lunedì 3 settembre 2012

La Vita di San Pio X



Papa Benedetto XVI - La Vita di San Pio X


In questo video il Papa Benedetto XVI ci racconta 
la vita di San Pio X (Giuseppe Sarto).

UDIENZA GENERALE

Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

Mercoledì, 18 agosto 2010


Papa Benedetto XVI - La Vita di San Pio X
<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

domenica 2 settembre 2012

La statua della Vergine esce in processione, e molti di questi ulivi si coprono inspiegabilmente di fiori.


Il Santuario della Madonna di Roverano e la sua fioritura straordinaria degli olivi

In Italia possiamo annoverare, ma sono sempre gradite eventuali ulteriori segnalazioni, tre "fioriture miracolose" che si rinnovano ogni anno da secoli. 
Curiosamente si riferiscono tutte ad eventi straordinari iniziati nel XIV secolo. 
Sembra quasi, che, con questi fenomeni, il Cielo ci voglia ammonire a non liquidare troppo facilmente, come fanno purtroppo anche molti studiosi sedicenti "cattolici", gli episodi e i racconti relativi a fatti remoti. 
Quante volte del resto ci siamo imbattuti in libri o pubblicazioni che classificano senza esitazione come "leggende" gli avvenimenti trasmessici esclusivamente per via orale? 
Certo lo storico ha il dovere di indagare con rigore ed onestà intellettuale. 
Ciò non lo autorizza tuttavia a scartare aprioristicamente ogni fenomeno di tipo soprannaturale solo perchè mancano magari relazioni scritte od atti notarili. 
La Chiesa, sul punto, si è sempre espressa con prudenza e circospezione. In molti casi però ha avallato, a volte esplicitamente, altre volte "de facto", molti miracoli antichi e tali pronunciamenti rappresentano, in fin dei conti, la guida e la garanzia più sicura per il fedele. Tornando dunque alle "fioriture miracolose" possiamo ricordare quella di Bra, di cui ci siamo già occupati in un altro articolo, e quella di Gualdo Tadino, in Umbria, legata alla straordinaria figura del Beato Angelo da Casale. 
Il 15 gennaio di ogni anno, dal 1324, tutti i cespugli di biancospino posti lungo il percorso compiuto dal corteo funebre che accompagnava alla sepoltura quell'uomo di Dio, continuano inspiegabilmente a fiorire abbondantemente mentre transita la processione con la statua del beato. 
*
Oggi tratteremo però di un santuario mariano ligure meno noto, quello della Madonna di Roverano. 
Quì a fiorire misteriosamente, ogni 7 settembre alla sera, sono alcuni ulivi che si trovano esattamente di fronte all'ingresso dell'edificio sacro. 
Al termine della S. Messa votiva, quando la statua della Vergine esce in processione, molti di questi ulivi si coprono inspiegabilmente di fiori. 
Ricordiamo che tale pianta perviene normalmente alla fioritura, a seconda dei luoghi e delle altitudini, tra i mesi di maggio e giugno. Il fenomeno si verifica dalla metà del '300 e testimonia l'autenticità di un'apparizione avvenuta in quel luogo. 

