venerdì 20 novembre 2015

LA PROMESSA DI GESÙ A DOZULÉ


Risultati immagini per CROCE GLORIOSA DI DOZULE' INNALZATA A MONCALIERI VICINO A TORINO


Una notte della Settimana Santa, a Dozulè, piccolo borgo nel nord della Francia -  era il 28 marzo del 1972 -  Maddalena Aumont, una signora di 47 anni, sarta e madre di 5 figli, vide apparire nel cielo un'enorme croce luminosa accompagnata da una scritta in latino: 

“Ecce crucem Domini” 

ossia: “Ecco la croce del Signore”.

 Donna di fede confida l'accaduto in confessione al parroco che le rimarrà vicino nel difficile compito al quale è stata chiamata....
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LA PROMESSA DI GESÙ A DOZULÉ


Ecco la promessa fantastica che Gesú fa alla Chiesa Cattolica tutta intera E A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'   per bocca di Madeleine Aumont il 02 Gennaio 1976, nella Cappella di San Giuseppe a Dozulé:


« Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che reciteranno tutti i giorni la Preghiera che ho insegnato loro, che in questa vita satana non avrà più potere su di loro, e che per un periodo di sozzura, in un istante essi diverranno puri e saranno figli di Dio per l’eternità. Mio Padre la cui Bontà è Infinita, vuol salvare l’Umanità che è sull’orlo del precipizio. Mediante questo Ultimo Messaggio dovete prepararvi. »

NOTA.

Questa promessa non sostituisce il Sacramento della Confessione e l'impegno a vivere santamente.
PREGHIERA DETTATA DA GESÙ 
A MADELEINE AUMONT

DA RECITARE TUTTI I GIORNI
Gesù ha dettato una novena e una preghiera, da recitare col Rosario
Ogni focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia sarà protetto da ogni cataclisma.
Fare il Segno di Croce...

<<Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte. Il Suo Regno è eterno. 
Egli viene per vincere il mondo e il tempo.
Pietà mio Dio, per quelli che Ti bestemmiano, perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
Pietà mio Dio, per lo scandalo del mondo, liberali dallo spirito di satana.
Pietà mio Dio, per quelli che fuggono da Te, dà loro il gusto della Santa Eucarestia.
Pietà mio Dio, per quelli che verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa, 
che essi vi trovino la Pace e la Gioia in Dio nostro Salvatore.
Pietà mio Dio, affinché venga il Tuo Regno, ma salvali, è ancora tempo, 
perché il tempo è vicino, ed ecco Io vengo.
Amen.
VIENI, SIGNORE GESÙ.
    Recitare un Pater e 10 Ave

Pietà mio Dio, per coloro che oggi ancora più di ieri Ti perseguitano.

Riversa nei loro cuori umani la Tua Misericordia.          Signore, riversa sul mondo intero i tesori della Tua infinita Misericordia.

Vieni Signore Gesù, noi Ti attendiamo.

Amen >>.
Fare il Segno di Croce.

DOZULE'

La Croce Gloriosa o il Segno del Figlio dell’Uomo,
è l'annuncio del prossimo ritorno nella Gloria di Gesù Resuscitato


«... il Dozulé non può essere nascosto al Mondo...
poiché è il Messaggio dei Messaggi.
È l'Ultimo Messaggio assoluto e definitivo per tutta l'umanità...
per tutta l'umanità... per tutta l'umanità!!!
Dozulé sarà il Centro del Mondo scelto da Dio
per la Nuova Terra rinnovata... la Nuova Gerusalemme Celeste...
dove Dio è già Presente in Essenza... Spirito... Corpo... e Divinità.»
(Gesù a Conchiglia - 1 febbraio 2002*)



Una notte della Settimana Santa, a Dozulè, piccolo borgo nel nord della Francia. Era il 28 marzo del 1972, Maddalena Aumont, una signora di 47 anni, sarta e madre di 5 figli, vide apparire nel cielo un'enorme croce luminosa accompagnata da una scritta in latino:“Ecce crucem Domini”, ossia: “Ecco la croce del Signore”. Donna di fede confida l'accaduto in confessione al parroco che le rimarrà vicino nel difficile compito al quale è stata chiamata.


