mercoledì 10 ottobre 2012

*** DOMENICA XXVIII, tempo ordinario, anno B. (14 ott. 2012). L’incontro con il giovane ricco. Mc 10, 17-31;



DOMENICA XXVIII, tempo ordinario, anno B. (14 ott. 2012)

Post importante per capire le ultime settimane di Gesù prima della sua beata Passione.

576. Verso Doco l’incontro con il giovane ricco. Mt 19, 16-30; Mc 10, 17-31; Lc 18, 18-30
       
È un’altra mattina bellissima d’aprile. La terra e il firmamento spiegano tutte le loro primaverili bellezze. Si 
respira luce, canto, profumo, tanto l’aria è satura di luminosità, di voci di festa e d’amore, di fragranze. Deve 
esser scesa nella notte una breve pioggia che ha reso scure e senza polvere le strade, senza con ciò farle 
fangose, ed ha pulito steli e foglie che ora tremolano, tutte scintillanti e monde, ad una dolce brezza che 
scende dai monti verso questa fertile piana, che preannuncia Gerico. 
Dalle rive del Giordano salgono continuamente persone che hanno traghettato dall’altra sponda, oppure 
hanno seguito la strada che costeggia il fiume, venendo su questa che punta direttamente su Gerico e su 
Doco, come indicano i segnali stradali. E ai molti ebrei, che si dirigono da ogni parte a Gerusalemme per il 
rito, si mescolano mercanti di altri luoghi, e pastori e pastori con gli agnelli dei sacrifici, belanti ignari. 

Molti 
riconoscono e salutano Gesù. Sono, questi, ebrei della Perea e Decapoli e di luoghi anche più lontani. Ve ne 
è un gruppo di Cesarea Paneade. E sono pastori che, per essere piuttosto nomadi dietro i greggi, hanno 
conoscenza del Maestro, incontrato o annunciato a loro dai discepoli.

Uno si prostra e gli dice: «Posso offrirti l’agnello?». 
«Non te lo levare, uomo. È il tuo guadagno questo». 
«Oh! è la mia riconoscenza. Tu non ti ricordi di me. Io sì. Sono uno che Tu hai guarito guarendo tanti. Mi hai 
rinsaldato l’osso della coscia che nessuno guariva e mi teneva infermo. Te lo do volentieri l’agnello. Il più 
bello. Questo. Per il banchetto di letizia. Lo so che per l’olocausto sei tenuto alla spesa. Ma per la letizia! 
Tanta ne hai data a me. Prendilo, Maestro». 
«Ma sì, prendilo. Saranno denari che risparmieremo. O meglio, sarà possibilità di mangiare, perché con tutte 
le prodigalità che si fanno io non ho più denaro», dice l’Iscariota. 
«Prodigalità? Ma se da Sichem non si è più speso uno spicciolo!», dice Matteo. 
«Insomma, io non ho più denaro. Gli ultimi li detti a Merode». 
«Uomo, ascolta», dice Gesù al pastore per porre fine alle parole di Giuda. «Io non vado per ora a Gerusalemme e non posso portare con Me l’agnello. Altrimenti lo accetterei per mostrarti che gradisco il tuo dono». 
«Ma poi andrai in città. Ti fermerai per le feste. Avrai un ricovero. Dimmi dove ed io consegnerò ai tuoi 
amici...». 
«Non ho nulla di questo... Ma a Nobe ho un vecchio e povero amico. Ascoltami bene: il dì dopo il sabato 
pasquale tu andrai all’alba a Nobe e dirai a Giovanni, l’anziano di Nobe (tutti te lo indicheranno): “Questo 
agnello te lo manda Gesù di Nazaret, tuo amico, perché tu festeggi questo giorno con banchetto di letizia, 
perché più grande letizia di oggi non c’è per i veri amici del Cristo”. Lo farai?». 
«Se così vuoi, lo farò». 
«E mi farai felice. Non prima del dì dopo il sabato. Ricorda bene. E ricorda le parole che ti ho detto. Ora va’ 
e la pace sia con te. E serba il tuo cuore stabile in essa pace nei giorni futuri. Ricorda anche questo e continua 
a credere nella mia Verità. Addio» .

