lunedì 19 novembre 2012

Divino Niño


ESEMPIO III.

Nelle Cronache Cisterciensi (die 24 nov.)3 si porta che viaggiando nella notte di Natale un certo monaco del Brabante, nel passare per una selva sentì un gemito come di bambino di fresco nato; si accostò verso dove sentiva la voce, e vide un bel fanciullo in mezzo alla neve che tutto tremante di freddo piangeva. Mosso a compassione il religioso, intenerito smontò subito da cavallo, ed accostatosi al fanciullo, disse: O figliuolo mio, come ti trovi così abbandonato in questa neve a piangere e morire? Ed allora intese rispondersi: Ohimè, e come posso non piangere, mentre mi vedo così abbandonato da tutti, e vedo che niuno m'accoglie né ha compassione di me? E ciò detto disparve, dandoli4 ad intendere ch'egli era il Redentore che con tal visione volle rimproverare l'ingratitudine degli uomini, i quali, vedendolo nato in una grotta per loro amore, lo lasciano a piangere senza neppur compatirlo.

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Note
3 Cronache Cisterciensi, al 24 di dicembre.
4 La I ed. di Nap. e quella veneta del 1760: dandosi; Napoli, 1773: dandoli; Venezia, 1779: dandoci.


AVE MARIA!

QUIERO REINAR


"A MIS SACERDOTES" De Concepción Cabrera de Armida. CAPITULO XXXII: Quiero reinar.

MENSAJES DE NUESTRO SEÑO
 JESUCRISTO PARA SUS PREDILECTOS. 
(“A mis Sacerdotes” de Concepción Cabrera de Armida) 

XXXII 

QUIERO REINAR 

“Quiero reinar en el mundo como Rey de paz y amor, quiero que se proclame por todo el universo mi realeza, mi dominio de caridad y de unión; quiero dominar pero con el cetro de paz, pacificando naciones y corazones; quiero reinar por el Espíritu Santo. 

Mas para reinar crucificado y coronado de espinas, necesito vasallos santos que lo sean a mi imitación, que sean dignos de mi servicio; y esos primeros vasallos son y serán siempre mis sacerdotes santos, esa primera vanguardia que no me haga traición, sino que se desvele y cuide mis sagrados intereses como propios. 

Esa legión de honor que constituye mi Iglesia debe levantar muy alto el estandarte de la paz que he traído a la tierra; mi Iglesia forma esa vanguardia, y cuida el trono de su Rey inmortal. Pero mi divisa es y ha sido siempre el amor, la caridad, la paz, unificando en un solo Pastor en rebaño que debe honrar con su fidelidad a mi Iglesia amada. 

Mi Corazón completará su reinado a medida que tenga sacerdotes como él, humildes, puros y crucificados, santos e inmolados por la causa de su soberano que reinó sobre la Cruz. 

Si quieren activar mis sacerdotes mí reinado en el mundo de las almas (que debe ser el mundo del sacerdote), deben parecerse a su Rey, imitar sus virtudes y su amor al Padre. Este reinado será universal y crecerá a medida de la santidad de mis sacerdotes. Y si Yo sólo reiné en el mundo por la Cruz, mis sacerdotes vasallos deben tener también por trono la Cruz. 

Pueden fracasar muchos apostolados, menos el de la Cruz que fue el mío, el que vine a enseñar a la tierra por el propio renunciamiento; y mientras más unidos a mi estén los sacerdotes, más parecidos serán al Rey del amor, que lo fue de burlas, de sarcasmos, de persecuciones y humillantes vituperios; porque es el sello característico y divino de los que son míos, el que no se falsifica, el de la Cruz. 

Y si todos los cristianos deben pisar mis huellas, con más razón mis sacerdotes, mis confidentes y consentidos; es decir, el grupo escogido de mi Iglesia que debe tener la fisonomía y el corazón mismo de su Rey crucificado por amor. 

Ningún sacerdote que tome el camino de la cruz se perderá, y todos los sacerdotes que voluntariamente, que amorosamente se abracen de la Cruz, se santificarán y alcanzarán eminentes grados de unión Conmigo. Éste es el gran secreto de la santidad en un sacerdote, la Cruz; este es el gran antídoto contra las tentaciones de todas clases, la Cruz. 

El gran ideal del alma del sacerdote debe ser Jesús Crucificado, y su único anhelo en la tierra debe ser imitarlo, parecerse a Él interior y exteriormente. Jesús Crucificado, su libro, su meditación, su ejemplo, su ideal y su amor; porque nada hay que atice con más actividad el amor divino como las locuras de la Cruz, a las que llegó San Pablo. 

