venerdì 18 marzo 2016

SE PREGASSIMO CON FEDE. +Christum nobiscum State.


I terremoti e altre calamità

http://www.dozule.org/C_DOCUMENTI/MONOS_2012_mag_30_Preghiera_Conchiglia_terremoto.pdf

[11] Gli esempi da citare possono essere innumerevoli, in special modo per il periodo medioevale.
Valga per tutti quanto accadde nel terremoto che colpì la città di Antiochia in Siria nel 528 dove, oltre alle processioni e alle preghiere per far cessare la serie di terremoti, il vescovo Eufremio fece scrivere su ogni casa la frase +Christus Nobiscum State+ (+Cristo è con noi. Fermatevi+).

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http://www.bentornatomiosignore.net/libri/Conchiglia_PREPARARSI_ALLE_EMERGENZE.pdf

PER MARIAM... AD IESUM! MARIA VALTORTA GLORIA D'ITALIA, ANZI UN DONO IMMENSO PER IL MONDO INTERO... CHE RICONOSCE LA VOCE DEL PASTORE..!


i
EL HOMBRE-DIOS





E IN LINGUA SPAGNOLA:


LIBROS MARIA VALTORTA 


EL EVANGELIO COMO ME FUE REVELADO Y 

OTROS



AMDG et BVM

Se i battezzati conoscessimo e amassimo di più il tesoro del nostro BATTESIMO !!!


18 MARZO
SAN CIRILLO DI GERUSALEMME,
VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA


Dottore del Sacramento del Battesimo.

È giusto che nei giorni consacrati all'istruzione dei catecumeni la santa Chiesa onori il Pontefice, il cui nome ricorda, meglio d'ogni altro, lo zelo e la scienza che i Pastori devono impiegare nella preparazione del santo Battesimo. Da molto tempo, la cristianità latina si limita a numerare un tanto Dottore con la menzione che fa di lui, ogni anno, nel martirologio. Ora però all'antica espressione di riconoscenza per i servigi resi da Cirillo nei lontani tempi, essa aggiunge la domanda di un'assistenza resa non meno necessaria che nei primi tempi del cristianesimo.

Il battesimo, è vero, ora si conferisce sin dall'infanzia, mettendo l'uomo, per la fede infusa, in possesso della piena verità prima che la sua intelligenza si trovi in contatto con la menzogna. Ma troppo spesso accade che il bambino non trovi più a suo fianco la difesa che deve sostenere la sua debolezza; infatti la società moderna ha rinnegato Gesù Cristo, e la sua apostasia, sotto l'ipocrita neutralità di pretese leggi, la spinge a soffocare il germe divino in ogni anima battezzata, prima che possa germogliare e svilupparsi. Tuttavia, di fronte alla società, come anche nell'individuo, il battesimo ha i suoi diritti; e noi non possiamo meglio onorare san Cirillo, che ricordandoci, il giorno della sua festa, dei diritti di questo primo Sacramento dal punto di vista dell'educazione, come egli li reclama nei battezzati.

Doveri dei governi verso i battezzati.

Per quindici secoli le nazioni dell'Occidente, il cui edificio sociale poggiava sulla saldezza della fede romana, mantennero i loro membri nell'ignoranza della difficoltà che prova un'anima per innalzarsi dalle regioni dell'errore alla pura luce. Battezzati come noi sin dalla nascita, e sin d'allora in possesso della verità, i nostri padri avevano a loro vantaggio la potenza civile, che, concorde con la Chiesa, difendeva in essi quella pienezza di verità che costituiva il loro più grande tesoro, al tempo stesso che formava la salvaguardia del mondo. La protezione dei singoli è infatti il dovere del principe o di chiunque, non importa a quali titoli, governa gli uomini; e la gravità di questo dovere è in ragione dell'importanza degl'interessi da garantire. Ora questa protezione è tanto più gloriosa per il potere, quanto più si rivolge ai deboli ed ai piccoli di questo mondo. Mai la maestà della legge umana rifulse meglio che nella culla ove guarda al fanciullo nato ieri, all'orfano indifeso, alla vita, al nome, al patrimonio.

