giovedì 11 giugno 2015

Sanctissimi Cordis Domini Nostri Jesu Christi ~ I. classis Ad Matutinum


Sanctissimi Cordis Domini Nostri Jesu Christi ~ I. classis
Ad Matutinum  Rubrics 1960

Sancta Missa             Kalendarium
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Incipit
V. Dómine, lábia  mea apéries.
R. Et os meum annuntiábit laudem tuam.
V. Deus  in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Alleluia.
2
Inizio
V. Signore,  tu aprirai le mie labbra.
R. E la mia bocca annunzierà le tue lode.
V. Provvedi,  o Dio, al mio soccorso.
R. Signore, affrettati ad aiutarmi.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.
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Invitatorium {Antiph. ex Proprio de Tempore}
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
Veníte, exsultémus Dómino, iubilémus Deo, salutári nostro: præoccupémus fáciem eius in confessióne, et in psalmis iubilémus ei.
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
Quóniam Deus magnus Dóminus, et Rex magnus super omnes deos, quóniam non repéllet Dóminus plebem suam: quia in manu eius sunt omnes fines terræ, et altitúdines móntium ipse cónspicit.
Ant. Veníte, adorémus.
Quóniam ipsíus est mare, et ipse fecit illud, et áridam fundavérunt manus eius (genuflectitur) veníte, adorémus, et procidámus ante Deum: plorémus coram Dómino, qui fecit nos, quia ipse est Dóminus, Deus noster; nos autem pópulus eius, et oves páscuæ eius.
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
Hódie, si vocem eius audiéritis, nolíte obduráre corda vestra, sicut in exacerbatióne secúndum diem tentatiónis in desérto: ubi tentavérunt me patres vestri, probavérunt et vidérunt ópera mea.
Ant. Veníte, adorémus.
Quadragínta annis próximus fui generatióni huic, et dixi; Semper hi errant corde, ipsi vero non cognovérunt vias meas: quibus iurávi in ira mea; Si introíbunt in réquiem meam.
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ant. Veníte, adorémus.
Ant. Cor Iesu amóre nostri vulnerátum * Veníte, adorémus.
3
Invitatorio {Antiph. dal Proprio del tempo}
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
Venite, esultiamo davanti al Signore, con giubilo acclamiamo a Dio, nostro salvatore: presentiamoci a lui con inni di lode, e con salmi di gioia onoriamolo.
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
Poiché un Dio grande è il Signore, e un Re grande sopra tutti gli dei: poiché il Signore non rigetterà il suo popolo: poichè nella sua mano sono tutti i confini della terra, e le sommità dei monti gli appartengono.
Ant. Venite, adoriamolo.
Poiché suo è il mare, ed egli l'ha fatto, e le sue mani hanno formato i continenti: (si genuflette)venite, adoriamo, e prostriamoci in faccia a Dio: piangiamo davanti al Signore che ci ha creati, perché egli è il Signore nostro Dio; e noi siamo il suo popolo, e le pecorelle del suo pascolo.
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
Oggi, se udirete la sua voce, non vogliate indurire i vostri cuori, come allorché fui provocato a sdegno nel giorno della tentazione nel deserto: dove i padri vostri mi tentarono, mi misero alla prova e videro le opere mie.
Ant. Venite, adoriamolo.
Per quarant'anni fui vicino a questa generazione [per punirla] e dissi; costoro sono sempre perversi di cuore; essi non hanno conosciuto le mie vie: ond'io giurai nell'ira mia: essi più non entreranno nel mio riposo.
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. Venite, adoriamolo.
Ant. Il Cuore di Gesù ferito per nostro amore * Venite, adoriamolo.
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Hymnus {ex Proprio de Tempore} 
Auctor beate saeculi,
Christe Redemptor omnium,
Lumen Patris de lumine,
Deusque verus de Deo.

Amor coegit te tuus
Mortale corpus sumere,
Ut novus Adam redderes,
Quod vetus ille abstulerat.

Ille amor almus artifex
Terrae marisque, et siderum,
Errata patrum miserans,
Et nostra rumpens vincula.

Non Corde discedat tuo
Vis illa amoris inclyti:
Hoc fonte gentes hauriant
Remissionis gratiam.

Percussum ad hoc est lancea,
Passumque ad hoc est vulnera:
Ut nos lavaret sordibus,
Unda fluente, et sanguine.

Iesu, tibi sit gloria,
Qui Corde fundis gratiam,
Cum Patre, et almo Spiritu,
In sempiterna saecula.
Amen.
4
Inno {dal Proprio del tempo}
Autor beato del mondo,
Cristo Redentore di tutti,
Lume del lume del Padre,
e vero Dio da Dio:

L'amor tuo ti spinse
a prendere un corpo mortale,
per renderci, novello Adamo,
ciò che n'aveva tolto l'antico.

Quel grande amore artefice della terra,
del mare e delle stelle,
del fallo dei progenitori ebbe pietà
e spezzo pur le nostre catene.

Non si diparta dal tuo Cuore
quella fiamma di sì nobile amore:
a questa fonte le genti attingano
la grazia del perdono.

Per questo fu esso trafitto dalla lancia,
per questo sostenne ferite,
per lavarci dalle macchie corporali
coll'acqua e sangue che ne sgorgarono.