 LA STORIA 
 Il colle di Roverano si trova in provincia di La Spezia, vicino al confine fra i comuni di Borghetto Vara e Carrodano. 
L'ambiente è tutt'ora, e ovviamente ancor di più nel Medio Evo, verde, relativamente lontano dai centri abitati, votato prevalentemente alla coltura degli ulivi e alla pastorizia. 
Per raggiungere il Santuario si deve percorrere una breve strada in salita, contrassegnata da una piccola cappella, che si diparte dalla via Aurelia in località detta Termine. 
I fatti che hanno dato origine alla devozione popolare risalgono, come detto, al XIV secolo. 
La tradizione locale narra di una apparizione di Maria a due pastorelle, di cui una sordomuta, della guarigione miracolosa di costei e del ritrovamento di un quadretto votivo, raffigurante la Madonna, su un ramo d'ulivo. 
La giovane, su invito della bella Signora, si reca subito ad avvisare il parroco del vicino paese di L'Ago e il buon prete, convinto dall'evidente guarigione, raduna tosto un gruppo di fedeli e giunge rapidamente sul colle in processione. 
Provvede quindi a condurre l'icona in chiesa. 
Il dipinto però si volatilizza nottetempo dalla parrocchia per comparire, la mattina seguente, appeso al medesimo ramo d'ulivo. 
La Sacra Effige, di stile bizantineggiante, raffigura, su una tavola di cm. 70 x 80 circa, la Madre di Dio che tiene in braccio il Bambino benedicente. 
Erano i giorni 7 ed otto settembre, vigilia e festa della Natività di Maria, di un anno imprecisato che comunque le fonti più accreditate collocano fra il 1350 e il 1352. "Trattasi di racconti che seguono un clichè consolidato e diffuso" - commentano compassati i soliti dotti che la sanno lunga - "Ci troviamo evidentemente di fronte alla 'cristianizzazione' di credenze ancestrali, di origine pagana: l'uso di decorare gli alberi..., di identificarli come manifestazioni della divinità..., il mese di settembre rappresenta un periodo di riti propiziatori per la fine dei raccolti...", e via di questo passo. 
 Rispondiamo: 
E' vero che lo schema narrativo del ritrovamento di immagini, e della loro traslazione miracolosa, è presente in numerose vicende legate alla nascita di santuari mariani, specialmente nel Medio Evo. 
Solo per rimanere nella zona pensiamo alla Madonna dell'Orto di Chiavari, a quella di Montallegro presso Rapallo, a Nostra Signora dell'Agostina a Riccò del Golfo, alla Madonna del Soccorso a Vezzano Ligure.
Detto ciò però, cosa autorizza a classificare sbrigativamente questi episodi come miti, leggende o favole? 
Esistono forse documenti storici che accreditano tali posizioni? 
No. Esistono tradizioni orali che contraddicono la versione tramandataci? 
Tanto meno. 
Esistono altre fonti autorevoli di segno opposto? 
Assolutamente no. 
Ed allora? 
Di fatto esiste solo il pregiudizio anticristiano e materialista della cosiddetta cultura contemporanea. 
E dunque mi chiedo: questa è scienza od oscurantismo? 
Qualcuno forse vorrebbe insegnare a Dio il modo in cui dovrebbe manifestare la Sua potenza? 
Venendo invece a considerazioni più serie, ci permettiamo di notare come questi episodi miracolosi di traslazione si siano verificati, in maggioranza, fra il basso Medio Evo e l'età rinascimentale. 
Siamo dunque nel periodo di maggiore espansione della potenza turca che certo distrusse moltissime chiese ed almeno altrettante ne trasformò in moschee. 
I mussulmani inoltre hanno sempre fortemente combattuto le immagini sacre tant'è che i loro edifici di culto ne risultano assolutamente privi. 
Ecco allora che, laddove non riuscirono gli uomini a salvare statue e dipinti, non di rado la Divina Provvidenza venne in soccorso dei cristiani spostando in Occidente taluni di questi oggetti. 
L'esempio più eclatante resta certamente quello della S. Casa di Loreto. 

IL SANTUARIO 
Anche le vicende relative all'edificazione del tempio sono assai simili a molti altri luoghi beneficati da una speciale presenza di Maria. 
Dapprima sorge una piccola cappella costruita, per moto spontaneo, dai fedeli borghigiani. 
Col passare del tempo però la devozione, invece di svanire, si amplia sempre più. 
Ecco allora che si rendono necessari ampliamenti e la costruzione di un ricovero per i pellegrini. 
L'edificio attuale venne infine consacrato nel 1875 e la facciata completamente rinnovata negli anni '30 del XX secolo. 
Il giorno 8 settembre 1901 si procedette, fra il giubilo di tutti gli abitanti della zona, alla solenne incoronazione del simulacro col titolo di "Regina di Roverano". 
La Madre di Dio comunque, a conferma della predilezione per questo luogo, non mancò, oltre che attraverso la fioritura costante degli ulivi, di manifestarsi con la concessione di grazie straordinarie. 

