lunedì 30 luglio 2012

E' UNA MINIERA DI PIETRE PREZIOSISSIME! MARIA VALTORTA!





I DETTI DAI QUADERNI


Nota
I riferimenti relativi ai brani tratti dai Quaderni si riferiscono alla data in cui il brano è stato scritto, e quindi del Quaderno indicato con l'anno e all'ediz. 1985.


·         Non c’è che penitenza e amore che abbiano peso agli occhi di Dio per arrestare gli avvenimenti dolorosi e deviarli. Avete più bisogno di amore che di pane. 1/6/43
·         La vita è fatta di cose comuni ma che, rivestite di amore, divengono eccelse.(…)
L’amore è sempre pronto, pieghevole, dolce, ilare, generoso, paziente.
Ed è l’amore che apre i cieli e ne fa scendere la nostra Trinità, la quale viene nei cuori non soltanto con tutti i suoi fulgori, ma anche con tutte le sue tenerezze.
2/6/43
·         Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. E’ morta. (….)
Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima sarebbe di poco minore a Dio.
6/6/43
·         Non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura, (…) perché in diversa maniera voi la sapete conservare in voi.
Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola, le imperfezioni la anemizzano.
6/6/43
·         La superbia uccide tutte le virtù, la carità per prima. Conduce quindi con sé la perdita della luce di Dio. Il superbo, mi spiega Gesù, non tratta con santo rispetto il buon Padre dei Cieli, non ha viscere di misericordia per i fratelli, si crede superiore alle debolezze della carne e alle regole della Legge. Pecca perciò continuamente e dello stesso peccato che fu causa della rovina di Lucifero prima, d’Adamo e della progenie d’Adamo poi. Ma soprattutto uccide la carità. Distrugge perciò l’unione con Dio. 6.7.43
·         Dice Gesù: Io sono il Dio della Pace. Da Me sgorgano tutte le grazie, ogni dolore in Me si placa, ogni peso diviene leggero. Ogni vostro atto compiuto nel Mio Nome si riveste della mia bellezza. 7/6/43
·         Dare affetto e ricevere indifferenza e astio, dare opere e vedersele respinte, supera in potenza i colpi dei flagelli e il penetrare delle spine. Queste sono cose che colpiscono solo la carne, ma indifferenza, ingratitudine, astio, colpiscono l’anima, scrollano lo spirito. 16/7/43
·         Quanto è detto negli antichi libri ha un riferimento nel presente. (…)
Il mondo ripete se stesso negli errori e nei ravvedimenti, con questa differenza però: che gli errori si sono sempre più perfezionati con l’evoluzione della razza verso la cosiddetta civiltà, mentre i ravvedimenti sono divenuti sempre più embrionali. Perché? Perché, col passare del mondo dall’età fanciulla ad un’età più completa, sono cresciute la malizia e la superbia del mondo.
Ora siete nel culmine dell’età del mondo e avete raggiunto anche il culmine della malizia e della superbia.
21.7.43
·         Cosa è promesso a chi osserva la Legge? Prosperità, abbondanza, pace, potenza, discendenza sana e abbondante, trionfo sui nemici (…). Cosa è minacciato a chi la trasgredisce? Fame, carestia, guerre, sconfitte, pestilenze, abbandono da parte di Dio, oppressione di nemici (…). 21.7.43
·         Se i buoni fossero un decimo dei malvagi, ciò che è segnato potrebbe conoscere mutamento. 22/7/43
·         La speranza vive dove vive la fede. (…)
Colui che ha fede vera chiede con tale insistenza che ottiene.
22/7/43
·         Ma quando vedete che una preghiera resta inascoltata, pensate pure che è viziata nella richiesta o viziata nella fede. Se è viziata nella richiesta, allora Io che so, non vi concedo quanto vi darebbe la felicità d’un istante e il dolore per tutto il resto della vita terrena e talora potrebbe darvi anche pene nell’altra per il malo uso che voi potreste fare del mio dono. Se è viziata nella fede allora, Io non la sento e non l’ascolto. 22.7.43
·         Dio non è amato. (…)
Non hanno capito cosa è l’amore del Padre verso i figli e dei figli verso il Padre. Dio è, credono che sia. Ma così lontano, astratto… che è come non ci fosse. Dio lo credono non solo lontano, ma arcigno e avaro. Dio lo credono seminatore di punizioni. No. Il vostro Dio è sempre presso a voi. Non è Lui che si allontana, siete voi.
Non è Lui che è avaro e arcigno, siete voi. Non è Lui che chiude le porte delle grazie, siete voi.
Le chiudete col vostro non avere fede e amore e speranza in Lui. (…)
Vivere presso a Me è gioia anche nel dolore. Morire con Me vicino è passare nella gioia. Chi s'affida a Me non deve avere paura di nulla sulla terra e di nulla nell’eternità, perché a chi mi è vero figlio Io apro un cuore di vero Padre pieno di compassione e di perdono.
22.7.43
·         L’anima è lo scrigno, l’arca santa, il ciborio che contiene lo spirito, che è la gemma levata dalla mano di Dio dagli sconfinati tesori del suo Io per porla dentro alla creatura.(….)
Come il sangue nelle vene, sta lo spirito nel vostro interno di carne. E come il sangue dà vita alla carne per vivere i giorni della terra, così lo spirito dà vita all’anima per vivere i giorni che non hanno fine.(….)
Non vi è delitto più grande e più condannato da Dio di quello di uccidere uno spirito privandolo della grazia che lo fa figlio di Dio.
4/8/43
·         Credere è più alto di conoscere. Credere è amare. (...)
