martedì 16 giugno 2015

Tutti vittime della propaganda falsa?

 GHEDDAFI - Il rais libico ha sempre utilizzato i proventi del petrolio in favore della popolazione: è stato uno dei pochi a farlo. Solitamente al popolo arrivano le briciole ed i soldi entrano a camionate nei conti correnti di pochi eletti. In Libia non era così. Vediamo il livello dello stato sociale offerto da Gheddafi, cosa che da ora in poi la Libia potrà solo sognare…

1 – L’elettricità nella Libia di Gheddafi era gratuita per tutti: non c’erano bollette da pagare.
2 – Le banche libiche erano di proprietà dello Stato, che godeva della sovranità monetaria. Uno dei pochi al mondo a non avere una banca centrale controllata dai privati. Le banche erogavano prestiti ai cittadini, in ragione delle loro capacità di rimborso e/o delle esigenze progettuali, senza nessun interesse. Il debitore restituiva il capitale e non un centesimo in più.
3 – La casa era considerato un diritto umano: un tetto veniva garantito a tutti. Stessa cosa la fornitura elettrica.
4 – Le coppie di sposi ricevevano dallo Stato un fondo di 60.000 dinari, pari a circa 50.000 dollari americani, per acquistare una casa e avviare la propria famiglia. Tale cifra in Libia era sufficiente per un discreto appartamento. Le famiglie facoltose potevano aumentare il budget, già sufficiente per una casa.
5 – Sanità e Scuole erano efficienti e gratuite per tutti. Quando Gheddafi salì al potere, il 75% dei cittadini libici erano analfabeti. Il rais è riuscito ad alfabetizzare, negli ultimi anni del suo regime, oltre l’80% della popolazione.
6 – Agevolazioni per l’imprenditoria agricola. Per agevolare ed incentivare le imprese agricole il regime aveva stanziato cospicui finanziamenti, e le imprese agricole oltre a ricevere un terreno adeguato da coltivare, ottenevano gratuitamente dal governo anche le attrezzature.
7 – Nel caso che un cittadino non potesse ricevere cure adeguate nel sistema sanitario libico, per esempio a causa di patologie rare, lo stato provvedeva a finanziare le cure all’estero, provvedendo anche alle spese di soggiorno.
8 – La mobilità dei cittadini è importante per lo sviluppo di un paese. Per questo motivo il governo libico incentivava l’acquisto di automobili pagando il 50% dell’acquisto.
9 – Il prezzo del carburante in Libia oscillava intorno a 0,10$ per litro.
10 – La Libia non aveva debiti esteri, l’alta finanza e le dinastie di banchieri che controllano tutto l’occidente e non solo pertanto non lucravano sulla pelle dei libici, inoltre la Libia di Gheddafi aveva riserve monetarie pari a 150 miliardi di dollari!
11 – Lo stato incentivava fortemente il percorso di studi universitario, tanto che se dopo la laurea lo studente non riusciva ad inserirsi lavorativamente, lo stato gli garantiva un sussidio pari allo stipendio medio della professione che dovrebbe svolgere. Ovviamente sussidi per disoccupati erano previsti anche per le altre categorie.
12 – Una percentuale dei profitti derivanti dal settore petrolifero veniva suddivisa tra i cittadini, che periodicamente ricevevano un bonifico dal governo. Una realtà unica, e potete stare sicuri che queste ricchezze che venivano distribuite tra la popolazione ora finiranno nei conti alle Cayman di qualche multinazionale del petrolio..
13 – Quando introdusse il “bonus bebè”, molto probabilmente Berlusconi si ispirò al suo amico dell’epoca Gheddafi, che premiava le neomamme con un assegno di 5.000 dollari americani per incentivare le famiglie a procreare.
14 – Il pane in Libia costava pochi centesimi di dollaro al kg.
15 – Grazie alle politiche incentivanti sopra citate, il 25% dei giovani libici è laureato.
16 –Gheddafi ha bonificato e reso coltivabili ampie porzioni di terreno, costruendo il più grande impianti di irrigazione mai costruito, definito “Great Manmade River Project”, è riuscito a portare acqua e rendere idonee all’agricoltura regioni desertiche. Questo, unito alle politiche incentivanti sopra descritte, mirate a rendere più autonoma possibile la Libia anche dal punto di vista alimentare.
Ora la Libia è terreno di battaglia, contesa tra i miliziani filo-Isis, le forze governative riconosciute dall’Onu e altre formazioni jihadiste che operano nella zona. Bombe, devastazione, attentati, guerriglia e bombardamenti stanno provocando molte vittime e distruggendo tutto.
Ma non ci sono problemi, cari libici, arriveranno i classici “aiuti” per ricostruire… e gettare le basi di una moderna colonia, dove al posto della frusta c’è un estratto conto a saldo negativo: il debito.
Gli alleati si spartiranno i giacimenti di petrolio, lasciando le briciole alla popolazione, ricostruiranno il paese facendolo indebitare e trasformeranno la Libia in una delle tante colonie, dove la popolazione – generalmente povera – viene controllata da regimi autoritari, sempre che non abbiano i soldi necessari per corrompere, pagare un viaggio clandestino, e sbarcare in Europa…
Fino a quando c’era Gheddafi, era difficilissimo imbattersi in profughi libici. La popolazione stava bene, ed i soldi del governo erano spesi molto meglio di come vengono spesi in occidente. Ma sopratutto, la Libia era libera dalla zavorra del debito, che all’Italia costa 100 miliardi di euro all’anno solo a titolo di interessi! Una marea di soldi che vengono aspirati dall’economia reale e regalati ai grandi speculatori, che li useranno per comprare il paese stesso strozzato dal debito a prezzo di saldo…

