sabato 5 dicembre 2015

Ser Lò


 Il Passavanti, nell’opera Specchio di vera penitenza

narra di Ser Lò, un insegnante di filosofia a Parigi, che aveva uno studente tanto abile e sottile nelle discussioni quanto superbo e vizioso morto improvvisamente.

Una notte questi gli apparve, pallido, scarmigliato e,
cosa non da poco, ovunque toccava lasciava tracce di fuoco perché era nell’inferno a causa dei suoi vizi.

Stupito, il professore gli chiese se era vero che il fuoco era così
tremendo come dicevano i preti. Molto di più, gli aveva risposto il
giovane e, quale prova, lasciò cadere una goccia di sudore sulla mano del professore procurandogli una dolorosissima piaga, e scomparve.

Ser Lò, preso dal timore, decise di lasciare la Cattedra e si congedò
dagli studenti con questi versi:

Linquo coax ranis
ora corvis, vanaque vanis;
ad logicam pergo
quae mortis non timet ergo

che vuol dire: “Lascio alle rane il gracidare, ai corvi il gracchiare,
le cose vane al mondo, a tale logica mi incammino senza temere la
morte”; quindi si ritirò in un convento dove santamente visse e morì. 

<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>

Madre, ecco i tuoi figli...

 

MADRE, ECCO I TUOI FIGLI


Madre, ecco i tuoi figli, raccolti intorno a Te, all'alba del nuovo Millennio.
La Chiesa oggi cerca rifugio sotto la tua protezione materna
ed implora con fiducia la tua intercessione di fronte alle sfide che il futuro nasconde.

Vogliamo affidarti il futuro che ci attende,
chiedendoti di accompagnarci nel nostro cammino.

L'umanita' possiede oggi strumenti d'inaudita potenza:
può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie.

Oggi come MAI nel passato l'umanità è a un bivio.
E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo Figlio Gesù.

O Madre, 
che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo,
assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove 
che la vita riserva a ciascuno
e fa' che, grazie all'impegno di tutti, 
le tenebre non prevalgano sulla luce!

A Te, aurora della salvezza, consegniamo il nostro cammino nel nuovo Millennio,
perché sotto la tua guida tutti gli uomini scoprano Cristo,
luce del mondo ed unico Salvatore,
che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.
Amen.

B. Giovanni Paolo II, prega per noi.

Omnipotente

CATECISMO ROMANO 
XVII. Por qué el Símbolo nos propone a Dios como Omnipotente


41. Enseñe también el Párroco que recta y sabiamente se dispuso que, omitidos otros nombres atribuidos a Dios, se nos propusiera en el Símbolo para creer este solo nombre de Omnipotente

Pues conociendo que Dios es omnipotente, es también necesario que confesemos su infinita sabiduría, y que todo está sujeto a su imperio. 

Y convencidos de que lo puede todo, legítimamente se deduce que tengamos por muy ciertas todas las demás perfecciones, las cuales si no las tuviese, de ninguna manera podríamos entender cómo sería Omnipotente. 

Además de esto, ninguna cosa es tan propia para confirmar nuestra fe y esperanza, como tener bien asentado en nuestra mente, que nada hay imposible a Dios. Y a la verdad, después que el entendimiento humano reconoce la omnipotencia de Dios, fácilmente cree sin género de duda lo demás que se ha de creer, por más grande y admirable que sea, aunque exceda al orden y modo de las cosas; antes bien cuánto mayores son las cosas que enseñan las divinas Escrituras, tanto de más buena gana juzga que han de ser creídas. 

Del mismo modo, si es necesario esperar algún bien, nunca se desalienta el alma por la grandeza de lo que pide, antes se esfuerza y conforta pensando muchas veces que nada hay imposible para un Dios Omnipotente. 

