sabato 21 maggio 2016

IL SERAFICO PADRE SAN FRANCESCO D'ASSISI

SAN FRANCESCO D'ASSISI 
CONFESSORE


 SALVE SANCTE PATER, PATRIAE LUX
FORMA MINORUM
La conformazione a Cristo.
Nella lettera ai Romani l'Apostolo san Paolo ci dà la regola di ogni santità con le parole: "Quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imagines Filii sui..." (Rom 8,29). Conformarci al divino modello, che si chiama Gesù.. È la conformità al Figlio di Dio, acquistata con la virtù, che fa i santi.
Celebriamo oggi un Santo, che fu copia ammirabile di Cristo Gesù, che il Sommo Pontefice Leone XIII chiama il più bello dei santi, che Papa Pio XI ci presenta come il santo che pare aver meglio compreso il Vangelo e conformata la vita al divino modello.
San Francesco infatti è un altro Cristo. Ha cercato Cristo, lo ha seguito, lo ha amato, lo ha dato agli altri, Cristo Gesù è tutta la sua vita. Non ci fermiamo sulle tradizioni graziose che vogliono che Francesco sia nato in una stalla, come Gesù, e su un poco di paglia; noi lo vediamo, giovane, arrestarsi improvvisamente in mezzo ai suoi sogni di piaceri e di feste, mentre pensa ad imprese cavalleresche, perché il Cristo di S. Damiano gli parla: "Francesco, che cosa vale di più? Servire il padrone o il servitore?". Francesco è affascinato da queste parole, comincia una vita nuova, apre il Vangelo e vi cerca Cristo cui consacrarsi interamente.


Amore del Vangelo.
Egli fa del Vangelo il suo nutrimento e, trovandovi una celeste soavità, esclama: "Ecco quello che da molto tempo cercavo!". Il Vangelo è suo sostegno, sua consolazione, rimedio a tutte le sofferenze, nelle prove non vuole altro conforto e un giorno dirà ai suoi frati: "Sono saturo di Vangelo, sono pieno di Vangelo". Il Vangelo diventa sua vita e quando vuole dare ai suoi frati una regola, scrive nelle prime pagine: "La regola e la vita dei Frati Minori è questa: osservare il santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo".


Povertà.
Ma il Vangelo è la storia dell'abbassamento del Figlio di Dio fino a noi e del suo amore per le nostre anime, è il Cristo povero, umile, piccolo, compassionevole e misericordioso, il Cristo Apostolo, il Cristo che ci ama e muore per noi. San Francesco, che lo ha scelto come regola di vita, lo vive alla lettera. Sull’esempio di Gesù, egli abbraccia la povertà e, davanti al Vescovo di Assisi si spoglia delle sue vesti, le restituisce al padre dicendo: "Adesso potrò veramente dire: Padre nostro, che sei nei cieli". E comincia la sua vita di povertà, povertà gioiosa e tutta piena di sole, non la povertà gelosa e afflitta, che troppo spesso vediamo nel mondo, povertà volontaria e amata. Va a tendere la sua mano delicata per le vie di Assisi ed è respinto come se fosse un pazzo, ma resta l'amante della povertà e, al momento della morte, è sua consolazione suprema essere stato fedele a "Madonna Povertà".

Umiltà.
Il Vangelo è Gesù Cristo umile e piccolo: parvus Dominus, il Grande piccolo Gesù, come lo chiama san Francesco. Egli medita questo insegnamento e si fa "l’umile Francesco", come lo chiamo l'autore dell'Imitazione. Si considera l'ultimo degli uomini, il più vile peccatore, e soffrire, essere disprezzato è per lui gioia perfetta e dà ai suoi figli il nome di Minori, cioè piccoli.


Misericordia.
Il Vangelo è Gesù Cristo compassionevole e misericordioso e, sul suo esempio, il cuore di Francesco è tutto pieno di misericordia. San Bonaventura, scrivendo la sua vita, ci dice: "La benignità, la bontà del nostro Salvatore Gesù Cristo è apparsa nel suo servo Francesco". Egli stesso, all'inizio del suo testamento, scrive: "Il Signore mi fece la grazia di cominciare a fare penitenza, perché quando ero nel peccato mi sembrava troppo amaro vedere dei lebbrosi, ma fui verso di loro misericordioso e quello che mi pareva amaro diventò per me dolcezza dell'anima e del corpo".
Francesco era misericordioso verso tutti i miseri e alla Tribuna del Parlamento italiano gli fu resa questa testimonianza: "Se san Francesco di Assisi non ha fondato istituzioni di carità, ha versato nel mondo tale una corrente di carità, che dopo sette secoli, nessuna opera di carità è stata fondata senza che egli ne sia stato ispiratore".




