giovedì 16 febbraio 2017

Camminate senza paura! Andate a portare il Regno di Dio che avete nel cuore


“La Mia Parola è il Mio nutrimento”
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

“Ascoltate questo Mistero”

“Questo Mistero non può essere annunciato dalla Chiesa, chiusa per il Conclave riunitosi per eleggere il nuovo Papa. E tuttavia, è la “Mia Chiesa” che ve lo annuncerà, ad ognuno e a voi tutti, miei cari figli, insieme al Mio Papa Emerito. Voi siete i cristiani che amano la Chiesa e il suo Papa Emerito, siete i messaggeri della Buona Novella: di Gesù Cristo.

Ognuno di voi è un inviato di DIO per portare la Sua Parola fino agli estremi confini della terra.
Siate benedetti!
Non demoralizzarti da sola, perché Io ho messo in ognuno la Mia forza e la Mia volontà; e al Mio segnale, dovete ascoltarMi.
E’ urgente mettere già tutto in opera.
Nessuno può più opporsi allo sguardo di DIO sulla terra … Perciò Io diffondo al presente i Miei ordini. Va’ e seguiMi. Non sai che voi, Miei diletti, siete proprio dietro di Me?

Nessuno fermerà più l’onda della Mia Viva Parola.
Io sono la Sorgente”. Camminate senza paura! Te lo ripeto: Io sarò sempre davanti a colui che onoro con la Mia Santa Parola.
Il vostro DIO ha parlato. Sono tutti i miei Angeli protettori che vi aprono le porte, davanti a voi; ed essi ricevono lo stesso ordine di colui che porta la Mia Parola: Se voi tacete, parleranno le pietre!
La Mia Parola è ben misurata; quando Io la dono, è altrettanto fluida come la Mia Acqua. Dunque sarà sempre davanti a te.
Le porte si apriranno, perché è il Signore che ti manda: se no, perché Mi sentiresti? Non temere nulla, i tempi sono qui; ed Io sono il Padrone del tempo … altrimenti, tutto sarebbe ancora nascosto!

E’ adesso che tutto si compie.
La Mia Chiesa siete voi tutti “dietro al Mio Papa Emeritoal quale oggi Io parlo.
Tutto ciò che tu ricevi, è accettato da ogni angelo che vi segue, per togliere la pietra più piccola che si trova sul vostro cammino e che può essere un ostacolo per i Miei diletti.
Va’, figlia Mia scelta, vai a portare il Regno di DIO, che hai nel tuo cuore.
Colui che si interpone a questo, sappia che niente può sbarrare la via al Signore.
Sì, tu darai questo Messaggio, che sarà la prima apertura di questo nuovo cammino:
“ la Protezione di DIO”.

Io imprimo il Mio Sigillo sulla Mia parola Vera, che aprirà la porta alla VERITA’ Suprema.
Gesù Cristo, Padrone delle Armate di DIO
Nostro Padre.

Ricevuto da JNSR il 9 marzo 2013 

“Egli ha fatto ciò che doveva fare …" “Ecco la vostra protezione”


5 marzo 2013
“Ecco la vostra protezione”

“Signore Gesù, vengo a chiederTi di aiutarmi a interpretare la partenza dalla Chiesa del nostro buon Papa Benedetto XVI, liberandosi così dalla sua funzione papale.

GESU’ : “Egli ha fatto ciò che doveva fare …
 Ritirandosi, egli ha condotto la Chiesa nel riparo che gli era stato dato per rifugiarsi nella          preghiera e nell’adorazione di DIO.
Qual è il nemico del Signore che può penetrare nell’anima viva e ardente di un figlio di DIO?
Qual è, in verità, il vero cristiano che non ha riconosciuto in lui il rifugio dove il nemico non potrà penetrare?

Egli è “il riparo della Verità”, dove nemmeno il più astuto riuscirà mai a farlo deviare dal suo cammino, dalla sua “Via della Croce” che egli segue da sempre e che sta perseguendo fino alla CROCE dove DIO lo attende.

La liberazione di tutti i Miei Figli credenti nel loro Salvatore Gesù Cristo sta ancora in tutti i cuori puri rivolti alla preghiera e all’adorazione.
Và, figlia mia, continua a lodare DIO e la Sua Chiesa!
Continua a pregare con i tuoi fratelli, a soccorrere gli infelici e, soprattutto, ad amare i tuoi nemici nel perdono di DIO.

E prega per il Mio Papa che si trova nella barca spirituale del vostro soccorso in DIO.
IO gli affido tutte le vostre anime che lo seguiranno nella sua preghiera di protezione.”

