venerdì 6 marzo 2015

Morte giudizio INFERNO paradiso




Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) che sarà beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. 





Suor Serafina Micheli e
la visione di Lutero all'Inferno
Suor Serafina Micheli e la visione di Lutero all'Inferno



Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini ... 

...  d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”.

Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.

La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio.

In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all’eterna rovina.

Se vogliamo evitare l’Inferno viviamo nell’umiltà. Accettiamo di non essere considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono. Non lamentiamoci, quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno degni di noi. Non critichiamo mai, per nessun motivo, l’operato di coloro che ci circondano. Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani.

Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi. Confidiamo sempre nella grazia di Dio e non in noi stessi. Non preoccupiamoci eccessivamente della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione. Diciamo spesso col salmista: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze” (Salm. 130).

Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. E’ questa l’esperienza di San paolo: “La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.
Don Marcello Stanzione

Il velo delle donne: origine, significato e prassi ecclesiale



Il velo delle donne:
origine, significato e prassi ecclesiale


Perché è bene che le donne stiano a capo velato in presenza di Dio








Oggi in molti pensano che portare il velo in Chiesa sia sciocca bigotteria anacronistica, inutile ostentazione di religiosità, gesto comunque non più obbligatorio e non richiesto né da Dio né dalla Chiesa. Le cose, come vedremo subito, non stanno affatto a così. Sia la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura, sia le disposizioni delle massime autorità della Chiesa (san Lino Papa successore di san Pietro), sia anche i voleri dell'Alto pervenutici tramite rivelazioni private, affermano esattamente il contrario. Vediamo come.

1) SACRA SCRITTURA

Prima lettera di san Paolo ai Corinzi (1 Cor 11, 1-6.13-16)


"Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l`uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capomanca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l`uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio."


Il testo può sembrare non molto comprensibile a noi uomini del XXI secolo, comunque non è poi tanto difficile comprenderne il senso. Bisogna cominciare dagli ultimi versetti: i capelli lunghi sono "gloria della donna" ovvero segno esteriore della sua bellezza e, sovente, anche espressione della sua vanità, mentre per l'uomo vale esattamente il contrario. Per cui è segno di mortificazione e umiliazione davanti a Dio - per una donna - radersi o portare i capelli corti (come fanno le suore), mentre per gli uomini farsi crescere i capelli (tradizione universale, come è noto, nelle Chiese di oriente dove tutti i monaci hanno il divieto assoluto di tagliare i capelli, mentre in Occidente vige la regola - negli istituti di stretta osservanza - di radersi a zero). 

Ora mentre per un uomo coprirsi il capo sarebbe mancare di rispetto a Cristo (e infatti durante la Messa celebrata da un Vescovo gli viene tolto anche lo zucchetto prima della preghiera eucaristica), per una donna sarebbe mancanza di rispetto gloriarsi della sua bellezza esteriore davanti a Dio, non riconoscendo il primato dello spirito e dello spirituale sulla vanità dell'esteriore. Per questo san Paolo afferma che non è conveniente che una donna faccia la preghiera davanti a Dio a capo scoperto. 

C'è anche un'altra motivazione, senz'altro meno nobile, ma non meno importante: la donna è soggetta all'uomo (cioè al marito), nel senso che appartiene a lui e a lui solo. Una donna senza velo e ben acconciata, inevitabilmente attira l'attenzione degli uomini che la guardano. Questo, oltre che essere quanto mai inopportuno in Chiesa, è anche mancanza di rispetto verso il marito, a cui, solo, appartiene la moglie (fermo restando che è vero anche il contrario). Per cui portare il velo, almeno in Chiesa, è segno esteriore con cui si riconosce il primato dello spirito (unica cosa che conta davanti a Dio), si mortifica la vanità esteriore (destinata a sciogliersi come brina al sole col passare inesorabile del tempo), si esalta e si afferma la santità intemerata e incorruttibile dell'unione nuziale. In Chiesa gli uomini non devono guardare le donne, meno che mai quelle degli altri, ma pensare a Dio e a pregare. E basta. E per chi ha il gusto della contestazione vale il monito conclusivo dell'Apostolo: tra i figli di Dio questa consuetudine (oggi così diffusa) non c'è. La lasciamo ai figli del primo contestatore, ai suoi servi e ai suoi schiavi.




