giovedì 11 settembre 2014

Orazione mentale o Meditazione. Metodi e suggerimenti

Il Padre Adolfo Tanquery, nel Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, nel libro I della Parte Seconda a pag. 433, paragrafo 692 e ss.,  così descrive l' Esercizio Spirituale chiamato orazione mentale


692. Negli Esercizi Spirituali, S. Ignazio propone parecchi metodi di meditazione, secondo gli argomenti su cui si medita e i risultati che si vogliono ottenere. Il metodo che è generalmente più conveniente agl'incipienti è il metodo delle tre potenze, che si chiama così perchè vi si esercitano le tre principali facoltà: la memoria, l'intelletto e la volontà. Si trova esposto nella prima settimana a proposito della meditazione sul peccato.


693. 1° Principio della meditazione. Comincia con una preghiera preparatoria, con cui si chiede a Dio che tutte le nostre intenzioni ed opere siano unicamente rivolte al servizio e alla lode della Divina Maestà: ottima direzione d'intenzione.
Vengono subito appresso due preludi: a) il primo, che è la composizione del luogo, ha per fine di fissar l'immaginazione e la mente sul soggetto della meditazione, onde tener più facilmente lontane le distrazioni: 1) se è oggetto sensibile, per es. un mistero di Nostro Signore, uno se lo rappresenta il più vivamente possibile, non come fatto avvenuto da molto tempo ma come ne [sic] fosse egli stesso spettatore e vi prendesse parte; ciò che serve certamente a far più impressione; 2) se è oggetto invisibile, per esempio il peccato, "la composizione del luogo sarà di vedere con gli occhi dell'immaginazione e considerare l'anima mia imprigionata in questo corpo mortale; e tutto l'uomo, cioè il corpo e l'anima, esiliato in questa valle di lacrime, tra gli animali privi di ragione"; ossia si considera il peccato in alcuno dei suoi effetti, per subito concepirne orrore.
b) Il secondo preludio "sarà di chiedere a Dio ciò che voglio e desidero, per esempio la vergogna e la confusione di me stesso" alla vista dei miei peccati. Il fine pratico, la risoluzione, apparisce chiaramente fin da principio: in omnibus respice finem.

694. 2° Il corpo della meditazione consiste nell'applicazione delle tre potenze dell'anima (la memoria, l'intelletto e la volontà) a ogni punto della meditazione. Si applica per ordine ognuna delle potenze a ognuno dei punti, tranne che un punto solo porga materia sufficiente per tutta la meditazione. Non è però necessario fare in ogni meditazione tutti gli atti indicati: è bene fermarsi agli affetti e ai sentimenti suggeriti dal soggetto.
a) L'esercizio della memoria si fa richiamando, non in particolare ma nel complesso, il primo punto da meditare; così, dice S. Ignazio, "l'esercizio della memoria intorno al peccato degli Angeli consiste nel pensare come furono creati nello stato di innocenza; come non vollero servirsi della libertà per porgere al loro Creatore e Signore l'ossequio e l'obbedienza a lui dovuti; come, essendosi l'orgoglio impadronito della loro mente, passarono dallo stato di grazia allo stato di malizia, e furono dal cielo precipitati nell'inferno".

b) L'esercizio dell'intelletto consiste nel riflettere più in particolare sullo stesso argomento. S. Ignazio non dà altre spiegazioni, ma vi supplisce il P. Roothaan, osservando che il dovere dell'intelletto è di riflettere sulle verità proposte dalla memoria, di applicarle all'anima e ai suoi bisogni, di trarne conseguenze pratiche, di pesare i motivi delle nostre risoluzioni, di considerare in qual modo abbiamo finora conformato la condotta alle verità che meditiamo e come dobbiamo farlo in appresso.

c) La volontà ha due doveri da adempiere: esercitarsi in pii affetti e far buone risoluzioni. 1) Gli affetti devono certamente diffondersi per tutta la meditazione o essere almeno molto frequenti, perché son essi che fanno della meditazione una vera preghiera; ma bisogna moltiplicarli soprattutto verso la fine della meditazione. Non occorre affannarsi di come esprimerli: i modi più semplici sono sempre i migliori. Quando ci sentiamo compresi da un buon sentimento, è bene nutrirlo quanto più è possibile, fino a che la nostra devozione sia soddisfatta. 2) Le risoluzioni saranno pratiche, atte a migliorare la vita, e quindi particolari, appropriate allo stato presente, possibili a eseguirsi lo stesso giorno, fondate su ragioni sodeumili e quindi accompagnate da preghiere per ottenere la grazia di metterle in pratica.