Éste es el talismán precioso del sacerdote santo, Jesús, crucificado en la Cruz, crucificado en la Iglesia por mis sacerdotes, crucificado en mi Corazón, sobre todo con dolores internos e incomprensibles, místicos pero reales. En este punto debe fijar su vida el sacerdote santo: en imitar al Crucificado que le compró con toda su Sangre, desde la eternidad, su vocación; que lo sacó de entre millares con predilección infinita y que desde toda la eternidad fue escogido por amor”. 

LAUDETUR IESUS CHRISTUS
LAUDETUR CUM MARIA
SEMPER LAUDENTUR

Magnificat






BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
. . .
Magnificat
Cantico della Beata Vergine

1. Siamo giunti ormai all’approdo finale del lungo itinerario cominciato proprio cinque anni fa, nella primavera del 2001, dal mio amato Predecessore, l’indimenticabile Papa Giovanni Paolo II. Il grande Papa aveva voluto percorrere nelle sue catechesi l’intera sequenza dei Salmi e dei Cantici che costituiscono il tessuto orante fondamentale della Liturgia delle Lodi e dei Vespri. Pervenuti ormai alla fine di questo pellegrinaggio testuale, simile a un viaggio nel giardino fiorito della lode, dell’invocazione, della preghiera e della contemplazione, lasciamo ora spazio a quel Cantico che idealmente suggella ogni celebrazione dei Vespri, il Magnificat (Lc 1, 46-55).

È un canto che rivela in filigrana la spiritualità degli anawim biblici, ossia di quei fedeli che si riconoscevano « poveri » non solo nel distacco da ogni idolatria della ricchezza e del potere, ma anche nell’umiltà profonda del cuore, spoglio dalla tentazione dell’orgoglio, aperto all’irruzione della grazia divina salvatrice. Tutto il Magnificat, che abbiamo sentito adesso dalla Cappella Sistina, è, infatti, marcato da questa « umiltà », in greco tapeinosis, che indica una situazione di concreta umiltà e povertà.

2. Il primo movimento del cantico mariano (cfr Lc 1, 46-50) è una sorta di voce solista che si leva verso il cielo per raggiungere il Signore. Sentiamo proprio la voce della Madonna che parla così del suo Salvatore, che ha fatto grandi cose nella sua anima e nel suo corpo. Si noti, infatti, il risuonare costante della prima persona: « L’anima mia… il mio spirito… mio salvatore… mi chiameranno beata… grandi cose ha fatto in me… ». L’anima della preghiera è, quindi, la celebrazione della grazia divina che ha fatto irruzione nel cuore e nell’esistenza di Maria, rendendola la Madre del Signore.
L’intima struttura del suo canto orante è, allora, la lode, il ringraziamento, la gioia riconoscente. Ma questa testimonianza personale non è solitaria e intimistica, puramente individualistica, perché la Vergine Madre è consapevole di avere una missione da compiere per l’umanità e la sua vicenda si inserisce all’interno della storia della salvezza. E così può dire: « Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono » (v. 50). La Madonna con questa lode del Signore dà voce a tutte le creature redente che nel suo « Fiat », e così nella figura di Gesù nato dalla Vergine, trovano la misericordia di Dio.

3. È a questo punto che si svolge il secondo movimento poetico e spirituale del Magnificat (cfr vv. 51-55). Esso ha una tonalità più corale, quasi che alla voce di Maria si associ quella dell’intera comunità dei fedeli che celebrano le scelte sorprendenti di Dio. Nell’originale greco del Vangelo di Luca abbiamo sette verbi all’aoristo, che indicano altrettante azioni che il Signore compie in modo permanente nella storia: « Ha spiegato la potenza… ha disperso i superbi… ha rovesciato i potenti… ha innalzato gli umili… ha ricolmato di beni gli affamati… ha rimandato i ricchi… ha soccorso Israele ».

In questo settenario di opere divine è evidente lo « stile » a cui il Signore della storia ispira il suo comportamento: egli si schiera dalla parte degli ultimi. Il suo è un progetto che è spesso nascosto sotto il terreno opaco delle vicende umane, che vedono trionfare « i superbi, i potenti e i ricchi ». Eppure la sua forza segreta è destinata alla fine a svelarsi, per mostrare chi sono i veri prediletti di Dio: « Coloro che lo temono », fedeli alla sua parola; « gli umili, gli affamati, Israele suo servo », ossia la comunità del popolo di Dio che, come Maria, è costituita da coloro che sono « poveri », puri e semplici di cuore. È quel « piccolo gregge » che è invitato a non temere perché al Padre è piaciuto dare ad esso il suo regno (cfr Lc 12, 32). E così questo canto ci invita ad associarci a questo piccolo gregge, ad essere realmente membri del Popolo di Dio nella purezza e nella semplicità del cuore, nell’amore di Dio.

