giovedì 16 ottobre 2014

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: 27 marzo 2014 – Lasciandosi tiranneggiare dai paga...

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: 27 marzo 2014 – Lasciandosi tiranneggiare dai paga...: 27 marzo 2014 – Lasciandosi tiranneggiare dai pagani, diventeranno come pagani INVIATO DA  MESSAGGI DA GESU CRISTO   ⋅   APRILE 5, 201...


Miracolo di Buenos Aires

giovedì 16 ottobre 2014

Il miracolo eucaristico ignorato: quello di Buenos Aires del 1992, nella diocesi di Bergoglio

Inchiesta sul miracolo di Buenos Aires
Nell’estate del 1263, a Bolsena, da un’ostia consacrata tra le mani di un prete boemo che dubitava della Presenza Reale, sprizzò sangue vivo, intridendo il corporale; e siccome il boemo corse in sacrestia cercando nella confusione di nascondere il fatto, numerose gocce di sangue gocciolarono sul marmo pavimentale.

Grande ed immediato fu il clamore di questo evento, in cui tutti videro l’impressionante conferma della fede: in quel secolo tredicesimo era cresciuta tra il popolo una vivace devozione all’Eucarestia. Un cinquantennio prima (1215) il Concilio quarto Lateranense aveva adottato il concetto della «transustanziazione» del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, aveva prescritto l’obbligo della Comunione almeno a Pasqua, e ordinato di custodire le particole consacrate in luogo sicuro.

Una mistica fiamminga, santa Giovanna di Cornillon (1191-1258), aveva rivelato che Cristo stesso – con cui parlava – desiderava che l’istituzione del Sacramento fosse celebrata con speciale solennità. Così, già nel 1246 una festa del Corpus Domini si celebrava a Liegi, diffondendosi poi in tutto il Belgio. In quegli stessi anni, fu la volontà dei fedeli – che la reclamavano a gran voce, per il desiderio di «vedere» coi loro occhi Gesù realmente vivo e presente nel pane e nel calice, nelle chiese affollate – ad imporre ai preti l’uso dell’elevazione delle sacre specie.

lunedì 13 ottobre 2014

Lettera aperta

Lettera aperta di un Vescovo cattolico



Quella che segue è una lettera di Mons. Livieres, il Vescovo di Ciudad d'Este (Paraguay) rimosso da PF un paio di settimane fa, subito dopo l'arresto di un altro Vescovo accusato di pedofilia, al punto che su tutti i giornali le due cose sono state indebitamente associate, come facenti parte di una medesima azione di "pulizia" intrapresa dal Papa. In realtà le cose sono andate un po' diversamente da come pubblicizzato dalla stampa.
La lettera che segue è stata pubblicata da un sito spagnolo e poi ripresa da Corrispondenza romana.
Noi offriamo una traduzione senza pretese (e con qualche probabile errore) per venire incontro a chi lo spagnolo non lo legge. Si tratta dell'ennesimo atto di grande chiarezza e coraggio di questo vero Pastore cattolico.


Nella Messa di apertura del Sinodo straordinario sulla famiglia, PF ha chiamato i vescovi a collaborare con il piano di Dio e formare così un popolo santo. Offro queste riflessioni con il desiderio di servire il Papa nella migliore maniera che posso.
La Chiesa, fondata sulla roccia Di Pietro, si attende dal sinodo la promozione della famiglia cristiana. Tuttavia, quello che la Bibbia chiama "il mondo" ha delle aspettative molto chiare: i mass media ripetono ogni giorno perché la Chiesa "sia al passo coi tempi". Un eufemismo per esigere che benedica, e non condanni  le deviazioni morali ogni giorno più frequenti, tra le altre ragioni, anche a causa della promozione sistematica da parte della stampa e dell'industria dell'intrattenimento.
La Chiesa senza dubbio non fu stabilita per sanzionare quello che il mondo pretende, bensì per insegnarci quello che Dio desidera da noi e accompagnarci nel cammino della santità. Perché è nella volontà di Dio, il quale tutto conosce e non può ingannarsi né ingannarci, dove noi incontriamo la vera pace e felicità. Né la dottrina della Fede, né la pratica pastorale - conseguenza di questa dottrina - sono il risultato di un consenso di preti, fosse anche di cardinali o vescovi.

