venerdì 21 settembre 2012

L’OTTAVA SPINA



L’OTTAVA SPINA
Ho otto spine conficcate nel cuore immacolato; sette mi sono state trafitte in vita; ora misticamente ne ho un’altra che, più che una spina, è un pugnale che mi lacera il petto e mi provoca dolore; la causa della mia sofferenza è l’ingratitudine, l’oblio e l’indifferenza che vedo nei confronti di Gesù Eucaristia.

Nel corso delle Scritture si dice come si deve adorare il Signore e si parla del santo “timore di Dio, principio della scienza” (cfr Prv 1, 7).  …  Ma pochi uomini accettano questi insegnamenti, e molti si impegnano ad eliminare il culto di adorazione a Gesù Eucaristia, Uomo-Dio.

Molte cose fanno gli uomini in presenza di Dio che a loro possono sembrare prive di importanza; ma davanti al Signore niente può essere considerato piccolo.  
…  “Evita le chiacchiere profane, perché esse  tendono a far crescere sempre più nell’empietà” (2 Tim 2, 16).




BISOGNA  “riconoscere il corpo del Signore” (1 Cor 11,29).  …   Io ricevevo dalle mani degli Apostoli il Pane consacrato e, prima di avvicinarmi alla mensa, preparavo la mia anima con atti di fede, speranza e carità. 

Poi mi avvicinavo a riceverlo, non come Madre, ma come schiava; infatti mi consideravo meno che schiava in presenza del mio Signore. Essendo una vile creatura, non potevo trovare un luogo più idoneo del pavimento; lì rimanevo prostrata dopo essermi inginocchiata tre volte, in segno di adorazione alle tre divine Persone: quella del Figlio fatto uomo, veramente presente nel pane e nel vino eucaristico, e quelle del Padre e dello Spirito Santo, inseparabilmente unite a quella del Figlio nel mistero della santissima Trinità.

Il Signore mi aveva dato intelligenza e una sapiente conoscenza della dignità sacerdotale; per questo ogni volta che uno degli apostoli mi benediceva in nome di Dio uno e trino, mi prostravo in ginocchio. 

Questa posizione, simbolo del rispetto e della riverenza, non era affatto nuova nella Chiesa, dato che Gesù, il divino Maestro, fin dalla più tenera età, pregava prostrato e molte volte con le braccia incrociate.  …   Impara questa scienza sublime: l’uomo è tanto più grande quanto più si rimpicciolisce, è tanto più alto quanto più si umilia ed è tanto più santo quanto più si riconosce peccatore.

SIA LODATO IL SANTISSIMO SACRAMENTO

giovedì 20 settembre 2012

Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione ...

L'amore apre i cieli...


·         La vita è fatta di cose comuni ma che, rivestite di amore, divengono eccelse.(…)
L’amore è sempre pronto, pieghevole, dolce, ilare, generoso, paziente.
Ed è l’amore che apre i cieli e ne fa scendere la nostra Trinità, la quale viene nei cuori non soltanto con tutti i suoi fulgori, ma anche con tutte le sue tenerezze.
2/6/43

·         Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. E’ morta. (….)
Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima sarebbe di poco minore a Dio.
6/6/43
·         Non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura, (…) perché in diversa maniera voi la sapete conservare in voi.
Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola, le imperfezioni la anemizzano.
6/6/43

AVE AVE AVE
AVE MARIA PURISSIMA!

ROSA 35a, 36a, 37a !!!





[108] Il beato Alano riferisce che un cardinale di nome Pietro, del titolo di santa Maria in Trastevere, iniziato alla pratica del Rosario da san Domenico, suo intimo amico, coltivò questa devozione e ne divenne acceso apostolo. 
Inviato come delegato in Terra Santa presso i crociati allora in guerra contro i Saraceni, egli parlò loro dell'efficacia, del Rosario e tutti ne furono convinti. Lo recitarono per implorare l'aiuto del cielo in un imminente combattimento; trionfarono sui nemici pur essendo tremila contro centomila.

Abbiamo già visto come i demoni temono in modo incredibile il Rosario. San Bernardo afferma che il saluto angelico dà loro la caccia e per esso tutto l'inferno freme. Il beato Alano assicura d'aver incontrato parecchie persone che, essendosi date al demonio corpo e anima, rinunciando al battesimo e a Gesù Cristo, furono poi liberate dalla infernale tirannia dopo aver accettato la pratica del santo Rosario.

