giovedì 4 luglio 2013

Un episodio toccante

DIVINA PROVVIDENZA


Qui si colloca un episodio toccante che ella stessa (la beata Maria Baouardy) ci ha raccontato: 

«I miei pa­droni, ci diceva, erano molto buoni con me e mi dimostravano completa fiducia. In una circostanza, mi avevano incaricato di pagare i fornitori della casa. Ecco ciò che mi capitò. Avevo appena saldato tutti i conti e quando scesi in cucina mi accorsi che vicino a me c'era una donna il cui aspetto denotava la più profonda miseria: vederla mi sorprese, poiché avevo chiuso la porta e non avevo sentito nessuno aprirla di nuovo. Il mio stupore non fece che aumentare, quando la sconosciuta mi chiamò per nome: Maria, mi disse, con una voce molto dolce, fammi la carità, te ne scon­giuro, ho molti bambini che muoiono di fame. 

Signora, le risposi con viva emozio­ne, non posso darle niente di ciò che appartiene ai miei padroni. Ho cinquanta fran­chi, sono i miei guadagni; li prenda, per vestire e per nutrire i suoi bambini. E tu, Maria, che avrai dopo? non ti resterà nulla! Non si preoccupi, signora, non ho mai conservato del denaro, e Dio non mi ha mai lasciato mancare niente: accetti tutto dunque. Ella prese l'intera somma, ringraziandomi con slancio. Un istante dopo, mi girai e la donna era scomparsa, senza che la porta fosse stata aperta, e ritrovai sul tavolo i cinquanta franchi. 

Temendo d'avere trattenuto questo denaro sul conto di qualche fornitore, corsi per accertarmene: tutti i conti erano stati pagati. Certa al­lora che quella somma era la mia, la donai al primo povero che incontrai. 
Seppi più tardi che la sconosciuta era la santissima Vergine, che si era degnata di provare co­sì la generosità della sua piccola serva».


mercoledì 3 luglio 2013

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: SANTA TERESA DI LOS ANDES

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: SANTA TERESA DI LOS ANDES:

SANTA TERESA DI LOS ANDES


DIARIO di SANTA TERESA DI LOS ANDES
La piccola Teresa del Cile
Prima Santa Cilena
Prima Santa Carmelitana di LatinoAmerica

"Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli. Io mi rendevo conto di questo. Ma queste stesse parole me le ripetevano quando ero già più grande, di nascosto della mamma. Solo Dio sa quanto mi è costato distruggere questo orgoglio o vanità che s'impadronì del mio cuore quando fui più grande"

Santa Teresa di Los Andes
Introduzione

"DIO È GIOIA INFINITA"

Nel suo viaggio in Cile, all'inizio di aprile del 1987, il Papa proclamava beata una "ragazza quotidiana", una cristiana di tutti i giorni: Giovanna. E nella primavera del 1995 a Roma la dichiarava Santa.
Ragazza ordinaria, diciamo, pur sapendo che nella sua terra e in tutta l'America Latina è conosciuta molto (ogni mese circa 200 mila persone vanno al suo Santuario) anche come "la piccola suora carmelitana". Infatti dalla scheda biografica che presentiamo sotto, risulta che ha passato gli ultimi undici mesi di vita in un Carmelo Teresiano e, non ancora terminato l'anno canonico del Noviziato, ha "anticipatamente emesso i voti religiosi per poi morire di tifo neppur ventenne, il 12 aprile 1920:
era infatti nata il i 5 luglio 1900 a Santiago.


La transición sin dolor




Muy pocos encuentran consuelo en Mí. 
Espero pacientemente 
y sin embargo no vendrán a Mí

Martes 25 de junio de 2013 a las 20:45 hrs.

Mi amadísima hija, Mis Lágrimas fluyen hoy, conforme la miseria del mal, la cual ha sido manifestada dentro de los corazones del hombre, aumenta. Tan endurecidos se han vuelto que sus corazones de piedra no dejan lugar para Mí, Jesucristo, para encontrar solaz por dentro.

Mi Corazón jadea con tristeza ahora, por los cristianos que se han alejado de la Verdad y de todo lo que les enseñé. Muy pocos encuentran consuelo en Mí. Espero pacientemente y sin embargo no vendrán a Mí. Han creado un muro que los separa de Mí y hablan de dientes para afuera de Mi Promesa de venir de nuevo. Cómo han olvidado lo que dije, lo que hice para salvarlos y lo que les dije a través del Libro de Mi Padre, esperar el tiempo, cuando se acerca.