Apostolato.
Il Vangelo è Gesù Cristo apostolo. Egli è venuto perché gli uomini sentissero la parola di vita e con quale amore lascia cadere dal suo labbro le sue intenzioni divine! E Francesco, sulle orme di Cristo, si fa apostolo, traccia nell'aria il segno della Croce e manda i suoi discepoli ai quattro angoli del mondo. Egli ha capito bene le parole di Gesù: "Andate e insegnate a tutte le nazioni". Primo fra tutti i fondatori di Ordini moderni, manda i suoi figli nelle regioni infedeli e quando, dopo qualche mese, viene a sapere che cinque di essi hanno colto, nel Marocco, la palma del martirio, esclama con gioia: "Finalmente ho dei Vescovi!" I suoi vescovi erano i martiri. Dopo aver fondata l'opera sua, non sogna per sé che di offrire a Gesù la testimonianza del sangue e tre volte passa i mari, va a predicare Cristo fino alla presenza del Sultano infedele, ma Dio gli riserva un altro martirio per il giorno in cui gli manderà un Angelo a incidergli nelle sue carni le piaghe del divino Crocifisso.


Il dono di sé.
Il Vangelo è Gesù, che si dona e si immola e, come Gesù, Francesco si dona a sua volta. "Questo povero, piccolo uomo, dice san Bonaventura, non aveva che due cosa da offrire: il suo corpo e la sua anima". Dona a Dio il suo corpo con la penitenza e sappiamo come egli trattasse il suo corpo. Aveva diviso l'anno in nove quaresime successive, si contentava di pane secco e si rifiutava anche l'acqua necessaria alla sua sete, per non cedere alla sua sensualità. Era suo letto la terra nuda, suo cuscino un tronco di quercia e, tormentato spesso da malattie, ringraziava il Signore perché non lo risparmiava. Chiedeva a Dio di soffrire cento volte di più, se era sua volontà. Dava poi a Dio la sua anima con la preghiera e con lo zelo.
Ma san Francesco non è soltanto discepolo fedele di Cristo, perché copia la vita e le virtù del Maestro, ma è soprattutto il Santo dell'amore serafico. Egli è entrato nel Cuore di Gesù, ha compreso il Cuore di Gesù e gli rende amore per amore.