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ROSA TRENTASEIESIMA

[109] Nel 1578 una donna di Anversa si era venduta al demonio con regolare contratto firmato col proprio sangue. Qualche tempo dopo ne sentì acuto rimorso e, desiderando riparare al male commesso, cercò un confessore prudente e caritatevole per sapere in qual modo avrebbe potuto affrancarsi dalla schiavitù di satana; trovò un sacerdote saggio e pio che le consigliò di recarsi da un certo padre Enrico, del Convento di san Domenico, direttore della confraternita del Rosario.
Ella vi andò ma, purtroppo, invece del padre Enrico trovò il demonio travestito da frate, il quale naturalmente la rimbrottò acerbamente e le significò che per lei non c'era più alcuna speranza di ottenere grazia da Dio né possibilità di revocare l'atto di vendita firmato.

 Desolata ma sempre fiduciosa nella misericordia divina, la povera donna ritornò dal padre ma vi trovò nuovamente il diavolo che la respinse come la prima volta. 
 Persistendo nei buoni propositi, ella si presentò al Convento una terza volta e finalmente, per volere di Dio, poté incontrarsi col vero padre Enrico che l'accolse con carità, la esortò a confidare nella bontà del Signore e la invitò a fare una buone confessione. Le ordinò poi di recitare con molta frequenza il santo Rosario e la iscrisse nella confraternita. Ella fece quanto le era stato prescritto, ed ecco che una mattina, mentre il padre Enrico celebrava la Messa per lei, la Vergine obbligò il demonio a restituire alla donna la famigerata carta e d'un tratto essa si trovò libera dal maligno per l'autorità di Maria e grazie alla pratica del Rosario.

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ROSA TRENTASETTESIMA

[110] Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a vanità e a piaceri. Il confessore della Casa religiosa, uomo di Dio e fervente devoto del Rosario, desiderando guidare sulla via della perfezione almeno questa giovane religiosa, le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario in onore della Madonna, meditando la vita, la passione e la gloria di Cristo Gesù. La religiosa gradì assai il consiglio e l'accettò; a poco a poco si nauseò della vita disordinata delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si curava d'essere tacciata di bigotta.

In quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre pregava ebbe una singolare visione: gli parve di vedere una religiosa in preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente bellezza, accompagnata da uno stuolo di angeli i quali con frecce infuocate tenevano a bada una moltitudine di demoni che tentavano di entrare nella cella. Gli parve, inoltre, di vedere questi maligni spiriti sotto forma di immondi animali rifugiarsi nelle celle delle altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale parecchie infelici acconsentivano.

Per tale visione l'abate comprese la deplorevole condizione del monastero e credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e l'incoraggiò a perseverare; riflettendo, poi, sull'eccellenza del Rosario decise di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò un buon numero di corone, le distribuì a tutte le religiose consigliandole a recitare il Rosario ogni giorno promettendo loro, se avessero accettato il consiglio, di non costringerle a riformarsi. Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella condizione, di recitarlo. Ebbene!, cosa ammirabile: a poco a poco tutte le religiose rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva operato sui loro cuori più di quanto avrebbe potuto ottenere l'abate con le esortazioni e l'autorità.


Catecismo para niños

 Maria Madre di grazia e  Madre di misericordia.
 Difendici dal nemico 
e accoglici nell’ora della morte.

JESÚS LLAMA A MATEO PARA SER DISCÍPULO SUYO


San Mateo




Han llegado a la plaza. Jesús va derecho al banco de la alcabala, donde Mateo está haciendo sus cuentas y verificando el dinero que subdivide en categorías y lo pone en bolsitas de diversos colores y las coloca en una caja fuerte de hierro, que dos esclavos transportan a otro lugar. Apenas levanta la cabeza para ver quién era el que se había retardado en pagar. Entre tanto Pedro jala de una manga a Jesús y le dice: "No tenemos nada que pagar, Maestro. ¿Qué haces?"
Jesús no le hace caso. Mira atentamente a Mateo que se ha puesto de pie al punto en actitud reverente. Le da una segunda mirada que traspasa. No es la del juez severo de otras veces. Es una mirada de llamamiento y de amor. Lo envuelve, lo llena de amor. Mateo se pone colorado. No sabe qué hacer, qué decir...

