martedì 14 febbraio 2017

DONNA !

DONNA
DEVI ESSERE BUONA

AMARE DIO E IL TUO PROSSIMO
E ALLEVARE I FIGLI TUOI IN QUESTO AMORE

PERCHE' MAI VI DISSI ?

TROVERO’
ancora fede

quando
sulla Terra
RITORNERO’?

BIOGRAFIA di PAPA BENEDETTO XVI


Il Cardinale Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è nato a Marktl am Inn, diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927 (Sabato Santo), e battezzato lo stesso giorno. Il padre, Commissario di polizia, proveniva da un’antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, di condizioni economiche piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago Chiem, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in vari hotels. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Traunstein, piccola località vicina alla frontiera con l’Austria, a 30 km. da Salisburgo. In questo contesto, che egli stesso ha definito “mozartiano”, ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale. Non fu facile il periodo della sua giovinezza. La fede e l’educazione della famiglia lo prepararono ad affrontare la dura esperienza di quei tempi, in cui il regime nazista manteneva un clima di forte ostilità contro la Chiesa cattolica. Il giovane Joseph vide come i nazisti colpivano il parroco prima della celebrazione della Santa Messa. Proprio in tale complessa situazione, egli ebbe a scoprire la bellezza e la verità della fede in Cristo; un ruolo fondamentale per questo svolse l’attitudine della sua famiglia, che sempre dette chiara testimonianza di bontà e di speranza, radicata nella consapevole appartenenza alla Chiesa. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fu arruolato nei servizi ausiliari antiaerei. Dal 1946 al 1951 studiò filosofia e teologia nella Scuola superiore di filosofia e di teologia di Frisinga e nell’università di Monaco di Baviera. 

Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1951. Un anno dopo intraprese l’insegnamento nella Scuola superiore di Frisinga. Nel 1953 divenne dottore in teologia con la tesi “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”. Quattro anni dopo, sotto la direzione del noto professore di teologia fondamentale Gottlieb Söhngen, ottenne l’abilitazione all’insegnamento con una dissertazione su: “La teologia della storia di San Bonaventura”. Dopo aver insegnato teologia dogmatica e fondamentale nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, proseguì la sua attività di docenza a Bonn, dal 1959 al 1963; a Münster, dal 1963 al 1966; e a Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest’ultimo anno divenne cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove ricoprì al tempo stesso l’incarico di vicepresidente dell’Università. Dal 1962 al 1965 dette un notevole contributo al Concilio Vaticano II come “esperto”; assistette come consultore teologico del Cardinale Joseph Frings, Arcivescovo di Colonia. Un’intensa attività scientifica lo condusse a svolgere importanti incarichi al servizio della Conferenza Episcopale Tedesca e nella Commissione Teologica Internazionale. Nel 1972, insieme ad Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac ed altri grandi teologi, dette inizio alla rivista di teologia “Communio”. Il 25 marzo del 1977 il Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Monaco e Frisinga e ricevette l’Ordinazione episcopale il 28 maggio. Fu il primo sacerdote diocesano, dopo 80 anni, ad assumere il governo pastorale della grande Arcidiocesi bavarese. Come motto episcopale scelse “collaboratore della verità”, ed egli stesso ne dette la spiegazione: “per un verso, mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”. 

Paolo VI lo creò Cardinale, con il titolo presbiterale di “Santa Maria Consolatrice al Tiburtino”, nel Concistoro del 27 giugno del medesimo anno. Nel 1978, il Cardinale Ratzinger prese parte al Conclave, svoltosi dal 25 al 26 agosto, che elesse Giovanni Paolo I, il quale lo nominò suo Inviato Speciale al III Congresso mariologico internazionale celebratosi a Guayaquil, in Ecuador, dal 16 al 24 settembre. Nel mese di ottobre dello stesso anno prese parte al Conclave che elesse Giovanni Paolo II. Fu relatore nella V Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1980 sul tema: “Missione della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”, e Presidente delegato della VI Assemblea Generale Ordinaria del 1983 su “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa”. 

