martedì 4 dicembre 2012

La obra de María Valtorta en PDF:



ORA PRO NOBIS


Testimonio desde la ciencia: 

Dr. Vittorio Tredici, geólogo y mineralogista, Italia (1952)
"Quiero subrayar la precisión inexplicable del conocimiento del autor en cuanto a Palestina en sus aspectos panorámicos, topográficos, geológicos y mineralógicos."
Testimonio desde la historia: Jean Aulagnier, reconocido especialista en calendarios de la antigüedad escribió en 1995 un libro sobre la obra de Valtorta: "Habiendo establecido una cronología científica de todos los eventos y ocurrencias en la obra de María Valtorta, Yo solo puedo decir que continúa siendo inexplicable de otra forma fuera de intervención divina".


Testimonios desde la teología y la Biblia:

Arzobispo Alfonso Carinci, Secretario de la Congregación de Ritos Sagrados (1946): "No hay nada contrario al Evangelio. Mas bien, este trabajo es un buen complemento al Evangelio, contribuye a una mejor comprensión de su significado".

Padre Agostino Bea S.J., rector del Instituto Bíblico Pontificio y consejero al Santo Oficio, 1952 (después fue Cardenal), director espiritual del Papa Pio XII: "He leido en manuscrito mecanografiado muchos de los libros escritos por María Valtorta... En cuanto a exégesis, no encontré ningún error en las partes que yo examiné".


BEATO Gabriel Allegre, ofm, reconocido traductor de la Biblia al Chino, Macao/Hong-Kong (1970).
"El dedo de Dios está aquí". En cuanto a justificación teológica para un libro
tan convincente, tan carism
ático, tan extraordinario, aun desde el punto de vista meramente humano, como lo es "El Evangelio como me ha sido revelado" de Maria Valtorta, encuéntrelo en La Primera Epístola de San Pablo a los Corintios 14,6" 


Padre Dreyfus, de la Escuela Francesa de Biblia y Arqueología, Jerusalén (1986) .
"Yo estuve grandemente impresionado al encontrar en la obra de María Valtorta los nombres de seis o siete pueblos que están ausentes del Antiguo y Nuevo Testamento. Estos nombres solo son conocidos por unos pocos especialistas, y por medio de fuentes fuera de la Biblia... [...] Ahora, ¿como pudo ella saber esos nombres, si no por las revelaciones que ella dijo tener?


Padre Gabriel M. Roschini, OSM. Profesor del instituto pontificio "Marianum" de Roma, mariólogo altamente reconocido por la Iglesia, escribió La Virgen María en los Escritos de María Valtorta, disponible en castellano del Centro Editoriale Valtortiano. La edición contiene un agradecimiento del Papa Pablo VI. Según Roschini "...los escritos, editados y por editar, de María Valtorta han sido para mí una auténtica revelación. Ningún otro escrito mariano ni siquiera la totalidad de los escritos marianos leídos y estudiados por mí fueron capaces de darme de la Obra Maestra de Dios (la Virgen) una idea tan clara, tan viva, tan completa, tan luminosa y fascinante: lo sencillo junto a lo sublime".

Padre Corrado Berti, OSM. (1911-1980+), profesor de dogmática y teología sacramental del instituto pontificio "Marianum" de Rome, consultor en el Concilio Vat II. El Padre Berti supervisó la segunda edición crítica en italiano de "El Evangelio como me ha sido revelado". También contribuyó extensas anotaciones para dicha edición, la cual es la base para todas las traducciones de la obra.

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Lea o descargue 
la obra de María Valtorta en PDF:




<<Senza Mamma non puoi stare,
neppur se sogni il Cielo>>

lunedì 3 dicembre 2012

Seconda Domenica d'Avvento 9.XII.2012, Anno C, san Luca, 3, 1-6.


