venerdì 7 ottobre 2016

LEPANTO: 7 ottobre 1571 Festa della Madonna della Vittoria o del Santo Rosario


Sulla nave del comando 
c'era l'immagine della Santissima 
Perfetta Vergine Maria di Guadalupe

   LEPANTO


All’alba del 7 ottobre 1571, di fronte al golfo di Patrasso in Grecia, presso Lepanto, si trovano schierate due grandi armate navali: quella dei Turchi con duecentoventidue galee e altri vascelli minori, e l’armata cristiana con duecentosette galee e pochi vascelli minori.
Con grande fatica e lunghe trattative, il Papa è riuscito finalmente a riunire le forze dei Principi cattolici d’Italia, Spagna, Germania ed a concludere la Lega Cattolica. 

Il comando supremo è affidato al Principe Don Giovanni D’Austria, figlio dell’Imperatore Carlo V e fratello di Filippo II, di Spagna, che riceve solennemente, nella Chiesa di Santa Chiara in Napoli, lo Stendardo donato dal Papa. Riceve pure un quadro con l’Immagine della Madonna e la scritta«S. Maria succurre miseris», dono del Superiore del Monastero dei Celestini, in San Pietro a Maiella.
Scopo della Lega è fermare la strapotenza turca che domina già l’antico Mediterraneo orientale, e in quell’anno occupata Cipro, minaccia l’intera Europa, con l’audacia di giungere fino a Roma.
Quando è dato il segno della battaglia con il rombo dei cannoni e le urla da parte delle Galee turche, tutte le galee dell’armata cristiana ammainano la propria bandiera. Solo sul pennone della nave capitana è innalzato lo Stendardo della Lega con l’immagine di Gesù Crocefisso, ed all’albero maestro della nave capitana è appeso il quadro della Madonna con l’invocazione 
«S. Maria succurre miseris»

I Principi, i cavalieri, i marinai piegano il ginocchio e, con lo squillo di trombe, si leva il grido «Gesù, donaci la vittoria! Santa Maria, pregate per noi!».
Quel giorno la Madonna fu veramente la vincitrice, sostenendo il coraggio dei combattenti in una battaglia sanguinosa durata fino a sera. La notizia della vittoria è comunicata a Roma in modo miracoloso.

Il Papa San Pio V che tanto si è adoperato per riunire in santa lega le forze delle potenze cristiane, la sera di quel giorno memorando, ritirato nella sua camera del Palazzo Vaticano, prega per i suoi figli lontani. Improvvisamente una grande visione si apre ai suoi occhi: sulla lontana distesa del mare, popolata da centinaia di navi, egli vede l’armata dei Cristiani, in una furibonda lotta, vincere l’armata dei Turchi. In questo atteggiamento lo raffigura il pittore Mario Barberis nel quadro posto sull’altare a lui dedicato,nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino.

Il Papa si affretta allora ad annunziare che la grande battaglia è vinta per intercessione della Vergine Santissima, e vuole che subito si levi al Signore un inno di ringraziamento e di riconoscenza per il grande favore concesso alla Cristianità. L’annunzio ufficiale della vittoria giungerà a Roma soloventitré giorni dopo, portato dai messaggeri di Marcantonio Colonna, l’ammiraglio del Papa, il quale viene accolto, al suo ritorno, con grandi onori.
A ricordo di questa insigne vittoria riportata dai Cristiani con l’aiuto della Vergine, il Papa S. Pio V, come è detto nel Martirologio romano, fissa nel giorno 7 ottobre la festa del santo Rosario e la commemorazione di Santa Maria della Vittoria. 
San Pio V provvede pure ad inserire nelle Litanie lauretane il titolo 
Auxilium Christianorum.

La Congregazione dei Riti, nel Decreto per la istituzione della festa di Maria Ausiliatrice, afferma: «Pio VII emulò il suo predecessore Pio V che, per la strepitosa vittoria ottenuta con l’intercessione di Maria, inserì nelle Litanie lauretane il nuovo elogio di Auxilium Christianorum».
Oggi si può, con tutta certezza, asserire che questo titolo è anteriore al pontificato di San Pio V, ma la sua devozione si propaga in modo particolare dopo la vittoria di Lepanto, a cui va legato il nome del Santo Pontefice.