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San Giovanni Francesco Regis Sacerdote gesuita


San Giovanni Francesco Regis Sacerdote gesuita
16 giugno
Font-Couverte, Languedoc, Francia, 31 gennaio 1597 
- La Louvesc, Dauphine, 31 dicembre 1640                                                    

Nacque a Font-Couverte, in Francia, il 31 gennaio 1597. Ancora ragazzo, Francesco Regis dimostrò subito grande amore per lo studio e per la religione, così venne introdotto nel collegio dei Gesuiti di Bezieres. Dopo un breve periodo si recò a Tolosa per incominciare il noviziato. Da qui fu mandato a Cahors, dove emise i primi voti e poi a Dillon. Dopo tre anni si recò a Tournon per gli studi della filosofia e di nuovo a Tolosa per la teologia. Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, si diede alle cure gli appestati. Cessato il contagio, Francesco cominciò le sue missioni fra i poveri di campagna, che divennero poi il suo apostolato specifico. Percorse così, predicando, quasi mezza Francia. Sempre più malato, un giorno volle comunque recarsi a fare una missione; colpito dalla febbre si trascinò sino alla meta: era il 24 dicembre. Morì il 31 dicembre 1640. È stato santificato da Clemente XII il 5 aprile 1737. <I> (Avv.)

Martirologio Romano: Nel territorio di La Louvesc sui monti presso Puy-en-Vélay in Francia, san Giovanni Francesco Régis, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, predicando il Vangelo e amministrando il sacramento della penitenza, per monti e per villaggi si adoperò senza sosta per rinnovare la fede cattolica nell’animo degli abitanti.                                                                 



San Giovanni Francesco Regis, della diocesi di Narbona, nacque il 31 gennaio 1597 da rispettabile famiglia cattolica.

Ancora ragazzo, Francesco si dimostrò di indole molto mite e delicata, sebbene non fosse privo dei difetti che accompagnano l’adolescenza. Dimostrò da subito un grande amore per lo studio e molta propensione ed assiduità alle pratiche religiose, così venne introdotto nel collegio dei Gesuiti in Bezieres. Qui, il Signore gli fece conoscere la sua vocazione: doveva essere gesuita. 
Appena Francesco riconobbe quale fosse la volontà di Dio a suo riguardo, si applicò ad eseguirla con tale slancio e ardore che perfino i suoi superiori se ne stupivano.
Dopo un breve periodo passato in famiglia, si recò a Tolosa per incominciare il noviziato. Dice il padre Labrone che tante furono le grazie che il cielo profuse in quell’anima, e tanto fedele fu la sua corrispondenza, che già fin dai primi mesi di noviziato dimostrò, con la vita comune, di possedere delle doti non comuni.
Da Tolosa fu mandato a Cahors, dove emise i primi voti; poi fu a Dillon maestro di grammatica. Dopo tre anni si recò a Tournon per gli studi della filosofia, e infine di nuovo a Tolosa per la teologia. 
Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, devotissimo alla Madonna e all’Angelo Custode, si diede subito con zelo instancabile a curare gli appestati, giacché era scoppiata la peste.