 Nel frattempo la croce le appare altre 7 volte. Il 27 dicembre del 1972, al termine dell'ultima visione, Gesù le si mostra innanzi splendente di luce: «Non abbiate paura, Io sono Gesù di Nazareth, il Figlio dell’Uomo Resuscitato». Faranno seguito numerose apparizioni durante le quali il Signore rivelerà a Maddalena il suo progetto di misericordia: «Dite alla Chiesa che invii dei Messaggi nel mondo intero e che si affretti a far erigere, nel luogo indicato la Croce Gloriosa e ai piedi un Santuario. Tutti verranno a pentirsi e vi troveranno la Pace e la Gioia. La Croce Gloriosa o il Segno del Figlio dell’Uomo, è l’annuncio del prossimo ritorno nella Gloria di Gesù Resuscitato. Quando questa Croce sarà elevata da terra Io attirerò tutto a Me.» (16a apparizione, 3-05-1974).


Gesù chiede alla chiesa francese di innalzare una maestosa croce alta 738 metri a protezione del mondo intero e per la conversione delle anime. «La Croce Gloriosa innalzata sulla Haute-Butte deve essere paragonabile alla città di Gerusalemme per la sua dimensione verticale. I suoi bracci devono drizzarsi dall’Oriente all’Occidente. Essa deve essere di una grande luminosità.» «Così è il Segno del Figlio dell’Uomo.» «Fate scavare a 100 metri dal luogo della Croce Gloriosa in direzione del suo braccio destro, ne uscirà dell'acqua. Verrete tutti a lavarvi in segno di purificazione.» 
«Siate sempre nella Gioia, non lamentatevi del cataclisma generale di questa generazione, poiché tutto questo deve arrivare. Ma ecco che appare nel cielo il Segno del Figlio dell’Uomo. E adesso deve compiersi il tempo delle nazioni. Tutti si batteranno il petto. Dopo l’evangelizzazione del mondo intero, allora Io ritornerò nella Gloria.» (11a apparizione il 5-10-1973)


«La Croce Gloriosa deve essere innalzata sulla Haute-Butte, vicinissimo al confine territoriale di Dozulè, nel punto esatto dove si trova l’albero da frutta, l’albero del peccato, perchè la Croce Gloriosa rimetterà ogni peccato. [...] Ogni braccio deve misurare 123 metri e la sua altezza sei volte di più.» (15a apparizione 5-04-1974).



Purtroppo, come accade sovente ad ogni veggente, lo scetticismo generale mise in dubbio l'autenticità dei messaggi e vennero chiesti dei “segni” per confutare ogni dubbio; ma il Signore, causa la nostra poca fede, non ne concesse: «Io voglio versare nei cuori umani la Mia Misericordia, per primo a coloro che conoscono il Messaggio e in seguito al mondo intero. Che coloro che hanno l’incarico di far innalzare la Croce Gloriosa non siano ciechi, poiché non vi sarà altro segno che quello di questa profetessa che è stata chiamata dalle tenebre alla Luce. In verità di segno non ce ne sarà un altro, poiché questa generazione è la più ipocrita e la più malvagia.» (24a apparizione 28-02-1975).



La chiesa locale ancora oggi non risponde all'accorato appello e non intende procedere all'erezione della croce. Gesù per questo ci ammonisce: «Attenzione, voi tutti che tenete velate le Parole profetiche che vi sono state rimesse, il Libro che Io tengo tra le Mie Mani è il LIBRO DELLA VITA che Mio Padre Mi ha dato il Potere di aprire, ed è su questa montagna Benedetta e Sacra, luogo che Egli ha scelto, che si rinnoveranno tutte le cose. E’ qui che voi vedrete la Città Santa, la nuova Gerusalemme. Ed ecco che apparirà la dimora di Dio tra voi. Ma allora si batteranno il petto quelli che lottano e rifiutano di ascoltare le parole che questa umile serva ha pronunciato. Voi ai quali Io ho domandato di annunciare il Mio Messaggio, voi siete colpevoli di lasciare il mondo nell’ignoranza di ciò che presto deve accadere. Non appoggiatevi sulla vostra propria riflessione. Perché lottate, giacché vi ho dato la Mia Grazia dogmatica? Per pietà, Io vi domando di ascoltarMi, il Mio Cuore trabocca di Misericordia.» (48a apparizione 7-07-1978).