Credere che se Dio vi ha creati è stato per impulso d’amore. Credetelo con amore per rispondere a tale amore.
(28/8/43)
·         Non obbedire e non volersi assoggettare è come un peccato di idolatria, dice sempre il libro. Infatti che fate non assoggettandovi? Respingete Dio respingendo la sua volontà. 29/8/43
·         Obbedire è fare la volontà di Dio. 29/8/43
·         L’anima che arriva a credere fermamente che tutto quanto le accade ha origine da un amore e produce una gioia eterna, è sicura come dentro una fortezza. Non può perire. Soffre ma il suo dolore è soprannaturale e dà frutti soprannaturali di vita. 30/8/43
·         Due sono le necessità dell’uomo: l’amore ed il dolore. L’amore che ci impedisce di commettere il male. Il dolore che ripara il male. Questa è la scienza da apprendere: saper amare e sapere soffrire. 23/9/43
·         A chi vive in Dio, Dio provvede. 29/9/43
·         E’ meglio digiunare di una parola aspra che non di un sontuoso pasto. 1/10/43
·         Se amerete sarete salvi. Tutto è facile a chi ama e tutto è perdonato a chi ama. 1/10/43
·         Voi siete dei nascituri alla Vita del Cielo. Non è questa la Vita, questa che vivete sulla terra nella giornata mortale. Questa è solo formazione del vostro essere futuro di vivente eterno. 10/10/43
·         Morte è separarsi da Dio. 10/10/43
·         Il peccato è la causa che vi separa da Dio. 10/10/43
·         Che sarà amare il Signore con tutte le potenze dell’essere? Sarà perfezione di sapienza e di intelligenza, perché l’amore è quello che raffina le potenze dell’animo a tale elevazione che porta di conseguenza alla perfezione in ogni campo. 10/10/43
·         Colui che ama possiede la vera intelligenza. 10/10/43
·         L’amore (…) è la scienza delle scienze perché fa maestri della scienza della Vita: la scienza di conoscere Iddio. 10/10/43
·         La vita della terra è il tempo che vi dono per crescere alla Vita vera e per quanto possa essere lungo e penoso, è attimo che fugge rispetto alla mia eternità. 10/10/43
·         Ricordatevi di possedere uno spirito. Ricordatevi che lo spirito è eterno. Ricordatevi che per il vostro spirito è morto un Dio. Avete tanta paura per un malanno che poco dura e non temete l’orrore della dannazione i cui tormenti non hanno termine! 13/10/43
·         La scienza del mondo non sa elevarsi al livello soprannaturale, ma si sforza di abbassare il soprannaturale delle cose al suo livello terreno. 14.10.43
·         Per un atto vero di amore, Dio ferma anche il moto degli astri, revoca il decreto del Cielo. Se la fede può muovere alberi e montagne, l’amore vince Iddio. 25/10/43
·         Come sapete chiedere e come esigete d’essere ascoltati, sappiate ringraziare. 25/10/43
·         Rifiutano un altro dono della mia paziente Misericordia , rifiutandolo, accumulano su se stessi i carboni della Giustizia mia, perché ebbero chi nuovamente portò la Parola e la Parola ancora una volta hanno sprezzato. (…)
Generazione adultera e malvagia, che credi con tanta facilità a chi ti uccide nello spirito e rigetti il Cristo e i suoi profeti che ti vogliono dare la Vita.
28.10.43
·         Da un secolo vado aumentando le “voci” e le apparizioni, miracoli le une e le altra di Bontà per richiamarvi alla mia Via. Da un secolo aumento il peso dei castighi per richiamarvi alla mia Legge. Non fate conto di nulla. E più Dio si allontana e più voi in luogo di chiamarlo vi allontanate. 4.11.43
·         Respingete pure i segni che dal Cielo vi mando e ridete degli avvertimenti ultraterreni. Credetevi pure tutto lecito. Quando meno ve lo crederete, Io vi farò conoscere un segno davanti al quale precipiterete atterriti e la collera che ora scagliate contro gli inermi, si ributterà su di voi. Quel segno sono Io. 6.11.43
·         Non vi dovete tanto preoccupare del male o della morte nel senso umano della parola, quanto del Male e della Morte nel senso soprannaturale, il più vero, perché la vostra attual è veste che si posa, la vostra attuale è dimora che si lascia, ma oltre questo giorno vi attende un futuro in cui diverrete possessori di ciò che è vostra vera parte. 8/11/43
·         Preghi Maria per il vostro presente di uomini, insidiato da tanti pericoli.(…) Preghi per voi nell’attimo decisivo della vita,(…) ossia quando il vostro spirito colpito dal Male può perire. 8/11/43
·         Sempre quando l'uomo si è staccato da Dio e dal soprannaturale per dedicarsi al suo io e alle cose naturali, ha diminuito a sè stesso la felicità di possedere anche il naturale. 2/12/43
·         (La) somiglianza con Dio non ha nulla a che fare con ciò che è carne e sangue, ma sibbene lo spirito perché Dio è essere spirituale e perfetto e vi aveva fatti grandi nello spirito e capaci di raggiungere la perfezione mediante la Grazia, e l’ignoranza del male. 7/12/43
·         La mia dottrina non è mutata e una è la Legge e vi è un solo Dio e il suo primo comando è l’amore ed Egli ancora (…) ordina di non rubare, di non fornicare, di non uccidere e di non prendere la roba d’altri. 9/12/43
·         L’amore è la forza che regge l’universo, e l’amore è quello che salva il mondo. 12/12/43
·         L’amore è più potente della forza e vince anche l’inferno. Tutto vince l’amore.(...)
L’amore piegherà Iddio.(...)