O Gesù gloria a te,
che dal Cuore effondi la grazia,
insieme col Padre e lo Spirito Santo
per i secoli eterni.
Amen.
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Psalmi cum lectionibus {Antiphonae et Psalmi ex Proprio de Tempore}
Nocturn I.
Ant. Cogitatiónes * Cordis eius in generatióne et generatiónem.
Psalmus 32 [1]
32:1 Exsultáte, iusti, in Dómino: * rectos decet collaudátio.
32:2 Confitémini Dómino in cíthara: * in psaltério decem chordárum psállite illi.
32:3 Cantáte ei cánticum novum: * bene psállite ei in vociferatióne.
32:4 Quia rectum est verbum Dómini, * et ómnia ópera eius in fide.
32:5 Díligit misericórdiam et iudícium: * misericórdia Dómini plena est terra.
32:6 Verbo Dómini cæli firmáti sunt: * et spíritu oris eius omnis virtus eórum.
32:7 Cóngregans sicut in utre aquas maris: * ponens in thesáuris abýssos.
32:8 Tímeat Dóminum omnis terra: * ab eo autem commoveántur omnes inhabitántes orbem.
32:9 Quóniam ipse dixit, et facta sunt: * ipse mandávit, et creáta sunt.
32:10 Dóminus díssipat consília géntium: * réprobat autem cogitatiónes populórum, et réprobat consília príncipum.
32:11 Consílium autem Dómini in ætérnum manet: * cogitatiónes cordis eius in generatióne et generatiónem.
32:12 Beáta gens, cuius est Dóminus, Deus eius: * pópulus, quem elégit in hereditátem sibi.
32:13 De cælo respéxit Dóminus: * vidit omnes fílios hóminum.
32:14 De præparáto habitáculo suo * respéxit super omnes, qui hábitant terram.
32:15 Qui finxit sigillátim corda eórum: * qui intélligit ómnia ópera eórum.
32:16 Non salvátur rex per multam virtútem: * et gigas non salvábitur in multitúdine virtútis suæ.
32:17 Fallax equus ad salútem: * in abundántia autem virtútis suæ non salvábitur.
32:18 Ecce, óculi Dómini super metuéntes eum: * et in eis, qui sperant super misericórdia eius:
32:19 Ut éruat a morte ánimas eórum: * et alat eos in fame.
32:20 Ánima nostra sústinet Dóminum: * quóniam adiútor et protéctor noster est.
32:21 Quia in eo lætábitur cor nostrum: * et in nómine sancto eius sperávimus.
32:22 Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos: * quemádmodum sperávimus in te.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Cogitatiónes * Cordis eius in generatióne et generatiónem.
5
Salmi con letture {Antiphonae et Psalmi dal Proprio del tempo}
Nocturn I.
Ant. I pensieri * del suo Cuore per tutte le età.
Salmo 32 [1]
32:1 Esultate nel Signore, o giusti: * ai retti conviene il lodarlo.
32:2 Lodate il Signore sulla cetra; * inneggiate a lui sul salterio a dieci corde.
32:3 Cantategli un cantico nuovo: * a lui bellamente inneggiate ad alta voce.
32:4 Perché la parola del Signore è retta, * e tutte le opere sue son fatte con fedeltà.
32:5 Egli ama la misericordia e la giustizia: * della misericordia del Signore è piena la terra.
32:6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli: * e dal soffio della sua bocca tutta la loro virtù.
32:7 Egli raccoglie come in un otre le acque del mare; * e ripone come in serbatoi gli abissi.
32:8 Tema il Signore tutta la terra: * tremino dinanzi a lui tutti gli abitanti del mondo.
32:9 Perché egli disse, e le cose furono fatte: * comandò, e furono create.
32:10 Signore dissipa i disegni delle nazioni; * e disapprova i pensieri dei popoli, e respinge i consigli dei principi.
32:11 Ma il consiglio del Signore sussiste in eterno: * i pensieri del suo cuore di generazione in generazione.
32:12 Beata la nazione che ha per suo Dio il Signore: * il popolo, che egli si elesse per eredità.
32:13 Il Signore guardò dal cielo: * vide tutti i figli degli uomini.
32:14 Dalla dimora che si è preparato * gettò lo sguardo sopra tutti gli abitanti della terra.
32:15 Egli che formò uno a uno i loro cuori: * egli che conosce tutte le loro opere.
32:16 Il re non è salvo per la sua grande potenza: * e il gigante non sarà salvo per la grandezza della sua forza.
32:17 Mai sicuro è il cavallo per la salvezza: * e non sarà salvo per la grandezza della sua forza.
32:18 Ecco, gli occhi del Signore sopra quei che lo temono, * e sopra quei che sperano nella sua misericordia.
32:19 Per liberare le loro anime dalla morte, * e per sostentarli nel tempo di fame.
32:20 L'anima nostra aspetta con fiducia il Signore; * perché egli è il nostro aiuto e il nostro protettore.
32:21 Perché il nostro cuore si rallegrerà in lui; * e nel suo santo nome abbiamo sperato.
32:22 Sia sopra di noi, o Signore, la tua misericordia, * come noi abbiamo sperato in te.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. I pensieri * del suo Cuore per tutte le età.
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Ant. Apud te * est fons vitæ; torrénte voluptátis tuæ potábis nos, Dómine.
Psalmus 35 [2]
35:1 Dixit iniústus ut delínquat in semetípso: * non est timor Dei ante óculos eius.
35:2 Quóniam dolóse egit in conspéctu eius: * ut inveniátur iníquitas eius ad ódium.
35:3 Verba oris eius iníquitas, et dolus: * nóluit intellígere ut bene ágeret.
35:4 Iniquitátem meditátus est in cubíli suo: * ástitit omni viæ non bonæ, malítiam autem non odívit.
35:5 Dómine, in cælo misericórdia tua: * et véritas tua usque ad nubes.
35:6 Iustítia tua sicut montes Dei: * iudícia tua abýssus multa.
35:7 Hómines, et iuménta salvábis, Dómine: * quemádmodum multiplicásti misericórdiam tuam, Deus.
35:8 Fílii autem hóminum, * in tégmine alárum tuárum sperábunt.
35:9 Inebriabúntur ab ubertáte domus tuæ: * et torrénte voluptátis tuæ potábis eos.
35:10 Quóniam apud te est fons vitæ: * et in lúmine tuo vidébimus lumen.
35:11 Præténde misericórdiam tuam sciéntibus te, * et iustítiam tuam his, qui recto sunt corde.
35:12 Non véniat mihi pes supérbiæ: * et manus peccatóris non móveat me.
35:13 Ibi cecidérunt qui operántur iniquitátem: * expúlsi sunt, nec potuérunt stare.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Apud te * est fons vitæ; torrénte voluptátis tuæ potábis nos, Dómine.
6
Ant. Presso di te * è la sorgente della vita; e tu ci disseterai al torrente delle tue delizie, o Signore.
Salmo 35 [2]
35:1 L'ingiusto dice in sé stesso di far del male: * il timor di Dio non è dinanzi ai suoi occhi.
35:2 Poiché egli ha agito con frode in sua presenza, * onde diventi odiosa la sua iniquità.
35:3 Le parole della sua bocca sono ingiustizia e frode: * non volle intendere per fare il bene.
35:4 Meditò nel suo letto l'iniquità: * stette sopra ogni via non buona, e non ebbe in odio la malizia.
35:5 Signore, fino al cielo è la tua misericordia: * e la tua verità fino alle nubi.
35:6 La tua giustizia è come i monti di Dio: * i tuoi giudizi sono un abisso profondo.
35:7 Tu, o Signore, salverai gli uomini e i giumenti. * Quanto hai moltiplicata la tua misericordia, o Dio!
35:8 Ma i figli degli uomini * spereranno sotto l'ombra delle tue ali.
35:9 Saranno inebriati dall'opulenza della tua casa: * e li farai bere al torrente di tue delizie.
35:10 Perché presso di te è la sorgente della vita, * e nella tua luce noi vedremo la luce.
35:11 Spandi la tua misericordia sopra quelli che ti conoscono, * e la tua giustizia sopra quelli che son retti di cuore.
35:12 Non venga fino a me il piede del superbo: * e non mi smuova la mano del peccatore.
35:13 Ivi caddero quelli che operarono l'iniquità: * furono scacciati, e non poterono tenersi la piedi.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Presso di te * è la sorgente della vita; e tu ci disseterai al torrente delle tue delizie, o Signore.
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Ant. Homo * pacis meæ, qui edébat panes meos, magnificávit super me supplantatiónem.
Psalmus 40 [3]
40:1 Beátus qui intélligit super egénum, et páuperem: * in die mala liberábit eum Dóminus.
40:2 Dóminus consérvet eum, et vivíficet eum, et beátum fáciat eum in terra: * et non tradat eum in ánimam inimicórum eius.
40:3 Dóminus opem ferat illi super lectum dolóris eius: * univérsum stratum eius versásti in infirmitáte eius.
40:4 Ego dixi: Dómine, miserére mei: * sana ánimam meam, quia peccávi tibi.
40:5 Inimíci mei dixérunt mala mihi: * Quando moriétur, et períbit nomen eius?
40:6 Et si ingrediebátur ut vidéret, vana loquebátur: * cor eius congregávit iniquitátem sibi.
40:7 Egrediebátur foras, * et loquebátur in idípsum.
40:8 Advérsum me susurrábant omnes inimíci mei: * advérsum me cogitábant mala mihi.
40:9 Verbum iníquum constituérunt advérsum me: * Numquid qui dormit non adiíciet ut resúrgat?
40:10 Étenim homo pacis meæ, in quo sperávi: * qui edébat panes meos, magnificávit super me supplantatiónem.
40:11 Tu autem, Dómine, miserére mei, et resúscita me: * et retríbuam eis.
40:12 In hoc cognóvi quóniam voluísti me: * quóniam non gaudébit inimícus meus super me.
40:13 Me autem propter innocéntiam suscepísti: * et confirmásti me in conspéctu tuo in ætérnum.
40:14 Benedíctus Dóminus, Deus Israël, a sǽculo et usque in sǽculum: * fiat, fiat.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Homo * pacis meæ, qui edébat panes meos, magnificávit super me supplantatiónem.
7
Ant. L'uomo ch'era in pace con me, * che mangiava del mio pane, ordì contro di me un gran tradimento.
Salmo 40 [3]
40:1 Beato chi si dà pensiero dell'indigente e del povero; * nel giorno cattivo il Signore lo libererà.
40:2 Il Signore lo conservi e gli dia vita, e lo faccia beato sopra la terra: * e non lo abbandoni alla voglia dei suoi nemici.
40:3 Il Signore gli porga soccorso sul letto del suo dolore: * nella sua malattia tu gli accomodasti interamente il suo giaciglio.
40:4 Io dissi: Signore, abbi pietà di me: * risana l'anima mia, perché ho peccato contro di te.
40:5 I miei nemici mi imprecano sciagure: * Quando morirà egli; e perirà il suo nome?
40:6 E se uno entrava a visitarmi, teneva vani discorsi: * il suo cuore accumulava in sé l'iniquità.
40:7 Usciva fuori, * e ne parlava.
40:8 Contro di me sussurravano tutti insieme i miei nemici: * contro di me formavano malvagi disegni.
40:9 Hanno levato contro di me una parola iniqua: * Uno che dorme non si alzerà dunque mai più?
40:10 Perfin l'uomo della mia intimità, nel quale io sperava * e che mangiava il mio pane, ha ordito contro di me il tradimento.
40:11 Ma tu, o Signore, abbi pietà di me, e risuscitami: * ed io li ripagherò.
40:12 Da questo ho conosciuto che tu mi hai amato: * perché il mio nemico non si rallegrerà sopra di me.
40:13 Mi hai preso [sotto la tua protezione] per la mia innocenza: * e mi hai posto in sicuro al tuo cospetto per sempre.
40:14 Benedetto il Signore Dio d'Israele da un secolo all'altro secolo. * Cosi sia. Cosi sia.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. L'uomo ch'era in pace con me, * che mangiava del mio pane, ordì contro di me un gran tradimento.
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V. Tóllite iugum meum super vos et díscite a me.
R. Quia mitis sum et húmilis Corde.
8
V. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me.
R. Che sono mansueto e umile di Cuore.
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Pater noster, qui es in cælis, sanctificétur nomen tuum: advéniat regnum tuum: fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie: et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris:
V. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
Absolutio. Exaudi, Domine Iesu Christe, preces servorum tuorum, et miserere nobis: Qui cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
9
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
V. E non ci indurre in tentazione:
R. Ma liberaci dal male.
Assoluzione. Esaudisci, Signore Gesù Cristo, le preghiere dei tuoi servi, ed abbi pietà di noi: tu che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Benedictione perpetua benedicat nos Pater aeternus. Amen.

Lectio 1
De Ieremia Propheta
Ier 24, 5-7
5 Hæc dicit Dóminus, Deus Israël: Cognóscam transmigratiónem Iuda, quam emísi de loco isto in terram Chaldæórum, in bonum.
6 Et ponam óculos meos super eos ad placándum, et redúcam eos in terram hanc; et ædificábo eos, et non déstruam; et plantábo eos et non evéllam.
7 Et dabo eis cor ut sciant me, quia ego sum Dóminus; et erunt mihi in pópulum, et ego ero eis in Deum, quia reverténtur ad me in toto corde suo.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Fériam eis pactum sempitérnum et non désinam eis benefácere et timórem meum dabo in corde eórum
* Ut non recédant a me.
V. Et lætábor super eis cum bene eis fécero in toto Corde meo.
R. Ut non recédant a me.
10

V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. Con una benedizione perpetua ci benedica l'eterno Padre. Amen.

Lettura 1
Dal Profeta Geremia
Jer 24, 5-7
5 Queste cose dice il Signore Dio d'Israele: Io tratterò bene gli esiliati di Giuda che da questo luogo ho mandati via nella terra de' Caldei.
6 E rivolgerò su di essi il mio sguardo placato, e li ricondurrò in questa terra; e li ricostituirò, e non li distruggerò; e li ripianterò, e non li estirperò.
7 E darò loro un cuore affinché mi conoscano, che io sono il Signore; ed essi saranno il mio popolo, ed io sarò il loro Dio, perché ritorneranno a me con tutto il loro cuore.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. E stringerò con essi un patto eterno e non cesserò di beneficarli e metterò nel loro cuore il mio timore
* Affinché non si allontanino da me.
V. E sarà mia delizia il beneficarli con tutto il mio Cuore.
R. Affinché non si allontanino da me.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Unigenitus Dei Filius nos benedicere et adiuvare dignetur. Amen.

Lectio 2
Ier 30:18-19; 30:21-24
18 Hæc dicit Dóminus: Ecce ego convértam conversiónem tabernaculórum Iacob, et tectis eius miserébor, et ædificábitur cívitas in excélso suo, et templum iuxta órdinem suum fundábitur,
19 Et egrediétur de eis laus, voxque ludéntium.
21 Et erit dux eius ex eo, et princeps de médio eius producétur; et, applicábo eum et accédet ad me. Quis enim iste est qui ápplicet cor suum ut appropínquet mihi? ait Dóminus.
22 Et eritis mihi in pópulum, et ego ero vobis in Deum.
23 Ecce turbo Dómini, furor egrédiens, procélla ruens; in cápite impiórum conquiéscet.
24 Non avértet iram indignatiónis Dóminus, donec fáciat et cómpleat cogitatiónem Cordis sui: in novíssimo diérum intelligétis ea.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Si inimícus meus maledixísset mihi, sustinuíssem útique
* Tu vero homo unánimis qui simul mecum dulces capiébas cibos.
V. Et si is qui me óderat super me magna locútus fuísset, abscondíssem me fórsitan ab eo.
R. Tu vero homo unánimis qui simul mecum dulces capiébas cibos.
11
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. L'unigenito Figlio di Dio si degni di benedirci e di aiutarci. Amen.

Lettura 2
Jer 30:18-19; 30:21-24
18 Queste cose dice il Signore: Ecco che io richiamerò le famiglie fuoruscite di Giacobbe, avrò compassione delle sue case, la città sarà riedificata sulle sue alture, il tempio sarà fondato secondo la sua dignità,
19 E da essi usciranno lodi e voci di giubilo.
21 E da lui verrà il suo condottiero, e il principe spunterà di mezzo a lui; e io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me. Poiché chi è costui che abbia fisso in cuor suo di accostarsi a me? dice il Signore.
22 E voi sarete il mio popolo, ed io sarò il vostro Dio.
23 Ecco il turbine del Signore, il fumo che scoppia, la bufera precipitosa; essa piomberà sul capo degli empi.
24 Il Signore non darà posa all'ira e allo sdegno finché abbia eseguito e compiuto i disegni del suo Cuore: voi li comprenderete alla fine dei giorni.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Se mi avesse insultato un mio nemico, l'avrei certamente sopportato.
* Ma tu, un'anima stessa con me, che insieme con me prendevi il dolce cibo.
V. E se chi m'odiava avesse detto parole grosse contro di me, mi sarei forse guardato da lui.
R. Ma tu, un'anima stessa con me, che insieme con me prendevi il dolce cibo.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Spiritus Sancti gratia illuminet sensus et corda nostra. Amen.

