mercoledì 23 settembre 2015

SAN PIO DA PIETRELCINA


PADRE PIO DA PIETRELCINA


“Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6, 14).

Padre Pio da Pietrelcina, come l'Apostolo Paolo, al vertice della sua vita e del suo apostolato pose la Croce del suo Signore come sua forza, sua sapienza e sua gloria. Infiammato d'amore per Gesù Cristo, si conformò a Lui nell'immolazione di sé per la salvezza del mondo. Nella sequela e nell'imitazione di Cristo Crocifisso fu così generoso e perfetto che avrebbe potuto dire: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 19). E i tesori di grazia che Dio gli aveva concesso con singolare larghezza senza sosta egli dispensò con il suo ministero, servendo gli uomini e le donne che a lui accorrevano sempre più numerosi e generando una immensa moltitudine di figli e figlie spirituali.

Questo degnissimo seguace di San Francesco d'Assisi nacque il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, nell'arcidiocesi di Benevento, da Grazio Forgione e Maria Giuseppa De Nunzio. Fu battezzato il giorno successivo col nome di Francesco. A 12 anni ricevette il sacramento della Cresima e la prima Comunione.

A 16 anni, il 6 gennaio 1903, entrò nel noviziato dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini a Morcone, ove il 22 dello stesso mese vestì l'abito francescano e si chiamò Fra Pio. Terminato l'anno di noviziato, emise la professione dei voti semplici e, il 27 gennaio 1907, quella dei voti solenni.

Dopo l'ordinazione sacerdotale, ricevuta il 10 agosto 1910 a Benevento, restò in famiglia fino al 1916 per motivi di salute. Nel settembre dello stesso anno fu mandato al convento di San Giovanni Rotondo e vi rimase fino alla morte.

Acceso dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo, Padre Pio visse in pienezza la vocazione a contribuire alla redenzione dell'uomo, secondo la speciale missione che caratterizzò tutta la sua vita e che egli attuò mediante la direzione spirituale dei fedeli, mediante la riconciliazione sacramentale dei penitenti e mediante la celebrazione dell'Eucaristia. Il momento più alto della sua attività apostolica era quello in cui celebrava la Santa Messa. I fedeli, che vi partecipavano, percepivano il vertice e la pienezza della sua spiritualità.

Sul piano della carità sociale si impegnò per alleviare dolori e miserie di tante famiglie, principalmente con la fondazione della “Casa Sollievo della Sofferenza”, inaugurata il 5 maggio 1956.
Per Padre Pio la fede era la vita: tutto voleva e tutto faceva alla luce della fede. Fu assiduamente impegnato nella preghiera. Passava la giornata e gran parte della notte in colloquio con Dio. Diceva: “Nei libri cerchiamo Dio, nella preghiera Lo troviamo. La preghiera è la chiave che apre il cuore di Dio”. La fede lo portò sempre all'accettazione della volontà misteriosa di Dio.

Fu sempre immerso nelle realtà soprannaturali. Non solo egli era l'uomo della speranza e della fiducia totale in Dio, ma infondeva queste virtù in tutti quelli che lo avvicinavano, con le parole e con l'esempio.
L'amore di Dio lo riempiva, soddisfacendo ogni sua attesa; la carità era il principio ispiratore della sua giornata: Dio da amare e da far amare. Sua particolare preoccupazione: crescere e far crescere nella carità.

Espresse il massimo della sua carità verso il prossimo accogliendo, per oltre 50 anni, moltissime persone, che accorrevano al suo ministero e al suo confessionale, al suo consiglio e al suo conforto. Era quasi un assedio: lo cercavano in chiesa, nella sagrestia, nel convento. Ed egli si donava a tutti, facendo rinascere la fede, distribuendo grazia, portando luce. Ma specialmente nei poveri, nei sofferenti e negli ammalati egli vedeva l'immagine di Cristo e si donava specialmente per loro.

Ha esercitato in modo esemplare la virtù della prudenza, agiva e consigliava alla luce di Dio.
Suo interesse era la gloria di Dio e il bene delle anime. Ha trattato tutti con giustizia, con lealtà e grande rispetto.
Rifulse in lui la virtù della fortezza. Egli comprese ben presto che il suo cammino sarebbe stato quello della Croce, e l'accettò subito con coraggio e per amore. Sperimentò per molti anni le sofferenze dell'anima. Per anni sopportò i dolori delle sue piaghe con ammirabile serenità. 

Quando dovette subire indagini e restrizioni al suo servizio sacerdotale, accettò tutto con profonda umiltà e rassegnazione. Di fronte ad accuse ingiustificate e calunnie tacque sempre, confidando nel giudizio di Dio, dei suoi diretti superiori e della propria coscienza.

Usò abitualmente la mortificazione per conseguire la virtù della temperanza, in conformità allo stile francescano. Era temperante nella mentalità e nel modo di vivere.
Consapevole degli impegni assunti con la vita consacrata, ne osservò con generosità i voti professati. Fu obbediente in tutto agli ordini dei suoi Superiori, anche quando erano gravosi. La sua obbedienza era soprannaturale nell'intenzione, universale nella estensione e integrale nell'esecuzione. Esercitò lo spirito di povertà con totale distacco da se stesso, dai beni terreni, dalle comodità e dagli onori. Ebbe una grande predilezione per la virtù della castità. Il suo comportamento era dovunque e con tutti modesto.

Si reputava sinceramente inutile, indegno dei doni di Dio, ricolmo di miserie e insieme di favori divini. Fra tanta ammirazione del mondo, egli ripeteva: “Voglio essere soltanto un povero frate che prega”.
La sua salute, fin dalla giovinezza, non fu molto florida e, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, declinò rapidamente. Sorella morte lo colse preparato e sereno il 23 settembre 1968, all'età di 81 anni. I suoi funerali furono caratterizzati da un concorso di popolo del tutto straordinario.

Il 20 febbraio 1971, ad appena tre anni dalla sua morte, Paolo VI, parlando ai Superiori dell'Ordine Cappuccino, disse di lui: “Guardate che fama ha avuto, che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era un filosofo? Perché era un sapiente? Perché aveva mezzi a disposizione? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stimmate di nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza”.

Già durante la sua vita godeva vasta fama di santità, dovuta alle sue virtù, al suo spirito di preghiera, di sacrificio e di dedizione totale al bene delle anime.
Negli anni successivi alla sua morte, la fama di santità e di miracoli è andata sempre più crescendo, diventando un fenomeno ecclesiale, diffuso in tutto il mondo, presso ogni categoria di persone.
Così Dio manifestava alla Chiesa la volontà di glorificare in terra il suo Servo fedele. Non trascorse molto tempo che l'Ordine dei Frati Minori Cappuccini compì i passi previsti dalla legge canonica per iniziare la Causa di beatificazione e canonizzazione. Esaminata ogni cosa, la Santa Sede, a norma del Motu Proprio Sanctitas Clarior”, concesse il nulla osta il 29 novembre 1982. 

