mercoledì 11 gennaio 2012

"Pregherete sentendo realmente nel profondo del cuore una viva compassione per quelli che col peccato sfigurano l’immagine di Dio stampata in loro stessi ..."






......
"Bisogna anche pregare per il prossimo

Pregherete in favore di tutti coloro per i quali Gesù Cristo si è degnato offrirsi come vittima;
 
e offrirete le vostre preghiere non soltanto per i cristiani, ma anche per gl’infedeli sparsi in tutto il mondo,
 
sentendo realmente nel profondo del cuore una viva compassione per quelli che col peccato sfigurano l’immagine di Dio stampata in loro stessi
 
e si rendono volontariamente estranei alla felicità che Dio promette nell’eternità e a tutte le delizie del regno dei Cieli".
 
 
AVE MARIA!
AMDG

martedì 10 gennaio 2012

Felicità di Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo


File:Bartolomé Esteban Perez Murillo - Esquilache Immaculate Conception - WGA16359.jpg

Sono più felice di Voi

S. Teresa del Bambino Gesù confidava alla sorella Celina una delle sue ingenuità: Qualche volta mi trovo che sto dicendo alla Madonna: 


«Ma lo sapete, Madre mia cara, che io sono più felice di Voi? Io vi ho per madre, e Voi non avete come me una Madonna da amare! È vero che siete la Madre di Gesù, ma Voi lo deste a me, ed Egli sulla Croce vi dette a noi come Madre nostra; siamo noi, dunque, più ricchi di Voi! Altra volta nella vostra umiltà desideraste divenire la piccola serva di Dio, e io povera creaturina, sono non la vostra serva, ma la vostra figliuola! Voi siete di Gesù e Madre mia!». 


Questa sua felicità Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto santo avrebbe voluto comunicarla a tanti che dimenticavano di avere in cielo una mamma. 


Quando gli operai dovevano entrare in clausura, andava in cerca delle loro giubbe per nascondervi una medaglia della Madonna cucendola tra la stoffa e la fodera. 


La Madonna è ricca per arricchirci. Ella, dopo Gesù, dono del Padre, è il grande dono di Gesù morente a tutto il genere umano: «Ecco, la tua Madre» (Gv, 19-27).

(da "Mese Mariano" - Domenico Bertetto S.D.B. - Edizioni domenicane italiane, Napoli) 

AVE MARIA!
AMDG

FEDE, FIDUCIA E GRATITUDINE: le tre virtù di capitale importanza per fare del bene e glorificare il Padre mio



"Noi siamo sempre tenuti a perdonare le offese 
che sono rivolte a noi,
ma non quelle che colpiscono Dio o il prossimo."

(S. Tommaso d'Aquino)


Penso che NON CI POSSA ESSERE RIPARAZIONE autentica SENZA UNA PROFONDA GRATITUDINE,
perciò mi piace offrire la  seguente riflessione dettata da Gesù alla Serva di Dio Conchita Cabrera de Armida.
Che la Vergine Divina ci ottenga a tutti, soprattutto ai sacerdoti, il gusto della gratitudine.
                              
                              *


Gesù Santissimo prima di operare qualsiasi beneficio sulla terra, era solito sempre ringraziare il Padre Suo dal quale quel bene e tutti i beni sono dati al mondo e ai cuori. Non ha mai escluso il Padre Suo, nemmeno dai suoi atteggiamenti esteriori... 

"Cosa volevo insegnare con questo ai miei sacerdoti che mi avrebbero rappresentato sulla terra, che erano chiamati a trasformarsi in Me, a essere altri Me nel modo di trattare le anime, sollevandole nelle loro pene, curando le loro piaghe, consolandole e rialzandole sempre?

VOLEVO insegnare le tre virtù di capitale importanza per fare del bene e glorificare il Padre mio: la fede, la fiducia e la gratitudine. Queste tre disposizioni sono indispensabili per attirare su se stessi e sulle anime i favori del Cielo.