2) DISCIPLINA DELLA CHIESA

Il successore di san Pietro, San Lino, sancì con l'autorità di Sommo Pontefice questo obbligo per tutte le fedeli cattoliche. Riporto semplicemente quello che si legge nel BREVIARIUM ROMANUM del 1962, nel giorno 23 Settembre, festa liturgica di san Lino Papa e Martire. Prima la mia traduzione dal latino, poi l'originale per chi volesse controllarne l'esattezza.

"Lino Papa, nato a Volterra in Toscana, fu il primo dopo Pietro a governare la Chiesa. Fu di così grande fede e santità, che non solo scacciava i demoni, ma anche richiamava a vita ai morti. Scrisse gli atti del beato Pietro, in particolare e soprattutto quello che fece contro Simon Mago. Decretò che nessuna donna entrasse in Chiesa se non CON IL CAPO VELATO. Questo Pontefice fu decapitato per la costanza della sua fede, su ordine del malvagio e ingrato governatore Saturnino, la cui figlia aveva liberato dalla vessazione del demonio. Fu sepolto in Vaticano, presso la tomba del Principe degli Apostoli, il 23 Settembre. Regnò per undici anni, due mesi e 23 giorni, sono stati creati, e due volte, nel mese di dicembre, ordinò quindici vescovi e diciotto sacerdoti".


Testo originale latino:


Linus Póntifex, Volatérris in Etrúria natus, primus post Petrum gubernávit Ecclésiam. Cuius tanta fides et sánctitas fuit, ut non solum dæmones eiíceret, sed étiam mórtuos revocáret ad vitam. Scripsit res gestas beáti Petri, et ea máxime quæ ab illo acta sunt contra Simónem magum. Sancívit ne qua múlier, nisi veláto cápite, in ecclésiam introíret. Huic Pontífici caput amputátum est ob constántiam fídei, iussu Saturníni ímpii et ingratíssimi consuláris, cuius fíliam a dæmonum vexatióne liberáverat. Sepúltus est in Vaticáno prope sepúlcrum Príncipis Apostolórum, nono Kaléndas Octóbris. Sedit annos úndecim, menses duos, dies vigínti tres, creátis, bis mense Decémbri, epíscopis quíndecim, presbyteris decem et octo.



Per la cronaca, nessun Pontefice, né tanto meno il Concilio Vaticano II (sempre messo in mezzo come il prezzemolo da coloro che pensano di sapere tutto ma che invece sono molto "ignoranti", nel senso etimologico del termine, cioè non sanno quello che dicono) ha mai abrogato o cancellato questa disposizione disciplinare, che non è certamente un dogma di fede ma ha radici apostoliche (come chiaramente si vede nel testo della lettera ai Corinzi) e vanta un'obbligatorietà canonica sancita dal primo successore di san Pietro. E qui mi si permetta di stigmatizzare una delle solite stranezze dei modernisti: stanno sempre a invocare e sbandierare la Chiesa primitiva, a dire che bisogna tornare agli usi della Chiesa delle origini... Più primitiva tradizione di questa quale sarebbe? Viene il sospetto che si invochi "la tradizione degli antichi" solo quando fa comodo...



3) LA MADONNA AFFERMEREBBE DI GRADIRE, ANZI DI VOLERE IL VELO PER TUTTE LE DONNE CATTOLICHE

Ho usato il condizionale per rispetto alla Chiesa, perché i messaggi della Madonna su questo argomento provengono da apparizioni non ancora ufficialmente riconosciute dalla Chiesa (ma non condannate) che il sottoscritto, pur senza voler in nessun modo prevenire il giudizio definitivo della Chiesa a cui anzi si rimette e sottomette fin d'ora, reputa attendibili. Si tratta delle apparizioni di Maracaibo (Venezuela). Non sono riconosciute ufficialmente, ma nel luogo è stato eretto un luogo di culto autorizzato dall'autorità ecclesiastica, cosa che equivale, come è noto, a una sorta di riconoscimento implicito. Per chi volesse approfondire il tema, trova tutto il materiale - sia in PDF per la lettura che in Mp3 per l'ascolto - a questo indirizzo:http://www.parrocchiasanmichele.eu/download/category/128-venezuela.html