La Cupola maggiore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, recentemente riportata dai restauri al suo splendore originario, ritrae in cielo la gloria dell’Ausiliatrice, assisa in trono, e l’opera di Don Bosco in terra. Di fronte al trionfo dell’Ausiliatrice, il pittore Giuseppe Rollini ritrae, in una grandiosa rappresentazione, la battaglia di Lepanto, con un incrociarsi di galee e pennoni in lotta.

Alla destra della scena della battaglia, sono ritratti, accanto al Papa San Pio V, i principi cristiani che contribuirono con le loro armate, ad ottenere la Vittoria di Lepanto. È un gruppo di dieci slanciate figure di cavalieri sfarzosamente vestiti, secondo il costume del tempo, raccolti intorno al re di Spagna Filippo II, il doge di Venezia Luigi Mocenigo, il duca Emanuele Filiberto di Savoia, ed altri.

Alla sinistra un imponente gruppo di cavalli e cavalieri: sul destriero bianco, irrigidito quasi sull’attenti e che morde il freno, siede il re di Polonia Giovanni Sobieski che volge lo sguardo devoto verso la Madonna; accanto un altro cavaliere abbassa, in segno di omaggio alla Vergine, la bandiera strappata ai Turchi. È la raffigurazione della liberazione di Vienna e della vittoria terrestre sui Turchi. Come Lepanto ferma l’avanzata turca per mare, così la vittoria di Vienna nel 1683 la ferma per terra, e l’Europa è salva!

Anche la battaglia di Vienna è frutto della protezione e dell’aiuto di Maria, pregata ed implorata con il Santo Rosario, da parte del popolo cristiano e dei combattenti, animati dallo zelo del cappuccino il Beato Marco d’Aviano.
Dopo la 
Battaglia di Vienna, il Papa B. Innocenzo XI, come omaggio di gratitudine alla Vergine, istituisce la Festa del Santo Nome di Maria, fissandola il 12 settembre.1

http://iteadjmj.com/SANTO/piov.pdf
                                                                                 D. Mario Morra SDB
1 Fedele Giraudi, Il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Chiesa Madre dei Salesiani di Don Bosco in Torino (Torino, SEI 1948).                                                                  

IMMAGINI:
1  
Affresco della cupola maggiore del Santuario di Maria Ausiliatrice. Gli Angeli srotolano l’arazzo mostrante la battaglia di Lepanto. Alla destra il Papa San Pio V e alla sinistra il re polacco Giovanni Sobieski che volge lo sguardo verso il trono della Vergine.
2  
Il riscatto dei prigionieri cristiani ad opera dei Padri Mercedari.
3  
I Prìncipi cristiani riuniti attorno al re di Spagna.4  Maria in trono circondata dagli Angeli. In basso l’opera di Don Bosco e dei suoi figli nel mondo.

SESTO CORTEO NAZIONALE PER LA VITA - MILANO 8 ottobre 2016 - PER L'ABROGAZIONE REFERENDARIA DELLA LEGGE 194


O Maria... 
io Ti chiedo umilmente Luce e Forza
nelle ore disperate che verranno.


http://conchiglia.mx/RIVELAZIONE_ITALIA/aborto/MONOS_2016_set_15_Aborto_Sesto_Corteo_Nazionale_Milano_sabato_08_ottobre_2016.pdf

AMDG et BVM

giovedì 6 ottobre 2016

DAVVERO UNO STUCCHEVOLE TORMENTONE. MA LA PUREZZA TRIONFERA'! Beati immaculati in via!