Infine ci lascia con una promessa: «Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che diranno tutti i giorni la preghiera che Io ho loro insegnato, che in questa vita Satana non avrà più potere su di loro e che per tutto un tempo di impurità, in un istante diventeranno puri e saranno figli di Dio per l’Eternità. Il Padre Mio la cui Bontà è Infinita vuole salvare l’Umanità che è sull’orlo dell’abisso. Con quest'ultimo Messaggio bisogna che vi prepariate.» (44a apparizione 2-01-1976).


* in riferimento a "La Rivelazione" data a Conchiglia /

giovedì 19 novembre 2015

SANT'ELISABETTA D'UNGHERIA

 Santa Elisabetta d’Ungheria 

e il miracolo delle rose


Sant’Elisabetta d’Ungheria, o di Turingia (Sárospatak, 1207; † Marburgo, 17 novembre 1231), è stata una principessa ungherese, langravia di Turingia in virtù del suo matrimonio con Ludovico IV di Turingia: rimasta vedova, entrò nel Terz’Ordine Francescano dedicandosi a varie opere di carità. È stata proclamata santa da papa Gregorio IX nel 1235.


Biografia
Figlia di Andrea II, ricco e potente re di Ungheria, il quale, per rafforzare i legami politici, aveva sposato la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Merania, sorella di santa Edvige, la quale era moglie del duca di Slesia. Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella e tre fratelli.
Ancora giovinetta, secondo i costumi di quel tempo, suo padre aveva stabilito che Elisabetta diventasse principessa di Turingia. Il langravio o conte di quella regione era uno dei sovrani più ricchi ed influenti d’Europa all’inizio del XIII secolo, e il suo castello era centro di magnificenza e di cultura. Ma dietro le feste e l’apparente gloria si nascondevano le ambizioni dei principi feudali, spesso in guerra tra di loro e in conflitto con le autorità reali ed imperiali. In questo contesto, il langravio Hermann accolse ben volentieri il fidanzamento tra suo figlio Ludovico e la principessa ungherese. Elisabetta partì dalla sua patria con una ricca dote e un grande seguito, comprese le sue ancelle personali, due delle quali le rimarranno amiche fedeli fino alla fine. Sono loro che ci hanno lasciato preziose informazioni sull’infanzia e sulla vita della Santa. Dopo un lungo viaggio giunsero ad Eisenach, per salire poi alla fortezza di Wartburg, il massiccio castello sopra la città.
Nonostante il fatto che il fidanzamento fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. All’età di 18 anni, Ludovico, dopo la morte del padre, iniziò a regnare sulla Turingia. Elisabetta divenne però oggetto di sommesse critiche, perché il suo modo di comportarsi non corrispondeva alla vita di corte. Così anche la celebrazione del matrimonio non fu sfarzosa e le spese per il banchetto furono in parte devolute ai poveri.
Elisabetta praticava assiduamente le opere di misericordia: dava da bere e da mangiare a chi bussava alla sua porta, procurava vestiti, pagava i debiti, si prendeva cura degli infermi e seppelliva i morti. Scendendo dal suo castello, si recava spesso con le sue ancelle nelle case dei poveri, portando pane, carne, farina e altri alimenti. Consegnava i cibi personalmente e controllava con attenzione gli abiti e i giacigli dei poveri. Questo comportamento fu riferito al marito, il quale non solo non ne fu dispiaciuto, ma rispose agli accusatori:
«Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!»
In questo contesto si colloca il miracolo del pane trasformato in rose: mentre Elisabetta andava per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, incontrò il marito che le chiese cosa stesse portando. Lei aprì il grembiule e, invece del pane, comparvero magnifiche rose. Questo simbolo di carità è presente molte volte nelle raffigurazioni di santa Elisabetta.
Il suo fu un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. Sempre più ammirato per la grande fede della sposa, Ludovico, riferendosi alla sua attenzione verso i poveri, le disse:
«Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura.»
Una chiara testimonianza di come la fede e l’amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione matrimoniale.
