sabato 16 luglio 2011

VERGINE DEL CARMELO PRESERVACI DAL FUOCO DELL'INFERNO

File:Virgen del Carmen.JPG

Aiutaci, Vergine SS.ma, a salire con Te la "santa montagna"
che è Gesù Cristo.
Innamoraci della Sua Sapienza e della bellezza del suo Vangelo.
Dilata e plasma il nostro cuore secondo il Cuore di Gesù...
Col Tuo materno aiuto diverremo forte presenza di Gesù
per condurre tutti alla salvezza, nella quale sta
il trionfo del Tuo Cuore Immacolato 

*
O GESU' MIO 
perdona le nostre colpe 
preservaci dal fuoco dell'inferno...

VALENTIA Y ESPERANZA


10 RECETAS DE “LA VIRGEN DEL CARMEN” PARA
SUS HIJOS MARINEROS




1.  Cuando surjan escollos en  el camino; busca la FORTALEZA.
María mediará entre tu debilidad y la energía que te vendrá de
Dios. Te dará el remo de la valentía.


2.  Cuando las dudas se hagan presentes; recoge un aliento
ESPIRITUAL. María mediará entre tus noches sin fin y el clarear
con el que Dios te saludará. Te dará el remo del optimismo.


3.  Cuando tu corazón se encuentre dividido entre lo bueno y lo
malo; cocina una buena ración de UNIDAD. María te
proporcionará esa complicidad que existe entre Dios, el Hijo y el
Espíritu. Te dará el remo del discernimiento.


4.  Cuando los misterios te resulten demasiado invisibles; NO DES
VUELTA CON LA CUCHARA DE LOS INTERROGANTES. María te
enseñará el remo de las promesas que Dios cumple.


5.  Cuando sientas la soledad como el mayor enemigo de tu
fidelidad; BUSCA entre los pucheros de tu vida pasada. María te
hará gozar con el remo de los buenos recuerdos.


6.  Cuando salga a tu encuentro el dolor interminable y el precipicio
sin fondo; AGARRATE al tronco de la confianza.  María te
acercará el remo de la esperanza.


7.  Cuando sientas tentación de cerrarte en tus cosas; DESTAPA el
recipiente del compañerismo. María te descubrirá la grandeza de
ser Iglesia. Te dará el remo de la oración.


8.  Cuando veas que la alegría invade toda tu existencia; ECHA UN
POCO DE AZUCAR a los guisos de tus palabras y de tus obras.
María te dará el remo del agradecimiento.


9.  Cuando creas que todo puede morir y camines como quien ha
perdido la ilusión por seguir; ENCIENDE EL FUEGO DE LA
ORACION. María te dará el remo de la meditación.


10.Cuando pienses que el trabajo es mayor que tus cualidades, el
dolor insoportable, el futuro incierto, la fe débil,  tu vida
mediocre……SIRVELE A DIOS TODO ESO EN BANDEJA. María te
recordará que, no vale tanto lo que se hace, cuanto el corazón que
se pone en las cosas de Dios.

   J.Leoz 2006


AMDG et BVM

venerdì 15 luglio 2011

San Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274)



San Bonaventura da Bagnoregio
(1217-1274)


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 3 marzo 2010
 
 [Video]

San Bonaventura
Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi vorrei parlare di san Bonaventura da Bagnoregio. Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione. Con molta gioia qualche mese fa mi sono recato in pellegrinaggio al suo luogo natio, Bagnoregio, una cittadina italiana, nel Lazio, che ne custodisce con venerazione la memoria.

Nato probabilmente nel 1217 e morto nel 1274, egli visse nel XIII secolo, un’epoca in cui la fede cristiana, penetrata profondamente nella cultura e nella società dell’Europa, ispirò imperiture opere nel campo della letteratura, delle arti visive, della filosofia e della teologia. Tra le grandi figure cristiane che contribuirono alla composizione di questa armonia tra fede e cultura si staglia appunto Bonaventura, uomo di azione e di contemplazione, di profonda pietà e di prudenza nel governo.

Si chiamava Giovanni da Fidanza. Un episodio che accadde quando era ancora ragazzo segnò profondamente la sua vita, come egli stesso racconta. Era stato colpito da una grave malattia e neppure suo padre, che era medico, sperava ormai di salvarlo dalla morte. Sua madre, allora, ricorse all’intercessione di san Francesco d’Assisi, da poco canonizzato. E Giovanni guarì.
L'Immacolata tra i Santi
Antonio, Bonaventura e Francesco

