giovedì 4 maggio 2017

Sette omicidi

MORTE DI UN CARCERATO


Il seguente fatto avvenne diversi anni or sono in Sicilia, e precisamente nella Casa Penale di Nicosia. Lo raccontò a me personalmente il Maresciallo del carcere, testimonio oculare. Sono ancora vivi altri testimoni oculari.

In una cella c'era un detenuto che aveva commesso sette omicidi. L'anima dell'infelice era in disgrazia di Dio. In certe occasioni tanti carcerati si confessavano e si comunicavano; l'indurito omicida non voleva saperne di Sacramenti. Si avvicinò anche per lui la fine della vita. Una settimana prima di morire la cella del detenuto sembrò assalita dai demoni. L'omicida urlava di spavento continuamente: Che cose orribili vedo mai! Come sono brutti questi mostri! Aiuto! Aiuto! - Il Direttore del carcere ed il Maresciallo, credendo che il detenuto fosse in preda alla nevrastenia, lo sottoposero ad un'accurata visita medica. Il dottore assicurò che l'organismo era normale e che quanto avveniva non poteva essere effetto di nervi indeboliti.

Passarono alcuni giorni in tale stato. Intanto le carni dell'omicida apparivano strane, con delle chiazze nere. Dopo una settimana di sofferenze fisiche e morali, il detenuto moriva, rifiutando gli ultimi Sacramenti.

Il cadavere fu adagiato sulla branda dentro la cella. Per qualche ora nessuno rimase nella cella, essendosi ritirati i superiori del carcere per disporre l'occorrente per il trasporto del cadavere.

Dopo circa un'ora, rientrarono nella cella il Direttore, il Maresciallo ed alcuni custodi. Quale non fu la loro meraviglia a vedere là dentro due gattoni neri, grossi come due cani, avventati contro il cadavere dell'omicida. Con le zampe e con i denti cercavano di sventrare il morto. I presenti non sapevano spiegarsi come mai avessero potuto penetrare là dentro quelle due bestiacce, stranissime. 
Da dove sarebbero potuto entrare? Gridando e minacciando, i convenuti riuscirono a mettere in fuga i due gattoni, i quali scapparono per la porta della cella. Il corridoio attiguo era custodito dai vigili; presso i diversi cancelli c'erano le guardie. Il Direttore chiese subito: Avete visto due grossi gatti neri, che son passati proprio adesso di qua? - Nessuno ha visto niente! -

Le due bestiacce com'erano piombate improvvisamente nella cella dell'omicida, così improvvisamente erano sparite. Niente di difficile che siano stati due demoni.

(Brano tratto da “Gli angeli ribelli”, di Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989))

JHS
MARIA!

MODELLO E PATRONA DELLE MADRI CRISTIANE

SANTA MONICA

Poche altre figure nella storia del cristianesimo riescono a impersonare il carisma femminile come santa Monica, la madre amorosa e tenace che diede alla luce sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa, e che ebbe un ruolo determinante nella conversione di lui. 

La liturgia antica romana ne fa memoria il 4 maggio mentre la festività del figlio Agostino è il 28 agosto. Anche in questa donna vissuta in gran parte nell'ombra troviamo la mitezza e la dolcezza, unite a una straordinaria forza d'animo. E' una fede che non s'arrende, la sua, cresciuta, viene da pensare, sull'esempio delle grandi donne del Vangelo.


Figlia di famiglia agiata, Monica nacque nel 331 a Tagaste, nell'attuale Algeria, in quel mondo "globalizzato" che era il tardo impero romano. 
Diversamente dall'usanza comune, che non permetteva alle donne di studiare, ricevette una buona educazione e fin da giovane lesse e meditò la Bibbia. 

Una donna cristiana, colta e libera, dunque, col cuore orientato ai tesori spirituali. Ciò che sappiamo della sua biografia si ricava dagli scritti di Agostino: in particolare nelle Confessioni il grande vescovo ripercorre la sua tortuosa, travagliata storia personale e spesso ci parla della madre. 