A NOZZE SUORE LESBICHE DI PINEROLO. FELICITA’ E SAN FRANCESCO.


di ROBERTO PECCHIOLI

Allegria ! direbbe Mike Bongiorno. A Pinerolo verrà celebrata la prima unione civile , termine light e politicamente corretto per non chiamare matrimonio le nozze omosessuali di due monache. Suor Federica e Suor Isabel, 44 anni, francescane fino a poco tempo fa, missionarie e con titoli accademici in filosofia diventeranno moglie e moglie, o come diavolo si chiama il legame introdotto dalla signora Cirinnà ( madre , tra l’altro, di figli “non umani”, come scrive nel suo profilo pubblico). Subito dopo, poiché le due restano assai religiose, si faranno benedire da un prete spretato della zona, Franco Barbero, cacciato da anni e noto per aver officiato ben diciannove “matrimoni” tra omosessuali.
Fin qui la notizia; gioia contenuta del più laicista dei quotidiani, la torinese Stampa detta una volta La bugiarda, pensosi corsivi della “tribù istruita” degli intellettuali tanto invisa a Solgenitsin, festicciola intima per le due ex monache. Non varrebbe la pena occuparsene, tanta è la tristezza per quel che vediamo accadere, lasciando la parola alla preghiera e il giudizio all’Altissimo. Due elementi, tuttavia, costringono a prendere posizione: le parole delle due poverette ( ricordate il lapidario “la sventurata rispose” del Manzoni  nell’episodio della monaca di Monza dinanzi alle profferte di Egidio ?) e il nuovo  colpo inferto dall’interno alla credibilità del cattolicesimo .
“Dio vuole la felicità della persone”, cinguettano le neo-spose ed allora qualcosa occorre pur dire. Da Obama a Renzi , continua lo stucchevole tormentone secondo cui il matrimonio gay sarebbe una vittoria dell’amore e della felicità. Dio stesso, dunque, è d’accordo, giacché, secondo la nuova teologia, il suo progetto sull’umanità si basa sulla ricerca della felicità, come la costituzione americana.
Ci erano stati impartiti insegnamenti diversi: pareva, nel passato oscuro, che fossimo destinati alla beatitudine eterna attraverso una vita onesta, conforme alla legge naturale iscritta dal creatore nel cuore di ciascuno. Eravamo vissuti nella convinzione che il matrimonio sacramentale aperto alla nascita ed all’educazione dei figli fosse parte essenziale del disegno di Dio. Avevamo torto : egli non è che il garante del diritto al perseguimento della felicità, l’astratta quanto incauta affermazione della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti divenuta pensiero dominante, specie da quando Dio è morto.
Felicità che significa poter fare sempre ciò che si vuole senza ostacoli legali o materiali. Immaginiamo che Landru fosse felice uccidendo le sue mogli , felici sono i tanti avaracci che vivono per accumulare denaro , certamente sono felici ladri, rapinatori e truffatori i cui colpi vanno a buon fine.  Quanto all’omosessualità come tale, il pensiero corrente è lapidario: essa è “normale” in quanto è sempre esistita. Anche le tendenze omicide, se è per quello, ma le leggi non si sono mai sognate di legalizzare l’assassinio.
Le due suore, per le quali la felicità consiste nel loro rapporto erotico, dovevano avere una ben fragile vocazione, se è bastato un viaggio pastorale in Africa per dimenticare Dio ed innamorarsi tra consorelle. Occorre ammetterlo: la devastazione della modernità colpisce al cuore soprattutto la Chiesa, che non sa reagire, e, sembra evidente, non è più in grado di scegliere i propri ministri e le proprie religiose. Si dice – qualche libro sconcertante lo confermerebbe – che i seminari siano diventati la sentina di troppe vergogne e di autentiche eresie, tra le quali l’inversione sessuale è solo una.