Appena il contagio cessò, Francesco cominciò le sue missioni fra i poveri di campagna, che divennero poi il suo apostolato specifico. Percorse così, predicando, quasi mezza Francia, raccogliendo ovunque testimonianze di gratitudine. Passava delle giornate intere nel “santo tribunale di penitenza” e per fargli prendere un po’ di cibo gli si doveva fare dolce violenza. 

Con la sua mansuetudine condusse molti eretici alla vera fede e trasse dalla via dell’iniquità e dal disonore molte persone, raccogliendole in case apposite.
Quando, per privilegio divino, conobbe che la sua ultima ora era vicina, sebbene già molto debole e malandato, volle ancora recarsi a fare una missione; il male però lo colpì durante il viaggio e, affranto dalla febbre e intirizzito dal freddo, dovette ritirarsi in una capanna fino all’alba. Trascinandosi fino al paese, vi arrivò il 24 dicembre 1640. Nonostante fosse così ammalato volle ancora predicare, ma ben presto dovette mettersi a letto, che non lasciò più.

Ricevuti i Sacramenti, assistito da due sacerdoti suoi confratelli, visibilmente consolato da Maria, spirò il 31 dicembre 1640. Aveva 43 anni.
Clemente XI lo dichiarò beato l’8 maggio 1716 e Clemente XII, il 5 aprile 1737, lo ascrisse al catalogo dei santi.

A La Louvesc, data la crudezza dell'inverno sui monti del Vivarese, la festa del santo non si celebra nella data di culto ufficiale (31 dicembre) ma il 16 giugno.



Autore: Antonio Galuzzi

Sancte Míchaël Archángele

OremusSancte Míchaël Archángele, defénde nos in proélio: contra nequítias et insídias diáboli esto praesídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Prínceps milítiae coeléstis, Sátanam aliósque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, divina virtúte, in inférnum detrúde. 
Amen.
PreghiamoO San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro la malizia e le insidie del diavolo. Che Dio lo sòggioghi: chiediamo supplicando; e tu, principe della milizia celeste, caccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime vanno errando per il mondo. 
Amen. 


MARIA BOLOGNESI

QUANTO E' BELLO IL PARADISO!
MARIA BOLOGNESI E IL PURGATORIOMaria Bolognesi fu una grande mistica del ventesimo secolo, nacque a Bosaro in provincia di Rovigo il 21 ottobre 1924 e morì a Rovigo il 30 gennaio 1980. Sarà beatificata il 7 settembre 2013.
Soffrì molto a causa di varie malattie e la morte all’età di 56 anni non le consentì di portare a termine il suo progetto di assistenza ai bisognosi. Fu un esempio di preghiera, di umiltà e di apostolato.  

Per invogliarla a pregare sempre più per le anime del Purgatorio Gesù la conduce anche nel “ regno dei morti” e le fa provare l’atrocità delle pene sofferte dalle anime in attesa di entrare definitivamente nella luce di Dio. 
Dal 1957 con una certa frequenza sia nel giorno del suo compleanno (21 ottobre)e nella solennità di tutti i Santi o in altre occasioni, Gesù è solito offrirle, ad intervalli quasi regolari, un dono particolare con la visione beatificante delle anime del Paradiso, o quella dolorosa del Purgatorio. Nel diario troviamo la prima dimostrazione di simile metodo nel racconto del 1° novembre 1957, alle ore 15 Gesù le dice: “Vieni con Me”. “Dove vuoi che venga, Gesù?”. “Maria ti porto in Paradiso per pochi minuti”. ...


...   Lei continua narrando che si è vista addosso un abito bianco. Gesù, sorridendo, le chiede: “Maria, staresti sempre qui?”. “Gesù…Gesù… Quanta luce! Il Paradiso è un giardino di anime candide e profumate. Nessun pittore può avvicinarsi con nessun disegno. Quanta luce, schiere di angeli. Come starei qui!”. 
Ma il Signore rompe l’incanto e rivolgendole di nuovo la parola, le dice: “Maria ora ti porto con Me a visitare il Purgatorio”. “Gesù , Tu sei troppo buono, sai che non merito nulla”. “Maria, sentirai le stesse pene che soffrono le anime del purgatorio”. 

L’impatto è talmente doloroso che ella esclama: “Mio Dio, mio Dio! Solo con la grazia e la forza di Gesù si può superare certi dolori, certe sofferenze. Gesù, per la tua pietà e misericordia, porta presto in Paradiso con Te tutte queste anime…”. Gesù mi dice: “Ora ti sveglierai, sarai molto stanca e abbattuta” […]. Dopo questo sogno mi svegliai, ero molto stanca […] Zoe ( la sua collaboratrice di fiducia) mi era da vicino”. 