Mis pobres, pobres hijos. Necesito despertar amor por Mí en sus corazones, primero, si han de recibir el consuelo y el alivio del dolor de sus pruebas dolorosas y difíciles en esta vida. Ellos deben extender sus brazos y apelar a Mí ahora, en este tiempo, si he de hacer la transición sin dolor para ellos.

No tengo ningún deseo de infligir sufrimiento a los hijos de Dios. Pero, al rechazar la Verdad de Mis Enseñanzas y las Leyes establecidas por Mi Padre, serán arrastrados a una terrible batalla con el espíritu del mal, antes de que Mi Misericordia pueda atraerlos a Mis Brazos cuando los salvaré.

Qué poca confianza guardan en sus corazones, por el Único Dios Verdadero. Qué frívolos son ellos y qué tan rápidamente abrazan falsedades, con el fin de satisfacer su lujuria por el pecado. Qué ingenuos son cuando aceptan mentiras, las cuales se ajustan a sus estilos de vida, con el fin de justificar el pecado.

Cualquier cosa plausible, que justifica el pecado a través del intelecto humano, es el único camino que elijen, para que puedan vivir sus vidas como desean. La Verdad es tan difícil de tragar y es difícil de digerir, en que sacrificios de la carne tienen que ser hechos para aceptarla. La Verdad, si y cuando es aceptada, toma gran valor y solo aquellos quienes tienen el don de la Humildad pueden realmente abrazarla con facilidad.

Aquellos que genuinamente buscan la Verdad de Dios a menudo son engañados por aquellos quienes dicen que proclaman la Palabra de Dios. El único lugar en el que encontrarán la Verdad es en la Santísima Biblia y en Mi Santa Palabra dada a ustedes a través de estos mensajes. Mis mensajes sostienen la Santa Palabra de Dios, como está establecida en el Libro de Mi Padre.

Amarme no es fácil, ya que solo pueden venir a Mí como un simple niño. Sus aires de grandeza, que presentan al mundo en su vida cotidiana, deben dejarse a un lado. Solo pueden venir a Mí, como un simple niño que confía. Deben colocarse ante Mí y pedirme que los tome, moldee, ayude a caminar por el sendero correcto a la santidad y entonces confiar en Mí completamente.

Una vez que me entreguen todo a Mí, los levantaré, quitaré su temor y los llevaré hacia Mi Reino. Aún entonces, con el Amor de Dios en su alma, encontrarán este sendero difícil. Pero, será como si las telarañas han sido quitadas, porque una vez que la Verdad se vuelve clara no habrá ningún otro camino por el que deseen caminar. Ya que este es el único camino que los llevará al Paraíso y esa es la ruta que deben tomar para venir a Mí, Jesucristo. Ya que Yo Soy el Camino.

Su Jesús
KYRIE ELEISON

Sant' Elisabetta di Portogallo

S.Elisabeta 
 de Portugal 
Sant' Elisabetta di Portogallo - Regina (4 luglio)
Saragozza (Spagna), 1271 - Estremoz (Portogallo), 4 luglio 1336
Nacque a Saragozza, in Aragona (Spagna), nel 1271.
Figlia del re di Spagna Pietro III, quindi pronipote di Federico II, a soli 12 anni venne data in sposa a Dionigi, re del Portogallo, da cui ebbe due figli.
Fu un matrimonio travagliato dalle infedeltà del marito ma in esso Elisabetta seppe dare la testimonianza cristiana che la portò alla santità.
Svolse opera pacificatrice in famiglia e, come consigliera del marito, riuscì a smorzare le tensioni tra Aragona, Portogallo e Spagna.
Alla morte del marito donò i suoi averi ai poveri e ai monasteri, diventando terziaria francescana.
Dopo un pellegrinaggio al santuario di Compostela, in cui depose la propria corona, si ritirò nel convento delle clarisse di Coimbra, da lei stessa fondato.
Dopo la morte avvenuta nel 1336 ad Estremoz in Portogallo, il suo corpo fu riportato al monastero di Coimbra.
Nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un'esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla santa. Fu canonizzata a Roma da Urbano VIII nel 1625. 
Etimologia: Elisabetta = Dio è il mio giuramento, dall'ebraico
Martirologio Romano: Santa Elisabetta, che, regina del Portogallo, fu esemplare nell’opera di pacificazione tra i re e nella carità verso i poveri; rimasta vedova del re Dionigi, abbracciò la regola tra le monache del Terz’Ordine di Santa Chiara nel cenobio di Estremoz in Portogallo da lei stessa fondato, nel quale, mentre era intenta a far riconciliare suo figlio con il genero, fece poi ritorno al Signore.