JESÚS LLAMA A MATEO PARA SER DISCÍPULO SUYO

"Mateo, hijo de Alfeo, ha llegado la hora. Ven... ¡Sígueme!" Majestuosamente ordena Jesús.
"¿Yo... Maestro? ¡Señor! ¿Pero sabes quién soy?... Lo digo por Ti, no por mí..."
"Ven y sígueme, Mateo, hijo de Alfeo" repite con voz más dulce.
"¡Oh! ¿Cómo es posible que haya alcanzado favor ante Dios?... ¿Yo... yo... ?"
"Mateo, hijo de Alfeo, he leído en tu corazón. Ven, ¡sígueme!" La tercera invitación es una caricia.
"¡Oh! ¡Al punto Señor!" y Mateo con lágrimas en los ojos sale por detrás del banco, sin preocuparse siquiera por recoger las monedas esparcidas sobre de él, ni de pedir la caja fuerte, ni de nada. "¿A dónde vamos, Señor?" pregunta cuando está cerca de Jesús "¿a dónde me llevas?"
"A tu casa. ¿Quieres dar hospedaje al Hijo del Hombre?"
"¡Oh! pero... pero ¿qué dirán los que te odian?"
"Yo escucho lo que se dice en los Cielos, y es: "Gloria a Dios por un pecador que se salva" ... y el Padre dice: "Para siempre la misericordia se levantará en los Cielos y se derramará sobre la tierra, porque con un amor eterno, con un amor perfecto te amo, por eso también contigo uso de misericordia"... Ven. Y que el venir a ti, además de santificar tu corazón, santifique también tu casa."
"La tengo ya purificada, por una esperanza que tenía en el alma... pero cómo podría creer que fuese verdadera la razón... ¡Oh! Yo con tus santos..." y mira a los discípulos.
"Sí, con mis amigos. Venid. Os uno y sed hermanos."
Los discípulos están de tal modo estupefactos que no encuentran palabra alguna. Detrás de Jesús y Mateo caminan en grupo en la plaza que está completamente vacía de gente y van por un estrecho paso de la calle que arde bajo un sol abrasador. No hay ser viviente alguno en las calles. Tan sólo sol y polvo.
Entran en casa. Una hermosa casa con un portón que se abre hacia afuera. Un hermoso atrio lleno de sombra y frescura, luego un pórtico ancho que hay en el jardín.
"¡Entra, Maestro mío! ¡Traed agua y de beber!"
Los criados corren a traerles.
Mateo sale a dar órdenes, mientras Jesús y los suyos se refrescan. Regresa y dice: "Ahora ven, Maestro. La sala está fresca... ahora vendrán amigos... ¡Oh! ¡Quiero que se haga una gran fiesta! Es mi regeneración. Es la mía... esta es la circuncisión verdadero... Me has circuncidado el corazón con tu amor... Maestro, será la última fiesta... ahora no más fiestas para el publicano Mateo. No más fiestas mundanales... sólo la fiesta interna de haber sido redimido y de servirte a Ti... de ser amado por Ti... cuánto he llorado... no sabía cómo hacer... quería ir... pero... ¿cómo ir a Ti?... ¿a Ti, santo... con mi alma sucia?"
"Tú la lavabas con el arrepentimiento y caridad para Mí y para el prójimo. Pedro... Ven aquí."

PEDRO, ME HAS PREGUNTADO MUCHAS VECES 
QUIÉN ERA EL DESCONOCIDO DE LA BOLSA 
QUE LLEVABA SANTIAGO. 
MÍRALO. LO TIENES DELANTE.