*I miei sacerdoti quindi, in forza del loro stato, sono obbligati a chiedere con fede viva, con quella fede che trasporta le montagne, con una fede che non vacilla, sicura e imperturbabile.

*Sono obbligati ad avere una fiducia cieca e sincera nella mia Divinità. La Divinità, ordinariamente, non opera mai in un'anima senza la cooperazione della fede e di una speranza amorosa. E quanto più profonda e forte è la fede, tanto più sicuro è il risultato, più s'impegnerà Dio stesso, che non nega mai nulla a chi lo prega con fede, a chi lo chiama con quella fiducia che nasce dall'amore.

*E la gratitudine deve, almeno all'inizio, precedere le fede e la fiducia, a mia imitazione. Se fai attenzione a ciò che si legge nel mio Vangelo, in molti passi, per non dire in tutti, la gratitudine verso il Padre mio risplende in Me, come faro luminoso che precede e condiziona le mie azioni. E come potrebbe essere altrimenti, se gli devo tanto, tutto ciò che Dio è? Come potrebbe il mio Cuore di Dio-Uomo non essere impastato, impregnato, saturato d'immensa, d'indelebile e d'infinita gratitudine?

Gli devo la vita divina , poiché mi ha generato "ab aeterno", e la vita umana per opera dello Spirito Santo, che è il suo Spirito. Per questo Io, sulla terra, non l'ho dimenticato neppure un istante; ...


Io sono stato sempre così delicato e squisito con il Padre mio celeste, che anzitutto gli dicevo la mia gratitudine; o per dire meglio, la mia gratitudine precedeva i suoi benefici. Per questo  molte volte innalzavo  i miei sguardi
al Cielo invocandoLo, pur sapendo che mi avrebbe ascoltato. Volevo infatti renderGli sempre il culto esteriore dell'adorazione che merita e che ogni uomo, soprattutto il sacerdote, è obbligato a darGli. E quando non lo facevo esteriormente, come uomo, sempre interiormente stavo al cospetto della Divinità, rendendo ad Essa il culto dovuto e anticipando il mio rendimento di gazie per tutto ciò che mi permetteva di fare per le anime.
Soprattutto nell'istituzione dell' Eucaristia che segna l'apice del mio amore, in quell'ora felice per l'umanità nella quale, attuando la transustanziazione, ho lasciato il mio Corpo e il mio Sangue sotto le apparenze del pane e del vino, in modo del tutto particolare ho voluto elevare lo sguardo al Padre e renderGli grazie anticipatamente per il mistero che si compiva: restare sulla terra nell'Eucaristia.


*Ho reso grazie prima di attuare quella singolare  unione con l'uomo, che discende dall'unità di Dio nel suo amore d'infinita predilezione, ho stabilito nella liturgia, come dovere per il sacerdote, che prima di consacrare, elevi gli occhi al Padre con quello sguardo puro e santo che ti ho spiegato, renda grazie con tutta l'anima sua, e manifesti al Padre tutta la sua gratitudine.


*Premettere sempre la gratitudine! Se lo facessero le anime, possedute dall'amore per il Padre mio, come lo era il mio Cuore!


E tutto questo Io non l'ho fatto per caso, ma come sempre con un fine di carità, con il santo fine d'insegnare ai miei sacerdoti, che sarebbero stati altri Me, la maniera concreta e, nello stesso tempo, divina e intima, di far piacere al Padre mio imitandomi.


I miei sacerdoti devono somigliare al mio Cuore nel loro modo di sentire, soprattutto nei riguardi del Padre mio celeste, che è una sola cosa con Me e con lo Spirito santo.


Assimilati a Me nella fede, nella fiducia e nella gratitudine, con queste tre virtù i miei sacerdoti otterranno dal Padre mio tutto ciò che Gli chiederanno.


