domenica 14 luglio 2013

La parabola del legno verniciato


Le parabole di Gesù
(037)
La parabola del legno verniciato (434.3 - 434.4)

"Ebbene, ora che hai risposto a Toma vieni con me, Maestro.... a vedere il mio lavoro e a dirmi che devo tingere ora. Cose umili ancora perchè sono un garzone molto incapace."
"Andiamo, Simone..." e Gesù posa i suoi arnesi ed esce collo Zelote...



Tornano dopo qualche tempo e Gesù indica la scala da orto: "Passa la tinta a quella. La vernice rende impenetrabile il legno e lo conserva di più, oltre che farlo più bello. E' come la difesa e l'abbellimento delle virtù sul cuore umano. Può essere grezzo, rozzo.... Ma come le virtù lo vestono si fa bello, piacevole. 

Vedi, per ottenere una tinta bella e un servizio reale dalla stessa occorrono tante avvertenze. Per prima: prendere con attenzione ciò che occorre a formarla. Ossia un recipiente netto da terriccio o da residui di vecchie tinte, oli buoni e buone tinte, e con pazienza mescolare, lavorare, fare un liquido nè troppo denso nè troppo liquido. Non stancarsi di lavorare finchè anche il più piccolo grumo non sia sciolto. Fatto questo prendere un pennello che non perda le setole, non le abbia eccessivamente dure, nè eccessivamente morbide, che sia ben pulito da ogni precedente colore, e prima di applicare la vernice nettare il legno da ruvidezze, da vecchie vernici scrostate, da fango, da tutto, e poi, così, con ordine, mano sicura nell'andare sempre in una direzione, stendere con pazienza, molta pazienza, la tinta. 

Perchè nella stessa tavola ci sono resistenze diverse. Sui nodi, per esempio, la tinta resta più liscia, è vero, però su essi la tinta si ferma male, come la materia legnosa la respingesse. Viceversa sulla parti morbide del legno la tinta si ferma subito, ma le parti morbide generalmente sono poco lisce, e allora possono formarsi vesciche, o rigature.... Ecco allora che si deve riparare con mano costante nello stendere il colore.

Poi ci sono, nei mobili vecchi, le parti nuove, come questo scalino ad esempio. E per non far capire che la povera scaletta è rabberciata, ma vecchia molto, bisogna far sì che tanto lo scalino nuovo come quelli antichi risultino uguali.... Ecco, così!" Gesù curvo ai piedi della scala parla e lavora intanto..."

Tommaso, che ha lasciato i suoi bulini per venire vicino a vedere, chiede: "Perchè hai iniziato dal basso invece che dalla cima? Non era meglio fare l'opposto?"
"Sembrerebbe meglio ma non lo è. Perchè il basso è il più sciupato e il destinato di più a sciuparsi stando appoggiato sulla terra. Perciò deve essere lavorato più volte. Una prima mano, poi una seconda, e una terza se occorre... e per non oziare attendendo che il basso si asciughi per essere pronto ad una nuova mano, tingere intanto il sommo, poi il centro della scala."

"Ma nel farlo ci si può macchiare le vesti e sciupare le parti tinte prima."

"Con accortezza non ci si macchia e non si sciupa niente. Vedi? Si fa così. Si raccolgono le vesti e si sta scosti. Non per schifo della tinta ma per non ledere la tinta delicata perchè da poco messa" e Gesù a braccia alte tinge ora la vetta della scala. E continua a parlare:

"Così si fa con le anime. Ho detto all'inizio che la tinta e' come l'abbellimento delle virtù sui cuori umani. Abbellimento e preservazione del legno dai tarli, dalle piogge, dal solleone. Guai a quel padrone di casa che non si cura delle cose verniciate e le lascia deperire! Quando si vede che il legno si spoglia della sua vernice occorre non perdere tempo e metterne di nuova. Rinfrescare le tinte... 

Anche le virtù messe in un primo slancio verso la giustizia possono deperire o scomparire del tutto se il padrone di casa non veglia, e la carne e lo spirito, messi a nudo in balìa delle intemperie e dei parassiti, ossia delle passioni e delle dissipazioni, possono esserne assaliti, perdere la veste che li fa belli, finire ad essere... buoni solo per il fuoco.

