sabato 10 novembre 2012

temponuovo.net: Sui luoghi di Don Guido Bortoluzzi

Sui luoghi di Don Guido Bortoluzzi






CREDO IN UNUM DEUM...

XXIV Domingo post Pentecostès: San Mateo, 13, 24-30; RITO TRIDENTINO-ROMANO. PARÁBOLA DEL BUEN TRIGO Y DE LA CIZAÑA .

Guardate Gesù

A chi rassomiglierò, Signore?

Chiamare la Chiesa: Madre mia... è mio onore. L'Agnello scende ad ogni ora, ad ogni istante. Andiamo, piccoli, andiamo ad adorarlo: beviamo il suo sangue, è la nostra vita, la gioia dei nostri cuori. Terra, trasali, è il tuo Salvatore!

Guai all'anima che cerca di penetrare il mistero di Dio!
Felice l'uomo che cerca la bassezza: l'inferno intero non può scuoterlo! Amate Dio, non cercate che Dio, tutto il resto è nulla!
Guai all'uomo che non contempla le opere del Signore!
Coloro che seguono Gesù, devono mettere la loro testa nella polvere... 


Guardate Gesù: Lui, il Signore del tuono, ha curvato la testa; lasciatelo agire; il Signore del tuono schiaccerà tutto quando sarà venuto il momento.
Coloro che danno schiaffi, preparano diamanti per la corona. Servite il Signore con pazienza e annientamento.


Non dite: Costui porta frutto, quello non ne porta. Quello di oggi non ne porterà domani e colui che non ne porta oggi ne porterà domani.


Se servite il Signore, servitelo completamente spoglio. Non portate due vestiti, per paura che essendo troppo pesanti, non possiate servire Gesù.
Pecorelle, amate colui che vi dà schiaffi e non colui che vi dà baci.

Se ti difendi quando ti si schiaffeggia, perderai tutto, ma se baci colui che ti col­pisce, Dio ti proteggerà.
Signore insegnami i tuoi precetti: con te, sarò fedele.
Signore, indicami il cammino, tu mi sosterrai.

Il mio cuore non ne può più, sono straniera sulla terra! Trovando il mio Creato­re, ho trovato la gioia del mio cuore! Il tutto basta, non c'è più bisogno di niente sulla terra; il mio cuore è colmo, completamente colmo.
Voi che sospirate verso l'Altissimo, rallegratevi.
Felice l'uomo che vi cerca, Signore, il suo cuore esulta! L'uomo che va verso la terra, non ha che tristezza!
O uomo, che cammini verso la terra nel turbamento, nelle trappole, trova la tua forza nella tua debolezza.
O Dio d'amore, getta uno sguardo sulla tua polvere! La mia anima langue, non ne può più, quaggiù!


Diffidate del leone che ruggisce... Lo ucciderete abbassandovi. È questa la vo­stra spada più tagliente.
La tua salvezza si ottiene con il nulla.
Quando il leone ti inseguiva, se il tuo sguardo avesse visto l'Altissimo, non sa­resti caduta così in basso.

Ci sono molti santi che si sono santificati attraverso l'orgoglio, perché hanno la­vorato tutta la loro vita a combatterlo ed a fare il contrario di ciò che l'orgoglio ispi­rava loro. Quando esso li spingeva ad andare avanti, andavano indietro; ad elevar­si, essi si abbassavano; ad aprire gli occhi, essi li chiudevano; a parlare, essi tacevano... E sempre così...

E tutto viene dall'orgoglio, ma è un grande bene avere un difetto da combatte­re, è la più grande delle grazie.

Girava e rigirava nelle sue mani il piccolo libro della Regola e delle Costituzio­ni. Ci disse che tutta la nostra perfezione e santificazione si trovava nella pratica esatta di ciò che era scritto in questo libricino.