JNSR   all’ascolto di Gesù Cristo

AMDG et BVM

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Benedetto XVI: Ogni Africano e ogni sofferente aiutano Cristo a portare la sua Croce (YouTube)



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Buona domenica carissimi amici!!!
Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo e rileggiamo un importantissimo discorso di Benedetto XVI sulla sofferenza e sulle risposte che il Cristianesimo dà di fronte alle tante tragedie che avvengono nel mondo.
Il 19 marzo 2009, Solennità di San Giuseppe, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Camerun, Benedetto XVI si recò al Centro Card. Paul Emile Léger di Yaoundé dove incontrò il mondo della sofferenza. Tenne un discorso fondamentale su questo tema richiamandosi alle Scritture e portando conforto ai malati.



INCONTRO CON IL MONDO DELLA SOFFERENZA

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Centro Card. Paul Emile Léger - CNRH di Yaoundé
Giovedì, 19 marzo 2009

Signori Cardinali,
Signora Ministro per gli Affari Sociali,
Signor Ministro della Sanità,
Cari fratelli nell’Episcopato e caro Monsignor Giuseppe Djida,
Signor Direttore del Centro Cardinal Léger,
Gentile personale assistenziale, cari malati,

ho vivamente desiderato trascorrere questi momenti con voi, e sono felice di potervi salutare. Un saluto particolare rivolgo a voi, fratelli e sorelle che portate il peso della malattia e della sofferenza. 
Voi sapete di non essere soli nella vostra sofferenza, perché Cristo stesso è solidale con coloro che soffrono. Egli rivela ai malati e agli infermi il posto che essi hanno nel cuore di Dio e nella società. 
L’evangelista Marco ci offre come esempio la guarigione della suocera di Pietro: “Senza attendere oltre – sta scritto - si parla a Gesù della malata. Gesù si avvicina a lei, la prende per mano e la fa alzare” (Mc 1,30-31). In questo passo del Vangelo noi vediamo Gesù vivere una giornata tra i malati per sollevarli. Egli ci rivela anche, con gesti concreti, la sua tenerezza e la sua benevola attenzione verso tutti quelli che hanno il cuore spezzato e il corpo ferito.

Da questo Centro, che porta il nome del Cardinale Paolo Emilio Léger, figlio del Canada, che venne tra voi per curare i corpi e le anime, io non dimentico coloro che, nelle loro case, negli ospedali, negli ambienti specializzati o nei dispensari, sono portatori di un handicap, sia motorio che mentale, né coloro che nella loro carne portano i segni delle violenze e delle guerre. 
Penso anche a tutti i malati, e specialmente qui, in Africa, a quelli che sono vittime di malattie come l’Aids, la malaria e la tubercolosi. 
So bene come presso di voi la Chiesa cattolica sia fortemente impegnata in una lotta efficace contro questi terribili flagelli, e la incoraggio a proseguire con determinazione questa opera urgente. A voi che siete provati dalla malattia e dalla sofferenza, a tutte le vostre famiglie, desidero portare da parte del Signore un pò di conforto, rinnovarvi il mio sostegno ed invitarvi a rivolgervi a Cristo e a Maria che egli ci ha dato come Madre. Ella ha conosciuto la sofferenza, ed ha seguito suo Figlio sul cammino del Calvario, conservando nel suo cuore l’amore medesimo che Gesù è venuto a portare a tutti gli uomini.

Davanti alla sofferenza, la malattia e la morte, l’uomo è tentato di gridare sotto l’effetto del dolore, come ha fatto Giobbe, il cui nome significa ‘sofferente’ (cfr Gregorio Magno, Moralia in Job, I, 1, 15). Gesù stesso ha gridato poco prima di morire (cfr Mc 15,37; Eb 5,7). Quando la nostra condizione si degrada, l’angoscia aumenta; alcuni sono tentati di dubitare della presenza di Dio nella loro esistenza. Giobbe, al contrario, è consapevole della presenza di Dio nella sua vita; il suo grido non si fa ribellione, ma, dal profondo della sua sventura, egli fa emergere la sua fiducia (cfr Gb 19;42,2-6). 
I suoi amici, come ognuno di noi davanti alla sofferenza di una persona cara, si sforzano di consolarlo, ma usano delle parole vuote.