La figura del Poverello di Assisi gli divenne ancora più familiare qualche anno dopo, quando si trovava a Parigi, dove si era recato per i suoi studi. Aveva ottenuto il diploma di Maestro d’Arti, che potremmo paragonare a quello di un prestigioso Liceo dei nostri tempi. A quel punto, come tanti giovani del passato e anche di oggi, Giovanni si pose una domanda cruciale: “Che cosa devo fare della mia vita?”. Affascinato dalla testimonianza di fervore e radicalità evangelica dei Frati Minori, che erano giunti a Parigi nel 1219, Giovanni bussò alle porte del Convento francescano di quella città, e chiese di essere accolto nella grande famiglia dei discepoli di san Francesco. Molti anni dopo, egli spiegò le ragioni della sua scelta: in san Francesco e nel movimento da lui iniziato ravvisava l’azione di Cristo. Scriveva così in una lettera indirizzata ad un altro frate: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa. La Chiesa cominciò con semplici pescatori, e si arricchì in seguito di dottori molto illustri e sapienti; la religione del beato Francesco non è stata stabilita dalla prudenza degli uomini, ma da Cristo” (Epistula de tribus quaestionibus ad magistrum innominatum, in Opere di San Bonaventura. Introduzione generale, Roma 1990, p. 29).


Pertanto, intorno all’anno 1243 Giovanni vestì il saio francescano e assunse il nome di Bonaventura. Venne subito indirizzato agli studi, e frequentò la Facoltà di Teologia dell’Università di Parigi, seguendo un insieme di corsi molto impegnativi. Conseguì i vari titoli richiesti dalla carriera accademica, quelli di “baccelliere biblico” e di “baccelliere sentenziario”. Così Bonaventura studiò a fondo la Sacra Scrittura, le Sentenze di Pietro Lombardo, il manuale di teologia di quel tempo, e i più importanti autori di teologia e, a contatto con i maestri e gli studenti che affluivano a Parigi da tutta l’Europa, maturò una propria riflessione personale e una sensibilità spirituale di grande valore che, nel corso degli anni successivi, seppe trasfondere nelle sue opere e nei suoi sermoni, diventando così uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa. È significativo ricordare il titolo della tesi che egli difese per essere abilitato all’insegnamento della teologia, la licentia ubique docendi, come si diceva allora. La sua dissertazione aveva come titolo Questioni sulla conoscenza di Cristo. Questo argomento mostra il ruolo centrale che Cristo ebbe sempre nella vita e nell’insegnamento di Bonaventura. Possiamo dire senz’altro che tutto il suo pensiero fu profondamente cristocentrico.
In quegli anni a Parigi, la città di adozione di Bonaventura, divampava una violenta polemica contro i Frati Minori di san Francesco d’Assisi e i Frati Predicatori di san Domenico di Guzman. Si contestava il loro diritto di insegnare nell’Università, e si metteva in dubbio persino l’autenticità della loro vita consacrata. Certamente, i cambiamenti introdotti dagli Ordini Mendicanti nel modo di intendere la vita religiosa, di cui ho parlato nelle catechesi precedenti, erano talmente innovativi che non tutti riuscivano a comprenderli. Si aggiungevano poi, come qualche volta accade anche tra persone sinceramente religiose, motivi di debolezza umana, come l’invidia e la gelosia. Bonaventura, anche se circondato dall’opposizione degli altri maestri universitari, aveva già iniziato a insegnare presso la cattedra di teologia dei Francescani e, per rispondere a chi contestava gli Ordini Mendicanti, compose uno scritto intitolato La perfezione evangelica. In questo scritto dimostra come gli Ordini Mendicanti, in specie i Frati Minori, praticando i voti di povertà, di castità e di obbedienza, seguivano i consigli del Vangelo stesso. Al di là di queste circostanze storiche, l’insegnamento fornito da Bonaventura in questa sua opera e nella sua vita rimane sempre attuale: la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione.

Il conflitto fu acquietato, almeno per un certo tempo, e, per intervento personale del Papa Alessandro IV, nel 1257, Bonaventura fu riconosciuto ufficialmente come dottore e maestro dell’Università parigina. Tuttavia egli dovette rinunciare a questo prestigioso incarico, perché in quello stesso anno il Capitolo generale dell’Ordine lo elesse Ministro generale.