L’amore aprirà il cuore degli uomini.(...)
L’amore ricondurrà l’uomo sulle vie di Dio.
22/12/43
·         L'esempio trascina nel bene quanto nel male. 23/12/43
·         I superiori sono sempre ispirati da Dio e quando assegnano un compito vanno ubbiditi con prontezza e senza mormorare. 23/12/43
·         Dirigere è doppio onere che essere diretti. 23/12/43
·         La bontà frena gli istinti. Fatevi amore e sarete ubbiditi.
Trascinerete alla bontà essendo buoni.
23/12/43
·         Le umane filosofie e le umane dottrine sono tutte inquinate di scorie.17/1/44
·         In un corpo golosamente nutrito, anche gli altri appetiti sorgono. Viene la concupiscenza nella sua triplice veste. 7/2/44
·         La prima conversione la si ottiene con la preghiera e il dolore. Dopo, nell’animo preparato a riceverla, scende la Luce di Dio e si fa Parola e Vita. 8/2/44
·         Una sola è la scienza necessaria. Quella che sgorga dalla Sapienza eterna. (…) I santi e i martiri l’amarono più della salute e della bellezza e vollero averla per loro luce, perché il suo splendore viene direttamente da Dio e possederla vuol dire anticipare all’anima la Luce beatifica dell’eterno giorno. 2.3.44
·         (Le traduzioni) mutilano sempre il vigore della frase originale. Le descrizioni umane, sia dei luoghi come dei fatti e dei sentimenti sono "traduzioni" e perciò sempre incomplete, inesatte se non nella parola e nei fatti, nei sentimenti. 3/3/44
·         L’anima in grazia possiede l’amore e possedendo l’amore, possiede Dio, ossia, il Padre che la conserva, il Figlio che l’ammaestra, lo Spirito che la illumina. Possiede quindi la Conoscenza, la Scienza, la Sapienza. Possiede la Luce. 5/3/44
·         Religione vuol dire seguire Dio e la sua Legge. Fare dell'uomo animale, l'uomo semidio. 16/3/44
·         L’ubbidienza è fatta di minuscole cose di ogni ora, compiuta senza brontolii. 16/3/44
·         Il pensiero è l'anima della parola. 19/3/44
·         E' la catasta delle piccole colpe singole, quella che crea la base della Colpa. (28/3/44)
·         Non è il Vangelo che deve adattarsi a voi, ma voi al Vangelo. (...) Il vostro voler adattare il Vangelo alla vostra maniera di vivere è una confessione della vostra miseria spirituale. 28/3/44
·         Contro il potere del demonio ogni potere ha la croce. 29/3/44
·         Natale è l'inizio della Redenzione che è carità operante, mentre la Pasqua è la Redenzione compiuta, la vittoria della Vita sulla Morte attraverso l'Amore sublimato dall'olocausto. 9/4/44
·         Ama, sarai salvo. Ama con la parola e con il silenzio. Ama con l’azione o l’immobilità. Ama col fervore o nella sofferenza dell’aridità. Ama nella gioia e nel dolore. Ama nella vittoria o nella debolezza, Ama nella tentazione e nella libertà dal Nemico. Ama sempre. 13/5/44
·         La buona volontà d'ubbidienza è già sacrificio. Sacrificio del cuore e della mente, prova di fedeltà a Dio (23/5/44)
·         I disperati sono poveri della povertà più grande. Hanno perduto tutto perdendo la speranza in Dio. Sono soli. Non vi è solitudine più vera di questa. E’ l’unica vera solitudine.(...) Sono malati. 29/5/44
·         Più uno accetta di essere vilipeso per fare la volontà dell’Eterno, e più diviene per i suoi fratelli colpevoli salvezza e benedizione. 2-6-44
·         Gli spiriti viventi nel piano dello spirito sono simili agli animali della Teofania di Ezechiele. Hanno quattro aspetti, perché è quadruplice il loro operare, e usano di quattro bocche. Guardano Dio che è il Sole, col loro volto d’aquila e ne cantano con esso le lodi. Se ne satollano come leoni perché Dio è la loro preda e di Essa sola essi appetiscono. Pazienti come bovi, non si stancano di pregare per i fratelli la cui conquista al regno dello spirito è opera paziente e instancabile. E colla loro bocca d’uomo ripetono agli uomini nel linguaggio dell’uomo, ciò che, volando come aquile nel regno del Sole-Dio, hanno udito da Dio.
La Carità è sempre attiva e i viventi nella Carità sono sempre attivi come essa.
La Carità è multiforme e multi operante ed essi hanno carità multiforme e multi operante.
11.6.44
·         Amatevi come Io vi ho amati. L’odio estingue la luce. Anche il semplice astio offusca la pace. Dio è pace, è luce, perché Dio è amore. Ma se non amate, e amate come io vi ho amati, non potrete avere Dio. 14-6-44
·         Sono Dio e vi prego di amare il mio Cuore. Vi prego per amore vostro, perché se mi amate fate del bene a voi. Io sono Dio. Con o senza il vostro amore sono sempre Dio. Ma voi no. Senza il mio amore siete nulla: polvere. 14-6-44
·         Il vostro pensiero, per essere capace di ricordare, intelligere, volere ciò che è bene, deve essere nutrito della mia dottrina. Essa vi ricorda i benefici e le opere di Dio, chi è Dio, che si deve a Dio. Essa vi fa comprendere il bene e discernerlo dal male. Essa vi fa volere il bene. Senza la mia dottrina divenite schiavi di altre che hanno nome “dottrina”, ma sono errori.
Venite e chiedete. Non abbiate paura di chiedere.Tutto potete chiedere perché Dio tutto può dare. Chiedete per voi e per tutti.
Io vi ho insegnato. Chiedete per i presenti e per gli assenti. Chiedete per i passati, i presenti, i futuri. Chiedete per questa vostra giornata e per la vostra eternità, e per questa e quella di chi amate.
