual dignità e maestà è dunque la tua? Ed io oserò lodarti, esaltartí? « Ti potrà forse lodare la polvere?[9]» Ma si, Gesù; io impresterò le sublimi formole da Maria alla quale non finirò di ripetere: «L’anima mia magnifica il Signore! [10]» fiducioso d’altra parte nella cortese tua bontà di non vedere disprezzate le mie adorazioni e lodi, che t’offro per le mani di Maria.

Atto di Ringraziamento: E deh! per le stesse SS. Mani accogli i miei ringraziamenti, che ti dovrei infiniti. Anche qui, o Maria, ho bisogno del tuo aiuto, ché troppo grande è il favore ricevuto da Gesù, sì ch’io presumer possa di saperlo degnamente ringraziare. Posso e devo dire anche io: «Ha guardato l’umiltà della sua serva[11]… Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente[12] … Ha innalzato gli umili[13]… Ha ricolmato di beni gli affamati[14]… Ha soccorso Israele, suo servo[15]» Maria, pensaci tu a ringraziarlo Gesù di tanti benefici, che tu sai meglio di me le convenienze con Lui. Concorrete anche voi Angeli del cielo ripetendo «Gloria
in excelsis Deo», e voi tutti o Santi del cielo, in ispecie voi N. N., dei quali onoro oggi la memoria.

Atto di Gaudio: «E il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore[16]Ö Tutte le generazioni mi chiameranno beata[17] … Beata, Tu che hai creduto[18]…
Rallegratevi con me tutti voi che amate il Signore! Perché, essendo umile, sono piaciuta al’Altissimo e ho generato dalle mio seno Colui che è Dio e uomo[19]». – O Maria, or intendo come tu non eri più in te dalla gioia d’aver teco il Signore, e con quanta ragione tutte le generazioni abbiano invidiata la sorte tua e dichiarata Te Beata: «Beata, Tu che hai creduto![20]»

Oh come è dolce, Consolante, ineffabile il tempo passato con Gesù, che è «Dio di ogni consolazione[21]» E tu, che tanto di tua vita l’avesti teco, ed in circostanze si svariate assaggiasti la dolcezza di sua compagnia, ah tu sola puoi dire «Quanto è buono il Signore[22]».

Tu provasti la gioia, d’essergli Madre, di cibarlo del tuo sangue, di vestirlo, di stringertelo al cuore e recare alle labbra mille volte al giorno, di sentirlo ripetere colla bocca sua divina il dolce tuo nome e le tue lodi; di vederlo affissare gli occhi suo i celesti ne’tuoi materni; di sentirlo ringraziarti di quanto per lui facevi e pativi; d’ascoltare gli arcani più reconditi di sua sapienza e di penetrare gli abissi di bontà di quel suo Cuore, che tu potevi vantare d’avergli messo in seno! Oh Maria, come piuttosto non soccombesti di gioia e d’amore a certi amplessi ed accenti e sguardi, con che il caro Fanciullo sforzatasi retribuire fin d’allora i vasti tuoi meriti? Sì, «Beata, Tu che hai creduto[23]».

Ma per dir della tua, dimentico la gioia che pur io sento in questo istante, nel quale non so come trovarmi differente da Te. O Gesù, ti possiedo anch’io adesso, anch’io esulto d’una felicità ineffabile: «E il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore[24] <#_ftn24> »: gioia, felicità che si converte tosto nel più infuocato amore.

Atto d’Amore: Ah se t’amo!… Perchè non ho io il Cuor di Maria? Oh che Cuore dev’essere stato quello! Tu, Gesù, lo rubi l’amore con una prepotenza irresistibile, per i tanti titoli che tu vanti su di me. Tu mio Re «Rex meus[25]»: tu mio Padrone «Dominus meus[26]»: mio Padre «Pater meus[27]»: Fratello «Frater meus[28]»: Tu mio Sposo «Ecco lo Sposo[29]»: mio Amico «Questo è il mio amico![30]» – E quale Amico! Bellissimo «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo[31]»: – Soave «Gustate e vedete quanto è buono il Signore[32]»: – dolce «Dolce  Signore[33]»: – affabile, «Con i semplici è in segreta 
intimità[34]»: – grazioso nel parlare «La sua compagnia   non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia[35]»: nell’amore poi tenero «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia[36]»: – generoso «ha dato se stesso per noi[37]»: – disinteressato «Non hai bisogno dei miei beni[38]»: – costante «Non vi lascerò[39]»: – misericordioso «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono[40]». .,