Della gente si è accostata ad ascoltare il dialogo e si dirada solo quando il pastore, rimettendo in moto il suo 
gregge, la obbliga a sparpagliarsi. Gesù segue il gregge, approfittando della scia aperta da esso. 
La gente bisbiglia: «Ma allora va proprio a Gerusalemme? Ma non sa che c’è il bando per Lui?». 
«Eh! ma nessuno può vietare ad un figlio della Legge di presentarsi al Signore per la Pasqua. È colpevole 
forse di pubblico reato? No. Perché, se lo fosse, il Preside lo avrebbe fatto imprigionare come Barabba». 
E altri: «Hai sentito? Non ha ricovero né amici a Gerusalemme. Che tutti lo abbiano abbandonato? Anche il 
risorto? [che sarebbe  Lazzaro di Betania] Bella riconoscenza!». 
«Taci là! Quelle due sono le sorelle di Lazzaro. Io sono delle campagne di Magdala e le conosco bene. Se le 
sorelle sono con Lui, segno è che la famiglia di Lazzaro gli è fedele». 
«Forse non osa entrare in città». 
«Ha ragione». 
«Dio lo perdonerà se sta fuori di essa». 
«Non è colpa sua se non può salire al Tempio». 
«La sua prudenza è saggia. Se venisse preso, tutto sarebbe finito prima della sua ora». 
«Certo non è ancor pronto per la sua proclamazione a re nostro, ed Egli non vuole essere preso». 
«Si dice che, mentre lo si sapeva ad Efraim, Egli sia andato in ogni luogo, sin presso le tribù nomadi, per 
prepararsi i seguaci e le milizie e cercare protezioni». 
«Chi te lo ha detto?». 
«Sono le solite menzogne. Egli è il Re santo e non il re da milizie». 
«Forse farà la Pasqua supplementare. Allora è più facile passare inosservato. Il Sinedrio è sciolto dopo le 
feste, e tutti i sinedristi vanno alle loro case per la mietitura. Sino a Pentecoste non si raduna di nuovo». 
«E, via che siano i sinedristi, chi volete che gli faccia del male? Sono loro gli sciacalli!». 
«Uhm! che Egli si usi tanta prudenza? Cosa troppo da uomo! Egli è da più che un uomo e non avrà prudenza 
vile». 
«Vile? Perché? Nessuno può dir vile chi si risparmia per la sua missione». 
«Vile sempre, perché ogni missione è sempre inferiore a Dio. Perciò il culto a Dio deve avere la precedenza 
su ogni altra cosa». 
Queste le parole che vanno da bocca a bocca. Gesù mostra di non sentire. 
Giuda d’Alfeo si ferma per attendere le donne e, sopraggiunte che siano -  esse erano col ragazzo, indietro 
una trentina di passi - dice a Elisa: «Avete dato molto a Sichem dopo che partimmo!». 
«Perché?». 
«Perché Giuda non ha più un picciolo. I tuoi sandali, o Beniamino, non verranno. È destino così. A Tersa 
non si poté entrare e, anche avessimo potuto, il non aver denaro avrebbe impedito ogni acquisto... Dovrai 
entrare a Gerusalemme così...». 
«Prima c’è Betania», dice Marta con un sorriso. 
«E prima c’è Gerico e la mia casa», dice Niche pure sorridendo. 
«E prima di tutto ci sono io. Io ho promesso e io farò. Viaggio di esperienze questo! Ho provato cosa è non 
avere una didramma. E ora proverò cosa è dover vendere un oggetto per bisogno», dice Maria di Magdala. 
«E che vuoi vendere, Maria, se non porti più gioielli?», chiede Marta alla sorella. 
«Le mie grosse forcine d’argento. Sono tante. Ma per tenere a posto questo inutile peso possono bastare 
quelle di ferro. Le venderò. Gerico è piena di gente che compra queste cose. E oggi è giorno di mercato, e 
così domani e sempre per queste ricorrenze». 
«Ma sorella!».
«Che? Ti scandalizzi pensando che mi si possa credere povera tanto da dover vendere le forcine d’argento? 
Oh! vorrei averti dato sempre di questi scandali! Peggio era quando, senza bisogno, vendevo me stessa al 
vizio altrui e mio». 86
«Ma taci! C’è il ragazzo, che non sa!». 
«Non sa ancora. Forse non sa ancora che io ero la peccatrice. Domani lo saprebbe da chi mi odia perché non 
sono più tale, e certo con particolari quali il mio peccato non ebbe pur essendo tanto grande. Meglio dunque 
che lo sappia da me e veda quanto può il Signore che lo ha accolto: fare di una peccatrice una pentita, di un 
morto un risorto, di me morta nello spirito, di Lazzaro morto nel corpo, due viventi. Perché questo ha fatto a 
noi il Rabbi, o Beniamino. Ricordalo sempre e amalo con tutto il tuo cuore, perché Egli è veramente il Figlio 
di Dio». 
Un intoppo lungo la via ha fermato Gesù e gli apostoli, e le donne li raggiungono. Gesù dice: «Andate avanti 
voi, verso Gerico, ed anche entrateci, se volete. Io vado a Doco con questi. Al tramonto sarò con voi». 
«Oh! perché ci allontani? Non siamo stanche», protestano tutte. 
«Perché vorrei che voi intanto, almeno alcune, avvisaste i discepoli che Io sarò da Niche domani». 
«Se è così, Signore, noi andiamo. Vieni Elisa, e tu Giovanna, e tu Susanna e Marta. Prepareremo ogni cosa», 
dice Niche. 
«E io e il ragazzo. Faremo i nostri acquisti. Benedicici, Maestro. E vieni presto. Tu, Madre, resti?», dice 
Maria di Magdala. 
«Sì. Col Figlio mio». 
Si separano. Con Gesù restano soltanto le tre Marie: la Madre, sua cognata Maria Cleofe e Maria Salome. E 
Gesù lascia la via di Gerico per una via secondaria che va a Doco.