Dalla primavera del 1958 per circa un anno Maria dovette rimanere a letto, inferma. Nell’incontro del 3 luglio 1959 il Signore le preannuncia il premio: “Dalle tue molte sofferenze passate in questo periodo e tanti Santi Rosari recitati, ti farò vedere anime salvate uscite dal Purgatorio”. 
Questa è la promessa. 
Tre giorni dopo il Signore mantiene la parola data. Vestita di bianco Maria viene introdotta nel paradiso: “Ho visto una schiera di anime che godevano alla presenza di Gesù”. In questa occasione Maria esprime un pensiero e un desiderio strani: “Gesù anch’io vorrei essere un angioletto, però preferirei starmene in purgatorio anche se non meritassi e salvare chi soffre tanto”. “Maria, lo sai quanto son dolorose le sofferenze del Purgatorio?”. “Si, Gesù, più di una volta me lo hai fatto vedere e per questo che prego molto e per questo che vorrei starmene in purgatorio a soffrire tanto per le anime, perché si purifichino più presto per godere al più presto la Tua vista in Paradiso”. “Maria se io ti chiedessi tanto tanto purgatorio per la salvezza di tante anime, lo faresti?”. “Gesù, non esiterei parola, accetterei subito. Quando penso che una sofferenza o meglio un dolore grande provato sulla terra non è da confrontare una minima parte di sofferenza delle anime del Purgatorio, come dovrei ritirarmi! […]”. 

Il 21 ottobre 1959 giorno del suo compleanno, alle ore 2 della notte viene svegliata da una “voce misteriosa”, mentre dormiva “saporitamente”. E anche questa volta il Signore le offre in premio un viaggio in Paradiso e il commento di lei è in queste parole: “Le estasi di amore in questa terra possono essere giudicate creature alterate, isteriche, che poi nessun libro di medicina spiega e possa curare. Là si vedono centinaia e migliaia di angeli che gli occhi non possono contare”. La sorpresa di questo viaggio è costituita dalle parole di Gesù: “Maria, vedi: qui sta scritto il tuo nome”. 

Il 22 gennaio 1960 il “viaggio” non avviene di notte, ma durante l’abituale incontro pomeridiano con il Signore. Ad un certo punto e con tono brusco, Gesù le dice: “In quel momento mi vidi un vestito rosso e sognai tante anime, ma le vidi proprio. Ne vidi alzarsi 7 di quelle anime e Gesù mi dice: “Vedi Maria, tu preghi tanto per le anime del Purgatorio, quelle anime stano già entrando in Paradiso”. “Gesù., quanto sei buono”. “Maria, sai dirmi quanto è doloroso questo luogo’”. “Gesù, mi sento bruciare dalla sete e non posso paragonare nessun dolore vicino a questo che sento ora […]”. 


Una descrizione del paradiso ci viene offerta dal diario del 31 agosto 1964. Mons. Adelino Marega era deceduto pochi giorni prima. Quella notte Maria si sveglia “come se le mancasse qualcosa”; e infatti era venuta meno la presenza del suo direttore di spirito. 

Con il pensiero ella rivede i tanti anni della direzione impartita da lui e ad un certo punto, mentre sta ancora meditando, scorge “una candida luce”. “Gesù mi guarda triste: “Maria, sei in collera con me?”. “Gesù, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Mi trovai vestita di bianco –prosegue Maria –mi pareva di essere lontana da tutto quello che si può dire dolore. Camminiamo un po’ per una strada lunga, tutta di fiori.. Gesù mi guarda e mi dice: “Maria, so che sei tanto addolorata per il tuo Direttore e che dal giorno 18 [luglio] quando Mi hai visto, pensavi sempre alla sua morte. Ora vedrai il  tuo santo Direttore”. In quel mentre vidi mons. Marega bello, in contemplazione con tante altre anime; mi guardavano e nessuno mi parlò”.
”Gesù, come vorrei starmene sempre qui a contemplarTi! Quanto brutto il vivere nel mondo di oggi!”[…]. Non mi trovai più il vestito bianco e le anime sparvero”. 

Non sono solo questi i “viaggi” di Maria nel Paradiso e nel Purgatorio. 