Svolse questo incarico per diciassette anni con saggezza e dedizione, visitando le province, scrivendo ai fratelli, intervenendo talvolta con una certa severità per eliminare abusi. Quando Bonaventura iniziò questo servizio, l’Ordine dei Frati Minori si era sviluppato in modo prodigioso: erano più di 30.000 i Frati sparsi in tutto l’Occidente con presenze missionarie nell’Africa del Nord, in Medio Oriente, e anche a Pechino. Occorreva consolidare questa espansione e soprattutto conferirle, in piena fedeltà al carisma di Francesco, unità di azione e di spirito. Infatti, tra i seguaci del santo di Assisi si registravano diversi modi di interpretarne il messaggio ed esisteva realmente il rischio di una frattura interna. Per evitare questo pericolo, il Capitolo generale dell’Ordine a Narbona, nel 1260, accettò e ratificò un testo proposto da Bonaventura, in cui si raccoglievano e si unificavano le norme che regolavano la vita quotidiana dei Frati minori. Bonaventura intuiva, tuttavia, che le disposizioni legislative, per quanto ispirate a saggezza e moderazione, non erano sufficienti ad assicurare la comunione dello spirito e dei cuori. Bisognava condividere gli stessi ideali e le stesse motivazioni. Per questo motivo, Bonaventura volle presentare l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento. Raccolse, perciò, con grande zelo documenti riguardanti il Poverello e ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco. Ne nacque una biografia, storicamente ben fondata, del santo di Assisi, intitolata Legenda Maior, redatta anche in forma più succinta, e chiamata perciò Legenda minor. La parola latina, a differenza di quella italiana, non indica un frutto della fantasia, ma, al contrario, “Legenda” significa un testo autorevole, “da leggersi” ufficialmente. Infatti, il Capitolo generale dei Frati Minori del 1263, riunitosi a Pisa, riconobbe nella biografia di san Bonaventura il ritratto più fedele del Fondatore e questa divenne, così, la biografia ufficiale del Santo.

Qual è l’immagine di san Francesco che emerge dal cuore e dalla penna del suo figlio devoto e successore, san Bonaventura? 

Il punto essenziale: Francesco è un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Predecessore, il Venerabile, ora beato Giovanni Paolo II. Tale programma, egli scriveva nella Lettera Novo Millennio ineunte, si incentra “in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste” (n. 29).

Nel 1273 la vita di san Bonaventura conobbe un altro cambiamento. Il Papa Gregorio X lo volle consacrare Vescovo e nominare Cardinale. Gli chiese anche di preparare un importantissimo evento ecclesiale: il II Concilio Ecumenico di Lione, che aveva come scopo il ristabilimento della comunione tra la Chiesa Latina e quella Greca. Egli si dedicò a questo compito con diligenza, ma non riuscì a vedere la conclusione di quell’assise ecumenica, perché morì durante il suo svolgimento. Un anonimo notaio pontificio compose un elogio di Bonaventura, che ci offre un ritratto conclusivo di questo grande santo ed eccellente teologo: “Uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini... Dio infatti gli aveva donato una tale grazia, che tutti coloro che lo vedevano erano pervasi da un amore che il cuore non poteva celare” (cfr J.G. Bougerol, Bonaventura, in A. Vauchez (a cura), Storia dei santi e della santità cristiana. Vol. VI. L’epoca del rinnovamento evangelico, Milano 1991, p. 91).
Raccogliamo l’eredità di questo santo Dottore della Chiesa, che ci ricorda il senso della nostra vita con le seguenti parole: “Sulla terra… possiamo contemplare l’immensità divina mediante il ragionamento e l’ammirazione; nella patria celeste, invece, mediante la visione, quando saremo fatti simili a Dio, e mediante l’estasi ... entreremo nel gaudio di Dio” (La conoscenza di Cristo, q. 6, conclusione, in Opere di San Bonaventura. Opuscoli Teologici /1, Roma 1993, p. 187).

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/photogallery/2009/20090906/index.html


AMDG et BVM

giovedì 14 luglio 2011

"Ci amò e si donò". NON SALTIAMO ISAIA 53, come alcuni fratelli Ebrei




Beato Angelico, Crocifissione.

Isaia 53

[1] "Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe
stato manifestato il braccio del Signore? [2] È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una
radice in terra arida.
Non ha
apparenzabellezza
per
attirare i nostri sguardi,
non
splendore per provare in lui diletto. [3] Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si
copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. [4] Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è
addossato i nostri dolori
e noi lo
giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. [5] Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il
castigo che ci salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue
piaghe noi siamo stati guariti. [6] Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi
seguiva la sua strada;
il
Signore fece ricadere su di lui
l'
iniquità di noi tutti. [7] Maltrattato, si lasciò umiliare
e non
aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello,
come
pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non
aprì la sua bocca. [8] Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si
affligge per la sua sorte?
Sì, fu
eliminato dalla terra dei viventi,
per l'
iniquità del mio popolo fu percosso a morte. [9] Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il
ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse
commesso violenza
né vi
fosse inganno nella sua bocca. [10] Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando
offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si
compirà per mezzo suo la volontà del Signore. [11] Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si
sazierà della sua conoscenza;
il
giusto mio servo giustificherà molti,
egli si
addosserà la loro iniquità. [12] Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei
potenti egli farà bottino,
perché ha
consegnato se stesso alla morte
ed è
stato annoverato fra gli empi,
mentre egli
portava il peccato di molti
e
intercedeva per i peccatori." http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_PNZ.HTM


***

Il Getsemani sempre si perpetua nel mondo.
Entriamo con GESU' nel Getsemani per assaporare tutta
l'agonia di un Cuore che di più ha amato,
che di più si è donato, ed è oppresso da tutto il male,
l'odio e il peccato del mondo.