E da poco è per essa quando, da una carovana che viene non so da dove - una ricca carovana che certo viene 
da lontano perché ha le donne montate sui cammelli, chiuse nelle tremolanti berline o palanchini legati sulle 
schiene gibbute, e gli uomini a cavallo di focosi cavalli o di altri cammelli - si stacca un giovane e facendo 
inginocchiare il suo cammello scivola giù di sella, andando verso Gesù. Un servo, accorso, gli tiene la bestia 
per le briglie.

Il giovane si prostra davanti a Gesù e, dopo il profondo saluto, gli dice: «Filippo di Canata, figlio di veri israeliti e rimasto tale, io sono. Discepolo di Gamaliele sinché la morte del padre mio non mi fece capo dei suoi commerci. Ti ho sentito più di una volta. So le tue azioni. Aspiro ad una vita migliore per avere quella vita eterna che Tu assicuri possesso di chi crea il tuo Regno in sé. Dimmi dunque, Maestro buono, che dovrò fare per avere la vita eterna?»
«Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono». 
«Tu sei il Figlio di Dio, buono come il Padre tuo. Oh! dimmi, che devo fare?». 
«Per entrare nella vita eterna osserva i comandamenti». 
«Quali, mio Signore? Gli antichi o i tuoi?». 
«Negli antichi sono già i miei, i miei non mutano gli antichi. Essi sono sempre: adorare di amor vero l’unico 
vero Dio e rispettare le leggi del culto, non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non attestare il 
falso, onorare padre e madre, non danneggiare il prossimo ma anzi  amarlo  come  ami  te  stesso.  Facendo  
così, avrai la vita eterna». 
«Maestro, tutte queste cose le ho osservate dalla mia fanciullezza». 

Gesù lo guarda con occhio d’amore e dolcemente gli chiede: «E non ti paiono sufficienti ancora?». 
«No, Maestro. Cosa grande è il Regno di Dio in noi e nell’altra vita. Infinito dono è Dio che a noi si dona. Io sento che tutto è poco, di ciò che è dovere, rispetto al Tutto, all’Infinito perfetto che si dona e che penso si 
debba ottenere con cose più grandi di quelle che sono comandate per non dannarsi ed essergli graditi». 
«Tu dici bene. Per essere perfetto ti manca ancora una cosa. Se vuoi essere perfetto come vuole il Padre nostro dei Cieli, va’, vendi quanto hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in Cielo che ti farà diletto al Padre, 
che ha dato il suo Tesoro per i poveri della Terra. Poi vieni e seguimi».

Il giovane si rattrista, si fa pensieroso. Poi si alza in piedi dicendo: «Ricorderò il tuo consiglio...», e si allontana tristemente. 
Giuda ha un sorrisetto ironico e mormora: «Non sono io solo ad amare il denaro!». 
Gesù si volge e lo guarda... e poi guarda gli altri undici visi che gli sono intorno, poi sospira: 
«Come difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Cieli, la cui porta è stretta, ed erta è la via, e non possono percorrerla ed entrare coloro che sono caricati dei pesi voluminosi delle ricchezze! Per entrare lassù non ci 
vogliono che tesori di virtù, immateriali, e sapersi separare da tutto quanto è attaccamento alle cose del mondo e vanità». 

Gesù è molto triste... 
Gli apostoli si sogguardano fra loro... 
Gesù riprende, guardando la carovana del giovane ricco che si allontana: «In verità vi dico che è più facile che un cammello passi per una cruna d’ago che non per un ricco di entrare nel Regno di Dio». 
«Ma allora chi mai potrà salvarsi? La miseria fa sovente peccatori, per invidie e poco rispetto a ciò che è d’altri, e per sfiducia verso la Provvidenza... La ricchezza è di ostacolo alla perfezione... E allora? Chi potrà salvarsi?». 
Gesù li guarda e dice loro: «Quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, perché a Dio tutto è possibile. Basta che l’uomo lo aiuti, il suo Signore, con la sua buona volontà. È buona volontà accettare il consiglio avuto e sforzarsi di giungere alla libertà dalle ricchezze. Ad ogni libertà, per seguire Dio. 
Perché la vera libertà dell’uomo è questa: seguire le voci che Dio gli sussurra al cuore e i suoi comandi, non essere schiavo né di se stesso, né del mondo, né del rispetto umano, e perciò non schiavi di Satana. 
Usare della splendida libertà di arbitrio che Dio ha dato all’uomo per volere liberamente e solamente il Bene, e 
conseguire così la vita eterna luminosissima, libera, beata. Neppur della propria vita bisogna essere schiavi, se per secondare la stessa noi si deve fare resistenza a Dio. Ve l’ho detto: (Vedi Vol 4 Cap 265) “Colui che 
perderà la sua vita per amor mio e per servire Iddio, costui la salverà in eterno”». 