Mi limito a riportare i messaggi relativi alla materia che stiamo trattando. Dapprima la Madonna dà delle ammonizioni relative alla DECENZA NEL VESTIRE nei luoghi sacri, rivolte prima agli uomini e poi alle donne:

La Vergine Maria illustra, nei dettagli, durante le sue apparizioni ai due veggenti (Josè Luis Matheus e Juan Antonio Gil) la maniera di presentarsi davanti all'altare del Padre suo Celeste: 

Nostra Signora invita i suoi figli maschi a vestirsi sempre con pantaloni lunghi e chiede loro di evitare di portare degli 'shorts' nella casa del Padre suo, ma di indossare invece degli abiti che mostrino rispetto e decoro. 

D'altra parte, Maria chiede a tutte le sue figlie di presentarsi vestite con delle gonnelunghe e dei vestiti sobri e classici, senza sottomettersi alle mode indecenti; inoltre la santa Vergine le prega di evitare di presentarsi davanti al Tabernacolo con abiti scollati, corti o aderenti”. 
Queste le parole della Madonna: “Dì loro di presentarsi umili e rispettose davanti alla presenza della santa Trinità, che è sempre presente in ogni tabernacolo di tutte le Chiese e che è sempre circondato da tutti i Santi e gli Angeli del Paradiso. Anche Io sono lì in adorazione del mio Divin Figlio”.


Poi inizia a manifestare le sue richieste sul velo:


La Vergine Maria ha espresso ai due veggenti anche una particolare richiesta da presentare, a suo nome, alle sue figlie di tutte il mondo: DI PORTARE SEMPRE UN VELO IN CHIESA. 

Maria spiega infatti che portando un velo le sue figlie “si presentano come le umili serve di Dio, in tal modo esse ornano il Suo Tempio con la virtù dell'umiltà.
E DISTRUGGONO ALCUNI DEI NUMEROSI ATTACCHI CHE SATANA INFLIGGE CONTRO LA CHIESA DEL MIO DIVIN FIGLIO, poiché la capigliatura delle donne è il loro orgoglio e, ricoprendola con il velo, non solo si rivestono della virtù dell'umiltà, ma, praticandola, riescono a distruggere alcuni degli attacchi che Satana infligge contro la Chiesa Cattolica”.


Apro una piccola parentesi di commento. 
Rendiamoci conto di quello che dice la Madonna: da questo gesto di umile devozione dipende la distruzione di alcuni attacchi di Satana alla Chiesa!!! 
Altro che gesto esteriore che non servirebbe a niente perché importanti sarebbero solo le disposizioni del cuore! L'uomo non è un angelo: è corpo e anima. E il linguaggio esteriore, specie in segni così forte, è una vera e propria bomba lanciata dentro le linee del Nemico!

Riprendiamo i messaggi.

Chi scrive si ricorda che in un'occasione una signora, di origine anglosassone, fece ai due veggenti l'innocente commento che certamente la santa Vergine Maria, per quanto riguardava il velo, si rivolgeva alle donne di cultura latina. La risposta di Josè Luis Matheus fu questa:

“[ridendo] Mi spiace signora, ma l'invito della santa Vergine a portare il velo è rivolto alle donne di tutto il mondo, così come tutti i messaggi che ci ordina di trasmettere. Lei ci ha detto che agli occhi di Dio tutti gli uomini sono uguali e il suo messaggio si applica a tutti ed è valido per tutti”.


Solo a rigore di completezza, la Madonna in altri messaggi delle stesse apparizioni ha manifestato il desiderio che la Sacra Ostia sia presa direttamente in bocca e possibilmente in ginocchio. Per chi desidera approfondire rimando al materiale disponibile all'indirizzo sopra citato.

La Madonna, dunque, in queste apparizioni, sembrerebbe confermare pienamente la dottrina tradizionale: il velo manifesta l'umiltà davanti a Dio di cui ci si riconosce umili serve; umiliazione dell'orgoglio femminile, foriero oggi di tanti peccati e gravi scandali. Più una notizia al fulmicotone: con questo gesto si distruggono alcune delle opere di Satana! 
Il che non mi sembra poco.