L'Arcivescovo di Manfredonia poté così procedere all'introduzione della Causa e alla celebrazione del processo cognizionale (1983-1990). Il 7 dicembre 1990 la Congregazione delle Cause dei Santi ne riconobbe la validità giuridica. Ultimata la Positio, si discusse, come di consueto, se il Servo di Dio abbia esercitato le virtù in grado eroico. Il 13 giugno 1997 si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori teologi con esito positivo. Nella Sessione Ordinaria del 21 ottobre successivo, essendo Ponente della Causa l'Ecc.mo Mons. Andrea Maria Erba, Vescovo di Velletri-Segni, i Padri Cardinali e Vescovi hanno riconosciuto che Padre Pio da Pietrelcina ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.
Il giorno 18 dicembre 1997, alla presenza di Giovanni Paolo II, fu promulgato il Decreto sull'eroicità delle virtù.
Per la beatificazione di Padre Pio, la Postulazione ha presentato al competente Dicastero la guarigione della signora Consiglia De Martino di Salerno. Sul caso fu celebrato regolare Processo canonico presso il Tribunale Ecclesiastico dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno dal luglio 1996 al giugno 1997. Il 30 aprile 1998 si tenne, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, l'esame della Consulta Medica e il 22 giugno dello stesso anno, il Congresso peculiare dei Consultori Teologi. Il giorno 20 ottobre seguente, in Vaticano, si riunì la Congregazione ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, membri del Dicastero, e il 21 dicembre 1998 fu promulgato, alla presenza di Giovanni Paolo II, il Decreto sul miracolo.
Il 2 maggio 1999 nel corso di una solenne Concelebrazione Eucaristica in piazza San Pietro Sua Santità Giovanni Paolo II, con la Sua autorità apostolica, dichiarò Beato il Venerabile Servo di Dio Pio da Pietrelcina, stabilendo per il 23 settembre la data della festa liturgica.

Per la canonizzazione del Beato Pio da Pietrelcina, la Postulazione ha presentato al competente Dicastero la guarigione del piccolo Matteo Pio Colella di San Giovanni Rotondo. Sul caso è stato celebrato regolare Processo canonico presso il Tribunale ecclesiastico dell'arcidiocesi di Manfredonia-Vieste dall'11 giugno al 17 ottobre 2000. Il 23 ottobre successivo la documentazione è stata consegnata alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il 22 novembre 2001 si è tenuto, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, l'esame della Consulta Medica. L'11 dicembre si è tenuto il Congresso peculiare dei Consultori Teologi e il 18 dello stesso mese la Sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi. Il 20 dicembre, alla presenza di Giovanni Paolo II, è stato promulgato il Decreto sul miracolo, mentre il 26 febbraio 2002 è stato promulgato il Decreto sulla canonizzazione.


AVE MARIA

martedì 22 settembre 2015

San Maurizio, Candido, Essuperio, Vittore e compagni Martiri della Legione Tebea - 22 settembre -

San Maurizio, Candido, Essuperio, Vittore e compagni Martiri della Legione Tebea
† Agaunum (odierna Saint-Maurice-en-Valais), Svizzera, 287 circa

Abbiamo loro notizie da Euleterio, vescovo di Lione, che racconta di centinaia di soldati martiri capitanati da Maurizio. Questi soldati, appartenenti alla legione "tebea" di Massimiano Erculeo, furono sterminati perché si rifiutarono di andare in Gallia a perseguitare cristiani. Dalle ricerche storiche fatte fino ad oggi, risulta che, prima della grande persecuzione di Diocleziano, probabilmente attorno al 286, Massimiano Erculeo intraprese una spedizione in Gallia contro Bagaudi. Alcuni soldati della legione, probabilmente una coorte capitata da Maurizio, si rifiutarono di celebrare in onore degli dei e furono martirizzati presso Agaunum, nel Vallese. In questa regione, dove loro culto è molto antico, nel 1893 è stata trovata una basilica risalente a quell'epoca.
Etimologia: Maurizio = figlio di Mauro, dal latino
Martirologio Romano: Nell’antica Agauno nella regione del Vallese, nell territorio dell’odierna Svizzera, santi martiri Maurizio, Esuperio, Candido, soldati, che, come riferisce sant’Eucherio di Lione, furono uccisi per Cristo sotto l’imperatore Massimiano, adornando la Chiesa, insieme ai compagni della Legione Tebea e al veterano Vittore, con la loro gloriosa passione. 


Il Martyrologium Romanum cita in data odierna i santi Maurizio,Candido, Essuperio, che con i soldati loro compagni ed il veterano Vittore affrontarono il martirio in odio alla loro fede. Per meglio comprendere l’origine del culto di questi intrepidi testimoni della fede cristiana, occorre però ripercorrere brevemente la vicenda della celebre Legione Tebea, alla quale la pietà popolare ha sempre riservato una particolare devozione.


La leggenda della Legione Tebea

La fonte principale e storicamente più attendibile pervenutacicirca San Maurizio e la celebre Legione Tebea da lui capeggiataè costituita dalla “Passio martyrum Acaunensium”attribuita a Sant’Eucherio di Lione. La versione che ci èstata tramandata risale solo al IX secolo, ma il santo vescovolionese citava già la sua opera in una lettera indirizzata alvescovo Salvio verso il 440, affermando che a quel tempo latradizione orale in merito era già attestata da almeno unsecolo.
Lo studioso tedesco D. Van Berchem negli anni ’40 del XX secolo esaminò l’antica “passio”, giungendo alla conclusione che la fonte del racconto orale fosse San Teodoro (detto anche Teodulo) di Octoduro, primo vescovo del cantone svizzero del Vallese nel IV secolo. Questi importò assai probabilmente laleggenda dall’Oriente, in base a cui Maurizio fu martirizzatocon i suoi soldati, forse né tebani né costituenti unavera e propria legione.
Secondo la narrazione di Eucherio, arricchita di parecchi elementifantasiosi, l’imperatore romano Massimiano guidò unesercito per contrastare una rivolta fomentata da un gruppo di galli,i bagaudi, e giunto nei pressi di Octodurum (odierna cittàsvizzera di Martygny), oltre il passo alpino del Gran San Bernardo,diede ordine ai suoi uomini di compiere un sacrificio in onore deglidei per impetrare da loro il successo della spedizione in corso. 

Un’unità dell’esercito imperiale era appunto la famigerata egione Tebea, i cui membri come dice il nome erano stati reclutati nell’Egitto settentrinale ed erano di religione cristiana. Questi valorosi seguaci di Cristo, senza eccezioni,rifiutarono fermamente di sacrificare a degli dei pagani in cui non credevano e si ritirarono dunque nella vicina Agaunum (odierna Saint-Maurice-en-Valais), guidati dal loro “primicerius” e portavoce Maurizio. L’imperatore li invitò ripetutamente invano a tornare sui loro passi ed infine ordinò la loro decimazione. Ma i soldati, incoraggiati da Maurizio e dagli altri ufficiali, furono irremovibili dalla loro decisione sino alla fine. Conclusasi tale violenta persecuzione pare fossero stati uccisi ben 6600 (o secondo alcune fonti 6666) soldati. Il Martyrologium Romanum,nella sua ultima edizione, si limita a citare esplicitamente i nomi di Maurizio, Candido, Essuperio e del veterano Vittore,quest’ultimo forse proveniente da un altra legione ma ucciso anch’egli in quanto dichiaratosi cristiano.
Maurizio ed i suoi compagni avevano comunque scritto all’imperatore una lettere onde spiegargli le valide motivazioni della loro ribellione: “Siamo tuoi soldati, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il serviziomilitare, a lui l’integrità e la salute, da te abbiamopercepito il salario, da lui il principio della vita [...].Metteremo le nostre mani contro qualunque nemico, ma non lemacchieremo col sangue degli innocenti [...]. Noi facciamo professione di fede in Dio Padre Creatore di tutte le cose e crediamo che suo Figlio Gesù Cristo sia Dio. Siamo stati spruzzati dalsangue dei nostri fratelli e commilitoni, ma non ci affliggemmo,alzammo le nostre lodi perchè erano stati ritenuti degni dipartire per il loro Signore Dio. Ecco deponiamo le armi [...]preferiamo morire innocenti che uccidere e vivere colpevoli[...] non neghiamo di essere cristiani [...]perciò non possiamo perseguitare i cristiani”

Assai probabilmente Eucherio inventò le parole con cui i martirizzandi espressero le loro rimostranze, affermando che rifiutarono di uccidere dei cristiani che in realtà non erano nemici dell’autorità imperiale e non menzionando i bagaudi. Inoltre la “passio” più tardiva aggiunse al gruppo i nomi di Innocenzo e Vitale, in quanto i loro corpi vennero rinvenuti dopo secoli nella vallata del Rodano. Comunque, anche se i numeri citati paiono esagerati ed alcuni dettagli della leggenda furono aggiunti nel V secolo, sembra effettivamente essersi verificato un effettivo spargimento di sangue cristiano alla base della tradizione.