Quanto è stato narrato è però sufficiente per dare un’idea dell’esperienza di lei in tale materia. Vogliamo concludere con un’immagine che ritorniamo nel diario dell’8 aprile 1966 al termine della visita  di Maria Bolognesi sia in Purgatorio che in Paradiso: “Quanto è bello il Paradiso! A raggruppare tutta l’energia elettrice in uno spazio di solo 1.000 metri, non darebbe tanta luce splendente come nel paradiso. Quanta gioia!”.
Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

lunedì 15 giugno 2015

Miraculum miraculorum


 - Il Cuore di Maria, tesoro di bellezza

Tre bellezze di Maria. - «Stupenda la tua bellezza, o mia diletta, stupenda! - I tuoi sono occhi di colomba, senza dire di quello che è nascosto nella tua anima! Meravigliosa la tua bellezza! Incantevole la tua grazia!» (Ct 4, 1 e 7, 6).

Così parla alla Vergine il Re del cielo, ammirando in Lei tre specie di bellezza: corporale, spirituale, divina.

1 - Bellezza Corporale. -. Vi è una meravigliosa rassomiglianza tra la bellezza dell'adorabile corpo di Gesù e di quello di Maria. 
S. Bonaventura, S. Antonino, il Suarez ed altri sono d'accordo nel dire che Gesù era il più bello tra i figli degli uomini (Sal 44, 3). Maria era la più bella fra tutte le donne «pulcherrima inter mulieres». Venne rivelato a S. Brigida che il Figlio e la Madre si rassomigliavano perfettamente: uguale statura, uguali i tratti e il
colorito del volto, uguali forme.

2 - Bellezza spirituale dell'anima che è splendore procedente da tutte le grazie, virtù, doni e frutti dello Spirito Santo che rendono Maria SS. bella e luminosa più di quanto vi ha di bello e glorioso nel cielo e sulla terra, e le dànno una rassomiglianza perfetta con Colui che è la bellezza essenziale ed eterna.
«Quam puchra es!». Quanto è ammirabile la tua bellezza! Una di queste grazie dello Spirito Santo è espressa dalla frase: «Oculi tui columbarum». I tuoi sono occhi di colomba.

Gli occhi di Maria sono le santissime e purissime intenzioni con cui faceva tutte le sue azioni, non cercando in tutte le cose se non di compiere il volere di Dio, nel modo a Lui più gradevole.

Fortunati coloro che si sforzano d'imitare la Madre del Salvatore, servendo a Dio non per il timore dei castighi e per il desiderio di consolazioni, di ricompensa, ma solo per amore di Lui, che tutto merita. S. Bernardo diceva che se gli avessero domandato per quale
motivo e per quale fine amava Dio, avrebbe risposto: «Amo quia amo, amo ut amem: Amo perché amo, amo per amare».

S. Agostino racchiude in una frase sola tutto quanto si può pensare e dire e quanto non si può né pensare né dire di questa bellezza ineffabile: 
«O SS. Vergine, egli esclama, quando io dicessi che sei il ritratto, anzi il volto stesso di Dio, formam Dei, credo che non si potrebbe trovar nulla a ridire, perché Tu sei degna di questo nome»: «Si formam Dei Te appellem, digna existis».
Se la bellezza di Maria era tanto meravigliosa quando viveva su questa terra, che si potrà dire del suo splendore in Cielo?

3 - La terza bellezza di Maria è la grazia, che comprende e supera tutte le grazie, perché corrispondente e proporzionata all'infinita sua dignità di Madre di Dio.
Quando Dio chiama qualcuno ad uno stato o ad una carica, gli dona la grazia corrispondente, perché possa adempierne tutti i doveri. Ora Maria è stata scelta per essere Madre di Dio; per avere su Dio tutto il potere, l'autorità e i diritti di una madre sul proprio figlio; e in seguito per essere la madre dei figli di Dio, la Regina del cielo e della terra.
Quale dunque deve essere la grazia particolare d'una simile vocazione?
Poiché la dignità di Madre di Dio è di un'altezza infinita, bisogna concludere che la grazia di Madre Divina la innalza ad un grado infinito.

«Non fa meraviglia, dice S. Bernardino da Siena, che un Dio generi un Dio, ma che Una donna generi un Uomo-Dio è il miracolo dei miracoli: miraculum miraculorum, poiché questa donna dev'essere innalzata ad una qualche uguaglianza con Dio, mercé una infinità di grazie e di perfezioni, comprensibile soltanto allo spirito di Dio.

Gesù è la gloria, lo splendore e la bellezza del Padre, ma è altresì la gloria, l'ornamento, la bellezza di sua Madre.