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domenica 22 aprile 2018

QUEL CASO SINGOLARE IN CUI BENEDETTO XVI SCONFISSE IL DEMONIO

QUEL CASO SINGOLARE IN CUI BENEDETTO XVI SCONFISSE IL DEMONIO

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Aneddoto tratto dal libro “Professione Esorcista”, testimonianza di un discepolo di padre Gabriele Amorth
Il primo caso di possessione autentica non si dimentica mai, parola del sacerdote messicano che è stato discepolo di padre Gabriel Amorth per quattro anni. Charles, un nobile francese, iniziò a sentirsi male dopo un ritiro spirituale a Digione, in Borgogna. Entrava inspiegabilmente in trance, e nulla riusciva a liberarlo.
Nel libro Professione Esorcista di padre Cesare Truqui con la vaticanista Chiara Santomiero (ed. Piemme, 2018) si spiega come l’esorcista stabilisca un colloquio con la presunta vittima del maligno, e una volta verificato il caso escludendo che si tratti di un problema psichiatrico o medico obblighi il demonio a rivelarsi attraverso la preghiera e alcune domande.
È stato così nel caso di Charles, alto un metro e novanta, felicemente sposato con un figlio e che Benedetto XVI ha liberato dal demonio con il solo potere della preghiera. La voce che usciva dal corpo del posseduto si è identificata: “Sono il principe del mondo”, e insisteva superba e altezzosa davanti all’esorcista Francesco Bamonte, di grande esperienza: “Non puoi far niente con me!” “E chi, allora?” – “Il Papa o un vescovo”, rispondeva la voce infernale.
Charles era un uomo normale, di successo, di sangue blu e proveniente da una famiglia ricca. La mattina del ritiro spirituale ha attaccato con una forza fuori dal comune un compagno che gli si era avvicinato preoccupato per la sua reazione alla preghiera. Sono seguiti interminabili incontri con psichiatri, specialisti e sacerdoti. Nessuno riusciva a spiegare la situazione, che faceva disperare lui e la sua famiglia.
Padre Bamonte sentiva che stava perdendo la lotta spirituale con Satana, l’angelo caduto, sul campo di battaglia che era il corpo martirizzato di Charles. Ha allora consultato allora padre Amorth, che lo ha invitato a non lasciarsi ingannare e impaurire. Satana insisteva dicendo che solo il Papa avrebbe potuto tirarlo fuori da lì.
Charles è peggiorato, e quindi gli è stato consigliato di scrivere direttamente a Papa Benedetto XVI. La lettera è arrivata attraverso un sacerdote di fiducia mediante la Segreteria di Stato. La risposta è giunta una settimana dopo firmata dal segretario di Papa Ratzinger, e vi si prometteva di pregare per il posseduto.
Benedetto XVI ha offerto intenzioni nelle Messe successive per liberare l’uomo. Truqui narra che tre mesi dopo ha ricevuto una telefonata da padre Bamonte: “Padre, non mi crederà, ma penso che Charles sia stato liberato!” Durante l’ultimo esorcismo, Charles aveva lanciato un grido liberatorio e si era alzato felice.
L’unica spiegazione, sostiene Truqui, è la potente preghiera del Papa, che ha messo in ginocchio Satana dopo che i genitori di Charles – che non ne era a conoscenza – avevano stretto un patto diabolico e lo avevano offerto quando era bambino come tributo in cambio di potere e denaro insieme al suo fratello gemello abortito.
Truqui è oggi professore del corso annuale di esorcismo e preghiera di liberazione organizzato dal Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma (XIII edizione, 16-21 aprile 2018), e ricorda di non aver avuto paura in quella prima visione di una possessione, ma che è stato illuminante riconoscere la verità del male descritto nel Vangelo.
Un altro episodio simile e che coinvolge Benedetto XVI, avvenuto nel maggio 2009, è stato raccontato dallo stesso padre Amorth nel libroL’ultimo esorcista.
In quel caso il Papa tedesco, che il 16 aprile compie 91 anni, ha aiutato a curare due giovani posseduti, Marco e Giovanni, che erano stati portati in Piazza San Pietro perché sembrava che non migliorassero solo con le preghiere e il rito. Nell’udienza generale del mercoledì, mentre la papamobile si avvicinava, hanno iniziato ad avere delle convulsioni.
Una delle due assistenti di padre Amorth che accompagnavano i giovani ha chiesto a Giovanni come stava. “Non sono Giovanni”, ha detto una voce rauca. La ragazza non ha risposto. “Sa che con il diavolo solo un esorcista può parlare”, ha spiegato padre Amorth.
Il Papa è sceso dalla jeep e ha salutato la folla. I giovani posseduti tremavano e balbettavano. Una delle donne ha gridato: “Santità, Santità, siamo qui!” Il Papa si è girato verso di loro, li ha osservati da lontano, non si è turbato, ha alzato il braccio e li ha benedetti. I due posseduti si sono sentiti scossi fortemente e sono stati gettati tre metri più in là, sosteneva padre Amorth. I ragazzi hanno iniziato a piangere, e quando il Papa si è allontanato sono tornati in sé.
Nel libro scritto con la Santomiero, Truqui racconta che il demonio teme Gesù e la Vergine Maria, e in particolare la madre di Cristo, ma che Lucifero sulla Terra lotta contro la Chiesa di Cristo.
In base alle rivelazioni dei demoni durante il rito, i vescovi sono gli unici a inviare i sacerdoti esorcisti perché compiano quel ministero speciale, anche se per molto tempo questa pratica liberatoria è stata screditata dalla scienze e anche da alcune chiese, che la ritengono superstiziosa e anacronistica, il che porta alla mancanza di sacerdoti preparati in alcune regioni del nord d’Europa e del resto del mondo.
In questo, senso, secondo gli esperti va ricordato che la possessione demoniaca si verifica raramente. Sante Babolin, un altro noto esorcista, constata che nelle migliaia di casi analizzati nella diocesi di Padova le vere possessioni sono pochissime.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
tratto da https://it.aleteia.org/2018/04/16/benedetto-xvi-sconfisse-demonio/di  Ary Waldir Ramos Díaz | Apr 16, 2018
In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti.
"Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque,
Princeps militiae caelestis,
satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude.
Amen".