Vedi: 45. 
Predicazione di Giovanni Battista e Battesimo di Gesù. La manifestazione divina. Mt 3, 1-17;  Mc 1, 2-11; Lc 3, 1-18.21-22; Gv 1, 19,34, 

 in italiano:


http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf

en castellano / esp.



“Tu es, Deus, fortitudo mea”



*** Segundo Domingo de Advento - C - S. Lucas, 3, 1-6. La voz de S. Juan Bautista

*SAN FRANCESCO SAVERIO: APOSTOLO DELLE INDIE e PATRONO DELLE MISSIONI CATTOLICHE

LOQVEBAR DE TESTIMONIIS TVIS IN CONSPECTV REGVM ET NON CONFVNDEBAR
ET MEDITABAR
IN MANDATIS TVIS
QVÆ DILEXI NIMIS

3 DICEMBRE
SAN FRANCESCO SAVERIO CONFESSORE,
APOSTOLO DELLE INDIE

Gli Apostoli furono gli antesignani della Venuta del Cristo; era dunque giusto che al tempo dell'Avvento non mancasse la commemorazione di qualcuno di essi. La divina Provvidenza vi ha provveduto. Senza parlare di sant'Andrea, la cui festa è spesso già passata quando si apre il tempo dell'Avvento, s'incontra immancabilmente ogni anno san Tommaso all'approssimarsi del Natale. Diremo più avanti perché egli ha ottenuto questo posto in preferenza degli altri Apostoli; qui vogliamo solo insistere sulla convenienza la quale sembrava esigere che il Collegio Apostolico fornisse almeno uno dei suoi membri per annunciare, in questa parte del Ciclo cattolico, la venuta del Redentore. Ma Dio non ha voluto che il primo apostolato fosse il solo ad apparire all'inizio del Calendario liturgico; grande è pure, benché inferiore, la gloria di quel secondo Apostolato per il quale la Sposa di Gesù Cristo moltiplica ancora i suoi figli, in una feconda vecchiaia, come dice il Salmista (Sal 91,15). Vi sono ancora oggi dei Gentili da evangelizzare; la venuta del Messia è ben lontana dall'essere stata annunciata a tutti i popoli; ma, tra i valenti messaggeri del Verbo che, in questi ultimi secoli, hanno fatto risonare la loro voce in mezzo alle genti infedeli, non ve n'è alcuna che abbia brillato di più vivo splendore, che abbia operato maggiori prodigi e che si sia mostrata più somigliante ai primi Apostoli, del recente Apostolo delle Indie, san Francesco Saverio.

E certo, la vita e l'apostolato di quest'uomo meraviglioso furono l'oggetto di un grande trionfo per la nostra santa Madre la Chiesa Cattolica nel tempo in cui risplendettero. L'eresia, sostenuta in tutti i modi dalla falsa scienza, dalla politica, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni del cuore umano, sembrava giunta al momento della vittoria. Nel suo audace e sfrenato linguaggio, essa parlava sol più con profondo disprezzo di quella antica Chiesa fondata sulle promesse di Gesù Cristo; la denunciava alle genti, ed osava chiamarla la prostituta di Babilonia, come se i vizi dei figli potessero oscurare la purezza della madre. Infine Dio si mostrò, e d'improvviso il suolo della Chiesa apparve coperto dei più mirabili frutti di santità. Gli eroi e le eroine si moltiplicarono dal seno stesso di quella sterilità che era solo apparente, e mentre i pretesi riformatori si mostravano i più viziosi degli uomini, l'Italia e la Spagna da sole brillavano d'uno splendore incomparabile per i capolavori di santità che si produssero nel loro seno.