Sappiamo dunque che Monica sposò Patrizio, uomo di carattere aspro e difficile, che tuttavia lei seppe accogliere con dolcezza e avvicinare anche alla fede: venne infatti battezzato nel 371, poco prima di morire. 
Così Monica, a 39 anni, si trovò sola alla guida della casa dovendo anche prendere in mano l'amministrazione dei beni. Sappiamo che ai suoi tre figli la donna trasmise l'educazione cristiana fin dalla più tenera età: lo stesso Agostino dice di aver bevuto il nome di Gesù insieme al latte materno e di essere stato iscritto, appena nato, tra i catecumeni.

Crescendo però, arrivò, com'è noto, l'allontanamento: il giovane prese altre strade, sedotto dalla retorica e dalle correnti filosofico-religiose più in voga in quegli anni, come il manicheismo, ma soprattutto iniziò una vita spregiudicata e sregolata, tra Cartagine e Roma. Non per questo Monica si arrese, ma continuò ad accompagnare il figlio con l'amore e la preghiera: nel 385 la troviamo a Milano, dove Agostino insegnava retorica. 

E fu proprio lì che avvenne il grande cambiamento: grazie alla predicazione di sant'Ambrogio, dopo tante traversie, Agostino abbracciò la fede cristiana, avviandosi su quella strada di santità che oggi ben conosciamo e che ha lasciato un segno indelebile nei secoli. Monica era presente al suo battesimo, nel 387.

Da allora i due non si separarono più. Deciso a intraprendere una vita monastica, Agostino decise di ritornare in Africa, fermandosi, come tappa intermedia, ad Ostia. 
E' in questo luogo, nella quiete serena di una casa, che tra madre e figlio si svolsero colloqui spirituali di straordinaria intensità, che Agostino scelse di trascrivere e che tutt'oggi rappresentano una guida per tanti cercatori di Dio. 

Dopo la sua morte nel 387, il suo corpo rimase per secoli nella chiesa di Sant'Aurea di Ostia, poi traslato a Roma nella chiesa di San Trifone, oggi di Sant'Agostino. «Mi hai generato due volte» le disse un giorno il figlio: alla vita e alla fede. La tenacia, la dolcezza e la sensibilità di Monica fanno di lei la patrona delle donne sposate e delle madri.


JHS
MARIA!

SIGNUM MAGNUM, 4

4. Il Cuore divino della Madre di Dio

l . Il Cuore spirituale di Gesù è il Cuore di Maria per la più intima unione di spirito e di volontà tra loro.
Se sta scritto dei primi Cristiani ch'essi «erano un cuor solo e un'anima sola» (At 4, 32), a più ragione quest'unione è verissima tra Gesù e Maria. Se S. Bernardo dice arditamente ch'egli non aveva che uno stesso cuore con Gesù: «Ego vere cum Jesu cor unum habeo» Maria, non può dire, a più forte ragione: «Il Cuore di mio Figlio è il mio cuore, ed Io non ho che uno stesso cuore con Lui»?
è questo che Gesù significò a S. Brigida: «Io, che sono Dio e Figlio di Dio da tutta l'eternità, mi son fatto uomo nella S. Vergine, il cui Cuore era come il mio cuore. Per questo posso dire che mia Madre ed io abbiamo operato la salute dell'uomo con uno stesso cuore, in certo modo, quasi «cum uno corde». Io, grazie alle sofferenze che ho sopportato nel mio Cuore e nel mio corpo. Lei con l'amore e i dolori del suo Cuore.

