"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
lunedì 8 maggio 2017
Quando il sacerdote dice il “Pater noster”
Dal "Sermone di san Vincenzo Ferrer sulla s. Messa"
19. – La 19ma opera che in questo mondo fece il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo fu, quando crocifisso, disse ad alta voce le sette parole.
La prima parola fu quando Egli pregò per tutti i suoi crocifissori dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno (Lc. 23, 34). Difatti credevano di appendere al legno un imbroglione o un uomo peccatore, mentre in realtà crocifiggevano proprio il Figlio di Dio Redentore.
La seconda parola quando disse al ladrone: Oggi, sarai con me in Paradiso (Lc. 23, 43).
La terza parola è, o fu, quando vedendo sua Madre che se ne stava morendo per l’indicibile ammirabile dolore – che meraviglia fu mai quella di questo Cuore che non si spezzò! [nel manoscritto: que maravella era com no trencava per lo cor – dicendo: “O Signore e figlio mio carissimo! Al ladrone gli parli e a me non vuoi? Non vuoi parlare? Che piaccia alla tua clemenza dire qualche parola alla Madre tua tanto desolata”. E allora il Signore le disse: Donna, ecco tuo figlio (Gv. 19, 26). Quindi volto a san Giovanni disse: Ecco tua Madre (Gv. 19, 27).
La quarta parola fu quando disse: Elì, Elì! Lemà sabactanì? Cioè: Dio mio, Dio mio! Perché mi hai abbandonato? (Mt. 27, 46). Non che lo abbandoni nella sua divinità, se non che fu abbandonato dai parenti, amici e Apostoli.
La quinta parola fu quando disse: Ho sete (Gv. 19, 28). La Vergine Maria udendo suo figlio aver sete desiderò in quell’istante che le sue viscere si convertissero in acqua perché Egli potesse bere. E allora, disse: “Figlio mio carissimo, e Signore, non tengo acqua, però se vuoi le lacrime, ricevi questo velo che sta pieno di lacrime”.
La sesta parola fu quando disse: Tutto è compiuto! (Gv. 19, 30), cioè, tutta l’umana redenzione.
E la settima parola quando disse: Padre, nelle tue mani, affido il mio spirito (Lc. 23, 46). E inclinò la testa come se dicesse: “Madre mia, consolati con il discepolo e vigilate bene mentre a Dio vi affido perché già me ne muoio e me ne vado all’altro mondo”.
Si ripresenta nella Messa quando il sacerdote dice il “Pater noster” in cui ci sono sette richieste che indicano le sette parole che Gesù pronunciò sulla croce.
Così allo stesso modo il sacerdote pronuncia queste petizioni ad alta voce, perché Gesù disse quelle parole a voce alta, ecc.
VIVALDI - GLORIA
DEFENDE NOS IN PROELIO!
"Mai abbandono a chi chiede con amore...
e per intercessione di San Michele Arcangelo...
il guerriero di Dio..."
GLORIA
Santuario di SAN MICHELE ARCANGELO
MONTE SANT'ANGELO
https://it.wikipedia.org/wiki/Arcangelo_Michele#/media/File:San_Michele_Arcangelo_-_monumento_nei_Giardini_Vaticani.jpg
Monumento nei giardini vaticani
domenica 7 maggio 2017
“¡Elí, Elí! (Eloim Eloim) ¿lemá sabactaní?”
“Deus meus, Deus meus , ut quid dereliquisti me?” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?)
(Mt. 27, 46).
17. – La 17ma opera fatta da Gesù Cristo in questo mondo fu che durante tutto il tempo che stette inchiodato sulla croce non cessò di pregare, dicendo ad alta voce:“¡Elí, Elí! ¿lemá sabactaní?”, ebraico che in latino vuol dire: “Deus meus, Deus meus , ut quid dereliquisti me?” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) (Mt. 27, 46).
Dice san Girolamo che in quel momento Gesù iniziò la recita del salmo “Dio mio, Dio mio!” (Sal. 21) e prolungò la sua orazione dicendo i salmi seguenti fino a quel passo che dice: “Nelle tue mani raccomando il mio spirito” (Sal. 30, 6; Lc. 23, 46). In tutto sono 150 versetti, e Cristo li recitò tutti dalla croce: e corrispondono al numero dei salmi del Salterio.
E mentre stette in croce quei giudei non cessarono di lanciarGli ingiurie e vituperi dicendoGli: “Malvagio tu, che hai ingannato il mondo [nel manoscritto: O, tu malvat, que has enganat lo món!] Imbroglione!, che salvò altri e non può ora salvare se stesso”.