Chiedete, chiedete, chiedete. Per tutti. Per i buoni perché Dio li benedica. Per i malvagi perché Dio li converta. Dite con Me: “Padre perdona loro”. Chiedete: la salute, la pace in famiglia, la pace nel mondo, la pace per l’eternità. Chiedete la santità. Sì, anche questa. Dio è il Santo ed è il Padre. Chiedetegli, in un con la vita che vi mantiene, la santità attraverso la Forza che viene da Lui.
Non abbiate paura di chiedere.
14-6-44
·         Il peccato è debolezza per lo spirito, debolezza che tanto più cresce quanto più grave è il peccato o più numeroso e ripetuto e giunge ad uccidere come per consunzione le forze dell’anima. 4/8/44
·         Molte volte il fomite del peccato entra per la gola. 8/2/44
·         L’albero del bene e del male si drizza davanti a ogni uomo. Sta all’uomo, creatura dotata di ragione e di un’anima datagli da Dio, saper discernere e volere il frutto buono fra i molti che buoni non sono. 8/8/44
·         La più grande delle indulgenze è quella della carità che copre la moltitudine dei peccati. Per tutti i cristiani; i quali però devono fare un atto di fede continua e di carità continua per godere di questa indulgenza e per meritarla. 18/9/44
·         I disegni di Dio hanno una continuità e una necessità misteriosa, santa che solo nell’altra vita vi appariranno chiare. Sembrano talora di una incoerenza strana. Vi sembrano, perché voi guardate tutto con occhi umani. (…)
A seconda del corrispondere dell’anima al disegno che Dio le propone, corrisponde una sorta di beatitudine o di …..
12/4/45
·         Non può Il Padre chiedervi nulla che non sia di vostro sicuro e non labile bene.
Se procedeste con fede non dubitereste del Padre. Direste: “Se mi propone questo è certo per mio bene. Lo faccio”. Se procedeste con amore direste : “Egli mi ama, lo amo”.
Se è accettato il volere, il conoscere, il migliorare, più si è aumentato in te l’ubbidienza gioconda e pronta al disegno Mio.
12/4/45
·         La terra è luogo di lotta. La beatitudine è qui dove Io sono. Ma per salirvi … E’ come una via di diaspro scheggiato. Tortura. E ogni tortura è un merito. Il figlio di Dio non ha avuto che quella. 20/5/45
·         Ogni azione dell'uomo ha sempre due testimoni anche se fatta nel segreto: l'occhio di Dio e l'angelo che ogni uomo ha a custode. 9/1/46
·         E’ la misura dell’amore che uno ha in sé, che dà la misura della sua perfezione e della sua refrattarietà ad ogni corruzione. Quando l’amore è completo, nulla può entrare a corrompere. 20/1/46
·         Non è conoscenza di Me il povero ricordo di un Dio Uomo morto su una Croce. E’ conoscenza di Me il conoscere tutte le forme dell'evangelizzazione di Cristo, del sacrificio di Cristo, dell’amore di Cristo Uomo e Dio. 2/6/46
·         La scienza rinnegherà Dio! 31/12/47
·         Il miracolo presuppone la fede. Dio dà il segno, si manifesta. E’ una continua epifania per richiamare gli spiriti alla fede, speranza, carità a Dio. Ma poi vi lascia liberi di credere o non credere.(…) L’ora della grazia viene, sosta in attesa. Ma se l’uomo non la invita : “Resta con noi”, passa e non torna. 6/1/48
·         La verità detta a chi pecca per trarlo dal suo errore è sempre carità e della più eletta. Marzo 49
·         Inutile l'aiuto di Dio se l'uomo non l'accoglie. (marzo '49-pag.553)
·         "Per poter amare tutto il prossimo vedimi in ognuno”.
E’ molto difficile poter vedere Te in alcuni! (…) E’ vero. Troppo prossimo, anche esteriormente cristiano, è l’opposto, in tutto o in parte, di ciò che Io sono. Ma tu sforzati a vedere Me in ognuno. Un atto di fede che possa provocarti un atto d’amore per quelli che, in verità, non meritano il tuo amore. Ama Me nella loro anima. L’anima viene da Dio, quindi ancora da Me. L’anima, almeno per un momento, fu tempio dello Spirito di Dio, quindi sa ancora di Me.
Sai pur credere che Io sono sotto le apparenze di un poco di farina ridotta a sottile ostia, con tutto il mio Corpo, il mio Sangue, la mia Anima e la mia divinità!
Allora ugualmente credimi celato sotto l’imperfetta materia di molti.
In alcuni sono come in sepolcro ….(…)
In altri sono nascosto, proprio come il SS. Sacramento che è nei templi ma non si vede …..(…)
Altri mi hanno come un sole in stagione instabile ….(…)
Ma tu vedimi in tutti, per poter avvicinare anche i demoni-uomo, i lebbrosi-uomo, i delinquenti-uomo. Io te ne premierò venendo a te per consolarmi del loro disgustoso vivere (…)
E là dove sono come in un sepolcro, chiamami alla risurrezione col tuo amore serafico.
E là dove sono nascosto in un ciborio che viene dimenticato, richiama il dimentico a onorare l’ospite nascosto, e fallo col tuo amore intrepido.
E là dove, divino Sole, non posso raggiare perché le nebbie dell’umanità son tali da nascondermi sovente, disperdi col tuo amore di fortezza queste nebbie nemiche. (…)
Col tuo amore al prossimo, pensando che in esso Io sono, (tutto è nel Cristo), purificali, lavali, salali, perché non siano sozzi e inutili come cose senza sapore.
11.9.49
·         La mia Parola è luce, sapienza agli umili di cuore, ma è veleno a chi tale non è. 21/11/49
·         L’uomo carnale non può penetrare con la sua pesantezza opaca nei misteri della Luce fatta Parola.6/1/50.