695. 3° Viene infine la conclusione, che comprende tre cose: la ricapitolazione delle diverse risoluzioni già prese; pii colloqui con Dio Padre, con Nostro Signore, colla SS. Vergine o con qualche Santo; finalmente la rivista della meditazione, ossia l'esame sul come si è meditato, per rilevarne le imperfezioni e rimediarvi.

A far meglio capire questo metodo, diamo il quadro sinottico dei preludi, del corpo dell'orazione e della conclusione.

I. Preludii.
·        1° Rapido richiamo della verità da meditare.
·        2° Composizione del luogo per mezzo dell'immaginazione.
·        3° Domanda di grazia speciale conforme al soggetto.
II. Corpo della meditazione; si esercita:
·        1° la memoria. Richiamando sommariamente alla mente il soggetto con le principali circostanze.
·        2° l'intelletto. Esamino: 1° Quello che devo considerare in questo soggetto. 2° Quali conclusioni pratiche ne devo trarre. 3° Quali ne sono i motivi. 4° Come ho osservato questo punto. 5° Che devo fare per osservarlo meglio. 6° Quali ostacoli devo allontanare. 7° Quali mezzi usare.
·        3° la volontà. 1° Con affetti fatti in tutto il corso della meditazione, principalmente alla fine. 2° Conrisoluzioni prese alla fine d'ogni punto: pratiche, personali, sode, umili, fiduciose.
III. Conclusione.
·        1° Colloqui: con Dio, con Gesù Cristo, colla SS. Vergine, coi Santi.
·        2° Rivista. 1° Come ho fatto la meditazione? 2° In che e perchè l'ho fatta bene o male? 3° Quali conclusioni pratiche ne ho ricavate, quali domande fatte, quali risoluzioni prese, quali lumi ricevuti? 4° Fissare un pensiero come mazzolino spirituale.

696. Utilità di questo metodo. Come si vede, questo metodo è pienamente psicologico e praticissimo
a) Prende tutte le facoltà, compresa l'immaginazione, e le applica per ordine all'argomento della meditazione, portandovi così una certa varietà, onde una stessa verità viene considerata sotto i suoi diversi aspetti, è voltata e rivoltata nella mente per ben compenetrarsene, per acquistar convinzioni e soprattutto per trarne conclusioni pratiche per quello stesso giorno.

b) Pur insistendo sulla importante parte della volontà, che si risolve con cognizione di causa dopo che furono ben ponderati i vari motivi, non trascura la parte della grazia, perchè viene istantemente chiesta fin da principio e vi si ritorna nei colloqui.

c) È particolarmente adatto agli incipienti; perchè fissa, fin nei minimi particolari, ciò che bisogna fare dalla preparazione alla conclusione, e serve di filo conduttore perchè le facoltà non si sviino. Non suppone del resto profonda conoscenza del domma ma quella soltanto che ce ne dà il catechismo, onde s'adatta ai semplici fedeli”.


OMELIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO


MAGISTRALE OMELIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO....


di Don Leonardo Maria Pompei

Mettere in pratica alla lettera e diventeremo... INVINCIBILI!

Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza.
È come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. Sono io dunque che vi ho voluto così miti.
Per questo quando dice: «Vi mando come agnelli» (Lc 10, 3), vuol far capire che non devono abbattersi, perché sa bene che con la loro mansuetudine saranno invincibili per tutti.
E volendo poi che i suoi discepoli agiscano spontaneamente, per non sembrare che tutto derivi dalla grazia e non credere di esser premiati senza alcun motivo, aggiunge: «Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe» (Mt 10, 16). Vediamo che genere di prudenza richieda: quella «del serpente». Come il serpente abbandona tutto, anche il corpo, e non si oppone pur di risparmiare il capo, così anche tu, pur di salvare la fede, abbandona tutto, i beni, il corpo e la stessa vita.
La fede è come il capo e la radice. Conservando questa, anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza. Esige la prudenza del serpente, perché tu non riceva delle ferite mortali, e la semplicità della colomba, perché non ti vendichi di chi ti ingiuria e non allontani con la vendetta coloro che ti tendono insidie. A nulla giova la prudenza senza la semplicità.
Nessuno pensi che questi comandamenti non si possano praticare. Cristo conosce meglio di ogni altro la natura delle cose. Sa bene che la violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine.

LA MANSUETUDINE è il segreto di ogni vittoria. Anche nel doveroso compito di diffondere e difendere la fede. Dobbiamo essere leoni forti nel cuore, ma agnelli mansueti e miti nelle forme e nei modi di trattare... Forza e onore, prudenza, mitezza e amore! Viva Cristo Re! Ave Maria!

