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venerdì 7 ottobre 2016

LEPANTO: 7 ottobre 1571 Festa della Madonna della Vittoria o del Santo Rosario


Sulla nave del comando 
c'era l'immagine della Santissima 
Perfetta Vergine Maria di Guadalupe

   LEPANTO


All’alba del 7 ottobre 1571, di fronte al golfo di Patrasso in Grecia, presso Lepanto, si trovano schierate due grandi armate navali: quella dei Turchi con duecentoventidue galee e altri vascelli minori, e l’armata cristiana con duecentosette galee e pochi vascelli minori.
Con grande fatica e lunghe trattative, il Papa è riuscito finalmente a riunire le forze dei Principi cattolici d’Italia, Spagna, Germania ed a concludere la Lega Cattolica. 

Il comando supremo è affidato al Principe Don Giovanni D’Austria, figlio dell’Imperatore Carlo V e fratello di Filippo II, di Spagna, che riceve solennemente, nella Chiesa di Santa Chiara in Napoli, lo Stendardo donato dal Papa. Riceve pure un quadro con l’Immagine della Madonna e la scritta«S. Maria succurre miseris», dono del Superiore del Monastero dei Celestini, in San Pietro a Maiella.
Scopo della Lega è fermare la strapotenza turca che domina già l’antico Mediterraneo orientale, e in quell’anno occupata Cipro, minaccia l’intera Europa, con l’audacia di giungere fino a Roma.
Quando è dato il segno della battaglia con il rombo dei cannoni e le urla da parte delle Galee turche, tutte le galee dell’armata cristiana ammainano la propria bandiera. Solo sul pennone della nave capitana è innalzato lo Stendardo della Lega con l’immagine di Gesù Crocefisso, ed all’albero maestro della nave capitana è appeso il quadro della Madonna con l’invocazione 
«S. Maria succurre miseris»

I Principi, i cavalieri, i marinai piegano il ginocchio e, con lo squillo di trombe, si leva il grido «Gesù, donaci la vittoria! Santa Maria, pregate per noi!».
Quel giorno la Madonna fu veramente la vincitrice, sostenendo il coraggio dei combattenti in una battaglia sanguinosa durata fino a sera. La notizia della vittoria è comunicata a Roma in modo miracoloso.

Il Papa San Pio V che tanto si è adoperato per riunire in santa lega le forze delle potenze cristiane, la sera di quel giorno memorando, ritirato nella sua camera del Palazzo Vaticano, prega per i suoi figli lontani. Improvvisamente una grande visione si apre ai suoi occhi: sulla lontana distesa del mare, popolata da centinaia di navi, egli vede l’armata dei Cristiani, in una furibonda lotta, vincere l’armata dei Turchi. In questo atteggiamento lo raffigura il pittore Mario Barberis nel quadro posto sull’altare a lui dedicato,nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino.

Il Papa si affretta allora ad annunziare che la grande battaglia è vinta per intercessione della Vergine Santissima, e vuole che subito si levi al Signore un inno di ringraziamento e di riconoscenza per il grande favore concesso alla Cristianità. L’annunzio ufficiale della vittoria giungerà a Roma soloventitré giorni dopo, portato dai messaggeri di Marcantonio Colonna, l’ammiraglio del Papa, il quale viene accolto, al suo ritorno, con grandi onori.
A ricordo di questa insigne vittoria riportata dai Cristiani con l’aiuto della Vergine, il Papa S. Pio V, come è detto nel Martirologio romano, fissa nel giorno 7 ottobre la festa del santo Rosario e la commemorazione di Santa Maria della Vittoria. 
San Pio V provvede pure ad inserire nelle Litanie lauretane il titolo 
Auxilium Christianorum.

La Congregazione dei Riti, nel Decreto per la istituzione della festa di Maria Ausiliatrice, afferma: «Pio VII emulò il suo predecessore Pio V che, per la strepitosa vittoria ottenuta con l’intercessione di Maria, inserì nelle Litanie lauretane il nuovo elogio di Auxilium Christianorum».
Oggi si può, con tutta certezza, asserire che questo titolo è anteriore al pontificato di San Pio V, ma la sua devozione si propaga in modo particolare dopo la vittoria di Lepanto, a cui va legato il nome del Santo Pontefice.

La Cupola maggiore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, recentemente riportata dai restauri al suo splendore originario, ritrae in cielo la gloria dell’Ausiliatrice, assisa in trono, e l’opera di Don Bosco in terra. Di fronte al trionfo dell’Ausiliatrice, il pittore Giuseppe Rollini ritrae, in una grandiosa rappresentazione, la battaglia di Lepanto, con un incrociarsi di galee e pennoni in lotta.

Alla destra della scena della battaglia, sono ritratti, accanto al Papa San Pio V, i principi cristiani che contribuirono con le loro armate, ad ottenere la Vittoria di Lepanto. È un gruppo di dieci slanciate figure di cavalieri sfarzosamente vestiti, secondo il costume del tempo, raccolti intorno al re di Spagna Filippo II, il doge di Venezia Luigi Mocenigo, il duca Emanuele Filiberto di Savoia, ed altri.

Alla sinistra un imponente gruppo di cavalli e cavalieri: sul destriero bianco, irrigidito quasi sull’attenti e che morde il freno, siede il re di Polonia Giovanni Sobieski che volge lo sguardo devoto verso la Madonna; accanto un altro cavaliere abbassa, in segno di omaggio alla Vergine, la bandiera strappata ai Turchi. È la raffigurazione della liberazione di Vienna e della vittoria terrestre sui Turchi. Come Lepanto ferma l’avanzata turca per mare, così la vittoria di Vienna nel 1683 la ferma per terra, e l’Europa è salva!