«Ecco! Noi abbiamo lasciato ogni cosa per seguirti, anche le più lecite. Che ce ne verrà dunque? Entreremo allora nel tuo Regno?», chiede Pietro. 
«In verità, in verità vi dico che coloro che mi avranno seguito in tal modo e che mi seguiranno - perché c’è 
sempre tempo a riparare alle accidie e alle colpe sin qui fatte, sempre tempo sinché si è sulla Terra e si hanno 
davanti dei giorni nei quali poter riparare al mal fatto - costoro saranno con Me nel Regno mio. 
In verità vi dico che voi, che mi avete seguito nella rigenerazione, siederete sopra i troni a giudicare le tribù della Terra 
insieme al Figlio dell’uomo seduto sul trono della sua gloria. 
In verità ancora vi dico che non vi sarà nessuno 
che, avendo per amor del mio Nome lasciato casa, campi, padre, madre, fratelli, sposa, figli e sorelle, per 
spargere la Buona Novella e continuarmi, non riceva il centuplo in questo tempo e la vita eterna nel secolo futuro». 

«Ma se perdiamo tutto, come possiamo centuplicare il nostro avere?», chiede Giuda di Keriot. 
«Torno a dire: ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. E Dio darà il centuplo di gaudio spirituale 
a coloro che da uomini del mondo seppero farsi figli di Dio, ossia uomini spirituali. Essi godranno il vero 
gaudio, qui e oltre la Terra. E ancor vi dico che non tutti quelli che sembrano i primi, e primi dovrebbero 
essere avendo più di tutti ricevuto, saranno tali. E non tutti quelli che sembrano ultimi, e men che ultimi, non 
essendo in apparenza miei discepoli e neppur del Popolo eletto, saranno gli ultimi. In verità molti da primi 
diverranno ultimi, e molti ultimi, infimi, diverranno primi... Ma ecco là Doco. Andate avanti tutti, meno 
Giuda di Keriot e Simone Zelote. Andate ad annunciarmi a quelli che possono aver bisogno di Me». 
E Gesù attende con i due trattenuti di unirsi alle tre Marie, che li seguono a qualche metro di distanza. 


Lilium candidum sanctae Trinitatis,
ora pro nobis

martedì 9 ottobre 2012

I nostri morti. Chiamare subito il Sacerdote!





PARTE SECONDA

Ignoranza religiosa
La sorte dell'al di là dipende da questa vita. Poichè l'eternità dipende dallo stato in cui si trova l'anima nell'ora della morte, si crede bene ora dare le norme pratiche per giovare ai moribondi, affinchè non vadano all'inferno ed anche abbrevino il Purgatorio più che sia possibile.

Ho dovuto assistere al trapasso di centinaia di uomini e di donne. Ho trovato famiglie veramente cristiane, ma anche di quelle pagane. 
Ecco un piccolo saggio.

-Signorina, ho saputo che suo fratello sta molto male. Come Sacerdote, non essendo stato chiamato, vengo spontaneamente. Chi sa io possa amministrargli i Sacramenti!
-Mio fratello è un santo! Non ha peccati da confessare! Se vede lei, muore prima del tempo! -
Non potei confessarlo, perchè non capiva più. Sapevo però che non andava mai in Chiesa, mai si comunicava e bestemmiava come un ossesso!... Per la sorella era un santo!... -

-Scusi, signore, mi ha chiamato ora per assistere il babbo! Da una settimana è stato in gravi condizioni!
-E' vero! Ma siccome sino a questa mattina l'ammalato comprendeva, non potevo chiamare il Prete!
-Ma ora che non capisce nulla, come può ricevere con frutto i Sacramenti? Posso amministrarglieli «sotto condizione ».Dio solo sa quale utilità possano apportargli. -

Un altro caso.

Il Sacerdote viene chiamato d'urgenza. Una donna sta per morire. Dopo aver preso l'occorrente in Chiesa, cioè il Viatico e l'Olio Santo, il Sacerdote giunge all'abitazione indicata. Batte al portone e si affaccia una donna.
-Reverendo, non c'è bisogno; potete ritornare a casa vostra!
-Mi hanno avvisato che qui trovasi un'ammalata grave!
-Era grave. Siccome ora ha ripreso il respiro e riaperto gli occhi, non c'è più bisogno del Prete! ... -

Un caso ancora:

Andai, con non poco sacrificio, al letto di un moribondo. Dopo averlo incoraggiato, gli dissi: Ora fate la Confessione e poi riceverete Gesù Sacramentato.
-Non occorre far questo!
- Ed allora, perchè mi avete fatto chiamare con tanta premura?
- Siccome mi sento male, se non chiamassi il Prete, alla mia morte la gente cosa direbbe?... Neppure il Prete ha voluto!... Basta quindi che siate entrato in casa mia!
- Ma come, siete con un piede nella fossa ed ancora pensate alla gente ed all'occhio sociale?... Preoccupatevi dell'anima vostra!... -
Ce ne volle per convincerlo!