Dignità dei battezzati.

Ora, il bambino uscito dal sacro fonte, possiede delle preminenze che sorpassano di gran lunga tutto ciò che possono avergli procurato la nobiltà e la fortuna degli antenati, insieme alla più ricca natura. Risiede in lui la vita divina; il nome di cristiano lo fa uguale agli angeli; il patrimonio che possiede è la pienezza di quella verità di cui parlammo poco fa, cioè Dio stesso, posseduto su questa terra per la fede, in attesa che si riveli al suo amore nella beati­tudine dell'eterna visione.

Quale grandezza, dunque, è nelle culle in cui vagisce l'infantile debolezza! Ma anche quale responsabilità per il mondo! Se Dio non aspetta per conferire tali beni alla terra, che i beneficiarii siano in età da comprenderli, è l'impazienza del suo amore che si manifesta in questa sollecitudine; ma ciò che incombe al mondo è di rivelare a suo tempo la loro dignità a questi figli del cielo, per formarli ai doveri che derivano da quel nome e per innalzarli come conviene al loro divino linguaggio.
L'educazione del figlio d'un re è adeguata alla sua origine: e coloro che sono ammessi all'onore d'istruirlo, ispirano le lezioni al titolo di principe che porta; le stesse nozioni comuni gli vengono presentate in maniera che si armonizzino il meglio possibile al suo eminente destino; nulla per lui che non miri al medesimo fine: perché tutto deve concorrere in lui a metterlo in grado di portare la corona con gloria.

Può ora l'educazione d'un figlio di Dio meritare minori riguardi? e si può mai, nelle cure da dedicare a lui, lasciar in oblio la sua origine ed i suoi destini?

Diritti della Chiesa nell'educazione.

Proprio così: soltanto la Chiesa è capace, quaggiù, di spiegare la nostra origine di figli di Dio; soltanto lei conosce la maniera sicura di far servire gli elementi delle umane nozioni al fine supremo che deve dominare la vita del cristiano. Dunque, che ne deduciamo, se non che la Chiesa è di diritto la prima educatrice dei popoli? Quando istituisce scuole, in ogni ramo di scienza, è alla sua altezza; e la missione da lei ricevuta d'insegnare vale più di tutti i diplomi. Anzi v'è di più: ogni qualvolta questi diplomi non sono rilasciati da lei, l'uso dei loro incarichi trae la sua prima principale legittimità, all'occhio dei cristiani, dal suo consenso: perché tutto resta sempre sottomesso e di pieno diritto, alla sua sorveglianza. Ella è la madre dei battezzati; e la sorveglianza dell'educazione dei figli spetta a lei, qualora la madre non assolva da sé al compito di tale educazione.

Dovere della Chiesa.

Al diritto materno la Chiesa aggiunge il dovere di Sposa del Figlio di Dio e di custode dei Sacramenti. Il sangue divino non può impunemente scorrere invano sulla terra; delle sette sorgenti, attraverso le quali l'Uomo-Dio volle s'espandesse mediante la parola dei ministri della sua Chiesa, non ve n'è una che deve sgorgare altrimenti che dalla speranza fondata sopra un effetto realmente salutare e rispondente al fine del sacramento per cui se ne fa l'uso. Soprattutto il battesimo, che eleva l'uomo dalla profondità del suo niente alla nobiltà soprannaturale, non potrebbe sfuggire, nella sua amministrazione, alle norme d'una prudenza tanto più vigile quanto più il titolo divino che conferisce è eterno.

Il battezzato, che ignora volontariamente o forzatamente i propri doveri e diritti, somiglierebbe a quei figli di famiglia che, con o senza loro colpa, non conoscono le tradizioni della stirpe da cui provengono, ne sono l'obbrobrio e conducono ingloriosamente nel mondo la loro vita decaduta. Così ora la Chiesa, come già al tempo di Cirillo di Gerusalemme, non può ammettere nessuno al sacro fonte, senza esigere dal candidato al battesimo la garanzia d'una sufficiente istruzione: s'egli è adulto, deve dar prova della propria scienza; se gli manca l'età e tuttavia la Chiesa acconsente che venga introdotto nella famiglia cristiana, è in ragione della vita cristiana di coloro che lo presentano e dello stato sociale che lo circonda, ch'ella si accerta dell'educazione che riceverà conforme alla vita soprannaturale acquisita nel sacramento.