La giovane coppia trovò appoggio spirituale nei Frati Minori, che, dal 1222, si diffusero in Turingia. Tra di essi Elisabetta scelse frate Ruggero (Rüdiger) come direttore spirituale. Quando egli le raccontò la vicenda della conversione del giovane e ricco mercante Francesco d’Assisi, Elisabetta si entusiasmò ulteriormente nel suo cammino di vita cristiana. Anche quando nacque il primo figlio Ermanno, seguito poi da altri due Sofia e Gertrude, la principessa non tralasciò mai le sue opere di carità. Aiutò inoltre i Frati Minori a costruire ad Halberstadt un convento, di cui frate Ruggero divenne il superiore. La direzione spirituale di Elisabetta passò, così, a frate Corrado di Marburgo.
A fine giugno del 1227 il marito Ludovico IV si associò alla crociata dell’imperatore Federico II, ricordando alla sposa che quella era una tradizione per i sovrani di Turingia. Elisabetta rispose:
«Non ti tratterrò. Ho dato tutta me stessa a Dio ed ora devo dare anche te.»
La febbre, però, decimò le truppe e anche il consorte cadde malato e morì ad Otranto, prima di imbarcarsi, nel settembre di quello stesso anno, all’età di ventisette anni.
Suo cognato Enrico Raspe usurpò il governo della Turingia, dichiarandosi vero erede di Ludovico e accusando Elisabetta di essere una pia donna incompetente nel governare. La giovane vedova, con i tre figli, fu cacciata dal castello di Wartburg e si mise alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. Solo due delle sue ancelle le rimasero vicino, la accompagnarono e affidarono i tre bambini alle cure degli amici di Ludovico. Peregrinando per i villaggi, Elisabetta lavorava dove veniva accolta, assisteva i malati, filava e cuciva.
Durante questo calvario sopportato con grande fede, con pazienza e dedizione a Dio, alcuni parenti, che le erano rimasti fedeli e consideravano illegittimo il governo del cognato, riabilitarono il suo nome. Così Elisabetta, all’inizio del 1228, poté ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia a Marburgo, dove abitava anche il suo direttore spirituale Corrado. Fu lui a riferire al Papa Gregorio IX il seguente fatto:
«Il venerdì santo del 1228, poste le mani sull’altare nella cappella della sua città Eisenach, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni frati e familiari, Elisabetta rinunziò alla propria volontà e a tutte le vanità del mondo. Ella voleva rinunziare anche a tutti i possedimenti, ma io la dissuasi per amore dei poveri. Poco dopo costruì un ospedale, raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Avendola io rimproverata su queste cose, Elisabetta rispose che dai poveri riceveva una speciale grazia ed umiltà.»
Elisabetta trascorse gli ultimi tre anni nell’ospedale da lei fondato, servendo i malati, vegliando con i moribondi. Cercava sempre di svolgere i servizi più umili e lavori ripugnanti. Ella divenne quella che potremmo chiamare una donna consacrata in mezzo al mondo (soror in saeculo) e formò, con altre sue amiche, vestite in abiti grigi, una comunità religiosa.
Nel novembre del 1231 fu colpita da forti febbri. Quando la notizia della sua malattia si propagò, moltissima gente accorse a vederla. Dopo una decina di giorni, chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio. Morì nella notte del 17 novembre.
Il culto
Le testimonianze sulla sua santità furono tante e tali che, solo quattro anni più tardi Papa Gregorio IX la proclamò santa a Perugia il 27 maggio del 1235 (giorni di Pentecoste). La memoria liturgica della santa, fu originariamente fissata al 19 novembre, fu spostata nel 1969 al 17 novembre, suo dies natalis, nel Novus Ordo. In Ungheria però la sua festa continua ad essere celebrata il 19 novembre, come nel V.O..
È, con san Luigi dei Francesi, patrona principale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco e dell’Ordine Francescano Secolare.
AMDG et BVM

martedì 17 novembre 2015

"Oh dolcezza dell'anima mia, ...

PREPARAZIONE ALLA FESTA DEL SANTO NATALE



Geltrude la notte antecedente la vigilia della santissima Nascita di Gesù, passò un'ora meditando silenziosamente le parole del Responsorio: De illa occulta habitatione sua egressus est Filius Dei. Descendet visitare et consolari omnes, qui cum de toto corde desiderabant. Ex Sion species decoris ejus. Deus noster manifeste veniet. Descendet. Il Figlio di Dio è uscito dalla sua dimora nascosta. Egli discende a visitare e a consolare tutti coloro che lo desideravano di cuore. Da Sion appare il suo splendore. Il nostro Dio verrà visibilmente. (Responsorio dell'antico Ufficio della Natività).

