martedì 7 febbraio 2012

BELLISSIMO! "Questo Papa è santo! Dopo di lui, ne verrà un altro come nessun altro; soffrirà molto fra le mani di Dio; non vi saranno croci come quelle che egli avrà. Il terzo santo Padre sarà il Serafico".


    Oggi ricorrendo la festa del BEATO PIO IX vi offro sue notizie intrecciate con la vita mirabile della Beata Maria di Gesù Crocifisso (Maria Baouardy, la piccola araba, il 'piccolo nulla', nata a Ibillìn, presso Nazareth, e vissuta solo 33 anni).

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Figlia della santa Chiesa fin nel profondo delle sue viscere, soffre di tutte le umi­liazioni inflitte dai cattivi a questa madre soprannaturale. La sua devozione per il Papa cresce sempre. Dio gliela ricompensa facendole conoscere anticipatamente la morte di Pio IX e l'elezione di Leone XIII.

All'inizio di dicembre 1877, ella disse: «Ho visto due bimbi (angeli) preparare un letto per il Santo Padre. L'ho visto parecchie volte. Poi la santa Vergine teneva una corona sopra la sua testa, ma mancava una rosa sul davanti; vi mancava anche qualche altra piccola cosa».


La Beata Maria di Gesù Crocifisso
(Mariam Baouardy) 1846/1878.

Dieci anni prima, nel mese di agosto 1867, sant'Elia, parlando di Pio IX, alla veggente, le aveva detto: Questo Papa è santo! Dopo di lui, ne verrà un altro come nessun altro; soffrirà molto fra le mani di Dio; non vi saranno croci come quelle che egli avrà. Il terzo santo Padre sarà il Serafico [san Pio X].

In una estasi del 21 gennaio 1878, ella parlava di Pio IX, dicendo: «Il Padre mio sta per partire... ci si prepara alla processione. Si loda Dio... una moltitudine di vergini con il Signore in testa verranno a cercare il mio Padre. Mi ha benedetto sulla fronte con il dito che tiene Gesù. Io sono felice del mio Padre... Gli uccelli cantano, la terra trasale ed anche il cielo... Quando un'anima è fedele, oh! Come tutto è contento!...».

In una lunga lettera indirizzata al Patriarca di Gerusalemme' il 27 gennaio 1878, diceva riguardo a Pio IX: «Ho visto che il nostro amatissimo Padre e Pontefice Pio IX sta presto per partire, la sua corona è finita. Alcuni giorni fa, avevo visto che vi mancava una rosa; ma ora, ho rivisto la corona e non vi manca niente. La santa Ver­gine la tiene nelle sue mani, pronta ad essere posata sulla sua testa.

Ho anche visto una specie di processione che si prepara a venirlo a prendere ed io vedo il Santo Padre quasi come sotto la forma di un bambino, di un'ostia, infine in una maniera che non riesco a spiegare. Mi ha fatto un segno di croce sulla fron­te e mi ha detto: Figlia, ti benedico e non so se è nel delirio o nella realtà che ti ve­do, ma sono malato: pregate per me. Ed io, vedendo la processione che si prepara per lui, ho pensato: Sei tu che devi pregare per me, ma non l'ho detto... Signore, ho detto, permetti che egli veda il trionfo della Chiesa. Egli ne ha visto l'aurora, mi ha risposto Gesù. Come, Signore, se egli non ha visto ristabiliti i suoi diritti? E Gesù ha ripreso: Non ha egli visto le sue pecore ritornare verso il suo ovile?».







Viva Pio IX, residuo di scrittura tuttora in vista sul portale centrale del Duomo in Ascoli Piceno- foto 1998


Il 3 febbraio 1878, ella aggiungeva: «Ho visto la santa Vergine che teneva nelle sue mani il nostro amatissimo Padre e Pontefice Pio IX». Quattro giorni dopo, Pio IX faceva una morte di predestinato.