AVE MARIA PURISSIMA!















sabato 28 luglio 2012

<< Un ricco mugik ... >>


Purtroppo ci sono tanti che, dimenticando il fine per cui Dio ci ha creati, vivono come se non dovessero morire mai. Dalla mattina alla sera (e ora nelle disco­teche anche la notte) si agitano, si affannano per accu­mulare denaro e beni terreni, per gustare i piaceri del­l'erotismo, per avere tutte le comodità della vita, ecc. Ma ecco che arriva la morte che in un istante strappe­rà via tutte queste cose, facendo sanguinare il loro cuo­re nella delusione e forse nella disperazione. 


Cosa ri­mane a costoro dei beni terreni? Quello che rimase al fattore del ricco mugik, narrato dallo scrittore russo, Dostoievski, in uno dei suoi romanzi.

« Un ricco mugik (contadino russo benestante), che possedeva grandissime estensioni di terre, chiamò un giorno il più povero dei suoi fattori e gli disse: "Voglio premiare la tua lunga fedeltà. Avrai terra per te, quan­to ti basta. Tutto il terreno che domani riuscirai ad at­traversare dall'alba al tramonto, sarà tuo! ».
Il povero uomo credette di sognare. Quella notte non dormì per l'ansia. Al primo chiarore dell'alba era già in cammino, per non perdere un solo minuto di un giorno così prezioso. Quante versete (misura russa uguale a m. 1066) avrebbe percorso prima del tramon­to? Correva, correva... Non aveva corso così neppure negli anni giovanili. La rugiada irrorava i suoi piedi e una brezza freschissima batteva la sua fronte ardente. A poco a poco il sole saliva. Anche egli ora saliva l'erta scoscesa, gettando avide occhiate su quella terra uber­tosa, che sarebbe stata sua e dei suoi figli.