A molti semplici credenti sembra che sia tramontata nel clero la fede in Dio: di Lui non si parla più, e neppure dei cosiddetti ( una volta) Novissimi. L’inferno, se c’è è vuoto, in compenso del paradiso di tace , ed il male è derubricato ad errore , anzi, sembra che supremo giudice sia la coscienza individuale . In fondo , povere suore che credevano di amare Chiara e Francesco, ed invece aspettavano di poter godere , qui e adesso, lo spicchio di felicità terrena promesso dal Dio che hanno loro spiegato in noviziato.
Il principe di questo mondo lavora a pieno ritmo, e gode nell’accumulare nuovi scandali , che tali non risultano più in quanto quasi nessuno li percepisce come tali. A chi scrive sembra abominevole , diabolico, che un sacerdote allontanato dal ministero si presti a “benedire” le nozze delle due suore che , sulla via di Damasco, dicono di aver scoperto la loro personale felicità .
Certo, il giudizio, quello vero, spetta ad un Altro, ma non si può scordare che lo stesso cardinale Bagnasco comunicò il noto attivista transessuale Vladimir Luxuria, al secolo Francesco/a Guadagno, nell’occasione dei funerali di un uomo come Andrea Gallo, un prete che ammise di aver fatto abortire alcune donne, disprezzava la gerarchia e comunicò al mondo l’esistenza del Vangelo secondo Fabrizio De André.  Non crediamo che il prelato genovese ignorasse l’identità di chi si presentò a chiedere l’ostia consacrata che, sino a nuovo ordine, rappresenta il corpo di Cristo . Ma chi siamo noi per giudicare, direbbe Bergoglio, ed allora avanti, verso nuovi baratri chiamati conquiste.
Forse non è neppure casuale che l’unione delle due ex francescane si celebri a Pinerolo. La città che fu sede della cavalleria sabauda , infatti, si trova allo sbocco delle valli Chisone, Pellice, Germanasca, dove vive da oltre sette secoli la comunità valdese, il cui livore anticattolico è noto. I suoi esponenti ricevono una rispettabile quota dell’8 per mille statale, offerto soprattutto da atei e da sostenitori dell’estrema sinistra , felici che non un euro raccolto dai seguaci di Pietro Valdo venga speso per motivi religiosi.
L’ultimo, desolato pensiero va a Francesco d’Assisi. Uomo dalla fede semplice, limpida e potente, dialogava da pari a pari con il Papa per riformare la Chiesa e con il Sultano d’Egitto per portarlo alla vera fede, e con la stessa  voce sapeva parlare alla gente umile del suo tempo.  Pensava che la felicità fosse in Dio, e si potesse perseguire abbandonandosi a lui con l’umiltà di cui l’uomo moderno è incapace.
Le sue monache ne sanno più di lui: felicità è seguire il proprio istinto, abbandonarsi ad ogni desiderio . Tanto , quel Dio lontano, posto che ci sia, perdonerà tutto. Questo è l’insegnamento corrente, anzi è addirittura l’anno della cosiddetta misericordia.  Nei tempi bui del nostro catechismo, si diceva che la confessione, figlia del pentimento e del giudizio negativo che noi stessi davamo dei nostri comportamenti, cancellasse la colpa, ma non la pena e, quanto agli effetti, dovevamo essere noi stessi a cambiare attitudine.
Francesco era uomo fedelissimo ed amava i sacramenti. Le due ex suorine che vestivano indegnamente il saio che fu il suo e di Chiara si sposano davanti ad una legge illegittima. Il buon Dio dovrà davvero eccedere in misericordia, per perdonarle senza pentimento e senza cambio di vita.
Ma anche questa è probabilmente un’idea del passato cattolico: pecca fortiter  , con quel che segue, non è Agostino d’Ippona, padre della Chiesa, ma Martin Lutero, padre dell’eresia, nonché di sei figli avuti da una ex suora.
ROBERTO PECCHIOLI