Parlando della santa povertà, disse che una suora incaricata della cura di una terrazza non doveva essere la sola a poterne raccogliere i fiori, visto che ciò di­stoglieva dal buon Dio e la rendeva proprietaria, ma che tutto doveva essere in comune; questa suora deve rallegrarsi che altre vi vengono pure a raccogliere, perché essa offre allora doppio fiore a Gesù. Aggiunse che sarebbe bene, quan­do si cambiano gli eremitaggi, dare il più bello all'ultima e i meno belli alle pri­me.

A chi rassomiglierò? Ai piccoli uccelli nel nido. Se il padre o la madre non portano loro da mangiare, essi muoiono di fame. Così è la mia anima senza di te, Signore; non ha il suo nutrimento, non può vivere!

A chi rassomiglierò? Al chicco di frumento gettato nella terra. Se la rugiada non vi cade, se il sole non lo riscalda, il grano ammuffisce, così è la mia anima, Signore, se tu non fai cadere i raggi della tua grazia e i raggi del tuo sole; ma se tu dai la tua rugiada e il tuo sole, il chicco di grano sarà inumidito e riscaldato; metterà radice, la quale darà una bella pianta con molti buoni chicchi.

A chi rassomiglierò, Signore? A una rosa che si coglie e che si lascia appassire nella mano. Perde il suo profumo; ma se resta sul roseto, si conserva sempre fresca e bella e conserva tutto il suo profumo. Custodiscimi in te, Signore, per darmi la vita.

Da "Il Piccolo nulla/ B. Maria Baouardy.

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>


“Caso” Galilei... Vi dico che dovete reagire, in nome della Verità.



“Caso” Galilei: il quotidiano tedesco “Die Welt” dà ragione alla Chiesa

galileo Galilei

(di Mauro Faverzani) Il cosiddetto “caso Galilei” torna a far parlare di sé dopo l’articolo del giornalista Paul Badde pubblicato sul quotidiano tedesco Welte ripreso lo scorso 3 novembre dall’agenzia Kreuz.net. Articolo, che capovolge e stravolge la “vulgata” sull’argomento, sostenendo come dar torto alla Chiesa sia oggettivamente impossibile. Per due motivi: «Innanzi tutto - scrive Badde - perché Galilei è divenuto a lungo un mito, senza che ve ne fosse un motivo reale. In secondo luogo, perché in questo processo fu l’Inquisizione ad aver ragione e non il contrario».

Il giornalista fa notare come oggi in questa faccenda siano paradossalmente gli stessi intellettuali atei e “mangiapreti” a dar man forte alla Chiesa, dal filosofo marxista Ernst Bloch fino allo scettico agnostico Paul Feyerabend, che nel 1976 scrisse nel suo saggio Contro il metodo obbligato (traduzione più fedele al titolo originale tedesco rispetto alla resa italiana, più semplicistica, “Contro il metodo”- NdA): «La Chiesa nel caso Galilei si attenne alla ragione molto più di quanto fece Galilei stesso, poiché tenne in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali derivanti dagli insegnamenti dello scienziato. Il verdetto fu razionale e giusto e la sua revisione fu dettata soltanto da logiche di opportunismo politico». È, questo, un passo poco noto e di raro citato testualmente, benché risulti paradigmatico. E che fa il paio con quello scritto da Rino Cammilleri nella sua rubrica “L’antidoto” il 15 gennaio 2008, allorché fece notare come non fosse stata «la Chiesa a metter bocca nella scienza, ma Galileo a voler fare il teologo».

Senza addentrarsi nello specifico, poiché materia già trattata – e con rigore scientifico – in altra sede, val la pena solo ricordare come la “condanna” fosse consistita, in realtà, soltanto nella recita dei sette salmi penitenziali ogni settimana per tre anni, compito oltre tutto che l’imputato – col consenso della Chiesa – delegò volentieri alla figlia monaca, Suor Maria Celeste. Niente carcere, dunque, niente torture, niente isolamento, niente censure, tanto che l’opera ritenuta il suo capolavoro scientifico, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, uscì cinque anni dopo la sentenza.

