Padre Tyn
all'allora Card. Ratzinger, sulla Liturgia
Il Centro Culturale Padre Tomas Tyn di Rieti ha organizzato, il 19 ottobre '12, presso la bella sala della Fondazione Varrone, un convegno dal titolo La forza della verità, del quale avevamo dato notizia qui, Padre Tomas Tyn, un aiuto nell’anno della Fede, in occasione del quale è stato presentato il libro La forza della verità. Lezioni di teologia, in cui l’avvocato G. Battisti ha raccolto da registrazioni vocali alcune lezioni del Servo di Dio, Padre Tyn.
Era presente p. Cavalcoli, Docente di Teologia e di Metafisica, Vicepostulatore della Causa di Beatificazione di Padre Tyn, oltre che suo confratello, che ha ricordato come il 29 giugno 1975, in occasione della sua ordinazione sacerdotale, il Servo di Dio espresse segretamente il voto di offrire la sua vita allo scopo di chiedere, per intercessione della Madonna, la liberazione della sua patria e della Chiesa dal comunismo, senza spargimento di sangue. A 39 anni fu colpito da un tumore terribile, sopportato con infinita pazienza, continuando a scrivere il suo libro Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, che resterà nella storia della filosofia. Il 1° gennaio 1990, giorno della sua morte, Havel inaugurò lo Stato democratico senza che ci fosse neppure un morto.
In Tomas, ricorda il Padre, c’è la completezza della vocazione domenicana: lo studio, una cultura sterminata, la contemplazione, l’assidua direzione spirituale, e un’attività sorprendentemente intensa, fatta di conferenze, congressi internazionali, sulla quale sorgono ancora materiali di lavoro, inediti. Egli sentiva come missione propria quella di divulgare la retta dottrina cattolica, poiché era consapevole che la corruzione della Fede è uno dei mali più gravi in quanto colpisce direttamente l’anima.
L’urgenza di un ricupero del vero senso della liturgia per approfondire la Fede, secondo le intenzioni espresse dal santo Padre nel Motu Proprio Summorum Pontificum, è stato l’argomento della relazione del dott. Francesco Bernardini, Direttore del Circolo Ragionar Cattolico di Livorno, nella quale si è ricordato il profondo amore per la liturgia, manifestato dal Servo di Dio, allorquando celebrava con grande perfezione e devozione la liturgia gregoriana, secondo le norme dell’Indulto concesso dal Papa Giovani Paolo II.
In Tomas, ricorda il Padre, c’è la completezza della vocazione domenicana: lo studio, una cultura sterminata, la contemplazione, l’assidua direzione spirituale, e un’attività sorprendentemente intensa, fatta di conferenze, congressi internazionali, sulla quale sorgono ancora materiali di lavoro, inediti. Egli sentiva come missione propria quella di divulgare la retta dottrina cattolica, poiché era consapevole che la corruzione della Fede è uno dei mali più gravi in quanto colpisce direttamente l’anima.
L’urgenza di un ricupero del vero senso della liturgia per approfondire la Fede, secondo le intenzioni espresse dal santo Padre nel Motu Proprio Summorum Pontificum, è stato l’argomento della relazione del dott. Francesco Bernardini, Direttore del Circolo Ragionar Cattolico di Livorno, nella quale si è ricordato il profondo amore per la liturgia, manifestato dal Servo di Dio, allorquando celebrava con grande perfezione e devozione la liturgia gregoriana, secondo le norme dell’Indulto concesso dal Papa Giovani Paolo II.
Ed è proprio dal suo intervento che estraggo queste incisive parole di Padre Tyn:
« Infine desidero dire qualcosa sulla sacra liturgia, soprattutto per ringraziare l'E.V. per l'opera compiuta nel favorire l'indulto che permette la celebrazione del divino sacrificio secondo il rito di S.Pio V di venerata memoria. Ho già fatto pervenire, per mezzo del Rev. Padre Priore all'Em.mo Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, una relazione sulle Messe tuttora celebrate nella basilica bolognese di S. Domenico e così dopo aver informato il mio Superiore immediato, Reverendissimo Padre in Cristo, oso esprimere la mia gioia anche a Lei.Quanto santa e sublime è quella letizia della quale si riempie il cuore tanto del sacerdote celebrante quanto del popolo assistente, allorché quel rito, venerabile per l'antichità, viene compiuto, quel rito, cioè, che tutto e soltanto a Dio si volge, a Cui, come a Padre clementissimo, il Figlio crocifisso, nell'oblazione del suo divino sacrificio, rende somma gloria e lode, un rito tanto sublime in tutte le parole e i gesti di cui fa uso ed infine tanto bello ed elegante, tanto accetto al popolo che partecipa con viva fede (né è noto ai Cristiani un altro modo di vera partecipazione).Non ho mai potuto capire, e neanche adesso riesco a capire, perché tanta bellezza debba esser stata espulsa dalla Chiesa. Si obietta che essa costituisce un certo diletto accessibile a pochi; ma - e ciò è degno di nota - simili "obiezioni" non è solita muoverle la gente semplice e devota, ma piuttosto una certa pretesa aristocrazia (tuttavia perversa, che meriterebbe piuttosto il nome di "cacocrazia"), fastidiosa e pseudo intellettuale, turbolenta per la sua presunzione, dedita al nichilismo che sostiene e produce il brutto al posto del bello ». (Estratto dalla Lettera di Padre Tyn al Card. Ratzinger, 4 agosto 1985)