Sì, Gesù, come non amarti? Come non ardere tutti dell’amore, onde per te divampava il virgineo Cuor di Maria? Che se tu non vantassi altro titolo d’amabilità, oltre quelli che innamorano di tua Madre, non basterebbe egli questo per legarci indissolubilmente a te? Maria… oh quanto è amabile! Ma tu che come figlio di Lei aduni in te tutta la sua amabilità, come Figlio pure di Dio oltrepassi ogni limite, e diventi amabile sino all’infinito, cioè a tal segno che neanche il gran cuore dì Maria può adeguatamente amarti. Oh dunque è giusto, è doveroso ch’io t’ami davvero «con tutte le forze![41]»
Oh piuttosto il limitato ed imperfetto mio amore presentalo tu, o Maria, a Gesù, che così lo gradirà maggiormente.

Atto di Offerta: «Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo[42]». Ah Mamma mia, io m’immagino la penosa confusione provata dal tuo Cuore delicatissimo, compitissimo, principesco, nel non poter fare al divin tuo Figlio la splendida accoglienza ch’Egli Re dei Re si meritava, e doverlo Bambino posare su ispida paglia e rimpannucciar di cenci e nutrir poscia di duro e stentato pane, ch’Ei pure dovette co’ divini suoi sudori concorrere a guadagnarsi! Ah Maria, parmi vederti sottrarre a’ tuoi stretti bisogni e un boccon di pane ed un cencio per sollevarne il tuo caro Gesù.

Sì comprendo anch’io questo tuo dolore; ma tu almeno avevi da offerire al tuo Bene il tuo Cuore, che vale ogni tesoro; tu almeno sapevi appagarlo diversamente colle tue tenerezze materne… ma io… io sì che ho proprio nulla da dare a Gesù or che è venuto anche nel mio cuore. Ah Mamma mia, per la soddisfazione da te provata quando i Pastori ed i Magi supplirono essi coi loro doni la tua povertà, deh ti prego a somministrarmi tu, or che, sei Regina del cielo, qualche cosa da offerire al tuo Gesù, e colla confidenza di figlio ti supplico a permettere ch’io entri nel giardino del tuo Cuore e là, colga un mazzolino delle tue più elette virtù; de’ tuoi meriti e de’ tuoi pregi, che mi serva all’uopo. Tu intanto, o Gesù, gradiscilo come cosa mia.  T’offro dunque la gran santità di Maria, la sua purità, umiltà,
devozione, l’amor suo divino, le sue prerogative, le sue gioie e pene con tutti i suoi meriti e specialmente gli innumerevoli tratti d’amore, ch’Essa ha teco usati qui in terra e ti prodiga ancora in cielo. 

Aggiungo pure l’offerta dei meriti dei Santi N. N., dei quali onoro oggi la memoria, e di quanto io sono ed ho, sì in ordine all’anima… che al corpo… Gradisci, o Gesù, una tale offerta, se non altro, amorosamente industriosa, qual ricompensa del gran beneficio, che anche oggi mi ha fatto, visitandomi nella santa Comunione.

Atto di Domanda: «Ha ricolmato di beni gli affamati[43]» così potesti cantare di Te, o Maria, veramente «Piena di grazia[44]» quando scese in te il Verbo Eterno. Ma ed io potrò ripromettermi qualche cosa da questa visita, che lo stesso, tuo divin Figliuolo ha pur fatto a me? Ah davvero che se avessi a confidar solo nelle mio suppliche nulla avrei a sperare ché
«Non è questo il modo d’ottenere misericordia; ma piuttosto di muovere all’ira[45]»; – ma io mi rivolgo a te, o Maria [poiché Dio] «nulla ti può negare[46]». Or vorrai tu impegnarti per me? Oh me ne tengo certo, memore della tua pietosa e affatto spontanea preghiera in favore degli Sposi di Cana «Non hanno più vino[47]». Oh sì, parmi sentirmi da te rispondere: «Bene! Parlerò in tuo favore al re[48]».
E sarò esaudito? Senza dubbio, ché la tua preghiera è per Gesù un comando, ed Egli ti protesta: «Chiedi, madre mia, non ti respingerò[49]… Madre chiedimi quanto vuoi, sai che qualunque tua domanda non può non esser da me esaudita… poiché Voi niente mi avete negato vivendo in terra, è ragione ch’io niente vi neghi ora che state meco in cielo[50].: ed anche quando Ei fa le viste di non ascoltarti: «Che ho da fare con te, o donna?[51]» tu nondimeno consoli i tuoi clienti come di cosa già fatta: «Fate quello che vi dirà[52]». 