Lectio 3
Ier 31:1-3; 31:31-33
1 In témpore illo, dicit Dóminus, ero Deus univérsis cognatiónibus Israël, et ipsi erunt mihi in pópulum.
2 Hæc dicit Dóminus: Invénit grátiam in desérto pópulus qui remánserat a gládio; vadet ad réquiem suam Israël.
3 Longe Dóminus appáruit mihi. Et in caritáte perpétua diléxi te: ídeo attráxi te, míserans.
31 Ecce dies vénient, dicit Dóminus: et fériam dómui Israël et dómui Iuda fœdus novum:
32 Non secúndum pactum, quod pépigi cum pátribus eórum in die, qua apprehéndi manum eórum, ut edúcerem eos de Terra Ægypti: pactum quod írritum fecérunt, et ego dominátus sum eórum, dicit Dóminus.
33 Sed hoc erit pactum, quod fériam cum domo Israël: post dies illos dicit Dóminus: Dabo legem meam in viscéribus eórum, et in corde eórum scribam eam: et ero eis in Deum, et ipsi erunt mihi in pópulum.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Cum essémus mórtui peccátis, convivificávit nos Deus in Christo
* Propter nímiam caritátem suam qua diléxit nos.
V. Ut osténderet in sæculis superveniéntibus abundántes divítias grátiæ suæ.
R. Propter nímiam caritátem suam qua diléxit nos.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Propter nímiam caritátem suam qua diléxit nos.
12
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. La grazia dello Spirito Santo illumini i nostri sensi e i nostri cuori. Amen.

Lettura 3
Jer 31:1-3; 31:31-33
1 In quel tempo, dice il Signore, io sarò il Dio di tutte le famiglie d'Israele, ed essi saran mio popolo.
2 Queste cose dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto il popolo avanzato alla spada; Israele giungerà al suo riposo.
3 Il Signore mi si è fatto vedere di lontano. Ma io t'ho amato con un amore eterno: perciò ti ho tirato a me per misericordia.
31 Ecco che verranno i giorni, dice il Signore: ed io farò una nuova alleanza colla casa d'Israele e colla casa di Giuda:
32 Alleanza non come quella che contrassi coi padri loro nel giorno che li presi per mano per trarli dalla terra d'Egitto: alleanza che essi violarono e perciò dovetti far loro sentire il mio potere, dice il Signore.
33 Ma questa sarà l'alleanza che io farò colla casa d'Israele: dopo quei giorni, dice il Signore: Imprimerò la mia legge nelle loro viscere e la scriverò ne' loro cuori: e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Essendo noi morti per i peccati, Iddio ci ridiede la vita in Cristo
* Per l'eccessiva sua carità onde ci amò.
V. Affin di mostrare ai secoli venturi le abbondanti ricchezze della sua grazia.
R. Per l'eccessiva sua carità onde ci amò.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Per l'eccessiva sua carità onde ci amò.
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Nocturn II.
Ant. Rex omnis terræ * Deus; regnábit super Gentes.
Psalmus 46 [4]
46:1 Omnes gentes, pláudite mánibus: * iubiláte Deo in voce exsultatiónis.
46:2 Quóniam Dóminus excélsus, terríbilis: * Rex magnus super omnem terram.
46:3 Subiécit pópulos nobis: * et gentes sub pédibus nostris.
46:4 Elégit nobis hereditátem suam: * spéciem Iacob, quam diléxit.
46:5 Ascéndit Deus in iúbilo: * et Dóminus in voce tubæ.
46:6 Psállite Deo nostro, psállite: * psállite Regi nostro, psállite.
46:7 Quóniam Rex omnis terræ Deus: * psállite sapiénter.
46:8 Regnábit Deus super gentes: * Deus sedet super sedem sanctam suam.
46:9 Príncipes populórum congregáti sunt cum Deo Ábraham: * quóniam dii fortes terræ veheménter eleváti sunt.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Rex omnis terræ * Deus; regnábit super Gentes.
13
Nocturn II.
Ant. Re di tutta la terra * è Dio; egli regnerà sulle Genti.
Salmo 46 [4]
46:1 Genti tutte, battete le mani: * celebrate Dio con grida di gioia.
46:2 Perché il Signore è eccelso, terribile, * un grande re su tutta la terra.
46:3 Ha soggettato a noi i popoli, * e [messo] le genti sotto i nostri piedi.
46:4 Ha scelto per noi la sua eredità: * la bellezza di Giacobbe da lui amata.
46:5 Dio sale tra le voci di giubilo: * e il Signore al suono della tromba.
46:6 Cantate lodi al nostro Dio, cantate: * cantate lodi al nostro re, cantate.
46:7 Perché Dio è il re di tutta la terra: * cantate con maestria.
46:8 Dio regnerà sopra le nazioni; * Dio siede sul suo trono santo.
46:9 I principi dei popoli si sono riuniti al Dio di Abramo: * perché i forti dèi della terra sono stati grandemente esaltati.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Re di tutta la terra * è Dio; egli regnerà sulle Genti.
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Ant. Dum anxiarétur * Cor meum, in petra exaltásti me.
Psalmus 60 [5]
60:1 Exáudi, Deus, deprecatiónem meam: * inténde oratióni meæ.
60:2 A fínibus terræ ad te clamávi: * dum anxiarétur cor meum, in petra exaltásti me.
60:3 Deduxísti me, quia factus es spes mea: * turris fortitúdinis a fácie inimíci.
60:4 Inhabitábo in tabernáculo tuo in sǽcula: * prótegar in velaménto alárum tuárum.
60:5 Quóniam tu, Deus meus, exaudísti oratiónem meam: * dedísti hereditátem timéntibus nomen tuum.
60:6 Dies super dies regis adiícies: * annos eius usque in diem generatiónis et generatiónis.
60:7 Pérmanet in ætérnum in conspéctu Dei: * misericórdiam et veritátem eius quis requíret?
60:8 Sic psalmum dicam nómini tuo in sǽculum sǽculi: * ut reddam vota mea de die in diem.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Dum anxiarétur * Cor meum, in petra exaltásti me.
14
Ant. Quando il mio Cuore era * angosciato, tu mi collocasti su alta pietra.
Salmo 60 [5]
60:1 Ascolta, o Dio, la mia supplica: * porgi orecchio alla mia preghiera.
60:2 Dalle estremità della terra gridai a te, * mentre il mio cuore era in affanno; tu mi collocasti sopra un'alta rupe.
60:3 Tu mi conducesti, perché tu sei diventato la mia speranza, * una torre fortissima contro il nemico.
60:4 Io abiterò per sempre nel tuo tabernacolo: * sarò protetto sotto il velo delle tue ali.
60:5 Perché tu, o mio Dio, hai ascoltata la mia preghiera; * hai data la eredità a quelli che temono il tuo nome.
60:6 Tu aggiungerai giorni ai giorni del re: * [protrarrai] i suoi anni di generazione in generazione.
60:7 Rimanga [sul trono] in eterno nel cospetto di Dio. * Chi scruterà la sua misericordia e la sua verità?
60:8 Cosi inneggerò al tuo Nome nei secoli dei secoli: * per sciogliere i miei voti ogni giorno.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Quando il mio Cuore era * angosciato, tu mi collocasti su alta pietra.
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Ant. Secúndum multitúdinem * dolórum meórum in Corde meo, consolatiónes tuæ lætificavérunt ánimam meam.
Psalmus 93 [6]
93:1 Deus ultiónum Dóminus: * Deus ultiónum líbere egit.
93:2 Exaltáre, qui iúdicas terram: * redde retributiónem supérbis.
93:3 Úsquequo peccatóres, Dómine, * úsquequo peccatóres gloriabúntur:
93:4 Effabúntur, et loquéntur iniquitátem: * loquéntur omnes, qui operántur iniustítiam?
93:5 Pópulum tuum, Dómine, humiliavérunt: * et hereditátem tuam vexavérunt.
93:6 Víduam, et ádvenam interfecérunt: * et pupíllos occidérunt.
93:7 Et dixérunt: Non vidébit Dóminus, * nec intélliget Deus Iacob.
93:8 Intellígite, insipiéntes in pópulo: * et stulti, aliquándo sápite.
93:9 Qui plantávit aurem, non áudiet? * aut qui finxit óculum, non consíderat?
93:10 Qui córripit gentes, non árguet: * qui docet hóminem sciéntiam?
93:11 Dóminus scit cogitatiónes hóminum, * quóniam vanæ sunt.
93:12 Beátus homo, quem tu erudíeris, Dómine: * et de lege tua docúeris eum,
93:13 Ut mítiges ei a diébus malis: * donec fodiátur peccatóri fóvea.
93:14 Quia non repéllet Dóminus plebem suam: * et hereditátem suam non derelínquet.
93:15 Quoadúsque iustítia convertátur in iudícium: * et qui iuxta illam omnes qui recto sunt corde.
93:16 Quis consúrget mihi advérsus malignántes? * aut quis stabit mecum advérsus operántes iniquitátem?
93:17 Nisi quia Dóminus adiúvit me: * paulo minus habitásset in inférno ánima mea.
93:18 Si dicébam: Motus est pes meus: * misericórdia tua, Dómine, adiuvábat me.
93:19 Secúndum multitúdinem dolórum meórum in corde meo: * consolatiónes tuæ lætificavérunt ánimam meam.
93:20 Numquid adhæret tibi sedes iniquitátis: * qui fingis labórem in præcépto?
93:21 Captábunt in ánimam iusti: * et sánguinem innocéntem condemnábunt.
93:22 Et factus est mihi Dóminus in refúgium: * et Deus meus in adiutórium spei meæ.
93:23 Et reddet illis iniquitátem ipsórum: et in malítia eórum dispérdet eos: * dispérdet illos Dóminus, Deus noster.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Secúndum multitúdinem * dolórum meórum in Corde meo, consolatiónes tuæ lætificavérunt ánimam meam.
15
Ant. Secondo la moltitudine * dei miei dolori nel mio Cuore, le tue consolazioni allietarono l'anima mia.
Salmo 93 [6]
93:1 Il Signore è il Dio delle vendette; * il Dio delle vendette ha agito con libertà.
93:2 Levati su, o tu, che giudichi la terra: * rendi ai superbi la loro retribuzione.
93:3 Fino a quando, o Signore, i peccatori, * fino a quando i peccatori si glorieranno?
93:4 Apriranno la bocca, e parleranno iniquamente: * parleranno tutti quelli che operano l'ingiustizia?
93:5 Signore, essi hanno umiliato il tuo popolo: * e hanno malmenato la tua eredità.
93:6 Hanno ucciso la vedova e lo straniero; * e messo a morte i pupilli.
93:7 E han detto: il Signore non vedrà, * e il Dio di Giacobbe non lo saprà.
93:8 Intendete, o insensati del popolo: * e voi stolti, alfine mettete senno.
93:9 Chi ha piantato l'orecchio, non udirà? * chi ha formato l'occhio, non ci vedrà?
93:10 Chi castiga le genti, non condannerà? * Egli che insegna all'uomo la scienza?
93:11 Il Signore conosce i pensieri degli uomini: * e sa che sono vani.
93:12 Beato l'uomo, che tu, o Signore, avrai istruito, * e a cui avrai insegnata la tua legge,
93:13 Per rendergli meno duri i giorni cattivi: * finché si scavi la fossa per il peccatore.
93:14 Poiché il Signore non rigetterà il suo popolo, * e non abbandonerà la sua eredità;
93:15 Sino a che la giustizia torni nel giudizio, * e presso di lei stiano tutti i retti di cuore.
93:16 Chi si leverà per me contro i maligni? * o chi starà con me contro gli operatori di iniquità?
93:17 Se il Signore non mi avesse aiutato, * per poco l'anima mia non avrebbe abitato nell'inferno.
93:18 Se io diceva: Il mio piede vacilla: * la tua misericordia, o Signore, veniva in mio soccorso.
93:19 Secondo la moltitudine dei dolori del mio cuore: * le tue consolazioni hanno rallegrata l'anima mia.
93:20 Il seggio dell'iniquità è forse alleato con te: * che hai messo travaglio nei tuoi precetti?
93:21 Tenderanno lacci all'anima del giusto; * e condanneranno il sangue innocente.
93:22 Ma il Signore è divenuto mio rifugio: * e il mio Dio il sostegno della mia speranza.
93:23 E farà ricadere sopra di essi la loro iniquità, e per la loro malizia li disperderà: * li disperderà il Signore Dio nostro.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Secondo la moltitudine * dei miei dolori nel mio Cuore, le tue consolazioni allietarono l'anima mia.
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V. Ego dixi, Dómine, miserére mei.
R. Sana ánimam meam quia peccávi tibi. 
16
V. Io dissi, Signore, abbi pietà di me.
R. Guarisci l'anima mia ché ho peccato contro di te.
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Pater noster, qui es in cælis, sanctificétur nomen tuum: advéniat regnum tuum: fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie: et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris:
V. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
Absolutio. Ipsius pietas et misericordia nos adiuvet, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen.
17
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
V. E non ci indurre in tentazione:
R. Ma liberaci dal male.
Assoluzione. Ci soccorra la bontà e la misericordia di colui che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Deus Pater omnipotens sit nobis propitius et clemens. Amen.