Stat Veritas (www.statveritas.com.ar 

DEO GRATIAS ET MARIAE         

mercoledì 2 dicembre 2015

EGO SUM VIA VERITAS ET VITA



Esempi storici di  resurrezioni miracolose operate da Santi










"EGO SUM VIA VERITAS ET VITA"

"Vedo un ramo di mandorlo"

Il mandorlo di Geremia e il fascino di van Gogh

Autore: Riva, Sr. Maria Gloria  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it  E-mail: Avvenire del 03/04/2014
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2015

Il mandorlo, il vigilante, colui che vede prima. Uno dei simboli che ci affascinano perché vorremmo caratterizzassero il nostro modo di vivere: essere vigilanti. Tutta la quaresima ci ha preparati a questo. La Pasqua ci trovi in fiore, pronti a rispondere. Grazie per tutti quelli che, rispondendo al nostro appello, ci hanno regalato un ramo di mandorlo.
La primavera giunge con i suoi tepori e non è raro trovare sulle nostre strade [sulla fine di gennaio] meravigliosi mandorli in fiore, spesso solitari in mezzo ad alberi spogli. Una visione simile l’ebbe un tempo il profeta Geremia.

In uno dei momenti più critici dell’attività del profeta, quando ormai la speranza di ritrovare fede e sicurezza a Gerusalemme sembrava perduta a causa del re di Babilonia che premeva alle porte della città, Dio chiama Geremia a vedere in modo nuovo le cose che gli stanno attorno. Alla domanda divina:«Cosa vedi Geremia?» il profeta rispose:«Vedo un ramo di mandorlo». (Ger 1, 11)
Mandorlo in ebraico si dice shaqued, che significa il vigilante. Così Dio, risponde giocando sull’ambivalenza della parola: «Hai detto bene: io, infatti, vigilo (shoqued) sulla mia Parola per realizzarla». Dio chiede a Geremia di non fidarsi delle apparenze e di arrendersi a Babilonia per avere salva la vita. Una scelta controcorrente che il popolo non sarà in grado di fare. Il mandorlo compare nella Scrittura come simbolo di novità e di vita a dispetto di un panorama invernale, segnato dalla morte.

Alessandro Bonvicino, artista bresciano considerato uno dei grandi esponenti del rinascimento e chiamato Il Moretto per il nome del nonno, dipinse Geremia mollemente appoggiato a un albero di mandorlo. Benché la visione del ramo di mandorlo imponga al profeta di guardare verso il cielo, egli abbassa gli occhi a terra e guarda il cartiglio che tiene in mano. Sopra di esso si legge il passo: «Ero come un agnello mansueto portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me» (Ger 11,19). Qui Geremia allude a se stesso ma in realtà annuncia Cristo. È quest’Agnello la Parola sulla quale Dio vigila. 
Il Moretto unisce i due passi del profeta per farci comprendere che, come Geremia, anche noi siamo chiamati a scorgere dentro le trame dei nemici la strada della salvezza, anzi la Presenza del Salvatore. 
Il mandorlo compare anche nella vita di Giacobbe, il quale si addormentò sopra un guanciale di pietra in prossimità di una città chiamata Luz, che significa mandorla. Qui vide la famosa scala di Giacobbe, cioè le porte della città di Dio. Pertanto si crede che le porte della città di Luz, intesa come città della luce, si nascondano presso le radici di un mandorlo. Le trova solo chi è in grado di guardare la vita e la realtà andando oltre le apparenze. Anche noi, dunque, pur dentro il panorama talora inquietante della storia siamo chiamati a trovare, contro ogni apparenza, il passaggio della speranza.

Il mandorlo affascinò profondamente anche Vincent van Gogh. La nascita del nipote, figlio del fratello Theo, cui fu dato il suo stesso nome, fu per lui motivo di rinascita. Per il bimbo, van Gogh, dipinse un bellissimo mandorlo su campo azzurro. L’artista racconta al fratello quanto la fioritura di quest’albero incantasse il suo animo fino a fargli dimenticare le sofferenze psichiche delle quali soffriva. Furono queste che gli impedirono, alla fine del suo ultimo inverno, di dipingere più e più tele sul mandorlo.

Tuttavia del mandorlo ci rimangono diverse versioni nelle quali si vede la passione di Vincent per la pittura giapponese. Forse, il non aver potuto dipingere, in quell’assolato luglio del 1890, la rasserenante bellezza del mandorlo, lo lasciò scivolare nel baratro che lo portò al suicidio. Tutto questo è monito anche per noi: le avversità devono essere occasione per irrobustirci nella speranza e darci la forza di credere anche oggi nell’intervento di Dio, il quale sempre, vigila sulla sua Parola per realizzarla.
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