L'essenza del Sacrificio Eucaristico


tratto dalla "Somma di Teologia dogmatica" di padre Giuseppe Casali

L’interpretazione che i Padri e gli Scolastici avevano dato sull’essenza del Sacrificio della Messa raccogliendo i dati della Rivelazione, la troviamo sintetizzata nel Conc. di Trento. Riportiamo, perciò i punti fondamentali da esso indicati, per vedere poi, quale, tra le sentenze dei Teologi vi risponda meglio riguardo ai punti ancora lasciati al loro studio.

I - La Vittima immolata è la medesima del Calvario, che là si immola versando il sangue, mentre sull’altare si immola incruentemente. «In questo divino Sacrificio, che si svolge nella Messa, si contiene e si immola incruentemente quello stesso Cristo, che sull’altare della croce offrì sè stesso cruentemente una sola volta... Una sola volta infatti medesima è la Vittima» (D. B. 940).

II - Medesimo è il Sacerdote principale. mentre è secondario il sacerdote che ne fa le veci. «È il medesimo che ora si offre col ministero dei sacerdoti» (ivi, D. B. 940).

III - L’immolazione Eucaristica rappresenta e rievoca incruentemente l’immolazione cruenta della croce. Gesù nell’ultima cena lasciò un Sacrificio «col quale fosse rappresentato quello da compiere una sola volta sulla Croce, e la sua memoria rimanesse fino alla fine del mondo» (D. B. 938).

IV - Questa immolazione è sacramentale in quanto si offre sotto i segni visibili del pane e del vino. «Sè stesso da immolarsi sotto i segni sensibili». «Offrì a Dio Padre il suo corpo ed il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e agli Apostoli.., ai loro successori nel sacerdozio, comandò che l’offrissero sotto i simboli delle stesse specie» (D. B. 9398).



SISTEMI CONTROVERSI Interpretando quanto la Chiesa aveva detto, i Teologi hanno cercato di precisare in che consista l’essenza della Messa. I loro sistemi si possono ridurre principalmente a tre:
I - L’IMMOLAZIONE FISICA NELLA COMUNIONE. Nel fervore di combattere le teorie protestanti che ponevano erroneamente l’essenza del Sacrificio in una immolazione fisica che tocchi direttamente la vittima, alcuni Teologi spiegarono l’essenza della Messa con la teoria della immolazione fisica. Così il Soto, S. Roberto Bellarmino, S. Alfonso de Liguori, il Suarez pensarono che nella Consacrazione la vittima viene offerta e nella Comunione distrutta. Il Lugo e il Franzelin dissero che nella Consacrazione la vittima già si immola essendo messa in uno «stato declinante» quasi come in un «annientamento» ma che pure la Comunione appartiene alla sostanza del Sacrificio «poiché per essa la Vittima ancora si consuma e si distrugge di più». Queste teorie ci sembra che poggino sul falso presupposto che nella Consacrazione o nella Comunione venga toccato il Corpo di Cristo o distrutto qualche cosa che gli appartiene. Inoltre il Conc. di Trento parla di «immolazione sotto segni sensibili» (D. B. 938) non di una distruzione fisica. Recentemente altri lasciando il concetto di immolazione fisica, hanno insistito sull’idea di Sacrificio-Comunione Citiamo solo Stolz (De Sacramentis, Friburgo 1942) secondo cui la Messa è un Sacrificio, in quanto che il fedele nel Corpo Mistico con la Comunione si impossessa di Gesù, sempre unito a Dio facendo suo questo atto di unione si congiunge a Dio. Qui sarebbe il sacrificio. Questo concetto ci sembra che non risponda in quanto che, se fosse così, tutti i sacrifici dovrebbero avere la Comunione; ciò che non si avvera, per esempio, nel Sacrificio del Calvario. Inoltre in questo caso si dovrebbe dire di più Sacrificio dei fedeli, che Sacrificio di Gesù.

II - L’OBLAZIONE. Tale interpretazione, elaborata nei primi decenni del secolo si riallaccia alla Scuola del Berulle e dell’Olier i quali pensarono che l’essenza del Sacrificio in genere consistesse nell’offerta. Essa ha come principali autori il De la Taille e il Lepin. (M. DE LA TAILLE: Mysterium fidei e de augustissimo Eucharestiae Sacrificio atque Sacramento, Parigi 1931; M. LEPIN, L’idée du Sacrifice de la Messe, Parigi 1926). Il De la Taille si ferma sul valore della oblazione esterna per cui l’elemento essenziale del Sacrificio sarebbe l’oblazione esterna e rituale (sacrificio rituale), mentre l’immolazione, la quale può procedere o seguire l’offerta, sarebbe un elemento accessorio, necessario nella ipotesi che sia da riparare il peccato, e la consumazione, cioè l’accettazione sensibile per parte di Dio, sarebbe l’elemento complementare. La Messa sarebbe così l’oblazione liturgica fatta attualmente dalla Chiesa della immolazione fatta una volta da Gesù sulla Croce, immolazione che continuerebbe solo passivamente. Ne deriva che la Cena e la Croce sarebbero numericamente un solo Sacrificio, ciò che ci sembra contraddire apertamente al Conc. di Trento (D. B. 940) che nella Cena e nella Croce vede due Sacrifici completi e distinti. Il Lepin insiste invece sulla oblazione interna con la quale Gesù offrì irrevocabilmente sè stesso al Padre fino al momento della Incarnazione (sacrificio personale). L’immolazione cruenta sarebbe stata solo una condizione richiesta da Dio, ma non essenziale al Sacrificio. La Messa perciò non sarebbe altro che l’oblazione rituale dell’offerta interiore del Cristo. Anche qui si ricade nel considerare uno solo il Sacrificio del Calvario e quello della Messa. Inoltre se il Sacrificio consiste essenzialmente l’oblazione interiore del Cristo, perchè non è Sacrificio la conservazione della SS. Eucaristia o l’Azione liturgica del Venerdì santo?