Solo così ci purificheremo e ci santificheremo
alla sorgente stessa.
Solo così diverremo sale prezioso per sanare
tanti cibi avvelenati.
Solo così potremo essere luce accesa
in mezzo alla densa notte di agonia
che avvolge la Chiesa e l'umanità.

Restiamo fedeli a Gesù e al suo Vangelo;
Siamo fedeli al Papa e alla Chiesa a Lui unita;
Siamo fedeli all'Eucaristia e alla preghiera,
VIVIAMO LA CONSACRAZIONE
ALL'IMMACOLATO CUORE DI MARIA.

Fratello/Sorella:
SE piangere una lacrima sulla Passione di Gesù
vale più di un anno a pane ed acqua,
ancor più vale rivedere la pellicola di Mel Gibson!


Pellicola completa: "La Passione"http://fr.gloria.tv/?media=63140






http://fr.gloria.tv/?media=34307


AMDG et BVM

mercoledì 13 luglio 2011

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


08.07.11


La Mamma parla agli eletti



<<Figli cari e tanto amati, vivete nell’Amore di Dio questo tempo. Avete ben compreso il senso delle Mie Parole?
Mi dice la Mia piccola:
Le Tue Parole dicono che occorre vivere secondo la Volontà di Dio ogni giorno della nostra vita.

Questo vogliono dire le Tue Parole, Dolce Madre. Capisco che è molto difficile, in questo tempo di ribellione generale, vivere nell’Amore di Dio.

È assai difficile perché gli uomini sono tanto confusi che non sanno distinguere, in gran numero, la destra dalla sinistra ed alcuni, addirittura, chiamano il male Bene ed il Bene male.

Dolce Madre, Tu vedi tutto questo e provi un grande Dolore per ogni uomo che fa la scelta pessima di allontanarsi da Gesù.

Chiami, Tu chiami ogni figlio, ma spesso lo trovi lontano e freddo, lo trovi distratto ed immerso nelle cose terrene, attaccato alla terra come se non dovesse mai lasciarla.

Madre cara, Dolce Tesoro, noi vogliamo stare stretti a Te e cooperare a pieno per la salvezza delle anime, di tutte le anime e fare in modo che nessuna si perda.

Questo vogliamo fare, ma vediamo l’opera di un terribile nemico che è più che mai feroce ed arrogante e vuole distruggere ogni cosa bella che Dio ha creato.

Madre cara, Dolce Tesoro, intercedi per ogni figlio che è già stretto tra le spire del serpente infernale, con la forza di Dio

riesca a divincolarsi ed a sfuggire.

Figli amati, se non intercedessi ogni giorno già molti sarebbero persi, ma Mio Figlio ha concesso a loro ancora del tempo per il ravvedimento.

Figli amati, ancora Mi servono le vostre preghiere ed i vostri sacrifici per ottenere altre Grazie speciali, ho bisogno di tante vostre preghiere e sacrifici per ottenere le Grazie speciali di salvezza per le anime.
Mi dice la piccola Mia:

“Madre, faremo ciò che ci chiedi, capiamo che la strada dell’Umanità è giunta alla stretta finale ed occorre sbrigarsi, senza perdere un solo istante.

Occorre restare imploranti davanti a Gesù per ottenere la Sua Infinita Misericordia e lasciare ancora sospesa la Perfetta Giustizia.

Madre amata, non Ti stancare di ripetere le Tue Parole di sprone e Guida, vogliamo che la grande Festa, da Tuo Figlio preparata, sia per tutti gli uomini della terra e non solo per alcuni.”
Figli amati,
sapete che grande è il potere della preghiera, con essa potete smuovere le montagne.

Pregate, quindi, senza interruzione, pregate ed unite anche dei sacrifici spontanei oltre a quelli che la vita vi costringe afare.

Pregate, pregate sempre, Dio concede le Grazie più grandi a chi è in continua adorazione.

Figli amati, chiedete perché Dio concede, bussate perché Dio apre.

Vi chiedo di essere più che mai operosi ed attivi per ottenere la salvezza di più anime possibile.
Vi sono vicina e vi aiuto.

Insieme lodiamo l’Altissimo, ringraziamo, adoriamo senza interruzione. Vi amo tutti.
Ti amo angelo Mio.>>

                                                                                              Maria Santissima
8.7.2011


AMDG et BVM