Si racconta, ad esempio, che nell'inverno del 1748 il vicerè del Messico si trovasse a passare nelle vicinanze. 
Lui e la sua scorta vennero improvvisamente aggrediti da una banda di malfattori. Il nobile si rivolse dunque alla Vergine di Roverano che, secondo il suo racconto, lo trasportò immediatamente, assieme ai suoi accompagnatori, in un luogo sicuro piuttosto lontano. 

Non vorremmo inoltre dimenticare il fatto attestato, nel 1780, dal maggiordomo dell'allora Arcivescovo di Genova mons. Giovanni Lercari. 
Egli ricevette, dal parroco di L'Ago, un ramoscello fiorito proveniente da Roverano. 
L'alto prelato aveva infatti espresso il desiderio di poterne avere uno nella sua residenza. 
L'arcivescovo si trovava però, in quei giorni lontano dalla città e, quando fece ritorno, il maggiordomo si dimenticò di consegnargli la scatola. 
La medesima venne ritrovata, quasi per caso, soltanto dopo parecchi mesi e, una volta apertala, il servitore si rese conto, con stupore, che i fiori erano ancora aperti e freschi come se fossero stati appena colti.
Un ulteriore episodio è attestato in data 30 agosto 1823. 
Un gruppo di umili operai lavorava, sotto il sole caliente, alla costruzione della strada carrozzabile che conduce dall'Aurelia al Santuario. 
Al momento della pausa per il pranzo si accorsero che il vino era terminato. 
Ma, come nell'episodio evangelico delle Nozze di Cana, 
La loro Mamma Celeste si impietosì ed i cronisti ci raccontano che le pinte si riempirono repentinamente di ottimo vino. 
Gli operai poterono così ristorarsi e ringraziare la Beata Vergine per la grazia concessa. 

RICONOSCIMENTI ECCLESIASTICI 
Molte furono, come riferiscono i cronisti, anche le guarigioni ottenute per intercessione della Beata Vergine di Roverano. 
Alcune di esse, rimaste a lungo ignote per l'umiltà e la modestia dei beneficiati, sono raccontate nell'interessante volumetto, dedicato al Santuario, scritto da Gian Emanuele Cavallo nel 1990. 
L' autore, tra l'altro, ricorda anche due significativi episodi della Seconda Guerra Mondiale nei quali, secondo il popolo fedele, la celeste protezione di Maria avrebbe preservato i paesi di L'Ago e Carrodano da possibili feroci rappresaglie progettate dai tedeschi in ritirata. 
Ciò che vorremmo comunque sottolineare, al termine di questo breve articolo, è la lunga serie di riconoscimenti e benefici concessi dalla Chiesa nel corso dei secoli. 
Sono, in fin dei conti, queste le garanzie più importanti che i cattolici debbono ricercare, non certo le "benedizioni" degli storici laicisti o degli studiosi agnostici. 
 Già Pio VI infatti, il 27 agosto 1781, concedeva 200 giorni di indulgenza a chi avesse devotamente recitato in questo luogo le Litanie della Beata Vergine. Papa Gregorio XVI, nel 1845, aggiunse altre indulgenze e il suo successore, Pio IX, nel maggio 1847, dichiarò privilegiato l'altare maggiore del tempio per quei sacerdoti che vi avessero celebrato la S.Messa e per i secolari che avessero assistito devotamente ad essa. 
Si giunse quindi, come già ricordato, alla solenne incoronazione del 1901. 
Ma in questa lunga serie di riconoscimenti ufficiali uno mi sembra quanto mai adatto ai cristiani tiepidi e "conciliari" dei nostri giorni. Pio VII, il 7 luglio 1815, accordò infatti il Giubileo Perpetuo, cioè l'indulgenza plenaria a chi si fosse confessato e comunicato una volta nei giorni 7 8 e 9 settembre e avesse pregato "per la concordia sempre più salda dei Principi Cristiani, per la soppressione e distruzione completa delle eresie, e per lo sviluppo maggiormente trionfante della S. Romana Chiesa". 
Mi chiedo: in epoca di ecumenismo, libertà religiosa e "dialogo" con il mondo..., questa indulgenza può essere ancora lucrata? 
La mia risposta è ovviamente positiva ma..., allora..., per citare mons. Brunero Gherardini, forse c'è davvero un "discorso da fare". 
Marco Bongi

Per vedere alcune immagini del Santuario cliccare QUI .