III - L’IMMOLAZIONE SACRAMENTALE. Riallacciandosi al pensiero dei Padri e all’antica Scolastica, il Billot (L. BILLOT: De Sacramentis, 7.a edizione, Roma 1932.) ebbe il merito di ripresentare questa interpretazione, che in seguito fu sempre più perfezionata da vari autori (Citiamo solo: A. VONIER: A Kei to the Doctrine of the Eucarist, Londra 1925, nella traduzione francese 1943; A. TANQUERY: Sinopsis Theologiae Dogmaticae, E. 1949; R. GARRIGOU LAGRANGE: L’amore di Dio e la Croce di Gesù, Torino 1936; M. CORDOVANI: Il Santi/icatore, Roma 1939; A. PIOLANTI, De Sacramentis, Torino 1949; e il Mistero Eucaristico, Firenze 1955). 

Egli dice che essendo sotto le specie del pane in forza delle parole solo il corpo, e sotto le specie del vino solo il sangue, nell’Eucaristia si verifica sotto i segni del Sacramento una separazione del corpo e del sangue una immolazione mistica presente che evoca la morte di Gesù, rappresentandone al vivo la morte cruenta. Il Vonier aggiunge che per questa separazione sacramentale la Chiesa realizza e prolunga l’essenza del Sacrificio del Calvario. 

Questo pensiero, oltre a concordare con quanto è stato dichiarato dal Conc. di Trento, ha una sua conferma nella Enc. «Mediator Dei» (Pio XII 20 Nov. 1947): «Sull’altare non è possibile l’effusione del sangue, ma la divina Sapienza ha trovato il modo mirabile di rendere manifesto il Sacrificio del nostro Redentore con SEGNI ESTERNI CHE SONO SIMBOLO DELLA MORTE. Poichè per mezzo della transustanziazione del pane nel corpo, e del vino nel sangue di Cristo, come si ha realmente presente il suo corpo, così si ha il suo sangue; le specie eucaristiche, sotto le quali è presente, simboleggiano la cruenta separazione del corpo e del sangue. Così il memoriale della sua morte reale sul Calvario SI RIPETE IN OGNI SACRIFICIO DELL’ALTARE, perchè per mezzo di simboli distinti, si significa e dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima... E si deve ancor più notare che IL SACRIFICIO EUCARISTICO CONSISTE ESSENZIALMENTE NELLA IMMOLAZIONE INCRUENTA DELLA VITTIMA DIVINA CHE È MISTICAMENTE MANIFESTATA DALLA SEPARAZIONE DELLE SACRE SPECIE E DALLA LORO OBLAZIONE FATTA ALL’ETERNO PADRE». 

Anche da questo passo, oltre che dal Tridentino, si rileva che il Sacramento della Messa pur essendo intimamente collegato al Sacrificio della Croce (identica la Vittima, identico il Sacerdote principale, identici i fini per cui si offre alla SS. Trinità) è DISTINTO da questo nella specie e nel numero. Distinto, ma senza moltiplicarsi. 

(Ecco come commenta A, PIOLANTI: Il Mistero Eucaristico: «Per l’intima solidarietà che vige tra il Capo e le membra del Corpo Mistico, era necessario che il sacrificio della Croce, rimanendo uno e assoluto, passasse nella trama quotidiana della vita della Chiesa, si rendesse coestensivo a tutti i tempi e a tutti i luoghi senza moltiplicarsi. Moltiplicando i segni non si moltiplica la realtà significata; sull’altare si moltiplicano le immolazioni mistiche, ma poiché queste hanno un carattere essenzialmente rappresentativo dell’immolazione del Calvario, non moltiplicano la realtà cui si riferiscono. Così nella Messa si hanno le identiche realtà del Calvario; vi è contenuta la stessa vittima e lo stesso Sacerdote del Calvario; vi circola l’offerta che è una e immutabile, come la continuazione cristallizzata del Calvario; nella sfera esterna e rinnovata, in signo, in sacramento, ma non moltiplicata, la stessa morte della Croce»). 