Amore dell’Eucaristia.
Con l'amore del Vangelo, un altro amore consuma il cuore di Francesco: l'amore dell'Eucaristia! Il mistero eucaristico era fatto apposta per  attirare la sua anima serafica! Un Dio disceso dal cielo per salvarci, fattosi carne in forma umana e morto sul Calvario come un delinquente, si abbassa ancora fino a prendere la forma di una piccola ostia, per unirsi a noi e farsi nostro cibo; un Dio, che, dopo la follia della Croce, giunge alla follia dell'Eucaristia e sta imprigionato nel tabernacolo, per attenderci e per riceverci, è un mistero ineffabile, che desta l'ammirazione delle anime amanti. Francesco, il grande amante del Vangelo, in cui trovava la parola vivente ed eterna di Gesù, il grande amante della Croce, in cui vede l'amore sacrificato, ama pure l'ostia dove è l'amore vivente, l'amore che si dona, l'amore che attira e trasforma le anime generose e pure! Per l'ostia egli corre a riparare i tabernacoli, per l'ostia va per le campagne a ripulire e ornare le chiese povere e abbandonate, per l'ostia dimentica la povertà e manda i frati a disporre sugli altari vasi d'oro e d'argento, per l'ostia si prostra lungo la via, quando vede spuntare la guglia di un campanile e passa ore davanti al tabernacolo, tremante per il freddo, in adorazione e in amore. Fa celebrare la Messa tutti i giorni e con fervore si comunica tutti i giorni.
In un'epoca in cui spesso il sacerdozio è avvilito, ricorda ai sacerdoti la loro grandezza. "Il vedo in essi il Figlio di Dio" e si mette in ginocchio davanti al sacerdote, e gli bacia le mani. Egli, il piccolo diacono, che si giudica indegno di salire l'altare, scrive a cardinali, a vescovi, a principi: "Vi prego, miei signori, baciando le vostre mani, fate in modo che il Corpo di Gesù sia trattato degnamente e da tutti debitamente rispettato". E Francesco prepara all'ostia anime adoratrici, circonda di anime vergini il tabernacolo con le Clarisse e ciborio, giglio, corona di spine diventano le armi di S. Damiano.
Vangelo, Croce, Eucaristia sono i grandi amori, che formano l'anima di Francesco, il segreto della sua azione nella Chiesa. Dopo aver cercato Gesù, dopo aver vissuto di Lui, dopo averlo amato, Francesco poteva attendere la morte, senza averne paura,. La grande Teresa d'Avila, mentre stava per morire esclamava: "È tempo di vederci, Gesù mio!". Francesco, nelle stese circostanze, si mette a cantare: "Voce mea ad Dominum clamavi, ad Dominum deprecatus sum. Chiamo il Signore con tutta la mia voce e prego il mio Signore". "Me exspectant iusti... I giusti mi attendono, essi vogliono essere testimoni della ricompensa che Dio mi darà" (Sal 140,1).
Quale incontro sarà quello dell'anima di Francesco con il Signore! Ricordiamo il quadro del Murillo, che ci presenta Cristo mentre stacca un braccio dalla croce e attirà a sé l'umile Francesco, per stringerlo al cuore. È questa la morte di Francesco. Con uno slancio sublime l'anima sua si getta tra le braccia di Dio e va a godere l'amore, che non ha fine.


VITA. - Francesco nacque ad Assisi nel 1182 e fin dalla giovinezza si mostrò caritatevole verso i poveri. Una malattia fu l'inizio di una vita di perfezione e risolvette di dare tutto quanto possedeva. Suo padre pretese la rinuncia all'eredità e Francesco rinunciò volentieri, spogliandosi tosto anche degli abiti che indossava. Fondò con alcuni compagni l'Ordine dei Frati Minori, che ebbe l'approvazione di Papa Innocenzo III. Francesco mandò i suoi religiosi a predicare dappertutto ed egli stesso, desideroso del martirio, partì per la Siria, ma avendo raccolto soltanto onori, tornò in Italia dove fondò presso la Chiesa di S. Damiano un Ordine di vergini, sotto la direzione di santa Chiara, e il Terz'Ordine, per dare anche alle persone viventi nel mondo un mezzo efficace di santificazione nella pratica delle virtù religiose. Nel 1224, mentre pregava sul monte Alvernia, gli apparve un serafino, che impresse nel suo corpo le piaghe di Crocifisso, in segno dell'amore che il santo nutriva per il Signore. Due anni dopo Francesco, molto ammalato, si fece portare alla chiesa di S. Maria degli Angeli e vi morì dopo aver esortato i suoi frati Minore ad amare la povertà, la pazienza e a difendere la fede della Chiesa Romana. Gregorio IX, che lo aveva conosciuto profondamente, lo iscrisse poco appresso nel catalogo del Santi.



Preghiera di san Francesco.
"Grande e magnifico Dio, mio Signore Gesù Cristo! Io ti supplico di darmi luce, di rischiarare le tenebre dell'anima mia. Dammi fede retta, speranza sicura, carità perfetta. Concedimi, o Signore, di conoscerti bene, per poter in tutte le cose agire nella tua luce secondo la tua volontà".

La Chiesa in rovina.
Così tu pregavi spesso e a lungo davanti al Crocifisso della vecchia chiesa di S. Damiano. E un giorno dal Crocifisso scese una voce che solo il tuo cuore poteva percepire e diceva: "Va', Francesco, ricostruisci la mia casa, che sta per crollare". E tu, tremante e felice insieme, rispondesti: "Andrò con gioia, o Signore, a fare quanto mi chiedi!".
La casa che stava per crollare era senza dubbio la vecchia e solitaria cappella di S. Damiano, ma il Signore pensava soprattutto alle rovine, accumulatesi nel corso degli ultimi secoli nella sua Chiesa.


