"SINTESI" DEL “TRATTATO DELLA VITA SPIRITUALE”
di san Vincenzo Ferreri
San Vincenzo Ferreri (1346 – 1419), è l’autore del bellissimo “Trattato della Vita spirituale”, buono e pratico non solo per religiosi bensì per ogni cristiano. Chi lo legge confessa che non ci sono altri libri in cui le virtù sono rappresentate così al vivo. I suoi insegnamenti sono brevi ma sostanziali. Offrono alla riflessione una materia inesauribile. E quindi sempre nuova.
Oggi però le genti, un po’ distratte, fan fatica a concentrarsi nella lettura d’un trattato sia pur breve. Offro perciò in questo post, del suddetto Trattato, una sintesi riportata da alcuni manoscritti del XV secolo. Eccola:
“ Se vuoi arrivare alla meta prefissa [ossia: alla santità], due cose ti sono necessarie:
· La prima: tieniti lontano da tutte le cose passeggere e terrestri, non prestarci nessuna attenzione, come se non esistessero;
· La seconda: datti a Dio in modo tale da non dire né fare se non solo quello che crederai sicuramente piacere a Lui.
Il primo punto lo realizzerai così: Disprezzati quanto puoi e
come puoi, convinto che sei un nulla e che tutti gli altri uomini sono buoni e migliori di te e più riconoscenti con Dio. Tutto quanto senti o vedi nelle persone religiose ed illustri, consideralo sempre fatto o detto con buona intenzione per quanto a volte possa sembrare il contrario. Frequentemente gli umani sospetti ingannano.
Non dispiacere a nessuno. Non dire mai di te stesso cosa che si volga in tua lode, per quanto possa esserti amico l’interlocutore. Ed ancor più impegnati a nascondere le tue virtù anziché i vizi. Non parlare mai male di nessuno, neppure se le cose fossero vere o conosciute, ma solamente nella confessione, e solo quando non potresti manifestare altrimenti il tuo peccato. Ascolta con gusto se qualcuno viene lodato, più di quando è vituperato.
Quando parli, le tue parole siano poche, rette, vere, poderose, e trattino di Dio. Se un laico parla con te e tratta cose vane, appena puoi cambia argomento di conversazione e trasportati alle cose di Dio. Tutto ciò che succede a te o ad altri a te vicini, non ti preoccupi. Se è cosa prospera, non rallegrarti; se avversa, non rattristarti, ma considerala niente, e loda Dio.
Fai possibilmente ogni sforzo per cercare diligentemente ciò che è utile. Rifuggi dal parlare per quanto puoi, perché è meglio tacere che parlare. Dopo la [preghiera di] Compieta non parlar più fino a che la Messa del giorno seguente sia terminata, salve eccezionale motivo. Se notassi qualcosa che non ti piace, esaminati e se c’è in te, toglila. Però, nel caso vedessi o udissi qualcosa che ti piace, scrutati: e se ce l’hai conservala, e se non ce l’hai procuratela, e così tutte le cose staranno per te come in uno specchio.
Di nulla mormorerai con nessuno, a meno che, per quanto grave sia ciò che pensi, tu creda sia di giovamento. Non asserire né negare mai alcunché in maniera testarda (pertinace), ma le tue asserzioni, negazioni e dubbi siano ornati di prudenza [nel manoscritto: condimentadas con sal]. Astieniti sempre da risate sguaiate. Le risate siano rare. E conversa con pochi, ma sempre con brevità di parole. Fa’ in modo che con le tue parole si dissolva ogni dubbio.
Il secondo punto lo raggiungerai in questo modo: Applicati all’orazione con grande devozione e pregala come impegno nelle ore dovute: e quel che porti all’orazione meditalo nel tuo cuore giorno e notte. La lettura alimenti l’orazione.
Medita diligentemente e immaginati la situazione di coloro per i quali hai pregato
Memorizza nel tuo profondo cosa sei stato, cosa sei, cosa sarai. Che sei stato una spina puzzolente, che sei un mucchio di sterco, che sarai cibo e alimento di vermi [nel manoscritto: que fuiste una espina fétida, eres un montòn de estiércol, seràs comida y manjar de gusanos]. Immaginati anche i tormenti dei dannati nell’inferno, tormenti che mai finiranno, e come per un così poco godimento ora patiscono tanti mali. Immagina altresì la gloria dei beati in Paradiso, che mai finirà, e che si guadagna con tanta facilità e prontezza. E ugualmente quanto dolore e pianto avranno coloro che per cose così minuscole perdettero una così grande gloria.