Infatti consistendo essenzialmente nella immolazione offerta al Padre, sul Calvario avevamo una immolazione cruenta, sull’altare una immolazione mistica e incruenta nei segni separati del corpo e del sangue. Là era direttamente il Sommo Sacerdote Gesù che si offriva, qui si serve pure del ministero dei Sacerdoti. Dunque vi è distinzione di specie. Il memoriale della morte reale sul Calvario «si ripete in ogni Sacrificio dell’altare». Dunque in ogni Messa c’è una nuova immolazione sacramentale e perciò vi è una distinzione di numero. 

Anche Pio XI nell’Enc. «Miserentissimus Redemptor» (8 maggio 1928) dice: «Cristo Sacerdote offrì sè stesso vittima per i peccati e in perpetuo si offre». Perciò se è vero, come affermano i sostenitori della teoria della oblazione che Cristo fece già la sua offerta perpetua e irrevocabile fino dal momento della Incarnazione, ciò non toglie che Colui che è «sempre vivente a interpellare per noi» (Ebr. 7,25) abbia compiuto il Sacrificio con la morte di Croce e offra in perpetuo al Padre la sua oblazione immolandosi di nuovo sotto le specie eucaristiche. Dunque la Messa non è soltanto un ricordo della Morte del Signore, come vorrebbero alcuni Protestanti, ma vera e propria oblazione offerta in perpetuo al Divin Padre. (Una acuta sintesi in parte originale, ma sempre riducibile alla teoria della Immolazione sacramentale, è quella di G. ANICHINI (op. cit.). 

Essa può compendiarsi nei punti seguenti:

1) - Il Sacrificio della croce non è rituale, ma personale, e perciò abbraccia tutta la vita di Gesù nel senso che essa fin dal primo istante dell’Incarnazione è unificata e orientata verso il Calvario da un atto di religione e di offerta interiore, di cui parla S. Paolo (in Eb. 10, 5 s. e in Fil. 2 ls).

2) - Sul Calvario questo Sacrificio cessa come meritorio e redentorio, ma non cessa, appunto perché personale, come atto di religione perfetta.

3) - Nella Eucaristia questo sacrificio personale di Cristo - che contiene in sé tutta la nostra Redenzione - viene presenziato, - ma non rinnovato né moltiplicato - perché ad esso possa associarsi il sacrificio unico del Capo e dei membri, il Sacrificio del Corpo Mistico. L’Eucaristia non modifica affatto la realtà sacrificale di Cristo, niente di realmente nuovo vi aggiunge, ma soltanto lo simboleggia e lo presenzia e vi innesta il sacrificio della Chiesa, sotto lo stesso segno simbolico. Perciò l’unica distinzione che c’è fra il sacrificio dell’altare e quello del Calvario è quella che passa fra il segno e la realtà significata e contenuta; di realmente nuovo all’altare abbiamo soltanto l’attuale partecipazione dei fedeli, che sul Calvario era soltanto potenziale.



IL SACRIFICIO EUCARISTICO E LA CHIESA

Gesù sulla Croce, quantunque «portasse tutti noi, Egli che portava i nostri peccati» (S. Cipriano, Ep. 63, 13), si è immolato senza la nostra cooperazione (Redenzione oggettiva); nella Messa invece, volendo associare alla sua adorazione quella di tutti i membri del suo Corpo Mistico, si offre e si immola con essi (Redenzione soggettiva). In altre parole possiamo dire che la Messa è il Sacrificio del Cristo totale, cioè del Capo e di tutte le membra mistiche. Di qui le seguenti proposizioni:
Tutta la Chiesa offre con Cristo ed è vittima misticamente immolato con Cristo nel Sacrificio della Messa.
Questo pensiero ripetuto dai Padri, si rileva già dalle parole del Conc, di Trento: «Istituì una nuova Pasqua per immolare sè stesso sotto segni visibili dalla Chiesa per mezzo dei sacerdoti» (D. B. 938).

Tutta la Chiesa offre con Cristo il Sacrificio dello Messa.