Durante una lunga estasi del 17 febbraio, le parve vedere il Santo Padre Pio IX nella gloria ed esclamò con trasporto: «Mio padre mi disse: Addio, figlia, a pre­sto!». Un po' più tardi, diede, da parte di Dio, alcuni avvertimenti alla Comunità ed
aggiunse: «Quanto il buon Dio è buono nell'avvertirvi! Il nostro Padre ha ottenuto ciò per voi». Parlando della sua morte, diceva: «Egli ha detto ai suoi figli: Addio! Figli, mi auguro che siate fedeli. Guardate: tutto passa!». E aggiungeva: «vedete, quando il mio Padre è morto, mi sembrò che il cielo e la terra fossero in trionfo e volessero accompagnarlo. Pertanto, aveva un corpo come noi. Egli dice che niente vi impedisce di diventare santi come lui.

Questa mattina, un altro caro piccolo Padre è partito come Lui (il Santo Padre); io non l'ho conosciuto sulla terra, ma ora lo vedo. Egli ha lo stesso onore, la stes­sa gloria davanti a Dio del nostro Padre. Inoltre, tutte le creature lo accompagnano. Caro piccolo Padre! E con un'aria di gioia ineffabile ripeteva: Caro piccolo Padre, io sono gelosa». (Cap. 18)

AVE MARIA!
AMDG et BVM

domenica 5 febbraio 2012

Beata Elisabetta Canori Mora (21/11/1774--5/2/1825)

Leggete questa bella storia della vita della Beata Elisabetta Canori Mora. Sono sicuro che vi piacerà. Le vie di Dio e la sua Misericordia sono proprio infinite.



 Tenore di vita di Cristoforo Mora dopo la mortedella consorte Elisabetta Canori Mora