Ella vide che il Signore Gesù gustava tranquillamente un dolcissimo riposo nel seno del Padre, mentre gli ardenti desideri delle persone che si preparavano a celebrare la prossima festa, ascendevano verso di Lui come leggere nuvolette. Gesù negl'incanti della giovinezza irradiava dal suo divin Cuore fasci di luce che investivano quelle piccole nuvole, come per tracciare la via affine di giungere direttamente a Lui; 
mentre esse ascendevano verso Dio, Geltrude s'accorse, che le anime che si erano umilmente raccomandate alle preghiere altrui, procedevano rapidamente in alto, senza deviazioni, illuminate dalla chiarezza del divin Cuore, quasi condotte per mano su di una via diretta, senza ostacoli, nè a destra, nè a sinistra. 
Quelle invece che, presumendo di sè, contavano solo sui loro sforzi personali per disporsi alla festa imminente, abbandonavano momentaneamente la retta via, ma poi, attratte dalla divina luce, s'avvicinavano al Signore.

Geltrude, desiderosa di sapere in qual modo la divina Bontà accoglieva ciascuna di quelle anime, le vide ad un tratto trasportate nel seno del Padre, vicino al Figlio di Dio, dove s'inebbriavano di delizie proporzionate ai loro desideri ed alla loro capacità. L'una non era disturbata dalla presenza dell'altra, ma ciascun'anima godeva pienamente di Dio, secondo le sue brame, come se il Signore si fosse accordato solo a lei. 
Alcune l'abbracciavano quale amabile Bambinello incarnatosi per noi; altre si rivolgevano a Gesù come ad un fedelissimo Amico, depositario di tutti i loro segreti; altre infine colmavano di carezze quello Sposo pieno di grazia, scelto fra mille. Ciascuna godeva di Lui secondo l'attrattiva del suo amore.

Geltrude si avanzò, prostrandosi come soleva fare, ai piedi del Salvatore; indi disse: « O mio amatissimo Gesù, quale sarà mai la preparazione mia e quali personali omaggi potrò offrire alla Tua beatissima Madre in questa solennità della tua Nascita? Purtroppo ho omesso e non solo per debolezza di forze, ma anche per negligenza, di recitare l'Ufflcio in suo onore, quantunque obbligata dalla mia Regola ».

Il misericordiosissimo Salvatore ebbe pietà di tanto affanno e raccolse in un fascio tutte le parole che Geltrude aveva pronunciato durante l'Avvento, per lodare Dio e guadagnare le anime, sia istruendole, sia illuminandole nei loro dubbi. 
Indi le offerse con tenerezza alla sua dolcissima Madre, assisa onorevolmente al suo fianco in luce splendida di gloria, per riparare le negligenze di Geltrude verso la Regina del cielo. Vi aggiunse altresì il frutto che quelle parole avrebbero prodotto sino alla fine dei secoli, trasmettendosi dì persona in persona.

La Madre di Dio accettò amabilmente quell'offerta che l'adornava quasi magnífico gioiello. Geltrude le si avvicinò, pregandola d'intercedere per lei presso l'unico suo Figlio, e la Vergine s'inchinò verso la santa con volto sereno, raggiante di bontà. 
Indi, abbracciando il diletto Figlio e coprendolo di baci, Lo pregò in questi termini: « Il tuo amore unito all'amor mio, ti disponga, o Gesù, ad esaudire le preghiere di questa tua diletta sposa ». Geltrude esclamò: « Oh dolcezza dell'anima mia, Gesù amatissimo e desideratissimo, Tu che amo sopra tutte le cose! ».

Dopo di avere ripetuto parecchie volte tali aspirazioni d'amore ed altre consimili, interrogò lo Sposo divino: « Quale può essere il frutto di queste parole, che la mia indegnità certo rende insipide? ». 
Rispose Gesù: « Poco importa che il profumo venga estratto da questa o da quell'essenza d'albero, perché diffonda fragranza gradevole. Così se qualcuno mi dice: « Dolcissimo, amatissimo Gesù... ecc. » quantunque si stimi creatura indegna, commuove la mia Divinità nell'intimo, facendo esalare olezzo di meravigliosa dolcezza che imbalsama, con profumi di salute eterna, l'anima che l'ha provocato con le sue parole di tenerezza ».
Iesu, tibi sit gloria,
Qui natus es de Virgine