Nelle parole del Concilio è da notare che la traduzione non troppo elegante fatta da noi così volutamente per non tradire il senso delle parole latine, dice che è Gesù stesso che si immola per mezzo dei Sacerdoti, perchè i fedeli partecipando al Sacrificio eucaristico, offrono uniti al Sacerdote e al Cristo, ma non celebrano, cioè non sono loro a compiere l’immolazione (Cfr. Enc. Mediator Dei). In questo modo partecipano attivamente al Sacrificio, perchè nel Battesimo hanno ricevuto col carattere un inizio di partecipazione al Sacerdozio che però è essenzialmente distinto dal Sacerdozio gerarchico. Per non creare confusioni, i Teologi lo chiamano Sacerdozio comune o mistico o anche potestà del culto. 

In questo senso S. Pietro chiama i Cristiani «Sacerdozio regale» (1 Pet. 2,9) e da queste parole Pio XI nella Enc. «Miserentissimus Redemptor» ne deduce che «tutto il popolo cristiano.., deve offrire per i peccati tanto per sè che per tutto il genere umano». Sempre con tale significato nel Canone della Messa, al «ti offriamo o Signore il calice» il Sacerdote prega: «Ti offriamo o ti offrono questo sacrificio, ecc.». I Padri hanno ripetuto spesso questo concetto. S. Giustino «siamo vero genere sacerdotale di Dio, come Dio stesso attesta, quando dice (Mal. 1,10) che gli saranno offerti in ogni luogo fra le genti sacrifici grati e puri. Da nessuno però Dio accetta il sacrificio, se non per mezzo dei suoi Sacerdoti» (Dial. cum Triph. 116). S. Agostino ripete lo stesso pensiero e dice che Gesù ha voluto essere «Sacrificio della Chiesa che essendo il Corpo dello stesso Capo, impara a offrire sé stessa per mezzo di Lui» (De civ. Dei 10,20).



Tutta la Chiesa è vittima misticamente immolata con Cristo.

Pio XI nella Enc. cit. dice che nel «Sacrificio eucaristico l’immolazione dei ministri e fedeli si deve congiungere in modo che essi stessi si mostrino ostie viventi e sante» E Pio XII nella «Mystici Corporis» dice: «Il Divin Redentore non solo offre sè stesso al Padre Celeste come Capo della Chiesa, ma in sè stesso (offre) pure le sue membra mistiche in quanto... le include tutte nel suo Cuore amatissimo». Fra le varie espressioni che nella Messa vengono dette in questo senso, ricordiamo solo che all’«Orate fratres» il Sacerdote chiama la Messa «mio e vostro sacrificio». Fra i Padri S. Agostino dice: «Volle che noi stessi fossimo suo sacrificio» (Sei-mo 227). E S. Gregorio Magno: «Noi che celebriamo i misteri della passione del Signore, dobbiamo imitare ciò che trattiamo. Allora perciò Cristo veramente sarà ostia a Dio quando avremo fatto ostie noi stessi» (Dial. 4,59). Per concludere, lasciando a ciascuno di prendere le sue decisioni pratiche di diventare «un’ostia santa a Dio piacente» offrendo i suoi patimenti, azioni, preghiere, la sua vita in unione al Sacrificio eucaristico, portiamo una frase della preghiera di S. Alberto Magno (De Sacrif. Missae 3,1,13): «Ti è offerto, il Corpo mistico, che è nel vero Corpo, come in segno».

"IN QUALIBET MISSA INVENITUR OMNIS FRUCTUS 
QUEM CHRISTUS OPERATUS EST 
IN CRUCE.
Quidquid est effectus Dominicae passionis 
est effectus huius sacrificii"
S. Thom in cap. 6. Isa. Lect. 6.

Nuestra Señora de Coromoto Patrona de Venezuela



Nuestra Señora
de Coromoto

Patrona de Venezuela
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Nuestra Señora de Coromoto
Patrona de Venezuela


Capital de GuanareLos españoles llegaron a la región de Guanare hacia fines del siglo XVI. El 3 de noviembre de 1591, el Capitán Juan Fernández de León, fundó la ciudad del Espíritu Santo del Valle de San Juan de Guanaguanare, hoy ciudad de Guanare. La villa fue trasladada al lugar donde se encuentra hoy en el siglo XVII.

Nuestra Señora de CoromotoLa historia de como comenzó la devoción a la Virgen de Coromoto se centra en un grupo de indígenas de la región, la tribu de "los Coromotos".

Esta tribu, con la llegada del hombre blanco, decidió partir del lugar para poder continuar con sus costumbres. Abandonaron sus tierras y se dirigieron al noroeste de la ciudad de Guanare, a un paraje cercano a la ribera del río Tucupido, donde por muchos años, vivieron apartados de la ciudad.

Según cuenta la tradición, en el año 1651, la Santísima Virgen se le apareció al cacique de los Coromotos y a su familia, les habló en su idioma diciendo: "Salgan del bosque y vayan donde están los blancos para que reciban el agua sobre la cabeza y puedan entrar en el cielo".