Giovanni Paolo II, il 25 novembre del 1981, lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Il 15 febbraio del 1982 rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga; il 5 aprile del 1993 venne elevato dal Pontefice all’Ordine dei Vescovi, e gli fu assegnata la sede suburbicaria di Velletri - Segni. E’ stato Presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, dopo sei anni di lavoro (1986–1992), ha presentato al Santo Padre il nuovo Catechismo. Giovanni Paolo II, il 6 novembre del 1998, approvò la sua elezione a Vice Decano del Collegio cardinalizio da parte dei Cardinali dell’Ordine dei Vescovi, e, il 30 novembre del 2002, quella a Decano con la contestuale assegnazione della sede suburbicaria di Ostia. Fu Inviato Speciale del Papa alle celebrazioni per il XII centenario dell’erezione della Diocesi di Paderborn, in Germania, che ebbero luogo il 3 gennaio 1999. Dal 13 novembre del 2000 era Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze. Nella Curia Romana è stato membro del Consiglio della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati; delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica, per il Clero e delle Cause dei Santi; dei Consigli Pontifici per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Cultura; del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica; e delle Commissioni Pontificie per l’America Latina, dell’“Ecclesia Dei”, per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico e per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale. Tra le sue numerose pubblicazioni, occupa un posto particolare il libro: “Introduzione al Cristianesimo”, silloge di lezioni universitarie pubblicate nel 1968 sulla professione della fede apostolica; “Dogma e predicazione” (1973), antologia di saggi, omelie e riflessioni dedicate alla pastorale. Ebbe grande eco il discorso che tenne davanti all’Accademia bavarese sul tema “Perché sono ancora nella Chiesa” nel quale, con la solita sua chiarezza, affermò: “Solo nella Chiesa è possibile essere cristiano e non ai margini della Chiesa”. Continuò ad essere abbondante la serie delle sue pubblicazioni nel corso degli anni, costituendo un punto di riferimento per tante persone, specialmente per quanti volevano approfondire lo studio della teologia. Nel 1985 pubblicò il libro-intervista: “Rapporto sulla fede” e, nel 1996, “Il sale della terra”. Ugualmente, in occasione del suo 70° genetliaco, venne edito il libro: “Alla scuola della verità”, in cui vari autori illustrano diversi aspetti della sua personalità e della sua opera. Numerosi sono i dottorati “honoris causa” che egli ha ricevuto: dal College of St. Thomas in St. Paul (Minnesota, USA) nel 1984; dall’Università cattolica di Lima nel 1986; dall’Università cattolica di Eichstätt nel 1987; dall’Università cattolica di Lublino nel 1988; dall’Università di Navarra (Pamplona, Spagna) nel 1998; dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) nel 1999; dalla Facoltà di teologia dell’Università di Breslavia (Polonia) nel 2000. Il 30 novembre 2002 divenne decano del collegio cardinalizio ed ottenne la sede suburbicaria di Ostia riservata al decano, in aggiunta a quella di Velletri-Segni. Nonostante avesse avanzato più volte le richieste di congedo, mantenne il suo incarico in curia e divenne uno dei più stretti collaboratori del pontefice, soprattutto con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 25 marzo 2005, Venerdì santo, guidò le meditazioni della tradizionale Via Crucis al Colosseo.

Il 1º aprile 2005 tenne a Subiaco una conferenza dal titolo «L'Europa nella crisi delle culture», nella quale tracciò uno scenario della Chiesa in Europa e criticò fortemente «la forma attuale della cultura illuminista» che costituisce «la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'intera umanità». Come decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette la cerimonia funebre per Giovanni Paolo II (Messa esequiale del Romano Pontefice); durante la Messa, pronunciò un'omelia che sarebbe divenuta celebre come il suo "programma di pontificato". In essa denunciò il pericolo di una «dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie», opponendo ad essa «un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo», «misura del vero umanesimo», ««criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità»; disse quindi che: «questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo» anche se «avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo». 

