"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
lunedì 10 dicembre 2012
Rivelazioni - La pazienza con cui Dio sopporta i nostri difetti - La custodia del cuore. L’utilità della compassione. Riconoscenza per la grazia.
Ti rendo anche
grazie, mio Dio, per un’altra visione non meno gradita che utile con la quale mi
facesti conoscere con quanta pazienza Tu sopporti i nostri difetti, pur di
vederci emendati e farci un giorno partecipi della tua beatitudine.
Una sera mi ero
adirata, e la mattina seguente prima che facesse giorno, avendo avuto agio di
darmi all’orazione, Tu mi apparisti sotto un
aspetto insolito, come una persona estenuata di forze e priva di ogni
soccorso.
Poiché mi rimordeva la
coscienza per la caduta del giorno prima, cominciai a riflettere con dolore che
indegna cosa fosse l’offendere Colui che è la santità e la pace seguendo
l’impulso di una passione viziosa. E pensai che sarebbe stato meglio, anzi
giunsi persino a desiderare, che Tu non fossi venuto in quell’ora (in quell’ora
soltanto però!) in cui avevo il rimorso di non aver resistito al nemico che mi
spingeva a sentimenti così contrari alla tua santità.
Ma ecco la risposta che Tu mi
desti: «Come un malato che è riuscito a farsi portare ai raggi del sole si
consola al sopraggiungere improvviso di un temporale, con la speranza del pronto
ritorno del bel tempo, così Io, vinto dal tuo amore, voglio rimanere con te
anche durante le tempeste delle tue passioni, in attesa che il pentimento
riporti il sereno e ti diriga verso il porto dell’umiltà».
La mia lingua non vale ad
esprimere quale abbondanza di grazia la prolungata tua presenza mi abbia
elargito in quest’occasione! Possa supplirla, te ne prego, l’affetto del cuore,
e da quell’abisso di umiltà in cui mi ha attirato la degnazione dell’amor tuo,
m’insegni a far risalire verso la tua immensa misericordia la mia azione di
grazie.
13 – La custodia del cuore
Confesso ancora
al tuo amore, o Signore benignissimo, che anche in altro modo ti adoperasti per
scuotere il mio torpore. Ti servisti bensì dapprima dell’intermediario di un’
altra persona, ma poi compisti da solo l’opera tua con non minor degnazione che
misericordia.
Questa persona
mi fece osservare che i primi a trovarti appena nato, secondo la narrazione del
Vangelo, furono i pastori; e poi, da parte tua, mi disse che se desideravo
veramente trovarti anch’io dovevo vegliare sui miei sensi come i pastori
vegliavano sui loro greggi.
Non fui molto
soddisfatta del consiglio. Lo trovavo inopportuno per me, perché sapevo che Tu
mi inclinavi a servirti per amore e non già come un pastore mercenario serve il
suo padrone.
Continuai a ripensarci tutto
il giorno fino a Vespro con un senso di abbattimento spirituale, ed ecco che
dopo Compieta, essendomi raccolta in preghiera al mio solito posto, Tu
addolcisti con questo pensiero la mia tristezza: Una sposa può ben occuparsi di
dar da mangiare ai falconi del suo sposo senza per questo venir privata delle
tue carezze. Allo stesso modo anch’io se mi applicassi a custodir i miei sensi e
i miei affetti, certo non per questo verrei privata della dolcezza della tua
grazia.
Tu mi desti allora, sotto
forma di una verga di fresco recisa, lo spirito del timore, affinché non
allontanandomi mai neppure per un momento dalle tue braccia potessi, senza
danno, attraversare le impervie contrade in cui sogliono smarrirsi gli affetti
umani. Ed aggiungesti che se qualche cosa cercasse di far deviare i miei
affetti, sia destra per mezzo della gioia e della speranza, sia a sinistra col
dolore, il timore e la collera, subito mi servissi della verga del tuo timore e,
richiamato al mio cuore per mezzo del raccoglimento dei sensi quell’affetto, lo
penetrassi col calore della carità e te
l’offrissi in saporoso sacrificio così come ti si offrirebbe il sacrificio di un
agnellino appena nato.