A mezzogiorno, col fianto ansante, con gli occhi stravolti, non volle arrestare la corsa folle, neppure per mangiare un tozzo di pane, o per dissetarsi a una sor­gente. Avrebbe perduto mezza verseta di terreno; e si trattava dell'avvenire suo, della sua famiglia, e perfi­no dei lontani parenti, che avrebbeo avuto la loro par­te di tanta fortuna.

Trascorsero altre ore spossanti, finché il cielo im­brunì; l'ombra delle alte piante ormai si allungava. Avanti, avanti!... Ma ora non correva più, cammi­nava trascinando i piedi, premendo forte il cuore... Oh, tra poco, avrebbe dormito, e sulla terra di sua proprie­tà! 
Quando l'ultimo raggio del sole morente arrivò ai suoi occhi stravolti dall'immane fatica, egli disse: Ba­sta! Ma i piedi non lo sostennero più, gli occhi non vi­dero più... il cuore, scoppiatogli in petto, aveva cessa­to di battere. Il povero uomo non si rialzò per godere la terra sua. L'indomani fu scavata la fossa: lunga tre metri, larga uno, profonda due.
Ecco la terra che basta a un uomo!" ».

La morte dovrebbe servire a far riflettere tanta gente che vive e si comporta come se non dovesse mai morire, e che spesso si accapiglia per accumulare be­ni labilissimi, perché li considera qualche cosa di as­soluto, mentre il Signore ci dice (Mat. 8,36 e 16,26): «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi per­de l'anima?». Con queste parole, che hanno suscitato tante conversioni, Gesù ci spinge a un orientamento corretto della vita terrena, per non correre il rischio di perdere la vita eternamente beata

Il vero cristiano deve considerare la morte come il momento che lo libera dai tanti guai di questa vita terrena; che lo libera da ogni dolore; che lo ricongiun­ge ai suoi cari che l'hanno preceduto alla Casa del Pa­dre; che l'introduce nel Paradiso: Regno di pace, di gioia, d'amore, di felicità eterna.

Il 3 giugno 1963 il Papa Giovanni XXIII, ora Beato, lasciava questa terra per sempre. Quando gli fu annunciato che il suo tumore era maligno e che ormai si avvicinava alla fine, egli disse: «Non vi preoccupate per me perché le valigie sono preparate. Io sono pronto, anzi prontissi­mo a partire». Ai suoi fratelli che piangevano disse: «Non piangete, perché io sto per incontrarmi con pa­pà, con mamma, coi fratelli e le sorelle che mi hanno preceduto nella patria beata». Le sue ultime parole pro­nunziate nell'agonia furono: «Soffro con dolore, ma con amore... con la morte incomincia una nuova vita, e chi muore vive eternamente».

San Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, pas­sava spesso davanti a un quadro in cui la morte era raf­figurata con una mano armata di falce. Un giorno fece cancellare la falce e ordinò al pittore di mettere, al po­sto della falce, una chiave d'oro, perché la morte ci apre la porta della vita eterna, della beatitudine celeste.

"AVE MARIA PURISSIMA!"

I due martiri gli dissero: Non temere, ci siamo noi.


Chi è venuto dall'aldilà?

Don Teodosio Galotta, salesiano di Napoli, era am­malato così gravemente che i suoi parenti gli avevano preparato il loculo al cimitero con l'iscrizione già fatta.
L'urologo, dott. Bruno, fece questa diagnosi: Neo­plasia prostatica con metastasi ossee e polmonari, una prostata aumentata di volume, di consistenza lignea e di superficie bornoccoluta.
La diagnosi era stata confermata dalle radiografie: Alterazione strutturale del terzo prossimale del femore destro e delle branche ischio-pubiche, specie a sinistra, per lesioni del tipo osteolitico. Nei campi polmonari al­ti, specie a destra, presenza di noduli neoplastici meta­statici.
Descrivendo poi dettagliatamente quanto riscontra­to, il radiologo, pro f. Acampora, aveva aggiunto: L'alte­razione si presenta con scomparsa della normale trabecolatura ossea, sostituita da aree di osteolisi alternate ad aree di addensamento osseo, riproducenti il tipico quadro neoplastico del tipo osteoclastico e in parte osteoclastico. Successivamente si notò una frattura del piccolo trocantere di destra...
L'internista dott. Schettino, nella sua dichiarazio­ne scritta, aveva parlato, in occasione dei due gravi col­lassi periferici, di condizioni fisiche molto precarie e di situazione molto pericolosa per la vita del paziente. Il medico legale a sua volta, dopo aver esaminato tutta la documentazione, disse che si trattava di una diagno­si precisa e non di un sospetto diagnostico o di un enun­ziato nosologico di probabilità.