Alle figlie di Dio coraggiose, aperte alla verità e docili, che leggeranno questo articolo, rivolgo solo una esortazione: FORZA E ONORE! 
Siate coraggiose per Gesù e per Maria, contro i nemici della Chiesa, oggi scatenati e furiosi più che mai, ma che nulla possono contro chi, in tutto - anche in questo! - fa la volontà di Dio e della Sua Santissima Madre! 

Viva Cristo Re e la Signora di tutti i popoli, Avvocata, Mediatrice e Corredentrice dell'Umanità. 
Ave Maria! 






AVE MARIA PURISSIMA!

Gaude flore virginali. 2

Playing
Gaude flore virginali
by
William Horwood
(d. c. 1484)
Recorded in Performance June 23, 2001
by
Collegium Cantorum

Gaude flore virginali
Honoreque speciali
Transcendens splendiferum
Angelorum principatum
Et sanctorum decoratum
Dignitate numerum.
  Rejoice in the virginal flower
and in the special honor
transcending in dignity the
splendid pre-eminence of the
angels and the adorned multitude
of the saints.
 
Gaude sponsa cara Dei,
Nam ut clara lux diei
Solis datur lumine,
Sic tu facis orbem vere
Tuae pacis resplendere
Lucis plenitudine.
  Rejoice, dear spouse of God,
for as the clear light of day
is given by the light of the
sun, so you make the world
truly to shine with the
abundant light of your peace.
 
Gaude splendens vas virtutum
Cuius pendens est ad nutum
Tota caeli curia.
Te benignam et felicem
Jesu dignam genitricem
Veneratur in gloria.
  Rejoice, splendid vessel of
virtues, to whose will the
entire heavenly court bends.
It venerates you, benign,
blessed and worthy mother of
Jesus, in glory.
 
Gaude nexu voluntatis
Et amplexu caritatis
Iuncta sic altissimo,
Ut ad votum consequaris
Quicquid virgo postularis
A Jesu dulcissimo.
  Rejoice in the joining of the
will and the embrace of love,
you thus joined to the Most
High, that you follow divine
will in whatever, o virgin,
you are asked by sweetest Jesus
.
 
                    
Gaude mater miserorum
Quia pater saeculorum
Dabit te colentibus
Congruentem hic mercedem
Et felicem poli sedem
Regnis in caelestibus.
  Rejoice, mother of the wretched,
for the Father of the ages will
grant you with honors this
fitting reward, and upon the
happy throne of heaven you will
reign on high.
 
Gaude virgo mater Christi
Quia sola meruisti,
O virgo piissima,
Esse tantae dignitatis
Quod sis sanctae trinitatis
Sessioni proxima.
 
  Rejoice, virgin mother of Christ,
because you alone have merited,
most pious virgin, to be of such
worth as to be next to the throne
of the Holy Trinity.
 
Gaude virgo mater pura
Certa manens et secura
Quod haec septem gaudia
Non cessabunt nec decrescent
Sed durabunt et florescent
Per aeterna saecula. Amen.
  Rejoice, pure virgin mother,
remaining certain and secure,
because these seven joys will not
cease nor decrease but will
endure and flourish though
eternity. Amen.
 


Recording © Copyright 2001 Cantare, Inc. All rights reserved.