Oggi è san Francesco Saverio, ma più d'una volta nell'Anno, ci troveremo a festeggiare i nobili compagni e le illustri compagne che la grazia divina gli ha suscitati: di modo che il XVI secolo non ebbe nulla da invidiare ai secoli più favoriti delle meraviglie della santità. Certo, non si preoccupavano molto della salvezza degli infedeli quei sedicenti riformatori che pensavano solo a distruggere i1 vero Cristianesimo sotto le rovine dei suoi templi; e appunto in quello stesso momento una società d'apostoli si offriva al Pontefice romano per andare a stabilire la fede presso i popoli più immersi nelle ombre della morte. Ma, fra tutti questi apostoli, come abbiamo detto, nessuno ha realizzato il tipo primitivo allo stesso grado del discepolo di Ignazio. 

Nulla gli è mancato, né la vasta estensione dei paesi solcati dal suo zelo, né le migliaia d'infedeli che ha battezzati con il suo braccio infaticabile, né i prodigi di ogni specie che lo mostrarono agli infedeli come segnato del sigillo che avevano ricevuto quelli di cui la santa Liturgia dice: "Questi sono coloro che, vivendo ancora nella carne, sono stati i piantatori della Chiesa". L'Oriente ha dunque visto, nel XVI secolo, un Apostolo venuto da Roma sempre santa, e il cui carattere e le cui opere richiamavano lo splendore di cui brillarono coloro che Gesù aveva egli stesso mandati. Sia dunque gloria al divino Sposo che ha vendicato l'onore della sua Sposa, suscitando Francesco Saverio e presentandoci in lui un'idea di ciò che furono, in seno al mondo pagano, gli uomini che egli aveva incaricati di promulgare il suo Vangelo.
VITA. - San Francesco nacque in Navarra nel 1506. Conobbe a Parigi sant'Ignazio di Loiola con il quale si legò in santa amicizia. Quando fu fondata la Compagnia di Gesù, Ignazio lo mandò nelle Indie nel 1542. Fu celebre per il suo spirito di preghiera, per la sua grande mortificazione, per il dono dei miracoli e per le innumerevoli conversioni che operò con la predicazione presso gl'infedeli. Morì nell'isola di Sanciano il 2 dicembre 1552. Il Suo corpo riposa a Goa (Indie) e il suo braccio destro è venerato nella chiesa del Gesù a Roma. San Francesco Saverio è patrono della Propagazione della Fede.
"Glorioso apostolo di Gesù Cristo che hai illuminato della sua luce le genti sedute nelle ombre della morte, noi, Cristiani indegni, ci rivolgiamo a te, affinché con quella stessa carità che ti portò a sacrificare tutto per evangelizzare le genti, ti degni di preparare i nostri cuori a ricevere la visita del Salvatore che la nostra fede attende e che il nostro amore desidera. Tu fosti il padre delle genti infedeli; sii anche il protettore del popolo dei credenti, nei giorni in cui ci troviamo. Prima di avere ancora contemplato con i tuoi occhi il salvatore Gesù, lo facesti conoscere a innumerevoli popoli. Ora che lo vedi faccia a faccia ottieni che anche noi lo possiamo vedere, quando apparirà, con la fede semplice e ardente dei Magi dell'Oriente, primizie gloriose delle genti che tu sei andato ad iniziare alla luce mirabile (1Pt 2,9).
Ricordati anche, o grande Apostolo, di quelle stesse genti che hai evangelizzate, e presso le quali la parola di vita, per un terribile giudizio di Dio, ha cessato di essere feconda. Prega per il vasto impero della Cina che il tuo sguardo salutava morendo, e al quale non fu dato di sentire la tua parola. Prega per il Giappone, diletta piantagione che il cinghiale di cui parla il Salmista ha cosi orribilmente devastata. Ottieni che il sangue dei Martiri che vi fu sparso come l'acqua, fecondi finalmente questa terra. 
Benedici anche, o Saverio, tutte le Missioni che la nostra santa Madre Chiesa ha intraprese, nelle regioni in cui la Croce ancora non trionfa. Che i cuori degli infedeli si aprano alla luminosa semplicità della fede; che il seme fruttifichi al centuplo; che il numero dei nuovi apostoli, tuoi successori, vada sempre crescendo; che il loro zelo e la loro carità non vengano mai meno; che i loro sudori diventino fecondi e che la corona del loro martirio sia non solo la ricompensa, ma il complemento e l'ultima vittoria del loro apostolato. Ricordati, dinanzi al Signore, degli innumerevoli membri di quell'associazione per la quale Gesù Cristo è annunciato in tutta la terra, e che si è posta sotto il tuo patrocinio. Prega infine con cuore filiale per la santa Compagnia della quale sei la gloria e la speranza. Che essa fiorisca sempre più sotto il vento della tribolazione che non le è mai mancato, che si moltiplichi affinché per essa siano moltiplicati i figli di Dio, che abbia sempre al servizio del popolo cristiano numerosi Apostoli e savi Dottori, e non porti invano il nome di Gesù"".