Ahimè,ogni qualvolta da
allora, spinta dalla mia malizia, dalla mia leggerezza e dalla mia vivacità nel
parlare e nella’gire, ridavo la libertà a ciò che prima ti avevo offerto, sempre
ho avuto l’impressione di strappartelo per così dire di bocca per darlo al tuo
nemico. Eppure Tu, nel frattempo, continuavi a guardarmi con tanta serena bontà
come se, non sospettando neppure il mio tradimento, Tu pensassi che io lo
facessi per gioco.
Per tal via richiamasti
sovente il mio cuore a tanta dolcezza di commozione e di pietà, da farmi
persuasa che con nessuna minaccia avresti mai potuto indurmi a un desiderio di
correzione e a un proposito di emendazione altrettanto grande e
fermo.
14 – L’utilità della compassione
Una volta,
nella Domenica precedente la Quaresima (1) mentre si intonava la Messa «Esto mihi…Sii per me un luogo di rifugio», credetti di
intendere che, perseguitato e tormentato da molti tuoi nemici Tu mi chiedessi
con le parole di questo Introito di accoglierTi e di lasciarTi riposare nel mio
cuore. E per i tre giorni successivi, ogni qualvolta mi raccoglievo
internamente, mi pareva di vederti riposare sul mio petto come un povero
infermo. Non trovai in questi tre giorni nulla che potesse offriti un più alto
sollievo che il darmi per amor tuo alla preghiera, al silenzio e alla
mortificazione per la conversione di coloro che vivono secondo lo spirito del
mondo.
(1)
E cioè la Domenica di
Quinquagesima.
15 – Riconoscenza per la grazia
Nella tua bontà
ti degnasti rivelarmi con la luce della tua grazia che l’anima, finché rimane
nel fragile involucro del corpo, si trova avvolta come in una nube, così come
una persona racchiusa in un’angusta stanza sarebbe da ogni parte circondata dal
vapore che in essa si producesse. Quando però il corpo viene colpito da qualche
male, attraverso al membro paziente si infiltra nell’anima come un raggio di
sole che mirabilmente la rischiara. Quanto più il male è esteso e grave, tanto
più chiaro è il raggio di luce che inonda l’anima. Le ferite che il cuore
incontra nell’esercizio dell’umiltà, della pazienza e simili, sono quelle che,
toccando l’anima più profondamente e più da vicino, le apportano maggior copia
di luce. Sovra ogni altra cosa però la rasserena e la rischiara la pratica delle
opere di carità.
Grazie ti siano
rese, o Amico degli uomini, di avermi in tal modo spesso attirata alla pratica
della pazienza. Ma, ahimè, mille volte ahimè, ben raramente e ben poco ho
corrisposto alla tua grazia e certo mai nel modo in cui avrei dovuto
corrispondervi! Tu conosci, o Signore, il mio dolore, la mia confusione e il mio
abbattimento al riguardo, e sai quanto il mio cuore desideri che altri supplisca
alle mie deficienze.
Un’altra volta
durante la Messa, mentre stavo per comunicarmi, avendomi Tu concesso di godere
del solito della tua presenza, io mi sforzavo di capire che cosa potessi fare
per ricambiare almeno in parte tanta tua degnazione. O Maestro sapientissimo:
«Desideravo essere io stessa anatema per i miei fratelli» (Rm 9,3).
Io avevo
ritenuto fino allora che, secondo quanto mi avevi lasciato credere, l’anima
risiedesse soltanto nel cuore. Tu mi insegnasti in quel momento che essa risiede
anche nel cervello cosa che poi ho trovata anche scritta, ma che prima non
sapevo. Mi dicesti dunque esser cosa di grande merito se l’anima, abbandonata
per amor tuo la dolcezza della fruizione affettiva, vigilasse alla custodia dei
sensi esterni e si affaticasse nelle opere di carità a salvezza del
prossimo.
sabato 8 dicembre 2012
Gesù, Maria vi amo!
Gesù,
Maria vi amo!
Salvate
le anime dei sacerdoti,
salvate
tutte le anime.
Vi
preghiamo supplichevoli,
moltiplicate
quest'atto d'amore
mille
volte, ad ogni respiro,
ad
ogni palpito.
Gesù
ha promesso la salvezza di migliaia di anime,
ad
ogni atto d'amore...
Immacolata Concezione
Immacolata, Vergine bella,
di nostra vita Tu sei la stella.
Fra le tempeste, Tu guida il cuore
di chi ti chiama stella d'amore.