Già sin dai primi tempi del cristianesimo, gli apostoli e i loro successori subirono pressioni da parte di potenti elites religiose e politiche perché modificassero la verità e la missione evangelica che avevano ricevuto da Cristo. Però, invece di inchinarsi davanti ad altri dei, essi ci hanno lasciato una testimonianza di fedeltà incondizionata alla verità, spargendo il loro sangue. Perché "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". In questi giorni mi consola pensare all'esempio di Sant'Attanasio. Fu esiliato dalla sua diocesi non una, ma cinque volte, a causa delle macchinazioni dei suoi fratelli vescovi ariani, con i quali egli non era "in comunione", precisamente perché voleva promuovere "la fede cattolica e apostolica", come dice la Preghiera eucaristica I, o Canone Romano.
Benedire e accettare "quello che il mondo desidera" non è né misericordia, né amore pastorale. Piuttosto è pigrizia e comodità, perché vorrebbe dire rinunciare a evangelizzare ed educare. E sarebbe rispetto umano, perché ci importerebbe di più quel che si dice piuttosto che redarguire profeticamente in obbedienza a Dio. Già San Benedetto riassumeva, in un'altra epoca anch'essa segnata da molta confusione, il principio di vita eterna dell'obbedienza: "Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza…", "… in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza" (Regola, Prologo).

Dentro la Chiesa, e ultimamente fino ad alcune delle sue più alte sfere, "soffiano venti nuovi" che non sono dello Spirito Santo. Lo stesso Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tra gli altri, ha criticato l'utopica pretesa di fare mutamenti di fondo nella pratica pastorale senza con questo mutare la dottrina cattolica sopra la famiglia. Senza giudicare le loro intenzioni, che presumo essere le migliori, e con la tristezza di doverli chiamare per nome, giacché sono di pubblico dominio, il Cardinal Kasper e la rivista gesuitica "La Civiltà Cattolica" sono responsabili di promuovere attivamente questa confusione. Quello che prima era proibito come una grave disobbedienza contro la legge di Dio, ora potrebbe ricevere la benedizione nel nome della sua misericordia. Giustificano l'ingiustificabile per mezzo di sottili interpretazioni di testi e fatti storici. Ma coloro che realmente conoscono questa materia hanno ridotto in polvere questi sofismi. Non dimentichiamo quello che ci assicurò il Signore: "il cielo alla terra passeranno, ma le mie parole no non passeranno" (Mt 24, 35).

Approfittiamo dell'opportunità straordinaria che ci è offerta dal sinodo, per riaffermare in modo positivo quello che la Chiesa ha sempre e ovunque creduto sopra la famiglia e che ha messo in pratica nella sua disciplina. E, al medesimo tempo, questo esige da noi di difendere la verità dinanzi a quelli che stanno dividendo e confondendo il popolo di Dio. La situazione è gravissima ed io non sono il primo ad avvertire che disgraziatamente ci troviamo dinanzi il pericolo di un grande scisma. Esattamente ciò che il Signore e la sua Santissima Madre ci hanno predetto in apparizioni riconosciute e approvate dall'autorità della Chiesa.

Dinanzi a coloro i quali piace "disegnare" consensi e manipolare statistiche, come se il popolo di Dio stesse domandando quello che in realtà si vuole imporre con la forza di una autorità abusiva, ricordiamo che la Chiesa non vive né si definisce a partire dalle opinioni degli uomini e dal cambio dei tempi, bensì da ogni parola che esce dalla bocca di Dio. La storia di come si finì per imporre a tutto un popolo cattolico lo scisma della Chiesa d'Inghilterra, insieme con la testimonianza martiriale de san Giovanni Fisher e san Tommaso Moro, sono una lezione che oggi vale la pena approfondire.

Preghiamo per il Papa, per i cardinali e i vescovi, perché tutti siamo disposti anche a versare il sangue in difesa e per la promozione della famiglia contro le tempeste dell'inganno e all'idolatria della libertà sessuale dell'uomo dinanzi a Dio. No non lasciamoci ingannare né allontaniamoci dalla Fede e dalla pratica morale che Gesù Cristo ci insegnò. Sappiamo che il mondo odiò nostro Signore. Il servitore non può essere da più che il suo maestro. Il mondo ci perseguiterà, anche invocando falsamente il nome di Dio. E gli ecclesiastici che diranno quel che il mondo desidera saranno applauditi e amati, "perché sono dei loro", non di Dio.

Mons. Rogelio Livieres
Vescovo della Chiesa Cattolica

domenica 12 ottobre 2014

La vacunación mundial de la que os hablé en 2010 pronto se presenciará

03 oct 2014 La vacunación mundial de la que os hablé en 2010 pronto se presenciará

12.10.2014 00:52
Viernes 3 de octubre de 2014 a las 15:10 hrs.