Lectio 4
Ex lítteris Encyclicis Pii Papæ undécimi
Inter mira sacræ doctrínæ pietatísque increménta, quibus divínæ Sapiéntiæ consília clárius in dies Ecclésiæ manifestántur, vix áliud magis conspícuum est quam triumphális progréssio cultus sacratíssimi Cordis Iesu. Sæpius quidem, priórum decúrsu témporum, Patres, Doctóres, Sancti, Redemptóris nostri amórem celebrárunt: vulnus in látere Christi apértum ómnium gratiárum arcánum dixérunt fontem. At inde a médio ævo, cum tenerióre quadam erga sanctíssimam Salvatóris Humanitátem religióne fidéles áffici coepti sunt, ánimæ contemplatívæ per plagam illam ad ipsum Cor, amóre hóminum vulnerátum, penetráre fere solébant. Atque ex eo témpore hæc contemplátio sanctíssimis quibúsque ita familiáris evásit, ut neque régio neque ordo religiósus sit, in quibus non insígnia, hac ætáte, eius reperiántur testimónia. Próximis demum sæculis, eóque potíssimum témpore quo hærétici, sub falsæ pietátis título, a sanctíssima Eucharístia Christiános detérrere conabántur, cultus sacratíssimo Cordi públice exhibéri coeptus est, ópera imprímis sancti Ioánnis Eudes, qui auctor litúrgici cultus sacrórum Córdium Iesu et Maríæ haud immérito nuncupátur.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Prope est Dóminus ómnibus invocántibus eum,
* Omnibus invocántibus eum in veritáte.
V. Miserátor et miséricors Dóminus, pátiens et multum miséricors.
R. Omnibus invocántibus eum in veritáte.
18

V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. Dio Padre onnipotente ci sia benigno e clemente. Amen.

Lettura 4
Dalla lettera Enciclica di Papa Pio XI
Fra i meravigliosi incrementi della dottrina sacra e della pietà onde i disegni della divina Sapienza sempre più chiaramente di giorno in giorno si manifestano alla Chiesa, nessun altro è più visibile quanto il trionfale progresso del culto del Sacratissimo Cuor di Gesù. Certo ripetutamente, nel corso dei primi tempi, i Padri, i Dottori, i Santi celebrarono l'amore del nostro Redentore: la ferita aperta nel costato di Cristo la dissero fonte arcana di tutte le grazie. Ma poi dal medio evo, i fedeli cominciarono ad esser presi da una certa più tenera venerazione verso la Santissima Umanità del Salvatore, le anime contemplative per quella piaga solevano quasi penetrare nel Cuore stesso ferito per l'amore degli uomini. E da quel tempo questa contemplazione divenne così famigliare a tutti i più grandi santi, che non c'è regione né ordine religioso in cui non se ne trovino, in questa età, insigni testimonianze. Finalmente nei secoli più vicini, e specialmente in quel tempo in cui gli eretici, sotto il titolo di una falsa pietà, si sforzavano di tener lontani i Cristiani dalla Santissima Eucaristia, cominciò a rendersi pubblicamente il culto al Sacratissimo Cuore, per opera primieramente di san Giovanni Eudes, il quale non immeritamente è appellato l'autore del culto liturgico dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Vicino è il Signore a tutti quelli che l'invocano,
* A tutti quelli che l'invocano con sincerità.
V. Clemente e misericordioso è il Signore, paziente e molto misericordioso.
R. A tutti quelli che l'invocano con sincerità.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Christus perpetuae det nobis gaudia vitae. Amen.

Lectio 5
Verum, ad cultum sacratíssimi Cordis Iesu plene perfectéque constituéndum, eumdémque per totum orbem propagándum, Deus ipse sibi instruméntum elégit humíllimam ex órdine Visitatiónis vírginem, sanctam Margarítam Maríam Alacóque, cui, a prima quidem ætáte iam in Eucharístiæ Sacraméntum amóre flagránti, Christus Dóminus sæpenúmero appárens, divíni Cordis sui et divítias et optáta significáre dignátus est. Quarum apparitiónum celebérrima illa est, qua ei ante Eucharístiam oránti Iesus conspiciéndum se dedit, sacratíssimum Cor osténdit et conquéstus quod, pro imménsa sua caritáte, nihil nisi ingratórum hóminum contumélias recíperet, ipsi præcépit ut novum festum, féria sexta post Octávam Córporis Christi, instituéndum curáret, quo Cor suum honóre débito colerétur, atque iniúriæ sibi in Sacraménto amóris a peccatóribus illátæ dignis expiaréntur obséquiis. Quot autem quantásque Dei fámula in Christi mandátis exsequéndis expérta sit difficultátes, nemo est qui ignóret; sed ab ipso Dómino confírmata, atque a religiósis ánimæ suæ moderatóribus, qui incredíbili quodam ardóre ad hunc cultum promovéndum laborárunt, strénue adiúta, múnere sibi cælitus commísso fidéliter fungi ad mortem usque non déstitit.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Confíteor tibi, Pater, Dómine cæli et terræ, quia abscondísti hæc a sapiéntibus et prudéntibus
* Et revelásti ea párvulis.
V. Ita, Pater, quóniam sic fuit plácitum ante te.
R. Et revelásti ea párvulis.
19
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. Cristo ci doni le gioie della vita eterna. Amen.

Lettura 5
Ma a stabilire pienamente e perfettamente il culto del Sacratissimo Cuor di Gesù e a propagarlo per tutto il mondo, Dio stesso si elesse per strumento una umilissima vergine dell'ordine della Visitazione, santa Maria Margherita Alacoque, a cui, già fin dalla prima età infiammata d'amore verso il Sacramento dell'Eucaristia, Cristo Signore spessissimo apparendo, si degnò di far conoscere e le ricchezze e i desideri del suo divin Cuore. Delle quali apparizioni la più celebre è quella in cui mentre ella pregava davanti all'Eucaristia, Gesù le si diede a vedere, le mostrò il Cuore Sacratissimo, e lamentatosi che, in cambio dell'immensa sua carità, non riceveva altro che gli oltraggi di uomini ingrati, le comandò di far sì, che il Venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini venisse istituita una nuova festa, colla quale il suo Cuore fosse venerato col dovuto onore, e le ingiurie fattegli dai peccatori nel Sacramento dell'amore venissero espiate con degni ossequi. Quali poi e quante difficoltà abbia provato la Serva di Dio nell'eseguire i comandi di Cristo, nessuno è che l'ignori; ma confortata dal Signore medesimo e validamente aiutata dai Religiosi direttori dell'anima sua, i quali con un certo incredibile ardore si adoperarono nel promuovere questo culto, non desisté fino alla morte dal compiere fedelmente 1'opera dal cielo affidatale.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai dotti e sapienti
* E le hai rivelate ai piccoli.
V. Così è, Padre, perché così ti è piaciuto.
R. E le hai rivelate ai piccoli.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Ignem sui amoris accendat Deus in cordibus nostris. Amen.

Lectio 6
Anno tandem millésimo septingentésimo sexagésimo quinto, Clemens décimus tértius Póntifex Máximus offícium et missam in honórem sacratíssimi Cordis Iesu approbávit; Pius vero nonus festum ad univérsam Ecclésiam exténdit. Exínde, cultus sacratíssimi Cordis, quasi flumen exúndans, prolútis impediméntis ómnibus, per totum se orbem effúdit, et, novo illucescénte sæculo, iubilæo indícto, Leo décimus tértius humánum genus univérsum sacratíssimo Cordi devótum vóluit. Quæ consecrátio, in ómnibus quidem cathólici orbis ecclésiis, sollémni ritu perácta, ingens áttulit devotiónis huius increméntum, et ad eam non solum pópulos, verum étiam singuláres famílias addúxit, quæ Divíno Cordi innumerábiles se dévovent, regióque eius império subiíciunt. Dénique, Pius undécimus Póntifex Máximus, quo plénius festi sollémnitas pópuli christiáni devotióni tam late paténti respondéret, sacratíssimi Cordis Iesu festum ad ritum dúplicem primæ classis cum octáva evéxit; ac prætérea, ut violáta iura Christi summi Regis ac Dómini amantíssimi resarciréntur, populorúmque peccáta defleréntur, eódem festo die piaculárem precatiónem in ómnibus christiáni orbis templis quotánnis recitándam mandávit.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Omnes gentes quascúmque fecísti vénient
* Et adorábunt coram te, Dómine.
V. Et glorificábunt nomen tuum quóniam magnus es tu, et fáciens mirabília.
R. Et adorábunt coram te, Dómine.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Et adorábunt coram te, Dómine.
20
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. Dio accenda nei nostri cuori il fuoco del suo amore. Amen.