Questi piccoli esempi, che potrei moltiplicare, fanno vedere l'incoscienza di tanti in caso di malattia. Non si pensa che anche nell'ultima ora, prima che Iddio chiami al giudizio, si possono regolare i conti di tutta la vita. Il buon ladrone andò in Paradiso, perchè nell'ultima ora ottenne da Gesù Crocifisso il perdono.
Si aiutino perciò gli ammalati gravi a riconciliarsi con Dio ed a ricevere in tempo i Conforti Religiosi.

Chiamare subito il Sacerdote!

Come è peccato grave tralasciare il Precetto di Pasqua, così è grave non ricevere per colpa propria il Santo Viatico al termine della vita. Tante volte l'infermo non è consapevole del suo stato; sono perciò responsabili i parenti se non s'interessano che egli riceva il Viatico.

Taluni non vogliono parlare agli infermi di Comunione, per non impressionarli. Ma questa è fede? Questo è amore ai propri cari? E se l'ammalato morisse in disgrazia di Dio, di chi sarebbe la colpa?
E quando l'anima sarà piombata nel fuoco dell'inferno, contro chi imprecherà?... Oh, se potessero uscire dall'inferno tanti dannati, come si avventerebbero contro i familiari!... - Per voi sono nel luogo dei tormenti!:.. Ah, se aveste chiamato il Sacerdote nell'ultima ora, sarei salvo!... -
Non pochi genitori e - figli credono di essere caritatevoli verso i moribondi non chiamando il Sacerdote e non riflettono che sono crudeli, perversi ed empi, perchè cooperano all'eterna perdizione dei congiunti!
E non s'impressiona l'infermo, quando si fa la consulta medica attorno al letto?... Eppure, per amore del corpo, la consulta, si fa!... E non si preoccupa l'ammalato, allorchè d'urgenza, di notte tempo è trasportato in clinica?... Con tutto ciò; si corre alla clinica!... E non pensa l'infermo che ormai sta per chiudersi la sua vita, quando i parenti corrono a chiamare il notaio per il testamento?... Trattandosi di denaro, nessuna delicatezza per il moribondo! Riguardo all'anima si agisce ben diversamente!

Pietà crudele!
Era prossimo a morire un commendatore, che era massone. Avrebbe potuto rimettersi nell'amicizia dei Signore, almeno al termine dei suoi giorni!
Io corsi ad assisterlo; ma il figlio, un avvocato, me lo impedì. Rimasi nell'anticamera.
- Perchè non volete che io assista vostro padre?
- Ha la piena conoscenza. Ha detto il medico che ha solo degli istanti di vita. Vedere il Prete vuol dire la fine. -
Sopraggiunse un altro Sacerdote, amico di famiglia; neppure lui fu ammesso al capezzale dell'ammalato. Andai a chiamare un terzo Sacerdote... Eravamo tre Ministri di Dio disposti a salvare quella anima... e non fu possibile! Il commendatore morì, come un cane!...
Dove sarà andata l'anima del massone? Forse a quest'ora sarà tormentata nell'inferno, per colpa del figlio... per la sua pietà crudele!...
Quando, dopo venti anni, andai a visitare il Cimitero ed entrai nella Cappella del commendatore, a vedere anche la tomba del figlio, dell'avvocato... pietoso..., mi fermai pensieroso e triste: Come ti sarai trovato, o avvocato, al tribunale di Dio?... Sei salvo?... Non fu tua la colpa se tuo padre morì lontano da Dio? A che cosa giova questa Cappella ed i suffragi che si fanno a te ed a tuo padre?...
Quanti di questi dolorosi esempi potrei narrare!

L'ultima malattia

L'ultima malattia suole essere una grazia che Iddio concede nella sua misericordia, per purificare i buoni e per richiamare i traviati.
A Gesù interessa che le anime si salvino, perchè per esse è morto; interessa pure che giungano in Cielo ricche di meriti e che stiano in Purgatorio il meno possibile. Per ottenere ciò si serve delle malattie, specialmente dell'ultima, che d'ordinario è la più dolorosa.
Un giorno Gesù disse a Josefa Menendez: Ti lascio la mia Croce. Ho bisogno che tu soffra per un'anima.
- E' qualche peccatore?
- No, è un'anima a me tanto cara. E' nelle ultime ore di vita e sto intensificando le sue sofferenze per purificarla di certe colpe leggere e per aumentare i suoi meriti per l'eternità. -
L'esempio fa comprendere l'amoroso lavorìo ed interessamento di Gesù per i moribondi.
Ai fedeli si presentano ora dei suggerimenti, per assistere con frutto gli ammalati gravi. Quanti sono sfuggiti all'inferno, per opera di pie persone che li hanno saputo assistere in punto di morte!