Mi muy querida bienamada hija, prestad ahora atención a Mi Promesa. Vendré otra vez para anunciar un nuevo comienzo, un nuevo mundo sin fin. Todos aquellos  que acepten la Gracia de Dios, cuando Yo cubra/vierta Mi Misericordia sobre el mundo entero, serán parte de Mi Reino.
He dado a la humanidad cada signo, cada advertencia y cada Gracia para preparar sus almas. Algunos han escuchado la Palabra de Dios, tal como se establece en los Santos Evangelios, y han hecho caso(y han prestado atención). Otros han oído y visto la Verdad, pero se niegan a aceptarla. Pronto llegará un día, cuando la Verdad completa y la prueba(evidencia) de Quien Soy Yo será revelada, y a los pecadores se les dará el mismo tiempo para tomar su propia decisión, de acuerdo a su libre albedrío. Ninguno de vosotros será obligado a aceptar Mi Misericordia porque únicamente vosotros podréis tomar esa decisión. Otros se negarán a dar testimonio de la Verdad, incluso cuando ellos la vean con claridad. Lamentablemente, éstos se perderán. Otros se tomarán su tiempo antes de que a Mí me juren lealtad, pero ese tiempo, después de que El Aviso tenga lugar, será corto.
Vengo ahora a hablarles de los acontecimientos que os revelarán los signos de estos tiempos y de Mi Presencia en esta Misión. Las tormentas se verán en muchas naciones y durarán semanas. La vacunación mundial de la que os hablé en 2010 pronto se presenciará. La Mano de Dios, en Su Divina Justicia, será vista cuando Él permita que las tentaciones sean colocadas frente a aquellos que están a Su servicio en Mi Iglesia. Cuando éstas y todas las otras profecías se hagan realidad, estaré esperando. Y luego, vendrá El Aviso. Vendrá pronto, antes del Gran Día cuando Mi Promesa de venir otra vez será cumplida finalmente.
Debéis confiar en Mi Bondad, Mi Amor y Mi Misericordia. Si lo hacéis, seréis lo suficientemente fuertes para enfrentar cualquier prueba e insultos que se os arrojarán en Mi Nombre y la gracia para permanecer fieles a Mi Santa Palabra.
Permaneced en paz y en esperanza, porque Mi Amor por vosotros, y vuestro amor por Mí, van a destruir el mal que se ha apoderado de las almas de los que así mismos se han separado de Mí.
Vuestro Jesús



Leer más: http://www.elgranaviso-mensajes.com/news/a03-oct-2014-la-vacunacion-mundial-de-la-que-os-hable-en-2010-pronto-se-presenciara/

IL LIBRO DELLE DOMANDE: LA TEOLOGIA DI SANTA BRIGIDA



CAPITOLO XIII - IL LIBRO DELLE DOMANDE: LA TEOLOGIA DI SANTA BRIGIDA


Il V Libro delle Rivelazioni, detto Libro delle Do­mande, è molto particolare e completamente diverso dagli altri: è il testo propriamente teologico di santa Brigida. 

Esso è frutto di una lunga visione che la san­ta ebbe quando viveva ancora in Svezia e dal mona­stero di Alvastra, dove si era stabilita dopo la morte del marito, si stava recando a cavallo al castello di Vadstena che il re le aveva donato perché fosse la se­de dell'ordine del Santissimo Salvatore. 

Il vescovo spagnolo Alfonso Pecha de Vadaterra, autore della prefazione al libro, racconta che Brigida cadde improvvisamente in estasi e vide una lunga sca­la che partiva da terra e raggiungeva il cielo dove Cri­sto era seduto in trono come un giudice, circondato da angeli e santi, con la Vergine ai suoi piedi. Sulla sca­la c'era un monaco, una persona colta che Brigida co­nosceva ma che non viene nominata; costui si dimo­strava molto agitato e nervoso e gesticolando poneva ostinatamente domande a Cristo, che gli rispondeva con pazienza. 

Le domande che il monaco pone al Signore sono quelle che probabilmente ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si pone sull'esistenza di Dio e il com­portamento umano, con ogni probabilità gli stessi in­terrogativi che Brigida stessa si era posta o si poneva. 

Il Libro delle Domande è quindi una sorta di manuale di fede cristiana per persone dalla fede non salda, un testo umanissimo e molto vicino all'anima di chiunque si interroghi seriamente e sinceramente sui grandi pro­blemi della vita, sulla fede e sul nostro destino ultimo. 