Lettura 6
Finalmente l'anno millesettecento sessantacinque il Sommo Pontefice Clemente XIII approvò l'ufficio e la messa in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù; Pio IX poi ne estese la festa a tutta la Chiesa. Da allora il culto del Sacratissimo Cuore, quasi fiume che inonda, travolti tutti gli impedimenti, si diffuse per tutto l'orbe, e sull'alba del secolo Leone XIII, dopo aver indetto il giubileo, volle consacrato l'universo genere umano al Sacratissimo Cuore. La quale consacrazione fatta con rito solenne in tutte le chiese dell'orbe cattolico, portò smisurato incremento a questa devozione, e le condusse non solo i popoli ma anche le singole famiglie, che senza numero si consacrano al Divin Cuore e si sottomettono al regale suo impero. Ultimamente il Sommo Pontefice Pio XI, affinché la solennità della festa rispondesse più pienamente alla devozione del popolo cristiano tanto largamente diffusa, innalzò la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù a rito doppio di prima classe con ottava; e di più, affinché i violati diritti di Cristo sommo Re e Signore fossero risarciti, e pianti i peccati dei popoli, ordinò che nel medesimo giorno della festa ogni anno si recitasse in tutti i tempi dell'orbe cristiano una speciale preghiera.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Tutte le genti che hai creato verranno 
* E si prostreranno davanti a te, o Signore.
V. E glorificheranno il tuo nome perché grande sei tu, e operator di portenti.
R. E si prostreranno davanti a te, o Signore.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. E si prostreranno davanti a te, o Signore.
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Nocturn III.
Ant. Qui dilígitis Dóminum, * confitémini memóriæ sanctificatiónis eius.
Psalmus 96 [7]
96:1 Dóminus regnávit, exsúltet terra: * læténtur ínsulæ multæ.
96:2 Nubes, et calígo in circúitu eius: * iustítia, et iudícium corréctio sedis eius.
96:3 Ignis ante ípsum præcédet, * et inflammábit in circúitu inimícos eius.
96:4 Illuxérunt fúlgura eius orbi terræ: * vidit, et commóta est terra.
96:5 Montes, sicut cera fluxérunt a fácie Dómini: * a fácie Dómini omnis terra.
96:6 Annuntiavérunt cæli iustítiam eius: * et vidérunt omnes pópuli glóriam eius.
96:7 Confundántur omnes, qui adórant sculptília: * et qui gloriántur in simulácris suis.
96:8 Adoráte eum, omnes Ángeli eius: * audívit, et lætáta est Sion.
96:9 Et exsultavérunt fíliæ Iudæ, * propter iudícia tua, Dómine:
96:10 Quóniam tu Dóminus Altíssimus super omnem terram: * nimis exaltátus es super omnes deos.
96:11 Qui dilígitis Dóminum, odíte malum: * custódit Dóminus ánimas sanctórum suórum, de manu peccatóris liberábit eos.
96:12 Lux orta est iusto, * et rectis corde lætítia.
96:13 Lætámini, iusti, in Dómino: * et confitémini memóriæ sanctificatiónis eius.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Qui dilígitis Dóminum, * confitémini memóriæ sanctificatiónis eius.
21
Nocturn III.
Ant. Voi che amate il Signore, * celebrate la memoria della sua santità.
Salmo 96 [7]
96:1 Il Signore regna: esulti la terra, * si rallegrino le molte isole.
96:2 Nube e caligine gli stanno d'attorno; * la giustizia e l'equità ne sorreggono il trono.
96:3 Un fuoco gli va innanzi, * e brucia all'intorno i suoi nemici.
96:4 Le sue folgori rischiarano il giro della terra; * la terra vede, e ne trema.
96:5 I monti si sciolgono come cera alla presenza del Signore; * alla presenza del Signore si scioglie tutta la terra.
96:6 I cieli proclamano la sua giustizia: * e tutti i popoli vedono la sua gloria.
96:7 Siano confusi tutti quei che adorano immagini scolpite, * e che si gloriano nei loro simulacri.
96:8 Adoratelo voi tutti, o Angeli suoi. * Sion ha udito, e se n'è rallegrata.
96:9 Ed hanno esultato le figlie di Giuda, * per ragione dei tuoi giudizi, o Signore:
96:10 Perché tu sei il Signore altissimo su tutta la terra: * oltremodo elevato su tutti gli dèi.
96:11 O voi, che amate il Signore, odiate il male; * il Signore custodisce le anime dei suoi santi: egli li scamperà dalla mano del peccatore.
96:12 È spuntata la luce per il giusto, * e la letizia per i retti di cuore.
96:13 Rallegratevi, o giusti, nel Signore: * e celebrate la memoria della sua santità.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Voi che amate il Signore, * celebrate la memoria della sua santità.
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Ant. Vidérunt * omnes términi terræ salutáre Dei nostri.
Psalmus 97 [8]
97:1 Cantáte Dómino cánticum novum: * quia mirabília fecit.
97:2 Salvávit sibi déxtera eius: * et bráchium sanctum eius.
97:3 Notum fecit Dóminus salutáre suum: * in conspéctu géntium revelávit iustítiam suam.
97:4 Recordátus est misericórdiæ suæ, * et veritátis suæ dómui Israël.
97:5 Vidérunt omnes términi terræ * salutáre Dei nostri.
97:6 Iubiláte Deo, omnis terra: * cantáte, et exsultáte, et psállite.
97:7 Psállite Dómino in cíthara, in cíthara et voce psalmi: * in tubis ductílibus, et voce tubæ córneæ.
97:8 Iubiláte in conspéctu regis Dómini: * moveátur mare, et plenitúdo eius: orbis terrárum, et qui hábitant in eo.
97:9 Flúmina plaudent manu, simul montes exsultábunt a conspéctu Dómini: * quóniam venit iudicáre terram.
97:10 Iudicábit orbem terrárum in iustítia, * et pópulos in æquitáte.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Vidérunt * omnes términi terræ salutáre Dei nostri.
22
Ant. Hanno visto * tutti i confini della terra la salvezza del nostro Dio.
Salmo 97 [8]
97:1 Cantate al Signore un cantico nuovo: * perché egli fece meraviglie.
97:2 Gli diedero vittoria la sua destra: * e il suo santo braccio.
97:3 Il Signore fece nota la sua salvezza: * rivelò la sua giustizia agli occhi delle genti.
97:4 Si è ricordato della sua misericordia, * e della sua verità verso la casa d'Israele.
97:5 Tutti i confini della terra hanno veduto * la salvezza del nostro Dio.
97:6 Acclamate con gioia a Dio da tutta quanta la terra: * cantate ed esultate ed inneggiate.
97:7 Inneggiate al Signore colla cetra, colla cetra e col canto di inni; * Colle trombe di metallo, e colle trombe di corno.
97:8 Acclamate alla presenza del re, del Signore. * Si commuova il mare e quanto esso contiene: l'universo coi suoi abitanti.
97:9 I fiumi batteranno le mani; e cosi pure i monti esulteranno al cospetto del Signore * perché egli viene a giudicare la terra.
97:10 Giudicherà la terra con giustizia, * e i popoli con equità.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Hanno visto * tutti i confini della terra la salvezza del nostro Dio.
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Ant. Psallam tibi * in natiónibus, quia magna est super cælos misericórdia tua.
Psalmus 107 [9]
107:1 Parátum cor meum, Deus, parátum cor meum: * cantábo, et psallam in glória mea.
107:2 Exsúrge, glória mea, exsúrge, psaltérium et cíthara: * exsúrgam dilúculo.
107:3 Confitébor tibi in pópulis, Dómine: * et psallam tibi in natiónibus.
107:4 Quia magna est super cælos misericórdia tua: * et usque ad nubes véritas tua:
107:5 Exaltáre super cælos, Deus, et super omnem terram glória tua: * ut liberéntur dilécti tui.
107:6 Salvum fac déxtera tua, et exáudi me: * Deus locútus est in sancto suo:
107:7 Exsultábo, et dívidam Síchimam, * et convállem tabernaculórum dimétiar.
107:8 Meus est Gálaad, et meus est Manásses: * et Éphraim suscéptio cápitis mei.
107:9 Iuda rex meus: * Moab lebes spei meæ.
107:10 In Idumæam exténdam calceaméntum meum: * mihi alienígenæ amíci facti sunt.
107:11 Quis dedúcet me in civitátem munítam? * quis dedúcet me usque in Idumæam?
107:12 Nonne tu, Deus, qui repulísti nos, * et non exíbis, Deus, in virtútibus nostris?
107:13 Da nobis auxílium de tribulatióne: * quia vana salus hóminis.
107:14 In Deo faciémus virtútem: * et ipse ad níhilum dedúcet inimícos nostros.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

Ant. Psallam tibi * in natiónibus, quia magna est super cælos misericórdia tua.
23
Ant. Salmeggerò a te * fra le nazioni, perché grande più dei cieli è la tua misericordia.
Salmo 107 [9]
107:1 Il mio cuore, o Dio, è preparato: il mio cuore è preparato: * canterò e inneggerò nella mia gloria.
107:2 Sorgi, mia gloria, sorgi, o salterio, o cetra: * io sorgerò coll'aurora.
107:3 Io ti darò lode tra i popoli, o Signore; * inneggerò a te tra le nazioni.
107:4 Perché la tua misericordia sorpassa i cieli: * e la tua verità va fino alle nubi.
107:5 Sii tu esaltato fin sopra i cieli, o Dio, e la tua gloria [risplenda] per tutta la terra. * Affinché siano liberati i tuoi diletti.
107:6 Salvami colla tua destra, ed esaudiscimi. * Dio ha parlato nel suo santuario:
107:7 Mi rallegrerò, e spartirò Sichem, * e misurerò la valle delle tende.
107:8 Mio è Galaad, e mio è Manasse: * ed Ephraim è il sostegno della mia testa.
107:9 Giuda è il mio re. * Moab è il vaso della mia speranza.
107:10 Nell'Idumea stenderò il mio calzare, * gli stranieri mi si son fatti amici.
107:11 Chi mi condurrà nella città fortificata? * Chi mi condurrà fino nell'Idumea?
107:12 Non sei tu, o Dio, che ci hai rigettati? * E non uscirai tu, o Dio, coi nostri eserciti?
107:13 Porgici aiuto nella tribolazione; * perché vana è la salute dell'uomo.
107:14 Con Dio faremo prodezze: * ed egli ridurrà al nulla i nostri nemici.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio è ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Salmeggerò a te * fra le nazioni, perché grande più dei cieli è la tua misericordia.
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V. Memóriam fecit mirabílium suórum miserátor Dóminus.
R. Escam dedit timéntibus se.
24
V. Ha lasciato memoria delle sue meraviglie il pietoso Signore.
R. Ha dato un cibo a quelli che lo temono.
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Pater noster, qui es in cælis, sanctificétur nomen tuum: advéniat regnum tuum: fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie: et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris:
V. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
Absolutio. A vinculis peccatorum nostrorum absolvat nos omnipotens et misericors Dominus. Amen.
25
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
V. E non ci indurre in tentazione:
R. Ma liberaci dal male.
Assoluzione. Il Signore onnipotente e misericordioso ci sciolga dal legame dei nostri peccati. Amen.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Evangelica lectio sit nobis salus et protectio. Amen.

Lectio 7
Lectio sancti Evangelii secundum Ioannem.
Ioannes 19:31-37
In illo tempore: Iudaei, quoniam parasceve erat, ut non remanerent in cruce corpora sabbato (erat enim magnus dies ille sabbati), rogaverunt Pilatum, ut frangerentur eorum crura, et tollerentur. Et reliqua.