Appena tornato a casa mio padre, erano circa le ore dieci della sera del 5 febbraio1825restò mutolo e compreso trovando già trapassata la consorte, mia madre. Noi due figlie vedemmo un cambiamento ma non gli parlammo di niente, tanto più che eravamo molto afflitte per tale perdita, ché la nostra esistenza la dovevamounicamente alla nostra madre.
Tenemmo in casa la defunta dalla sera del sabato fino al lunedì 7 febbraiogiorno in cui fu portato il cadavere a San Carlo alle Quattro Fontane. Ma restò sopra terra in una cappella della Chiesa perché il giorno 8, era la festa di San Giovanni de Matha,fondatore dell’Ordine Trinitario. Mia madre era terziaria e ne indossava l’abito. Si fece dunque il funerale il 9 febbraio, ed essendo noi di abitazione prossime allaChiesa, le due sorelle di mio padre non vollero permettere che tutta la mattinasentissimo il suono funebre delle campane, per cui ci vollero in casa loro che eramolto distante, anche per pranzare. Il tutto andò benissimo con tanta amorevolezza ecarità e, terminato il pranzo si andò a prendere il caffè.
Benché così afflitte, mi rivolsi a mio padreMi dica papà mio, ora che è davanti alle sorelle, per amor di Dio, si metta in sua grazia e sposi quella donna che a noi non importa di avere la matrigna, benché sia di vile condizione, ci basta che simetta in grazia di Dio.
A questo mio parlare così franco e ardito, il povero uomo mi rispose con tuttaumiltàNon posso farlo, perché questa donna è morta, allora tutti stettero insilenzio, e terminò la disputa.
Veramente dico ciò con mia confusione perché il mio fu un grande ardire, maperaltro per noi due sorelle ci servì di consolazione il sapere che era terminato tutto l’intrigo disdicevole.
Mia sorella non sapeva darsi pace; come avevo fatto a dire simile cosa di tantamortificazione a mio padre? Dopo questo fatto, mia sorella benché maritata detteuna camera libera a mio padre ed io entrai in monastero il giorno 19 marzo 1825. Tutti mi dicevano che mio padre aveva cambiato in tutto tenore di vita e, piangendodiceva sempre: Ho santificato mia moglie con la mia cattiva condotta. Si dettetalmente alla pietà che molte persone l’incontravano scalzoandava per le Chiesesenza rispetti umani, così si portò in tutto il tempo che fu in casa.
Nell’anno 1833 il Signore chiamò a sé la buona mia sorella, il giorno 28 aprile,festa del patrocinio di San Giuseppe. Questo sì che fu un colpo troppo grande per mio padre! Si portò da me per fare un pianto reciproco perché anch’io amavo assai mia sorella.
Dopo ciò venne da me e mi dissePenso di lasciare il secolo e la professione cheporta distrazione e occasione di disgustare il Signorelascio clienticompagni edamicicedo tutto. Voglio ritirarmirendermi religioso e pensare all’anima mia, ma a tutto questo devi pensare tu. Lascio l’incarico di eseguire questo unicamentea te.
A queste parole, per un verso mi intesi commuovere e per l’altro vedevo la miaincapacità, gli risposiPapà mio, che cosa posso fare io, una povera monaca in uncantone, senza relazione alcuna?. Non volle sentire questo, mi risposeA tutto devipensare: dove e in che Ordine credi, sarei contento anche come laico!
Vedendomi così costrettafeci due righe ad un mio confessore gesuita, col quale non potei continuare a confessarmi dopo che ero diventata monacanarrandogli ilfatto e chiedendogli di indicarmi come potevo fare, mi risposeNon è possibile fare la petizione come laico, ma che procurassi di fare la petizione per celebrare laMessa, presso i religiosi minori conventuali che, essendo soggetto istruito, ci sareiriuscita. Mi animò a farlo e senza indugio feci due righe al Padre Cibosagrestanonella Chiesa dei santissimi Apostoli, che volevo parlargli. Gli dissi che mi trovavocostretta da mio padre, mi risposeStia tranquilla, farò la richiesta al PadreGenerale e gli dirò che ha tutte le prerogative per ascendere al sacerdozio. Loconosco bene perché è mio penitente da molti anni; di questo non mi ha parlato, forse per un sentimento di umiltà, ma io mi sentirò con voi che vi ha incaricato di tutto.
Difatti parlò con il Generalecredo anche con il Provinciale, mi portò l’ammissionee fu concluso tutto con molta consolazione di mio padre e mia. Mi presi il pensierodi fargli fare le tonache e tutto il corredo che gli serviva, perché in realtà non aveva che me che potessi avere qualche pensiero per lui, perché per se stesso non eraadatto a queste cose.
Aveva sortito un bellissimo carattere, tutto gli andava bene anche quando stava infamiglia che, se non avesse avuto quella passione che lo stralunavaera un uomoimpagabile.
Fu dunque fissato il giorno della sua vestizione, e questa si fece nella sagrestia diSanta DoroteaChiesa dell’Ordine. Mi pare che vi fosse il provinciale; vi andai con una monaca anziana, mi pare una o due sorelle di mio padre, il quale venne con il medesimo provinciale.
Dopo di noi, con altro legno arrivò il fratello di mia madre suo cognato. Fu eseguitacon tanta comune allegrezza la funzione; gli fu cambiato il nome di Cristoforo con ilnome di Padre Antonio. Non sto a ridire il mio contentopensando che nell’indossare il santo abito riceveva un secondo battesimo, come espresse il padreche lo vestì e che restava assolto da ogni reato di colpa fosse stato reo, avanti altribunale di Dio.
Dopo essersi trattenuto qualche giorno in quel convento, lo mandarono a fare ilnoviziato fuori di Roma. Dopo l’anno di noviziato fu ammesso alla professione e poco dopo ascese al sacerdozioordinato dal vescovo della diocesi dove dimorava.
In seguito lo stesso vescovo gli dette la facoltà di confessare. I superiori vedendoche era molto erudito in tutte le scienze come se le avesse appena studiate, glidettero l’incarico di fare scuola ai giovani religiosi.
Fece così il trapasso di vari conventi, ogni tanto veniva a Roma anche per affari e in quei giorni si portava a celebrare la Santa Messa al nostro monastero. Molte voltecelebrò la Messa conventuale comunicando tutte le monache, ed era unaconsolazione grande per me e per la cognata che in quell’epoca era superiora, e per tutta la comunitàProseguì mio padre la sua carriera da vero religioso, non badandoai propri comodi e adattandosi a qualunque convento lo destinasse l’obbedienza,contento di stare fuori e non in Roma.
Finalmente nel convento di Sezze fu assalito da penosa infermità. Ecco le preciseparole che mi scrisse il sacerdote che l’assistette fino all’ultimo momento della suavitaLa malattia del Padre Mora, suo padre è stata breve; cadde malato giovedì 4settembre e fino a tutto sabato non si presentò molto grave il di lui male. Ladomenica avanzò di molto in peggio, io medesimo gli amministrai i sacramenti:confessioneviaticoestrema unzione. Ioscrisse il suddetto sacerdotesebbeneaddolorato per la compassione, ché il male era irreparabile, tuttavia l’aspettovenerando e rassegnato mi consolava.
Passò agli eterni riposi il lunedì alle ore 10 e l’anima sua se ne volò al cielo, comesperiamo, il  8 settembre 1845, nel convento dei Minori Conventuali di SanFrancesco, nel paese di Sezze. Ecco pertanto verificata la profezia che fece la suaconsorte, mia madre. Io non la ricordavo perché potrebbe essere che non fossipresente, ma l’ha deposta una monaca delle Mantellate di Roma dell’Istituto de’Serviti, di nome Maria Matilde Brambilla. Così ha raccontato e poi deposto alprocessoAndai con mia madre a fare visita alla serva di Dio Elisabetta, dopo che mia madre aveva parlato, ella ci condusse in cappella a visitare Gesù Nazareno. Nell’atto che ci spedivamoElisabetta ci accompagnò e nel passare mia madresalutò il consorte Cristoforo che era seduto alla scrivania, il quale disse ridendo: «Sono venute a fare orazione con questa mia moglie? è sempre la notte di Natale, già è detta la Messa, io la dico a letto dormendo con questa santa donnanotte egiorno sempre in orazione. Io lascio fare». E rideva beffandosi di ciò, allora risposemia madreRideteridete, voi direte la Messa e confesserete, allora non direte ladico a letto.
A questo parlare franco della consorte, si turbòCome, dunque morite prima di me? «Sì», le rispose, «molto prima», e così terminò la disputa e la madre e la figliase ne andarono comprese di stupore e di meraviglia persuase che si verificasse il tutto, come avvenne.