Sappiamo che, giunta a Vadstena, Brigida fu desta­ta dai suoi servitori; lei se ne dispiacque, perché avreb­be preferito restare nella dimensione spirituale nella quale si era trovata immersa. Tutto però era rimasto perfettamente impresso nella sua mente, per cui po­té trascriverlo in pochissimo tempo. Nel monaco che si arrampica sulla scala molti han­no visto il maestro Matthias, il grande teologo, pri­mo confessore di Brigida; altri genericamente un fra­te domenicano (nelle miniature dei manoscritti il mo­naco è rappresentato col saio domenicano), simbolo dell'orgoglio intellettuale al quale comunque Gesù, con estrema comprensione e generosità, offre tutte le risposte. 

Ecco come viene introdotta la trattazione: 

Capitò una volta che Brigida andava a cavallo a Vad­stena essendo accompagnata da parecchi dei suoi ami­ci, che erano anch'essi a cavallo. E mentre cavalcava elevò lo spirito a Dio e subitamente fu rapita e come alienata dai sensi in maniera singolare, sospesa nella contemplazione. Vide allora come una scala fissata a terra, la cui sommità toccava il cielo; e nell'alto del cie­lo vedeva Nostro Signor Gesù Cristo seduto su un tro­no solenne e ammirevole, come un giudice giudican­te; ai suoi piedi era seduta la Vergine Maria e intorno al trono vi era una innumerevole compagnia di ange­li e una grande assemblea di santi. 

A metà della scala vedeva un religioso che cono­sceva e che viveva ancora, conoscitore della teologia, fine e ingannatore, pieno di diabolica malizia, che dal­l'espressione del volto e dai modi mostrava di essere impaziente, più diavolo che religioso. Ella vedeva i pensieri e i sentimenti interiori del cuore di quel re­ligioso e come si esprimeva nei confronti di Gesù Cri­sto... E vedeva e udiva come Gesù Cristo giudice ri­spondeva dolcemente e onestamente a queste do­mande con brevità e saggezza e come ogni tanto No­stra Signora dicesse qualche parola a Brigida. 

Ma quando la santa ebbe concepito nello spirito il contenuto di questo libro, avvenne che arrivò al ca­stello. I suoi amici fermarono il cavallo e cercarono di destarla dal suo rapimento ed ella fu dispiaciuta di essere stata privata di così grandi divine dolcezze. 

Questo libro delle domande rimase impresso nel suo cuore e nella sua memoria come se fosse stato scolpito nel marmo. Ella lo scrisse subito nella sua lin­gua volgare, che il suo confessore tradusse in seguito in latino, così come aveva tradotto gli altri libri... 

Il Libro delle Domande contiene sedici interroga­zioni, ognuna delle quali è suddivisa in quattro, cin­que o sei domande, a ognuna delle quali Gesù ri­sponde dettagliatamente. 
Per dare subito un'idea precisa della struttura e del contenuto del libro, riportiamo per intero la prima in­terrogazione che contiene cinque domande legate al­la nostra fisicità. 

Prima interrogazione 
1. O giudice, io ti interrogo. Tu mi hai donato la boc­ca: non debbo forse parlare di cose piacevoli? 
2. Tu mi hai donato gli occhi: non devo vedere gli og­getti che mi dilettano? 
3. Tu mi hai donato le orecchie: perché non dovrei ascoltare i suoni e le armonie che mi piacciono? 
4. Tu mi hai donato le mani: perché non dovrei far­ne ciò che mi piace? 
5. Tu mi hai donato i piedi: perché non dovrei anda­re dove mi conducono i miei desideri? 

Risposte di Gesù Cristo 

1. Il giudice, seduto su un trono sublime, con gesti molto dolci e molto onesti rispose: Amico mio, ti ho dato la bocca per parlare ragionevolmente del­le cose utili all'anima e al corpo, e delle cose che sono in mio onore. 

2. Ti ho dato gli occhi affinché tu veda il male e lo eviti e affinché tu veda il bene e ad esso ti ispiri. 

3. Ti ho dato le orecchie per ascoltare la verità e per udire ciò che è onesto. 

4. Ti ho dato le mani affinché con esse tu faccia ciò che è necessario al corpo e che non nuoce all'anima. 

5. Ti ho dati i piedi perché tu ti allontani dall'amore del mondo e ti avvicini al riposo eterno, all'amore della tua anima e a me, tuo Creatore. 