Siam peccatori, ma figli tuoi:
Immacolata prega per noi. (bis)
Tu, che nel cielo siedi Regina,
a noi lo sguardo pietoso inchina;
ascolta, o Madre, il nostro canto,
a noi sorridi dal cielo santo.
La tua preghiera è onnipotente
Siccome il Cuore tuo clemente,
Sotto il tuo scettro Iddio s'inchina,
Deh! non sdegarci, nostra Regina,
Nel fier conflitto d'aspra tenzone,
Tu sola, e Dio, fughi aquilone,
Tu sola basti contro ogni armata,
Vergine bella Immacolata.
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!
La proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione
La proclamazione del dogma
Alessandro Laudani
Estratto da: Roberto De Mattei, "Pio IX".
La proclamazione del dogma
Venerdì 8 dicembre 1854, fin dalle 6 di mattina fu aperta la Basilica di San
Pietro, che già alle 8 era gremita di popolo. Dalla Cappella Sistina, dove
erano radunati cinquantatré cardinali. quarantatré arcivescovi, novantanove
vescovi convenuti da tutto il mondo, la solenne processione liturgica giunse
fino all'altare papale, dove Pio IX celebrò solennemente la Santa Messa.
Al termine del canto del Vangelo in greco e in latino, il cardinale Macchi,
decano del Sacro Collegio, assistito dal più anziano degli arcivescovi e
vescovi latini, da un arcivescovo greco e uno armeno, si prostrò ai piedi
del Pontefice domandando, in lingua latina e con voce sorprendentemente
energica per i suoi 85 anni, il decreto <<che avrebbe cagionato gioia in
Cielo e il massimo entusiasmo sulla terra>>.
Dopo avere intonato il Veni Creator, il Papa si sedette sul trono e, tenendo
sul capo la tiara, lesse con tono grave e voce alta la solenne definizione
dogmatica: <<A onore della santa e individua Trinità, a gloria e ornamento
della Vergine Madre di Dio, per l'esaltazione della fede cattolica, e per
l'incremento della religione cristiana, con l'autorità del Signore Nostro
Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra, dichiariamo
pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima
Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione per singolare grazia e
privilegio di Dio onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo
Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di
colpa originale, è dottrina rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente
e costantemente da tutti i fedeli>>.
Dal momento in cui il cardinal decano fece la domanda per la promulgazione
del dogma fino al Te Deum che fu cantato dopo la solenne Messa, al segno
dato dal cannone in Castel Sant'Angelo, per lo spazio di un'ora, dalle
undici al mezzodì, tutte le campane di Roma suonarono a festa per celebrare
un giorno che, come scrive mons. Campana, <<sarà fino alla fine dei secoli
ricordato come uno dei giorni più gloriosi che figuri nella storia>> (...).
La proclamazione del dogma
Venerdì 8 dicembre 1854, fin dalle 6 di mattina fu aperta la Basilica di San
Pietro, che già alle 8 era gremita di popolo. Dalla Cappella Sistina, dove
erano radunati cinquantatré cardinali. quarantatré arcivescovi, novantanove
vescovi convenuti da tutto il mondo, la solenne processione liturgica giunse
fino all'altare papale, dove Pio IX celebrò solennemente la Santa Messa.
Al termine del canto del Vangelo in greco e in latino, il cardinale Macchi,
decano del Sacro Collegio, assistito dal più anziano degli arcivescovi e
vescovi latini, da un arcivescovo greco e uno armeno, si prostrò ai piedi
del Pontefice domandando, in lingua latina e con voce sorprendentemente
energica per i suoi 85 anni, il decreto <<che avrebbe cagionato gioia in
Cielo e il massimo entusiasmo sulla terra>>.
Dopo avere intonato il Veni Creator, il Papa si sedette sul trono e, tenendo
sul capo la tiara, lesse con tono grave e voce alta la solenne definizione
dogmatica: <<A onore della santa e individua Trinità, a gloria e ornamento
della Vergine Madre di Dio, per l'esaltazione della fede cattolica, e per
l'incremento della religione cristiana, con l'autorità del Signore Nostro
Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra, dichiariamo
pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima
Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione per singolare grazia e
privilegio di Dio onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo
Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di
colpa originale, è dottrina rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente
e costantemente da tutti i fedeli>>.
