lunedì 23 luglio 2012

"NESSUNO MI DÀ UN BACIO D'AMORE IN VOLTO, PER RIPARARE IL BACIO DI GIUDA?"


La Beata Madre 

Maria Pierina De Micheli


Anima ardente d'amore per Gesù e per le anime, si donò incondizionatamente allo Sposo ed Egli ne fece oggetto delle sue compiacenze.
Nutrì fin da bambina il sentimento della riparazione che crebbe in lei, col passare degli anni, fino a raggiungere l'immolazione comple­ta di se stessa. Non c'è da stupirsi se all'età di 12 anni, trovandosi nella Chiesa Parrocchiale di S. Pietro in Sala a Milano, osservando i fedeli che baciavano devotamente le Sante Piaghe del Crocifisso esposto per il venerdì santo, sente una voce ben distinta, dirle:
"NESSUNO MI DÀ UN BACIO D'AMORE IN VOLTO, PER RIPARARE IL BACIO DI GIUDA?".
Nella sua semplicità di bimba, crede che la voce sia udita da tutti, e prova pena vedendo che si continua a baciare le Piaghe e non il Volto di Gesù. In cuor suo esclama: "Te lo dò io il bacio d'amore, o Gesù abbi pazienza! "E giunto il suo turno Gli stampò, con tutto l'ardore del suo cuore, un bacio in volto.

Novizia le è concesso di fare adorazione notturna e nella notte dal giovedì al venerdì Santo, mentre prega davanti al Crocifisso, sente dirsi: "BACIAMI!"suor Pierina ubbidisce e le sue labbra, invece di posarsi sopra un volto di gesso, sentono il contatto vero di Gesù.

Il Volto di Gesù l'attira con indicibile incan­to. Ne subisce il fascino, si compiace di guardar­lo, di fissarlo, di contemplarlo con amore, leg­gendovi le intime sofferenze del Suo Cuore, che procura di consolare, imponendosi rinunce e sacrifici.
Nel Santo Volto trova la forza, il coraggio, la generosità di adempiere fedelmente, e talvolta con eroismo, tutti i doveri e gli obblighi della vita religiosa e dei rispettivi offici a lei assegnati dall'obbedienza.
Sempre calma, serena, fiduciosa, pur nel crogiolo delle prove, accetta e abbraccia il dolo­re, che la purifica, la eleva e l'unisce alla sem­pre amabile volontà di Dio.

Suor Pierina mentre lamenta a Gesù una sua pena, le si presenta insanguinato e con espres­sione di tenerezza e di dolore le dice: "E IO CHE COSA HO FATTO?"Ella comprende, ed il S. Volto di Gesù diviene il suo libro di meditazione, la porta d'entrata nel suo cuore.

Col passare degli anni, Gesù le dimostra di tanto in tanto or triste, or insanguinato, chieden­dole riparazione, e così cresce in lei il desiderio di soffrire e d'immolarsi per la salvezza delle anime.

Nell'orazione notturna del 1° venerdì di quaresima 1936, Gesù, dopo averla fatta parteci­pe  ai  dolori  spirituali  dell'agonia  del Gethsemani, con Volto velato di sangue e con profonda tristezza, le dice:
"VOGLIO CHE IL MIO VOLTO, IL QUALE RIFLETTE LE PENE INTIME DEL MIO ANIMO, IL DOLORE E L’AMORE DEL MIO CUORE, SIA PIÙ ONORATO. CHI MI CONTEMPLA MI CONSOLA!".

Il martedì di passione, del medesimo anno, ode questa dolce promessa:
"OGNI VOLTA CHE SI CONTEMPLA LA MIA FACCIA, VERSERÒ L’AMOR MIO NEI CUORI E PER MEZZO DEL MIO SANTO VOLTO SI OTTERRÀ LA SALVEZ­ZA DI TANTE ANIME".

Nel primo martedì del 1937, riceve istruzio­ni sulla devozione al S. Volto:
"POTREBBE ESSERE CHE ALCUNE  ANIME TEMANO CHE LA DEVOZIONE E IL CULTO DEL MIO S. VOLTO DIMINUISCANO QUELLA DEL MIO CUORE. DÌ LORO CHE, AL CONTRARIO, SARA’ COMPLETATA ED AUMENTATA, CON­TEMPLANDO IL MIO VOLTO LE ANIME PARTECIPERANNO ALLE MIE PENE E SENTIRANNO IL BISOGNO DI AMARE E DI RIPARARE. NON È FORSE QUESTA LA VERA DEVOZIONE AL MIO CUORE?".