Ma il monaco va ancora più a fondo, insistendo su­gli stessi temi: 
O giudice, ti domando perché mi hai dato i sensi corporali se non dobbiamo vivere in base ad essi. Per­ché ci hai donato la carne e altri sostentamenti cor­porali se non vuoi che li utilizziamo vivendo secon­do gli appetiti disordinati del corpo? Perché ci hai da­to il libero arbitrio se non possiamo seguire la nostra volontà? 

E la risposta è questa: 

Amico mio, ho donato all'uomo i sensi e l'intelli­genza per seguire le vie della vita e per fuggire le vie della morte. 
Ho donato le carni e gli alimenti necessari al so­stentamento corporale perché vengano usate con mo­derazione e l'anima acquisti maggiore virtù, senza es­sere indebolita e oppressa dalla quantità eccessiva. 
Ho donato all'uomo il libero arbitrio perché rinunci alla propria volontà per amor mio, che sono il suo Dio, accrescendo così i propri meriti. 

Sempre collocato a metà della scala, il monaco ri­volge al Signore altre domande che si riferiscono an­cora alla condizione umana: 

O giudice, perché devo ricercare la sapienza divi­na visto che possiedo la sapienza del mondo? Perché devo piangere, avendo in me in abbondanza la gloria e la gioia del mondo? Dimmi perché e come devo rallegrarmi nelle afflizioni corporali. Perché devo aver paura, possedendo forze molto grandi? Perché do­vrei ubbidire agli altri se dispongo della mia volontà? 

Ed ecco le risposte: 

Amico mio, colui che è giudice agli occhi del mon­do è cieco e folle davanti a me. Pertanto, per acqui­sire la mia divina saggezza, è necessario ricercarla di­ligentemente e umilmente. 

Chi possiede gli onori del mondo e la sua gioia è spesso agitato da cure diverse e immerso in amarez­ze che conducono all'inferno. Pertanto, per evitare che si allontani dalla vista del cielo e che venga fuor­viato, è necessario che preghi e che pianga. 

È assai utile rallegrarsi nell'afflizione e nell'infer­mità della carne, poiché la mia divina misericordia è vicina a chi patisce le sofferenze che rendono più bre­ve la via che conduce alla vita eterna. 
Tutti coloro che sono forti, lo sono grazie alla mia forza, poiché io sono più forte di loro. Devono quin­di temere sempre che le loro forze siano loro sottratte. 

Chi dispone del libero arbitrio deve temere e com­prendere che non vi è nulla che conduca più facilmente alla dannazione eterna che la propria volontà priva di una guida. Chi rinuncia alla propria volontà e la pone nelle mani mie, che sono il suo Dio, avrà il cielo senza pena alcuna. 

E poi questa umanissima domanda: 

Perché permetti che il corpo soffra? 

La risposta è questa: 

L'infermità affligge il corpo affinché l'uomo stia be­ne attento a conservare dentro di sé, attraverso la sof­ferenza e il controllo della carne, la moderazione spi­rituale e la pazienza, che è sovente messa in pericolo a causa del vizio dell'incontinenza e l'attaccamento al­le cose superflue. 

Il male, la sofferenza, la morte sono temi che ri­corrono ampiamente nelle domande del monaco, e del resto si tratta dei misteri più grandi e sentiti del­l'esistenza umana. 
All'interrogazione successiva tro­viamo infatti queste precise domande: 

Perché la peste, la carestia e altri affanni affliggo­no il corpo? Perché la morte arriva quando meno ci si pensa, così che raramente la si può prevedere? 

E la risposta, paziente e condiscendente, del giudi­ce non tarda ad arrivare: 

È scritto nella legge che chi ruberà dovrà restitui­re più di quanto abbia rubato. 

Fintanto che gli uomini ingrati ricevono i miei doni e ne abusano, non mi ren­dono affatto l'onore che mi è dovuto. E per questo che io permetto le pene del corpo, affinché l'anima sia salva nell'altro mondo. Talora io punisco l'uomo nelle cose che più ama, affinché colui che non mi ha voluto riconoscere nella gioia mi riconosca nella tri­stezza. 

Mi chiedi anche perché la morte è improvvisa. Se l'uomo conoscesse il giorno della sua morte, mi ser­virebbe per paura e cadrebbe nella disperazione. Che l'uomo dunque mi serva per spirito d'amore, abbia sempre cura di sé e sia sicuro di me; è per questo che l'ora della morte è incerta, e ciò è giusto in quanto avendo l'uomo abbandonato il vero e il certo, era ne­cessario e giusto che fosse afflitto da ciò che era in­certo. 