Il culto ieri e oggi

Il culto nei confronti dei martiri risalirebbe dunque al IV secolo,durante il quale il suddetto San Teodulo fece edificare la basilicaancora oggi esistente per ospitarne le reliquie. In occasione dellavisita di San Martino di Tours si verificò un eventomiracoloso: la terra iniziò a trasudare sangue indicanocosì il luogo ove riposavano i santi resti sulle rive delRodano ed egli lo raccolse in appositi vasetti per distribuirlo avarie chiese. Eucherio ricorda che “molti giungevano da diverseprovince per onorare devotamente questi santi, e offrire donod’oro, d’argento, e altri oggetti”, oggi conservatinel piccolo museo adiacente la basilica, a Brzeg in Polonia ed aTorino.
La chiesa costruita presso Agaunum divenne successivamente il nucleodi un abbazia, grazie al re burgundo San Sigismondo, la prima inOccidente a recitare l’Ufficio divino per l’interagiornata, grazie ad un ciclo di cori. Oggi è affidata agli agostiniani Canonici Regolari Lateranensi, che annualmente ogni 22 settembre, giorno della festa secondo il Martyrologium Romanum,organizzano la processione con le reliquie per le strade del paese.
Il culto nei confronti si San Maurizio si diffuse molto, come vedremotra poco, in particolar modo nei territori sabaudi. Ancora oggi ilcalendario liturgico della Regione Pastorale Piemontese riporta lasua memoria nella data suddetta.


Il legame con Casa Savoia

Per secoli santuario nazionale del regno burgundo, l’anticaAgaunum divenne con l’avvento di Casa Savoia, checonquistò per un certo periodo il Vallese occidentale, alcentro della devozione dei popoli governati dalla dinastia sabauda.Questo particolare legame tra San Maurizio ed il nobile casatoculminò nel 1434 con la fondazione da parte del duca AmedeoVIII di un ordine cavalleresco a lui dedicato.
Nel 1572 Emanuele Filiberto lo trasformò poi nell’Ordinedei Santi Maurizio e Lazzaro, tuttora costituzionalmente riconosciutodalla Repubblica Italiana. Il duca fece inoltre traslare daSaint-Maurice a Torino parte delle reliquie del capitano dellaLegione Tebea, nonchè la sua spada, la croce e l’anello,transitando per Aosta, Ivrea e Chivasso.
Oggi riposano ancora nella martoriata Cappella della Sindone ed inepoca preconciliare la teca contenente le reliquie del soldato venivaesposta alla venerazione dei fedeli ogni 15 gennaio, anniversariodella traslazione. Un importante corso di Torino, adiacente aiGiardini Reali porta ancora oggi il nome di San Maurizio.


Patronati

San Maurizio è oggi considerato innanzitutto quale patrono di Casa Savoia e dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, ma anche di altri ordini cavallereschi quale quello del Toson d’Oro di Spagna e Austria. Inoltre sotto il patronato del santo sono posti i soldati, in particolare degli Alpini, delle Guardie Svizzere e dell’Esercito Francese Alpino.
Le chiese in onore di San Maurizio iniziarono a pullulare in Valle d’Aosta, Piemonte, Francia, Germania e Svizzera. In quest’ultima nazione gli fu intitolata nella zona tedesca la città di St-Moritz, otto città inglesi, cinquantadue in Francia tra cui la più celebre è Bourg-Saint-Maurice in Savoia, in Piemonte San Maurizio Canavese nonchè San Maurizio di Opaglio nel novarese, dove il santo e la sua legione sarebbero transitati, ed infine in Liguria Porto Maurizio.


Iconografia

L’iconografia relativa a San Maurizio ed ai legionari tebei in genere è solita presentarli con tutti gli attributi tipici dei soldati martiri: la palma del martirio, la spada, lo stendardo con croce rossa in campo bianco e la Croce Mauriziana, cioè trilobata, sul petto. Non mancano le loro raffigurazioni equestri.Spesso possono essere raffigurati con la carnagione scura, a ricordo della loro provenienza africana.
Un dipinto conservato alla National Gallery di Londra, del Maestro di Liesborn, lo ritrae cavaliere con il papa San Gregorio Magno e Sant’Agostino d’Ippona. L’opera più splendida è però la scena del martirio di El Greco, conservata all’Escorial nei pressi di Madrid.


Venerazione ecumenica

Il presupposto che i due martiri ed un numero imprecisato di loro leggendari compagni abbiano militato nella Legione Tebea ha automaticamente conferito loro la presunta nazionalità egiziana e ciò ha contribuito alla diffusione del culto anche presso la Chiesa Copta, che venera dunque specificatamente non solo San Maurizio ma anche tutti quei suoi leggendari compagni il cui ricordo si è diffuso in un qualche piccolo santuario d’Europa. In particolare il Patriarca di Alessandria e di Tutta l’Africa Papa Shenoud tramite un suo delegato ricevette in dono nel 1991 alcune reliquie dei santi Maurizio, Cassio e Fiorenzo. Anche altre Chiese orientali venerano comunque i martiri della Legione Tebea, in quanto vissuti prima degli scismi vari. Anche nel mondo protestante, infine, Maurizio è commemorato quale testimone della fede cristiana.


ALTRI SANTI MARTIRI DELLA LEGIONE TEBEA

Come già detto, la pietà popolare ha sempreriservato una particolare devozione verso i militi tebei ed haleggendariamente arruolato all’ “Angelica Legio” unafolta schiera di martiri spesso non meglio identificabili.
Secondo cronache successive alla “primitiva passio” solodue furono i soldati scampati all’eccidio di Agaunum,ufficialmente riconosciuti come tali anche dal Martyrologium Romanume festeggiati al 30 settembre:
92655Santi Urso e Vittore, 30settembre. Inoltre sempre aggiunte tardive inserirono altri duenominativi al gruppo festeggiato al 22 settembre, oggi non piùmenzionati dal martirologio:
92716Santi Innocenzo e Vitale, 22 settembre. Un po’ovunque iniziarono però a fiorire leggende su altri soldatimiracolosamente scampati al massacro, che avrebbero trovato rifugioin svariate località, ove intrapresero una capillare opera dievangelizzazione per poi subire anch’essi il martirio.

Nel Vecchio Continente se ne contano all’incirca 400,così suddivisi geograficamente: 58 in Piemonte, 15 inLombardia, 2 in Emilia, 10 in Francia, 325 in Germania, 5 in Svizzerae 2 in Spagna. E questo non è purtroppo che un incompleto esommario elenco.