AVE MARIA!
AMDG

"Abbiate fiducia! È arrivato il tempo che il mio Rosario diventi la vostra arma. "





Il dono della Mia Misericordia.


Il Mio Cuore Immacolato accetta tutto e aspetta.


Il primo segno che date, è la vostra stima per il Rosario. Da essa deriva la fede nel­la potenza del Rosario, e poi viene l'amore nel recitarlo. 


Il Mio Cuore è sempre contento quando vede nei vostri cuori la stima, la fede, la speranza, l'amore.

Il Rosario è il Mio bene. Perciò è odiato da quel­li che Mi odiano. Poveretti! 

Ogni volta che sono discesa sulla terra per il mio amore e la mia pietà per voi, Io vi ho ricordato il Rosario. 
È il dono della Mia Misericordia.

 Abbiate fiducia! È arrivato il tempo che il mio Rosario diventi la vostra arma. 


È nel Rosario che dovete cercarmi e trovarmi. 

Io sono vicina a voi! Mio Figlio ha detto: "I vostri cuori non si turbino! Non abbiate paura!"

AVE MARIA!
AMDG


"Figli amati, aiutate chi incontrate. Fatelo con l’esempio e con le parole."




Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

27.01.12

La Mamma parla agli eletti

Figli amati, figli cari, siate fedeli a Gesù, siate arditi testimoni in un tempo nel quale la fede è debole. Il mondo ha bisogno di essere guidato verso la Luce di Gesù. 

Voi siate lampade, ben accese, che mai si spengono: fate luce al viandante che procede nel buio, fate luce perché non si perda. 

Figli amati, coloro che hanno scelto le tenebre ora procedono nel buio molto fitto e rischiano la più grande rovina. Il tempo è passato ed il mondo ha fatto la sua scelta, quella di una società senza Dio nel cuore e nella mente. 

Figli amati, aiutate chi incontrate. Fatelo con l’esempio e con le parole. Fate tutto con gioia, perché chi serve Dio lo deve fare con grande gioia. Grande sarà la ricompensa di chi è instancabile al servizio di Dio.