Dal momento in cui il cardinal decano fece la domanda per la promulgazione
del dogma fino al Te Deum che fu cantato dopo la solenne Messa, al segno
dato dal cannone in Castel Sant'Angelo, per lo spazio di un'ora, dalle
undici al mezzodì, tutte le campane di Roma suonarono a festa per celebrare
un giorno che, come scrive mons. Campana, <<sarà fino alla fine dei secoli
ricordato come uno dei giorni più gloriosi che figuri nella storia>> (...).
<<L'importanza di questo atto non può sfuggire a nessuno. Esso fu la più
solenne affermazione della vitalità della Chiesa, quando l'empietà
imperversante si lusingava di averla quasi distrutta>>.
Tutti i presenti affermano che, al momento solenne, Pio IX fu investito
dall'alto da un fascio di luce che ne illuminò il volto solcato di lacrime.
Mons. Piolanti, che ha studiato le testimonianze, afferma, alla luce della
sua lunga esperienza della Basilica Vaticana, che in nessun periodo
dell'anno, tanto meno di dicembre, da nessuna finestra della Basilica un
raggio di sole può scendere ad illuminare qualunque punto dell'abside nella quale si trovava Pio IX e concorda con la spiegazione suggerita dalla Madre Giulia Filippani, delle religiose del Sacro Cuore, presente in San Pietro con la famiglia al momento della definizione, secondo cui non era possibile spiegare naturalmente lo straordinario chiarore che illuminò il volto di Pio IX e tutta l'abside: <<Quella luce - essa testimonia - fu attribuita universalmente a causa soprannaturale>>.
A una religiosa che un giorno chiese al Pontefice che cosa avesse provato
nell'atto della definizione, lo stesso Pio IX così confidò i suoi
sentimenti: <<Quando incominciai a pubblicare il decreto dogmatico, sentivo la mia voce impotente a farsi udire alla immensa moltitudine [cinquantamila persone] che si pigiava nella Basilica Vaticana; ma quando giunsi alla formula della definizione, Iddio dette al suo Vicario tal forza e tanta soprannaturale vigoria, che ne risuonò tutta la Basilica; ed io fui tanto impressionato da tal soccorso divino che fui costretto sospendere un istante la parola per dare libero sfogo alle mie lagrime.
Inoltre - soggiunse il
Papa - mentre Dio proclamava il dogma per la bocca del suo Vicario, Dio
stesso dette al mio spirito un conoscimento sì chiaro e sì largo della
incomparabile purezza della Santissima Vergine, che inabissato nella
profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio potrebbe descrivere,
l'anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di delizie che non sono
terrene, né potrebbero provarsi che in Cielo. Nessuna prosperità, nessuna
gioia di questo mondo potrebbe dare di quelle delizie la minima idea;
Papa - mentre Dio proclamava il dogma per la bocca del suo Vicario, Dio
stesso dette al mio spirito un conoscimento sì chiaro e sì largo della
incomparabile purezza della Santissima Vergine, che inabissato nella
profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio potrebbe descrivere,
l'anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di delizie che non sono
terrene, né potrebbero provarsi che in Cielo. Nessuna prosperità, nessuna
gioia di questo mondo potrebbe dare di quelle delizie la minima idea;
ed io
non temo affermare che il Vicario di Cristo ebbe bisogno di una grazia
speciale, per non morire di dolcezza sotto la impressione di cotesta
cognizione e di cotesto sentimento della bellezza incomparabile di Maria
Immacolata>>.
non temo affermare che il Vicario di Cristo ebbe bisogno di una grazia
speciale, per non morire di dolcezza sotto la impressione di cotesta
cognizione e di cotesto sentimento della bellezza incomparabile di Maria
Immacolata>>.
La definizione del dogma dell'Immacolata suscitò uno straordinario
entusiasmo nel mondo cattolico, dimostrando quanto ancora fosse vivo il
sentimento della fede in un secolo aggredito dal razionalismo e dal
naturalismo. <<Dopo la definizione del Concilio di Efeso intorno alla divina maternità di Maria - scrive ancora il teologo Campana -
la storia non può
registrare altro fatto che abbia suscitato tanto vivo entusiasmo per la
Regina celeste, quanto la definizione della sua totale esenzione dalla
colpa>>. Tra i numerosissimi ricordi della solenne definizione resta la
colonna dell'Immacolata in Piazza di Spagna a Roma, innalzata il 18 dicembre 1856 e benedetta da Pio IX l'8 settembre 1857.
La definizione fu accolta ovunque con entusiasmo e persino i pochi vescovi
che all'inizio si erano dimostrati contrari la festeggiarono con solennità.