 
Figlia di re, è normale che debba sposare un re. E questo lo decidono naturalmente gli altri, quando Elisabetta (Isabel in portoghese) ha soltanto dodici anni.

Suo padre, il re Pietro III di Aragona, la dà in moglie a Dionigi re del Portogallo: Dom Dimìs, come lo chiamano i sudditi.
Un re con molti meriti: sviluppa infatti l’economia portoghese, crea una flotta, fonda l’università di Lisbona (che sarà successivamente trasferita a Coimbra).
Dionigi è un buon sovrano, ma anche un pessimo marito, sempre impelagato con altre donne e padre via via di altri figli, oltre ai due che gli dà Elisabetta.
E lei, malgrado le continue offese e i tradimenti del marito, gli rimane impeccabilmente fedele, tutta dedita ai figli Alfonso e Costanza, come ai sofferenti per malattie “brutte” in Lisbona.

Ma non solo: Elisabetta si prende anche molta cura dei bambini messi al mondo dal marito con altre donne.
Un’opera da cristiana autentica.
Da grande regina.
E l’infedele Dionigi deve pur avvertire la sua superiorità morale; tant’è che più tardi, quando il figlio Alfonso gli si ribella, è l’autorità di Elisabetta a evitare lo scontro armato tra padre e figlio.
Poi quel fatto le procura l’accusa di parteggiare per il figlio Alfonso contro Dionigi, e allora la confinano nella cittadina di Alenquer, a nord di Lisbona.
Ma presto il marito la richiama.
Ora la vuole vicina, ha bisogno di lei e del suo consiglio.
Elisabetta torna, riprende serenamente il suo posto accanto al re.
E quando una malattia mortale lo colpisce, è lei a curare in prima persona il marito, fino all’ultimo giorno.
Dopo la morte del re, avvenuta nel 1325, sale al trono suo figlio Alfonso IV, ed Elisabetta non resta a fare la regina madre a Lisbona.
Si fa pellegrina e penitente, con l’abito di terziaria francescana, andando fino al santuario di San Giacomo di Compostella a piedi nudi.
Poi viene accolta dalle Clarisse nel monastero di Coimbra, fondato da lei, e ne condivide la vita, senza però pronunciare i voti (lo farà poco prima di morire).
Il monastero diventa la sua casa per sempre; ma una volta deve uscirne, perché c’è nuovamente bisogno di lei: deve riconciliare suo figlio Alfonso IV col re Ferdinando di Castiglia che è suo genero (è il marito di Costanza.
Elisabetta ha ormai 65 anni, il suo fisico è indebolito dalle dure penitenze, e in piena estate il viaggio è troppo faticoso per lei.
Incontra il figlio e la nuora, fa sosta nella cittadina di Estremoz, ma non riesce ad andare più avanti: la stanchezza e le febbri troncano rapidamente la sua vita.
Il suo corpo viene riportato al monastero di Coimbra, e nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un’esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla Santa. Ma già nei primi tempi dopo la morte c’erano pellegrinaggi alla sua tomba e circolavano voci di miracoli. Finché, nel 1625, Papa Urbano VIII celebrerà, infine, la sua solenne canonizzazione a Roma. (Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)


Giaculatoria. - Sant' Elisabetta di Portogallo, pregate per noi.

 

"Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio" 1






57 - Il Cuore di Maria forziere delle vere ricchezze

L'infinita bontà di Dio ci ha dato 4 grandi tesori:

1) La SS. Eucarestia, che racchiude in sé quanto vi è di più ricco, preziosa, ammirabile nel tempo e nell'eternità.

2) La S. Scrittura, contenente le verità e i segreti della Divinità. Essa è il Cuore di Dio (S. Agostino).

3) Le reliquie dei Santi che la Chiesa possiede, conserva e onora.