L'Ordine dei Minori.
Il Papa, che lo aveva compreso, approvò l'Ordine dei Minori, che con il suo fervore, il suo amore per la povertà, lo zelo apostolico, non solo avrebbe riparato le rovine della Chiesa di Cristo, ma sarebbe andato a  costruire nuove cristianità nelle terre infedeli, col sangue dei migliori suoi figli.
Dalla gloria del cielo, dove il Signore ti concede ora così grande e gloriosa ricompensa, degnati, o san Francesco, di non dimenticare la Chiesa per cui non hai risparmiato fatiche.
Aiuta i tuoi figli, che proseguono l'opera tua nel mondo intero, e possano essi crescere in numero e in santità, prodigandosi sempre nell'insegnamento con la parola e con l'esempio.
Prega per tutto lo stato religioso, che acclama in te uno dei suoi Patriarchi illustri e tu, amico di san Domenico, mantieni tra le due famiglie quella fraternità, che non venne mai a mancare, conserva per l'Ordine Benedettino i sentimenti, che sono in questo giorno la tua gioia, stringendo ancora e legami, che il dono della Porziuncola ha annodato per l'eternità con i tuoi benefici (Porziuncola era una piccola proprietà dei Benedettini del Monte Subasio, ceduta a san Francesco, per essere la culla del suo Ordine).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1138-1144

venerdì 20 maggio 2016

Maria è la Corredentrice e la Mediatrice

AVE MARIA!


  • Maria è Maestra di Dolore come Io sono Maestro di Vita.
    Maria è la Speranza oltre che la Fede e la Carità  15.9.43
  • Maria era l'“Immacolata”, esente dall'eredità della colpa di Adamo e dei frutti di tale colpa, e in tale senso avrebbe dovuto essere preservata dal soffrire perché il Creatore aveva creato la razza umana esente dal dolore e dalla morte, che è il supremo dolore dell’uomo. Ma Maria era la Corredentrice, e la missione di Redentore è sempre missione d'infinito dolore.(...) Giusto quindi che il Dolore fosse il suo compagno  15.9.43
  • Maria che si addormì sul Cuore di Dio, vive ora in Cielo con la carne glorificata. L'anima che si addormenta sul Cuore di Maria avrà in Cielo la carne glorificata quando il tempo sarà compiuto, perchè Ella è salvezza vostra 15.9.43
  • Maria tiene il male sotto il suo calcagno verginale e, se Maria fosse vostra Regina e voi foste veramente suoi sudditi e imitatori, il Male non potrebbe più farvi male.
    Siate di Maria. Sarete automaticamente di Dio. Perché Ella è il Giardino chiuso dove Dio sta, il Giardino santo dove Dio fiorisce. Perché Ella è Fontana dalla quale sgorga l'Acqua Viva che ascende al Cielo e dà il mezzo per ascendere al Cielo: Io, il Cristo, Redentore del mondo e Salvatore del l'uomo. 15.10.43

  • Santificatevi per vedere Maria. Anche se nel Paradiso non aveste, per un supposto, a vedere che Lei, sareste già beati. Perché Paradiso vuol dire luogo dove si gode della vista di Dio, e chi vede Maria già vede Iddio. Essa è lo specchio senza macchia della Divinità  15.10.43

  • Maria, l'Unità della Trinità Santa, vi comunica la sua potenza d'amore che attrasse Dio in Lei dal profondo dei Cieli, e col suo sorriso v'insegna ad amare con la perfezione che fu sua  11.10.43
  • Maria, l'Unità della Trinità Santa, vi comunica la sua potenza d'amore che attrasse Dio in Lei dal profondo dei Cieli, e col suo sorriso v'insegna ad amare con la perfezione che fu sua  11.10.43