Se sono altri Me, se sono trasformati in Me, nel mio Nome faranno cose maggiori di quelle che Io stesso ho fatto. Ma devono essere altri Me e far precedere sempre, sempre la gratitudine; perché ciò significa far precedere la fede, confermare la fede con una sicura speranza, con un'illimitata fiducia.


*Sapete perché Io ho fatto precedere la gratitudine, e perché voglio che i miei sacerdoti seguano questo bellissimo e divino modo di agire? Per espiare la poca gratitudine delle anime quando ricevono i miei benefici. COME sono pochi quelli che si ricordano di ringraziarMi!
Si possono contare coloro che custodiscono nella loro anima il ricordo dei miei favori! Quanto è difficile per tanti cuori egoisti serbare gratitudine a Dio cui tutto devono! 
 

Per espiare tale indifferenza glaciale per i miei benefici Io, per mezzo dei miei sacerdoti, rendo grazie al Padre tutti i giorni e in tutte le Messe che si celebrano sulla terra. Premetto sempre alle mie azioni i miei sentimenti di gratitudine verso la Maestà infinita, e per mezzo loro, elevo la mia anima e i miei occhi verso il Cielo in riparazione delle ingratitudini del mondo e, chi lo crederebbe? anche di coloro che si dicono Miei!


Infatti anche tra i miei sacerdoti ci sono degli ingrati: anzi, ci sono di quelli che non solo dimenticano i miei favori, ma che addirittura li rifiutano. E anche per loro ho ringraziato in anticipo il Padre mio per i benefici che avrebbero ricevuto in futuro, le indicibili delicatezze, i favori nascosti, le particolari attenzioni e i gesti di predilezione non corrisposti.


*Da qui si originano i miei costanti rendimenti di grazie nella celebrazione della Messa, che  è l'atto più solenne che si compie sulla terra: atto continuo di gratitudine, che non ho voluto tralasciare, per il merito infinito che contiene; per supplire, in primo luogo, all'ingratitudine dei miei sacerdoti e religiosi, e poi di tutte le anime che non danno il giusto valore ai benefici ricevuti da Dio né sanno ringraziare.


Io non ho fatto nulla sulla terra che non avesse una dimensione universale, un fine santo di carità a beneficio dell'umanità intera. Sono il Redentore, sono il Salvatore, sono la Vittima santa che volontariamente si immola per coprire le deficienze e supplire alle mancanze di gratitudine che si verificano sulla terra.


*Il far precedere l'azione di grazie non ha come scopo d'impegnare, per così dire, il Padre mio, affinché conceda il favore richiesto, ma è solo un modo per manifestarGli quella fede che crede nel Suo Potere, quella speranza o fiducia che ha già la certezza di ottenere dalla Sua Bontà infinita ciò che gli viene chiesto. E' amore, perché la gratitudine è amore, è riverenza, è adorazione e racchiude in sé molte altre virtù.


Perciò rendano grazie anticipatamente con fede viva, speranza certa, carità ardente, e poi sappiano attendere l'ora di Dio, che senza dubbio arriverà per mezzo di coloro che mi rappresentano, ossia dei Sacerdoti altri Me, trasformati in Me.


ECCO ciò che oggi chiedo: gratitudine, poiché, come ripeto, ne esiste ben poca nel mondo, ed essa è particolarmente necessaria ai miei sacerdoti, perché ci sia l'equilibrio della carità".


(da "Sacerdoti di Cristo" di Conchita Cabrera de Armida, Ed. Città Nuova, pag. 435).


                                 AVE MARIA! AMDG

lunedì 9 gennaio 2012

"L'amore di tutte le madri ...




Si quis est parvulus veniat ad me (Prov. IX, 4). Chiama Maria tutt'i fanciulli che hanno bisogno di madre a ricorrere a Lei come madre la più amorosa di tutte le madri. 

Dice il divoto Nierembergh: "L'amore di tutte le madri è un'ombra a rispetto dell'amore che Maria porta a ciascuno di noi". 
— Madre mia, madre dell'anima mia, che m'ami e desideri la mia salute più d'ogni altro dopo Dio; Madre, monstra te esse matrem.