Santo Matrimonio e Santa Comunione

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Un “sì” per sempre, come l’amore di Cristo
22 aprile 1942
Il , erompente dal vostro labbro per impulso del vostro volere, annoda intorno a voi il vincolo coniugale, e insieme lega per sempre le vostre volontà. Il suo effetto è irrevocabile: il suono, espressione sensibile del vostro consenso, passa; ma il consenso stesso formalmente è fissato, non passa, è perpetuo, perché è consenso nella perpetuità del vincolo, mentre un consenso di vita soltanto per qualche tempo fra gli sposi non varrebbe a costituire il matrimonio. L’unione dei vostri sì è indivisibile; ond’è che non vi è vero matrimonio senza inseparabilità, né vi è inseparabilità senza vero matrimonio.
Ma se la volontà degli sposi, contratto che l’abbiano, non può più sciogliere il vincolo matrimoniale, potrà forse farlo l’autorità, superiore ai coniugi, stabilita da Cristo per la vita religiosa degli uomini? Il vincolo del matrimonio cristiano è così forte, che, se esso ha raggiunto la sua piena stabilità con l’uso dei diritti coniugali, nessuna potestà al mondo, nemmeno la Nostra, quella cioè del Vicario di Cristo, vale a rescinderlo.
Gesù e Maria con la loro presenza santificarono le nozze di Cana: là il divin Figlio della Vergine fece il primo miracolo, quasi a dimostrare anzi tempo che iniziava la sua missione nel mondo e il regno di Dio dalla santificazione della famiglia e dell’unione coniugale, origine della vita. Là cominciò la elevazione del matrimonio, il quale doveva ergersi nel mondo soprannaturale dei segni, che producono la grazia santificante, a simbolo della unione di Cristo con la Chiesa (Efesini 5, 32); unione indissolubile e inseparabile, nutrita di quell’amore assoluto e senza fine, che sgorga dal Cuore di Cristo. Come potrebbe l’amore coniugale essere e dirsi simbolo di tale unione, quando fosse deliberatamente limitato, condizionato, solubile, quando fosse una fiamma di amore soltanto a tempo? No: elevato all’eccelsa e santa dignità di sacramento, improntato e stretto in così intima connessione con l’amore del Redentore e con l’opera della redenzione, non può essere e affermarsi che indissolubile e perpetuo.
È vero; un vincolo può talora costituire un gravame, una servitù, come le catene che stringono il prigioniero. Ma può essere anche un potente soccorso e una sicura garanzia, come la corda che lega l’alpinista ai suoi compagni di ascensione, o come i legamenti che uniscono le parti del corpo umano e lo rendono spedito e franco nei suoi movimenti; e tale è ben il caso del vincolo indissolubile del matrimonio.
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La Santa Comunione, mezzo efficacissimo per la vita spirituale della famiglia
7 giugno 1939
Ogni anima cristiana ha bisogno dell’Eucaristia, secondo la parola di Nostro Signore Gesù Cristo: “Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” (Gv 6, 54. 55).
La Comunione Eucaristica ha dunque per effetto di alimentare l’unione santificante e vivificante dell’anima con Dio, di mantenere e fortificare la vita spirituale ed interiore, d’impedire che nel viaggio e nel combattimento terreno venga a mancare ai fedeli quella vita che è stata loro comunicata nel Battesimo.
Di questi beni così preziosi Gesù Cristo vuole arricchire le anime nella Santa Comunione: e beati coloro che, secondando le sue amorose intenzioni, sanno valersi di questo mezzo così valido di santificazione e di salute!
Ma di tutti questi aiuti hanno particolare bisogno gli sposi e i genitori cristiani che, rendendosi conto delle gravi responsabilità, da loro assunte, si sono proposti di volervi seriamente corrispondere.
La famiglia ha bisogno, come di base, di intima unione di anime soprattutto, non solo di corpi, unione fatta di amore e di pace scambievole. Ora l’Eucaristia è, secondo la bella espressione di Sant’Agostino, segno di unione, vincolo di amore, signum unitatis, vinculum caritatis, e perciò unisce e quasi rinsalda tra loro i cuori.
A sostenere i pesi, le prove, i dolori comuni, ai quali ogni famiglia anche ben ordinata non può sfuggire, vi è bisogno di quotidiane energie; la Comunione Eucaristica è generatrice di forza, di coraggio, di pazienza, e con la letizia soave che diffonde nelle anime ben disposte fa sentire quella serenità che e il tesoro più prezioso del domestico focolare.
Pensiamo con gioia, diletti figli, che voi, ritornando alle vostre città, ai vostri paesi, alle vostre parrochie, darete questo bello ed edificante spettacolo di accostarvi spesso alla Mensa Eucaristica, e dalla chiesa rientrerete nelle vostre case portando tra le pareti domestiche Gesù e, con Gesù, ogni bene.
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Alma Redemptoris Mater

Alma

Redemptoris Mater


AMDG et BVM