Alcuni di questi santi sono ancora oggi commemorati in diverse datedal martirologio cattolico, che però evita di citare la loropresunta appartenenza alla Legione Tebea:
35400Sant' Avventore, 20 novembre
92514Santi Cassio e Fiorenzo, 10 ottobre
92463San Felice, 11 settembre
92611San Gereone e Compagni, 10 ottobre
35450Sant' Ottavio, 20 novembre
92464Santa Regola, 11 settembre
35500San Solutore, 20 novembre
92659Santi Vittore e Malloso, 10 ottobre

Culto estremamente locale è invece tributato ai numerosi santidei quali si riporta di seguito il collegamento alle loro singoleschede, se presenti, oppure alcune scarne notizie sul loro culto:
69850Sant'Albano
34250Sant'Alessandro di Bergamo, 26 agosto
72500Sant'Antonino di Piacenza, 30 settembre
59900Sant' Attilio, 28 giugno
92044San Besso, 10 agosto (1° dicembre)
90203San Chiaffredo di Saluzzo, 7 settembre
92582Santi Costanzo e compagni, 18 settembre
90201San Defendente di Tebe, 2 gennaio
92465Sant' Essuperanzio, 11 settembre
92658San Fiorenzo, venerato a Bastia Mondovì,Senza data
91526San Fortunato di Casei, 16 ottobre e III domenicadi ottobre
91526Santi Graziano e Felino, Carpoforo e Fedele, 13marzo
92046San Magno, venerato a Cuneo, 19 agosto
90566San Marchese, venerato ad Altessano, prima domenica di settembre
91212San Martiniano, venerato a Torino e Pecco, 5 dicembre
90619Santi Matteo e Gusmeo, 11 settembre
65700Santi Maurizio, Giorgio e Tiberio, 24 aprile
90234San Paragorio e compagni, venerati a Noli, 7 settembre
90565San Ponzio, venerati a Pradleves, 23 giugno
92328San Secondo, 26 agosto
92414San Tegulo (Tegolo), 25 ottobre
92320San Valeriano, venerato a Cumiana, 14 aprile
67200Santi Vittore e compagni, venerati a Pollenzo, 13 maggio

Sant’Abbondio
Venerato a Caramagna Piemonte (CN), nel cui territorio sarebbe statomartirizzato.

Santi Alverio e Sebastiano
Venerati a Fossano (CN) nella Collegiata di San Giovenale efesteggiati il 26 gennaio. Martirizzati nei pressi di Romanisio,antico nome dell’odierna Fossano, i loro resti mortali furonorinvenuti il 26 gennaio 1427 in un campo attiguo all’anticachiesa parrocchiale di San Martino. Dal sottosuolo provenìinfatti per diversi giorni un’arcana melodia, che venne uditadai contadini del vicinato. Riposti in due preziosi reliquiari, isanti resti furono allora trasferiti nella Collegiata di SanGiovenale e da allora i due santi vennero invocati come compatronidella città di Fossano.

Sant’Alvazio
Venerato a Rivalta (TO).

Sant’Amanzio
Venerato a Rivalba Torinese, ove una cappella con affreschi del XIV secolo ne perpetua la memoria e nella cui chiesa parrocchiale si conservano delle reliquie.

Sant’Antonino
Venerato a Sant’Antonino di Susa (TO), ove è raffiguratoin veste talare, nonchè presso Lombardore e Meana, in abiti dalegionario tebeo.

San Barolo
Venerato a Barolo (CN).

San Benetetto
Venerato presso Vistrorio, ove l’urna contenente le sue reliquieviene esposta durante la Messa la terza domenica d’ottobre,giorno della sua festa.

San Celestino
Nella Chiesa di Santa Marta in San Giorgio Canavese si conservaun’ampolla contenente grumi del suo sangue. E’ festeggiatola prima domenica di ottobre.

San Cesario
Venerato a Caramagna Piemonte (CN).

San Cosano
Venerato in Val di Susa, in particolare presso Novalesa.

San Costantino
Venerato presso Dronero (CN), quale compagno del più celebreSan Costanzo.

San Crisogono
Venerato presso Saluzzo (CN).

San Damiano
Venerato in Val di Susa, in particolare presso Novalesa.

San Demetrio
Venerato a Caramagna Piemonte (CN).

San Desiderio
Venerato a Caramagna Piemonte (CN).

Sant’Evenzio (Evence)
Venerato presso Cly (AO), è considerato un milite dellaleggione tebea, ma talvolta anche un pastore o un eremita, sul qualesorsero leggende circa l’amicizia ed i miracoli che lo legaronoai santi Giuliano e Pantaleone, anch’essi eremiti fra lemontagne valdostane.

San Felice
La chiesa di San Felice in Borgo Ritania, presso Torre SanGiorgio(CN), custodisce le reliquie di questo martire, racchiusenella statua dormiente del martire, che viene portata annualmente inprocessione la prima domenica di agosto, giorno della sua festa. Unascritta spiega: “Qui giacciono per essere onorate con preghiera,le ossa benevole del divo Felice, che morì per Cristo”.Il santo è inoltre venerato presso Colleretto, Frugarolo,Ghislarengo, Monticello d’Alba e Cinaglio. Relativamente aquest’ultima località, sita in diocesi di Asti, ilcalendario della Regione Pastorale Piemontese riporta il culto localedi San Felice in data 12 luglio.

San Gillio (Egidio)
Venerato a San Gillio (TO) e Susa.

San Giorio (Jorio)
Venerato presso San Giorio, in Val di Susa, dove sarebbe statomartirizzato, ed inoltre presso Mazzè. E’ spesso confusocon il celebre San Giorgio raffigurato con il drago, a causa dellaquasi omonimia e della festa comune al 23 aprile.

San Giovenale
Venerato ad Andrate, presso cui avrebbe trovato il martirio per manodei soldati imperiali. Sul luogo dell’eccidio venne innalzatauna cappella campestre, poi divenuta cimiteriale. Una leggenda vuoleche il santo sia sempre stato protettore del paese dagli attacchi deilupi, un tempo numerosi nella zona. Parte delle sue reliquie sonovenerate nella Caattedrale di Ivrea con quelle dei santi Besso,Tegolo e Sulpizio. Anche in una cappella laterale del duomo torinesesi venera il martire tebeo San Giovenale.

San Giuliano
Venerato presso Fénis (AO), è considerato un militedella leggione tebea, ma talvolta anche un pastore o un eremita, sulquale sorsero leggende circa l’amicizia ed i miracoli che lolegarono ai santi Evenzio e Pantaleone, anch’essi eremiti fra lemontagne valdostane. Secondo una tradizione locale il santo avrebbesostenuto dapprima la schiavitù nelle locali miniere ed inseguito il martirio, precipitato dal monte che da lui prese il nome.Nell’eremo di Mont-Saint-Julien è dunque festeggiato ilprimo giovedì di maggio. Secondo la leggenda le reliquie delsanto si troverebbe murate dietro l’altare della piccolacappella. Non è certo però se si tratti del medesimoSan Giuliano a cui è dedicata un’antica chiesa vercellesee venerato nella cattedrale dove si custodisce un reliquiariocontenete una parte del braccio.

Santi Giuliano, Bisuzio, Isidoro e Martiniano
Uccisi a Torino presso la Dora Riparia, sono festeggiati il 28agosto.
Giuliano è venerato a Baldissero Torinese, Fenils (Cesana),Druento, San Giuliano di Susa, Torino, Val della Torre e Barbania. Inquest’ultima località se ne conservano le reliquie.
Sant’Isidoro è venerato anche a Saluzzo.

Sant’Ippolito
Venerato a Bardonecchia (TO)

San Longino
Venerato a Caramagna Piemonte (CN).

Santi Mariano e Prospero
Venerati a Mondovì ed i loro corpi sono conservati nellachiesa di San Pietro di Breo.

San Martino
Venerato a Rivoli.

San Mauro
Venerato a San Mauro Torinese (TO) ed a Caramagna Piemonte (CN),talvolta confuso con l’omonimo discepolo di San Benedetto. Delsanto in questione, invece, fu effettuata nel 1821 la ricognizionedelle reliquie alla presenza dell’arcivescovo torinese. Ancoraoggi esse sono custodite nella chiesa parrocchiale di Santa Maria diPulcherada in San Mauro Torinese, ove è festeggiato la terzadomenica di settembre.