Il monaco ha ancora molte cose da chiedere al Si­gnore, per esempio queste: 

Perché non mostri la tua gloria agli uomini in que­sto mondo, affinché mentre vivono ti desiderino con maggior fervore? 
Perché gli angeli e i santi, che sono più nobili e più sublimi delle creature mortali, non so­no visti dagli uomini in questa vita? 
Essendo le pene dell'inferno orribili e incomparabili, perché non le mostri agli uomini in questa vita, così che possano evi­tarle? 

Ed ecco la risposta: 

La mia gloria è ineffabile e incomparabile in soa­vità e bontà. 
Se dunque la mia gloria fosse vista così com'è, i corpi dell'uomo corruttibile si disintegre­rebbero, così come lo furono i sensi di coloro che videro la mia gloria sulla montagna. 
Il loro corpo si di­struggerebbe anche a causa della troppo grande gioia dell'anima e non potrebbe più fare gli esercizi cor­porali. Quindi, poiché l'ingresso del cielo non è aper­to senza le opere dell'amore, la mia gloria è loro na­scosta per qualche tempo affinché, per il desiderio e la fede, possano in seguito vederla più abbondante­mente e più felicemente che mai.

 Perché non si vedono i santi nel luogo dove si tro­vano? Se i miei santi fossero visti e parlassero chia­ramente, riceverebbero l'onore dovuto; ma la fede perderebbe il suo merito e la debolezza della carne non potrebbe sopportare il loro splendore. Del resto la mia giustizia non vuole che una sì gran luce sia vi­sta da una così grande fragilità. 

Tu chiedi ancora perché le pene dell'inferno non sono viste. Se le pene dell'inferno fossero viste così come sono, l'uomo si spaventerebbe e cercherebbe il cielo, non per spirito d'amore ma per timore. E poi­ché nessuno deve desiderare le gioie celesti per pau­ra delle pene, ma per la divina carità, io nascondo le pene dei dannati. Come i buoni e i santi non posso­no gustare questa gioia ineffabile prima della separa­zione dell'anima dal corpo, così i malvagi non pos­sono gustare le pene terribili prima della morte; ma essendo la loro anima separata dal corpo, essi speri­mentano le sofferenze attraverso i sentimenti che non hanno voluto capire nel loro spirito quando avreb­bero potuto farlo per mia grazia. 

II monaco, sempre stando sulla sua scala, affronta poi questioni squisitamente spirituali relative alla Ver­gine e agli angeli, ponendosi il doloroso interrogati­vo suscitato dal raffronto tra la condizione angelica e quella umana

O giudice, perché sei così ineguale nei tuoi doni e nelle tue grazie e hai prediletto e preferito la santa Vergine Maria su tutte le creature e l'hai esaltata al di sopra degli angeli? Perché hai donato agli angeli lo spirito senza la carne e li hai destinati alle gioie cele­sti? E perché hai donato all'uomo un vaso di terra e uno spirito e l'hai obbligato a vivere con fatica e pe­na e a morire con dolore? 

La risposta del Signore è di grande solennità: 

Amico mio, io nella mia divinità conosco fin da tut­ta l'eternità tutte le cose future; quelle avvenute co­me quelle che devono avvenire, perché come la ca­duta dell'uomo è stata da me prevista, così la mia giu­stizia l'ha permessa; essa però non è stata predispo­sta da Dio, e neppure la divina prescienza poteva im­pedirla; allo stesso modo la mia misericordia ha pre­visto da tutta l'eternità la necessità della liberazione dell'uomo. 
Tu domandi perché ho privilegiato al di sopra di tutte le altre la Madre di Dio e perché l'ho amata al di sopra e al di là di tutte le creature; ciò è avvenuto perché in lei è stato trovato un segno vero di virtù; infatti come il fuoco si accende rapidamente quando il legno è ben disposto, allo stesso modo il fuoco del mio amore si accese più ardentemente in mia Madre, essendo ella meglio disposta; perché quando l'amore divino, che è di per sé immutabile ed eterno, comin­ciò ad apparire e a bruciare allorché la mia divinità si incarnò, così non esisteva creatura più adatta e più capace di ricevere le fiamme del mio amore della San­ta Vergine, poiché nessuna aveva tanta carità quanta ne aveva lei; e sebbene il suo amore si fosse manife­stato alla fine dei tempi, non di meno ella era stata conosciuta da tutta l'eternità prima dell'inizio dei tempi, e di conseguenza predefinita da tutta l'eterni­tà nella divinità; infatti come nessuno le è stato uguale nell'amore, così ella non ha avuto eguali in grazia e benedizione. 