Quando sperimenti o temi un disgusto, pensa che se ti trovassi nell’inferno, quel dispiacere e quant’altro non vorresti, lo avresti, così sopporterai tutto diligentemente per l’amore di Cristo. E quando hai, o desiderassi avere una soddisfazione pensa che se fossi in Paradiso la terresti, insieme a tutto ciò che vorresti avere.
Quando è la festa di un santo, pensa quante cose sopportò per Dio, anche se per breve tempo, e quali grandi cose raggiunse, che sono eterne. Pensa altresì alla fine dei tormenti dei buoni, e dei godimenti dei cattivi. Questi per i loro illeciti piaceri e divertimenti hanno la pena eterna. I buoni per i loro tormenti ottennero la gloria eterna.
Nel caso ti vinca la pigrizia, prendi questo scritto, e con diligenza immagina tutto questo, e pensa al tempo che spendi operando così, e come i dannati nell’inferno darebbero per esso tutto il mondo se l’avessero. Se tenessi alcun dolore pensa ai beati del Paradiso che ne sono privi. E ugualmente avendo alcuna consolazione, pensa che i dannati dell’inferno ne sono assolutamente sprovvisti. Quando vai a riposare esaminati su ché pensasti, ché dicesti, ché facesti nel giorno, e se dissipasti il prezioso tempo che ti fu dato per meritarti la vita eterna, e, se l’utilizzasti bene, loda Dio. Se invece te ne servisti male e negligentemente, piangi. E all’indomani non ritardare la confessione. E nel caso abbia fatto o detto qualcosa di cui molto ti rimorde la coscienza, non mangiare prima di confessarti.
Come conclusione, ti invito a immaginare due città: una, colma di tutti i tormenti, cioè, l’inferno. L’altra, piena di ogni consolazione, come è il paradiso.
E’ necessario che corra verso una delle due. Osserva bene chi può condurti al male o chi può impedirti il bene. Penso che non l’incontrerai.
Sono certo che se custodisci le cose sin qui dette, lo Spirito te lo insegnerà tutto e abiterà in te e ti educherà a compiere tutta la tua parte.
Pertanto, osserva bene queste cose e non omettere nulla. Leggile due volte la settimana, il mercoledì e il sabato. Ove risultassi fedele nel compimento, loda Dio, che è pietoso e misericordioso per i secoli dei secoli. AMEN.
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L'originale è qui:
“Si quieres alcanzar plenamente lo que intentas, dos cosas te son necesarias:
- primera, que te apartes de todas las cosas transitorias y terrenas, y no te cuides
nada de ellas, como si no existieran;
- segunda, que te des de tal forma a Dios, que nada digas ni hagas sino lo que
creyeres firmemente que le agrada.
Lo primero lo conseguirás de este modo: Despréciate a ti mismo de todas las
maneras en que puedas, creyendo que eres nada y que todos los hombres son buenos y
mejores que tú, y que agradan más a Dios. Todo lo que oigas u observes en las
personas religiosas y famosas, míralo siempre como hecho o dicho con buena intención,
aunque parezca lo contrario. Porque frecuentemente fallan las sospechas humanas.
A nadie disgustes. Nunca hables de ti mismo algo que comporte alabanza, por
más amigo que sea aquel con quien hablas. Es más, trabaja más en ocultar las virtudes
propias que los vicios. De nadie hables mal jamás, aunque sean cosas verdaderas o
manifiestas, a no ser en la confesión, y esto cuando no puedas manifestar de otra manera
tu pecado. Escucha con gusto cuando alguien es alabado, más que cuando es
vituperado.
Cuando hables, tus palabras sean pocas, rectas, verdaderas, poderosas, y sean
también sobre Dios. Si un seglar habla contigo y propone cosas vanas, cuanto antes
puedas corta la conversación y transpórtate a las cosas de Dios. Todo lo que te
acontezca a ti, o a otro unido a ti, no te preocupe. Si es cosa próspera, no te alegres; si
es adversa, no te entristezcas, sino considéralo nada, y alaba a Dios.