I buoni sul letto di morte
Quando stanno per morire quelli che son vissuti nel, timore di Dio, è facile parlare a loro per suggerire buoni pensieri, però senza stancarli.
A questa categoria di anime si raccomandi di fare, almeno con il pensiero, atti di amor di Dio, di rassegnazione completa alla divina volontà, di pensare a Gesù in Croce ed alla Vergine Addolorata.
Si preghi per essi, perchè il demonio suole sferrare degli attacchi terribili in quel momento, nella speranza di vincerli o con la disperazione o con la superbia. Sappiamo che le persone più sante sono state le più assalite dal demonio nell'ora della morte. Però la Madonna assiste i suoi figli; e chi l'ha onorata in vita, si accorge subito della sua protezione.

Versare dell'Acqua Benedetta sul letto degli agonizzanti ed accendere la candela della Candelora, serve a tener lontano il demonio.
Un assalto diabolico terribile ebbe una mia parente intima; aveva trascorso gli ottanta e più anni nel servizio del Signore e nella verginità. Parecchi demoni le si presentarono per tentarla ed allora implorò aiuto. I presenti aspersero l'ambiente con l'Acqua Santa, posero sul letto una immagine della Madonna e pregarono. Sparirono i brutti ceffi. La morente, raccogliendo un po' di fiato, disse: Vi ringrazio! Se ne sono andati! Il più grande favore che io abbia ricevuto in vita mia, è stato l'aiuto che ora mi avete dato!

Come comportarsi in certi casi
Tante famiglie vivono nell'indifferenza e nell'ignoranza religiosa. In caso di grave malattia, non si danno pensiero di chiamare il Sacerdote; però se qualcuno dicesse una buona parola e raccomandasse di aiutare l'infermo spiritualmente, cederebbero con facilità.
Quando perciò si viene a conoscenza di un ammalato grave, o parente, o amico, o vicino di casa, si faccia una visita di convenienza e poi si dica: Il Signore in casa non viene per male! Se l'ammalato si comunica, può anche ricevere la grazia della salute. Chiamate il Sacerdote, che pregherà per lui. Noi non siamo dei pagani; abbiamo la fede in Dio! -
Dopo tali ragionamenti, è facile far ricevere i Conforti Religiosi.
Può avvenire che l'infermo voglia il Sacerdote e che qualche familiare si opponga. A tal caso ci vuole prudenza e carità. Conviene avvisare segretamente il Parroco o altro zelante Sacerdote, affinchè trovi la via per giungere all'infermo.
Anni or, sono una donna mi disse: Nella vicina gampagna c'è una vecchietta in gravi condizioni; alcuni della famiglia non vogliono chiamare il Prete. -
Senza mettere tempo in mezzo, mi avviai a quella campagna, con la scusa di una passeggiata. Feci una sosta davanti all’abitazione dell'inferma e chiesi ad una donna che stava sulla soglia: Sapreste indicarmi la via che porta a quella data contrada? - Dopo mi fermai a chiacchierare di altre cose, finchè entrai in casa.
- Se permettete, vorrei riposarmi un poco! -
Mi fu concesso. Dopo qualche istante potei entrare nella stanza dell'ammalata. Domandai ed ottenni di poterla confessare.
- Sì, Reverendo; è difficile avere qui un Prete! Voglio approfittare di questa combinazione! -
Diedi l'assoluzione, il Viatico e l'Olio Santo. Quando stavo per lasciare l'inferma, sopraggiunse la nuora. Mi diede uno sguardo felino e chiese sottovoce ai familiari: Chi ha chiamato questo Prete?... Come ha fatto a sapere che la suocera sta per morire?... Chi avrà avuto il prurito di interessarsi?... -
Io finsi di non sentire e conclusi: Permettetemi che continui la mia via! - La stessa notte la vecchietta era cadavere.
Se quella pia donna non mi avesse informato del caso, dove sarebbe a quest'ora l'anima di quella defunta?...