La notte del 25-10-1976 Don Teodosio Galotta arri­vò alla fine: era quasi in coma. L'assistente toccandogli il polso si lasciò sfuggire: Non si sente più.

Don Galotta, che ancora capiva, al sentire questo, invocò nel suo cuore i due martiri salesiani della Cina: Mons. Versiglia e Don Caravario, aiutatemi voi.
Subito gli comparvero i due martiri e gli dissero: Non temere, ci siamo noi.

All'istante Don Galotta guarì completamente. La do­cumentazione medica è ora a Roma presso la Sacra Con­gregazione per le Cause dei Santi, per la beatificazione dei due martiri. [ Sono stati canonizzati dal Beato Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2000].

"AVE MARIA!"

venerdì 27 luglio 2012

"... La Chiesa sussiste e cade con la Liturgia”


“La liturgia della Chiesa nell’epoca della secolarizzazione” 

di Roberto de Mattei


 L’argomento del pamphlet è di quelli densi: “La liturgia della Chiesa nell’epoca della secolarizzazione”. Sotto c’è un problema che, raccontato in breve, è questo: la Chiesa si è lasciata turbare da un’ansia illusoria di rinnovamento e ha modificato la propria liturgia. Ma il gioco non è valso la candela di cera.

Ha abbandonato l’eterno per incontrare il proprio tempo, ha deviato dalla tradizione per abbracciare la società del progressismo: e dopo, con orrore, che cosa ha scoperto? Che il suo è stato l’abbraccio catastrofico con un’età postmoderna già imputridita all’interno e che all’esterno porta segni sempre più evidenti di fallimento.
Ora rimediare non sarà facile. La Chiesa si è allontanata dalle proprie premesse più salde, si è in parte tramutata in una versione light di se stessa per dimostrarsi non-passatista e ha indebolito il suo messaggio più autentico e attraente. Lo prova la crisi delle vocazioni religiose con tutta la forza dei fatti: la Riforma del Concilio non l’ha risolta, ma anzi l’ha decisamente aggravata. 
Per citare Joseph Ratzinger: “Quello che sapevamo solo teoreticamente è diventato per noi esperienza concreta: la Chiesa sussiste e cade con la liturgia”.
Nella storia recentissima della Chiesa c’è stato quindi un Prima, quando ancora questa crisi poteva essere evitata. Ma a noi tocca vivere nel Dopo: nel tempo presente, quando ormai la crisi deve essere affrontata. Roberto de Mattei – “sono uno storico, un cattolico laico che vive però con partecipazione i problemi della Chiesa” – propone allora il ritorno alla tradizione come antidoto all’idea, filtrata all’interno della Chiesa, che la secolarizzazione è comunque un processo storico irreversibile, e quindi, poiché irreversibile, anche “vero”. E avanza un progetto di risacralizzazione della società: dove “l’esperienza di sacro” di cui la società ha disperatamente bisogno si raggiunge attraverso il sacrificio e lo spirito di penitenza. “Al principio dell’edonismo e dell’autocelebrazione dell’Io che costituisce il nucleo del processo rivoluzionario plurisecolare che aggredisce la nostra società – scrive De Mattei – bisogna contrapporre il principio vissuto del sacrificio”.
Il capitolo iniziale sull’abbandono del latino durante la liturgia, argomento di una delle tre conferenze da cui è tratto questo pamphlet, è il manifesto convincente del Grande equivoco. Credevamo di essere moderni e anche di farvi un favore, abbiamo invece sperperato il nostro tesoro comune. Il latino non è stato abolito dal Concilio – come si crede grossolanamente – ma non è più usato, anche se una costituzione apostolica del 1962, la Veterum Sapientia, raccomanda il contrario con precise disposizioni.
Eppure il latino era per sua natura la lingua della Chiesa, perché possiede tutte le caratteristiche che servono. E’ lingua universale, che supera i confini delle nazioni. Si può ribattere che non è più in uso – ma per De Mattei si tratterebbe di un’obiezione povera.
Una lingua non muore quando non è parlata, ma quando svanisce dalla cultura e dalla memoria di un popolo. Altrimenti, e per assurdo, dovremmo chiamare lingue morte anche l’ebraico, risorto nel Ventesimo secolo con il sionismo, e l’arabo classico, che oggi è parlato soltanto in alcuni contesti formali. Il latino è una lingua stabile dal punto di vista lessicale e grammaticale, quindi è anche un vettore solido, capace di sfidare il passare dei secoli e di conservare l’integrità e l’immutabilità della dottrina cattolica.
Il latino è infine lingua sacra: la lingua della liturgia tra l’assemblea e Dio. E non importa afferrarne tutte le parole: la liturgia non è orizzontale, non lega i fedeli tra loro, ma è verticale, è diretta verso Dio. Come dice al linguista Beccaria la vecchietta alzando il dito verso il cielo, l’importante è che capisca lui.