Poi un'altra domanda rivolta direttamente a Gesù: Essendo stato concepito ed essendo nato senza pec­cato, perché hai voluto essere battezzato? 

Risponde il Signore: 

È necessario che colui che vuole aprire una nuova strada la inizi personalmente. In altri tempi era stata donata al popolo una via carnale, la circoncisione, in segno di obbedienza e purificazione, che sortiva l'ef­fetto di grazia futura e di promessa ai fedeli che ri­spettavano la legge, prima che venisse la verità pro­messa, cioè Gesù Cristo. Ma essendo arrivata la veri­tà e non essendo la legge che un'ombra, era stato sta­bilito da tutta l'eternità che la via antica si sarebbe ri­tirata, perché priva di effetto. Affinché dunque la ve­rità apparisse, l'ombra si ritirasse e si manifestasse la via più facile per arrivare al cielo, io che sono Dio e uomo per umiltà ho voluto essere battezzato per da­re l'esempio a molti e per aprire il cielo ai credenti e ai fedeli; e per dimostrarlo, dopo che fui battezzato, il cielo si aprì, fu udita la voce del Padre, lo Spirito Santo apparve in forma di colomba. Io, figlio di Dio, ho dimostrato di essere vero Dio e uomo, affinché si sappia e si creda che il Padre eterno apre i cieli ai bat­tezzati e ai fedeli. Lo Spirito Santo è con colui che bat­tezza... 

Io, che sono la verità, ho dissipato le ombre. La scorza della legge fu spezzata, apparve il noccio­lo, la circoncisione fu sospesa e il battesimo fu con­fermato in me, affinché il cielo fosse aperto ai gran­di e ai piccoli e i figli dell'ira divenissero figli della grazia e della vita eterna. 

Il monaco insiste e pone la domanda che da due­mila anni l'uomo si pone: 

O giudice, te lo domando, poiché tu sei Dio ed uo­mo, perché non hai manifestato la tua divinità così co­me hai manifestato la tua umanità, affinché tutti cre­dessero in te? 

E il giudice risponde: O amico mio, ti rispondo affinché la malizia del tuo pensiero sia conosciuta ad altri... Poiché Dio non per­mette niente senza un motivo, ti rispondo non alla maniera umana, dato che noi trattiamo di cose spiri­tuali; ma con similitudini, affinché la mia risposta sia compresa. 

Tu domandi dunque perché non ho mostrato la mia divinità allo stesso modo in cui ho manifestato la mia umanità. lo rispondo: la mia divinità è spirituale e la mia umanità è corporale. Tuttavia la divinità e l'u­manità sono inseparabili, la mia divinità è increata e tutto ciò che è in essa è bontà e perfezione. Se dun­que una bontà e una perfezione tanto grandi si fos­sero manifestate all'occhio imperfetto dell'uomo, chi avrebbe potuto sostenerle, dato che l'occhio umano non riesce a sopportare neppure la vista del sole ma­teriale?... 

È per due ragioni che la mia divinità non si è manifestata più chiaramente: 
1° per l'imperfe­zione umana, che non era in grado di sopportarla, poiché gli occhi umani sono di sostanza terrena: se l'occhio corporale vedesse la divinità, si sciogliereb­be come cera davanti al fuoco; se l'anima avesse in sorte di vedere la divinità, il corpo si fonderebbe e si annienterebbe come cenere. 
2° non si è manifestata inoltre a ragione della mia divina bontà e della sua co­stante stabilità; infatti se io mostrassi agli occhi mor­tali la mia divinità, che è incomparabilmente più risplendente del sole e del fuoco, io andrei contro quan­to io stesso dissi: L'uomo non mi vedrà affatto e vi­vrà. Nemmeno i profeti mi videro, loro che videro la montagna fumante e dissero: Che Mosè ci parli, e noi l'ascolteremo. Per questo io, che sono misericordia, affinché l'uomo mi capisse meglio e non si spaven­tasse, mi sono mostrato a lui in una forma che potesse essere vista e udita, ovvero nella mia umanità, che contiene - come velata - la mia divinità. 

Io, che so­no Dio e non sono corporale, ho voluto poter essere udito e visto dagli uomini nella mia umanità. 


Non ancora stanco, il monaco chiede ancora: 

Perché hai preferito nascere da una Vergine piut­tosto che da un'altra donna che non lo era? 