Giac. Madre mia, fate ch'io mi ricordi sempre di voi.
(S. Alfonso, Visite al SS. Sacramento)


Lotto_alta
Natività. Lotto, 1530.



AVE MARIA!
AMDG

domenica 8 gennaio 2012

UNA SECONDA EPIFANIA: GESU' si è manifestato ai Magi dopo essersi mostrato ai pastori. Nel mistero del Giordano, Cristo si manifesta con maggior splendore.


BATTESIMO DI CRISTO


Il secondo Mistero dell'Epifania, il Mistero del Battesimo di Cristo nel Giordano, attira oggi in modo speciale l'attenzione della Chiesa. 
 L'Emmanuele si è manifestato ai Magi dopo essersi mostrato ai pastori; ma questa manifestazione è avvenuta nel ristretto spazio d'una stalla a Betlemme, e gli uomini di questo mondo non l'hanno conosciuta. 
Nel mistero del Giordano, Cristo si manifesta con maggior splendore. La sua venuta è annunciata dal Precursore; la folla che accorre al Battesimo del fiume ne fa testimonianza, e Gesù esordisce alla vita pubblica. 


Ma chi potrebbe descrivere la grandiosità delle cose che accompagnano questa seconda Epifania?

Il mistero dell'acqua.
Essa ha per oggetto, al pari della prima, il bene e la salvezza del genere umano; ma seguiamo il progredire dei Misteri. 


La stella ha condotto i Magi verso Cristo. Prima essi aspettavano e speravano; ora, credono. La fede nel Messia venuto comincia in seno alla Gentilità. Ma non basta credere per essere salvi; è necessario che la macchia del peccato sia lavata nell'acqua. "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,16): è tempo dunque che avvenga una nuova manifestazione del Figlio di Dio, per inaugurare il grande rimedio che deve dare alla Fede la virtù di produrre la vita eterna.
Ora, i decreti della divina Sapienza avevano scelto l'acqua come strumento di questa sublime rigenerazione della razza umana. 
Già all'origine delle cose lo Spirito di Dio ci è rappresentato mentre sorvola sulle acque, affinché, come canta la Chiesa il Sabato Santo, la loro natura concepisse già un principio di santificazione. 
Ma le acque dovevano servire alla giustizia contro il mondo colpevole, prima di essere chiamate a compiere i disegni della misericordia. Ad eccezione d'una sola famiglia, il genere umano per un terribile decreto, scomparve sotto le acque del diluvio.
Tuttavia, alla fine di quella terribile scena, si manifestò un nuovo indizio della futura fecondità di questo elemento predestinato. 
La colomba, uscita per un momento dall'arca della salvezza, vi rientrò con un ramoscello d'ulivo, simbolo della pace ridata alla terra dopo l'effusione dell'acqua. Ma il compimento del mistero annunciato era ancora lontano.


Nell'attesa del giorno in cui il mistero sarebbe stato manifestato, Dio moltiplicò le immagini destinate a sostenere l'attesa del suo popolo. Così, fu attraversando le acque del Mar Rosso che il popolo arrivò alla Terra promessa; e durante il misterioso tragitto, una colonna di nube copriva insieme il cammino d'Israele e le acque benedette alle quali questi doveva la sua salvezza.
Ma il solo contatto delle membra umane d'un Dio incarnato poteva dare alle acque la virtù purificatrice che ogni uomo colpevole sospirava. 
Dio aveva dato il Figlio suo non al mondo soltanto come Legislatore, Redentore e Vittima di Salvezza, ma perché fosse anche il Santificatore delle acque; e appunto in seno a questo sacro elemento doveva rendergli una testimonianza divina, manifestarlo una seconda volta.