2. Il Cuore di Gesù, cioè lo Spirito Santo, è il Cuore di Maria. Poiché, se questo Divino Spirito è stato donato da Dio a tutti i cristiani, per essere loro Spirito e loro cuore, (Ez 36, 26) quanto più non sarà stato donato alla Madre di tutti i cristiani?
Si può dunque dire in verità che il Cuore della SS. Vergine è Gesù.
La Madonna disse a S. Brigida: «Siate pure certi, che Io ho amato mio Figlio così ardentemente e ch'Egli mi ha amato così teneramente che Lui ed Io non formavamo che un sol cuore: Quasi cor unum ambo fuimus». «Mio Figlio era veramente il mio cuore: ecco perché quando uscì dal mio seno, nascendo a questo mondo, mi parve che metà del mio cuore uscisse da me. E quando Egli soffriva, Io ne sentivo le pene come se il mio cuore fosse sottoposto agli stessi suoi tormenti.
«Quando mio Figlio fu percosso e torturato coi flagelli, il mio cuore si sentì torturare e flagellare con Lui.
«Quando mi guardò dalla Croce, Io pure lo guardai e dai miei occhi sgorgarono lagrime cocenti. Al vedermi così oppressa dal dolore, Egli risentì un'angoscia così violenta, che alla vista della mia desolazione gli parve quasi che il dolore delle sue piaghe si fosse attutito. Perciò oso dire che il suo dolore era il mio dolore, così come il suo cuore era il mio cuore. Adamo ed Eva, per un pomo rovinarono il mondo: perciò mio Figlio volle sua madre cooperatrice nel grande riscatto, dovuto ad uno stesso cuore: quasi cum uno corde!» (Revel., l. I cap., 35). . .
è evidente, dunque, che il Figlio di Dio è il cuore, la vita di sua Madre nella più perfetta maniera che si possa immaginare. 
Difatti, se questo adorabile Salvatore deve talmente vivere in tutti i suoi servi da rendersi manifesto nel loro stesso esteriore: «Vita Jesu manifestetur in carne nostra mortali» (2 Cor 4), chi potrà immaginare in quale modo e con quale abbondanza e perfezione Egli abbia comunicata la sua vita umanamente divina e divinamente umana alla Madre sua? Egli è vivente nell'anima di Lei, nel corpo di Lei; è tutto vivo in sua Madre, che è quanto dire che tutto ciò che vive in Gesù è vivente in Maria.

Il Cuor di Gesù vive nel cuore di Maria, l'anima di Gesù nella sua anima, lo spirito di Gesù nel suo spirito; la memoria, l'intelletto, la volontà di Gesù sono viventi nella memoria, nell'intelletto, nella volontà di Maria; i suoi sensi interiori ed esteriori vivono nei sensi di Lei; le sue passioni nelle passioni di Lei; le sue virtù, i suoi misteri, i suoi divini attributi, tutti vivono nel cuore di Lei e regneranno sovranamente in Lei; vi opereranno affetti meravigliosi e incomprensibili a noi mortali, e v'imprimeranno l'immagine vivente di Gesù stesso.


Ecco perché noi possiamo dire con tutta verità: Maria SS. ha un cuore tutto divino. Ed è questo il Cuore ammirabile che deve formare l'oggetto delle nostre lodi e della nostra venerazione specialissima.
AVE MARIA PURISSIMA!

La santa Messa spiegata

15. – La 15ma opera che il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo fece in questo mondo fu che dopo l’orazione nell’orto arrivò una gran moltitudine di gente con spade e bastoni, e il benigno Signore volle esser preso e legato. 
Così stretto con funi Lo condussero con grande obbrobrio  e gravi insulti davanti a Pilato. 
Dove finalmente gli fu annunziata la sentenza di condanna ad esser crocifisso, (sentenza) alla quale il benignissimo Signore non volle appellare, ma anzi abbracciando la stessa croce sulla quale sarebbe stato crocifisso, la caricò sulle spalle e la portò fino al luogo dove doveva essere appeso.
      E questo si ripresenta nella Messa quando il Sacerdote tiene l’ostia nelle mani per consacrarla e traccia il segno di croce sull’ostia. E questa croce fatta sull’ostia significa la sentenza di morte data da Pilato su Gesù Cristo.

16. – La 16ma opera di Gesù Cristo in questo mondo dopo la lettura della sentenza di morte fu l’esser condotto al monte Calvario e lì fu appeso in mezzo a due ladroni. 
E fu elevato in alto fino a tener sospeso tutto il suo corpo fissato con i chiodi delle sue due mani.
      
E questo si ripresenta nella Messa quando il sacerdote innalza l’Ostia tra la mano destra e la sinistra, che sono i due ladroni, che stavano uno a destra e l’altro alla sinistra. E l’Ostia nel mezzo significa Gesù che stava in  mezzo ad entrambi. E la bianchezza dell’Ostia indica come Gesù in croce impallidì e perse il colorito e il sangue. 