Perciò, sia in noi o in chi amiamo come nostri discepoli, quando si nota sgretolature, dilavature nelle virtù messe a difesa nel nostro io, occorre subito prevedere con un lavoro assiduo, paziente, fino alla fine della vita, perchè si possa addormentarsi nella morte con una carne e uno spirito degni della risurrezione gloriosa.

E perchè le virtù siano vere, buone, iniziarle con intenzione pura, coraggiosa, che leva ogni detrito, ogni terriccio, e lavorare per non lasciare imperfezioni nella formazione virtuosa, e poi prendere un atteggiamento nè troppo duro nè troppo indulgente, perchè tanto l'intransigenza come l'eccessiva indulgenza nuocciono. 
E il pennello: la volontà, sia netto dalle umanità preesistenti che potrebbero venare la tinta spirituale con sfregi materiali, e preparare se stessi o altri, con opportune operazioni, faticose, è vero, ma necessarie, a mondare il vecchio io da ogni lebbra antica, per averlo mondo a ricevere la virtù. Perchè non si può mescolare il vecchio col nuovo.

Poi iniziare il lavoro: con ordine, con riflessione. Non saltare qua e là senza un serio motivo. Non andare un poco in un senso e un po' nell'altro. Ci si stancherebbe meno, è vero. Ma la vernice verrebbe irregolare. Come avviene nelle anime disordinate. Presentano punti perfetti, poi accanto a questi ecco storture, colore diverso.... 

Insistere sui punti resistenti alla tinta, sui nodi: viluppi della materia o di passioni sregolate, mortificati, sì, dalla volontà che simili a pialla li ha faticosamente lisciati, ma che restano come un nodo amputato ma non distrutto a far resistenza. E ingannano talvolta, parendo già ben rivestiti da virtù mentre non è che un velo leggero che subito cade. Attenti ai nodi delle concupiscenze. Fate che la virtù sia ripetutamente messa su essi perchè non rifioriscano deturpando l'io nuovo. E sulle parti molli, sulle cedevolezze troppo facili a ricevere tinta, ma a riceverla a loro piacimento: con vesciche e rigature, insistere colla pelle di pesce e lisciare, lisciare per dare una o più mani di vernice affinchè anche esse parti siano liscie come uno smalto compatto. E attenti a non sovraccaricare. Un eccesso di pretese nelle virtù fa sì che la creatura si ribelli e ribolla e sgalli al primo urto. No. Nè troppo nè troppo poco. Giustizia nel lavorarsi e nel lavorare le creature fatte di carne e anima.


Pedro Régis: " Il trionfo definitivo del mio Cuore Immacolato porterà la pace


3.842 - 6 luglio 2013


Cari figli, abbiate coraggio, fede e speranza. 
Il domani sarà migliore. Confidate pienamente nel potere di Dio e non sarete mai sconfitti. Sono vostra Madre e sono venuta dal Cielo per aiutarvi. Ascoltatemi. Non tiratevi indietro. Conosco le vostre necessità e supplicherò il mio Gesù per voi. Voi state nel mondo, ma non dimenticate: la vostra meta è il Cielo. Inginocchiatevi in preghiera. Vivete nel tempo delle grandi tribolazioni spirituali, ma il Signore cammina al vostro fianco, anche se non lo vedete. Aprite i vostri cuori alla Sua chiamata. 

Quando vi sentite deboli, cercate forza nelle parole del mio Gesù e nell’Eucarestia. 

Quando tutto sembrerà perduto sorgerà per voi una grande gioia. Il Signore ha preparato per voi quello che gli occhi umani non hanno mai visto. Il trionfo definitivo del mio Cuore Immacolato porterà la pace definitiva all’umanità. 

Gli uomini vivranno felici. Sarà questo il tempo del compimento delle promesse del Signore. Avanti senza paura. 

Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

San Paolo e San Luigi Orione e la carità


San Paolo e San Luigi Orione

In ogni nostro pensiero, in ogni nostra azione il motore sia sempre e solo l’amore, non un amore fatuo, generico, ma un amore,  una carità con le stesse caratteristiche indicate dall’Apostolo Paolo e condivise da san Luigi Orione e tutti i veri cristiani

San Paolo
San Luigi Orione così si esprimeva
La carità è paziente, magnanima, ha la forza di sopportare le ingiurie e di non renderle. E’ una qualità di Dio, il quale è “lento alla collera”
e da’ ai peccatori il tempo diconvertirsi 
 “La carità, dalla fiducia nel Signore, dalla pazienza e dal tempo,  sa sperare e aspettare i momenti e le ore di Dio e il buon esito d’ogni santa impresa
La carità è benigna. E’ l’attitudine di chi aiuta sorridendo, prevenendo, con tatto discreto
Facciamo regnare la carità  con la mitezza del cuore, col compatirci, coll’aiutarci vicendevolmente, col darci la mano e camminare insieme. Seminiamo a larga mano sui nostri passi, opere di bontà e di amore, asciughiamo le lacrime di chi piange.(Lettere II, pp 327 ss)
La carità non è invidiosa: esclude ogni gelosia, perché la gelosia è grettezza mentre la carità è magnanima; la gelosia è divisione, mentre la carità è comunione
Lavorare cercando Dio solo  e non in un continuo affanno di qualcuno che mi possa vedere, apprezzare, applaudire… Ogni azione fatta per chiasso e per essere visti è come un fiore passato per più mani”
La carità non si vanta. Essa, cioè è prudente, ha il senso delle proporzioni
Non ambite cariche e dignità… sta attento, caro don…, perché il nostro amor proprio ragiona sottilmente e si veste talora di umiltà e giustifica facilmente ai nostri occhi le nostre azioni e uccide l’anima come un sottile e dolce veleno (Scr 44,107 ss.)
La carità non si gonfia: gonfiarsi indica l’atteggiamento di chi fa sentire il peso del suo gesto e del suo prestigio. L’amore invece si pone a livello degli altri.
Dio si manifesta e si compiace di abitare in quelli che sentono  la loro nullità, che diventano come nulla, per l’amore di Dio (Lettere I p 122)
La carità non manca di rispetto. L’amore è attento, tiene conto della fragilità del prossimo; è rispettoso, sensibile
 “ La carità non ha l’occhio nero, non ha spirito di discussione, non conosce i ma né i se: non ha spirito di contraddizione, di censura, di critica, di mormorazione”
La carità non cerca il suo interesse. Imita Cristo che “non cercò di piacere a se stesso”(Rm15,3). Il discepolo di Gesù deve dimenticare se stesso (Fil 2,4; 1Cor1,20)
Vorrei stringere nelle mie piccole braccia umane tutte le creature per portarle a Dio. E vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame e sete di verità e di Dio; aprire il cuore alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi” (Scr100, 187)
La carità non si adira. Non è acida, collerica,non perde il controllo di sé.
 “La carità ha sempre il volto sereno com’è sereno il suo spirito, è tranquilla e quando parla, non alza mai la voce”
La carità non tiene conto del male ricevuto. La carità ha il cuore semplice e candido: non pensa al male sia nel senso che non lo sospetta negli altri, sia nel senso che non progetta di commetterlo
“Dobbiamo perdonare e perdonare tutto a tutti. Dovete coprire con un monte di benedizione non solo quelli che vi fanno del bene, ma anche tutti quelli che vi fanno del male (discorso del 23/VI/1929)
La carità non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità. Soffre per ogni forma di ingiustizia e gioisce di ogni verità, ovunque si trovi.

Cercare e medicare le piaghe del popolo, cercarne le infermità: andargli incontro nel morale e nel materiale… Cristo andò al popolo. Deve starci a cuore il popolo… Evitare le parole: di parolai ne abbiamo piene le tasche
La carità tutto copre. Non propaga il male degli altri, ma lo copre con il suo silenzio e con la sua discrezione

Non andate a riferire quel che uno può aver detto di male: non aggiungete esca al fuoco; cercate sempre di spegnere. Sentite una cosa contro una persona? Fatela morire dentro di voi. Guardatevi dalla satira, dalla parola che ferisce. Non dite: l’ho detto per burla! Le burla che offendono la carità lasciatele da parte” “
La carità tutto crede. È portata a dar credito al prossimo; si fida
Amare l’uomo quando l’ingiuria degli anni e la degradazione del vizio ne hanno fatto un oggetto di disgusto intollerabile