Il piccolo Omran

Il piccolo Omran e quella verità nascosta, che dovrebbe indignarvi

 
ALEPO-NIÑO.jpeg2_Vi siete commossi per il piccolo Omran salvato dalle macerie di Aleppo? Certo che sì, ci siamo commossi tutti. Però la storia andrebbe contestualizzata, cosa che quasi nessuno ha fatto.
Non mi riferisco tanto alla possibilità che l’immagine sia stata costruita ovvero che si sia trattata di una “photo opportunity”, ovvero di una sequenza in apparenza spontanea in realtà costruita ad arte, evocata da alcuni blogger. Che sia autentica o ritoccata è stata usata per una campagna di propaganda tipica dello spin, con la speranza di suscitare un’altra ondata emotiva e in seconda battuta politica, analoga a quella provocata da un’altra fotografia celebre, quella del piccolo Aylan sulle spiagge turca. Quegli scatti indussero la Germania ad aprire le frontiere, rendendo moralmente accettabile il flusso di migranti verso l’Europa, flusso che oggi è diventato incontrollabile, dimostrando quanto improvvida fu la decisione di Frau Merkel.

Ecco perché anche oggi bisognerebbe evitare di non limitarsi all’emotività e di capire bene quale sia la vera posta in gioco.

In estrema sintesi l’equazione che viene proposta dai media e dai politici mainstream è la seguente  i russi e Assad hanno bombardato Aleppo, colpendo dei bimbi innocenti come Omran. L’Occidente non può rimanere insensibile e deve intervenire in difesa della popolazione civile e in difesa dei ribelli islamici che combattono contro Assad e che – badate bene – non sono dell’Isis ma sono moderati e nostri amici.
Non è un caso che negli Stati Uniti voci autorevoli invochino proprio in queste ore un intervento della Nato in Siria.
Moderati? Amici?
Siamo sicuri?

Il sito Information Clearing House ha ricostruito chi è davvero l’eroico fotografo che ha scattato l’immagine di Omran nell’ambulanza. Si chiama Mahmoud Raslan e non è propriamente un novello Gandhi. Sulla sua pagina Facebook ha postato più volte commenti inneggianti al martirio dei kamikaze islamici e alla Guerra e appare più volte con la bandana tipica del jihadista. Ma soprattutto appare in un  selfie con due membri di un commando del gruppo militanti “Zenkie” e protagonista di un episodio orribile.
Il fotografo di Omran con due membri del commando che ha sgozzato il bimbo di 12 anni
   Il fotografo di Omran con i guerriglieri del    commando che hanno sgozzato un bimbo di 12 anni
Trattasi dell’arresto, sempre ad Aleppo, di un bambino palestinese di 12 anni. Guardatelo nella foto: smagrito, ha l’aria smarrita, è figlio di una famiglia di profughi. Gli operatori umanitari e persino gli altri gruppi presenti ad Aleppo hanno negato che si trattasse di un terrorista, di un baby, molto baby terrorista. Verosimilmente ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma i militanti di Zenkie non hanno voluto sentir ragioni. Lo hanno preso, caricato su un pick-up attorniato da un un gruppo di militari esaltati, giubilanti per aver catturato un “nemico”. Di dodici anni. Tra di loro due persone. Sono le stesse due persone che appaiono anche in un selfie con un raggiante Raslan.
Il bambino di 12 anni sgozzato e decapitato ad Aleppo
Il bambino di 12 anni sgozzato e decapitato ad Aleppo
Potrei mostrarvi il video di quel che accade dopo, ma non ne ho il coraggio. Quelle immagini hanno anche shoccato anche me.
I guerriglieri hanno fermato il pick up in una strada, hanno legato le mani del povero bambino dietro la schiena, lo hanno sdraiato a pancia in giù. Un giovane si è avvicinato con un coltello, gli ha alzato la testa, sgozzandolo e poi decapitandolo.
Ecco, questi sono i ribelli moderati per cui la Nato dovrebbe mobilitarsi.
Ecco, questi sono gli episodi che dovrebbero indignare l’Occidente, ben più della commovente foto di Omran ma scommetto che pochi di voi ne erano al corrente. Eppure l’esecuzione è avvenuta il 25 luglio, nemmeno un mese fa.


AMDG et BVM

lunedì 3 ottobre 2016

SAN FRANCESCO... Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica

San Francesco... 
si è fatto piccolo. Ma davvero piccolo.