Ratzinger fu eletto papa durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005. Scelse il nome di papa "Benedetto XVI". Alle 17:56 fu dato l'annuncio dell'elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina (ci fu in effetti un'iniziale incertezza sul colore del fumo, ma i dubbi furono sciolti alle 18:07, dal suono delle campane della basilica di San Pietro in Vaticano). Dopo circa mezz'ora, il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez si affacciò dal balcone della loggia centrale della basilica per annunciare l'habemus Papam. Nel suo primo discorso da papa, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, riservò un ricordo al suo amico e predecessore Giovanni Paolo II: « Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie. » (Il primo messaggio pubblico di papa Benedetto XVI). Domenica 24 aprile 2005 si tenne in piazza San Pietro la messa ("Santa Messa di imposizione del pallio e consegna dell'anello del pescatore per l'inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma", tradizionalmente detta "Messa di incoronazione" fino a papa Paolo VI) per l'inizio del ministero petrino di Benedetto XVI, il quale pronunciò un'omelia all'insegna dell'ecumenismo, della continuità nei confronti del suo predecessore e dell'apertura verso i fedeli. « Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano » Al termine della cerimonia il Papa attraversò con la jeep piazza San Pietro, gremita di 500.000 persone, e ricevette le delegazioni internazionali nella basilica. Sua Santità, seguendo le orme del suo predecessore, scelse di trascorrere dei periodi di riposo al di fuori da Castel Gandolfo e prima fu a Les Combes in Valle d’Aosta, poi a Lorenzago di Cadore, in Veneto ed infine a Bressanone in Trentino Alto Adige.

AMDG et BVM

NASCOSTI PER QUASI DUEMILA ANNI !


TESTI APOCRIFI
Corrispondenza apocrifa Paolo


1. LETTERA AI LAODICESI *
(Ms. di Fulda)


[1] Paolo (eletto) non da uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo, ai fratelli di Laodicea: [2] grazia e pace a voi da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. [3] In ogni mia preghiera ringrazio Cristo per la vostra permanenza in lui, per la vostra perseveranza nelle sue opere, nell'attesa della promessa per il giorno del giudizio. [4] Non lasciatevi distogliere dalle vane parole di certi uomini che intendono allontanarvi dalla verità del vangelo da me predicato. [5] Ed ora Dio conceda che i miei discepoli contribuiscano al progresso della verità del vangelo... e pratichino la bontà e le opere salvifiche della vita eterna. [6] Le catene, che sopporto in Cristo, nelle quali godo e mi rallegro, sono ora pubbliche: [7] ciò contribuisce alla mia eterna salvezza, insieme all'aiuto delle vostre preghiere, con l'assistenza dello Spirito santo, sia per la vita sia per la morte. [8] La mia vita, infatti, è in Cristo e il morire è per me una [9] gioia. Egli mostrerà in voi la sua misericordia, facendo sì che abbiate lo stesso amore e nutriate sentimenti unanimi. [10] Dunque, carissimi, mantenete saldamente quanto avete udito quand'ero presente: come ricordate, così agite nel timore di Dio e avrete la vita per sempre, [11] giacché è Dio che agisce in voi. [12] Tutto quello che fate, fatelo senza rimpianto. [13] Del resto, carissimi, gioite nel Signore e guardatevi da coloro che sono alla ricerca di sordidi guadagni. [14] Tutte le vostre preghiere siano davanti a Dio e voi siate perseveranti nel pensiero di Cristo. [15] Fate tutto ciò che è integro, vero, pudico, giusto, ama [16-17] Conservate nel vostro cuore quanto avete udito e ricevuto, e sarà con voi la pace. [18] Vi salutano tutti i santi. [19] La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito. [20] Fate in modo che questa lettera sia letta dai Colossesi e quella dei Colossesi da voi.
2. LETTERA AGLI ALESSANDRINI *
(Sacram. e lezion. di Bobbio)