Uno di essi, l'arcivescovo di Parigi mons. Sibour - che, come osserva
Martina, <<con finezza non priva di un certo umorismo>> era stato incaricato da Pio IX di assisterlo da vicino durante la solenne cerimonia dell'8 dicembre in San Pietro - ne celebrava la portata in toni inattesi, indicando la definizione come <<una nuova fase della Chiesa in cui i legami dell'unità romana si stringono, diventano più forti e l'autorità pontificia ingrandisce, a gloria della divina gerarchia e per il successo della sua azione morale sul mondo>>.
registrare altro fatto che abbia suscitato tanto vivo entusiasmo per la
Regina celeste, quanto la definizione della sua totale esenzione dalla
colpa>>. Tra i numerosissimi ricordi della solenne definizione resta la
colonna dell'Immacolata in Piazza di Spagna a Roma, innalzata il 18 dicembre 1856 e benedetta da Pio IX l'8 settembre 1857.
La definizione fu accolta ovunque con entusiasmo e persino i pochi vescovi
che all'inizio si erano dimostrati contrari la festeggiarono con solennità.
Uno di essi, l'arcivescovo di Parigi mons. Sibour - che, come osserva
Martina, <<con finezza non priva di un certo umorismo>> era stato incaricato da Pio IX di assisterlo da vicino durante la solenne cerimonia dell'8 dicembre in San Pietro - ne celebrava la portata in toni inattesi, indicando la definizione come <<una nuova fase della Chiesa in cui i legami dell'unità romana si stringono, diventano più forti e l'autorità pontificia ingrandisce, a gloria della divina gerarchia e per il successo della sua azione morale sul mondo>>.
Quattro anni dopo, il 25 marzo 1858, Bernadette Soubirous, la pastorella di Lourdes, così si rivolgeva, nella grotta di Massabielle, alla misteriosa
Signora che ormai da tempo le appariva: <<Signora, volete avere la bontà di dirmi chi siete?>>. La Signora inclinò il capo, sorridendo senza rispondere;
per tre volte Bernadette rinnovò la domanda finché - descrive ella
stessa -allargò le braccia verso terra, come si vede nella medaglia
miracolosa. Si compose a un'aria grave, alzò gli occhi verso il cielo e nel
medesimo tempo, elevando le mani e giungendole all'altezza del seno, disse:
<<Io sono l'Immacolata Concezione>>. <<Sembra - commenterà un secolo dopo Pio XII - che la stessa Beata Vergine Maria abbia voluto, in maniera prodigiosa, quasi confermare, tra il plauso di tutta la Chiesa, la sentenza pronunziata dal Vicario del suo divin Figlio in terra>>.
Alessandro Laudani
Beato Pio IX a Gaeta, 1848.
Biografia del Papa Pio IX (1846-1878)
Era la sera del 16 giugno 1846. Quel Mastai che rifuggiva dagli onori, si trovò
sotto il peso del più grande: era stato eletto Papa e volle chiamarsi Pio IX. Ebbe
un pontificato difficile, ma proprio per questo egli fu anche certamente tra i più
grandi pontefici della storia. Tutto raccolto nella sua coscienza di Vicario di
Cristo e di responsabile dei diritti di Dio e della Chiesa, fu limpido, semplice
e lineare. Unì insieme fermezza e comprensione, fedeltà ed apertura. Esordì
con un atto di generosità e di cristiano sentire: l’amnistia per i reati politici.
La sua prima enciclica fu una visione programmatica ma anche un anticipo
del Sillabo condannando le società segrete, la massoneria e il comunismo. Nel
1847 promulgò un decreto di ampia e sorprendente libertà di stampa, istituì la
guardia civica, il municipio ed il consiglio comunale, la consulta di Stato e il
Consiglio dei Ministri. Da allora il suo ritmo d’interventi sul duplice piano del
padre di tutti i popoli e di principe temporale si rivelò davvero inarrestabile. La
questione dell’indipendenza italiana, da lui sentita e difesa, non contrappose
il principe al Papa, la qual cosa gli alienò l’animo dei più accaniti liberali. La
situazione, nel 1848, s’arroventò, specie quando, il 15 novembre, fu ucciso
il capo del governo, Pellegrino Rossi. Pio IX dovette allora riparare a Gaeta.