El cacique, impresionado por el suceso y queriendo cumplir con los deseos de la Señora, comunicó las noticias de la aparición al español Juan Sánchez, quien pasaba por ese lugar porque estaba de viaje.

Ambos se pusieron de acuerdo y los indígenas fueron a vivir en un sector de tierra formado por el ángulo de la confluencia de los ríos Tucupido y Guanaguanare.

El español informó a las autoridades de la Villa lo que había ocurrido y ellas dispusieron que los indígenas se quedasen en ese lugar, y nombraron a Juan Sánchez como su encomendero. Allí vivieron por un tiempo para ser instruidos en la religión cristiana. Pero el cacique no logró adaptarse a su nueva forma de vida y decidió volver al bosque, junto a su familia.

Antes de que se marcharse el cacique, un suceso marcaría el comienzo de la devoción a la Santísima Virgen de Coromoto. El 8 de septiembre de 1652, la Virgen nuevamente se le apareció al indígena, rodeada de un aura luminosa. El cacique le dijo: "¿Hasta cuándo me quieres perseguir, ya no he de hacer lo que me mandas". La Señora avanzó suavemente hacia él, el cacique trató de echarla de su choza y extendió su mano como para atraparla, ella en ese momento desapareció, en el puño cerrado del indígena quedó una pequeña estampa con la imagen de la Virgen.

Después de ocurrir la aparición, el cacique partió al bosque, y la tradición nos dice que antes de morir se convirtió al cristianismo.

Al enterarse de lo ocurrido, Juan Sánchez mandó que fuese recogida la imagen, la cual colocó en su casa. Allí la Virgen era venerada por todos los pobladores de la región de Guanare. En el año 1654, por orden del vicario Diego de Lozano, la imagen fue llevada al templo de la ciudad de Guanare.




El 1º de mayo de 1942 fue declarada Patrona de Venezuela por el Episcopado Nacional de ese país. El 7 de octubre de 1944, S. S. Pío XXII, la declaró "Celeste y Principal Patrona de toda la República de Venezuela", su coronación canónica se celebró en 1952. El Santuario Nacional a la Virgen de Coromoto fue declarado Basílica por S. S. Pío XII el 24 de mayo de 1949.


Su fiesta se celebra tres veces al año, el 2 de febrero y el 8 y 11 de septiembre.

mercoledì 10 settembre 2014

25 ago 2014 Cuando una persona dice que me ama, hará todo de acuerdo a Mi Santa Voluntad // 28 ago 2014 Yo intervendré en maneras que van a asombrar al mundo


25 ago 2014 Cuando una persona dice que me ama, hará todo de acuerdo a Mi Santa Voluntad

07.09.2014 22:34
Lunes 25 de agosto de 2014 a las 19:05 hrs.
Mi muy querida bien amada hija, cuando una persona dice que me ama, hará todo de acuerdo a Mi Santa Voluntad. Ella pondrá todo en Mis Sagradas Manos y se olvidará de sus propias necesidades y deseos. Entonces me dirá: "Jesús todo lo que digo y hago es conforme a Tu Santa Voluntad – haz conmigo conforme a la Voluntad de Dios."
El hombre que vive en Mí y Yo en él, entregará todo de acuerdo a lo que da Gloria a Dios. Él no tendrá motivos egoístas; no tendrá deseos ocultos de complacerse a sí mismo y hará todo lo que pueda, en esta vida, a fin de que esté en plena unión Conmigo. Me entregará cada pensamiento; cada movimiento; cada paso y cada acción de modo que Yo pueda actuar dentro de su alma. Él confiará en Mí, por completo, y él sabrá que todo lo que Yo hago, todo lo que Yo permito y todo lo que llevo a cabo, con el fin de purificar la tierra, tendrá un solo objetivo y ese es para dar Gloria a Dios. 
El hombre, por sí mismo, no puede darme tal regalo a menos que él le permita a Mi Espíritu Santo residir dentro de él. Sólo entonces, puede elevarse a la perfección, lo que lo transformará, para que su corazón y su alma se entrelacen Conmigo. Puedo entonces, a través de Mi Divinidad, crear grandes milagros en esa alma quien, habiendo confiado en Mí completamente, seguirá conservando su derecho dado por Dios - el de su libre albedrío.
El permitirme a Mí, Jesucristo, residir dentro de vosotros, requerirá gran sacrificio de vuestra parte. Debéis arrojar todo pensamiento altivo; cada debilidad y cada onza de autocompasión. Cuando lleguéis a Mí, y me pidáis que os guíe, entonces cualquier sufrimiento, el cual era antes vuestro destino, se desechará/descartará. Nada os perturbará/molestará. Seréis incapaces de sentir odio por los demás, incluyendo a los que os causan gran daño o amargura. Vais a perdonar fácilmente, no conservaréis ningún resentimiento en vuestro corazón, cualquiera que sea la situación difícil en la que podáis estar, y veréis las cosas como Yo las veo. 
Para prepararse para la vida en Mí, debéis recordaros que todo lo que es bueno viene de Dios. El hombre, por su propia inteligencia y determinación, jamás  puede alcanzar la paz hasta el día en que el mismo se ofrece a Dios, en mente, cuerpo y alma. Al ofrecerme a Mí, Jesucristo, la ofrenda de su confianza plena, Yo residiré en esa alma y él se convertirá en parte de toda Mi Gloria. Enalteceré(engrandeceré) a este tipo de almas. ¡Qué alegría inundará sus corazones! El miedo a lo desconocido no les perturbará más. De esta manera voy a preparar al mundo para Mi Gran Gloria - Mi Nuevo Reino Glorioso, donde toda la vida será vivida, de acuerdo a la Voluntad de Dios, en la tierra así como en el cielo.
Cuando Mi Voluntad queda arraigada/enraizada dentro de las almas de aquellos que viven sus vidas de acuerdo a todos Mis deseos, nunca experimentarán el odio en sus corazones, de cualquier tipo, otra vez. Porque esto sería imposible. Yo Soy incapaz de odiar y si se me permitió vivir en vuestra alma, entonces nada puede permanecer dentro de vosotros, que no venga de Mí.
Vuestro Jesús