Homilía sancti Bonaventúræ Epíscopi
Liber de ligno vitæ, num. 30
Ut de látere Christi dormiéntis in cruce formarétur Ecclésia, et Scriptúra implerétur quæ dicit: Vidébunt in quem transfixérunt, divína est ordinatióne indúltum ut unus mílitum láncea latus illud sacrum aperiéndo perfóderet, quátenus sánguine cum aqua manánte, prétium effunderétur nostræ salútis quod a fonte scílicet Cordis arcáno profúsum, vim daret sacraméntis Ecclésiæ ad vitam grátiæ conferéndam, essétque iam in Christo vivéntibus póculum fontis vivi, saliéntis in vitam ætérnam. Surge ígitur, ánima amíca Christi, vigiláre non cesses, ibi os appóne, ut háurias aquas de fóntibus salvatóris.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Ego si exaltátus fúero a terra
* Omnia traham ad meípsum.
V. Hoc autem dicébat signíficans qua morte esset moritúrus.
R. Omnia traham ad meípsum.
26

V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. La lettura del Vangelo ci sia di salvezza e protezione. Amen.

Lettura 7
 
Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni
Joannes 19:31-37
In quell'occasione: I Giudei, siccome era il venerdì, affinché i corpi non restassero in croce durante il sabato, perché quel giorno di sabato era molto solenne, chiesero a Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero tolti via. Eccetera.

Omelia di san Bonaventura Vescovo
Libro del legno della vita, num. 30
Affinché dal costato di Cristo dormiente sulla croce si formasse la Chiesa «e s'adempisse la Scrittura che dice: Volgeranno lo sguardo a colui che han trafitto» (Joann. 19,37) fu voluto dalla divina disposizione che uno dei soldati aprisse con una lancia e trapassasse quel sacro costato onde, uscendone sangue ed acqua, si versasse il prezzo della nostra salvezza, il quale versato cioè dal fonte misterioso del Cuore, desse ai sacramenti della Chiesa la virtù di comunicare la vita della grazia, e fosse, per quelli che già vivono in Cristo, bevanda di sorgente viva «che sale fino alla vita eterna» (Joann. 4,14). Sorgi dunque, o anima amica di Cristo, non cessare di vegliare, accosta ivi la tua bocca «per bere alle sorgenti del salvatore» (Is. 12,3).
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Io quando sarò innalzato da terra
* Attirerò tutto a me stesso.
V. E ciò diceva per significare di qual morte doveva morire.
R. Attirerò tutto a me stesso.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Divinum auxilium maneat semper nobiscum. Amen.

Lectio 8
De vite mystica Cap. 3
Quia semel vénimus ad Cor Dómini Iesu dulcíssimi, et bonum est nos hic esse, non fácile evellámur ab eo. O quam bonum et iucúndum habitáre in Corde hoc. Bonus thesáurus, pretiósa margaríta Cor tuum, óptime Iesu, quam, fosso agro córporis tui, invenímus. Quis hanc margarítam abiíciat? Quin pótius, dabo omnes margarítas, cogitatiónes et affectiónes meas commutábo et comparábo illam mihi, iactans omnem cogitátum meum in Cor boni Iesu, et sine fallácia illud me enútriet. Hoc ígitur tuo et meo Corde, dulcíssime Iesu, invénto, orábo te Deum meum: admítte in sacrárium exauditiónis preces meas: immo me totum trahe in Cor tuum.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.

R. Simus ergo imitatóres Dei
* Et ambulémus in diléctione.
V. Sicut et Christus diléxit nos et trádidit semetípsum pro nobis.
R. Et ambulémus in diléctione.
V. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
R. Et ambulémus in diléctione.
27
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. L'aiuto divino sia sempre con noi.Amen.

Lettura 8
Della vite mistica Cap. 3
Giunti una volta al Cuore dolcissimo di Gesù, e siccome è bene lo starsene qui, non lasciamoci facilmente distaccare da lui. «O quanto è buono e dolce abitare in questo Cuore» (Ps. 132,1). Un buon tesoro, una perla preziosa è il tuo Cuore, o ottimo Gesù, che abbiam trovato dopo aver scavato nel campo del tuo corpo. Chi getterà questa perla? Anzi darò via tutte le perle, darò in cambio i pensieri e gli affetti miei e me la comprerò, gettando ogni mia sollecitudine nel Cuore del buon Gesù, ed esso senza dubbio mi nutrirà. Avendo dunque trovato questo Cuore, ch'è tuo e mio, o dolcissimo Gesù, ti pregherò, o mio Dio: ammetti nel sacrario della tua udienza le mie preghiere: anzi attirami tutto nel tuo Cuore.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Siamo dunque imitatori di Dio
* E camminiamo nella carità.
V. Ad imitazione di Cristo che ci ha amati e per noi ha dato se stesso.
R. E camminiamo nella carità.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. E camminiamo nella carità.
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V. Iube, Domine, benedicere.
Benedictio. Ad societatem civium supernorum perducat nos Rex Angelorum. Amen.

Lectio 9
Ad hoc enim perforátum est latus tuum, ut nobis páteat intróitus. Ad hoc vulnerátum est Cor tuum, ut in illo ab exterióribus turbatiónibus absolúti habitáre possímus. Nihilóminus et proptérea vulnerátum est, ut per vulnus visíbile, vulnus amóris invisíbile videámus. Quómodo hic ardor mélius posset osténdi, nisi quod non solum corpus, verum étiam ipsum Cor láncea vulnerári permísit? Carnále ergo vulnus, vulnus spirituále osténdit. Quis illud Cor tam vulnerátum non díligat? quis tam amántem non rédamet? quis tam castum non amplectátur? Nos ígitur adhuc in carne manéntes, quantum póssumus, amántem redamémus, amplectámur vulnerátum nostrum, cuius ímpii agrícolæ fodérunt manus et pedes, latus et Cor; oremúsque ut cor nostrum, adhuc durum et impoenitens, amóris sui vínculo constríngere et iáculo vulneráre dignétur.
V. Tu autem, Dómine, miserére nobis.
R. Deo grátias.


Te Deum
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem * omnis terra venerátur.
Tibi omnes Angeli, * tibi Cæli, et univérsæ Potestates:
Tibi Chérubim et Séraphim * incessábili voce proclámant:

(Fit reverentia) Sanctus, Sanctus, Sanctus * Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
Te Prophetárum * laudábilis númerus,
Te Mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum * sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
Venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
Tu Rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Fílius.

Fit reverentia
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem: * non horruísti Vírginis uterum.

Tu, devícto mortis acúleo, * aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.

Sequens versus dicitur flexis genibus
Te ergo quæsumus, tuis fámulis súbveni, * quos pretióso sánguine redemísti.

Ætérna fac cum Sanctis tuis * in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te.

Fit reverentia, secundum consuetudinem
Et laudámus nomen tuum in sæculum, * et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto * sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: * non confúndar in ætérnum.
28
V. Dègnati, o padre, di benedirmi.
Benedizione. Il Re degli angeli ci conduca all'assemblea degli abitanti del cielo. Amen.

Lettura 9
Per questo appunto fu trapassato il tuo costato, affinché ci sia aperta una entrata. Per questo fu ferito il tuo Cuore, affinché liberi dalle esterne perturbazioni, possiamo abitare in esso. Ma esso fu ferito ancora, affinché per la ferita visibile vediamo la ferita invisibile dell'amore. Poteva mostrarsi meglio questo amore ardente, che lasciandosi squarciare da una lancia non soltanto il corpo ma financo lo stesso Cuore? La ferita corporale indica dunque la ferita spirituale. Chi non amerà questo Cuore così trafitto? chi non riamerà chi tanto ci ama? chi non abbraccerà amante sì casto? Noi dunque che siamo ancora in questo corpo, per quanto possiamo, amiamo, riamiamo, abbracciamo il nostro ferito, cui empi agricoltori trapassarono le mani e i piedi, il costato e il Cuore: e preghiamo affinché egli si degni di legare col vincolo e di ferire col dardo del suo amore il nostro cuore ancor duro e impenitente.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Te Deum
Ti lodiamo, o Dio: * ti confessiamo, o Signore.
Te, eterno Padre, * venera tutta la terra.
A te gli Angeli tutti, * a te i Cieli e tutte quante le Potestà:
A te i Cherubini e i Serafini * con incessante voce acclamano:

(chiniamo il capo) Santo, Santo, Santo * è il Signore Dio degli eserciti.

I cieli e la terra sono pieni * della maestà della tua gloria.
Te degli Apostoli * il glorioso coro,
Te dei Profeti * il lodevole numero,
Te dei Martiri * il candido esercito esalta.
Te per tutta la terra * la santa Chiesa proclama,
Padre * d'immensa maestà;
L'adorabile tuo vero * ed unico Figlio;
E anche il Santo * Spirito Paraclito.
Tu, o Cristo, * sei il Re della gloria.
Tu, del Padre * sei l'eterno Figlio.

Chiniamo il capo:
Tu incarnandoti per salvare l'uomo, * non disdegnasti il seno di una Vergine.

Tu, spezzando il pungolo della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu sei assiso alla destra di Dio, * nella gloria del Padre.
Noi crediamo che ritornerai * qual Giudice.

Il seguente Versetto si dice in ginocchio.
Te quindi supplichiamo, soccorri i tuoi servi, * che hai redento col prezioso tuo sangue.

Fa' che siamo annoverati coi tuoi Santi * nell'eterna gloria.
Fa' salvo il tuo popolo, o Signore, * e benedici la tua eredità.
E reggili * e innalzali fino alla vita eterna.
Ogni giorno * ti benediciamo;
Chiniamo il capo, se è la consuetudine del luogo.
E lodiamo il tuo nome nei secoli, * e nei secoli dei secoli.

Degnati, o Signore, di preservarci * in questo giorno dal peccato.
Abbi pietà di noi, o Signore, * abbi pietà di noi.
Scenda sopra di noi la tua misericordia, * come abbiamo sperato in te.
Ho sperato in te, o Signore: * non sarò confuso in eterno.
Reliqua omittuntur, nisi Laudes separandae sint.Si salta il resto, a meno che si preghino le Lodi separatamente.
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Oratio {ex Proprio de Tempore}
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
Orémus
Deus, qui nobis in Corde Fílii tui, nostris vulneráto peccátis, infinítos dilectiónis thesáuros misericórditer largíri dignáris; concéde, quæsumus, ut illi devótum pietátis nostræ præstántes obséquium, dignæ quoque satisfactiónis exhibeámus offícium.
Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.
30
Orazione {dal Proprio del tempo}
V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te.
Preghiamo
O Dio, che nel Cuore del Figlio tuo, ferito pe' nostri peccati, ti degni di effondere pietosamente gli infiniti tesori del tuo amore; concedi, che noi, prestandogli il divoto ossequio della nostra pietà, gli rendiamo anche il dovere di una condegna soddisfazione.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
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Conclusio
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Benedicámus Dómino.
R. Deo grátias.
V. Fidélium ánimæ per misericórdiam Dei requiéscant in pace.
R. Amen.
31
Conclusione
V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te.
V. Benediciamo il Signore.
R. Grazie a Dio.
V. Le anime dei Fedeli per la misericordia di Dio riposino in pace.
R. Amen.
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APPUNTI


“Imparate da ME 
che sono dolce ed umile di cuore

“Vacate et videte”  “Sine Me nihil potestis facere”

Svuotatevi di voi stessi.
Carità Fede Speranza Giustizia (in ordine di dignità)
Umiltà “Deus superbis resistit!!!” “L’umiltà precede la gloria”  (in ordine pratico)
MARIA attinge l’infinito! La prima e più alta creatura: Immacolata-Vergine Divina-MATER DEI-Assunta-Perfettissima Corredentrice e Mediatrice, generata e creata da Dio.   
E noi: che cosa, quanto conosciamo dell’Immacolata? Avvertiamo l'esigenza e il  bisogno di conoscerLa sempre più? La conoscenza di Lei Madre di Dio e nostra ci avvicinerà sempre più a Dio.