Ottienici perdono e pace 
o Divina Madre

DOZULE' - La Preghiera quotidiana

GLI AMICI DELLA CROCE GLORIOSA
LA PREGHIERA QUOTIDIANA DI DOZULÉ
<< GESÙ di NAZARETH ha trionfato sulla MORTE
IL SUO REGNO è ETERNO
EGLI VIENE per vincere il mondo e il tempo
- Pietà mio DIO, per quelli che Ti bestemmiano, perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
- Pietà mio DIO, per lo scandalo del mondo, liberali dallo spirito di Satana.
- Pietà mio DIO, per quelli che fuggono da TE, dà loro il gusto della Santa EUCARESTIA.
- Pietà mio DIO, per quelli che verranno a pentirsi ai piedi della CROCE GLORIOSA, che essi vi trovino la PACE e la GIOIA in DIO nostro SALVATORE.
- Pietà mio DIO, affinché venga il TUO REGNO. Ma salvali, è encora tempo... perché il tempo è vicino, ed ecco che IO VENGO. AMEN
VIENI, SIGNORE GESÙ
Dite una decina di corona (1 Pater, 10 Ave)
- SIGNORE, riversa sul mondo intero i tesori della TUA  INFINITA  MISERICORDIA >>

Gesù promette che oghi focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia ogni giorno, sarà protetto dà ogni cataclisma, e che Egli verserà nei cuori la SUA MISERICORDIA. (Promessa fatta da Gesù stesso a Madalena il 28 Marzo 1975 a Dozulé (Francia).

"Fate il segno della Croce"

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Questa 'Preghiera quotidiana di Dozulé'
data da Gesù è una scuola di amore verso il prossimo e di intercessione con stile carismatico: Gesù ha promesso per essa che ogni focolare (famiglia) che dirà questa preghiera con grande fiducia ogni giorno, sarà protetto da ogni cataclisma, e che Egli verserà nei cuori la Sua Misericordia. 
Per chi si recherà a Dozulé, sapendo che spiritualmente la Croce Gloriosa è lì secondo un messaggio di Gesù, anche se vi si trova solo una croce di un centesimo di grandezza, la promessa di Gesù è anche questa: “Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che reciteranno tutti i giorni la preghiera che ho insegnato loro, che in questa vita satana non avrà più potere su di loro, e che per un periodo di sozzura, in un istante essi diverranno puri e saranno figli di Dio per l’eternità. Mio Padre la cui Bontà è infinita, vuol salvare l’umanità che è sull’orlo del precipizio”. 
   Di certo se non riusciste ad andarci ma riusciste a fare lo stesso presso una Croce d'Amore nelle vostre vicinanze (quelle di 7,38 metri), io credo che il Signore darà lo stesso abbondanti benedizioni.

AVE CRUX
SPES UNICA


Dalla Francia

In Francia è caccia grossa ai pastori “conservatori”

Che nella Chiesa vi sia ed agisca un’ala «progressista» non è un’etichetta, un modo di dire, ma una realtà: a codificarne la presenza è stato lo stesso fp, dopo l’ultimo Sinodo. Ed è esattamente quella parte del popolo di Dio, che oggi maggiormente alza la voce, anche sui social network, sentendosi più compresa, tutelata, protetta, finanche incoraggiata dalle gerarchie e dalle alte sfere.

Così, in Francia, pare essersi aperta la caccia ai nemici del modernismo, specie se Episcopi: mons. Le Vert, costretto a ritirarsi per il tiro incrociato dei fondamentalisti post-conciliari; mons. Castet, di cui in molti vorrebbero la testa; ed ora il Vescovo di Lescar-Oloron-Bayonne, mons. Marc Aillet (nella foto, al centro), contro cui si è scatenata la frangia più “liberal” della Diocesi, come dichiarato dal periodico Sud Ouest. Sin dalla scorsa estate, quando si costituì il gruppo «Prendiamo la parola nella Chiesa», con circa 150 aderenti, riunitisi per mettere a punto un “manifesto”, fatto di 21 punti o rimostranze, presentate poi all’interessato.

Punto di partenza per questa sorta di programma è la convinzione di non volere «che il governo episcopale, per mancanza di concertazione, somigli ad una dittatura e che gli ebrei vengano criticati nelle omelie», preferendovi una Chiesa da loro definita «aperta e non gerarchica», specie se «tendente verso il Fronte Nazionale». Insomma, una lettura tutt’altro che spirituale, anzi nemmeno pastorale, bensì solo politica dell’esperienza di fede. 