giovedì 22 febbraio 2018

Una documentada investigación excepcional que podria corresponder a la parte no revelada del Tercer Secreto de Fàtima.






¿El secreto mejor guardado de Fátima?

José María Zavala presenta en su nuevo libro una documentada investigación que, según el autor, pone de manifiesto que la tercera de las revelaciones no fue dada a conocer en su totalidad en el año 2000.

  • Gabriele Amorth (izda.) junto a José María Zavala durante la entrevista inédita que recoge el libro
    Gabriele Amorth (izda.) junto a José María Zavala durante la entrevista inédita que recoge el libro



José María Zavala. 
Tiempo de lectura 8 min.
18 de marzo de 2017. 22:44h
Comentada11








Con motivo del primer centenario de las apariciones de Fátima, se publica este martes mi libro «El secreto mejor guardado de Fátima» (Temas de Hoy), una investigación con documentos y testimonios nuevos, que incluye una entrevista inédita a don Gabriele Amorth, exorcista oficial del Vaticano e hijo espiritual del Padre Pío. Marco Tosatti, el decano de los vaticanistas italianos y experto mundial en Fátima, viajará a Madrid el próximo 6 de abril para presentar este trabajo, al cual califica ya de «un estudio admirable e impactante, que ayudará a la fe». Esta nueva investigación pone de manifiesto, entre otros extremos insospechados, que el Tercer Secreto de Fátima no fue revelado en su totalidad en el año 2000 y ofrece un documento nuevo que correspondería, según uno de los peritos calígrafos más reputados de España, a las palabras explicativas de la Virgen de Fátima dictadas a Sor Lucia en 1944 para avisar sobre una futura apostasía en la Iglesia. He aquí, un extracto de la extensa conversación con Amorth, durante la cual el exorcista analiza el contenido del Tercer Secreto, la no consagración de Rusia al Inmaculado Corazón de María y la situación interna de la Iglesia:
–¡Macellai! –vocifera don Gabriele en italiano, como si quisiera expulsar al mismísimo demonio, recuperando el antiguo destello de sus ojos cansados, acuosos, viejos–.
–¡Carniceros...! –murmuro yo, entre dientes–.
–En la cabeza y en el corazón del Padre Pío –explica el exorcista oficial del Vaticano, con gesto de estupor– retumbaba una y otra vez esa terrible palabra pronunciada por el mismo Jesús contra varios altos mandatarios de la Iglesia y multitud de sacerdotes.
–Esa patibularia sentencia –advierto– figura en una carta del Padre Pío a su director espiritual, recogida en el primer volumen de su Epistolario [del 19 de marzo, festividad de San José, de 1913].
–Una carta profética, sin duda –asiente él–. Tan profética, que aún no se ha cumplido del todo...
–¿Cómo no recordarla? Contaba el Padre Pío que se le apareció Jesús entonces con el rostro desfigurado, asegurándole que se mantendría en agonía por todas esas almas infieles favorecidas por Él... ¡hasta el fin del mundo!
–Y lo peor de todo –subraya el padre Amorth con una mueca torcida, de dientes astillados– es que esos desgraciados siguen correspondiendo aún hoy a su inefable Amor arrojándose en brazos de la masonería. Jesús continuó todavía, pero aquello que le dijo al Padre Pío no pudo manifestarlo él entonces a criatura humana alguna sobre la tierra.
–Debía de ser aterrador...
–El Tercer Secreto de Fátima... –comenta él, chascando la lengua–.