EN ES FR IT PT ]

PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A SAN FRANCESCO D'ASSISI

Tu, che hai tanto avvicinato
il Cristo alla tua epoca, 
aiutaci ad avvicinare 
Cristo alla nostra epoca, 
ai nostri difficili e critici tempi. 
Aiutaci! 
Questi tempi attendono Cristo 
con grandissima ansia, 
benché molti uomini della nostra epoca 
non se ne rendano conto. 
Ci avviciniamo all’anno duemila dopo Cristo. 
Non saranno tempi che ci prepareranno ad una rinascita del Cristo, 
ad un nuovo Avvento? 
Noi, ogni giorno, 
nella preghiera eucaristica 
esprimiamo la nostra attesa
rivolta a lui solo,
nostro Redentore e Salvatore, 
a lui che è compimento della storia dell’uomo e del mondo.
Aiutaci, San Francesco d’Assisi,
ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo.
Tu, che hai portato nel tuo cuore
le vicissitudini dei tuoi contemporanei,
aiutaci, col cuore vicino al cuore del Redentore,
ad abbracciare le vicende
degli uomini della nostra epoca.
I difficili problemi sociali, economici, politici,
i problemi della cultura e della civiltà contemporanea,
tutte le sofferenze dell’uomo di oggi,
i suoi dubbi, le sue negazioni,
i suoi sbandamenti, le sue tensioni,
i suoi complessi, le sue inquietudini...
Aiutaci a tradurre tutto ciò
in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo.
Aiutaci a risolvere tutto
in chiave evangelica
affinché Cristo stesso possa essere
“Via, Verità, Vita”
per l’uomo del nostro tempo.
Questo chiede a Te,
figlio santo della Chiesa,
figlio della terra italiana,
il papa Giovanni Paolo II,
figlio della terra polacca.
E spera che non glielo rifiuterai,
che lo aiuterai. Sei sempre stato buono
e sempre ti sei affrettato
a portare aiuto a tutti coloro che si sono rivolti a Te.

(Visita alla Basilica di San Francesco in Assisi, 5 novembre 1978)




La Profezia di S.Francesco ritrae la Chiesa d'oggi



Giotto - San Francesco sostiene la Chiesa che sta crollando - Basilica superiore - Assisi

Sebirblu, 4 ottobre 2016

Qualche giorno fa, riflettendo sulla ricorrenza del nostro grande Santo, ho valutato quanto fosse abissale la differenza tra Francesco d'Assisi e l'attuale Papa che ne ha assunto il nome.

Mentre il primo fu immortalato da Giotto, raffigurato in un sogno fatto da Innocenzo III, che lo vide nell'atto di sorreggere la Chiesa di San Giovanni in Laterano sull'orlo del crollo (per importanza, la Basilica di San Pietro di allora), il secondo, a quanto pare, fa di tutto per distruggerla.

Ma, andiamo per ordine... forse non tutti sanno che un crocifisso improvvisamente si animò, aprendo la bocca e muovendo gli occhi, ed iniziando a parlare all'umile Fraticello...



Giotto - Il Crocifisso di San Damiano parla a San Francesco - Assisi - Basilica Superiore

Riporta Tommaso da Celano:

«Francesco era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo quando un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti.

Condotto dallo Spirito, entrò a pregare, si prostrò supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla Grazia divina, si ritrovò totalmente cambiato.

Mentre egli era così profondamente commosso, all'improvviso – cosa da sempre inaudita – l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parlò, movendo le labbra,"Francesco, – gli disse chiamandolo per nome – va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina".

Francesco era tremante e pieno di stupore, e quasi perdette i sensi a queste parole. Ma subito si dispose ad obbedire e si concentrò tutto su questo invito.

Ma, a dire il vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere la trasformazione ineffabile che percepì in se stesso, conviene anche a noi di coprirla con un velo di silenzio».

Tratto da «Vita Seconda di San Francesco d'Assisi» di Tommaso da Celano; QUI.



Tommaso da Celano (1200-1265) - Compagno e primo biografo di S. Francesco

Ed ecco la profezia del Poverello assisano che era già nota almeno a partire dal XVII secolo, come attesta un tomo che raccoglie le opere del Santo d'Assisi e di Sant'Antonio da Padova, pubblicato nell'anno 1641.