Poi il sacerdote elevando il calice ripresenta quando Gesù Cristo in croce offrì il suo sangue, dicendo: “Padre mio, benedici e accetta il mio sangue, che Ti offro per la remissione dei peccati di tutto il genere umano”. E perciò il sacerdote eleva il calice come dicendo:”Padre, Ti offriamo il prezzo della nostra redenzione”.

JHS
MARIA!

mercoledì 3 maggio 2017

SIGNUM MAGNUM, 3


3. Meraviglie del Cuore spirituale di Maria

Per Cuore spirituale di Maria s'intende, la sua memoria, il suo intelletto, la sua volontà. Se il suo Cuore corporale, parte più eccellente del suo essere fisico, è di per sé mirabile, quali non saranno le meraviglie nascoste nel suo Cuore spirituale, che è la parte più nobile della sua anima?

Esse sono indicibili, anzi inconcepibili. Ecco un saggio.

1) Dio ha preservato miracolosamente il Cuore di Maria dalla sozzura del peccato, che mai vi poté entrare. Poi l'ha riempito di grazia dal momento della creazione e l'ha rivestito di una purezza così grande che non se ne può immaginare una maggiore, dopo quella di Dio. Egli ne è stato il possessore così perfettamente da tale momento, che mai ci fu istante in cui la Vergine SS. non fosse unita a Lui, per amarlo puramente più di tutti i Santi del Cielo e della terra insieme.

2) Dio ha riempito questo bel sole di tutte le luci più brillanti della natura e della grazia. poiché, se si tratta dei lumi naturali, Dio ha donato a colei ch'Egli scelse per sposa dello Spirito uno spirito naturale più chiaro, più vivo, più forte, più solido, più profondo e più perfetto, che non tutti gli altri spiriti; uno spirito degno d'una madre di Dio, e delle altissime funzioni alle quali Ella doveva venire applicata.

S. Alberto Magno, con parecchi dottori santi, insegna che ebbe tutte le scienze per infusione ed in un grado molto più eminente di tutti i sapienti insieme. Ella ne faceva santissimo uso per portare le anime ad amare Dio, a odiare il peccato, a umiliarsi, a disprezzare tutto quello che il mondo apprezza, ed a stimare, abbracciare con più amore quello che esso abborre, ossia la povertà, l'abbiezione e la sofferenza.

Infine Ella non si compiacque mai dei lumi che Dio le aveva dato, mai si preferì ad alcuno per tali doni; mai nutrì attacco per essi, ma sempre li riferì a Dio stesso, puri così come erano usciti dalla loro sorgente...
Che diremo noi dell'amore ardentissimo di cui era infiammato questo Cuore ammirabile verso Dio, e della sua incomparabile carità verso gli uomini?

Il Cuore di Maria SSè un vivo e perfetto ritratto dei divini attributi; un'immagine viva della SS. Trinità; un cielo di delizie per la divinità; il trono più elevato dell'Eterno Amore; un libro viventescritto dalla mano dello Spirito Santo, contenente la vita di N. S. Gesù Cristo e il nome di tutti i predestinati; un tesoro infinito racchiudente in sé tutti i segreti di Dio, tutti i misteri del cielo, tutte le ricchezze dell'universo.

è il cuore della madre diletta che attirò in sé, con la forza della sua umiltà e del suo amore, il cuore del divin Padre, ossia il suo Figlio Divino amatissimo, perché fosse il cuore del suo cuore, come vedremo. Questo cuore benedetto è una sorgente inesauribile di doni, di favori e di benedizioni per tutti quelli che lo amano davvero, che l'onorano con affetto, secondo le parole che lo Spirito Santo gli fa dire: «Ego diligentes Me diligo»: «Io amo quelli che amano Me».

Questo cuore infine, è quello che amò e glorificò Dio più di tutti i cuori degli uomini e degli Angeli insieme; noi non l'onoreremo mai abbastanza.

Quando cielo e terra impiegassero totalmente tutte le loro forze per celebrare le lodi del cuore ammirabile di Maria, per rendere grazie a Dio di averlo colmato di tante meraviglie, non ci riuscirebbero mai degnamente!
JHS
MARIA!