La Chiesa educatrice.

Così fu necessaria la stabilità incontestata dell'impero dell'Uomo-Dio sul mondo, perché la pratica del battesimo conferito ai bambini diventasse generale com'è oggi; e non dobbiamo meravigliarci se la Chiesa, a misura che andava completandosi la conversione dei popoli, s'è venuta a trovare investita della sola missione di elevare le nuove generazioni. Gli sterili corsi dei grammatici, dei filosofi e dei retori, ai quali non mancava che la sola scienza necessaria, quella dello scopo della vita, furono disertati a vantaggio delle scuole episcopali e monastiche in cui la scienza della salvezza, primeggiando su ogni altra, le illuminava contemporaneamente tutte della vera luce. La scienza così battezzata mise alla luce le Università, che riunirono in una feconda armonia tutto lo scibile delle conoscenze umane sino allora disgiunte da un comune legame e troppo spesso contrastanti fra loro. Sconosciute nel mondo prima del Cristianesimo, che solo portava in sé la soluzione del grande problema del connubio delle scienze, le Università, che fanno di questa unione la loro essenza principale, restano per tale ragione l'inalienabile dominio della Chiesa.

Vana pretesa dello Stato neutro.

Oggi invano lo Stato, ridivenuto pagano, pretende negare alla madre dei popoli ed arrogare a se stesso il diritto di chiamare con tale nome le sue scuole superiori; le nazioni scristianizzate, vogliano o no, non avranno mai il diritto di fondare tali gloriose istituzioni, ne avranno la forza di mantenerle nel vero senso del nome che portarono e realizzarono nella storia. Lo Stato senza fede non manterrà mai nella scienza altra unità che quella di Babele; non lo costatiamo già sino all'evidenza? Il monumento della superbia ch'esso vuole innalzare contro Dio e la sua Chiesa non servirà ad altro che a far sorgere la spaventosa confusione delle lingue, cui la Chiesa aveva strappato le nazioni pagane, delle quali ripete gli errori. Quanto a pavoneggiarsi dei titoli della vittima che hanno osato spogliare, ogni usurpatore e ladro fa altrettanto; ma l'impotenza in cui si trova di far pompa, nel contempo, delle prerogative che questi titoli suppongono, non fa che mettere maggiormente allo scoperto il furto commesso a danno del legittimo proprietario.

La neutralità.

Negheremo allora allo Stato pagano o neutro, come oggi si vuoi dire, il diritto di educare a modo suo gl'infedeli che ha prodotti a sua immagine? Niente affatto; la tutela di cui la Chiesa rivendica il diritto e il dovere riguarda i soli battezzati. Ugualmente non ne dubitiamo: se la Chiesa un giorno dovrà costatare che ogni garanzia da parte della società verrà veramente a mancare al battesimo, essa certamente tornerà alla disciplina dei primi tempi, in cui la grazia del sacramento che fa i cristiani non era accordata indistintamente a tutti come oggi, ma solamente agli adulti che se ne mostravano degni, o ai fanciulli le cui famiglie davano le necessario garanzie alla sua responsabilità di Madre e di Sposa.

Le nazioni allora si troveranno divise in due: da una parte i figli di Dio che vivono della sua vita e sono eredi del suo trono; dall'altra, gli uomini che, invitati come tutti i figli di Adamo a questa nobiltà soprannaturale, avranno preferito criminosamente restare schiavi di colui che li voleva suoi figli in questo mondo che l'Incarnazione fece sua dimora. Allora l'educazione comune e neutra apparirà ancora più assurda: per quanto la si consideri neutra, mai la scuola dei servi potrà conciliarsi con quella dei principi ereditari.