In presenza di sofferenze atroci, noi ci sentiamo sprovveduti e non troviamo le parole giuste. Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce, il silenzio rispettoso e compassionevole, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto, uno sguardo, un sorriso, possono fare più che tanti discorsi. Questa esperienza è stata vissuta da un piccolo gruppo di uomini e donne tra i quali la Vergine Maria e l’Apostolo Giovanni, che hanno seguito 
Gesù al culmine della sua sofferenza nella sua passione e morte sulla Croce. Tra costoro, ci ricorda il Vangelo, c’era un africano, Simone di Cirene. 
Egli venne incaricato di aiutare Gesù a portare la Sua Croce sul cammino verso il Golgota. Quest’uomo, anche se involontariamente, è venuto in aiuto all’Uomo dei dolori, abbandonato da tutti i suoi e consegnato ad una violenza cieca. La storia ricorda dunque che un africano, un figlio del vostro continente, ha partecipato, con la sua stessa sofferenza, alla pena infinita di Colui che ha redento tutti gli uomini compresi i suoi persecutori. Simone di Cirene non poteva sapere che egli aveva il suo Salvatore davanti agli occhi. Egli è stato “requisito” per aiutarlo (cfr Mc 15,21); egli fu costretto, forzato a farlo. 

E’ difficile accettare di portare la croce di un altro. E’ solo dopo la risurrezione che egli ha potuto comprendere quello che aveva fatto. Così è per ciascuno di noi, fratelli e sorelle: al cuore della disperazione, della rivolta, il Cristo ci propone la Sua presenza amabile anche se noi fatichiamo a comprendere che egli ci è accanto. Solo la vittoria finale del Signore ci svelerà il senso definitivo delle nostre prove.

Non si può forse dire che ogni Africano è in qualche modo membro della famiglia di Simone di Cirene? Ogni Africano e ogni sofferente aiutano Cristo a portare la sua Croce e salgono con Lui al Golgota per risuscitare un giorno con Lui. Vedendo l’infamia di cui è oggetto Gesù, contemplando il suo volto sulla Croce, e riconoscendo l’atrocità del suo dolore, possiamo intravvedere, con la fede, il volto luminoso del Risorto che ci dice che la sofferenza e la malattia non avranno l’ultima parola nelle nostre vite umane. 

Io prego, cari fratelli e sorelle, perché vi sappiate riconoscere in questo ‘ Simone di Cirene’. Prego, cari fratelli e sorelle malati, perché molti ‘Simone di Cirene’ vengano anche al vostro capezzale.

Dopo la risurrezione e fino ad oggi, molti sono i testimoni che si sono rivolti, con fede e speranza, al Salvatore degli uomini, riconoscendo la Sua presenza al centro della loro prova. Il Padre di tutte le misericordie accoglie sempre con benevolenza la preghiera di chi si rivolge a Lui. Egli risponde alla nostra invocazione e alla nostra preghiera come Egli vuole e quando vuole, per il nostro bene e non secondo i nostri desideri. Sta a noi discernere la sua risposta e accogliere i doni che Egli ci offre come una grazia. Fissiamo il nostro sguardo sul Crocifisso, con fede e coraggio, perché da Lui provengono la Vita, il conforto, le guarigioni. Sappiamo guardare Colui che vuole il nostro bene e sa asciugare le lacrime dei nostri occhi; sappiamo abbandonarci nelle sue braccia come un bambino nelle braccia della mamma.

I santi ce ne hanno dato un bell’esempio con la loro vita interamente affidata a Dio, nostro Padre. Santa Teresa d’Avila, che aveva messo il suo monastero sotto il patrocinio di san Giuseppe, è stata guarita da una sofferenza nel giorno stesso della sua festa. Ella ripeteva che non lo aveva mai pregato inutilmente e lo raccomandava a tutti quelli che pensavano di non saper pregare: “ Non comprendo, scriveva, come si possa pensare alla Regina degli Angeli e a tutto quello che ella ha dovuto affrontare durante l’infanzia del Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe della dedizione così perfetta con la quale egli è venuto in aiuto dell’uno e dell’altra. Colui che non trova nessuno che gli insegni a pregare scelga questo ammirabile santo per maestro e non avrà più a temere di smarrirsi sotto la sua guida” (Vita, 6). Da intercessore per la salute del corpo, la santa vedeva in san Giuseppe un intercessore per la salute dell’anima, un maestro di orazione, di preghiera.