[1] Fratelli, noi che siamo sotto l'autorità del Signore, dobbiamo osservare il comandamento di Dio. [2] Coloro che osservano i precetti del Signore, hanno la vita eterna, coloro invece che rifiutano i suoi comandamenti si attirano una rovina e in ciò (consiste) la seconda morte. [3] Il precetto del Signore è questo: non spergiurare, non rubare, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza, non ricevere doni contro la verità né a motivo della tua autorità. [4] A colui che è in autorità e rinnega la verità sarà rifiutato il regno di Dio e sarà calpestato nell'inferno: ove non si entra due volte. [5] Quanto siamo fragili e prevaricatori, allorché commettiamo il peccato! [6] Non ogni giorno facciamo penitenza, ma ogni giorno aggiungiamo peccato a peccato. [7] Affinché sappiate, fratelli carissimi, che le vostre azioni... in questo libro sta scritto: "Nel giorno del giudizio ci si ricorderà (delle vostre azioni)". [8] Allora non ci saranno testimoni, né correi, né per quel giudizio i doni avranno alcun peso! Giacché non c'è nulla al di sopra della fede, della verità, della castità, del digiuno e dell'elemosina che estingue tutti i peccati. [9] E non fare a un altro ciò che non vuoi sia fatto a te. [10] Impegnati formalmente per il regno di Dio, e avrai la corona del Signore Gesù Cristo!

3. LETTERA DEI CORINZI A PAOLO E DI PAOLO AI CORINZI
(Papiro di Heidelberg e altre versioni)


[1, 1] Stefano e tutti i presbiteri che sono con lui, Dafno, Eubulo, Teofilo e Zenone al fratello Paolo, salute nel Signore. 
[2] Sono giunti a Corinto due uomini, Simone e Cleobio, che pervertono la fede di alcuni con parole adulterate [3] che ti preghiamo di esaminare: [4] giacché né da te né dagli altri apostoli abbiamo mai udito cose simili; [5] conserviamo, infatti, tutto ciò che abbiamo ricevuto da te e da loro. [6] Il Signore ci dimostra dunque la sua misericordia per il fatto stesso che tu sei ancora in vita e noi possiamo così ascoltare da te queste cose ancora una volta, [7] sia che tu venga sia che tu scriva. [8] Come è stato manifestato a Teone, noi infatti crediamo che il Signore ti abbia liberato dalle mani dei nemici. [9] Le cose che dicono e insegnano, sono queste: [10] negano che si debba credere ai profeti [11] e che Dio sia onnipotente, [1 2] la futura risurrezione della carne, [13] che l'uomo sia stato fatto da Dio, [14] che Cristo sia disceso nella carne e che sia nato da Maria, [15] che il mondo sia da Dio, (pensano) invece che sia dagli angeli. [16] Perciò, fratello, ti domandiamo di fare di tutto per venirci in aiuto, affinché la Chiesa dei Corinzi resti esente da scandalo e sia manifestata la loro pazzia. Sta bene nel Signore!

[2, 1] I diaconi Tretto ed Eutico portarono la lettera a Filippi. [2] e Paolo, essendo in prigione, la ricevette per mezzo di Stratonice, moglie di Apollofane. [3] Dimenticò le sue catene, ne fu grandemente rattristato ed esclamò dicendo: "Quanto per me sarebbe meglio essere morto e trovarmi presso il Signore, piuttosto che vivere quaggiù in questa carne, udire notizie tristi come queste sull'insegnamento e vedere amarezze aggiungersi ad amarezze! [4] In un momento critico come questo, io sono in catene e contemplo i malanni per mezzo dei quali si realizzano le opere di Satana!". [5] Nella più grande afflizione Paolo scrisse dunque la lettera di risposta.

[3, 1] Paolo, prigioniero di Gesù Cristo, ai fratelli che si trovano in Corinto, salute! 