Protezione dei Santi Dottori.

Andiamo forse avvicinandoci ai tempi, in cui gli uomini, che per infelice sorte furono esclusi dal battesimo, sin dal loro ingresso in questo mondo, conquisteranno da sé il privilegio dell'ammissione nella cristiana famiglia? Dio solo lo sa; ma più di un segno c'induce a crederlo. L'istituzione della festa odierna forse avrà un legame, nei disegni della Provvidenza, con le esigenze d'una nuova situazione creatasi nel seno della Chiesa sotto tale rapporto.

Non è passata una settimana che rendemmo omaggi a san Gregorio Magno, il Dottore del popolocristiano; tre giorni dopo onoravamo il Dottore della scuola, Tommaso d'Aquino, nel quale la gioventù cristiana e studiosa festeggia il suo patrono. Perché oggi, dopo mille e cinquecento anni, ci si domanda di venerare questo nuovo Dottore, il Dottore d'una classe scomparsa, i catecumeni? Non è forse perché la Chiesa vede i nuovi servigi ch'è chiamato a rendere Cirillo di Gerusalemme, con gli esempi e gl'insegnamenti contenuti nella sua Catechesi [1]?

Oggi sono ormai molti i cristiani traviati che, nel loro ritorno a Dio, trovano l'ostacolo maggiore in una ignoranza esasperante e ben più profonda di quella stessa, dalla quale lo zelo di Cirillo sapeva trarre i pagani ed i Giudei!

VITA. - San Cirillo nacque verso l'anno 315. Si dedicò allo studio della sacra Scrittura e divenne un valoroso difensore della fede ortodossa. Ordinato prete nel 345, ebbe l'incarico di predicare la parola di Dio e compose le Catechesi, in cui pone le solide basi di tutti i dogmi contro i nemici della fede. Divenuto poi vescovo di Gerusalemme, ebbe molto a soffrire da parte degli Ariani, che lo cacciarono nel 357. In seguito alla morte dell'imperatore Costanzo poté ritornare in sede, ma subì un nuovo esilio sotto Valente e fu poi ristabilito sulla cattedra da Teodosio. Morì a Gerusalemme verso il 386, dopo 35 anni d'episcopato. Leone XIII lo dichiarò Dottore della Chiesa.

Preghiera al Dottore...

<< O Cirillo, tu fosti un vero figlio della luce (Ef 5,8). La Sapienza di Dio sin dall'infanzia conquistò il tuo amore e ti stabilì come il faro che brilla sul porto e salva, attirandolo alla riva, il povero nau­frago sbattuto nella notte dell'errore. Nel luogo stesso dove si compirono i misteri della redenzione del mondo, ed in quel IV secolo così fecondo di dottori, la Chiesa ti affidò la missione di preparare al battesimo le anime guadagnate dalla recente vittoria del cristiane­simo in tutte le classi della società. Nutrito delle Scritture e degl'insegnamenti della Madre comune, sgorgava abbondante e pura la parola dalle tue labbra. Sappiamo dalla storia che, impedito dalle altre cure del tuo santo ministero di consacrarti esclusivamente ai catecumeni, dovesti improvvisare le Catechesi, in cui la scienza della salvezza viene svolta con una sicurezza, una luminosità ed una sintesi mai conosciute fino allora, ne d'allora in poi sorpassate.

<< Per te, santo Pontefice, la scienza della salute consisteva nella conoscenza di Dio e del Figlio! suo Gesù Cristo, contenuta nel simbolo della Chiesa. La preparazione al battesimo, alla vita, all'amore, consisteva nell'acquisto di questa scienza unica, profonda, la sola necessaria e capace di governare ogni uomo, non con l'impressione d'una vana sentimentalità, ma sotto l'impero della parola di Dio ricevuta com'essa merita, meditata giorno e notte, e che penetra tutta l'anima così che basti da sola a metterla in possesso della pienezza della verità, della rettitudine morale e dell'odio dell'errore.

... al Pastore.