Così ecco il solito “cattolico impegnato” di Bayonne dichiarare d’aver preso la penna a nome dei «molti cristiani dei Pirenei-Atlantici» delusi dal proprio Pastore, rivolgendosi direttamente a pF (i cattolici “di sinistra” mica si accontentano degli intermediari): «Noi siamo ben disposti – si legge – ad applicare tutte le disposizioni del Concilio Vaticano II, ma non per tornare indietro, al concilio di Trento o agli Anni Cinquanta»: ciò per cui, a loro dire, si sarebbero registrati casi di abbandoni della pratica domenicale e della parrocchia più in generale, travisando cause e responsabilità.

Ed ecco anche la madre di famiglia, pure attivissima in parrocchia, ricordare l’arrivo di mons. Aillet, dopo l’ordinazione del 2008, sin da allora accusato di aver «imposto la sua visione retrograda di Chiesa, senza un sorriso affabile ed aperto. Delle tre chiese attorno a casa mia, in due si celebra la Messa in latino ed in una la si celebra in basco. Mi sento esclusa, indesiderata. Non ho più un mio posto».

Mons. Aillet si è fatto, in Diocesi, una fama di uomo attento e comunicativo, senza complessi, ma assolutamente fermo nell’opporsi al Gay Pride di Biarritz, al Salone dell’erotismo di Pau, alle moderne leggi “bioetiche”, all’eutanasia; nel cancellare uno spettacolo, che si sarebbe dovuto allestire in Cattedrale; nel rilanciare la devozione al Sacro Cuore di Gesù ed al Cuore Immacolato di Maria; nell’aprire nuove scuole cattoliche; nell’avviare un valzer di parroci, atto a scardinare incrostazioni ormai consolidate; nell’arruolare sacerdoti, chiamati per celebrare la forma detta “straordinaria”, con tanto di canto gregoriano. Ed eliminando le chierichette dal servir Messa, come richiesto dalla liturgia della Chiesa. Esattamente ciò che ha fatto tremare di paura i “cattolici del new age”. Passati subito alla riscossa.
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NON SI PUO' SCHERZARE CON I COMANDAMENTI DI DIO

Athanasius Schneider: “L’Unione Europea è divenuta una Unione Sovietica occidentale”

L’Amoris Laetitia ha bisogno di una urgente nota interpretativa, la famiglia naturale è sotto attacco, non dissociare mai misericordia dalla giustizia. Sono gli affondo di Monsignor Athanasius Schneider in questa intervista. Monsignor Schenieder, puntuale teologo, è Vescovo ausiliare nella Diocesi di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan), dove lo abbiamo contattato.