4) Il Cuore di Maria che contiene ricchezze indicibili. Infatti:

a) È il tesoro dell'amore dell'Eterno Padre: «Amoris Dei Patris thesaurus» (S. Metodio), perché in esso il Padre adorabile mise tutto il suo amore, cioè il suo Unigenito.

b) È il tesoro del Figlio, uso a nascondere e conservare i misteri e le cose meravigliose osservate in Gesù durante la sua dimora terrena: «conservabat omnia verba haec in Corde suo». Gesù ha versato nel Cuore di Maria i tesori di sapienza e di scienza nascosti nel suo; vi ha messo i tesori di grazia e di misericordia acquisiti per noi col suo Sangue e con la sua morte, e le ha donato il potere di distribuirli, «cui vult, dice S. Bernardo, quando vult et quomodo vult». «In manibus tuis, dice il dotto Dionigi Certosino, sunt omnes thesauri miserationum Dei».

c) È il tesoro della carità dello Spirito Santo Poiché in esso Egli ha messo un oceano di grazie: tutte le grazie dei Santi. Quindi si può ben dire con S. Andrea di Candia che il Cuore di Maria è «Sanctissimus omnis sanctitatis thesaurus» (Orat. de Assumpt.) e

«Thesaurus stupendus Ecclesiae» (S. Epif.).

d) È un tesoro di gloria, di felicità e di giubilo per la Chiesa trionfante: È per Te, Vergine santa, che è stato riempito il Cielo, l'inferno è stato spogliato, e sono state riparate le rovine della celeste Gerusalemme (S. Bernardo).

e) È un tesoro di grazia e di misericordia per la Chiesa militante, perché, secondo S. Germano, nessuno è stato liberato o preservato dalle insidie di Satana, se non per mezzo di Maria; nessuno ottiene grazie se non per sua intercessione.

f) E' un tesoro di sollievo per la Chiesa sofferente, perché in ogni ora le pene del Purgatorio sono diminuite e addolcite grazie alla carità meravigliosa di Maria.

Infine, dal trono di Dio non discende alcuna grazia né favore, sia nella Chiesa trionfante, sia in quella militante e purgante, che non passi per le mani di Maria: «Nihil a throno Dei divini muneris defluit, aut descendit, quod per Mariae manus non pertransierit».

Salutiamo, dunque l'amabile Vergine con S. Cirillo: «Salve sancta Deipara, pretiosus totius orbis thesaurus».

Quando siamo tristi o desolati, per avere consolazione pensiamo al tesoro inestimabile del Cuore di Maria, che ha per noi il più grande amore. Quale motivo di gioia e di conforto per noi! Certamente, se conoscessimo bene l'amore, le ricchezze, le tenerezze che Maria ha per noi, moriremmo di gioia.

58 - Il Cuore di Maria vittima ed altare

Tutti i cuori degli Angeli e dei Santi del cielo sono altrettanti santuari dell'amore divino, nei quali Dio è adorato, glorificato. amato continuamente e differentemente, secondo la differenza dei gradi di amore posseduti da ogni cuore.

Ma il Cuore di Gesù è il Santuario dei santuari, e l'amore degli amori, che sempre ha adorato, glorificato e amato Dio; sempre ciò farà in modo degno della sua grandezza e bontà infinite. Il Cuore di Maria è il secondo santuario dell'amore divino, esso è stato fatto dall'amore increato ed essenziale: lo Spirito Santo Santuario mai profanato dal peccato, adorno invece d'una santità senza uguale e della bellezza splendente di tutte le virtù; santuario che è la dimora del Santo dei Santi, e nel quale vi è maggior gloria ed amore per la SS. Trinità che in tutti i santuari materiali e spirituali della terra e del cielo.

Questo santuario comprende tre cose:

1) - Un perpetuo sacrificio d'amore e di lode. - Il Cuore di Maria è rappresentato dal turibolo d'oro in mano ad un Angelo (Ap 8, 3).

L'Angelo del gran Consiglio lo riempie di fuoco: «Implevit thuribulum de igne altaris e di abbondante incenso, incensa multa, cioè di preghiere dei Santi, de orationibus Sanctorum, per significare che fu il Figlio di Dio a riempire il Cuore della SS. Madre del sacro fuoco che ha portato sulla terra, e che tutte le adorazioni, le lodi, le glorificazioni e le preghiere che escono dal Cuore verginale di Maria, procedono dal Cuore adorabile di Gesù.

Le preghiere dei Santi sono messe nel Cuore di Maria, per indicarci che i Santi depongono nel Cuore della loro Madre preghiere, lodi, adorazioni, offerte a Dio, perché essendo unite alle sue, riescano più gradite ed efficaci.

2) - Il sacrificio delle vittime d'amore. - La prima è la vittima adorabile offerta da Maria a Dio, nel tempio di Gerusalemme e sul Calvario; offerta che ripete in cielo e in tutti i sacrifizi divini di tutti i giorni, di tutte le ore, sulla terra.