Il 23 maggio 1938, mentre il suo sguardo si posa istintivamente sul S. Volto di Gesù, si sente dire:
"OFFRI INCESSANTEMENTE ALL'E­TERNO MIO PADRE IL MIO S. VOLTO.  QUESTA OFFERTA OTTERRA’ LA SAL­VEZZA E LA SANTIFICAZIONE DI TANTE ANIME. SE POI L’OFFRIRAI PER I MIEI SACERDOTI, SI OPERERANNO MERAVIGLIE".

Il 27 maggio seguente:
"CONTEMPLA IL MIO VOLTO E PENE­TRERAI GLI ABISSI DI DOLORE DEL MIO CUORE. CONSOLAMI, E CERCA ANIME CHE S'IMMOLINO CON ME PER LA SALVEZZA DEL MONDO".


 
Cor Iesu, saturàtum oppròbriis
miserère nobis "


Che ci gioverebbe una casa piena d'oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta?


"Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente.
E' il sacerdote che continua l'opera della Redenzione sulla terra...
Che ci gioverebbe una casa piena d'oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta?
Il sacerdote possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta;
egli è l'economo del buon Dio; l'amministratore dei suoi beni..." (cf. Le sacerdoce, c'est l'amour du Coeur de Jesus, in Le Curé d'Ars. Sa pensée - Son coeur, p. 99).


"...noi preghiamo per quelli che salveranno migliaia di anime" (S. Teresina)


"Dal momento che tu ti fai prete, divengono tuoi parenti tutti coloro che hanno un’anima da salvare,
e tu devi pensare a loro e non ad altro" (S. Giovanni Bosco XI,240)


"...un prete o in Paradiso o all'inferno non va mai solo; vanno sempre con lui in gran numero anime o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio o perdute con la sua negligenza nell’adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio" (S. Giovanni Bosco)


I preti...."sono ceri accesi per illuminare le anime" (S. Faustina Kowalska)


La Beata suor Maria Pierina de Micheli (1890 - 1945) vide una pianura con numerosi sacerdoti divisi in tre zone:
la prima emanava una luce vivissima,
la seconda, la più numerosa, spargeva un bagliore fosco,
e la terza era nelle tenebre.
Gesù le indicò: i primi come i sacerdoti secondo il suo Cuore; i secondi come coloro che non sono in disgrazia, ma per amore del piacere, dell'onore, del denaro, delle comodità non corrispondono alla santità della loro vocazione; infine, i terzi erano coloro che celebrano sacrilegamente.!!!


Don Bosco (ad un giovane che voleva diventar prete) gli fece ancora osservare che il farsi prete voleva dire rinunziare ai piaceri terreni, rinunciare alle ricchezze, agli onori del mondo, non aver di mira cariche luminose, essere pronto a sostenere qualunque disprezzo da parte dei maligni, e disposto a tutto fare, a tutto soffrire per promuovere la gloria di Dio, guadagnargli anime e per primo salvare la propria. (V,705).

"Il Mio Cuore è dimenticato; nessuno si cura più del Mio Amore; Io sono sempre contristato.

La Mia casa è divenuta per molti un teatro di divertimento;
anche i Miei ministri che Io ho sempre riguardati con predilezione, che lo ho amati come la pupilla dell'occhio Mio; essi dovrebbero confortare il mio cuore colmo di amarezze;
essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle anime, invece chi lo crederebbe?!

Da essi debbo ricevere ingratitudine e sconoscenze.
Vedo, figlio Mio, molti di costoro che ... (qui si Chetò, i singhiozzi gli strinsero la gola, pianse in silenzio) che sotto ipocrite sembianze, Mi tradiscono con comunioni sacrileghe,
calpestando i lumi e le forze che continuamente do a essi..” (Gesù a Padre Pio - Epistolario I, 342)


"Se uno non è moralmente certo, mediante la Grazia del Signore, di poter conservare la castità, costui per carità non cerchi di farsi né prete né religioso" ( S. Giovanni Bosco XI,574)
"TANTUM VALET 
CELEBRATIO MISSÆ,
QUANTUM VALET 
MORS CHRISTI IN CRUCE"
S. G. Crisostomo, Apud Discipul. Serm. 48.


domenica 22 luglio 2012

Se sapeste quanto poche persone agiscono per Dio solo, quanto poche compiono tutte le loro azioni per Dio solo...