San Mombo o Membotto
Patrono di Moiola (CN) in Valle Stura, confuso con un pretebenedettino vissuto nella Svizzera tedesca nel XII secolo emartirizzato nella cittadina di Alberschwende il 23 marzo 1120. Untempo era festeggiato la prima domenica di settembre, ma ultimamentel’ultima di agosto.

Sant’Olimpio
Venerato a Saluzzo (CN).

Sant’Osterio o Asterio
Venerato a Caramagna Piemonte (CN).

San Pancrazio
San Pancrazio, da non confondere con l’omonimo giovane martireromano a cui è invece dedicato il santuario di Pianezza,è venerato a Villar Dora (TO) e figura negli affreschi delsantuario di Castelmagno in abiti da legionario tebeo insieme con SanMagno ed altri compagni.

San Pantaleone
Venerato presso Torgnon (AO), è considerato un milite dellaleggione tebea, ma talvolta anche un pastore o un eremita, sul qualesorsero leggende circa l’amicizia ed i miracoli che lo legaronoai santi Evenzio e Giuliano, anch’essi eremiti fra le montagnevaldostane. Questo santo è spesso confuso con l’omonimomartire orientale festeggiato come lui al 27 luglio. Nei boschi neidintorni di Torgnon, sul Colle Saint-Pantaleon, sorge ancora oggi unacappella a lui dedicata sul luogo dove avrebbe trascorso il suoeremitaggio.

San Pelagio
Venerato in Val di Susa, in particolare presso Novalesa.

San Porciero (Porcier)
Secondo la tradizione da lui trarrebbe il nome il paese valdostano diChamporcher. E’ ritenuto amico di San Besso, martirizzato nellavicina Valle Soana.

San Prospero
Patrono di Romano Canavese (TO), nella cui chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Solutore sono custodite le reliquie. La festa è celebrata la prima domenica di settembre.

San Restituto
Venerato a Sauze di Cesana (TO), ove gli è dedicata una chiesa in cui egli è raffigurato come un militare a cavallo e presso la quale se ne celebra la festa il 29 maggio.

San Quirico
Martirizzato presso Murisengo nel Monferrato, gli è dedicatala torre romanica di Odolengo. E’ festeggiato l’11marzo.

San Secondo di Pinerolo
Raggiunse il Pinerolese con Valeriano, Maurizio, Giorgio e Tiberio, per trovare il martirio presso San Secondo di Pinerolo (TO). Non va confuso con l’omonimo martire tebeo venerato a Salussola, Torino e Ventimiglia.

Santa Serena
Venerata in Val di Susa, in particolare presso Novalesa.

San Sulpizio
Venerato nel Canavese, ove subì il martirio come i santiGiovenale e Tegolo.

San Teodoro
Venerato a Saluzzo (CN) e Vercelli.

San Valerio
Venerato a Casale (AL).

San Vitale
Nella chiesa parrocchiale di San Giorgio Canavese è custodital’urna contenente il suo corpo ed accanto l’ampolla delsangue.

San Vittore (Vittorio)
Patrono di Caselle Torinese, Asigliano, Feletto, Borghetto, Canale, Odolengo e Quagliuzzo.



PREGHIERA a San Maurizio e compagni

O glorioso San Maurizio, che dopo aver edificato i compagni con unacondotta esemplare di vita, li hai incoraggiati a versare il propriosangue per la confessione della fede e li hai visti felici di dare lavita per Cristo e per il Vangelo, ottienici la grazia di testimoniarefino alla effusione del sangue la nostra fede piuttosto checomprometterci con il male e con il peccato e di saper soffrire peramore di Cristo.
Gloria al Padre...
O glorioso San Maurizio, che una volta convertito al cristianesimo,diventasti con la parola e con l’esempio testimone autentico ecoraggioso degli insegnamenti di Cristo verso i compagni, ottienicila grazia di esprimere la nostra fede in una chiara testimonianza divita, per essere nel mondo segni luminosi della verità chesalva.
Gloria al Padre...
O glorioso San Maurizio, che hai ottenuto la grazia di coronare colmartirio la fede professata nella vita, per cui godi ora la gioia divedere in eterno il tuo Creatore e Redentore, ottienici la grazia diesercitare costantemente le virtù cristiane per ricevere comepremio la beata visione di Dio.
Gloria al Padre...
O glorioso San Maurizio, che seguendo il Cristo sulla via della Crocesei divenuto testimone e maestro di virtù per tanti fratelli,aiutaci a professare con coraggio la nostra fede e, fedeli alVangelo, a edificare un mondo più giusto e fraterno.
Gloria al Padre...
O glorioso San Maurizio, che coronasti la tua la tua vita terrena conla palma del martirio insieme ai tuoi compagni d’arme e di fededella legione tebea, spargendo il tuo sangue per Nostro SignoreGesù Cristo, e che da allora in poi prendesti a proteggere lenostre terre subalpine e fosti nel corso dei secoli proclamatoPatrono Principale degli Stati Sabaudi, vieni in aiuto della nostraItalia; ottieni dal Cuore Sacratissimo di Gesù, grazieall’intercessione della nostra Madre Celeste Maria Immacolata,che Essa riviva e riprenda il corso della sua gloriosa storia nellapratica costante e perfetta della vita cristiana.
Gloria al Padre...


Autore: 
Fabio Arduino

Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male (cfr. Ef 6, 12). Le più grandi "tempeste" che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con "l'armatura di Dio", con "lo scudo della fede" e "la spada dello Spirito, che è la parola di Dio" (Ef 6, 11.16.17).


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina Domenica, 21 giugno 2009

Cari fratelli e sorelle!

Nel cuore del mio pellegrinaggio in questo luogo, dove tutto parla della vita e della santità di Padre Pio da Pietrelcina, ho la gioia di celebrare per voi e con voi l'Eucaristia, mistero che ha costituito il centro di tutta la sua esistenza: l'origine della sua vocazione, la forza della sua testimonianza, la consacrazione del suo sacrificio. Con grande affetto saluto tutti voi, qui convenuti numerosi, e quanti sono con noi collegati mediante la radio e la televisione. Saluto, in primo luogo, l'Arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio, che, dopo anni di fedele servizio a questa Comunità diocesana, si appresta ad assumere la cura dell'Arcidiocesi di Lecce. Lo ringrazio cordialmente anche perché si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto gli altri Vescovi concelebranti. Un saluto speciale rivolgo ai Frati Cappuccini con il Ministro Generale, Fra Mauro Jöhri, il Definitorio Generale, il Ministro Provinciale, il Padre Guardiano del Convento, il Rettore del Santuario e la Fraternità Cappuccina di San Giovanni Rotondo. Saluto inoltre con riconoscenza quanti offrono il loro contributo nel servizio del Santuario e delle opere annesse; saluto le Autorità civili e militari; saluto i sacerdoti, i diaconi, gli altri religiosi e religiose e tutti i fedeli. Un pensiero affettuoso indirizzo a quanti sono nella Casa Sollievo della Sofferenza, alle persone sole e a tutti gli abitanti di questa vostra Città.

Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della tempesta sedata, al quale è stato accostato un breve ma incisivo testo del Libro di Giobbe, in cui Dio si rivela come il Signore del mare. Gesù minaccia il vento e ordina al mare di calmarsi, lo interpella come se esso si identificasse con il potere diabolico. In effetti, secondo quanto ci dicono la prima Lettura e il Salmo 106/107, il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare.