Poiché, se tutti i cristiani hanno il diritto di offrire alla Maestà divina lo stesso sacrifizio del Sacerdote, quanto più la Madre del Sommo Sacerdote godrà di questo diritto, di questo potere?

Ai sacrifici terreni Ella non è presente sensibilmente, ma con la mente, con il Cuore, con l'amore; Ella vuole ciò che vuole suo Figlio, l'accompagna spiritualmente dappertutto per fare in qualche modo tutto quanto Egli fa.

Se Maria, dice Gersone, (Tract., 9 super Magnif.) nell'Ultima Cena non ha ricevuto il carattere sacerdotale, ha però, avuto in modo più eccellente di tutti gli altri presenti, di tutti i fedeli, questo carattere, non per consacrare, ma per sacrificare un'Ostia pura, santa e perfetta sull'altare del suo, Cuore, ove il fuoco divino arde continuamente. Ne consegue che i Santi le attribuiscono il nome e la qualità di Sacerdote: «Verginem appello velut sacerdotem, et altare» (S. Epifanio). E non è a stupire, poiché lo Spirito Santo onora i cristiani col titolo di Sacerdozio regale: «Vos autem regale sacerdotium» (1 Pt, 2, 9), e fa loro dire al Signore: «Fecisti nos: reges et sacerdotes» (Ap 5, 10).

La seconda vittima sacrificata nel santuario del Cuore di Maria è Lei stessa, Gesù s'è immolato per la gloria del Padre e per la nostra salute. Maria l'ha imitato sacrificandosi con Cuore ardente d'amore.

Ella è vissuta sulla terra in un continuo sacrificio di tutto, il suo essere e attività.

La terza vittima ne comprende un'infinità. Se l'Eterno Padre ci ha donato tutte le cose donandoci Gesù: «Omnia cum ipso, nobis donavit» (Rm 8, 32), assai più ha largheggiato con Maria. Ella, ben sapendo che ogni cosa nell'universo Le apparteneva, desiderando farne buon uso per la gloria del donatore, sacrificava alla Divina Maestà tutte le creature del mondo come altrettante vittime. Non si può rendere a Dio maggior onore che col sacrifizio, e per conseguenza, non si può fare più santo uso delle cose che ci appartengono, che col donarle e sacrificarle al Sovrano Signore di tutte le cose, conforme la sua santa volontà.

Uniamoci noi pure col dono di quanto ci appartiene, al Figlio e alla Madre; uniamoci con lo stesso loro Cuore ardente d'amore. O Madre del divin Sacerdote, di tutto cuore acconsentiamo al perpetuo sacrificio che Voi fate di noi e delle nostre cose, secondo la gloria del Salvatore e le sue intenzioni!

3) - Il Cuore di Maria è Altare del divino Amore. Gersone dice: «Dopo il sacrificio di sé offerto da N. S. sulla Croce, il più gradito a Dio e il più utile agli uomini è quello offerto da Maria SS., sull'altare del suo Cuore.

Pensiamo perciò a Lei quando diciamo: «Introibo ad aLtare Dei!», ricordandoci che dobbiamo offrire il sacrificio su questo altare divino, e non solo sull'altare materiale che non ne è che l'ombra.

Dobbiamo offrirlo in unione alla carità e alla santità dei due Cuori ammirabili, fusi in un solo cuore sul medesimo altare, chiamato altresì il Santo dei Santi: «Affinché meritiamo di entrare nel Santo dei Santi con anime pure e sante».


59 - Il Cuore di Maria e l'aureola dei martiri

Il Cuore di Maria e la Croce. - Il primo oggetto dell'amore del Salvatore, dopo il suo Eterno Padre, è la Croce. Anche i Santi, che hanno seguito le orme del Redentore, hanno amato molto la Croce, e per l'amore del Crocefisso hanno messo la loro gloria e le loro delizie nei patimenti.