Scegliamolo anche noi come maestro di preghiera. Non solamente noi che siamo in buona salute, ma anche voi, cari malati e tutte le famiglie. Penso particolarmente a voi che fate parte del personale ospedaliero e a tutti coloro che lavorano nel mondo della sanità. Accompagnando coloro che soffrono con la vostra attenzione e con le cure che date loro, voi adempite un atto di carità e di amore che Dio riconosce: “ Ero malato e mi avete visitato” ( Mt 25,36). A voi, ricercatori e medici, spetta mettere in opera tutto quello che è legittimo per sollevare il dolore; spetta a voi in primo luogo proteggere la vita umana, essere i difensori della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Per ogni uomo, il rispetto della vita è un diritto e nello stesso tempo un dovere, perché ogni vita è un dono di Dio. Voglio, assieme a voi, rendere grazie al Signore per tutti coloro che, in una maniera o in un’altra, operano a servizio delle persone che soffrono. Incoraggio i sacerdoti e i visitatori degli ammalati a impegnarsi con la loro presenza attiva ed amichevole nella pastorale sanitaria negli ospedali o per assicurare una presenza ecclesiale a domicilio, per il conforto e il sostegno spirituale dei malati. Secondo la sua promessa, Dio vi darà il giusto salario e vi ricompenserà in cielo.

Prima di salutarvi personalmente e congedarmi da voi, vorrei assicurare a ciascuno la mia vicinanza affettuosa e la mia preghiera. Desidero anche esprimere il mio desiderio che ognuno di voi non si senta mai solo. Spetta in effetti ad ogni uomo, creato ad immagine del Cristo, farsi prossimo del suo vicino. Affido tutti e tutte all’intercessione della Vergine Maria, nostra Madre, e a quella di san Giuseppe. Che Dio ci conceda di essere gli uni per gli altri, portatori della misericordia, della tenerezza e dell’amore del nostro Dio e che Egli vi benedica!


© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

Fare bene il bene

I Santi sono santi non perché abbiano fatto dei miracoli, 
ma perché bene omnia fecerunt

Il bene fa poco rumore: 
il molto rumore fa poco bene. 
Il bene va fatto bene e senza rumore
Beato Giuseppe Allamano Sacerdote, Fondatore
Castelnuovo Don Bosco, Asti, 21 gennaio 1851 - Torino, 16 febbraio 1926

Ebbe san Giovanni Bosco come insegnante e san Giuseppe Cafasso per zio. Ordinato prete a Torino a 22 anni - era nato nel 1851 a Castelnuovo d'Asti - Giuseppe Allamano fu rettore del santuario più caro ai torinesi, la Consolata. Volle fondare un istituto dedicato all'annuncio «ad gentes». Nacquero così nel 1901 i Missionari della Consolata e nel 1909 le suore. Prima prova: il Kenya. Denunciò a Pio X l'insensibilità di fedeli e pastori sulla missione e chiese l'istituzione di una giornata. Lo fece Pio XI nel 1927, un anno dopo la morte di Allamano. E' beato dal 1990. 
Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall'ebraico
Martirologio Romano: A Torino, beato Giuseppe Allamano, sacerdote, che, animato da instancabile zelo, fondò due Congregazioni delle Missioni della Consolata, l’una maschile e l’altra femminile, per la diffusione della fede. 


E’ concittadino di due santi: San Giovanni Bosco, che l’ha avuto studente a Torino, e San Giuseppe Cafasso, che è anche suo zio materno.
Ordinato sacerdote in Torino a 22 anni, laureato in teologia a 23, direttore spirituale del seminario a 25, a 29 diventa rettore del santuario più caro ai torinesi (la “Consolata) e del Convitto ecclesiastico per i neosacerdoti. Però il santuario è da riorganizzare e restaurare, il Convitto è in crisi gravissima. Con fatiche che non cesseranno mai, lui rivitalizza il santuario e fa rifiorire il Convitto, come quando vi insegnava il Cafasso.


Come il Cafasso, è un eccezionale formatore di caratteri, maestro di dottrina e di vita. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostacolati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fonderà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano, per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Arriva poi il primo “sì” vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901, e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata.



Lui sente però che sull’evangelizzazione bisogna scuotere l’intera Chiesa. E nel 1912, con l’adesione di altri capi di istituti missionari, denuncia a Pio X l’ignoranza dei fedeli sulla missione, per l’insensibilità diffusa nella gerarchia. 
Chiede al Papa di intervenire contro questo stato di cose e in particolare propone di istituire una giornata missionaria annuale, "con obbligo d’una predicazione intorno al dovere e ai modi di propagare la fede". 
Declinano le forze di Pio X, scoppia la guerra nei Balcani... L’audace proposta cade.