Il battesimo di Gesù.
Gesù dunque, all'età di trent'anni, va verso il Giordano, fiume già famoso per le meraviglie profetiche operate nelle sue acque. 
Il popolo ebreo, risvegliato dalla predicazione di Giovanni Battista, accorreva in massa per ricevere il Battesimo che poteva produrre il pentimento del peccato, ma non cancellarlo. 


Il nostro divino Re va anch'egli al fiume, non per cercarvi la santificazione, poiché egli è il principio di ogni giustizia, ma per dare finalmente alle acque la virtù di produrre, come canta la Chiesa, una razza nuova e santa. 


Scende nel letto del Giordano, non più come Giosuè per attraversarlo a piedi asciutti, ma affinché il Giordano lo cinga delle sue acque, e riceva da lui, per comunicarla a tutto l'elemento, quella virtù santificatrice che esso non perderà mai più. Riscaldate dai divini ardori del Sole di giustizia, le acque divengono feconde, nel momento in cui il sacro capo del Redentore viene immerso nel loro seno dalla mano tremante del Precursore.


Ma in questo preludio di una nuova creazione, è necessario che intervenga tutta la Trinità. Si aprono i cieli, e ne scende la Colomba, non più come simbolo e figura, ma per annunciare la presenza dello Spirito d'amore che dà la pace e trasforma i cuori. Essa si ferma e si posa sul capo dell'Emmanuele, scendendo insieme sull'umanità del Verbo e sulle acque che bagnano le sue auguste membra.

La testimonianza del Padre.

Tuttavia il Dio-Uomo non era manifestato ancora con abbastanza splendore; bisognava che la parola del Padre risonasse sulle acque, e le agitasse fin nella profondità dei loro abissi. Allora si fece sentire quella Voce che aveva cantata David: Voce del Signore che risuona sulle acque, tuono del Dio di maestà che spezza i cedri del Libano, l'orgoglio dei demoni, che spegne il fuoco dell'ira celeste, che scuote il deserto, che annuncia un nuovo diluvio (Sal 28), un diluvio di misericordia; e quella voce che diceva: "Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto".



Così fu manifestata la Santità dell'Emmanuele dalla presenza della divina Colomba e dalla voce del Padre, come era stata manifestata la sua Regalità dalla muta testimonianza della Stella. 


 Compiuto il divino mistero e investito della virtù purificatrice l'elemento delle acque, Gesù esce dal Giordano e torna a riva, portando con sé - secondo l'opinione dei Padri - rigenerato e santificato il mondo di cui lasciava sotto le acque i delitti e le immondezze.

Usanze.
Come è grande la festa dell'Epifania, che ha per oggetto di onorare così sublimi misteri! E come non c'è da stupire se la Chiesa Orientale ha fatto di questo giorno una delle date per l'amministrazione solenne del Battesimo. Gli antichi monumenti della Chiesa delle Gallie ci mostrano che l'usanza esisteva anche presso i nostri avi; e più d'una volta - stando a quanto riferisce Giovanni Mosco (550-640 circa) - si vide il santo battistero riempirsi d'un'acqua miracolosa il giorno di questa grande festa, e asciugarsi da sé dopo l'amministrazione del Battesimo. La Chiesa Romana, fin dal tempo di san Leone, insisté per riservare alle feste di Pasqua e di Pentecoste l'onore di essere gli unici giorni consacrati alla celebrazione solenne del primo fra i Sacramenti; ma in parecchi luoghi dell'Occidente si conservò e dura ancora oggi l'usanza di benedire l'acqua con una solennità del tutto speciale nel giorno dell'Epifania.


La Chiesa d'Oriente ha conservato inviolabilmente tale usanza. La funzione ha luogo, ordinariamente, nella Chiesa, ma talvolta il Pontefice si reca sulle rive di un fiume, accompagnato dai sacerdoti e dai ministri rivestiti dei più ricchi paramenti e seguito da tutto il popolo. Dopo alcune magnifiche preghiere, che ci dispiace di non poter riportare qui, il Pontefice immerge nelle acque una croce rivestita di pietre preziose che significa il Cristo, imitando così l'azione del Precursore. Un tempo, a Pietroburgo, la cerimonia aveva luogo sulla Neva, e attraverso un'apertura praticata nel ghiaccio il Metropolita faceva scendere la croce nelle acque. Questo rito si osserva parimenti nelle Chiese dell'Occidente che hanno conservato l'usanza di benedire l'acqua nella Festa dell'Epifania.