AVE MARIA PURISSIMA!

Le iene non amano gigli e rose, gelsomini e canfore, cinnamomi e garofani.





XXII Domenica Tempo Ordinario: Anno B: 2 settembre 2012

Prima lettura Deuteronomio 4,1-2.6-8 /Salmo responsoriale Salmo 14

Seconda lettura Giacomo 1,17-18.21-22.27

Vangelo Marco 7,1-8.14-15.21-23 [da L’Evangelo come mi è stato rivelato, 300.6-9; 301.5-6]
[A Naim, Gesù è ospite in casa di Daniele, il giovane risuscitato. Nella stessa sono convenuti anche i notabili del paese che tempestano di domande il giovane].


“E allora perché i tuoi discepoli lo fanno?”.
La voce arrogante di un fariseo, che punto sul vivo alza il tono della stessa, richiama l’attenzione degli apostoli che sono nella stanza di fronte, separati da un corridoio largo poco più di un metro, non isolati da porte o tende pesanti. Sentendosi chiamati in causa, si alzano e vengono senza far rumore nel corridoio, in ascolto.
“In che lo fanno? Spiegati, e se la tua accusa è vera Io li avviserò di non fare più cosa contraria alla Legge”.
“In cosa lo so io, e con me molti altri. Ma Tu che risusciti i morti e ti dici più che profeta, scoprila da Te. Noi non te la diremo certo. Hai occhi, del resto, per vedere anche molte altre cose, fatte quando non si devono fare, o non fatte quando si devono fare, commesse dai tuoi discepoli. E Tu non te ne curi”.

“Vogliate indicarmene alcune”.

“Perché i tuoi discepoli trasgrediscono le tradizioni degli antichi? Oggi li abbiamo osservati. Anche oggi! Non più tardi di un’ora fa! Essi sono entrati nella loro sala per mangiare e non si sono purificate, avanti, le mani!”. Se i farisei avessero detto: “e prima hanno sgozzato dei cittadini”, non avrebbero avuto un tono simile di profondo orrore.
“Li avete osservati, sì. Ci sono tante cose da vedere. E belle, e buone. Cose che fanno benedire il Signore di averci dato la vita perché avessimo modo di vederle e perché ha creato o permesso quelle cose. Eppure voi non le osservate. E con voi molti altri. Ma perdete tempo e pace coll’inseguire le cose non buone.

Sembrate sciacalli, meglio, iene correnti sulla scia di un fetore, trascurando le ondate di profumi che vengono nel vento da giardini pieni di aromi. Le iene non amano gigli e rose, gelsomini e canfore, cinnamomi e garofani. Per loro sono sgradevoli odori. Ma il lezzo di un corpo putrefacente in fondo ad un burrone, o su una carraia, sepolto sotto i rovi dove l’ha gettato l’assassino, o gettato dalla tempesta sulla spiaggia deserta, gonfio, violaceo, crepato, orrendo, oh! quello è profumo gradevole alle iene! 
E fiutano il vento della sera, che condensa e trasporta con sé tutti gli odori che il sole ha distillato dalle cose che ha scaldato, per sentire questo vago, invitante odore, e scopertolo, e afferratane la direzione, eccole partire di corsa, col muso all’aria, i denti già scoperti nel fremito delle mascelle simile ad un isterico riso, per andare là dove è putrefazione. 
E, sia cadavere d’uomo o di quadrupede, o di biscia spezzata dal contadino, o di faina uccisa dalla massaia, fosse anche un semplice topo, oh! ecco che piace, piace, piace! E in quel fetore ribollente si affondano le zanne, e si pasteggia, e ci si lecca le labbra…

Degli uomini si santificano giorno per giorno? Non è cosa che interessi! Ma se uno solo fa del male, o in più d’uno lasciano, non un comando divino, ma una pratica umana — chiamatela pure tradizione, precetto, come volete, è sempre cosa umana — ecco che allora si va, si nota. Si va anche dietro a un sospetto… tanto per godere, vedendo che il sospetto è realtà.