4. Raccogliamo, allora, l’invito che nel suo commento al testo del Magnificat ci rivolge sant’Ambrogio, dice il grande Dottore della Chiesa: « Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio; se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo; ognuna infatti accoglie in sé il Verbo di Dio… L’anima di Maria magnifica il Signore, e il suo spirito esulta in Dio, perché, consacrata con l’anima e con lo spirito al Padre e al Figlio, essa adora con devoto affetto un solo Dio, dal quale tutto proviene, e un solo Signore, in virtù del quale esistono tutte le cose » (Esposizione del Vangelo secondo Luca, 2, 26-27: SAEMO, XI, Milano-Roma 1978, p. 169).

In questo meraviglioso commento del Magnificat di sant’Ambrogio mi tocca sempre particolarmente la parola sorprendente: « Se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo; ognuna infatti accoglie in sé il Verbo di Dio ». Così il santo Dottore, interpretando le parole della Madonna stessa, ci invita a far sì che nella nostra anima e nella nostra vita il Signore trovi una dimora. Non dobbiamo solo portarlo nel cuore, ma dobbiamo portarlo al mondo, cosicché anche noi possiamo generare Cristo per i nostri tempi. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a magnificarlo con lo spirito e l’anima di Maria e a portare di nuovo Cristo al nostro mondo. 

AVE MARIA!




domenica 18 novembre 2012

Utilità delle Messe in vita




Messe in vita

Si sogliono celebrare molte Messe per i morti e poche per i vivi. Da che ho raccomandato dal pulpito e con la stampa di far celebrare Messe per l'anima proprio mentre si è in vita, molti si son decisi a farlo.

Ciascuno pensi all'anima sua mentre è su questa terra e non abbia troppa fiducia nei suffragi che i parenti faranno dopo la morte. Appena si muore, dei parenti e degli amici alcuni piangeranno, altri non faranno neppure questo, taluni diranno: Che anima buona! Certamente è in Paradiso! - I suffragi potranno ridursi a qualche preghiera ed a qualche Messa sporadica.

Conoscevo una signorina attempata, molto pia e ricca. Lasciò per testamento i suoi beni ai parenti e lasciò pure il denaro per duemila Messe di suffragio, da celebrarsi al più presto. Gli eredi non vollero farle celebrare e divisero il denaro. Quanto avrebbe fatto meglio la signorina ad applicarsi le Messe mentre era viva!

Per conoscere l'utilità delle Messe in vita si ricordino i frutti del Santo Sacrificio:
1° Merito di gloria per il Cielo.
2° Merito impetratorio per ottenere grazie.
3° Merito soddisfattorio per scontare i peccati, cioè abbreviare il Purgatorio.

Quando i vivi fanno celebrare una Messa per un defunto, a questi arriva soltanto il merito soddisfattorio ed arriva in quella misura che vuole Iddio, potendo, come si è detto innanzi, dare il Signore il merito soddisfattorio ad un'altra anima, o in parte o tutto. Il suffragio arriverà ai morti quando si celebreranno, le Messe; cosicché le anime purganti dovranno aspettare con ansia.

Quando le Messe si fanno celebrare in vita, l'anima acquista tutti e tre i meriti ed invece di aspettare il suffragio dopo morte, giunta nell'altra vita i peccati li trova già scontati, in parte o totalmente.
Le Messe per i vivi non si possono chiamare Messe Gregoriane; quindi non sarebbe esatto dire al Sacerdote: Desidero celebrate le Messe Gregoriane. -

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

Cercate Dio, desiderate ardentemente Dio: Egli si fa trovare da chi Lo cerca, da chi Lo desidera, ardentemente!

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

09.11.12

La Mamma parla agli eletti

Figli cari e tanto amati, aprite bene gli orecchi del cuore per sentire le Parole di Gesù, aprite gli occhi del cuore per vedere i segni speciali che offre. Questo è un tempo unico e speciale, nel quale Dio vuole rivelarsi sempre di più: quale dono più grande? Figli del mondo, non perdetevi dietro alle cose della terra che durano un solo istante; cercate Dio, desiderate ardentemente Dio: Egli si fa trovare da chi Lo cerca, da chi Lo desidera, ardentemente! Chi ha Dio nel cuore, nella mente, nell’anima ha tutto, non manca di nulla. Uniamo i cuori per la più ardente adorazione. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.
Maria Santissima



Eletti, amici cari, in Me trovate tutto, in Me cercate tutto. Nulla andate a cercare fuori di Me, Gesù.