Altri dicevano: “Falso profeta! Dicesti avresti distrutto il Tempio di Dio e in tre giorni l’avresti ricostruito”.
Un altro ancora diceva: “Se è il Figlio di Dio, che discenda immediatamente dalla croce!” (cf. Mt. 27, 40-42).
E altre ingiurie Gli dicevano. E il benigno Signore nulla diceva, ma teneva pazienza e continuava orando.
E questo lo ripresenta il Sacerdote quando stende le braccia e poi dice: “Pertanto, Signore, noi tuoi servi ricordando … Unde et memores, Domine, nos servi tui,...”. Così ugualmente il Sacerdote non cessa di dire queste parole per mostrarci che Gesù in croce continuava la preghiera e non desisteva.
18. – La 18ma opera compiuta da Gesù in questo mondo fu che nonostante Egli fosse tutta una ferita e avesse quattro piaghe alla mani e ai piedi, pur tuttavia volle ancora sopportare per amore nostro che gliene aprissero un’altra nel costato, e uscì sangue e acqua.
Fu questo un gran miracolo perché il suo sangue fu sparso nel sudore e nella flagellazione, e nell’atto della coronazione di spine, ed altresì nella perforazione delle mani e dei piedi, eppure dopo essere morto all’aprirGli il costato uscì sangue e acqua (cf. Gv. 19, 34).
Tutto ciò si ripresenta nella Messa quando il Sacerdote con l’Ostia traccia cinque croci, dicendo: “Per Lui, con Lui ed in Lui...” Per ip+sum, et cum ip+so, et in ip+so, est tibi Deo Patri+Omnipotenti, in unitate Spiritus+Sancti, omnis honor, et gloria. ... per significare in questo modo le cinque piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, ecc.
JHS
MARIA!
SIGNUM MAGNUM 7
6 Il Cuore di Maria è un Cielo
Il Cuore di Maria è veramente un cielo, di cui quello che sorride azzurro sul
nostro capo non è se non l'ombra e la figura. è un cielo che s'eleva
sopra tutti i cieli. E' quello del quale lo Spirito Santo parla quando dice
che il Salvatore del mondo è uscito da un cielo che supera tutti i cieli per la
sua eccellenza: «A summo coelo egressus ejus», per venire ad operare in
terra la salute dell'universo. Difatti questa Madre ammirabile ebbe il
Salvatore in cuore prima di concepirlo nel suo seno.
Dopo essere stato nascosto qualche tempo in questo stesso cuore, come lo è
stato da tutta l'eternità in quello del Padre, Gesù ne è uscito per
manifestarsi agli uomini. Ma com'è uscito dal cielo e dal seno del padre, pur
senza uscirne: Excessit non recessit (Tertulliano), così il
Cuore di sua Madre è un cielo dal quale Egli uscì in modo però da dimorarvi
sempre ed eternamente. «In aeternum, Domine, Verbum tuum permanet in coelo»
(Sal 118, 89).
Il Cielo è per eccellenza l'opera delle mani di Dio: «Opera manuum
tuarum sunt caeli; (Sal 101, 26), ma il Cuore della Divina
Maria è il capolavoro unico dell'onnipotenza, della saggezza e della bontà
infinita di Dio.
Dio ha fatto il Cielo specialmente per stabilirvi la sua dimora (Sal 102,
19).
E' vero ch'Egli ha riempito cielo e terra della sua divinità: «Caelum et
terram impleo» (Ger 33, 24), ma più in cielo che sulla terra,
Egli ha stabilito la pienezza della sua grandezza, potenza, e magnificenza
divina: «Elevata est magnificentia tua super coelos» (Sal 8,
2).
Così si può dire in verità che il cuore di Maria è il vero cielo della SS.
Trinità, un cielo tutto fuoco e fiamma, perché è sempre acceso d'un amore tutto
celeste, più ardente e più santo che non tutto l'amore insieme dei Serafini e
dei più grandi Santi.
*
Il Cuore di Maria è il cielo del cielo, il quale non è fatto che per Dio solo
perché è la preziosa eredità e la doviziosa parte del Signore che l'ha sempre
posseduto perfettamente «Caelum caeli Domino» (Sal 113, 16).
E' il cielo del cielo per tre ragioni:
1) Prima di tutto, perché suo Figlio Gesù è il vero cielo della SS.