–¡Qué me dice! –exclamo, atónito–. ¿Conocía ya el Padre Pío las palabras de la Virgen, cuatro años antes de que Ella se las revelase a los pastorcitos de Fátima?
–Por supuesto que las conocía–corrobora don Gabriele, dejando al descubierto unas ojeras violáceas muy acentuadas–. El Señor le dejaba leer a veces su cuaderno personal.
–¿Se lo dijo el Padre Pío en persona?
–¡Claro que me lo dijo! –insiste él, como quien detesta el menor atisbo de desconfianza–. Él sufría lo indecible por la situación de la Iglesia y de sus pastores. El demonio se había colado en las propias entrañas de la Iglesia. Ya lo advirtió Su Santidad Pablo VI, pero muy pocos le creyeron entonces: «El humo de Satanás se ha infiltrado en el seno de la Iglesia», manifestó. El mismo Romano Pontífice que pronunció aquella frase de que «una Misa del Padre Pío vale más que toda una misión». ¿Cree usted, acaso, que si eso no fuera verdad habría sectas satánicas y se celebrarían misas negras en el Vaticano?
–Cierto. Usted ha comentado en alguna ocasión que entre los miembros de las sectas satánicas figuran sacerdotes, obispos y cardenales, y que incluso el Papa Benedicto XVI ha sido informado de ello.
La extensa entrevista con don Gabriele Amorth, nacido en Módena el 1 de mayo de 1925, transcurre en su misma sala de exorcismos, el 25 de octubre de 2011.
Don Gabriele y un servidor estamos hermanados por el Padre Pío, como hijos espirituales suyos.
Poco antes de las tres de la tarde, cruzo el umbral de la sede de la Sociedad San Pablo de Roma, un imponente conjunto arquitectónico situado en la calle Alesandro Severo, del que sobresale una basílica de formidable cúpula.
El escenario de tan reveladora conversación, la cual, por expreso deseo del padre Amorth he mantenido en completo sigilo hasta su fallecimiento acaecido el 16 de septiembre de 2016, no es nada del otro mundo: apenas diez metros de largo por cinco de ancho, con una sencilla mesa de madera en el centro rodeada de sillas a juego, y un antiguo butacón tapizado en tono ocre, reservado a los «clientes» de don Gabriele atormentados por el perverso diablo.
¿Consagración? ¿Qué consagración?
–Retomemos ahora –sugiero al padre Amorth– nuestra conversación sobre Fátima: ¿Cree usted que la Iglesia ha cumplido con los requisitos exigidos por la Virgen para que la Consagración a su Inmaculado Corazón sea válida?
–¿Consagración? ¿Qué consagración...? –inquiere él, contrariado–.
–La efectuada por Juan Pablo II, el 25 de marzo de 1984 –preciso–.
–No hubo tal consagración entonces –asevera–. Yo fui testigo del acto. Estaba en la Plaza de San Pedro aquel domingo por la tarde, muy cerca del Papa; tan cerca, que casi podía tocarle.
–¡Qué me dice! –exclamo con perplejidad–.
–Lo que oye –se ratifica él–.
–¿Y por qué afirma usted con tanta rotundidad que la consagración no existió?
–Muy sencillo: Juan Pablo II deseaba mencionar expresamente a Rusia pero al final no lo hizo.
–¿Qué se lo impidió?
–Dirá más bien quiénes se lo impidieron. Y yo le contesto: algunos miembros de su séquito.
–No me diga que pudo más entonces también la corrección política, que la propia voluntad expresada por la Virgen...
Don Gabriele asiente, impotente, con la cabeza.