<< Assicurati così i tuoi uditori, non temevi di svelare gli argomenti e le abominazioni delle sette nemiche. Vi sono tempi e circostanze, la cui estimazione spetta ai capi del gregge, e nei quali essi devono passar sopra il disgusto che ispirano tali esposizioni, per denunciare il pericolo e mettere le loro pecorelle in guardia contro gli scandali dello spirito o dei costumi. Per questo, o Cirillo, le tue indignate invettive perseguitavano il manicheismo nel fondo stesso dei suoi antri impuri; tu presentivi in lui l'agente principale di quel mistero d'iniquità (2Ts 2,7), che continua il suo cammino tenebroso e dissolvente attraverso i secoli, fino a che il mondo soccomba con lui di putredine e di superbia.

<< Manete ai nostri tempi spadroneggia più che mai; e le società occulte ch'egli ha fondate sono divenute padrone. L'ombra delle loggie, è vero, continua a nascondere ai profani il suo simbolismo sacrilego e i dogmi un tempo portati dalla Persia; ma l'abilità del principe di questo mondo finisce di concentrare nelle mani del suo fedele alleato tutte le forze sociali. Ora il potere è nelle sue mani, ed il primo ed esclusivo uso che ne fa è di persecuzione contro la Chiesa in odio a Cristo. Egli le nega il diritto d'insegnare avuto dal divino Capo; perfino i figli ch'essa ha generati e che le appartengono già di diritto per il battesimo, le si vogliono strappare a viva forza e impedirle di presiedere alla loro educazione.

<< Tu, o Cirillo, chiamato in suo soccorso in questi tristi tempi, non venir meno alla fiducia che essa ha riposto in te. Tu, che comprendevi a fondo le esigenze del sacramento che fa cristiani, difendi il battesimo in tante anime innocenti, ove lo si vuoi soffocare; sorreggi, risveglia, se occorre, la fede dei loro padri cristiani, e comprendano che, se hanno il dovere di proteggere i loro figlioli, sino a farsi scudo coi propri corpi, piuttosto che lasciarli in balìa delle fiere, l'anima degli amati figli è ancora più preziosa.

<< Già molti di loro - e formano la grande consolazione della Chiesa di un tempo in cui la speranza della società è battuta in breccia da ogni parte - compresero la condotta che s'imponeva ad ogni anima generosa in tali circostanze: perché ispirandosi unicamente alla propria coscienza, e forti del loro diritto di padri, subirono la violenza della forza brutale dei nostri governi, piuttosto che cedere di un sol passo alle capricciose innovazioni d'uno Stato pagano tanto assurdo e riprovevole. Benedicili, o Cirillo, ed aumenta il loro numero. Ugualmente benedici, moltiplica, sostieni, illumina i fedeli che si dedicano alla missione d'istruire e salvare quei figli che furono traditi e ingannati dal potere: non è questa una missione più urgente di quella dei catechisti, ai nostri giorni, e non è quella che ti sta più a cuore?

Il trionfo della Croce.

<< L'apparizione della Croce segnò l'inizio del tuo episcopato. Anche i nostri tempi increduli, assistettero a un simile prodigio, quando a Migné, nella diocesi di sant'Ilario, tuo emulo e contemporaneo, apparve nel ciclo il segno della salvezza, risplendente di luce, alla vista di migliaia di persone. Ma l'apparizione del 7 maggio 351 preannunciava per la santa Croce il trionfo da te previsto; infatti alcuni anni dopo, sotto i tuoi occhi, Elena ritrovava il legno redentore. L'apparizione del 17 dicembre 1826 non avrebbe annunciato invece perdite e rovine! Fiduciosi nel tuo aiuto sì opportuno, santo Pontefice, noi vogliamo sperare in un avvenire migliore, memori che il trionfo della Croce di cui tu fosti testimone, non fu che il frutto delle sofferenze della Chiesa, che tu dovesti completare, da parte tua, al prezzo di ben tre deposizioni dalla tua sede e di venti anni d'esilio. La Croce non è mai vinta, ma al contrario maggiormente trionfa nel martirio dei fedeli e nelle prove pazientemente sopportate; ella sarà sempre vittoriosa, fino a quando apparirà sulle rovine di questo mondo, nell'ultimo giorno.