[2] Tra le molte tribolazioni che purtroppo mi colpiscono, non mi sorprendo che le dottrine del maligno si diffondano così presto. [3] Il mio Signore Gesù Cristo, verrà, infatti, molto presto non sopportando più a lungo l'adulterazione della sua dottrina. [4] Fin dall'inizio io vi ho comunicato quanto avevo ricevuto dai santi apostoli miei predecessori, che erano stati in ogni tempo con il Signore Gesù Cristo. [5] Il nostro Signore Gesù Cristo è nato da Maria vergine, dalla stirpe di David, dal Padre essendo stato mandato a lei lo Spirito celeste, [6] affinché egli apparisse in questo secolo, liberasse ogni carne per mezzo della sua carne e ci risuscitasse dai morti nella carne e annunciasse questo proponendosi come esempio. [7] L'uomo essendo stato creato da Dio Padre, [8] dopo la morte fu ricercato affinché rivivesse per mezzo dell'adozione. [9] Dio onnipotente, infatti, creatore del cielo e della terra, volendo strappare gli Ebrei dai loro peccati, [10] decise di salvare la casa di Israele e conferì ai profeti qualcosa dello Spirito di Cristo e li mandò ai primi Ebrei; ed essi predicarono per lungo tempo e senza alcun errore il vero culto di Dio e la nascita di Cristo. [11] Ma colui che può sovvertire ciò che è giusto, volendo essere Dio, si mise all'opera e li sterminò incatenando ogni carne al suo volere, e la fine del mondo si avvicinava al giudizio. [12] Allora Dio onnipotente, essendo giusto, e non volendo che la sua opera fosse respinta, [13] mandò il suo Spirito a Maria, in Galilea; [14] lei credette di tutto cuore e ricevette nell'utero lo Spirito santo di modo che Gesù apparve nel mondo, [15] e quel maligno fosse sconfitto e apparisse che non è Dio, per mezzo di quella carne con la quale aveva introdotto la morte. [16] Così Gesù Cristo salvò, nel suo corpo, ogni carne [17] mostrando nel suo corpo un tempio di giustizia [18] per mezzo del quale siamo stati salvati. [19] Coloro dunque che sono d'accordo con quegli uomini, non sono figli della giustizia, ma dell'ira poiché hanno respinto la provvidenza di Dio, asserendo che il cielo, la terra e quanto si trova in essi non sono opera del Padre. [20] Sono figli dell'ira e seguono la maledetta dottrina del serpente... [21] Scacciateli dunque da voi e fuggite la loro dottrina! [22] Voi, infatti, non siete figli della disobbedienza, ma dell'amatissima Chiesa. [23] Per questo è stato annunziato il tempo della risurrezione. [24] Coloro che asseriscono che non c'è la risurrezione della carne, lo asseriscono per se stessi, giacché non risorgeranno, [25] non avendo creduto che il morto è risorto. [26] Sì, Corinzi, essi non comprendono né la semina del frumento né quella degli altri semi: gettati nudi in terra, dopo la corruzione, per volere di Dio, risorgono nuovamente con il corpo e il vestito; [27] e non risorge soltanto ciò che è stato seminato, ma prosperoso e benedetto. [28] Se poi non vogliamo prendere esempio dai semi, ma da corpi più nobili, [29] voi certo sapete che Giona, figlio di Amati, non volendo predicare contro Ninive, fu divorato da un mostro marino [30] e dopo tre giorni risuscitò dall'abisso più profondo. Dio, infatti, esaudì le preghiere di Giona e nulla in lui andò distrutto, né un capello né un sopracciglio. [31] Quanto più, come egli stesso risorse, così risusciterà voi di poca fede che avete creduto in Gesù Cristo. [32] Allorché un morto fu gettato dai figli di Israele sulle ossa del profeta Eliseo, suscitò dai morti corpo e anima, ossa e spirito; essendo stato mandato sul vostro corpo e sulle vostre ossa lo spirito del Signore, non risusciterete forse anche voi, in quel giorno, con la vostra carne integra? [33] Così avvenne pure, allorché il profeta Elia risuscitò da morte il figlio di una vedova; quanto più il Signore Gesù, al suono della tromba, in un batter d'occhio, vi risusciterà da morte come egli stesso risorse dai morti. Nel suo corpo infatti ce ne ha dato l'esempio. [34] Se poi voi preferite altre cose, non vogliate molestarmi! [35] Io infatti sono prigioniero per conquistare in me Cristo, e perciò porto nel mio corpo le sue impronte per giungere io stesso alla risurrezione dai morti. [36] Chiunque si atterrà a questa regola ricevuta dai beatissimi profeti e dal santo vangelo, riceverà dal Signore la ricompensa, e quanto risorgerà dai morti, conseguirà la vita eterna. [37] Coloro invece che la trasgrediranno, saranno gettati nel fuoco eterno. [38] Tutti quelli che seguono una tale condotta sono una razza di vipere: [39] da essi dovete restare separati con la forza del Signore. [40] E sarà con voi la pace, la grazia e l'amore. Amen.
Papiro Bodmer X