Eccellenza, possiamo dire che la famiglia in senso naturale e cristiano oggi è sotto attacco?
“L’attacco alla famiglia in senso naturale e secondo la Sacra Scrittura, è palese e non ha bisogno di ulteriori elementi di prova. L’attacco ha raggiunto dimensioni globalizzanti, secondo i piani strategici di una ideologia promossa dai più potenti organismi politici del mondo occidentale, come ONU e Unione Europea, divenuta una sorta di nuova Unione sovietica occidentale ”
La dottrina cattolica è soggetta a cambiamenti?
“La dottrina cattolica è quella rivelata nella Parola Divina scritta e oralmente trasmessa, un tesoro Divino consegnato al Magistero della Chiesa per essere fedelmente custodito, trasmesso, spiegato e difeso, secondo lo stesso pensiero e lo stesso significato vigenti nelle generazioni precedenti. Il Magistero (cioè il Papa e tutto il corpo del episcopato) non ne è l’autore, né il proprietario, tanto meno il padrone. Al contrario, il Magistero è soltanto il servitore, perché non è al di sopra della verità della Parola scritta e trasmessa (cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 9), è soltanto l’ amministratore di un bene Divino, sul quale deve rendere rigorosamente conto davanti al Padrone, che è Cristo, Verità Eterna. Il Magistero sarà fino alla fine del tempo sempre esposto all’attacco contro questo tesoro da lui amministrato. Questo attacco proveniva, proviene e proverrà prevalentemente dall’interno della Chiesa, da parte di coloro che con il pretesto di una più profonda conoscenza e di una libertà di giudizio , di discernimento della coscienza, e di un adattamento alla mentalità del mondo contemporaneo, falsificano questo tesoro della fede cattolica, comportandosi nei suoi confronti come padroni. La più grave e allo stesso tempo la più pericolosa tentazione dei detentori del Magistero della Chiesa, consiste appunto nel volere disporre del tesoro Divino della verità cattolica come essi fossero il padrone: o secondo le proprie preferenze ideologiche o per gradire al mondo e ricevere applausi da parte degli uomini e dei potenti del mondo “.
Amoris Laetitia : che valutazione si può dare al documento e in particolare al cosiddetto caso per caso? Esiste la possibilità di una lettura e prassi relativista?
Amoris Laetitia contiene molte indicazioni utili e spiritualmente profonde, soprattutto per la vita pratica e quotidiana nel matrimonio e nella famiglia. D’altra parte, Amoris Laetitia contiene, purtroppo, delle espressioni oggettivamente ambigue che si prestano ad interpretazioni erronee e persino contrarie alle verità immutabili della fede cattolica. Tali interpretazioni erronee, con conseguenti applicazioni pratiche, già si realizzano da parte di laici, preti e vescovi. Ci sono delle formulazioni nell’Amoris Laetitia, soprattutto nel VIII capitolo, che lette con buon senso e onestà intellettuale, difficilmente sono interpretabili secondo l’immutabile dottrina cattolica. Si può prendere soltanto un esempio, quando si parla di “fedeltà” in un’unione “irregolare”, cioè in un’unione adulterina, “fedeltà” in uno stile di vita che contraddice gravemente il Comandamento di Dio, l’indissolubilità del matrimonio e la sacralità del sacramento. Non possiamo negare l’evidenza di alcune espressioni ambigue nell’Amoris Laetitia nascondendo la testa sotta la sabbia. Tale comportamento sarebbe insincero ed indegno. Dio non ha ci dato il permesso di poter trasgredire Suo Comandamento e quindi offenderLo, nemmeno in un solo caso. Dio non ha detto: “Non commettere adulterio, ad eccezione in un caso particolare” Non si può scherzare con i Comandamenti di Dio, né con la sacralità del vincolo indissolubile del matrimonio, né con la santità incommensurabile dell’Eucaristia, nemmeno in un solo caso”.
E’ indispensabile un chiarimento interpretativo?
“Un chiarimento interpretativo autentico dalla parte della Sede Apostolica è senza alcun dubbio indispensabile, c’è persino il periculum in mora, il pericolo nel ritardo.”
Immigrazione: la carità secondo lei da dove inizia?
“La carità e l’obbligo di cura cominciano per primi verso quelli chi ci sono i più prossimi. Il padre della famiglia non può accogliere figli altrui con la conseguenza di danneggiare i propri. Un tale comportamento sarebbe contro la legge naturale e creerebbe una situazione di ingiustizia, di confusione e di conflitto”.
Esiste un rischio di islamizzazione dell’Europa?
“Non esiste soltanto un rischio di islamizzazione dell’Europa. L’islamizzazione dell’Europa è in pieno sviluppo, orchestrata in modo più o meno aperto da parte dai vari organismi politici.”
La misericordia di Dio è incondizionata o ha bisogno del riconoscimento del peccato e della giustizia?
“Non ci può essere un contrasto tra giustizia e misericordia Divina, tra la verità del perdono e la soddisfazione e riparazione del male commesso. La Sacra Scrittura ci dice “la misericordia e la verità s’incontreranno” (Sl 85, 11). Secondo san Tommaso d’Aquino l’opera della giustizia Divina presuppone sempre l’opera della misericordia, la quale a sua volta si basa sulla giustizia (cf. Summa theol., I, 21, 4). Il dottore Angelico dice che persino le punizioni Divine sono allo stesso tempo un’opera della misericordia e della giustizia, poiché Dio ricompensa il penitente oltre suoi meriti e punisce l’impenitente in misura minore di ciò che lui merita. Papa Giovanni Paulo II ci ha lasciato luminosi insegnamenti su questo tema, dicendo che una “generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono” (Enciclica, Dives in misericordia, 14). L’autenticità della misericordia e del perdono presuppongono un vero pentimento e una volontà seria di riparare il male commesso, ciò significa una fedele collaborazione con la grazia, sia nel pentirsi sia nel riparare il male. Beato Giovanni Paolo II ha detto: “La Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l’autenticità del perdono” (Enciclica, Dives in misericordia, 14).
[Fonte
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