I fedeli si affrettano ad attingere nella corrente del fiume quell'acqua consacrata; e san Giovanni Crisostomo - nella sua ventiquattresima Omelia sul Battesimo di Cristo - attesta, chiamando a testimone il suo uditorio, che quell'acqua non si corrompeva mai. Lo stesso prodigio è stato riconosciuto molte volte in Occidente.


Glorifichiamo dunque Cristo per questa seconda manifestazione del suo divino carattere, e rendiamogli grazie, insieme con la santa Chiesa, per averci dato, dopo la Stella della fede che ci illumina, l'Acqua potente che toglie le nostre immondezze. 


Nella nostra riconoscenza, ammiriamo l'umiltà del Salvatore che si curva sotto la mano di un uomo mortale al fine di compiere ogni giustizia, come dice egli stesso; poiché, avendo assunto la forma del peccato era necessario che sopportasse l'umiliazione per risollevarci dal nostro abbassamento. Ringraziamolo per questa grazia del Battesimo che ci ha aperto le porte della Chiesa terrena e della Chiesa celeste. Infine, rinnoviamo gli impegni che abbiamo contratti sul sacro fonte, e che sono stati la condizione di questa nuova nascita.


MESSA
La Messa è quella dell'Epifania, eccetto le Orazioni ed il Vangelo.

VANGELO (Gv 1,29-34). - In quel tempo Giovanni vide Gesù venire a lui, ed esclamò: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati dal mondo. Egli è colui del quale ho detto: dopo di me viene uno che è avanti di me, perché era prima di me. Ed io non lo conoscevo; ma affinché egli sia conosciuto in Israele, io venni a battezzare con acqua. E Giovanni rese la sua testimonianza dicendo: Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo a guisa di colomba e posarsi su di lui. Ed io nulla sapevo di lui; ma chi mi inviò a battezzare con acqua mi disse: Colui sul quale vedrai scendere e fermarsi lo Spirito, è colui che battezza con lo Spirito. Ed io ho veduto, ed ho attestato che egli è il Figlio di Dio.
"Celeste Agnello, tu sei sceso nel fiume per purificarlo; la divina Colomba è venuta dalle altezze del cielo ad unire la sua dolcezza alla tua, e sei tornato a riva. Ma - oh prodigio della tua misericordia! - dopo di te sono scesi i lupi nelle acque santificate: ed ecco che essi tornano verso di te trasformati in agnelli. Noi tutti, immondi per il peccato, diventiamo, uscendo dal sacro fonte, le candide pecorelle del tuo divino Cantico, che tornano dal lavatoio tutte feconde, non una sterile; quelle caste colombe che sembra si siano bagnate nel latte, e che hanno fissato la propria dimora presso chiare fontane: tanto è potente la virtù purificatrice che il tuo divino contatto ha dato a quelle acque!

Mantieni in noi il candore che deriva da te, o Gesù, e se l'abbiamo perduto, ridonacelo con il battesimo della Penitenza, il quale soltanto può ridare il candore del nostro primo abito! Spandi ancor più quel fiume d'amore, o Emmanuele! 
Che le sue acque vadano a cercare nel più profondo dei loro selvaggi deserti quelli che finora non hanno raggiunto; inonda la terra, come tu hai promesso. 
Ricordati della gloria nella quale fosti manifestato in mezzo al Giordano; 
dimentica i delitti che da troppo tempo ritardano la predicazione del tuo Vangelo su quelle plaghe desolate. 