I moribondi... ostinati
Il caso più comune, specialmente nel sesso maschile, si ha quando è proprio l'ammalato a non volere il Sacerdote, mentre i parenti bramano di averlo:
Qui si tratta di miracolo morale, di vera conversione; si tratta o d'inferno o di Paradiso. Se i congiunti amano davvero il moribondo, non tralascino nulla per la sua salvezza.
I mezzi principali sono: fare celebrare delle Messe, possibilmente in onore della Passione di Gesù; raccomandare l'infermo alle preghiere di qualche Comunità Religiosa; fare a Dio delle promesse. A qualche anima generosa si, raccomanda di offrirsi vittima a Dio, per un certo tempo, accettando qualche croce particolare. Con questo cumulo di aiuti spirituali, la grazia di Dio agisce potentemente nel cuore dell'infermo e difficilmente potrà resistere all'invito della grazia.
Quanti peccatori ostinati ho potuto riconciliare con Dio, dopo l'applicazione di questi mezzi!
Una signorina m'invitò ad assistere il padre moribondo, il quale da circa trenta anni non andava in Chiesa. Quando questi mi vide, esclamò: Andate via!
- Ma io sono venuto per aiutarvi a salvare l'anima!
- Ed io non voglio!
- Allontanando me, cacciate Gesù Cristo! - e gli mostrai il Crocifisso. - Non m'importa né di voi né del vostro Crocifisso! Via di qua!
- Non abbiate timore! Gesù vi perdona ogni cosa! Egli per noi è morto in Croce!
- Se è morto in Croce, vuol dire che se lo meritava!...
- ...Ve ne andrete all'inferno, se morite così... -
Che cosa fare davanti ad un uomo così duro e perverso?
Una persona presente si offrì subito vittima a Dio per la sua conversione. Dopo tre giorni fui chiamato: Reverendo, quell'uomo ancora non è morto; desidera confessarsi con voi. - Era completamente cambiato! Si confessò, baciò il Crocifisso e ricevette tutti i Sacramenti; potei ancora comunicarlo parecchie altre volte e poi spirò serenamente.
Ogni giorno quanti di questi peccatori sono alla soglia dell'eternità! I fedeli non dimentichino di pregare ogni giorno per i moribondi, specie se peccatori ostinati. Una semplice opera buona, potrebbe salvare un'anima.
La vittima straordinaria, Josefa Menendez, una mattina fece un sacrificio per amore di Gesù. Nel pomeriggio le apparve la Madonna, che le disse: Quel tuo sacrificio ha salvato un'anima. C'era un peccatore sul letto di morte, prossimo a cadere nell'inferno. Il mio Figliuolo Gesù ha applicato a lui il tuo sacrificio e si è salvato. Vedi, figlia mia, con i piccoli atti quante anime si possono salvare! –

I destituiti dai sensi
I moribondi si aiutino col suggerire buoni pensieri. Anche quando pare che un agonizzante abbia perduto la conoscenza, potrà darsi che ancora comprenda; conviene quindi parlargli un po' forte all'orecchio, nella speranza che comprenda qualche cosa.
Un uomo mi diceva: Sono arrivato all'orlo della, tomba; grazie a Dio, sono fuori pericolo, anzi presto lascerò il letto. In quei momenti supremi mi piangevano per morto ed io sentivo tutto. Sentì anche mio cognato che diceva: La mobilia di questa camera ora tocca a me! - Udivo, ragionavo e non potevo muovermi! -
Un'altra volta andai ad assistere un tale, che aveva rissato ed era ricoperto di coltellate. Era dissanguato, dagli occhi vitrei e dal colore cadaverico. Si diceva: E' morto! - Gli suggerii qualche buon pensiero e gli diedi l'assoluzione. Il povero uomo non morì, andai a trovarlo all'ospedale e mi disse: Io sentivo tutto quello che voi mi dicevate in quel momento! -
Questi esempi servano d'insegnamento: Ricordate all'agonizzante la bontà di Dio, la gioia del Paradiso, il vero pentimento di avere offeso Gesù ed il desiderio di confessarsi.
Può avvenire che, avvertita la gravità dei caso, dopo un collasso o uno svenimento, mentre si corre a chiamare il Sacerdote, l'ammalato muoia. Prima che giunga al capezzale il Ministro di Dio, qualcuno dei presenti suggerisca all'orecchio dell'ammalato l'atto di dolore perfetto, con tutto il cuore: Signore, mi pento che ho offeso Voi coi miei peccati!... Perdonatemi i dispiaceri che vi ho dato!... Per i meriti della vostra morte, abbiate pietà di me!... Se potrò, mi confesserò!... -
Alle volte, basta in fine di vita un vero atto di dolore e di amore di Dio, col proposito di confessarsi, per sfuggire alle pene dell'inferno.

Morte apparente
Quando si dice: il tale è morto ora improvvisamente! - ci si può sbagliare. Si è provato che la vita ancora può continuare in modo latente. Difatti si danno dei casi in cui il cosiddetto cadavere, disteso sul letto, dopo parecchie ore o qualche giorno, si muova e riprenda la vita normale, come avvenne l'anno 1952, ad una vecchietta nella città di Modica, la quale, qualche momento prima di essere deposta nella cassa funebre, si svegliò e riprese le attività.
Per questo motivo è prescritto che il cadavere non si seppellisca prima delle ventiquattro ore, dopo avvenuta la morte, la quale potrebbe essere apparente.
Questa istruzione giova, specialmente nelle morti improvvise, per recare qualche aiuto spirituale all'interessato. In questi casi, se il Sacerdote non ha amministrato i Sacramenti, si vada a chiamarlo. Il Ministro di Dio sa come comportarsi; egli dice: Se tu sei ancora vivo, ti assolvo! -
Per un paio di ore dopo la cosiddetta morte, è lecito agire così.