Sposa cara, sposa amata, il Padre caro, Che tu adori giorno e notte, nessuno mai l’ha veduto; Io, Io, Gesù, L’ho rivelato al mondo. Sposa cara, chi vede Me vede il Padre caro. L’Amore tra Me e il Padre è la terza Persona: lo Spirito Santo. La SS. Trinità, piccola Mia sposa, è un sublimissimo mistero: siamo tre Persone, unite e distinte. Chi ama Me, Gesù, ama il Padre caro e la Persona dello Spirito Santo. Pensa, spesso, a tale mistero e gioisca il tuo piccolo cuore in Me.
Mi dici: “Amore, Amore Infinito, certo, il mistero è grande e sublimissimo; mi sento come immersa in un Oceano di Infinita Soavità. Quando penso a questo, il cuore è in grande esultanza: quando Tu, Gesù, entri nel cuore dell’uomo, perché egli Ti spalanca la sua porta, con Te ci sono il Padre caro e lo Spirito Santo. Voi andate ad abitare nel piccolo cuore di un uomo e lo preparate all’eternità. Dolce Amore, quanta dignità hai dato all’uomo! Può accadere che nella sua grande tristezza, per un momento, si senta un atomo grigio in un Universo grande e sconosciuto; non è proprio così: egli, l’uomo, è grande, è un essere finito, ma può contenere l’Infinito! Dolce Amore, quanta dignità hai voluto conferire al piccolo uomo! Gli hai detto: “ApriMi il cuore tuo ed Io, Io, Dio, verrò ad abitare in te”. Questo dici ad ogni uomo. Il Padre caro nessuno L’ha conosciuto mai; ma Tu, Gesù, L’hai rivelato al mondo. Com’è bello questo mistero, Dolce Amore, come mi è dolce immergermi in esso: Tu, Gesù, in me, io, piccola creatura, in Te; insieme sulla terra dei viventi, insieme, poi, nell’eternità! Crei l’uomo per la più grande Felicità, ma pochi capiscono questa sublime verità. Chi non capisce non gusta le Delizie del Tuo Dolcissimo Amore.
Sposa amata, dico ad ogni uomo: apri le porte del tuo cuore perché Io, Io, Dio, possa entrare e regnare in te.
“Tu, Santissimo, Tu, Gesù, sublimissimo, vuoi entrare a vivere nella Tua umile creatura, che hai fatto a Tua Immagine e Somiglianza. Tu sei Infinito e vuoi entrare nell’umile finito, per Amore! Gesù, quanto sei grande e meraviglioso! Perché questo avvenga hai istituito la Santissima Eucarestia, sublime Sacramento. Quando la particola, minuscola, entra in me, provo una grande emozione, una felicità meravigliosa; in quel momento non sono più io che vivo, ma Tu in me ed il finito del mio essere diviene Infinito in Te, Gesù! Se, finalmente, tutti gli uomini capissero qualcosa di tale mistero, certo le S. Messe sarebbero gremite di fedeli, le chiese colme fino all’inverosimile. Non è così, ancora, Dolce Amore: spesso, Tu sei solo ad attendere, solo in un grande silenzio, perché le Chiese, dove Tu vivi e palpiti in modo speciale, sono vuote e silenti, silenti e vuote. Tu, Gesù, vuoi abbracciare l’uomo, la Tua prediletta creatura; ma essa non capisce che il Tuo Abbraccio, solo il Tuo Abbraccio è Vita, Vita vera, e preferisce lasciarsi morire piuttosto che vivere in Te, Gesù. Oggi mi concedi il Dono della visione: Ti vedo, Dolce Amore nella Tua Infinita Bellezza, Ti vedo nella Tua Infinita Dolcezza, Ti vedo, Dolce Amore, anche nella Tua grande tristezza, perché Tu ami, ami, ami, ma sei così poco amato! Santissimo Amore, sono ai Tuoi Piedi per supplicare il Perdono dell’insipienza del mondo che potrebbe già avere tutto nella Tua Misericordia, ma sta scegliendo il nulla nella Tua Perfetta Giustizia.
Sposa amata, la libertà è grande responsabilità: guai a chi ne fa cattivo uso! Resta, felice, nel Mio Cuore e godine le Delizie d’Amore. Ti amo.
Vi amo.
Gesù