Anche la battaglia di Vienna è frutto della protezione e dell’aiuto di Maria, pregata ed implorata con il Santo Rosario, da parte del popolo cristiano e dei combattenti, animati dallo zelo del cappuccino il Beato Marco d’Aviano.
Dopo la 
Battaglia di Vienna, il Papa B. Innocenzo XI, come omaggio di gratitudine alla Vergine, istituisce la Festa del Santo Nome di Maria, fissandola il 12 settembre.1

http://iteadjmj.com/SANTO/piov.pdf
                                                                                 D. Mario Morra SDB
1 Fedele Giraudi, Il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Chiesa Madre dei Salesiani di Don Bosco in Torino (Torino, SEI 1948).                                                                  

IMMAGINI:
1  
Affresco della cupola maggiore del Santuario di Maria Ausiliatrice. Gli Angeli srotolano l’arazzo mostrante la battaglia di Lepanto. Alla destra il Papa San Pio V e alla sinistra il re polacco Giovanni Sobieski che volge lo sguardo verso il trono della Vergine.
2  
Il riscatto dei prigionieri cristiani ad opera dei Padri Mercedari.
3  
I Prìncipi cristiani riuniti attorno al re di Spagna.4  Maria in trono circondata dagli Angeli. In basso l’opera di Don Bosco e dei suoi figli nel mondo.

sabato 2 luglio 2016

Siamo impressi negli Occhi e nel Cuore della nostra Mamma Celeste

"Non sono Io qui, 
che sono la Tua Mamma?"


<<Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.
Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, ...
vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. ...
attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede ... il profumo della grazia e della santità... e la forza vittoriosa dell'amore ...


Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. ... Presto potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra.
Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo>>

M.S.M. 5.XII.1994

Siamo impressi negli Occhi

... e nel Cuore della nostra Mamma Celeste

"Non sono Io qui, 
che sono la Tua Mamma?"


<<Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, ...
vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. ... attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede ... il profumo della grazia e della santità... e la forza vittoriosa dell'amore ...

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. ... Presto potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra.

Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo>>. 

M.S.M. 5.XII.1994

giovedì 12 maggio 2016

Pellegrino della fede, della speranza e della carità.

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA 
(23-29 MARZO 2012)

Il Santo Padre Benedetto XVI 

CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI GUANAJUATO, A LEÓN (MESSICO) 

All’arrivo all’aeroporto internazionale di Guanajuato, in località Silao di León in Messico, alle 16.30 (le 23.30, ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente Federale, S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, con la consorte, e dall’Arcivescovo di León, S.E. Mons. José Guadalupe Martín Rábago.
Con il Nunzio Apostolico S.E. Mons. Christophe Pierre, sono presenti alcune Autorità politiche e civili, il Corpo Diplomatico, alcuni Vescovi del Messico, una rappresentanza di fedeli e gruppi musicali caratteristici detti "mariachi".
Nel corso della cerimonia di benvenuto, dopo il saluto del Presidente Federale, S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Distinte autorità,
Amato popolo di Guanajuato e dell’intero Messico,


sono molto felice di essere qui, e rendo grazie a Dio per avermi concesso di realizzare il desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra

È proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera. Lo dico in questo luogo, considerato il centro geografico del suo territorio, nel quale desiderò venire, sin dal suo primo viaggio, il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Non potendolo fare, lasciò in quella occasione un messaggio di incoraggiamento e benedizione quando sorvolava il suo spazio aereo. Oggi sono felice di farmi eco delle sue parole, proprio in questo luogo e tra di voi: Sono grato – diceva nel suo messaggio – per l’affetto verso il Papa e la fedeltà al Signore dei fedeli del Bajío e di Guanajuato. Che Dio li accompagni sempre (cfr Telegramma, 30 gennaio 1979).

Con questo intimo ricordo, la ringrazio, Signor Presidente, per la sua calorosa accoglienza, e saluto con deferenza la sua distinta consorte e le altre autorità che hanno voluto onorarmi con la loro presenza. Un saluto molto speciale a Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di León, così come a Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti Vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini.

Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni. Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo. E in esse, come si è fatto nella Santa Messa nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Solennità di Nostra Signora di Guadalupe, si è invocata con fervore Maria Santissima, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. La Nostra Madre del cielo ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro.

Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità.


Come pellegrino della speranza, vi dico con San Paolo: «Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza» (1Ts 4,13). La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale (cf. Spe salvi, 2). La speranza addita «un cielo nuovo e una terra nuova» (Ap 21,11), cercando di rendere palpabili già ora alcuni dei loro riflessi. Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore. Come già dissi a Roma, «continuate ad avanzare senza scoraggiarvi nella costruzione di una società fondata sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia» (Omelia nella solennità di Nostra Signora di Guadalupe, Roma, 12 dicembre 2011).


Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità «è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione» (Deus caritas est, 31a), come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico.


Signor Presidente, amici tutti: in questi giorni chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore. Spero con tutta la mia anima che lo sentano anche tanti messicani che vivono fuori della propria patria natìa, ma che mai la dimenticano e desiderano vederla crescere nella concordia e in un autentico sviluppo integrale. Molte grazie.
© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Sii Tu la nostra Scala al Regno dei Cieli
e la Via diritta al Paradiso