L'aiuto di Dio
Il Padrone della vita è Dio; il medico ad un certo momento dice: Non ho più cosa fare! -
Alle volte Iddio aspetta in quei momenti estremi delle promesse speciali per prolungare la vita ad un uomo. E' bene farne qualcuna, ma con prudenza. Potrà darsi che il Signore accolga la promessa e faccia la grazia o il miracolo; potrà invece chiamare all'altra vita, concedendo però una santa morte che è grazia più importante della prima.

Per esperienza personale, raccomando ai fedeli di appigliarsi alla, pratica dei Quindici Venerdì Consecutivi. Sono quindici Comunioni che si fanno al venerdì, ogni settimana; se qualche venerdì non fosse possibile comunicarsi, potrebbe farsi ciò in un altro giorno, prima che giunga il venerdì successivo. In casi urgentissimi può farsi questo in quindici giorni consecutivi. Più sono le persone che si comunicano, più facilmente può ottenersi la grazia. L'intenzione sia questa: Riparare il Cuore di Gesù delle offese che riceve ed ottenere la guarigione.
E' molto diffuso in Italia ed all'estero il manuale dei Quindici Venerdì; è pervenuto anche nelle mani dei sommi Pontefici: Papa Giovanni e Paolo VI.

Anni addietro fui chiamato ad assistere un moribondo, che era nelle ultime ore; da una settimana era sotto gli spasimi dell'angina pectoris. Gli consigliai di promettere a Gesù tre turni dei Quindici Venerdì; accettò lui e la sposa. Dopo un po' di ore era fuori pericolo. E' ancora in vita e son passati circa 30 anni.
A Barriera del Bosco un bambino di sette anni era in fine di vita per avvelenamento al sangue; aveva perduto la conoscenza. Esortai i genitori, i fratelli e le sorelle a promettere i Quindici Venerdì.
L'indomani mattina tutti si comunicarono. Dopo meno di una settimana il bambino giocava fuori di casa.
Pochi mesi or sono fui invitato ad andare con urgenza in una clinica di Catania, ove stava per morire un giovane, per avvelenamento al sangue in seguito ad operazione chirurgica.
Il caso era disperato. I parenti del moribondo, poco religiosi, si accorsero che solo Dio poteva salvare il congiunto. Mi promisero che non avrebbero più bestemmiato, che sarebbero andati in Chiesa uomini e donne. Consigliai i Quindici Venerdì al moribondo ed ai parenti e Dio intervenne subito. L'ex moribondo oggi attende al lavoro.
Di questi esempi potrei portarne ancora. Alle volte Iddio non dà la salute, ma la santa morte. Ad un infermo, operato di gravissima peritonite, feci promettere i Quindici Venerdì per tutta la vita. Morì lo stesso. Ma che morte edificante! Mi diceva: Reverendo, sia fatta la volontà di Dio! - Esclamava: O Gesù, la mia sete è spasimante! La unisco alla sete che tu hai avuto sulla Croce!... Gesù mio, fa' di me quello che vuoi!.... Accetta i miei dolori in riparazione dei peccati che si commettono nella mia città!... -
Che nobili sentimenti di un uomo, che muore nel fiore degli anni! Quale grazia maggiore di questa?

Il lutto
Avvenuta una morte, è doveroso il lutto, sia come segno di dolore, sia come rispetto a chi ha lasciato questa vita.
C'è il lutto pagano e quello cristiano. E' pagano quando si bada all'occhio sociale soltanto e non si pensa all'anima del trapassato.
E' da rimproverarsi la condotta di coloro che, a motivo del lutto, per settimane e mesi non vanno in Chiesa. Dicono: Non si deve uscire di casa! -
Benedicevo le case in un paese della provincia di Caltanissetta. Entrai in un grande palazzo. Prima di allontanarmi, dissi a due signorine, un po' anziane: Avete fatta la Comunione di Pasqua?
- No; siamo a lutto e non possiamo uscire.
- Da poco tempo è morto qualcuno in famiglia?
- Morì nostro padre diciotto anni fa. - Dopo tanti anni ancora tenete il lutto? E la Messa e la Comunione... tralasciate tutto?
- Non si esce di casa! Per l'occorrente della famiglia ci pensano le persone di servizio!
Mentre rifacevo le scale, dicevo tra me: Che stranezza di lutto!... Bisognerebbe essere pazzi per giungere a tanto! -
Il lutto si conservi nel cuore anche per tutta la vita. Ma se si ama un defunto, bisogna suffragarne l'anima.
Si riduca al minimo il periodo del lutto stretto; si vada al più presto in Chiesa a pregare per i morti! La gente criticherà?... No!... Quando si sta ritirati in casa e si esce soltanto per andare in Chiesa, i buoni approvano e gl'ignoranti dicano ciò che vogliono... Tener conto degli ignoranti è stoltezza!
Era morto mio padre e dopo una settimana mia madre andava al Tempio. Nessuno la criticava!
Si disprezzi dunque dai fedeli la paura della critica e ci si preoccupi di portare sollievo ai defunti.



COR SANCTISSIMUM MARIAE
FONS LUCIS ET GRATIAE
FONS AETERNAE VITAE
ora pro nobis