A  LEI tutto: mente cuore volontà:

*Dare a Maria la mente: Arriviamo a quell’”idea fissache diventa fonte e fondamento del nostro Amore a Maria.

*Dare a Maria il cuore per più conoscerLa e conoscerLa per più amarLa. “Intrattieniti spesso con Lei e ti trasformerai in Lei” dice S. Massimiliano M. Kolbe.
Lotta al rachitismo e alla tisi!  La vita di Xristo è tutta Mariana!!!
“Dolce Cuore di Maria, fa’ che T’ami alla follia”.
“Gesù Maria Amore, venite insieme nel mio cuore!”

*Da a Maria la tua operosità, operatività, volontà.
Per mezzo di Maria, come Maria, in Maria, con Maria porta Gesù ai fratelli con febbrile/folle Attività, Apostolato e Missionarietà: dona i tuoi zeri a MARIA = Immacolata, Corredentrice e Mediatrice.

Credendo  fermamente al trionfo del Cuore Immacolato di Maria ingrana la quarta e la quinta marcia, e no no no la  … retromarcia! L’Immacolata svetterà sul Cremlino sia pure dopo che la bandiera rossa abbia sventolato su San Pietro. 
In verità Dio con Maria ha già VINTO!

Con l’arma del Santo Rosario abbiamo il segreto della VITTORIA.
AVE MARIA!

mercoledì 10 giugno 2015

RESURREXIT ! ALLELUJA ! Alcune considerazioni sull’immensità della Risurrezione di Cristo


Sermone di san Bonaventura 

per la Santa Pasqua


         1. Levati, o Signore, salvami, tu che percuoti coloro che mi perseguitano senza motivo.

[prologo] 
Signore Dio, te ne prego, abbi misericordia; chi rialzerà Giacobbe, che è cosi piccino? Le parole proposteci in secondo luogo si leggono nel capitolo settimo di Amos, nelle quali si dimostra l’immensa nobiltà ed eccellenza di Cristo risorto, mentre dalla sua altezza in un certo modo muore nella nostra considerazione, dalla sua certezza nella nostra conoscenza cade, dalla sua grandezza si abbassa alla nostra misura. 
E perché muore nella nostra considerazione dalla sua altezza, perciò Amos chiede ansiosamente: chi lo rialzerà?, vale a dire colui che è morto nella nostra considerazione. Cade nella nostra conoscenza dalla sua certezza, perciò dice:Giacobbe, che viene interpretato soppiantatore; infatti la nostra conoscenza viene soppiantata dalla sua certezza, mentre si sforza di afferrare Colui che eccelle secondo il detto del Salmo: Si accosterà l’uomo ad un cuore profondo e Dio sarà esaltato. Rispetto alla nostra misura egli si abbassa dalla sua grandezza, perciò soggiunge: perché è piccolo. Il sole infatti, benché sia otto volte più grande della terra, tuttavia se lo si proporziona con la terra, appare più piccolo, benché sia più grande. 
Ma Amos, volendo rimuovere questa incongruenza dalle menti dei fedeli, invoca in primo luogo l’autorità del Padre a rialzare il morto, dicendo: Signore, cioè, tu che puoi rialzare il morto nel nostro pensiero; in secondo luogo (invoca) l’eterna verità a mostrare ciò che non è noto, col soggiungere: o Dio, ossia tu che puoi rivelare nella nostra conoscenza ciò che non è noto; in terzo luogo (invoca) l’amore paterno ad esaltare il Cristo, con l’aggiungere: abbi misericordia, te ne prego, così perché lo debba esaltare pur nella nostra proporzione. 
Pertanto desiderando noi offrirvi alcune considerazioni sull’immensità della risurrezione di Cristo, prima invochiamo, sull’esempio di Amos, l’autorità del Padre, che rialzi nella nostra considerazione il morto; poi (invochiamo) la verità eterna, che mostri alla nostra conoscenza l’ignoto; in terzo luogo (invochiamo) l’amore paterno affinché esalti Cristo nella nostra proporzione; affinché finalmente rialzato in noi Colui che da vita a tutto; e mostrato in noi Colui che illumina ogni cosa, ed esaltato in noi Colui che supera ogni cosa, per suo mezzo, possano essere dette da me e ascoltate da voi intorno alla sua risurrezione quelle cose che siano a gloria e ad onore dello stesso risorto e a consolazione delle anime. Cosi sia