C'è però un'altra forza - una forza positiva - che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell'"amore del Cristo", (2 Cor 5, 14) - come la chiama san Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi -: non quindi essenzialmente una forza cosmica, bensì divina, trascendente. Agisce anche sul cosmo ma, in se stesso, l'amore di Cristo è un potere "altro", e questa sua alterità trascendente, il Signore l'ha manifestata nella sua Pasqua, nella "santità" della "via" da Lui scelta per liberarci dal dominio del male, come era avvenuto per l'esodo dall'Egitto, quando aveva fatto uscire gli Ebrei attraverso le acque del Mar Rosso. "O Dio - esclama il salmista -, santa è la tua via... Sul mare la tua via, / i tuoi sentieri sulle grandi acque" (Sal 77/76, 14.20). Nel mistero pasquale, Gesù è passato attraverso l'abisso della morte, poiché Dio ha voluto così rinnovare l'universo: mediante la morte e risurrezione del suo Figlio "morto per tutti", perché tutti possano vivere "per colui che è morto e risorto per loro" (2 Cor 5, 16), e non vivano solo per se stessi.

Il gesto solenne di calmare il mare in tempesta è chiaramente segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità: "Chi è dunque costui - si domandano stupiti e intimoriti i discepoli -, che anche il vento e il mare gli obbediscono?" (Mc 4, 41). La loro non è ancora fede salda, si sta formando; è un misto di paura e di fiducia; l'abbandono confidente di Gesù al Padre è invece totale e puro. Perciò, per questo potere dell'amore, Egli può dormire durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio. Ma verrà il momento in cui anche Gesù proverà paura e angoscia: quando verrà la sua ora, sentirà su di sé tutto il peso dei peccati dell'umanità, come un'onda di piena che sta per rovesciarsi su di Lui. Quella sì, sarà una tempesta terribile, non cosmica, ma spirituale. Sarà l'ultimo, estremo assalto del male contro il Figlio di Dio.
Ma in quell'ora Gesù non dubitò del potere di Dio Padre e della sua vicinanza, anche se dovette sperimentare pienamente la distanza dell'odio dall'amore, della menzogna dalla verità, del peccato dalla grazia. Sperimentò questo dramma in se stesso in maniera lacerante, specialmente nel Getsemani, prima dell'arresto, e poi durante tutta la passione, fino alla morte in croce. In quell'ora, Gesù da una parte fu un tutt'uno con il Padre, pienamente abbandonato a Lui; dall'altra, in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui.


Alcuni Santi hanno vissuto intensamente e personalmente questa esperienza di Gesù. Padre Pio da Pietrelcina è uno di loro. Un uomo semplice, di origini umili, "afferrato da Cristo" (Fil 3, 12) - come scrive di sé l'apostolo Paolo - per farne uno strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti. Le stigmate, che lo segnarono nel corpo, lo unirono intimamente al Crocifisso-Risorto. Autentico seguace di san Francesco d'Assisi, fece propria, come il Poverello, l'esperienza dell'apostolo Paolo, così come egli la descrive nelle sue Lettere: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20); oppure: "In noi agisce la morte, in voi la vita" (2 Cor 5, 12). Questo non significa alienazione, perdita della personalità: Dio non annulla mai l'umano, ma lo trasforma con il suo Spirito e lo orienta al servizio del suo disegno di salvezza. Padre Pio conservò i propri doni naturali, e anche il proprio temperamento, ma offrì ogni cosa a Dio, che ha potuto servirsene liberamente per prolungare l'opera di Cristo: annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito.

Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male (cfr. Ef 6, 12). Le più grandi "tempeste" che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con "l'armatura di Dio", con "lo scudo della fede" e "la spada dello Spirito, che è la parola di Dio" (Ef 6, 11.16.17). Rimanendo unito a Gesù, egli ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene, anzi, che è già nel mondo, della vittoria dell'amore e della vita sul peccato e sulla morte. Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione di san Pio da Pietrelcina, come ebbe a dire di lui anche il servo di Dio, il Papa Paolo VI: "Era un uomo di preghiera e di sofferenza" (Ai Padri Capitolari Cappuccini, 20 febbraio 1971).

Cari amici, Frati Minori Cappuccini, membri dei Gruppi di preghiera e fedeli tutti di San Giovanni Rotondo, voi siete gli eredi di Padre Pio e l'eredità che vi ha lasciato è la santità. In una sua lettera scrive: "Sembra che Gesù non abbia altra cura per le mani se non quella di santificare l'anima vostra" (Epist. II, p. 155). Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo. Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l'esempio il "binario" che ad essa conduce: la preghiera e la carità.

Prima di tutto la preghiera. Come tutti i grandi uomini di Dio, Padre Pio era diventato lui stesso preghiera, anima e corpo. Le sue giornate erano un rosario vissuto, cioè una continua meditazione e assimilazione dei misteri di Cristo in unione spirituale con la Vergine Maria. Si spiega così la singolare compresenza in lui di doni soprannaturali e di concretezza umana.

E tutto aveva il suo culmine nella celebrazione della santa Messa: lì egli si univa pienamente al Signore morto e risorto. Dalla preghiera, come da fonte sempre viva, sgorgava la carità. L'amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza, sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie. Specialmente verso i malati e i sofferenti nutriva la predilezione del Cuore di Cristo, e proprio da questa ha preso origine e forma il progetto di una grande opera dedicata al "sollievo della sofferenza". Non si può capire né interpretare adeguatamente tale istituzione se la si scinde dalla sua fonte ispiratrice, che è la carità evangelica, animata a sua volta dalla preghiera.


Tutto questo, carissimi, Padre Pio ripropone oggi alla nostra attenzione. I rischi dell'attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti; perciò la mia visita ha anche lo scopo di confermarvi nella fedeltà alla missione ereditata dal vostro amatissimo Padre. Molti di voi, religiosi, religiose e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell'ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna. E dal cielo continui egli ad esercitare quella squisita paternità spirituale che lo ha contraddistinto durante l'esistenza terrena; continui ad accompagnare i suoi confratelli, i suoi figli spirituali e l'intera opera che ha iniziato. Insieme a san Francesco, e alla Madonna, che ha tanto amato e fatto amare in questo mondo, vegli su voi tutti e sempre vi protegga. Ed allora, anche nelle tempeste che possono alzarsi improvvise, potrete sperimentare il soffio dello Spirito Santo che è più forte di ogni vento contrario e spinge la barca della Chiesa ed ognuno di noi. Ecco perché dobbiamo vivere sempre nella serenità e coltivare nel cuore la gioia rendendo grazie al Signore. "Il suo amore è per sempre" (Salmo resp.). Amen!
AMDG et BVM


lunedì 21 settembre 2015

Come il bambino trae tutto il cibo dalla mamma... così...




Perché per Maria lo Spirito Santo produce i predestinati

13. 7) - Lo Spirito Santo ha sposato Maria e prodotto in Lei, per mezzo di Lei e da Lei Gesù Cristo, questo capolavoro, il Verbo Incarnato; e siccome non l'ha mai ripudiata, così continua ogni giorno a produrre in Lei e per mezzo di Lei, in modo misterioso, ma reale, i predestinati.

Perché Maria è l'incaricata di nutrire le anime e di farle crescere in Dio

14. 8) - Maria ha ricevuto da Dio un particolare dominio sulle anime per nutrirle e farle crescere in Dio. Sant'Agostino giunge a dire che in questo mondo i predestinati sono tutti chiusi nel seno di
Maria, e che non vengono alla luce se non quando questa buona Madre li partorisce alla vita eterna:
quindi, come il bambino trae tutto il cibo dalla mamma, che lo proporziona alla sua debolezza, così i predestinati traggono da Maria tutto il loro cibo spirituale e tutta la loro forza.