La carità tutto spera. Non dispera: spera il bene e il ravvedimento

Abbiate un sorriso e una parola amabile per tutti, senza differenze: fatevi tutti a tutti per portare tutte le anime a Gesù. La carità del Signore nostro crocifisso: …ecco la speranza dell’avvenire. Carità viva, carità grande, carità sempre! E daremo la leva alla società! Con la carità faremo tutto,senza carità faremo niente! (13,II, 1907)
La carità tutto sopporta. Non si lamenta delle freddezze e delle ingratitudini, ma le sopporta
 “La nostra vita sia un olocausto, un inno, un cantico sublime di carità e di consumazione totale di noi stessi nell’amore a Dio, alla Chiesa, ai fratelli”.

Festa della Madonna del Monte Carmelo.


16 Luglio 1983. 
Festa della Madonna del Monte Carmelo.
La "santa montagna".

«Salite con Me, figli prediletti, la "santa montagna" della vostra perfetta conformazione a
Gesù Crocifisso.

Quante volte mio Figlio Gesù amava salire sopra i monti, sospinto da un ardente desiderio di
solitudine e di silenzio, per vivere con più intensità la sua unione con il Padre!

Da adolescente spesso cercava rifugio sulle colline che circondano Nazareth; sul monte
promulgò la legge evangelica delle Beatitudini; sul monte Tabor visse l'estasi della sua
trasfigurazione; in Gerusalemme, città sul monte, raccolse i suoi per l'ultima Cena e passò le
dolorose ore della sua interiore agonia; sul monte Calvario consumò il suo Sacrificio; 
sul monte degli Olivi avvenne il suo definitivo distacco dai suoi 
con la gloriosa ascensione al Cielo.


Oggi con Me salite questa "santa montagna" che è Gesù Cristo, 
perché possiate entrare in una intimità di vita con Lui. 
In questi tempi della mia battaglia decisiva, ciascuno di voi è chiamato
a combattere con la Luce stessa di Cristo, perché dovete essere la sua stessa presenza nel
mondo. 

Per questo salite il "santo monte" della sua Sapienza, che viene svelata a voi, se siete
piccoli, umili e poveri. La vostra mente verrà attratta dalla Sua mente divina, e penetrerete il
segreto della Verità rivelata nella Sacra Scrittura e sarete rapiti dalla bellezza del suo
Vangelo, e agli uomini di oggi direte con coraggio la Parola di Gesù, che sola illumina e può
condurre alla pienezza della Verità.

Salite il "santo monte" del suo Cuore, per essere trasformati dal roveto ardente della sua
divina Carità. Allora il vostro cuore verrà dilatato e plasmato secondo il Suo e voi, nel mondo,
sarete lo stesso palpito del Cuore di Gesù, che cerca soprattutto i più lontani e tutti vuole
avvolgere con la fiamma della sua infinita misericordia.
Diventerete miti e umili di cuore, sarete veramente capaci di amare, verserete balsamo sulle
piaghe profonde dei sofferenti e dei più bisognosi, darete il vostro aiuto sacerdotale
soprattutto a coloro che si sono smarriti sulle strade del male e del peccato. Così, con il
vostro amore, porterete un immenso numero di miei figli sulla strada della salvezza.


Salite il "santo monte" della sua divina Umanità, perché possiate divenire 
riflesso della sua perenne immolazione per voi.
I suoi occhi nei vostri occhi, le sue mani nelle vostre mani, il suo Cuore nel vostro cuore, le sue
sofferenze nelle vostre sofferenze, le sue piaghe nelle vostre piaghe, la sua Croce nella
vostra croce.
Così voi diventate forte presenza di Gesù che, per mezzo di voi, ancora oggi può operare
fortemente per condurre tutti alla salvezza. In questa salvezza sta il trionfo del mio Cuore
Immacolato; in essa avviene la conclusione della battaglia cui vi ho chiamati e si realizza la mia
annunciata vittoria.
Perciò diventa ora più che mai urgente, figli prediletti, 
seguirmi come vostra Celeste Condottiera.

Salite dunque con Me la "santa montagna" che è Cristo
per venire perfettamente a Lui assimilati, 
così che Egli possa rivivere in ciascuno di voi per condurre tutti alla salvezza».

TOTA PULCHRA ES MARIA!