Ed ecco la risposta: 

Poiché a me, Dio purissimo, meglio si convengo­no le cose pure... La verginità è una via molto bella che conduce al cielo e il matrimonio è soltanto una via; di conseguenza era ragionevole che io, Dio pu­rissimo, riposassi nel seno di una Vergine purissima, così come il primo uomo era stato tratto dalla terra, che in qualche maniera era vergine, non essendo sta­ta ancora inquinata dal sangue ... 

Infine una domanda dolorosamente umana: Perché molto spesso i malvagi prosperano più dei buoni? 

E il Signore risponde: 

Ciò è indizio della mia grande pazienza e del mio amore, perché se io donassi i beni temporali soltan­to ai miei amici, i malvagi si dispererebbero e i buo­ni si inorgoglirebbero. Io invece dono ad ognuno i be­ni temporali affinché io, il loro Dio, autore e creato­re di ogni cosa, sia da tutti amato e affinché quando i buoni diventano superbi siano indotti dai malvagi ad essere giusti. Tutti sanno anche che le cose corporali non devono essere preferite a me, ma devono soltanto essere usate affinché l'uomo capisca che meno stabi­lità trova nelle cose temporali più deve essere saldo nel servirmi. 

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Brigida fa parte di quel novero di sante medievali che furono assai attive nella Chiesa, pur operando in un tempo poco propizio al sesso femminile. È esem­plare in questo senso quanto scrisse al riguardo san Tommaso, che tanto influsso ebbe sulla concezione dei rapporti tra i sessi e il ruolo della donna. Egli ritene­va che la donna fosse «ausiliaria all'opera dell'uomo nella procreazione», e che «in ogni altra opera» egli trovasse «un migliore aiuto in un altro uomo che nel­la donna». [!!!!]

Tra queste donne coraggiose che seppero farsi va­lere in un mondo di uomini sono da ricordare, oltre a Brigida di Svezia, Ildegarda di Bingen (1098-1179), Caterina da Siena (1347-1380), Giovanna d'Arco (1412-1431) e la beata Coletta di Corbie (1381­1447), che fu riformatrice di conventi maschili e fem­minili. Per capire santa Brigida, la sua vita e la sua opera è necessario far riferimento all'atmosfera sociale, re­ligiosa e culturale del XIV secolo. Per diritti di nasci­ta e in seguito anche per la sua fama di santità, Brigi­da frequentò sempre le più alte sfere del mondo po­litico ed ecclesiastico del tempo. Inoltre i suoi grandi pellegrinaggi la portarono a percorrere gran parte del­l'Europa e a prendere atto con chiarezza delle ostili­tà e delle discordie che dividevano i popoli. Soprat­tutto avvertiva la crisi del papato che si era allonta­nato da Roma. 

Dinamica, portata all'azione, tesa a fare del bene a tutti, Brigida aveva un forte istinto sociale. Quando fu libera da impegni familiari, decise di prendere di­mora a Roma, per operare a favore del ritorno del pa­pa e del rinnovamento della Chiesa. Questa donna del Nord, della più lontana periferia del mondo cristia­no di allora, seppe farsi carico della responsabilità del­la Chiesa di Roma, centro della cristianità, che era ri­masta priva del suo pastore. Al ritorno del pontefice a Roma e al rinnovamen­to della Chiesa Brigida legava in maniera indissolubi­le il grande discorso della pace di tutta la cristianità, e per questa operò incessantemente finché ebbe vita. In questo senso la sua missione è di portata veramente europea. La Chiesa che deve essere rinnovata ha il suo simbolo proprio in lei, chiamata alla santità di vita. La stessa fondazione di un ordine formato da uomi­ni e donne simboleggia una nuova vigna che deve es­sere piantata in un momento in cui la vita religiosa è assai decaduta anche fra i religiosi.

Ma Brigida non si limita a sollecitare il rinnova­mento della vita sacerdotale e monastica: tutti devo­no cooperare a questo compito, tutti i cristiani devo­no essere «amici di Dio» e disposti a lavorare per il rinnovamento della Chiesa: oggi parleremmo di apo­stolato dei laici. Per loro questa esortazione: Voi amici miei, che siete nel mondo, andate sicuri a proclamate la mia volontà e gridate affinché tutti aderiscano. Io sarò nel vostro cuore e sulla vostra boc­ca. Non vi abbandonerò, andate con coraggio perché con la fatica si accresce la gloria. Potrei fare infatti tut­to d'un tratto e con una sola parola, ma voglio che dalla lotta cresca la vostra ricompensa, e per il vostro coraggio la gloria mia.