* * *
Consideriamo lo stato miserevole del genere umano nel momento in cui apparirà Cristo. L'affievolirsi delle verità sulla terra è crudelmente espresso dal diminuire della luce materiale in questi giorni. Le antiche tradizioni si vanno spegnendo da ogni parte; il Dio creatore di tutte le cose è misconosciuto nell'opera stessa delle sue mani, e tutto è diventato Dio, eccetto il Dio che tutto ha fatto

Questo orrido Panteismo distrugge la morale pubblica e privata. 
 Tutti i diritti, fuorché quello del più forte, sono dimenticati; la voluttà, la cupidigia, il saccheggio siedono sugli altari e ricevono l'incenso. 
La famiglia è distrutta dal divorzio e dall'infanticidio; la stirpe umana è degradata in massa dalla schiavitù, e anche le nazioni periscono con le guerre di sterminio. 
Il genere umano non ne può più, e se la mano che l'ha creato non viene nuovamente in suo aiuto, deve inevitabilmente soccombere in una vergognosa e sanguinosa dissoluzione. 

I giusti che ancora conta e che lottano contro il torrente e la degradazione universale, non lo salveranno, perché sono disprezzati dagli uomini, e i loro meriti non potrebbero, dinanzi a Dio, coprire l'orribile lebbra che divora la terra. 
Più criminale ancora che nei giorni del diluvio, ogni carne ha corrotto la sua via; nondimeno, un secondo sterminio non servirebbe che a manifestare la giustizia di Dio; è tempo che venga sulla terra un diluvio di misericordia, e che colui che ha creato il genere umano discenda per guarirlo. 

Appari dunque, o figlio eterno di Dio. Vieni a rianimare quel cadavere, a guarire tante piaghe; a lavare tante sozzure, a rendere sovrabbondante la grazia là dove abbonda il peccato; e quando avrai convertito il mondo alla tua santa legge, allora avrai mostrato a tutti i secoli futuri che tu stesso o Verbo del Padre, sei venuto: perché se solo un Dio ha potuto creare il mondo, non c'era che l'onnipotenza d'un Dio che potesse restituirlo alla santità, dopo averlo strappato a Satana e al peccato.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 259-263
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Spiritualis Communio

"Mi Iésu,/ crédo Te in Sanctìssimo Sacraménto adésse,/
Te ànte òmnia àmo,/ Tùi desidério tòto còrde flàgro./
Quìa nunc per sacraméntum Te accìpere néqueo,/
sàltem, spìritu tàntum, quæso,/ in cor méum véni...

Quàsi iàm præséntem Te ampléctor,/ Totùmque me Técum iùngo;/
ne ùmquam sìnas ut a Te discédam".

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

*** Beata Maria Baouardy: Chi non crede a Satana legga quì...



Questa prima legione di demoni diceva: Noi non siamo cattivi, noi; non siamo che dei piccoli sudicioni; quelli che verranno dopo di noi lo saranno molto di più. Per otto giorni, il Maestro (Dio) ci ha obbligato ad obbedire alle due vecchie (la Priora e la Maestra delle novizie). La settimana prossima, occorrerà un sacerdote per fare obbedire quelli che verranno, e la terza settimana, solo le maniche violet­te (il vescovo) potranno sottometterci.