Orbene, Maria, sicuro del tuo appoggio mi volgo a Gesù: Caro Gesù, non badate dunque alla mia indegnità, bensì guarda ai meriti di tua Madre e dammi innanzi tutto una grande devozione verso di Lei, e poi le seguenti grazie per me… e per le persone a me care, sì vive… che defunte, ed in particolare per quelle che sono più dilette al materno suo Cuore.

Commiato: Come i pastori e i Magi e Simeone, deliziatisi nell’abbracciare il tuo Gesù, poscia lo restituirono a te, così, o Mamma, faccio pur io, ringraziandoti d’avermelo ceduto per questo tempo ed incaricandoti di compir tu ciò che non seppi far io. Unitevi anche voi, o Angeli e Santi e patroni.

NOTE
[1] Lc 1, 28.
[2] Gal 2, 19-20.
[3] Lc 2, 7.
[4] Lc 1, 34.
[5] Lc 1, 36.
[6] Lc 1, 46.
[7] Lc 1, 46.
[8] Lc 1, 32-33.
[9] Sal 30 (29) 10.
[10] Lc 1, 46.
[11] Lc 1, 48.
[12] Lc 1, 49.
[13] Lc 1, 52.
[14] Lc 1, 53.
[15] Lc 1, 54.
[16] Lc 1, 47.
[17] Lc 1, 48.
[18] Cf, Lc 1, 45.
[19] Responsorio dal Breviarium Roamnum: "Congratulamini mihi omnes,
qui diligitis Dominum! quia cum essem parvula placui Altissimo et de meis visceribus
genui Deum et hominem".
[20] Cf, Lc 1, 45.
[21] 2 Cor 1, 3.
[22] Sal 34 (33) 9.
[23] Cf, Lc 1, 45.
[24] Lc 1, 47.
[25] Sal 5, 3; 44 (43) 5; 60 (59) 9; 84 (83), 4; 108 (107), 9. I versetti
sono indicati secondo la numerazione della Vulgata, che differisce lievemente,
nei casi suddetti, dalla numerazione di alcune versioni moderne, mentre corrisponde
a quella del testo ebraico.
[26] L’espressione è presente almeno 48 volte nella S. Scrittura.
[27] L’espressione è presente almeno 37 volte nella S. Scrittura.
[28] L’espressione è presente almeno 11 volte nella S. Scrittura.
[29] Mt 25, 6.
[30] Ct 5, 16.
[31] Sal 45 (44), 3.
[32] Sal 34 (33), 9.
[33] 1 Pt 2, 3 (secondo la Vulgata: "dulcis Dominus")
[34] Prov 3, 32 (trad di G. Ricciotti).
[35] Sap 8, 16.
[36] Ct 5, 2.
[37] Ef 5, 2.
[38] Sal 16 (15), 2 (trad di G. Ricciotti).
[39] Gv 15, 8.
[40] Lc 1, 50.
[41] Lc 10, 27.
[42] Lc 2, 7.
[43] Lc 1, 48. 52. 53.
[44] Lc 1, 28.
[45] Giudit 8, 12, secondo la Vulgata. La versione della CEI segua
la LXX: 8,14: "… non vogliate irritare il Signore nostro Dio".
[46] 1 Re 2, 17.
[47] Gv 2, 3.
[48] 1 Re 2, 18.
[49] 1 Re 2, 20.
[50] Il testo potrebbe essere stato ripreso da Apparecchio alla morte, di
S. Alfonso M. de’ Liguori, 32, 1: «"Pete quod vis a me, non enim potest
esse inanis petitio tua". Madre mia, cercami quanto vuoi, sai che qualunque
tua domanda non può non esser da me esaudita. E poi ne soggiunse la ragione:
"Quia tu mihi nihil negasti in terris. Ego nihil tibi negabo in coelis".
Voi niente mi avete negato vivendo in terra, è ragione ch’io niente vi neghi
ora che state meco in cielo». S. Alfonso riferisce che S. Brigida udì
Gesù che diceva queste parole a sua Madre. Oppure Mons. Morganti potrebbe
aver ricordato direttamente la fonte: S. Birgitta, Revelationes, Coloniae
Agrip. 1628 l. I, c. 24, p. 29. Cit. da: http://www.intratext. com /IXT/ITASA0000/P53.HTM#$19B
<http://www.intratext.%20com%20/IXT/ITASA0000/P53.HTM#$19B> , visitato il 10
dicembre 2006.
[51] Gv 2, 4.
[52] Gv 2, 5.
*
BUON NATALE