La SS. Vergine, essendo ricolma d'amore per Gesù più dei Santi, ha amato la Croce più di essi, tanto da poter dire che, durante la sua vita terrena, il suo Cuore era il centro della Croce. Poiché le croci venivano in folla, da tutte le parti, a ritrovarsi nel suo Cuore; da parte di Dio, da parte degli uomini, dei Giudei, persecutori di suo Figlio, dei Gentili che lo crocifiggevano, di Erode, di Pilato, dei grandi Sacerdoti Anna e Caifa, de' suoi amici stessi, di Giuda, di Pietro che lo rinnegava, di quanti l'avevano abbandonato. Anche le creature insensibili ed inanimate si schieravano con tutti costoro, le corde e le catene che avevano legato Gesù, le verghe che l'avevano flagellato, le spine che avevano trafitto il suo santo capo, i chiodi che gli avevano trapassato le mani e i piedi, il fiele che aveva amareggiato la sua bocca, la lancia che aveva ferito il suo costato e tutte le altre cose che lo avevano fatto soffrire.

Tutte queste croci erano ricevute dal Cuore di Maria come inviate dalla mano di Dio ed erano portate con sottomissione, pace e amore invidiabili. Ma non per questo le croci furono, meno dolorose. Esse invece la fecero tanto soffrire che ne sarebbe morta, se la Divina Potenza non l'avesse sostenuta.

Maria è più che martire: Ella ha sofferto più di tutti i Martiri riuniti insieme, per parecchi motivi.

1) L'anima è capace di soffrire più del corpo, tanto più quando la sua natura è nobile ed eccellente. Ora, tutti i Martiri hanno sofferto nel corpo, ma la SS. Vergine ha sofferto nell'anima, trapassata dalla spada del dolore.

2) I Martiri hanno dato il sangue e la vita per la gloria di Dio; la Vergine ha sacrificato infinitamente di più, cioè la vita del suo unico Figlio.

3) I supplizi dei Martiri sono durati relativamente poco. tempo, ma il martirio di Maria è stato lungo quanto la sua vita.

4) A differenza dei Martiri, le piaghe e i tormenti del Cuore di Maria non si possono contare tanto sono innumerevoli. Contiamo, se possibile, i travagli della vita di Gesù: le ingiurie, le bestemmie oltraggiose dei Giudei, le piaghe del suo corpo, i tormenti della sua Passione, e conteremo altrettante piaghe dolorosissime nel Cuore desolato della Madre. Contiamo gli oltraggi e le crudeltà dei perfidi Giudei riguardo agli Apostoli e ai Discepoli di suo Figlio, dopo l'Ascensione; le miserie, le calamità, le afflizioni che hanno colpito un'infinità di persone durante la vita di Lei; le idolatrie, le empietà, i delitti che si commettevano contro Dio su tutta la terra, mentre Ella vi soggiornava, e conteremo altrettanti dolori, supplizi, martirii sanguinosi, incomprensibili del suo Cuore verginale, ardente di amore per il Creatore e per la sua gloria.

5) Il martirio di Maria è il più doloroso di tutti, perch'Ella ha sofferto il martirio il più sanguinoso, di suo Figlio.

Il martirio di Gesù è il martirio di Maria: Ella soffriva nel suo Cuore i dolori che Egli soffriva nel corpo; l'amore che consolava i Martiri, crocifiggeva la Vergine, rendendole i tormenti del Figlio più sensibili: Ella avrebbe amato meglio soffrire tutti i supplizi e anche i tormenti della terra e dell'inferno, piuttosto che vedere suo Figlio abbandonato al furore dei Giudei ed alle loro crudeltà.

«Vulnera Christi morientis», dice S. Bernardo, «erant Matris vulnera dolentis». Tutti i dolori di Gesù morente erano dolori della sua Madre sofferente. Chi avesse potuto vedere il Cuore della Madre del Salvatore mentre era ai piedi della Croce, avrebbe visto un perfetto ritratto di Gesù Crocefisso: «In corpore Filius, dice S. Lorenzo Giustiniani, in Corde Genitrix erat crucifixa»: il Figlio era crocefisso nel corpo, e la Madre nel Cuore.

PREGHIERA. - O Maria il tuo martirio sanguinoso è al di sopra di tutti i martiri. Ma il tuo amato Figlio Ti ha dato una aureola e una corona infinitamente più gloriose e splendenti delle aureole e delle corone di tutti i Martiri insieme. Essi Ti onorano tutti come loro Regina e Madre; sanno che per la tua interposizione Gesù li ha onorati della grazia e della corona gloriosa del martirio; perciò mettono le loro corone ai tuoi piedi, e dopo tuo Figlio, Re dei Martiri e dei Santi, lodano, benedicono e glorificano Te eternamente.

Dall'opera di san Giovanni Eudes: "Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio"

Cor Mariae Immaculatum, 
intercede pro nobis!