La verità sta nelle parole del medievista francese, Leo Moulin, che nel suo libro L’Inquisizione sotto l’Inquisizione dichiarò: «Date retta a me, vecchio incredulo che se ne intende: il capolavoro della propaganda anti-cristiana è l’essere riusciti a creare nei cristiani, nei cattolici soprattutto, una cattiva coscienza. A furia di insistere, dalla Riforma ad oggi, ce l’hanno fatta a convincervi di essere i responsabili di tutti o quasi i mali del mondo. Vi hanno paralizzato nell’autocritica masochista. E voi, così spesso ignoranti del vostro passato, avete finito per crederci. Invece io, agnostico ma storico che cerca di essere oggettivo, vi dico che dovete reagire, in nome della Verità. Spesso, infatti, non è vero. E se qualcosa di vero vi fosse, è anche vero che, in un bilancio di venti secoli di Cristianesimo, le luci prevalgono di gran lunga sulle ombre». Che debbano essere i laicisti ed i non credenti a convincere i Cattolici, è il colmo…
(Mauro Faverzani)


“Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”



"Dio, Patria e Famiglia". Ecco l'unica speranza per il nostro futuro

“Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 

di Roberto de Mattei

“Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 

La priorità del 65% degli italiani è la famiglia. Viene poi il luogo – l’Italia – dove più si è affinata la qualità della vita e il culto della bellezza. A seguire la fede, anche nelle vesti della tradizione religiosa. È questa la scala dei valori in cui oggi credono gli italiani. 

Eppure, secondo la stessa indagine, il processo di erosione della famiglia non si arresta. Nel periodo 2000-2010 sono diminuite le coppie coniugate con figli (-739.000), mentre sono aumentate le coppie non sposate con figli (+274.000) e le famiglie con un solo genitore (+345.000). 

Nel periodo 1998-2009 sono aumentate le unioni libere (+541.000, arrivando in totale a 881.000) che, inclusi i figli, coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone. Complessivamente, sono 5,9 milioni gli italiani che hanno «sperimentato nella loro vita una forma di convivenza libera». Le famiglie “ricostituite”, formate da partner con un matrimonio alle spalle, sono diventate 1.070.000. Quelle ricostituite coniugate sono aumentate di 252.000 unità, arrivando in totale a 629.000. 

Il crollo delle forme di vita non matrimoniali porta inevitabilmente a un calo della fecondità e alla crescita di figli fuori dal matrimonio. Per non parlare delle unioni omosessuali che una recente sentenza della Corte di Cassazione parifica alla famiglia, riconoscendo loro la fissazione di un assegno di mantenimento, con l’assegnazione della casa, i diritti successori, la reversibilità della pensione. 

Il colpo inferto alla famiglia si inserisce in un processo dissolutivo avviato dall’introduzione del divorzio in Italia, nel 1972. Basti ricordare un dato concreto e reale: le famiglie dove i genitori divorziano diventano molto più povere e i dati della Caritas ci dicono che oggi molti degli uomini che si rifugiano nei suoi ostelli, sono padri separati che non ce la fanno più con il loro stipendio a pagare sia l’assegno di sostegno che l’affitto di un appartamento (poiché la casa rimane spesso alla madre con i figli).

Questo processo di disgregazione viene da lontano, ed è deliberato. Si potrebbe ricordare l’opera del marchese Sade, che fu il più coerente protagonista intellettuale della Rivoluzione Francese; ma se si considera provocatorio riferirsi al suo programma, basterebbe fare il nome di Federico Engels, il celebre sodale di Karl Marx, autore di un’opera su Le origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in cui pretende di dimostrare scientificamente che l’origine della famiglia non è naturale, ma storica, perché nulla esiste di spirituale e immutabile: l’uomo e le istituzioni sociali sono realtà materiali in perenne evoluzione. 

In questa prospettiva, la famiglia e lo Stato vengono considerate come sovrastrutture storiche destinate a essere superate nell’irreversibile itinerario dell’umanità verso l’utopica società senza classi, che è propriamente la società anarchica, senza Dio, senza Patria, senza famiglia. 