Mi dice la piccola Mia: “Madre cara, Dolce Tesoro, noi vogliamo essere gli umili servi di Gesù, sempre pronti a fare con gioia la Sua Volontà, sempre pronti col nostro “Eccomi”, come il profeta Samuele. Madre cara, aiutaci a fare bene ciò che Gesù vuole da noi; aiutaci a tenere lontano, con disgusto, il peccato, anche il minimo. Aiutaci, Dolce Tesoro, aiutaci a non peccare, a non peccare affatto e, col Tuo Soave Aiuto, daremo a Gesù, Che adoriamo, solo gioia, sempre gioia e mai il minimo dolore.”

Figli cari, questo fate ed Io vi aiuto: sono sempre con voi per sostenervi in questo bel cammino di Luce! Insieme, adoriamo, adoriamo, adoriamo! Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.
Maria Santissima

AVE MARIA!
AMDG

sabato 4 febbraio 2012

Icona di Notre-Dame-de-Grâce di Cambrai (Francia)-‘Ecco - disse Bernadette – ciò che trovo di più somigliante’


L’ICONA DI NOTRE-DAME-DE-GRÂCE
E LE APPARIZIONI A BERNADETTE


A sconvolgere le certezze sull’iconografia tradizionale dell’immagine vista da Bernadette Soubirous nelle Apparizioni della Vergine a Lourdes, è venuta fuori una originale ‘storia’ che vorrebbe identificare nella icona di Notre-Dame-de-Grâce di Cambrai (Francia), di Scuola bizantina, la rappresentazione più somigliante alla figura apparsa alla veggente. Si tratta di una "Vergine della tenerezza", del tipo "odigítria".

Ebbene, questa suggestiva icona avrebbe un legame intimo con le Apparizioni a Santa Bernadette Soubirous. A suo dire, sarebbe l’immagine che più somiglia alla "bella Signora" apparsale. Bernadette, del resto, non ha mai amato le diverse statue o immagini realizzate per celebrare le Apparizioni della Madonna alla Grotta di Massabielle.

Mons. Delanoy, Vescovo di Aire e Dax, affermò nel luglio 1905: "Bernadette non volle mai riconoscere la fisionomia di Maria nell’aspetto che gli artisti diedero alle statue di Nostra Signora di Lourdes. Un giorno, un religioso che possedeva un album di Madonne tra le più conosciute, lo mostrò a Bernadette. Ella sfogliò l’album e si fermò, emozionata, davanti ad un’immagine bizantina dai tratti regolari. ‘Ecco - disse – ciò che trovo di più somigliante’ ".
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Si trattava, per l’appunto, dell’icona di Notre-Dame-de-Grâce di Cambrai. La rivelazione fece scalpore, in quanto sconvolgeva i canoni estetici allora in corso. In seguito, saranno André Malraux e Picasso a rendere giustizia. Discutendo delle opere più importanti che avrebbero potuto essere inserite in un Museo immaginario, essi ricordano l’apparizione di Lourdes, riferendosi però all’icona Notre-Dame-de-Grâce di Cambrai. Malraux riprende quanto detto nel 1905 dal Vescovo di Dax, e rievoca con entusiasmo: "Bernadette, emozionata, si alza, si inginocchia ed esclama: è lei!".

Anche Mons. Théas, Vescovo di Tarbes e Lourdes, nel 1952, a Cambrai per il 500° anniversario dell’arrivo dell’icona nella sua Cattedrale, durante la Messa solenne dichiara: "Sono felice di aver lasciato la riva del Gave per venire a venerare, con voi, l’Immagine di Notre-Dame-de-Grâce che Santa Bernadette ha detto rassomigliare di più alla Santa Vergine che le è apparsa 18 volte…".

In epoca più recente, la domenica 4 dicembre 1994, L’Osservatore Romano ha dedicato la prima pagina del suo supplemento domenicale all’icona di Notre-Dame-de-Grâce, ricordandone l’attribuzione del legame con Bernadette Soubirous.

Tratto dalla rivista:"Madre di Dio", febbraio 2004


AVE MARIA!
AMDG