Ma non per sempre: Pio XI Ratti realizzerà l’idea di Giuseppe Allamano, istituendo nel 1927 la Giornata missionaria mondiale. Lui è già morto, l’idea ha camminato. E altre cammineranno dopo, come i suoi missionari e missionarie (oltre duemila a fine XX secolo, in 25 Paesi di quattro Continenti). Da vivo, rimproverano a lui (e al suo preziosissimo vice, il teologo Giacomo Camisassa) di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statistiche trionfali dei battesimi.

Lui è così, infatti: Vangelo e promozione umana, perseguiti con passione e con capacità. "Fare bene il bene": ecco un altro suo motto. I suoi li vuole esperti anche in scienze “profane”. E anche quest’idea camminerà fino al Vaticano II, che ai teologi dirà di "collaborare con gli uomini che eccellono in altre scienze, mettendo in comune le loro forze e i loro punti di vista" (Gaudium et spes). E lui, Giuseppe Allamano, che dal 7 ottobre 1990 sarà beato, ripete biblicamente ai suoi: "Il sacerdote ignorante è idolo di tristezza e di amarezza per l’ira di Dio e la desolazione del popolo".

Giuseppe Allamano si spegne a Torino il 16 febbraio 1926; la sua salma ora è venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata.

Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) lo  beatificò il 7 ottobre 1990, in Piazza S. Pietro a Roma.

Approfondimenti: vedi qui. Molto interessante: Il Fondatore narra la sua vita


Autore: Domenico Agasso
AMDG et BVM

Oggi Io Sono felice

24 maggio 2011 – Se trovate difficoltà a pregare



Mia amatissima figlia, oggi Io Sono felice di tutto il lavoro che è stato fatto per impartire la Mia Santissima Parola al mondo attraverso la tua Opera. 
Non devi mai pensare di non fare abbastanza, a causa della quantità di persone che rifiutano questi Messaggi, poiché quei Miei figli che adesso non accettano la Mia Parola, lo faranno con il tempo. In seguito, essi avranno fame della Mia Voce.
Ora rimani concentrata su di Me. 
Non lasciarti fuorviare da coloro che gettano il disprezzo su questi Messaggi. 
Non sentirti mai scoraggiata, poiché coloro che adesso stanno ascoltando la Mia Parola, stanno infatti diffondendo la Verità agli altri, a causa del loro amore per Me.
La conversione è una difficile sfida, in un mondo così cieco alla Verità della vita eterna. 
La perseveranza è necessaria, poiché con l’aiuto dello Spirito Santo, il cui Potere viene ormai sentito ovunque nel mondo, i Miei figli alla fine ritorneranno a Me, anche se non tutti. 
Coloro che preferiscono le finte comodità che gli vengono offerte mediante l’ingannatore, troveranno infatti molto difficile rifiutare la vita che conducono. 
Pregate adesso per tutti i vostri familiari e amici, in modo che durante l’Avvertimento, possiate unirvi tutti attraverso il vostro amore per Me; infatti, se accetterete questo evento, considerandolo quale vostro percorso verso la libertà, sarete ricompensati con la Mia grande Misericordia.
La preghiera non è facile
La preghiera non è facile per molti dei Miei figli che trovano la recita delle preghiere lunga, ripetitiva e un po’ noiosa. Se questo è il modo in cui pregate e vi state sforzando, allora basta sedersi tranquillamente e comunicare con Me in silenzio. 
Riflettete semplicemente circa la Mia Vita sulla Terra. Rammentate a voi stessi il tempo che Io vi trascorsi e le lezioni d’amore che diedi a tutti voi; questo è sufficiente. Tranquillizzate la vostra mente, ed Io Mi siederò con voi in contemplazione. 
Io cammino con ognuno di voi. Io Sono presente ogni minuto del giorno, non importa quello che state facendo. 
Io non Sono mai lontano. 
Ricordate che Io Sono il vostro bastone nella vita. Appoggiatevi su di Me. Chiedete il Mio sostegno con sincerità ed Io ascolterò la vostra chiamata. 
Non rifiuto mai le vostre richieste, se esse sono secondo la Mia Santa Volontà. 
Tuttavia, quando chiedete dei favori che sono stati concepiti per diffondere gli eccessi mondani, sappiate che Io non ve li concederò mai; infatti non potrei mai darvi dei doni che Io so essere un male per la vostra anima. I Miei Doni vengono dati affinché Io possa portarvi più vicini al Mio Cuore, poiché quando ciò accade voi non avete bisogno di nient’altro.
Il vostro amorevole e devoto Salvatore
Gesù Cristo
AMDG et BVM