[1] Nel tomo 33 della Patrologia Greca troviamo le 24 istruzioni attribuite a san Cirillo. Queste sono distinte: l.o in una catechesi preliminare avente lo scopo di preparare gli uditori a seguire con frutto gli esercizi che precedono la recezione del battesimo: 2.o in 18 catechesi. pronunciate durante la Quaresima, che trattano degli articoli del simbolo battesimale di Gerusalemme; 3.o in un gruppo di o catechesi dette "mistagogiche", che spiegano le cerimonie osservate nell'amministrazione del Battesimo e nei sacramenti della Cresima e dell'Eucaristia. Esse furono esposte ai neofiti, durante la settimana che seguiva la festa di Pasqua e compivano la formazione dei nuovi battezzati.
Studi recenti dimostrano che sarebbe ormai imprudente collocare le catechesi mistagogiche fra le opere di san Cirillo di Gerusalemme. mentre bisognerà attribuirle al suo successore nell'episcopato, Giovanni di Gerusalemme (Museon, T. 40, p. 1-43, art. di W. J. Swaans, M. O.).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 851-859



<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>


mercoledì 16 marzo 2016

Per la SOLENNITA' DI SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA

OGNI NUMERO 
LO SCRIGNO DI UN TESORO


In preparazione alla festa di san Giuseppe offriamo un servizio pratico che ci farà conoscere e amare di più questo specialissimo Patrono della Santa Chiesa, Sposo verginale di Maria SS.ma e Padre putativo di Gesù Cristo.


Per parlare di San Giuseppe occorre conoscere prima Maria Santissima almeno nella sua adolescenza

All'età di 15 anni, dopo 12 anni di permanenza al Tempio 2.136, le viene comunicato dal Pontefice che dovrà avere uno sposo 1.011 - 1.012
Maria confida allo sposo Giuseppe, designato dalla verga fiorita 1.012, la sua consacrazione al Signore fin dall'infanzia 1.012



     Maria dallo sposalizio fino alla morte di San Giuseppe. 



Sposalizio della Vergine con Giuseppe e loro partenza da Gerusalemme per Nazaret 1.013. Maria ha 15 anni di età 1.014

L'Annunciazione 1.016. Lo Spirito Santo le dice: "Taci. Affida a Me il compito di giustificarti presso lo sposo" 1.018 - 2.136

Considerazioni sull'ubbidienza e umiltà dell'amore di Maria in contrapposizione alla disubbidienza, alla superbia e al disamore di Èva, che portarono al peccato originale che travolse anche le regole stabilite per la formazione dell'uomo 1.004 - 1.005 - 1.017 - 3.174 - 3.196 (e anche I quaderni del 1944, p. 251-252). 


Avvertita dall'Angelo della maternità di Elisabetta, Maria si reca da lei ad Ebron per aiutarla 1.019 - 1.021 -2.127. Elisabetta illuminata la saluta: "Benedetta tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno" e Maria risponde con il "Magnificat" 1.021 - 2.127


Giuseppe nel venire a prendere Maria a Gerusalemme, dove era avvenuta la presentazione del Battista al Tempio, nota il suo stato 1.025. Maria tace. Dopo tre giorni di supplizio interno, Giuseppe, illuminato dall'Angelo sulla natura divina di quella maternità, va a chiedere perdono a Maria che si spiega con lui 1.026


L'editto del censimento 1.027. Rievocazione dei preparativi per il viaggio 5.303. Il viaggio a Betlemme 1.028con rifugio nella grotta della natività, che era un avanzo delle macerie della Torre di David presso Betlemme. Nascita di Gesù 1.029 - 3.207. Maria ha l'età di 16 anni. Sua maternità divina 1.029


L'adorazione dei pastori 1.030 - 2.103 - 2.109 - 2.136 - 3.207, che le procureranno un alloggio più adeguato presso Anna di Betlem e s'incaricano d'avvertire Zaccaria e Elisabetta a Ebron 1.030


La Sacra Famiglia in casa di Anna di Betlem. Visita di Zaccaria e sua insistenza che restino a Betlemme, città di David, e non tornino per ora a Nazaret 1.031 - 2.136

Presentazione di Gesù al Tempio e profezia di Simeone 1.032 quaranta giorni dopo la sua nascita 7.436. 