Pedro que todavía no ha hablado, pues sigue tan estupefacto, da un paso adelante. Los dos hombres, igualmente ya de edad, de estatura baja, robustos, están frente a frente, y Jesús ante ellos, los mira con una hermosa sonrisa.
"Pedro, me has preguntado muchas veces quién era el desconocido de la bolsa que llevaba Santiago. Míralo. Lo tienes enfrente."
"¿Quién?... Este lad... ¡Oh! ¡Perdona, Mateo! pero ¿quién podía pensar que lo fueses?  y... exactamente tú, nuestra desesperación por la usura, ¿fueses capaz de arrancarte cada semana un pedazo de corazón, al dar ese rico óbolo?"
"Lo sé. Injustamente os tasé. Pero mirad, me arrodillo ante todos vosotros y os digo: ¡No me arrojéis! Él me ha acogido. No seáis más severos que Él."
Pedro que está junto a Mateo, lo levanta de golpe, en peso, ruda pero cariñosamente: "¡Ea! ¡Ea! Ni a mí, ni a los demás. A Él pide perdón. Nosotros... ¡eh! más o menos todos somos ladrones como tú... ¡Oh! ¡Lo dije! ¡Maldita lengua! Pero soy así: lo que pienso lo digo, lo que tengo en el corazón lo tengo en los labios" y besa a Mateo en las mejillas.
Los otros también lo hacen con más o menos cariño. Digo así porque Andrés lo hace con reserva, debido a su timidez y Judas Iscariote se muestra frío. Parece como si abrazase un montón de serpientes, pues apenas lo abraza.
Mateo sale al oír un rumor.
"Pero, Maestro" dice Judas Iscariote "me parece que esto no sea prudente. Ya te empezaron a acusar los fariseos de aquí, y Tú.. ¡un publicano después de una prostituta!... ¿Has determinado arruinarte? Si es así, dilo que..."

SE ENZARZAN EN EL DIÁLOGO PEDRO Y JUDAS ISCARIOTE

"Que nosotros desfilamos... ¿es así?" concluye irónicamente Pedro.
"¿Y quién está hablando contigo?"
"Sé que no estás hablando conmigo, pero yo, por el contrario, hablo con tu alma de señorito, con tu purísima alma, con tu sabia alma. Sé que tú, miembro del templo, sientes hedor del pecado en nosotros, pobres, que no pertenecemos al Templo,  Sé que tú, judío perfecto, amalgama de fariseo, saduceo y herodiano, medio escriba y migaja de esenio... quieres otras palabras nobles... te sientes mal entre nosotros, como una alosa cualquiera en una red llena de pescados sin valor. Pero... ¿qué quieres que hagamos?... Él nos tomó y nosotros... nos quedamos. Si te  sientes mal... vete tú. Respiraremos mejor todos. También Él. Como lo ves, está descontento de mí y de ti. De mí porque falto a la paciencia y también, también a la caridad, pero más de ti que no entiendes nada, con toda tu tela de nobles atributos, y que no tienes ni caridad, ni humildad, ni respeto. No tienes nada, muchacho, sino un gran humillo... y quiera Dios que ese humo no sea nocivo."

EL LLAMAMIENTO DEL MESÍAS ES COMO LA SANGRE 
DEL CORDERO SOBRE VUESTRAS ALMAS, 
Y DONDE ESTÁ NO BAJARÁ MÁS LA CULPA. 

NO BAJARÁ SI EL QUE LA RECIBE NO LE FUESE FIEL

LIBERACIÓN ES MI LLAMAMIENTO Y SE LE FESTEJA 
CON DIVERSAS CLASES DE LEVADURA

Jesús de pie, disgustado, con los brazos cruzados, la boca cerrada y con los ojos duros ha dejado que hablase Pedro. Después se dirige a este y le dice: "¿Has dicho todo, Pedro? ¿También tú has purificado tu corazón de la levadura que había dentro? Has hecho bien. Hoy es Pascua de Ácimos para un hijo de Abrahán, el llamamiento del Mesías es como la sangre del Cordero sobre vuestras alma, y donde está no bajará más la culpa. No bajará si el que la recibe no le fuere fiel. Liberación es mi llamamiento y se le festeja con diversas clases de levadura."
A Judas, no dice nada. Pedro mortificado guarda silencio.
"Regresa Mateo" dice Jesús "con amigos. No les enseñemos otra cosa que no sea virtud. Quien no lo pueda, salga. No seáis iguales a los fariseos que oprimen con preceptos y son los primeros en no observarlos."

EL BANQUETE EMPIEZA. JESÚS ESTÁ EN MEDIO, 
ENTRE PEDRO Y MATEO

Vuelve a entrar Mateo con otras personas, y el banquete empieza. Jesús está en medio, entre Pedro y Mateo. Hablan de muchas cosas y Jesús con paciencia explica a Ticio y Cayo lo que desean. Hay quejas contra los fariseos porque los desprecian.
"Pues bien, venid a quien no os desprecia. Y luego obrad en tal forma, que al menos los buenos no os puedan despreciar" responde Jesús.
"¡Tú eres bueno, pero eres solo!"
"No. Estos son como Yo y... además está el Padre que ama a quien se arrepiente y quiere volver a su amistad.Si al hombre le faltase cualquier cosa, pero tuviese al Padre, ¿no sería la alegría del hombre más que completa?"
El banquete ha llegado a los postres, cuando un criado hace señal al dueño de la casa y le dice algo.