Non si lasciò la novizia un solo istante, perché i demoni non cercavano che di ucciderla. La si trascinava, malgrado resistesse, alle istruzioni del rito, predi­cato dal Rev. abate Manaudas, Superiore del Gran Seminario di Bayonne. La pa­rola di Dio irritava il demonio al di là di ogni espressione; spesso, egli inter­rompeva il predicatore, soprattutto quando costui l'interpellava. No, no, esclamava, tutto ciò non è vero; questo vecchio mente; io lo schiaccerò; ed ac­compagnava queste minacce con i gesti più espressivi. Il sacerdote non era af­fatto spaventato da queste grida. Alla fine dell'istruzione, egli faceva avvicina­re, in nome dell'obbedienza, la posseduta alla grata; comandava al demonio di uscire da quel corpo e il demonio era obbligato ad obbedire dopo molte resi­stenze. La suora, liberata un istante, diceva tutta in lacrime: «Padre mio, dove sono? Padre mio, il buon Dio mi ha abbandonato. Io non amo più né Dio né la santa Vergine. Tutti mi hanno abbandonata, perfino le suore». L'abate Manaudas le rivolgeva parole consolanti e l'incoraggiava: «Padre mio, lei riprendeva, io voglio sempre soffrire, io non voglio offendere Dio. Se io potessi un poco amar­lo, sarei contenta». Tu l'ami, sorella mia, le diceva il sacerdote; fa' un atto d'a­more con me; ed ella ripeteva, come un bambino, ogni parola pronunciata dal­l'abate Manaudas. Ma aggiungeva subito: "Io mento, Padre mio, io mento", e il demonio entrava di nuovo nel suo corpo. Ella si alzava allora con fierezza, tene­va testa al sacerdote, batteva col piede la terra, e quando costui chiamava suor Maria di Gesù Crocifisso, il demonio gridava: Non c'è; non verrà. Se il demo­nio era forzato ad uscire ancora nel nome di Gesù, era per rientrare quasi im­mediatamente.

Durante questa prima settimana, la legione dei demoni annunciò anzitutto ciò che doveva accadere fino alla fine della lotta. Essi confessarono che non poteva­no pronunciare la parola giovedì, a causa dell'istituzione dell'Eucarestia, e che era loro proibito di riunirsi dal giovedì al venerdì sera a causa del mistero della Redenzione: Ogni sera, dicevano, noi rendiamo conto al nostro capo delle vitto­rie: colui che ne ha riportate un più grande numero comanda su tutti l'indoma­ni. Satana avrebbe voluto turbare il sonno della comunità. Una notte esso mandò grida spaventose; la sua intenzione era di fare mancare al silenzio ma non poté riuscirvi, e il sacerdote gli ordinò di tacere da allora in poi durante la notte.

Questo sentimento di odio investiva soprattutto la vita della posseduta. Ella sfuggì, un giorno, alla sorveglianza delle suore e si gettò, da molti metri di altez­za, in una riserva piena d'acqua. La caduta avrebbe dovuto, se non ucciderla, al­meno provocarle gravi ferite. E non si fece tuttavia alcun male, per una protezio­ne speciale della santa Vergine, cosa che Satana stesso fu forzato a confessare.

Durante la ricreazione, si conduceva questa povera vittima in giardino. Il de­monio temeva, al di sopra di tutto, il romitaggio del Monte Carmelo, ove Gesù le aveva accordato tante grazie. La posseduta non voleva avvicinarvisi, e ancor meno entravi: occorreva l'ordine intimato dai superiori per trionfare delle sue re­sistenze. Non appena toccava la soglia di questo romitaggio, il demonio la lasciava. La si vedeva, inondata di lacrime, lamentarsi con Maria di averla abban­donata. Ma Satana ritornava presto, e subito esclamava: Usciamo di qui, uscia­mo di qui!