Trinità. La Scrittura afferma che tutta la pienezza della Divinità fece dimora
in Lui: «In ipso inhabitat omnis plenitudo Divinitatis» (Col 2,
9).
Ora questo stesso Gesù ha sempre fatto ed eternamente farà soggiorno nel
cuore fortunato della sua degna Madre. Infatti Egli dimora in questa vita nel
cuore di tutti quelli che credono in Lui con fede viva e perfetta (Ef 3,
17).
L'amabilissimo Salvatore, non ha dunque soggiorno più glorioso, più
delizioso, dopo il seno del Padre, del Cuore della Madre.
2) Inoltre è il cielo del cielo, perché la SS. Vergine, considerata nella
sua persona, è un vero cielo. E' la qualifica che lo Spirito Santo
le dona secondo il concetto d'un dotto e piissimo autore: «Dominus de caelo
in terram aspexit»: Ossia, come spiega lo stesso Autore, (Ignotus in Sal
CI) il Signore che fa sua dimora nella fortunata Vergine, come in un cielo,
ha posato lo sguardo della sua misericordia sulla terra, cioè sui peccatori.
Questa Vergine meravigliosa è un cielo, ripete lo stesso autore, perché,
come tutto ciò che vive sotto il cielo, nell'ordine della natura, riceve vita
dall'influenza del cielo, così la vita della grazia ci è donata dalla SS.
Vergine: «Vitam datam per Virginem».
Il suo Cuore dunque è il cielo del cielo, dacché è il principio della vita
corporale e spirituale ch'Essa ha avuto in terra e della vita eterna ch'Ella
possiede in Paradiso.
3) Infine è il cielo del cielo, perché, secondo S. Bernardo esso contiene
in sé tutta la Chiesa, che la Scrittura definisce «Regno dei cieli», e
perché tutti i figli della Chiesa ricevono per mezzo suo la vita della grazia.
S. Paolo assicurava i suoi cristiani ch'essi erano contenuti nel suo seno,
(2 Cor 7, 3). Chi oserà smentire S. Bernardino da Siena quando
assicura che la Vergine porta tutti i suoi figli nel suo cuore,
come ottima madre? E chi mi vorrà contraddire se affermo, in conseguenza,
ch'Ella porterà in eterno tutti gli abitanti del cielo, nel suo
stesso cuore, vero paradiso per tutti gli eletti, tutto ripieno di gioie e di
delizie per essi, a causa dell'amore inconcepibile di cui questo cuore è acceso
riguardo a ciascuno di loro? Per questo, ben a ragione, in eterno essi
canteranno: «Sicut laetantium omnium nostrum habitatio est in Corde tuo,
Sancta Dei Genitrix».
PREGHIERA. «O santa Madre di Dio, la vostra carità senza limiti ha talmente dilatato
il vostro Cuore materno, ch'esso risulta quasi una vasta città, meglio, un
cielo immenso, tutto consolazione ineffabile, gioia inenarrabile per i vostri
amati figli, dei quali sarà dimora per tutta l'eternità!».
O cielo più elevato, più grande, più vasto di tutti i cieli, che porta in
sé colui che i cieli non bastano a contenere!
O cielo più ripieno di lodi, di
gloria, d'amore per Dio, che non il cielo mirabile che forma il soggiorno degli
eletti!
O cielo, in cui il Re dei cieli regna più perfettamente che non in
tutti gli altri cieli!
O cielo, nel quale la SS. Trinità fa la sua dimora più
degnamente e vi opera cose più grandi che non nel cielo empireo!
O cielo, in
cui la divina misericordia ha stabilito il suo trono, e deposto tutti i suoi
tesori, per dare udienza a tutti i miserabili in tutte le loro necessità! <<Domine,
in coelo misericordia tua!>> (Sal, 21, 6).
Andiamo con confidenza a presentarci dinanzi a questo trono di grazia e di
misericordia, per ottenere dal benignissimo fra tutti i cuori le grazie che ci
occorrono per riuscire graditi a sua divina maestà! "Adeamus cum fiducia ad thronum gratiae, ut misericordiam consequamur, et gratiam inveniamus in auxilio opportuno" (Ebrei 4, 16).
Risolvi di sforzarti di penetrare anche tu spiritualmente in questo cielo
fortunato per farvi la tua sicura dimora. Leggi e pratica quanto il Montfort
insegna sul «vivere e operare in Maria» (Vedi Segreto di Felicità o Trattato
della Vera Devozione a Maria).
JHS
MARIA!
MARIA!
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