Il Padre celeste comanda ad ogni creatura di ascoltarti: parla ad ogni creatura, o Emmanuele!".
***
OMELIA 
8 gennaio 2012

Cari fratelli e sorelle!

E’ sempre una gioia celebrare questa Santa Messa con i Battesimi dei bambini, nella Festa del Battesimo del Signore. Vi saluto tutti con affetto, cari genitori, padrini e madrine, e tutti voi familiari e amici! Siete venuti – l’avete detto ad alta voce – perché i vostri neonati ricevano il dono della grazia di Dio, il seme della vita eterna. Voi genitori avete voluto questo. Avete pensato al Battesimo prima ancora che il vostro bambino o la vostra bambina venisse alla luce. La vostra responsabilità di genitori cristiani vi ha fatto pensare subito al Sacramento che segna l’ingresso nella vita divina, nella comunità della Chiesa. Possiamo dire che questa è stata la vostra prima scelta educativa come testimoni della fede verso i vostri figli: la scelta è fondamentale!
Il compito dei genitori, aiutati dal padrino e dalla madrina, è quello di educare il figlio o la figlia. Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo.
Nella prima Lettura che abbiamo ascoltato, tratta dal Libro del profeta Isaia, Dio si rivolge al suo popolo proprio come un educatore. Mette in guardia gli Israeliti dal pericolo di cercare di dissetarsi e di sfamarsi alle fonti sbagliate: "Perché - dice - spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?" (Is 55,2). Dio vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana. E per questo ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri – per nostra fortuna! – e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre. Ci assicura poi che se accoglieremo la sua Parola, essa porterà frutti buoni nella nostra vita, come la pioggia che irriga la terra (cfr Is 55,10-11).
A questa parola che il Signore ci ha rivolto mediante il profeta Isaia, noi abbiamo risposto con il ritornello del Salmo: "Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza". Come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità, in particolare voi, cari genitori, padrini e madrine, per il bene di questi bambini. E quali sono "le sorgenti della salvezza"? Sono la Parola di Dio e i Sacramenti. Gli adulti sono i primi a doversi alimentare a queste fonti, per poter guidare i più giovani nella loro crescita. I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri. Per questo ci siamo impegnati dicendo: "Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza".
E veniamo ora alla seconda Lettura e al Vangelo. Essi ci dicono che la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza. Il Vangelo ci parla di Giovanni il Battista. Giovanni è stato un grande educatore dei suoi discepoli, perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé. Eppure Giovanni era un grande profeta, la sua fama era molto grande. Quando è arrivato Gesù, si è tirato indietro e ha indicato Lui: "Viene dopo di me colui che è più forte di me… Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo" (Mc 1,7-8). Il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale.
Ritorniamo ancora alla testimonianza. Nella seconda Lettura, l’apostolo Giovanni scrive: "E’ lo Spirito che dà testimonianza" (1 Gv 5,6). Si riferisce allo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, che rende testimonianza a Gesù, attestando che è il Cristo, il Figlio di Dio. Lo si vede anche nella scena del battesimo nel fiume Giordano: lo Spirito Santo scende su Gesù come una colomba per rivelare che Lui è il Figlio Unigenito dell’eterno Padre (cfr Mc 1,10). Anche nel suo Vangelo Giovanni sottolinea questo aspetto, là dove Gesù dice ai discepoli: "Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio" (Gv 15,26-27). Questo ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo.
File:Bartolomé Esteban Murillo - Tres Ángeles Niños.jpg

E’ molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i Sacramenti. E’ Lui infatti che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù. La preghiera è la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono. La preghiera e i Sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera.
Cari amici, invochiamo dunque tutti insieme lo Spirito Santo, perché scenda in abbondanza su questi bambini, li consacri ad immagine di Gesù Cristo, e li accompagni sempre nel cammino della loro vita. Li affidiamo alla guida materna di Maria Santissima, perché crescano in età, sapienza e grazia e diventino veri cristiani, testimoni fedeli e gioiosi dell’amore di Dio. Amen.
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AMDG