TRES FARISEOS PIDEN PERMISO DE ENTRAR 
Y HABLAR A JESÚS

"Maestro: Elí, Simón y Joaquín piden permiso de entrar y de hablarte. ¿Los quieres ver?"
"¡Claro!"
"Pero... mis amigos son publicanos."
"Y ellos vienen a ver exactamente esto. Dejémoslos que los vean. De nada serviría esconderlo. No serviría para el bien, porque la malicia aumentaría el hecho, hasta llegar a decir que había también prostitutas. Que entren."

¡OH HIJOS VERDADEROS DE ISRAEL! ... OS DOY UNA GRAN 
NOTICIA QUE  CIERTAMENTE ALEGRARÁ VUESTROS 
CORAZONES PERFECTOS DE ISRAELITA...
MATEO... DESDE HOY NO ES MÁS EL PECADOR...

Los tres fariseos entran, miran alrededor con una sonrisa proterva y están a punto de hablar, pero Jesús, que se ha levantado e ido a su encuentro junto con Mateo, se les adelanta. Pone una mano en la espalda de Mateo y dice: "¡Oh hijos verdaderos de Israel! os saludo, y os doy una gran noticia que ciertamente alegrará vuestros corazones perfectos de israelitas, los cuales quieren como él, que todos los corazones observen la Ley para dar gloria a Dios. Pues bien, Mateo, hijo de Alfeo, desde hoy no es más el pecador, el escándalo de Cafarnaún. Una oveja roñosa de Israel ha sido curada. ¡Alegraos! Después se curarán otras ovejas pecadoras en vuestra ciudad, de cuya santidad os interesáis mucho y se harán igual que gratas, santas ante el Señor. Mateo deja todo para servir a Dios. ¡Dad el beso de paz al israelita extraviado que torna al seno de Abrahán!"
"¿Y torna con los publicanos en estrepitoso banquete?... ¡Oh! ¡A la verdad que se trata de una conversión favorable! Elí, mira allí a ese Josías el procurador de mujeres."
"Y a Simón, hijo de Isaac, el adúltero."
"Y aquel... es Azarías el cantinero, en cuya cantina los romanos y judíos juegan a los dados, pelean, se emborrachan y van a las mujeres."
"Pero, Maestro. ¿Sabes al menos quiénes son esos? ¿Lo sabías?"
"Lo sabía."
"¿Y vosotros, vosotros de Cafarnaún, vosotros discípulos, por qué lo habéis tolerado? ¡Me admira, Simón de Jonás!"
"¡Tú, Felipe, que aquí todos conocen, y tú, Natanael! ¡Pero yo veo fantasmas! ¡Tú, verdadero israelita! ¿Cómo es posible que hubieses permitido que tu Maestro comiese con publicanos y pecadores?"
"Ya no hay más vergüenza en Israel?" Los tres están escandalizadísimos.

JESÚS DICE: "DEJAD EN PAZ A MIS DISCÍPULOS. 
YO LO QUISE. YO SOLO."

Jesús dice: "Dejad en paz a mis discípulos. Yo lo quise. Yo solo."
"¡Eh! ¡Bien! Se comprende... ¡Cuando se quiere hacer a otros santos y no se es, se cae pronto en errores imperdonables!".
"Y cuando se educan los discípulos en la falta al respeto -y todavía me está quemando la risa irreverente que me hizo ese judío y del Templo, ¡a mí, Elí el Fariseo!- no se puede hacer otra cosa que faltar al respeto a la Ley. Se enseña lo que se sabe."
"Te equivocas, Elí. Os equivocáis todos. Se enseña lo que se sabe. Es verdad. Y Yo que sé la Ley, la enseño a quien no la sabe: por eso a los pecadores. Vosotros... os conozco dueños de vuestra alma. Los pecadores no lo son. Busco y busco su alma, se las vuelvo a dar, para que a su vez me la traigan, tal como está: enferma, herida, sucia y Yo la curo y la limpio. Para esto he venido. Los pecadores son los que tienen necesidad del salvador. Y vengo a salvarlos. Comprendedme... no me odiéis sin razón"
Jesús es dulce, persuasivo, humilde... pero ellos son tres cardos espinosos... y salen con gesto de disgusto.
"Se fueron... Ahora nos criticarán por todas partes" murmura Judas Iscariote.
"¡Deja que lo hagan! procura sólo que el Padre no tenga nada que criticarte. No te apenes, Mateo, ni vosotros amigos suyos. La conciencia nos dice: "No hagáis el mal". Y eso es más que suficiente."
Jesús vuelve a sentarse en su lugar y todo termina.
II.586-593