Dopo la proclamazione della Repubblica Romana (9 febbraio 1849), si trasferì
a Portici (4 settembre 1849), quindi rientrò in Roma (12 aprile 1850), dando al
suo pontificato un’impronta inconfondibile nella storia della Chiesa. Nel 1850
riordinò il Consiglio di Stato, istituì la Consulta per le Finanze, concesse una
nuova amnistia, ristabilì la gerarchia cattolica in Inghilterra ed altrettanto fece,
tre anni dopo, in Olanda. Nel 1853 condannò le dottrine gallicane e fondò il
noto Seminario Pio. Poco dopo volse la sua liberalità alle Catacombe, nominò
la Commissione d’Archeologia Cristiana e, l’8 XII 1854, definì il dogma
dell’Immacolata Concezione. Gravi nubi s’addensavano intanto su di lui per le
guerre risorgimentali, le arbitrarie annessioni piemontesi che smantellarono lo
Stato Pontificio, l’usurpazione delle Legazioni. Nel 1869 ebbe l’omaggio del
mondo intero per il suo giubileo sacerdotale. Al termine di quell’anno aprì il
Concilio Ecumenico Vaticano I, la perla del suo pontificato, e lo chiuse il 18
luglio 1870. Con la caduta di Roma (20 settembre 1870) e del potere temporale,
l’amareggiato Pontefice si chiuse e si considerò prigioniero in Vaticano,
resistendo alla Legge delle Guarentigie. Minato nella salute, tenne il suo ultimo
discorso ai parroci dell’Urbe il 2 febbraio 1878. Il 7 ebbe fine, con la sua pia
morte, il più lungo pontificato della storia. Dopo un vaglio secolare di tutta la
sua opera, seguito sempre dalla fama della sua bontà e delle sue eroiche virtù,
fu elevato alla gloria degli altari.
Fonte: Istituto di studi storici Beato Pio IX. Roma.
STORIA: la proclamazione del dogma dell'Immacolata fu un evento di unità per tutti i cattolici
Notizia del 05/12/2012 stampata dal sito web www.lucisullest.it
L'esilio di Pio IX durante la Repubblica romana: una fucina di pensiero e meditazione
L'Immacolata nella fortezza di Gaeta
di Francesco Guglietta
Fu a Gaeta che Pio IX decise di iniziare l'iter che lo avrebbe portato a definire nel 1854 il dogma dell'Immacolata Concezione, una verità di fede confermata dalle apparizioni di Lourdes delle quali ricorre quest'anno il centocinquantesimo anniversario.
La permanenza forzosa del beato Pio IX a Gaeta dopo i moti del 1848 che portarono alla proclamazione della Repubblica romana, è l'atto finale di uno dei momenti chiave della storia della Chiesa nell'età contemporanea. Proprio i primi tre anni del pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti sono stati definiti da qualche studioso “il triennio centrale dell'Ottocento”.
In questo lasso di tempo, infatti, Pio IX perde progressivamente fiducia nei processi di “rivoluzione” in atto in Europa e prende le distanze dall'ambiente cattolico liberale, incominciando a intravedere nel movimento risorgimentale, come anche nella “modernità”, una pericolosa insidia per la vita della Chiesa. Intraprende un cammino che lo porterà a diventare, per un pregiudizio eccessivamente severo, e in gran parte falso, l'emblema di una Chiesa chiusa al dialogo con il mondo moderno e tutta arroccata in una visione dogmatica della fede e della vita cristiana.
Al termine di questi primi tre anni si colloca il periodo di permanenza a Gaeta che assume il tono di un momento decisivo, di una svolta importante e significativa. Qui si consuma, ad esempio, la presa di distanza da Antonio Rosmini che il Papa stimava profondamente. Proprio durante i nove mesi passati a Gaeta le cose cambiano. Per contro si registra l'ascesa inarrestabile del cardinale Giacomo Antonelli quale principale consigliere del Pontefice e addirittura la messa all'indice di due opere del roveretano. Un segno importante di un mutamento che segnerà tutta la storia dei rapporti tra Chiesa e società nella seconda metà dell'Ottocento fino agli inizi del Novecento e i cui effetti si sono fatti sentire fino a poco tempo fa.
I nove mesi di permanenza di Pio IX a Gaeta hanno, dunque, una rilevanza storica notevole. Capire che cosa sia accaduto, quali siano stati gli eventi che hanno influito sulle scelte del Papa, quali idee lo abbiano influenzato in maniera determinante, è un campo di indagine ancora poco esplorato.