Pon, en lo posible, toda solicitud para buscar diligentemente lo que es útil. Huye
de las palabras en cuanto puedas, porque es mejor callar que hablar. Después de las
Completas no hables hasta que la misa del día siguiente haya terminado, a no ser que se
presente una razón mayor. Si vieres algo que no te gusta, mira si está en ti y córtalo.
Mas, si vieres u oyeres algo que te agrada, mira si está en ti y manténlo, y si no lo
tienes, tómalo y así todas las cosas estarán para ti como en un espejo.
De nada murmures con otro, a no ser que creas que es provechoso, por más
grave que sea lo que piensas. Nunca afirmes algo de modo pertinaz, ni tampoco lo
niegues así, sino que tus afirmaciones, negaciones y dudas, estén condimentadas con
sal. Abstente siempre de las carcajadas. Las risas sean raras. Y a pocos prestes
conversación sino brevemente en todas tus palabras. Compórtate de forma que en tus
palabras se disipen las dudas.
Lo segundo lo alcanzarás de este modo: aplícate a la oración con gran devoción
y rézala como tarea en las horas debidas: y lo que llevas a la oración medítalo en tu
corazón día y noche. Lo que leas sea para alimentar la oración.
Medita diligentemente e imagínate el estado de aquellos en cuyo recuerdo las
has rezado.
Ten estas cosas como propias en tu memoria, a saber, qué fuiste, qué eres, qué
serás. Qué fuiste, una espina fétida. Qué eres, un montón de estiércol. Qué serás,
comida y manjar de gusanos. Imagina también las penas de los que están en el infierno,
penas que nunca acabarán, y que por tan poco deleite padecen tantos males. Por otra
parte, imagina la gloria de los que están en el paraíso, que nunca acabará, y cuán pronto
y brevemente se adquiere. Y, lo mismo, cuánto dolor y llanto tendrán los que por cosas
tan pequeñas perdieron tan gran gloria.
Cuando tienes algo que te disgusta, o temes tenerlo, piensa que si estuvieras en
el infierno, aquello y todo lo que no quisieras tener, lo tendrías, y de esta manera lo
soportarás todo diligentemente por el amor de Cristo. Y cuando tienes, o , deseas tener
algo que te agrada, piensa que si estuvieras en el paraíso lo tendrías, con todo lo que
quisieras tener.
Cuando es la fiesta de algún santo, piensa cuántas cosas soportó por Dios,
aunque brevemente, y qué cosas alcanzó, que son eternas. Piensa también que pasaron
los tormentos de los buenos y los gozos de los malos. Estos, por sus indebidas delicias
y gozos, tienen la pena eterna. Y los buenos, con estos tormentos, alcanzaron la gloria
eterna.
Siempre que te venza la pereza, toma este escrito e imagínate con diligencia todo
esto, y piensa el tiempo que pierdes obrando así, de forma que los que están en el
infierno darían todo el mundo si lo tuvieran para ello. Si tienes algunos dolores, piensa
que los que están en el paraíso carecen de ellos. Y, lo mismo, si tienes algún consuelo,
piensa que los del infierno carecen absolutamente de ellos. Cuando vayas a acostarte,
examínate, qué pensaste, qué dijiste, qué hiciste durante el día y cómo el tiempo útil que
se te dio para adquirir la vida eterna, lo disipaste, y, si lo utilizaste bien, alaba a Dios.
Si lo utilizaste mal y negligentemente, llora. Y al día siguiente no retardes la confesión.
Y si hiciste algo, o dijiste, de lo que te remuerde mucho la conciencia, no comas antes
de confesarte.
Como final, pongo que imagines dos ciudades: una, llena de todos los tormentos,
a saber, el infierno. La otra, llena de todo consuelo, como es el paraíso.
Es necesario que corras hacia una de las dos. Mira bien quién te puede llevar al
mal o quién te puede impedir el bien. Pienso que no lo encontrarás.
Estoy seguro que si guardas las cosas que se han dicho, el Espíritu te lo enseñará
todo y habitará en ti y te educará para que lo cumplas todo.
Por tanto, observa bien estas cosas y no omitas nada. Léelas dos veces por
semana, el miércoles y el sábado. Y donde encuentres que las has cumplido, alaba a
Dios, que es piadoso y misericordioso por los siglos de los siglos. AMEN”.
Da: biblioteca.campusdominicano.org/trat_vida_esp.pdf –
AMDG et BMV