[1, 1] I Corinzi a Paolo. 

Stefano e con lui i presbiteri Dafno, Eubulo, Teofilo e Senone, a Paolo, che è nel Signore, salute! [2] Sono giunti a Corinto due uomini, un certo Simone e Cleobio, i quali sconvolgono la fede di alcuni per mezzo di false parole: [3] giudicale tu. [5] Noi però, custodiamo quanto abbiamo ricevuto sia da te che da quelli. [6] Poiché il Signore ci ha usato misericordia, in quanto tu sei ancora in vita affinché noi possiamo di nuovo ascoltarti, [7] o vieni tu stesso, crediamo, infatti, come è stato rivelato a Teone, [8] che il Signore ti ha liberato da una mano iniqua, oppure rispondici per iscritto. [9] Giacché dicono e insegnano queste cose: [10] non bisogna seguire dei profeti; [11] Dio non è onnipotente; [12] non c'è risurrezione della carne; [13] la creazione degli uomini non è da Dio; [14] Il Signore non è venuto nella carne, né è nato da Maria; [15] il mondo non è (opera) di Dio, ma degli angeli. [16] Perciò, fratello, poni ogni diligenza per venire qui, affinché la Chiesa dei Corinzi rimanga senza scandalo e appaia manifesta l'insipienza di costoro. Addio nel Signore!