Ahimè! quante vite appaiono piene di opere buone e, alla morte, ne saranno vuote... perché tutte quelle cose buone in apparenza, tutte quelle azioni clamorose, tutta quella condotta che sembrava irreprensibile, tutto questo non ha avuto Gesù solo quale fine. Si voleva far figura, brillare, passare per esatto osservante degli obblighi della Religione, per una Religiosa fedele alla regola, ecco il solo movente di tante esistenze. E nell'altra vita, qui, quale delusione! Se sapeste quanto poche persone agiscono per Dio solo, quanto poche compiono tutte le loro azioni per Dio solo... Ahimè! quanti rimpianti ci si prepara per il punto di morte, allorché non si sarà più accecati, ahimè! Se si riflettesse qualche volta all'eternità! Che cos'è la vita paragonata a quel giorno che non avrà sera per gli eletti, a quella sera che non avrà giorno per i reprobi?

Si ama tutto sulla terra, ci si affeziona a tutto, eccetto a Colui che unico dovrebbe avere il nostro affetto ed al quale noi lo neghiamo. Il Gesù del tabernacolo attende dei cuori che Lo amino e non ne trova. Appena uno su mille che Lo ama come si dovrebbe amarLo! AmateLo voi; risarciteLo di codesta indifferenza sì colpevole che v'è nel mondo!

- Ma, nel Purgatorio, Lo si ama?
R... Certamente, ma il nostro è un amore di riparazione, e se sulla terra Lo avessimo amato come avremmo dovuto, non saremmo sì numerose, non vi sarebbero tante anime nel luogo di espiazione.

- In Cielo Gesù è molto amato?
R... In Cielo Lo si ama molto. Ivi vien risarcito, ma non è ancor questo che Gesù desidera. Egli vorrebbe essere amato sulla terra, su questa terra, ove si annienta in ogni tabernacolo, affinché 1'avvicinarLo sia più facile, e non lo si fa. Si passa davanti ad una Chiesa con maggior indifferenza che davanti ad un monumento pubblico. Se talvolta si entra nel luogo santo, è più per oltraggiare il divin Prigioniero che vi risiede, con la propria freddezza, col cattivo contegno, con preghiere fatte in fretta, senza attenzione, che per dirGli una parola cordiale, una parola amichevole e di riconoscenza per la sua bontà verso di noi.

Dite al Rev. Padre P. che il buon Dio attende da lui codesto amore ch'Egli incontra sì raramente; da lui, che ogni giorno si avvicina sì da presso a Gesù, che Lo riceve nel suo cuore. Oh! ditegli che, in quei momenti benedetti, ripari con le sue tenerezze l'indifferenza di tanti ingrati, che il suo cuore si strugga d'amore dinanzi a Gesù-Ostia, soprattutto per i suoi Sacerdoti che, come lui, hanno la stessa felicità e che trattano i santi misteri con un cuore di ghiaccio, che rimangono freddi come marmo dinanzi a codesto braciere d'amore, e che non hanno una parola affettuosa da dire a Gesù. La sua unione col buon Dio sia ogni giorno più intima, affinché si prepari così alle grandi grazie che Gesù gli riserba.

Vi ho detto che vi sono delle anime che fanno il loro Purgatorio appiè degli altari. Esse non stan lì in punizione delle colpe che hanno commesso in Chiesa; tali colpe, che offendono direttamente Gesù presente nel tabernacolo, vengono severissimamente punite nel Purgatorio. Dunque, le anime che stan lì in adorazione, vi stanno piuttosto in ricompensa della loro devozione al SS. Sacramento e del loro rispettoso contegno nel luogo santo. Esse soffrono meno che se fossero nel vero Purgatorio, e Gesù, che esse contemplano con gli occhi dell'anima e della fede al tempo stesso, addolcisce loro con la sua presenza invisibile le pene che subiscono.

Cor Iesu, sàlus in te speràntium
miserère nobis "

giovedì 19 luglio 2012

SANT' ERMANNO LO STORPIO, doctor marianus

PITTURA DI A. VAN DYCK,
CONSERVATA NEL MUSEO DI VIENNA, IN CUI
È RITRATTO LO SPOSALIZIO
DI ERMANNO CON LA S.MA VERGINE.



SAN ERMANNO


Il 18 Luglio dell'anno 1013 Eltrude, sposa di Goffredo, conte di Svevia, diede alla luce un figlio maschio... il piccolo essere che venne al mondo orribilmente deforme. 