–Los representantes de la iglesia ortodoxa –advierte– presentes en el acto no debían escuchar de ninguna manera la mención expresa de Rusia; de lo contrario, se temía una reacción fulminante y de consecuencias impredecibles para el Vaticano por parte de las autoridades soviéticas.
–¿Cobardía?
–¿Por qué disfrazarla de prudencia?
–Si no pronunció el nombre de Rusia, ¿qué hizo entonces el Papa?
–Dar un rodeo: «Sí, pero no...». De hecho, en el texto impreso de la consagración figuraba Rusia de modo expreso, pero a última hora las presiones diplomáticas surtieron efecto. Juan Pablo II pretendía entonar esa palabra durante el acto, pero al final, como le digo, se lo impidieron. Así que tuvo que contentarse con decir aquello de «especialmente aquellas naciones necesitadas de esta consagración».
–Un lamentable circunloquio entonces –matizo yo– para dar a entender que Rusia figuraba entre «aquellas naciones» pero sin citarla, como pedía la Virgen.
–Exacto. Por eso mismo le insisto en que aquella consagración resultó inválida.
–Pero la misma Sor Lucia dijo que, pese a excluirse la mención de Rusia, el Cielo la había aceptado finalmente porque se hizo con la anuencia de todos los Obispos del mundo.
–¿Lucia dijo eso...? –se sorprende Amorth, con ojos desorbitados–.
–Bueno, lo dijo el cardenal Tarsicio Bertone en el año 2000 escudándose en una carta de Lucia fechada en noviembre de 1989, en la cual ella manifestaba que el Cielo había admitido la consagración pese a incumplirse una de las condiciones más importantes.
–¿Ha visto usted esa carta? –pregunta, como si dirigiese un interrogatorio policial en busca de una prueba decisiva.
–Jamás –niego con rotundidad–.
–Ni creo que la vea nunca, porque estoy convencido de que no la escribió Lucia.
–¿Cómo está usted tan seguro de ello? –interpelo–.
–¿Por qué no la mostró Bertone cuando debió hacerlo, al dar a conocer el Tercer Secreto de Fátima? Una simple fotocopia del manuscrito, incluida en el dossier oficial de Vaticano, hubiese bastado para disipar cualquier duda. Si el Vaticano fue siempre escrupuloso al aportar las pruebas documentales que autentificaban lo dicho por Lucia sobre asuntos menores, ¿por qué razón escatimó entonces la única evidencia documental que, según Bertone, otorgaba validez a un hecho de tanta trascendencia como sin duda era la consagración efectuada por Juan Pablo II?
–Sí que es raro –admito–.
–¿De verdad cree usted que Lucia tardó cinco años en poner por escrito que la consagración había sido realmente aceptada? ¿Y que Bertone aguardó dieciséis años nada menos para anunciar la validez de algo tan crucial como la consagración de Rusia al Inmaculado Corazón de María?
La voz del padre Amorth suena como las hojas secas.
–Resulta todo muy extraño, la verdad –asiento de nuevo–.
–Además –agrega él–, si la consagración del mundo al Inmaculado Corazón de María efectuada por Pío XII en 1942 sólo fue aceptada en parte, pues Jesús dijo que en atención a ella la guerra sólo se acortaría en lugar de acabarse de inmediato, ¿por qué iba a cambiar ahora de parecer con Juan Pablo II, si tampoco en esta ocasión se mencionaba a Rusia?
–Sería una incongruencia, sí...


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https://www.actuall.com/entrevista/medios/zavala-actuall-ratzinger-aviso-secreto-fatima-podia-encerrar-peligros-la-humanidad/

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