[3, 1] Paolo ai Corinzi sulla carne. Paolo, prigioniero di Gesù Cristo, in mezzo a tanti contrattempi, ai fratelli che sono a Corinto, salute! [2] Non mi stupisco che le dottrine del maligno progrediscano così rapidamente. [3] Presto, infatti, Gesù Cristo, respinto da coloro che falsificano le sue parole, porterà a compimento la sua venuta. [4] Fin dall'inizio, infatti, io vi trasmisi quanto anch'io avevo ricevuto dagli apostoli anteriori a me, i quali erano stati tutto il tempo con Gesù Cristo: [5] nostro Signore Gesù Cristo è nato da Maria, dalla stirpe di David, dallo Spirito santo che il Padre ha mandato dal cielo in lei, [6] affinché venisse nel mondo a liberare tutta la carne per mezzo della sua propria carne, e affinché ci risuscitasse dai morti rivestiti di carne, come egli stesso ne mostrò l'esempio; [7] l'uomo è stato creato da suo Padre [8] e perciò allorché era perduto fu ricercato per essere vivificato per opera dell'adozione. [9] Il Dio, infatti, di tutte le cose, l'Onnipotente, colui che ha fatto il cielo e la terra, ai primi Ebrei ha mandato dei profeti per trarli dai loro peccati, [10] poiché voleva salvare la casa di Israele. Prese dunque parte dello Spirito di Cristo e lo inviò sui profeti, i quali annunziarono per molto tempo la religione senza errore. [11] Ma, essendo ingiusto, il principe che vuole essere (Dio) li conduceva e incatenava tutta la carne degli uomini verso il piacere. [12] Il Dio onnipotente, essendo giusto, e non volendo annientare la sua opera, [13] fece discendere lo Spirito e sotto forma di fuoco, in Maria, la galilea, [(14) 15] affinché il maligno che regnava per mezzo della carne perduta, per mezzo di questa fosse vinto e convinto che non è Dio. [16] E, infatti, per mezzo del suo proprio corpo che Gesù Cristo salvò tutta la carne, [17] per mostrare nel suo proprio corpo un tempio di giustizia [18] nel quale noi siamo stati liberati. [19] Non sono perciò figli di giustizia, ma figli di ira, coloro che respingono la provvidenza di Dio asserendo che il cielo e la terra e tutto quanto c'è in essi non sono opere del Padre: [20] essi, infatti, hanno la fede maledetta del serpente. [21] Distoglietevi da costoro e fuggite il loro insegnamento. [(22-23) 24] Per coloro che vi dicono che non c'è la risurrezione della carne, per costoro la risurrezione della carne non c'è, [25] rinnegando colui che così è risorto. [26] Non comprendono, infatti, o uomini di Corinto, il chicco di grano e tutte le altre sementi: è gettato nudo nella terra e quando là sotto si è disgregato, allora per volere di Dio risorge con un corpo rivestito. [27] In tal modo il corpo gettato non risorge solo, ma moltiplicato, diritto, benedetto. [28] Se non vogliamo trarre l'esempio dalle sementi, [29] voi sapete che Giona, figlio di Amatia, non (volendo) predicare a Ninive fu inghiottito da un mostro marino [30] e dopo tre giorni e tre notti Dio udì Giona orante nel più profondo dell'abisso: nulla in lui fu leso né un capello, né una palpebra. [31] Quanto più risusciterà voi, uomini di poca fede, che credete in Gesù Cristo, come egli stesso è risorto. [32] Se risorse il corpo dell'uomo il cui cadavere, dai figli di Israele, fu gettato sulle ossa del profeta Eliseo, così anche voi sui quali fu posto il corpo, le ossa e lo spirito di Cristo, in quel giorno risusciterete con la carne integra. [(33) 34] Se ammettete qualcosa di diverso, non venite più a darmi fastidio! [35] Io infatti ho le catene alle mani per guadagnarmi Cristo, e le impronte sul mio corpo per giungere alla risurrezione dai morti! [36] E se qualcuno segue questa norma avuta per mezzo dei beati profeti e del santo vangelo, [37] riceverà la ricompensa. Se qualcuno trasgredisce queste cose, ha con sé il fuoco, e coloro che indirizzano su questa strada sono uomini empi [38] e rampolli di vipere. [39] Con la potenza del Signore, tenetevi lungi da costoro! [40] E sia con voi la pace!


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Ho fatto...

L’errore più grande




Ormai prossimo alla sua fine, nell’isola di Sant’Elena, Napoleone fu intervistato da un giornalista francese. Alla domanda: «Se tornasse indietro, quale errore non rifarebbe», il grande persecutore della Chiesa rispose: «L’errore più grande che ho fatto è qualcosa a cui nessuno pensa. E cioè la pretesa di distruggere la Chiesa cattolica. Io credevo che la Chiesa fosse come una sorta di serpente, per cui, schiacciata la testa, sarebbe morta. E invece, più schiacciavo questa testa (l’allusione all’esilio di Pio VI e Pio VII è chiara), e più mi accorgevo che la Chiesa mi rinasceva tra le mani. Ho combattuto contro potentissimi eserciti, eppure non ho mai dubitato di combattere contro realtà limitate; ma combattendo contro la Chiesa, mi sono accorto di combattere non solo contro degli uomini!».

Prima di morire, Napoleone si riconciliò con la Chiesa, si confessò e riprese la pratica della Comunione.



PENSIERI

Le piante crescono verso la luce e anche noi cresciamo verso la Luce, anche se spesso facciamo di tutto per ignorarlo. 
Susanna Tamaro, scrittrice

L’attenzione vigile al presente è la grande virtù cristiana. Romano Guardini

La vita è stare con Cristo. Sant’Ambrogio

Gesù è via per condurci alla verità e alla vita.
Sant’Agostino

Io raccomando sempre non solo le grandi carità ma anche le piccole carità... In casa nostra abbiamo tutti qualcuno che aspetta un complimento. Ci sono i più piccoli di noi, ci sono i bambini, i malati, perfino i peccatori. Si lavora più volentieri quando si è riconosciuti.
Giovanni Paolo I (Papa Luciani)

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