Fu la concezione degli anarco-socialisti, che cercarono di imporla con le bombe; dei comunisti che pretesero di affermarla con la lotta di classe; ed è oggi la concezione dei eurotecnocrati, che propongono di raggiungere la medesima meta attraverso strumenti monetari e fiscali che minano alla base il substrato economico delle famiglie a cominciare dalla legittima proprietà della casa, penalizzata da forme espropriatrici di prelievo fiscale.

Il processo viene da lontano, ma in Italia, la famiglia ha resistito più dello Stato a questo attacco mortale. Gli artefici del Risorgimento rispettarono la famiglia naturale, sia pure laicamente intesa e in essa videro, accanto alla Patria, il fondamento della società. Patria e Famiglia furono considerati come valori degni di tutela pubblica, seppure svincolati dal terzo valore, quello religioso. Dio, lungi da rappresentare il fondamento dei primi due pilastri, doveva essere relegato nella sfera privata. 

Questa concezione ottocentesca della morale, che sopravviverà fino alla Seconda Guerra Mondiale ebbe il suo manifesto nel romanzo Cuore di De Amicis (1886), sui cui valori si sarebbero formate generazioni di italiani. Tra il 1861 e il 1945, Patria e famiglia furono le due colonne portanti della vita sociale italiana. E negli anni tragici della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nel periodo dal settembre ‘43 all’aprile ‘45, quando l’Italia era divisa e sommersa da eserciti stranieri, la famiglia rappresentò l’unico elemento vivo e solido che sorresse gli individui e salvò l’unità nazionale. 

La parallela caduta del fascismo e della Monarchia, decretò la morte della Patria, ma la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, sopravvisse stabilmente fino agli anni Settanta quando, con l’introduzione del divorzio, iniziò la crisi in cui tuttora si dibatte. 

Oggi si tenta di distruggerla attraverso le leggi e di screditarla attraverso i mass-media, ma chi tiene in piedi l’Italia sul piano economico è ancora la famiglia. L’economista Giacomo Vaciago in un’intervista al Corriere della Sera del 3 marzo 2012, ha dichiarato che per capire che cosa sta succedendo nelle case degli italiani, dobbiamo «partire dalla definizione di che cosa è la famiglia: è la più grande macchina volontaria di welfare». «Non so perché – ha aggiunto – il ministro Fornero passa il suo tempo a discutere con i sindacati, che non rappresentano più nessuno, e non si occupa delle famiglie». «Le statistiche dicono che un giovane su tre non ha lavoro. E come mangia? C’è la famiglia. La famiglia è una grande invenzione italiana unica al mondo, perché si occupa di garantire i consumi delle varie generazioni. Quando leggo che un giovane su 3 è disoccupato, penso a suo padre e a suo nonno, che sono molto preoccupati perché con il loro reddito devono mantenere i giovani e perciò devono tirare la cinghia».

Tutto questo però si paga. Il tasso di disoccupazione ha in Italia conseguenze meno gravi che in altri Paesi perché i figli sono economicamente protetti dalle famiglie, che li ospitano a casa e danno loro il sussidio necessario per vivere. Ma per mantenere figli e nipoti, i genitori e i nonni devono ridurre drasticamente i loro consumi, rinunziare al risparmio, vivere talvolta in una condizione di semi-povertà. 

Senza un aiuto economico alle famiglie, e soprattutto senza una protezione morale a ciò che esse rappresentano, sarà impossibile evitare la spirale della recessione destinata ad aprire anche in Italia drammatici scenari di tensioni sociali.

L’unica soluzione è nel ritorno a quelli che restano i valori primari degli italiani: Dio, Patria e famiglia. Difendiamo la famiglia, difendiamo la Patria, difendiamo Patria e famiglia in nome di Dio, fondamento ultimo della società e a Lui affidiamo tutta la nostra vita, nella certezza infallibile che a chi cerca prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, anche sociale, tutto il resto 

RC n. 73 - Aprile 2012