(Il Foglio del 1/05/2009 di Daniele Raineri).

"Ave MARIA!"

"Fatima e la Passione della Chiesa"



Roberto de Mattei
recensisce il libro di Cristina Siccardi

Su Fatima si è scritto molto ed è giusto che ancora molto si scriva.Si illuderebbe infatti ‒ come ha detto Benedetto XVI il 10 maggio 2007, in visita presso il santuario
portoghese ‒ che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Non c’è dubbio che un alone di mistero avvolga questa missione, ma l’interesse per il “non dettoˮ di Fatima non deve farci dimenticare l’enorme importanza del “già detto.
Il primo merito del bel libro appena uscito di Cristina Siccardi(Fatima e la Passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012, pp. 256, € 18.80) è proprio quello di aver resistito alla tentazione del sensazionalismo per affrontare il cuore della questione: la Passione della Chiesa. Fatima non è un “thrillerˮ, ma una rivelazione privata e bene fa l’autrice a sospendere il giudizio su alcuni inquietanti interrogativi che riguardano il Terzo Segreto. Di certo ‒ come ella scrive ‒ le apparizioni di Fatima, a differenza di molte altre, sono state ufficialmente riconosciute dalla Chiesa.
Altrettanto vero è che la Passione di cui oggi soffre la Chiesa è ad esse correlata. In questa prospettiva la storica piemontese collega Fatima ad altre profezie, meno note ma tutte impressionanti: l’apparizione della Madonna a La Salette e le visioni e locuzioni di Elisabetta Canori Mora (1774-1825) e Caterina Emmerick (1774-1825), due mistiche beatificate dalla Chiesa, che previdero la crisi della fede, già latente, ma esplosa dopo il Concilio Vaticano II. Il contributo più originale di questo libro è però la scoperta della stupefacente profezia custodita nell’archivio di un monastero domenicano di Alba (Cuneo), fondato dalla beata Margherita di Savoia (1390- 1464).
In quel luogo, il 16 ottobre 1454, una monaca in punto di morte, preannunziò alle consorelle che la Madonna sarebbe apparsa a Fatima in Portogallo. La suora, Filippina de’ Storgi, era la figlia di Filippo II di Savoia-Acaia e ignorava che il padre, fatto annegare nel lago di Avigliana, era invece miracolosamente scampato alla morte e si era recato pellegrino proprio a Fatima, un luogo che prendeva nome da una chiesa fatta costruire da Mafalda di Savoia (1125-1157), sposa del primo re lusitano dom Alfonso Henriques (1128-1185). A questa regina si doveva la conversione di una giovane musulmana, Fatima, fatta prigioniera dai cavalieri cristiani che combattevano l’islam in Portogallo.
Mafalda la istruì nella vera religione e volle essere sepolta accanto a lei. Da qui il villaggio portoghese prese il nome di Fatima, che dal XIII secolo si intreccia con quello di Casa Savoia, una dinastia che, nello spazio di mille anni, ha dato cinque beati e cinque venerabili alla Chiesa e ha custodito la Sindone, la reliquia più preziosa della cristianità. Proprio in Portogallo ha concluso la sua vita l’ultimo re d’Italia, Umberto II di Savoia, espiando in esilio le colpe di cui la sua casata si era macchiata nel Risorgimento.

Cristina Siccardi, biografa di tante belle figure di Casa Savoia, ha approfondito l’argomento, risalendo alle fonti e ci fa sapere, dalle voci dei testimoni, che suor Filippina, morendo, «parlava de’ futuri eventi, prosperi e funesti della Casata Sabauda, fino a un tempo non preciso di terribili guerre, dell’hesilio di Umberto di Savoia in Lusitania, di un certo mostro d’Horiente, tribulatione dell’Humanità, ma che sarebbe ucciso dalla Madonna del S. Rosario de Phatima, se tutti li huomini l’havessero invocata con penitentia grande» (pag. 53).
Mancano solo 5 anni al primo centenario delle apparizioni, avvenute tra i mesi di maggio e di ottobre del 1917 e Fatima è una profezia ancora incompiuta, ma straordinariamente attuale. Facciamo nostre le parole di Cristina Siccardi: «Quando, finalmente e con umiltà, si sarà compreso che per salvare la Chiesa e il mondo la Madonna deve essere presa in parola, il suo Cuore Immacolato trionferà. Ma quale prezzo dovremo pagare per l’inerzia di questi decenni?» (p. 22). 
(Roberto de Mattei)

Fonte:
http://www.corrispondenzaromana.it/roberto-de-mattei- fatima-e-la-passione-della-chiesa-di-cristina-siccardi/