Fu soprannominato "il Rattrappito", tanto era storto e contratto: 

non poteva star ritto, tanto meno camminare; 

stentava perfino a star seduto nella sedia che era stata fatta appositamente per lui; 

le sue dita stesse erano troppo deboli e rattratte per scrivere;

le labbra e il palato erano deformati al punto che le sue parole uscivano stentate e difficili a intendersi... 

il piccolo Ermanno era uno dei quindici figli... 

in un monastero il ragazzo che poteva a mala pena biascicare poche parole con la sua lingua inceppata, trovò, che la sua mente si apriva.

Neppure per un solo istante, durante tutta la sua vita, egli può essersi sentito "comodo" o liberato da ogni dolore:

quali sono tuttavia gli aggettivi che vediamo affollarsi intorno a lui nelle pagine degli antichi cronisti? 

"Piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione di essere galantuomo con tutti. Con il risultato che tutti gli volevano bene.

 E frattanto quel coraggioso giovinetto imparò la matematica, il greco, il latino, l'arabo, l'astronomia e la musica. Scrisse un intero trattato sugli astrolabi. E con quelle sue dita tutte rattrappite, l'indomabile giovane riuscì a fare astrolabi, orologi e strumenti musicali. Mai vinto, mai ozioso! 

In quanto alla musica egli afferma che un buon musico dovrebbe essere capace di comporre un motivo passabile, o almeno di giudicarlo, e poi di cantarlo. In generale i cantori, egli dice, si curano del terzo punto soltanto, e non pensano mai. Essi cantano, si sgolano, senza rendersi conto che nessuno può cantar bene se la sua mente non è in armonia con la sua voce. 

È per altro quasi certo che egli fu il compositore dello stupendo inno Salve Regina, dell'Alma Redemptoris, e di alcuni altri. Ma oltre a questo, Ermanno, dotato di un cervello straordinariamente attivo e vigoroso, scrisse un Chronicon di storia del mondo, dalla nascita di Cristo al tempo suo. Si sa che l'opera si meritò le lodi dei competenti del tempo, che la giudicarono straordinariamente accurata, fondata naturalmente sulle tradizioni, ma tuttavia obbiettiva e originale. 

Eccovi dunque il monacello storpio, chiuso nella sua cella, ma desto, vivo, con gli occhi spalancati a seguire la scena del mondo esterno eppure non mai cinico, non mai crudele (è così frequente il caso che la sofferenza generi crudeltà) e capace di tracciare un quadro completo delle correnti della vita in Europa. 

Venne il momento di morire... "Io morirò certamente tra breve. Non vivrò, non guarirò più... . Amico del mio cuore, non piangere, non piangere per me!" e - aggiunse il morente - ricordando ogni giorno che anche tu dovrai morire, preparati con ogni energia per intraprendere lo stesso viaggio, poiché, in un giorno e in un'ora che tu non sai, verrai con me, con me, il tuo caro, caro amico.

E furono queste le sue ultime parole.
In questo povero, contorto ometto del Medioevo, brilla il trionfo della Fede che ispirò l'amore e il trionfo dell'amore che fu leale alla Fede professata. 
Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità, né il piacere la felicità.

L'ARTE RAFFIGURA IL SANTO
CON UN CALICE ORNATO
DI TRE ROSE E CON LE VESTI CORALI
DELL'ORDINE PREMOSTRATENSE.
QUESTO MODO DI RAPPRESENTARLO
DERIVA DALLE APPARIZIONI
DI CUI EGLI GODETTE DURANTE
LA SUA VITA TERRENA.


CON DECRETO DEL 7 GENN.1961
 È STATO CONCESSO
CHE LA SUA FESTA SI CELEBRI
IN TUTTE LE DIOCESI
DELLA GERMANIA
IL 7 APRILE!



 AVE MARIA!

****CARI PREDICATORI: "Non dimenticatevi neanche per un momento che nell'inferno vi sono molti predicatori





"Non dimenticatevi neanche per un momento che nell'inferno vi sono molti predicatori che ebbero maggiori doti di voi nel predicare, e che con le loro prediche ottennero più frutto di quanto voi fate, e per di più essi furono lo strumento affinché molti lasciassero di peccare.
 Ma quello che più fa meraviglia è che furono loro la causa strumentale grazie alla quale molti sono andati alla gloria, mentre loro stessi, i miseri, sono andati all'inferno, avendo attribuito a sé quello che era di Dio, gettandosi in mezzo al mondo, rallegrandosi di venire lodati da esso, crescendo in una vana opinione di sé e in una grande superbia, e per tale motivo si sono perduti".
S. Francesco Saverio

"AVE MARIA!"