Defiéndenos, Madre de Dios, con tu protecciòn 
y ampara y conforta nuestra alma.
A. M. D. G.

Benedetto XVI ricorda: «Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. (…) non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore, vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore» (Omelia, 11 giugno 2010).




"Corrispondenza Romana": 

il coraggio di chi difende la Croce

L’epoca del “martirio bianco”

di Cristina Siccardi

(
Lo spettacolo blasfemo di Romeo Castellucci e il bestemmiante film del regista Ulrich Seidl, proiettato nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, non sono altro che il prodotto di una società completamente laicizzata, che divora e rigetta continuamente, in un’infernale macchina del peccato, persone, idee, merci. Questa macchina ha un solo grande nemico, del quale ha terrore: la Verità portata da Gesù Cristo; ecco perché il Cristianesimo, con i suoi simboli, viene oltraggiato e sfigurato costantemente e pubblicamente: questa è la civiltà che con orgoglio presenta con una mano la democrazia e con l’altra ripudia e pugnala le sue radici cristiane.

Ma dove sono i battezzati, i comunicati, i cresimati pronti ancora a difendere il loro Credo? Ci sono cristiani che si scandalizzano per ciò che viene reso pubblico sul fondatore dell’Islam, ma non si scompongono per ciò che riguarda la loro religione… Sono davvero pochi coloro che hanno il coraggio di proteggere le verità cristiane, essi sono i “martiri bianchi”. Siamo nell’età della cristianofobia e delle persecuzioni, sia cruente che incruente. Le vittime di queste ultime sono disposte a rimanere isolate e defraudate, subendo continui colpi morali e psicologici pur di stare al fianco della Fede professata.

Ci fu un cardinale nel XIX secolo, uno dei più grandi missionari di tutta la storia della Chiesa, che subì questo tipo di martirio, il servo di Dio Guglielmo Massaja O.F.M. Cap. (1809-1889), che denunciò a gran voce il liberalismo dell’Europa. Egli scriveva il 18 novembre 1855 ad un suo confratello: «forse mi credono morto? Non faccio che scrivere lettere e gridare e gridare che sono ancor vivo, eppure credo che già mi abbiano fatto i funerali, perché più nessuno pensa a me…». 

In migliaia si presentano sulle piazze, quando si tratta di proclamare i “diritti” del vizio e del disfacimento (divorzio, aborto, eutanasia…) e ciò è considerato legittimo. 
Quando, invece, qualcuno si permette di denunciare le blasfemie contro la Cristianità, allora viene considerato un integralista. Non si parla più di peccato di omissione, eppure la Chiesa non lo ha depennato e viene recitato nel Confiteor della Santa Messa. Il fedele non può rimanere insensibile e non può indossare l’impermeabile della durezza di cuore: il silenzio è omissione.

Scriveva san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941): «bisogna inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere».

Di questa opinione era anche san Giovanni Bosco (1815-188), significativo apostolo contro la bestemmia, che con le sue Letture Cattoliche arrivò a migliaia e migliaia di persone al fine di individuare e denunciare l’errore: le sue parole non erano certo tenere e neppure politicamente corrette; egli, infatti, usava il salutare bastone del pastore e le sue pecorelle ne erano felici. Benedetto XVI ricorda: «anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. (…) non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore, vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore» (Omelia, 11 giugno 2010).
Seguire il Signore significa partecipare della Sua Croce, quella che il mondo laicista disprezza. Sotto la Croce si trovavano e si trovano i fedeli, rimasti davvero fedeli, per lenire e consolare i Cuori di Gesù e dell’Immacolata.

Cristina Siccardi




Catecismo para niños


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>