La lotta durava da otto giorni. Secondo la sua predizione, la suora fu liberata la domenica e poté confessarsi e comunicarsi: «Ero in un mare nero, diceva; ora posso un po' sollevare la testa; vedo tuttavia sempre lo stesso mare davanti a me, e avanza, e avanza. E non ho alcun buon sentimento, sebbene mi sia comunica­ta». L'abate Manaudas domandò di parlarle; ella discese nel parlatorio per rice­vere i suoi incoraggiamenti e i suoi consigli ma la parola di Dio non penetrava nella sua anima; la stessa tristezza continuava a regnarvi. Si recò nel coro per re­citare le Ore minori. Alle otto, mentre finiva l'antifona della santissima Vergine, mandò un forte grido: la legione era appena rientrata nel suo corpo. L'attacco fu terribile e soltanto alle undici e tre quarti questa prima legione la lasciò.

Questa vittima di Gesù non ebbe che un quarto d'ora di respiro: a mezzogior­no entrò la seconda legione. Ci si accorse subito che questi nuovi venuti erano più potenti e più cattivi dei primi. L'abate Manaudas poté tuttavia liberarla per alcu­ni istanti, nel nome di Gesù, e farle fare numerosi atti di rassegnazione e d'amo­re. La giornata fu cattiva; solo lo scapolare di Madre Elia aveva il potere di cal­marla. Dopo tre ore, ritornò tranquilla e ne approfittò per fare degli atti d'amore verso Dio e di carità verso le consorelle: «Mio Dio, diceva, io voglio sempre sof­frire, visto che Tu sei contento», e con una amabilità incantevole, aggiungeva, ri­volgendosi alle sue compagne: «Sono tanto miserabile, non merito che si faccia qualche cosa per me! Siete troppo buone! Sento che pregate, che tutti pregano per me».

Se Gesù aveva abbandonato il corpo di suor Maria a Satana, gli aveva nello stesso tempo proibito di dire o fare qualcosa contro la purezza. Durante l'attacco più forte, le sue gambe si scoprirono un poco e il demonio gridò subito: Coprite la piccola Araba; il Maestro ci ha proibito di fare alcunché contro la modestia, perché lei non ha mai peccato su questo punto. Noi non abbiamo che il potere di cercare di ucciderla. Questa cattiva Araba, io la annienterei, diceva Satana; avrei voluto soffocarla nel seno di sua madre. Più avanza in età, più la mia rabbia au­menta, soprattutto a causa dei suoi segni (le stimmate). Datemi uno dei suoi oc­chi, uno delle sue dita, ed io riempirò d'oro una delle vostre celle.

Satana avrebbe voluto impedirle di mangiare, per farla morire, ma Madre Elia trionfava su questo punto sullo spirito infernale. Esso usava tuttavia largamente del permesso di tormentare il suo corpo: si sarebbe detto che delle unghie di fer­ro fossero passate sulle membra della vittima. Il suo corpo era agitato come un'acqua che il vento solleva. Le sue grida erano spaventose, le sue sofferenze or­ribili. Le sue forze si decuplicavano, impossibile tenerla. La parola del sacerdote aveva in quel momento una grande potenza sulla posseduta. Ella baciò con amo­re una stola che era stata posata su di lei a diverse riprese durante la crisi: «Que­sto, ella disse, è un indumento della mia santa madre Chiesa». Per ordine del sacerdote, come abbiamo precedentemente detto, il demonio conservava il silenzio durante la notte; però si ripromise di vendicarsi della vio­lenza che gli era imposta. Si rallegrava della prossima partenza dell'abate Ma­naudas. Avendolo le suore avvertito, costui proibì al demonio, in nome di Gesù, di fare alcunché durante la sua assenza. Esso fu costretto ad obbedire.
Da Il Piccolo Nulla.
ADEAMUS CUM FIDUCIA 
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