Ma in attesa di attingere agli archivi conservati dalla diocesi di Gaeta, un particolare può già essere messo in evidenza.
In questo momento si colloca l'iniziativa del Papa di proclamare un dogma mariano: quello dell'Immacolata Concezione. Qualcuno potrebbe pensare ad una distrazione religiosa dai problemi ecclesiali e politici dell'epoca, un allontanamento dal lavoro diplomatico, amministrativo e politico del Pontefice.
Ma nella storia della Chiesa le iniziative di tipo religioso non sono meri apparati ornamentali di una sorta di “autentica” azione ecclesiale che si giocherebbe in realtà nella sfera politica e sociale. I problemi teologici, morali e spirituali della Chiesa sono il reale assillo dell'azione pastorale dei Pontefici, dei Vescovi anche come risposta alle questioni sociali, come contributo al cammino dell'umanità.
L'importanza “strategica”, poi, del periodo in cui questa iniziativa si compie sembrerebbe suggerire che per il Papa questa iniziativa sia essenziale.
Perché?
In maniera un po' romantica a Gaeta la tradizione orale narra che sia stata la preghiera prolungata di Pio IX davanti all'immagine dell'Immacolata Concezione di Scipione Pulzone conservata nella splendida Cappella d'Oro del complesso dell'Annunziata a convincerlo della bontà e della fondatezza del dogma mariano. Un'ipotesi suggestiva, ma poco supportata, finora, da una documentazione storica di convalida.
Interessante, invece, appare un episodio raccontato da Louis Baunard. Narra di Pio IX che contemplando il mare agitato a Gaeta ascoltò e meditò le parole del cardinale Luigi Lambruschini: “Beatissimo Padre, Voi non potrete guarire il mondo che col proclamare il dogma dell'immacolata concezione. Solo questa definizione dogmatica potrà ristabilire il senso delle verità cristiane e ritrarre le intelligenze dalle vie del naturalismo in cui si smarriscono”.
E in effetti proprio la questione di fondo del naturalismo poteva essere una chiave di lettura sintetica agli occhi del Pontefice per comprendere lo smarrimento sociale e culturale dell'Europa del 1848. L'affermazione della Concezione Immacolata della Vergine poneva delle solide basi per affermare e consolidare la certezza di fede del primato della grazia e dell'opera della Provvidenza nella vita degli uomini.
Ma c'è un altro elemento da considerare. Nel gruppo di “ecclesiastici eminenti per pietà e preparati nelle discipline teologiche” cui Pio IX affidò di esaminare la questione della proclamazione del dogma c'era anche Rosmini. Nel suo “Voto” egli distingue la certezza morale e teologica della verità dall'opportunità della proclamazione del dogma, ma soprattutto invita il Papa ad una consultazione generale dell'episcopato. E significativa è l'accoglienza riservata da Pio IX alle indicazioni dell'abate roveretano. Egli coglie il cuore dell'intuizione rosminiana, che non è di opposizione all'iniziativa del Papa, ma è quella di dare forza all'unità della Chiesa in un momento in cui essa è minacciata dagli interessi nazionali e da sollevazioni popolari.
Si percepisce come il rapporto tra Papa Mastai e l'ambiente cattolico liberale sia stato di ascolto attento, ma anche di distanza. Con una certezza chiara: che il bene centrale su cui convergere fosse il bene della Chiesa e la sua libertà e unità. Proprio la considerazione rosminiana lo spingeva a fare della proclamazione del dogma un evento di unità di tutta la cattolicità che rischiava seriamente di dividersi e di frammentarsi dinanzi alle diverse posizioni degli Stati e delle ideologie nascenti.
Possiamo partire proprio dal forte impulso dato da Pio IX alla proclamazione del dogma dell'Immacolata per comprendere la “fucina” di pensiero e di meditazione che ha coinciso con il periodo caietano. Una fase che ci permette di cogliere alcune chiavi di lettura del pontificato del beato Pio IX che si caratterizza per una chiarezza di rapporti con le nuove istanze culturali in Europa, anche accettando con esse la contrapposizione diretta, al fine di promuovere un processo di unità e di compattezza all'interno della Chiesa.
(©L'Osservatore Romano - 13 febbraio 2008)
Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis
Iscriviti a:
Post (Atom)