Il vaticinio è poi riapparso in un libro pubblicato nel 1880 dall'Imprimerìe de la Bibliothèque Ecclésiastìque de Paris – Avenue D'Orleans 32 – intitolato:

«S. Francisci Assisiatis – serafici minorum patriarchae – Opera Omnia Juxta editionem R:P. De la Haye in Gallia Minorum Procuratoris Generalis».

Il testo che segue è a sua volta contenuto nella Medi Aevi Bibliotheca Patristica,edita dalla suddetta Imprimerìe, di cui costituisce il Tomus Sextus. La profezia in latino con relativa traduzione italiana si trova a pag. 430, da visionare QUI.

Come si potrà constatare, ciò che vi è scritto trova riscontro in modo impressionante con i tempi odierni; e pensare che proviene dal lontanissimo 1226, anno in cui San Francesco trapassò.



Giotto - Morte di San Francesco - Basilica superiore - Assisi

«Poco  innanzi  la  morte  convocati  i  frati,  li ammonì delle future ambasce, dicendo:
– Diportatevi virilmente, o fratelli, fatevi animo, e aspettate pazientemente il Signore.

S'affrettano a venire i tempi di una grande tribolazione ed afflizione, ne' quali le perplessità e i pericoli temporalmente e spiritualmente inonderanno, si raffredderà la pietà di molti, e sovrabbonderà l'iniquità de' malvagi.

Il potere dei demònii sarà disciolto più dell'usuale, e la purezza immacolata della Religione nostra e delle altre sarà deformata in tal guisa, che pochissimi de' cristiani con cuor sincero e carità perfetta obbediranno al vero Sommo Pontefice e alla Chiesa Romana.

Un taluno non eletto canonicamente, assurto al Papato nel momento di quella tribolazione, coll'astuzia del suo errore macchinerà di porger la morte (spirituale; ndr) a molti.

Allora si moltiplicheranno gli scandali; la nostra Religione verrà divisa e parecchie delle altre saranno del tutto abbattute, perché non si opporranno all'errore, ma gli presteranno l'assenso.

Vi saranno tante e sì gravi opinioni e scismi nel popolo, nei Religiosi e nel Clero, che se non fossero accorciati quei giorni, secondo la parola evangelica, (se fosse possibile) sarebbero ingannati gli stessi eletti, se non fossero sostenuti, in sì grande tempesta, dall'immensa misericordia di Dio.

Allora la nostra Regola e vita sarà da certuni fierissimamente combattuta (Cfr. QUI; ndr). Sopravverranno istigazioni immense: quelli che allora saranno stati privati, riceveranno la corona di vita: ma guai a coloro che affidandosi alla sola speranza della Religione s'intiepidiranno, e non resisteranno costantemente alle tentazioni permesse (da Dio; ndr) a prova degli eletti.

Coloro poi che fervorosi di spirito per la carità e per lo zelo della verità coltiveranno la compassione, soffriranno persecuzioni ed ingiurie, come (fossero; ndr)disobbedienti e scismatici.

Perocché i loro persecutori, agitati dagli spiriti maligni, diranno che si rende un grande onore a Dio coll'uccidere (spiritualmente; ndr) e cancellar dalla terra uomini così pestilenti.

Il Signore però sarà allora il rifugio degli afflitti, e li salverà, perché posero la speranza in Lui. E per rendersi conformi al loro Capo agiranno con fiducia, e colla morte comprandosi la vita eterna, eleggeranno di ubbidire piuttosto a Dio che agli uomini; e ricusando acconsentire alla falsità e alla perfidia, non paventeranno punto il morire.

Allora, la verità da alcuni predicatori verrà taciuta, da altri sarà conculcata e negata(Cfr. QUI; ndr). La santità della vita sarà posta in derisione verso quelli che la professano: per questo il Signore Gesù Cristo manderà loro un degno, non pastore, ma sterminatore.»

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Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it



PAX et BONUM