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28 ago 2014 Yo intervendré en maneras que van a asombrar al mundo

09.09.2014 10:24
Jueves 28 de agosto de 2014 a las 20:40 hrs.
Mi muy querida bienamada hija, Yo conozco a los Míos y ellos me conocen. Ellos también conocen a los que son Míos, así como conocen a los que no vienen de Mì.
Los que son de Mí son tiernos de corazón, llenos de amor por todos los pecadores, incluyendo Mis enemigos, y llenos de humildad porque saben que no son nada sin Mí. Sus almas están libres de malicia, rencor, odio y sufren a causa de esto. Ellos brillan como faros, sus almas están llenas de la Luz de Dios. Es esta Luz, que Satanás y todos los ángeles caídos atacan con todo tipo de tentaciones. Estas son las almas que son las más buscadas por el maligno y en los tiempos que se avecinan, ellas se verán influidas por las mentiras. Algunos se apartarán de la verdad por completo. Otros se aferrarán a ella, pero tendrán que luchar para hacerlo, mientras que los que tienen la Gracia de la Divina Voluntad de Dios en sus corazones, nunca abandonarán la Verdad.
El mundo se convertirá en un gran campo de batalla, donde la confusión reinará, y son las almas que son Mías, las que se enfrentarán a las mayores pruebas. Es el deseo de Satanás llevar lejos de Mí a aquellas que me conocen. Estas son las almas que están más cercanas a Mi Corazón, pues ellas representan para él, mayor premio. Serán esas almas que, en caso de que caigan en el error, serán presentadas a Mí por Mi mayor enemigo. Yo seré burlado a causa de su traición y voy a llorar lágrimas amargas de mortificación por estos pobres hijos de Dios. Pero sabed esto. Yo lucharé por estas almas. Yo intervendré en maneras, que van a asombrar al mundo para que así Yo pueda arrebatarlos de las garras del engaño y ellos sabrán cuando haga esto. En aquel día Yo les preguntaré de nuevo "sois Míos o no?". Entonces sabrán que Soy Yo, y voy a recuperarlos y a llevarlos a Mi Nuevo Reino.  Los que continúan siendo fuertes, debido a su fe inquebrantable en Mi Santa Palabra, guiarán a los que son Míos. Será por causa de estas almas - Mi Remanente - que Mi Misericordia se extenderá mucho más allá de lo que es visible al ojo.
Ahora llamo a aquellos que me conocen. Deseo que viváis cada día como si no hubiera un mañana. Confiad en Mí. Pedidme protección y llamadme pidiéndome favores especiales en vuestra travesía hacia Mi Nueva Era de Paz. Vendré en vuestra ayuda en todo momento y derramaré sobre vosotros gracias extraordinarias. Después no temeréis nada porque sabréis que Yo camino con vosotros. Yo sujetaré vuestra mano, mientras os guío hacia el Refugio de Mi Paz y Mi Gran Gloria.
Venid a Mí y no temáis porque Mi Gran Día amanecerá inesperadamente y de repente, ni una lágrima más derramaréis porque estaréis unidos con la Divina Voluntad de Dios por la eternidad.
Aceptad Mi Amor, Mis Bendiciones y Mi Gran Misericordia porque cuando lo hacéis podéis verdaderamente afirmar que sois Míos.
Vuestro Jesús



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