MEMENTO, DOMINA, VERBI TUI
SERVO TUO
IN QUO MIHI SPEM DEDISTI

IL SECOLO DI SATANA


Il secolo di satana
1. Visione di Leone XIII
Nel secolo scorso si è iniziato il secolo di Satana.
Lo aveva annunziato il Signore in una visione a Leone XIII. Leone XIII, la persona costituzionalmente piú negata alle visioni, un giorno mentre privatamente nella sua cappella celebrava la S. Messa, dopo il Padre nostro si fermò come incantato; restò un pezzo immobile e come pietrificato a contemplare qualcosa con le braccia aperte. Il suo volto era soffuso di terrore. Il suo colore divenne cada­verico.
A un certo punto gridò:
- Ma nessuna salvezza è possibile alla Chiesa?
Dopo un po' il suo volto si schiarí, la visione cessò e riprese la cele­brazione della Messa.
Appena finita la Messa, andò in camera e scrisse di getto le due preghiere: « O Dio nostro rifugio » e « S. Michele Arcangelo », ordi­nando che in tutto il mondo cattolico venissero recitate per la con­versione della Russia alla fine della Messa.
Quello che vide lo confidò al suo confessore, e questi poi al card. Boetto che dopo questa Il guerra mondiale lo pubblicò.
Il racconto lo diffuse "La rivista del Clero".
La visione fu questa: vide la terra aprirsi come una melagrana; dalla spaccatura uscirono miriadi di demoni che invasero la terra su­scitando da per tutto errori, sedizioni, guerre e rivoluzioni. Una fo­schia immensa si diffuse nella terra, i morti divennero tanti che il san­gue sembrava sommergere la terra. A questo punto il Papa vide un nugolo di demoni scagliarsi contro la Chiesa, simboleggiata dalla Ba­silica di S. Pietro, e arrivare a scuoterla, tanto che sembrava crollasse. Fu lí che il Papa gridò: «Ma nessuna salvezza è possibile alla Chiesa?».
Ed ecco scendere dal cielo san Michele Arcangelo che ingaggia battaglia con i demoni e li sconfigge. I demoni rientrano nella spacca­tura della terra, la spaccatura si chiude, il sangue viene assorbito dalla terra, la foschia si disperde, sorge una giornata radiosa.
Allora una voce gli dice: «Tutto questo comincerà ad avvenire tra alcuni pontificati ed avverrà per causa della Russia».
Di fatti passarono solo due pontificati quelli di Pio XI e di Bene­detto XV. Sotto Benedetto XV avvenne la rivoluzione sovietica. Il re­sto è molto noto.

Mirijana il 14.4.1982 ebbe questa visione che essa stessa descrive: «Mentre aspettavo la Madonna è venuto Satana travestito da Ma­donna. Era brutto, bruttissimo. Non potevo neanche immaginarlo; mi uccideva con il suo sguardo; quasi sono svenuta. Mi diceva: "Devi lasciare Dio, devi lasciare la Madonna; ti faranno soffrire, vieni con me, ti farò felice nell'amore, nella vita".
Nel mio cuore risuonava NO! NO! NO !!!
Allora Satana si è allontanato ed è venuta la Madonna, la quale mi disse: "Scusami per questo, ma tu devi sapere che Satana esiste e ha chiesto a Dio il permesso di provare la Chiesa per un certo periodo con intenzione di distruggerla. Dio gli permise un secolo e disse: ‘Non la distruggerai’. Questo secolo in cui voi vivete è sotto il potere di Satana. Quando saranno realizzati i segreti affidati a voi, il suo po­tere sarà distrutto. Satana è diventato aggressivo, perché sta per­dendo il potere. Sta distruggendo dei matrimoni, mettendo litigi tra sacerdoti, ossessiona le persone, uccide anche delle persone. Perciò proteggetevi con la preghiera, con il digiuno, anzitutto con la pre­ghiera comunitaria. Rinnovate l'uso dell'acqua benedetta, portate con voi e mettete nelle vostre case i segni sacri benedetti" ».
Ma già agli albori dell'umanità Iddio aveva detto a Satana: « Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno » (Gen. 3, 15).
Per tal motivo, iniziandosi l'era di Satana, Dio predispose l'era di Colei che gli avrebbe schiacciato il capo.
E di fatti nel secolo scorso cominciano le grandi apparizioni di Ma­ria.


2. Situazione allarmante

La situazione della Chiesa oggi è veramente allarmante. Il numero dei cattolici praticanti in Italia è sceso paurosamente: nei posti mi­gliori non raggiunge il 20%; nelle grandi città quali, per esempio, To­rino e Bologna, a stento raggiunge 1'8%; in Francia scende addirittura sotto il 5% : il consumismo allontana quasi tutti da Dio. 
Le sette prote­stanti avanzano ovunque paurosamente. In Italia già le «Assemblee di Dio» hanno superato i 100.000 adepti; Mormoni, Evangelisti, Av­ventisti, Valdesi sono altre centinaia di migliaia; i Testimoni di Geova hanno in Italia la loro roccaforte, vanno girando accanita­mente facendo sempre nuove conquiste fino a divenire la 2a reli­gione dello Stato. 
Le religioni pagane hanno fatto in Italia il loro in­gresso trionfale: gli Hare Krishna, i seguaci di Saibaba, i buddisti, i mussulmani sono altre centinaia di migliaia; i seguaci di sette spiriti­stiche sono un numero immenso. In Francia le cose stanno molto peggio: i soli mussulmani sono già oltre 3 milioni. Nell'America La­tina peggio ancora: continuando cosí, quello che fino a pochi anni ad­dietro è stato il continente piú cattolico del mondo, diverrà un conti­nente protestante. 
Il « Sabato » del 15.9.1990 ha pubblicato come i due grandi sociologi americani, David Stoll e David Martin, hanno rive­lato che nell'anno 1980 i Mormoni, gli Evangelici, le Assemblee di Dio, i Pentecostali, i Testimoni di Geova e altre sette protestanti hanno organizzato un assalto al Sud-America, e in questi pochi anni hanno già raggiunto il numero complessivo di oltre 30 milioni di se­guaci. Naturalmente i Vescovi Sudamericani sono allarmatissimi. 
Si aggiunge che, sempre nel Sud-America, sono estremamente fiorenti le sette spiritistiche e i seguaci dei riti magici. Complessivamente essi raggiungono i 40 milioni. Se si aggiungono la massoneria impe­rante, l'ateismo militante, la pornografia, la pornocinematografia e la lussuria galoppanti, dobbiamo concludere che stiamo perdendo tutto il mondo. Sembra giunto il tempo profetizzato da Gesú: « II Fi­glio dell'uomo alla sua venuta troverà forse ancora fede sulla terra? » (Lc. 18, 8).

