S. Giovanni Nepomuceno è il martire del sigillo sacramentale.
Nacque nel 1330 a Nepomuk, in Boemia. Cominciò gli studi ecclesiastici nella città di Praga e fu consacrato sacerdote dall’arcivescovo di quella città.
Appena ordinato, si diede con zelo alla sacra predicazione, e il re Venceslao lo volle come predicatore di corte. Non passò molto tempo che l’arcivescovo, per dargli un premio volle eleggerlo canonico della cattedrale e l’imperatore lo propose alla sede vescovile di Leitometitz. Spaventato il buon canonico di tanti onori e responsabilità, riuscì a persuadere il sovrano a ritirare la sua proposta.
La moglie di Venceslao, la piissima Giovanna di Baviera, conosciutolo, lo elesse per suo confessore e direttore di spirito. La buona regina passava ore intere dinanzi al Santissimo Sacramento, fuggiva anche l’ombra del peccato ed era a tutti esempio di grande virtù.
Però il re, corrotto, sospettava che Giovanna gli fosse infedele e la tormentava spesso per conoscere ciò che esisteva solo nella sua mente. Riuscendo naturalmente infruttuose tutte le sue investigazioni, e non essendo ancora convinto dell’innocenza della consorte, deliberò di interrogare il suo confessore e farsi rivelare da lui, o per amore o per forza, quanto la regina gli diceva in confessionale.
Chiamato a sé Giovanni, lo interrogò in belle maniere e con promesse di onori gli intimò di parlare.
Il Santo rabbrividì alla proposta e rispose con coraggio che in quella richiesta non poteva assolutamente obbedirlo. Dopo essere stato minacciato della prigionia, e anche di peggio, fu richiamato dopo qualche giorno a svelare quanto gli era stato ordinato. Ma Giovanni si mostrò inflessibile sia quella volta che una terza, quando il re lo invitò a un pranzo.
All’ennesimo fermo rifiuto il re ordinò ai suoi sgherri di gettarlo nel fiume Moldava che passa per Praga. Di notte, perché non vi fosse il pericolo di una sommossa del popolo.
Giovanni venne condotto sul ponte della città e, tra il sesto e il settimo pilastro (dove ancora una croce ricorda il delitto), venne gettato nella corrente. Era l’anno 1383.
Giovanni venne condotto sul ponte della città e, tra il sesto e il settimo pilastro (dove ancora una croce ricorda il delitto), venne gettato nella corrente. Era l’anno 1383.
Il mattino seguente però sulle sponde del fiume galleggiava un cadavere circondato da una luce misteriosa. Fu tratta alla riva e si riconobbe Giovanni. Tutta la città fu sottosopra appena chiarito il mistero e conosciuto l’autore del misfatto.
Con una processione, il corpo fu portato alla vicina chiesa di S. Croce, mentre ogni persona, piangente, accorreva a baciargli i piedi e a raccomandarsi alla sua intercessione.
Autore: Antonio Galuzzi
AMDG et DVM