Adorazione dei tre Savi in casa di Anna, quando Gesù avrà già quasi un anno di età 1.034 - 2.136


Fuga in Egitto e permanenza a Matarea per circa tre anni 1.035 - 1.036


Ritorno a Nazaret dopo circa quattro anni di assenza 1.035
Maria maestra di Gesù, Giuda Taddeo e Giacomo 1.038 - 2.130


Angoscia di Maria per la perdita di Gesù, che si trova nel Tempio 1.041


Morte di S. Giuseppe, 30 anni dopo il loro sposalizio quando Maria

ha 45 anni di età 1.042. 


AVE MARIA!

lunedì 14 marzo 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: Bisogna saper tutti capire, compatire, aiutare con carità

LETTERA AI ROMANI

Capo XIV.


I cristiani non devono gli uni condannare gli altri


[1]In quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo senza discuterne le opinioni. 2Altri crede di poter mangiare qualunque cosa; chi è debole mangi pure degli erbaggi. 3Ma chi mangia non disprezzi colui che non mangia, e chi non mangia non condanni colui che mangia, perché Dio l’ha fatto suo.

4E chi sei tu da condannare il servo altrui? O che egli stia ritto o cada, è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli starà in piedi perché Dio ha la potenza di sostenerlo. 5Uno distingue tra giorno e giorno, un altro li fa tutti uguali: ognuno segua la sua coscienza6Chi distingue i giorni, li distingue per amore del Signore; e chi mangia, lo fa per amore del Signore; infatti rende grazie a Dio. Ed anche chi non mangia, non mangia, per amore del Signore e rende grazie a Dio. 

7Poiché nessuno di noi vive per se medesimo, né per se stesso muore; 8ma se viviamo, viviamo pel Signore, e se moriamo, moriamo pel Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore; 9perché Cristo è morto e risuscitato per essere Signore dei vivi e dei morti. 10Ma tu perché giudichi il tuo fratello? O perché tu disprezzi il tuo fratello? Tutti invece compariremo davanti al tribunale di Cristo. 11Sta scritto infatti: «Io sono il vivente, dice il Signore, e davanti a me si piegherà ogni ginocchio, ed ogni lingua darà gloria a Dio». 12Così adunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Bisogna guardarsi dallo scandalizzare i deboli


13Cessiamo adunque dal giudicarci a vicenda; ma guardiamo invece di non mettere inciampo o scandalo sulla via del fratello. 14Io so e son persuaso nel Signore Gesù che nulla è in se stesso impuro; ma per colui che stima impura una cosa, essa per lui diventa impura. 15Or se per un cibo fai rattristare il tuo fratello, tu non cammini più secondo la carità. Non rovinare col tuo cibo uno per il quale Cristo è morto. 16Non sia dunque bestemmiato il nostro bene. 17Perché il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma è giustizia e pace e gaudio nello Spirito Santo. 18Chi serve Cristo in questa maniera piace a Dio ed è approvato dagli uomini. 19Cerchiamo dunque ciò che giova alla pace, e pratichiamo ciò che serve alla mutua edificazione.

20Non voler per un cibo distruggere l’opera di Dio. Certamente tutte le cose sono pure, ma fa male un uomo che mangia scandalizzando. 21Bene è non mangiar carne e non bere vino, né fare alcuna cosa che sia per il tuo fratello occasione di caduta o di scandalo o di debolezza. 22Tu hai una convinzione? Tientela per te dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che sceglie. 23Ma chi fa distinzione, se mangia, è condannato, perché non agisce secondo coscienza. Tutto ciò che non è secondo la coscienza è peccato.