Ma allora, rispondete, rispondete voi che siete venuti non per amore, non per fede, non per onestà, ma per malvagio scopo, rispondete: perché voi trasgredite il comando di Dio per una vostra tradizione? Non vorrete già dirmi che una tradizione è da più di un comandamento? 
Eppure Dio ha detto: “Onora il padre e la madre, e chi maledirà il padre e la madre è reo di morte”! E voi invece dite: “Chiunque abbia detto al padre e alla madre: ‘Quello che dovresti avere da me è corban’, non è più obbligato ad usarlo per padre e madre”. Dunque voi con la vostra tradizione avete annullato il comando di Dio.
Ipocriti! Ben disse di voi Isaia profetando: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me, perciò mi onorano invano insegnando dottrine e comandamenti d’uomo”.
Voi, mentre trascurate i precetti di Dio, state alle tradizioni degli uomini, alle lavature di anfore e calici, di piatti e di mani e simili altre cose. Mentre giustificate l’ingratitudine e l’avarizia di un figlio coll’offrirgli la scappatoia dell’offerta di sacrificio per non dare un pane a chi lo ha generato ed ha bisogno di aiuto, ed egli ha l’obbligo di onorarlo perché gli è genitore, avete scandalo perché uno non si lava le mani. 
Voi alterate e violate la parola di Dio per ubbidire a parole da voi fatte e da voi elevate a precetto. Voi vi proclamate perciò più giusti di Dio. Voi vi arrogate diritto di legislatori mentre Dio solo è Legislatore nel suo popolo. Voi…”.
E continuerebbe, ma il gruppo nemico esce, sotto la grandine delle accuse, urtando gli apostoli e quanti erano nella casa, ospiti o aiutanti della padrona, e che si erano raccolti nel corridoio, attirati dallo squillo della voce di Gesù.

Gesù, che si era alzato in piedi, si torna a sedere, facendo cenno ai presenti di entrare tutti dove Egli è, e dice loro: “Ascoltatemi tutti e intendete questa verità. Non vi è nulla fuori dell’uomo che entrando in esso possa contaminarlo. Ma quello che esce dall’uomo, questo è quello che contamina. Chi ha orecchie da intendere intenda e usi ragione per comprendere e volontà per attuare. E ora andiamo. Voi di Naim perseverate nel bene e sia sempre con voi la mia pace”.

[Gesù, allontanatosi da Naim, è di nuovo solo con gli apostoli che lo interrogano sul significato di una parabola]
“Questo che dici ora si riattacca con quanto hai detto in casa di Daniele, non è vero? Che non è ciò che entra nell’uomo ciò che contamina, ma ciò che da lui esce”, chiede pensoso Simone lo Zelote.
“Sì”, dice brevemente Gesù.

Pietro, dopo un silenzio, perché la serietà di Gesù congela anche i caratteri più esuberanti, chiede: “Maestro, io, e non io solo, non ho capito bene la parabola. Spiegacela un poco. Come è che ciò che entra non contamina e ciò che esce contamina? Io, se prendo un’anfora monda e vi metto acqua sporca, la contamino. Perciò, ciò che entra nell’anfora contamina la stessa. Ma, se da un’anfora colma di acqua pura io verso al suolo dell’acqua, non contamino l’anfora, perché dall’anfora esce acqua pura. E allora?”.

E Gesù: “Noi non siamo anfore, Simone. Non siamo anfore, amici. E non è tutto puro nell’uomo! Ma ora anche voi siete senza intelletto? Riflettete al caso che i farisei portavano a vostra accusa. Voi, dicevano, vi contaminavate perché portavate cibo alla bocca con mani polverose, sudate, impure insomma.

