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giovedì 27 febbraio 2020

San Gabriele dell'Addolorata

Risultato immagini per casa paterna di san gabriele dell'addolorata - assisi

San Gabriele nacque ad Assisi. Fu battezzato con il nome di Francesco, a ricordo del suo santo concittadino. 

Era di indole molto buona. Fin da giovane cominciò a sentirsi a disagio nella vita borghese, perché dalla generosità di Dio era stato invitato a una vita irreprensibile. 


Entrò nell'istituto dei padri Passionisti e assunse il nome di Gabriele dell'Addolorata, quasi per ricordarsi continuamente delle gioie e delle sofferenze della Madonna. 


Soleva venerare la Vergine in tutti i modi, soprattutto rammentando la sua sofferenza a causa dei dolori di Gesù e questa meditazione lo commuoveva fino alle lacrime. 


Si mantenne vergine, e visse dedicato soltanto a Dio, praticando le penitenze che si esercitavano nel suo istituto, come fosse crocifisso al mondo. 


Confortato dall'aiuto di Maria, morì nel 1862, ancora giovane e già ricco di virtù, e consumato più dall'amore di Dio che dalla violenza della malattia. 


Il papa Pio X lo inserì nel catalogo dei beati, e Benedetto XV in quello dei santi. Pio XI decretò che il suo culto venisse esteso a tutta la Chiesa.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Risultato immagini per casa paterna di san gabriele dell'addolorata - assisi




P
reghiamo
O Dio che a S. Gabriele insegnasti a meditare assiduamente i dolori della tua dolcissima Madre e l'hai onorato per mezzo di Lei con la gloria della santità e dei miracoli, concedi a noi, per la sua intercessione ed il suo esempio, di unirci al pianto della Madre tua così da essere salvati dalla sua materna protezione:
Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen

lunedì 27 febbraio 2017

Prese il nome di Gabriele dell’Addolorata


SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA

s.gabriele addolorataSan Gabriele dell’Addolorata. 
Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Crebbe a Spoleto, dove frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. Studiò fino a 17 anni, dopo i quali, addolorato vivamente per la morte della madre, vittima del colera del 1855, si ritirò in religione. 
A 18 anni entrò a Morrovalle (Macerata) nel noviziato dei Passionisti, fondati da San Paolo della Croce, per poter consolare col suo delicatissimo cuore i dolori della passione di Gesù Cristo e della Vergine Addolorata. Non più quindi vanità, non più ricercatezze, ma il rozzo saio passionista fu la sua ambizione. 
Compiuto il noviziato prese il nome di Gabriele dell’Addolorata, volendo significare con questo la particolare devozione che nutriva verso la Madre dei dolori. 
Quantunque fosse stato sempre debole, manifestava uno speciale fervore nel condurre vita penitente e di preghiera.
Condusse una vita umile e silenziosa; non operò miracoli. La preghiera e la mortificazione, l’ubbidienza perfetta all’orario, lo studio, la meditazione, l’esame di coscienza, l’umiltà, erano il suo impegno quotidiano. A tutto questo, ch’è comune ad ogni religioso, egli aggiungeva una singolarissima devozione alla SS. Vergine, per cui in soli cinque anni di vita religiosa si fece grande santo. 
Spinto dal suo amore Gabriele s’era composto una specie d’inno che chiamava simbolo di Maria e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di articoli che esprimevano la fede, la devozione, l’amore e la tenerezza verso le grandezze di Maria. 
Esercitò un vivo apostolato mariano tra i confratelli ma anche coi familiari, ai quali assai di frequente scriveva lettere piene di saggezza e di amore.

Morì nel 1862, 24enne, a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori. È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È santo dal 1920, copatrono dell’Azione cattolica e patrono dell’Abruzzo.

Oratio

DEUS, qui beátum Gabriélem dulcíssimae Matris tuae dolóres assídue recólere docuísti, ac per illam sanctitátis et miraculórum glória sublimásti: da nobis, ejus intercessióne et exémplo ; ita Genitrícis tuae consociári flétibus, ut matérna ejúsdem protectióne salvémur: Qui vivis.