[sermone] 2. Levati, Signore, salvami, tu che percuoti tutti coloro che mi perseguitano senza motivo. Oggi è spuntato per noi il giorno festivo di esultanza e di letizia, è arrivato il gaudio pasquale d’immensa giocondità per il fatto che siamo invitati alle nozze dell’Agnello risorto e della sua Sposa la madre Chiesa. Perciò, o carissimi, godiamo nell’animo, esultiamo nel presagio, diamo gloria a Dio nella parola, affinché per Cristo nostro Redentore e per la sua Sposa la nostra lode sia lieta e dignitosa. Godiamo, dico, per l’aumento della nostra letizia, esultiamo per il frutto della nostra fiducia, diamo gloria a Dio per la crescita della nostra vittoria, e diciamo a Cristo trionfatore con la gioia del nostro cuore: Tu speranza del nostro combattimento, tu gloria del nostro genere umano, perché hai vinto tutti i nemici. Nella nascita infatti recò la partecipazione della natura, nella Passione il beneficio della grazia, ma nella risurrezione il completamento della gloria. Il profeta Davide, desiderando che questo gaudio pasquale e infinito beneficio della gloria avvenissero ai suoi giorni, esclamava con ardentissimi sospiri: Levati, Signore, salvami, ecc., nella quale espressione in verità in giustissimo ordine si notano tre cose, e cioè: la sentita invocazione della risurrezione del Signore, la perfetta liberazione dell’uomo prigioniero e la giusta distruzione del dominio diabolico. 
Oggi infatti il Signore nostro Gesù Cristo per virtù propria è risorto, ha liberato l’uomo dal dominio diabolico e ha sommerso il diavolo con il suo esercito nel profondo del mare infernale. 
In primo luogo dunque si nota la sentita invocazione della risurrezione del Signore, quando dice: Levati, Signore, cioè dai morti; 
in secondo luogo la perfetta liberazione dell’uomo prigioniero, quando soggiunge: salvami; 
in terzo luogo la distruzione del dominio diabolico, quando aggiunge: tu, che percuoti tutti coloro che mi perseguitano senza motivo. È detto senza motivo, perché se pure l’uomo era trattenuto in carcere giustamente, tuttavia il diavolo lo deteneva ingiustamente, perciò fu giusta la distruzione del suo potere.
         3. Dice dunque: Levati, Signore, dove si nota la sentita invocazione della risurrezione del Signore. Veramente questa risurrezione doveva desiderarsi con tutte le midolla del cuore e doveva essere invocata con voci melodiose e con gola rilassata per i tre privilegi spirituali che Cristo ebbe nella sua risurrezione sopra tutti gli altri utili a noi. Il primo privilegio dunque fu il primato dell’insolita novità; il secondo privilegio fu la forza del proprio potere; il terzo privilegio fu l’esemplarità della nostra sorte necessaria, cioè della risurrezione.
         4. In primo luogo Cristo ebbe il primato dell’insolita novità nella sua risurrezione. Nessuno infatti, pur morendo in penosa vecchiaia, è risorto dai morti incominciando una nuova vita di gioia inestimabile; perché in questo modo il Signore Gesù Cristo fu il primogenito dei morti, che vinto l’impero della morte, è stato cinto della corona d’una nuova incorruttibilità. Chi infatti avrebbe dovuto per primo vincere la tristezza antica della morte e dare inizio alla nostra perpetua letizia, se non Colui che aveva la chiave per aprire l’accesso all’eternità? Egli, infatti, come avente autorità, poteva ordinare agli angeli: Sollevate le vostre porte, o principi, e alzatevi, o porte eterne; infatti per mezzo del mio sangue è stata restituita la concordia universale e rimessa la sentenza del castigo. Ora dunque, rimossa la spada fiammeggiante dalla porta del Paradiso, voglio che si apra la porta celeste perché sono il Signore degli eserciti, che con il proprio sangue, vinto il diavolo, ho conquistato il regno celeste. E perciò non in quanto Dio, ma in quanto uomo, egli è il re della gloria. E a proposito di questa novità si dice nella prima ai Corinzi: Cristo risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, ecc. L’Apostolo come prudente e discreto, nel mettere in luce le primizie originali, che Cristo ebbe nella risurrezione, prima di tutto, affinché la consolazione non si perda in allegria, presenta l’infelicità della morte che è argomento di desolazione, quando dice: a causa di un uomo venne la morte; poi, affinché la desolazione non si trasformi in tristezza, aggiunge la medicina della risurrezione che è motivo di consolazione, quando soggiunge: e per causa di un uomo, Cristo, venne la risurrezione dei morti. Una cosa dunque è mitigata dall’altra. Inoltre, poiché la morte è stata occasionata dall’astuzia del nemico, ma causata e originata dall’arroganza dell’animo e completata dalla concupiscenza della carne, si dice: come in Adamo tutti muoiono, a causa della sua prevaricazione. Perché però abbiamo la medicina della morte nella divina misericordia per merito della Passione del Signore, si aggiunge: e in Cristo tutti riavranno la vita, per merito della sua Passione. Quindi la causa prima e immediata della morte non è Dio, dal momento che Dio è essere sommo e indefettibile, e la morte è la maggiore di tutte le privazioni prodotte dalla punizione, ma la volontà che si allontana dalla rettitudine e dalla perpetuità della giustizia, come si dice nella Sapienza: Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei morenti… La giustizia infatti è perpetua e immortale. Il guadagno dell’ingiustizia è la morte.
         5. In secondo luogo Cristo nella sua risurrezione mostrò la forza del proprio potere. Infatti non ebbe bisogno dell’aiuto di una devota preghiera né del soccorso del servizio angelico, benché abbia fatto uso dell’ossequio della milizia celeste. Di ciò è detto nel Salmo: Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io ora sorgerò, dice il Signore. Poveri e miseri erano i santi padri posti nel limbo quasi in uno squallidissimo carcere, non avendo mezzi con i quali redimersi; e perciò assai miseri e gementi anelavano con intensi desideri che si accelerasse quel beneficio della risurrezione; esaudendo i loro voti, il Signore dice: Ora sorgerò. Parla in prima persona come chi ha potere di deporre la propria vita nella Passione e di riprenderlanella risurrezione. Ma obietterà forse il filosofo della natura: Come poté avvenire questo, che un corpo animale e composto di parti contrastanti sia indissolubile e duri in perpetuo?. A lui risponde il teologo: Se vuoi, affinché il tuo argomento stia saldo in tutta la materia, ti dimostrerò le molte incongruenze. Infatti, in primo luogo, tu vuoi che Dio non possa fare più della natura, e l’artefice più della sua opera: nessuno dubita che ciò sia illogico. Altra obiezione: È impossibile secondo la natura: dunque è semplicemente impossibile. Rispondo: Certamente no. La seconda incongruenza è che tu vuoi che la natura abbia delle forze occulte, come la calamità che attira il ferro e la salamandra che non brucia nel fuoco, e molte altre cose; e tu pretendi che Dio non abbia altro potere se non quello che tu puoi vedere con i tuoi occhi. Questo è il massimo della illogicità dal momento che vediamo piccole opere di Dio e molte di più, le più grandi, sono occulte; come è detto nell’Ecclesiastico. La terza contraddizione è che pretendi che Dio abbia promesso l’obbedienza alla natura: se ciò fosse vero, non avrebbe dato la vista al cieco, non avrebbe mondato il lebbroso, non avrebbe risuscitato il morto. In quarto luogo supponi il falso: procedi affermando cose non concesse, dicendo che il corpo animale è composto di parti tra loro contrarie: perché non si tratta di corpo animale, ma di corpo spirituale e innalzato e collocato al di sopra di ogni contrarietà grazie allo stato di gloria, è reso idoneo dall’anima a durare perpetuamente. E la conclusione di queste parole può essere ricavata dai detti di Agostino nella lettera a Consenzio, dove dice così: «Dalla consuetudine delle opere sperimentate, la debolezza umana misura le opere divine non sperimentate, e chiacchiera, con sottigliezze dicendo: Se c’è carne, c’è anche sangue; se c’è sangue, ci sono anche gli altri liquidi; se ci sono gli altri liquidi, dunque c’è anche la corruzione. Nella stessa maniera potrebbe dire: se c’è la fiamma, anche arde; se arde, anche brucia; dunque bruciò i tre fanciulli nella fornace ardente. Se credi che quello sia un miracolo, perché dubiti intorno alle cose meravigliose? Che se non credi, sei più cieco della cecità dei Giudei. Può dunque la divina potenza lasciare o togliere alla natura corporale alcune qualità secondo il suo volere, può rinvigorire le membra mortali, allontanando da esse la mortalità; può fare che un’immagine sia vera, senza alcuna imperfezione; che sia vero il movimento, e non vi sia nessuna fatica; che si abbia vero potere di mangiare, e non vi sia alcuna necessità di farlo».
         6. In terzo luogo si deve desiderare questa risurrezione che è modello della nostra risurrezione, ossia della nostra sorte. Cristo, capo e modello della nostra risurrezione è risorto a questo scopo, per rendere certi noi, sue membra, della nostra risurrezione; altrimenti sarebbe una cosa mostruosa, se risorgesse il capo senza le membra. E per questo argomentava assai bene ed efficacemente l’Apostolo contro coloro che negavano la risurrezione, dicendo: Se i morti non risorgono, neppure Cristo è risorto. Se dunque è necessario che Cristo sia risorto, perché ciò che avvenne ora è impossibile che non sia avvenuto; è necessario pertanto che i morti risorgano. Per cui subito continua: È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Di conseguenza, a seminar nei cuori dei fedeli la fede della risurrezione e rimuovere l’ambiguità della diffidenza e della disperazione, dice nella prima ai Tessalonicesi: Se infatti noi crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato; cosi anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù con lui. Avendo dunque questa ferma fiducia, con il beato Giobbe non dobbiamo rattristarci della morte di qualche buon cristiano, come gli altri che non hanno speranza.
         7. In secondo luogo segue la perfetta liberazione dell’uomo prigioniero, quando soggiunge: salvami. 
Infatti Cristo liberò ossia salvò perfettamente l’uomo misero per il fatto che prima lo salvò dall’offesa di ogni colpa mediante l’effusione della grazia giustificante; 
poi lo salvò dall’obbligo della pena sopportando la morte sotisfattoria; 
in terzo luogo lo liberò completamente nella generale risurrezione dalla sventura e dalla miseria corporale conferendogli la gloria trasformatrice.
         8. In primo luogo lo salvò dal danno di ogni colpa infondendogli la grazia giustificante. E di questo si dice nella lettera agli Efesini: Ma Dio, che è ricco nella misericordia, per l’eccessivo amore con il quale ci amò, essendo noi morti al peccato, ci ha ridato la vita in Cristo, per la cui grazia siete stati salvati. Veramente ricco e sovrabbondante fu Dio Padre nella misericordia,quando per manifestare l’eccessiva carità e affetto che aveva verso di noi, volle dare vita a noi morti nei peccati e salvarci dalla morte di qualsivoglia peccato infondendo in noi la vita della grazia per merito della Passione dell’Unigenito Figlio suo. Certamente, se il torrente di tanta dolcezza irriga le anime cristiane, esse non dovrebbero dare luogo all’ingratitudine, bensì con profonda devozione e amore dovrebbero rendergli di continuo molte grazie. Di questo parlò l’angelo a Maria Vergine: Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati.
         9. In secondo luogo lo salvò dall’obbligo della pena sopportando la morte sotisfattoria, come è detto in Isaia: Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? Io, che parlo con giustizia e sono grande nel soccorrere. Perché rossa è la tua veste, e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel tino? Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Infatti gli spiriti angelici, vedendo Cristo splendido nella sua veste e che avanzava nella pienezza della sua forzaper l’eccessiva ammirazione prorompono in queste parole: Chi è costui che viene da Edom? Edom infatti viene interpretato «sanguinante»; con le vesti tinte dall’abbondante aspersione del proprio sangue, che scorse dalle mani e dai piedi nella crocifissione, dalla testa nella coronazione, da tutto il corpo nella flagellazione, e dal cuore nell’apertura del costato. Inoltre:Chi è costui che viene da Bosra, cioè dal luogo della tribolazione e dell’angustia? Bosra infatti viene interpretata «angustia». Rispondendo loro Gesù (dice): Io che parlo con giustizia,annunciando con la parola ed eseguendo con l’opera; infatti accettai la morte per l’inflessibile rigore della divina giustizia che puniva a causa della prima prevaricazione: e sono grande nel soccorrere i vostri padri, che erano nel limbo per decreto immutabile e per giuramento esplicito; giuramento fatto da Dio Padre ad Abramo, di dargli me in prezzo della liberazione, affinché il mio popolo, liberato dalla mano dei demoni, senza timore serva liberamente a Dio. E perciò l’indumento del mio corpo è rosso e sanguinante: e le vesti, cioè le mie membra, sono schiacciate come i grappoli nel torchio dei pigiatori, per il fatto che il torchio è il recipiente adatto per spremere i grappoli della morte e dell’angoscia; li ho pigiati io da solo,affinché con il mio sangue spremuto da tutto il corpo venisse pagato il debito di pena dell’uomo miserabilissimo. Per cui nel Salmo: Egli libererà il povero dal potente e il misero che non trova aiuto. Avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Il nostro re, Cristo, prima dei secoli ha operato la salvezza sulla terra.
        10. In terzo luogo salverà l’uomo nella risurrezione generale dalla sventura e dalla miseria conferendogli la gloria trasformatrice. Se ne parla nella lettera ai Filippesi:  Aspettiamo come salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso. Chi infatti vuole che il corpo si conformi allo splendore del corpo di Cristo nella patria, deve prima, durante questa vita, sull’esempio di Cristo mortificare il suo corpo con digiuni e umiliarlo con castighi e anche sottometterlo a umili servizi; perché nella gloria sorgerà tanto più conforme allo splendore di Cristo, quanto più nella vita sarà stato umile per amore suo.
         11. In terzo luogo si nota nella frase proposta la giusta distruzione del dominio diabolico, quando soggiunge: tu che percuoti tutti coloro che mi perseguitano senza motivo. Ma si dice questa distruzione del diavolo giusta per tre ragioni: prima perché fu ingannato astutamente e fraudolentemente fu usurpato il dominio del primo uomo; seconda, perché furono maligne la presunzione e l’ingiustizia nell’istigare l’uccisione di Cristo innocente; terza, per ristabilire l’equilibrio di equità e di giustizia non sopportando che l’ordine dell’universo sia perturbato. Per cui fu giusto che fosse distrutto il dominio diabolico, sia perché dolosamente e astutamente aveva usurpato il potere del primo uomo, sia perché ingiustamente ed empiamente aveva istigato la morte di Cristo innocente, sia perché nella sua equità la giustizia divina non poteva sopportare lo sconvolgimento dì tutto l’universo.
         12. In primo luogo fu giusta la distruzione del dominio diabolico a causa dell’astuto e fraudolento inganno nell’usurpazione del dominio del primo uomo. A questo si può applicare quel passo dei Numeri: Una stella spunterà da Giacobbe e uno scettro sorgerà da Israele e percuoterà i capi di Moab e devasterà tutti i figli di Seth. E l’Idumea sarà la sua conquista.Questa stella è la Vergine Maria per il fulgore delle virtù e delle grazie: ma scettro, che ha la forza per espugnare in aiuto ai miseri, è il Signore nostro. Egli, in virtù del proprio sangue, abbatté capi infernali del superbo Moab, e con l’arte della sua multiforme sapienza superò l’inganno del diavolo traditore che aveva introdotto la morte, portò via con sé l’uomo che teneva prigioniero e gli apportò la medicina della guarigione da quello stesso legno, con cui il nemico lo aveva vulnerato con inganno. Di questo parimenti si parla nel tema annunciato più sopra:Levati, Signore, salvami, tu che percuoti tutti coloro che mi perseguitano senza motivo.
         13. In secondo luogo fu giusta la distruzione del dominio diabolico per la maligna empietà e l’ingiustizia nel suggerire la morte di Cristo innocente. Per cui si dice in Abacuc: Hai demolito la cima della casa dell’empio, l’hai scalzata fino alle fondamenta. Hai maledetto i comandanti dei suoi guerrieri che irrompevano come turbine per disperdermi. Il diavolo empiamente e ingiustamente volse la mano contro Cristo, sul quale non aveva alcun diritto, persuadendo i suoi infernali soci che venivano come un turbine a disperdere l’innocente e crocifiggerlo. Perciò fu cosa giusta che proprio il diavolo, capo della corte infernale, fosse percosso, spogliato e privato del potere e del dominio sul suo schiavo.
         14. In terzo luogo fu giusta la distruzione del dominio diabolico per ristabilire l’equità della retta giustizia che non sopporta lo sconvolgimento dell’ordine dell’universo. Perciò si dice nell’Esodo: La tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari. Scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Infatti l’equità della giustizia divina «comanda che l’ordine dell’universo sia conservato e vieta che sia turbato». Di conseguenza, affinché il diavolo non riportasse vantaggio dalla sua malizia e dal peccato, per mezzo del quale aveva sconvolto tutto l’universo, fu cosa degna che venisse percosso, privato e punito. E per questo si dice in Isaia: Tremerà l’Assiria percossa dalla verga. L’Assiria significa il diavolo che si spaventa, quando la divina giustizia lo percuote con la verga. Preghiamo, ecc.