3. Il peccato piú ignominioso
A tutti questi mali si aggiunge il peccato piú orrendo e ignomi­nioso: la bestemmia.
L'infinito, l'onnipotente, il bellissimo, il buonissimo Iddio, colui che tutto ha creato e che tutto sostiene in vita per non cadere nel nulla; colui che tanto ci ha amato da dare il suo unico dilettissimo Fi­glio per noi e da farlo crocifiggere per darci la possibilità di divenire eternamente felici; Gesú benedetto, che per noi ha sparso tutto il suo sangue morendo tra spaventosi supplizi sulla croce; la sua e nostra tenerissima e dolcissima Madre vengono continuamente insultati con le piú ignominiose ingiurie. Il piú delle volte i bestemmiatori non si rendono conto di quanto fanno.
Molte volte faccio questo dialogo con bestemmiatori: - A chi ti offre un caffè gli dici forse: « porco »?
- Assurdo!
- A un innocente assassinato diresti forse: « porco? » - Assurdo!
- A una madre che piangesse il figlio assassinato diresti forse: « porca? »
- Ma che dice!
- E perché dici queste ingiurie a Dio che ti ha dato la vita? A Gesú che per te è morto ed ha sparso tutto il suo sangue? Alla sua e nostra dolcissima Madre Addolorata che piange su Gesú che tu hai messo in croce e su di te per non farti andare all'inferno?
È inutile dire che essi restano ammutoliti.
Nel nostro libretto Vorresti forse suicidarti?  (che si farebbe bene a dare a tutti costoro e a quanti vivono lontani da Dio) riferiamo quanto ci ha raccontato un amico
un suo amico camionista veniva col suo autotreno da Torino. Lungo l'autostrada vede ai margini un bel giovane alto e triste che con la mano chiede un passaggio. Il ca­mionista si ferma e lo fa salire, e riprende la corsa. Stanno entrambi in silenzio. Dopo un pezzo il camionista si presenta a quel giovane e gli chiede come egli si chiama. Quello con tristezza risponde: « Mi chiamano porco »; e scompare.
Cosí nelle fabbriche, nelle campagne, nelle caserme, nelle piazze, dappertutto gli uomini, miliardi di volte al giorno, chiamano Gesú dolcissimo e benedetto e la sua e nostra dolcissima Madre Addolo­rata che giornalmente piangono per noi lacrime di sangue e implo­rano dal Padre misericordia per noi.


4. L'orrenda carneficina
Secondo l'insegnamento della Chiesa, l'anima viene infusa da Dio nel neonato fin dal momento della sua concezione.
In conseguenza chi uccide un bambino nel seno materno è un as­sassino, cosí come chi uccide un uomo. Oggi gli aborti, ossia i delitti, sono innumerevoli; nelle maggiori città delle popolazioni civili, com­prese quelle italiane, gli aborti superano addirittura le nascite.
Nella maggioranza degli ospedali ci sono gl'inceneritori, dove ven­gono bruciati i feti fatti abortire nelle 24 ore della giornata, quando essi non vengono addirittura gettati nei sacchi di plastica colla spaz­zatura. Gli scandali che vanno denunziando coraggiosamente vari giornalisti sono molti. Lo stesso presidente degli U.S.A., Donald Rea­gan, fece un giorno questa dichiarazione: « Pochi mesi fa nella mia California è stato scoperto un deposito che conteneva corpi di 17.000 vittime di aborti, molti dei quali assai sviluppati. Le immagini che ho visto fanno stringere il cuore e mostrano clamorosamente che l'a­borto è un assalto alla vita umana ». Negli U.S.A. solo nel 1973 furono procurati 15.ooo.ooo di aborti.
Quello che ancora piú fa stringere il cuore è l'industria farmaceu­tica sviluppatissima che compra i feti abortiti e li macina o ne estrae delle parti per fabbricare dei cosmetici. Un giornalista austriaco, pre­sentatosi con falso nome quale inviato di una ditta francese di cosmetici al Policlinico di Vienna per comprare dei feti, ne ottiene la risposta che li vendono per 300 scellini (circa L. 30.000) ciascuno.
Un giornale giapponese denunciò la scoperta di un viaggio di aerei di linea giapponesi che avevano trasportato in America 433 conteni­tori stipati di feti umani, comprati nella Corea del Sud per uso indu­striale.
Nel 1981  la dogana francese scopre in un camion-frigorifero prove­niente dall'Ungheria e dalla Jugoslavia che i contenitori erano stipati di feti umani.
Nel 1982 in California viene scoperto dalla Polizia un container colmo di 5oo feti immersi in formalina.
Quello che ancora è peggio è che trafficanti pagano un grandis­simo numero di donne per concepire dei bambini e venderli loro a 3 o 4 mesi (P. Giacobbe, L'urlo muto, Casa Mariana, Frigento). Le scoperte non finiscono mai. È letteralmente terrificante: ogni anno ven­gono uccisi cogli aborti almeno 50 milioni di bambini, ossia piú di quanti uomini o donne morirono in tutta la 2a guerra mondiale.
Il loro sangue grida vendetta al cospetto di Dio, come il sangue di Abele, ucciso da Caino.
Basterebbero tutti questi immensi orrendi delitti per fare incene­rire la Terra della giustizia di Dio.
Sono Gesú e la sua SS. Madre Addolorata con le loro preghiere (Ebr. 7,25) e con le loro lacrime di sangue, che ottengono misericor­dia per il mondo.

5. Messe nere
In questo secolo, particolarmente in questa seconda metà, Satana ha raggiunto il suo massimo trionfo, il suo sogno antico di farsi ado­rare come dio. Egli ha fatto sorgere le sette sataniche, ripiene di per­sone consacrate a lui, che lo adorano quale dio. Questi seguaci di Sa­tana hanno innalzato a lui addirittura dei templi in varie parti del mondo e gli offrono dei sacrifici: spesso gli immolano dei bambini e alle volte degli adulti, specialmente donne; e, quel che è peggio an­cora, spessissimo gli sacrificano Gesú Eucaristico: vanno a fare la co­munione in qualche chiesa sconosciuta o vi mandano dei ragazzi ai quali danno, in media L. 50.000 per ogni ostia consacrata che portano a loro; quindi offrono a Satana l'Ostia Santa, poi la sputano, la pe­stano, la pugnalano e, infine, la gettano nella latrina. È il massimo ol­traggio che si può fare a Gesú; fanno ancora molto peggio degli Ebrei che lo crocifissero. È estremamente doloroso per noi e raccapric­ciante.
Si sta verificando quanto predisse san Paolo dovere avvenire nel­l'imminenza della fine del mondo: « Ora, circa la venuta del Signore nostro Gesú Cristo e la nostra riunione con lui, vi preghiamo, o fra­telli, di non lasciarvi cosí presto turbare lo spirito, né allarmare da ri­velazioni o da dicerie o da lettera data per nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo. Che se non verrà prima l'apostasia, si riveli l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione, l'avversario che s'innalza al disopra di ogni cosa chiamata Dio e oggetto di culto, fino ad assidersi nel tempio di Dio, proclamandosi Dio lui stesso. Allora si manifesterà l'empio, ma il Si­gnore Gesú lo ucciderà col soffio della sua bocca e annienterà con lo splendore della sua venuta, lui, la cui venuta avverrà nella potenza di Satana, con ogni sorta di portenti, di segni e di prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni per quelli che si perdono, perché non hanno voluto accogliere la verità » (a Tess., a, 1-11).

Preghiera di Leone XIII
<< Dio, nostro rifugio e nostra forza, guarda proprio il tuo popolo che grida a te: intercedano per noi la gloriosa Immacolata Vergine Maria Madre di Dio, con s. Giuseppe suo sposo, i tuoi santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti i santi; e tu, misericordioso e benigno, esaudisci le pre­ghiere, che ti porgiamo per la conversione dei peccatori e per la li­bertà e l'esaltazione della Santa Madre Chiesa. Per il medesimo Cri­sto nostro Signore. Cosí sia.
O Arcangelo s. Michele, difendici nella lotta; vieni in nostro soc­corso contro la malizia e le insidie del demonio. Eserciti Dio il suo im­pero su di lui: noi lo preghiamo umilmente. E tu, principe della mili­zia celeste, forte della forza divina, ricaccia nell'infermo Satana e gli altri spiriti maligni che vanno girando per il mondo per perdere le anime. Cosí sia! Cuore sacratissimo di Gesú, abbi pietà di noi (3 volte).  >>

AMDG et BVM