Ma quel cibo dove andava? Dalla bocca allo stomaco, da questo al ventre, dal ventre alla cloaca. Ma può dunque portare impurità a tutto il corpo e a ciò che nel corpo è contenuto, se passa solo dal canale a ciò destinato, compiendo il suo uffizio di nutrire la carne, questa sola, e finendo, come è giusto che finisca, in una fogna? Non è questo che contamina l’uomo! Quello che contamina l’uomo è ciò che è suo, unicamente suo, generato e partorito dal suo io.

Ossia ciò che egli ha nel cuore e dal cuore sale alle labbra e alla testa e corrompe il pensiero e la parola e contamina tutto l’uomo. È dal cuore che vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze e le bestemmie. È dal cuore che vengono le avarizie, le libidini, le superbie, le invidie, le ire, gli appetiti smodati, gli ozi peccaminosi.

È dal cuore che vengono i fomiti a tutte le azioni. E se il cuore è malvagio saranno malvagie come il cuore. Tutte le azioni: dalle idolatrie alle mormorazioni insincere… Tutte queste cose malvagie, che procedono dall’interno all’esterno, contaminano l’uomo, non il mangiare senza lavarsi le mani. La scienza di Dio non è cosa terra a terra, fanghiglia che ogni piede calpesta. Ma è sublime cosa che vive nelle plaghe delle stelle e di là scende con raggi di luce ad informare di sé i giusti. Non vogliate, voi almeno, strapparla dai cieli per avvilirla nel fango… Andate al riposo, ora. Io esco a pregare”.



a cura di Claudia Vecchiarelli © Centro Editoriale Valtortiano


AVE MARIA! 
COR NOBILISSIMUM, 
ORA PRO NOBIS.

sabato 1 settembre 2012

Cor Matris Jesu dignissimum,





Cor Sanctissimum Mariae,
Cor amantissimum,
Cor mitissimum,
Ora pro nobis.


Opus Excelsi,

Echo Verbi Incarnati,

Apotheca Spiritus Sancti,

Triclinium Sanctissimae Trinitatis,

Cor Matris Jesu dignissimum,

ORA PRO NOBIS!

*

AVE MARIA!
IMMACOLATA MIA E MIO TUTTO!



Siate sempre pronti, col cuore ardente e le labbra adoranti. State sempre così, figli del mondo, e non avrete brutte sorprese.



Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


03.08.12


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, confidate in Dio, affidatevi al Suo Amore. Voi dite: “Madre cara, nella nostra vita imperversa una forte bufera”. Questo dite con grande tristezza. Ecco le Mie Parole: Dio sa tutto, vede tutto, provvede a tutto. Figli del mondo, sforzatevi di fare la Volontà di Dio sempre ed ogni bufera diverrà gioia. Figli amati, le prove sono fruttuose, se superate con umiltà. Terminata la prova, ecco fluire il tempo nuovo, la primavera rigogliosa. Siate forti, figli Miei. Nelle prove chiedete al Cuore Dolcissimo di Dio ed avrete; chiedete con umiltà e mai sarete delusi. Sono con voi per sostenervi ed intercedo davanti a Mio Figlio perché allenti la morsa del dolore. Uniamo i cuori per l’adorazione profonda a Lui. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima


Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


04.08.12


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, Gesù vi vuole tutti per Sé; Gesù vi viene incontro per abbracciarvi, ad uno ad uno. Preparatevi con gioia a tale, Dolce Abbraccio: lasciate che vi prepari e vi orni. Lo faccio con grande Gioia. Voglio portarvi tutti a Gesù: Egli vi desidera. Siate sempre pronti, col cuore ardente e le labbra adoranti. State sempre così, figli del mondo, e non avrete brutte sorprese. Sono sulla terra ogni giorno per prepararvi al Cielo. SeguiteMi: vi indico la strada. Venite tutti con Me verso la Luce fulgida!Nessuno resti al buio. Vi voglio tutti per Me e con Me, perché vi amo immensamente. Insieme, uniamoci per l’adorazione. Vi amo.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima




AVE MARIA!
FAVUS MELLIS, AVE!