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venerdì 19 aprile 2013

I due caratteri distintivi del suo amore per Gesù: l'orrore per il peccato e uno zelo ardente per la gloria di Dio.



«Un giorno, eravamo sbarcati, ed io non sapevo che fare, non avevo mangiato niente da molto tempo; avevo fame, e niente per comprare qualsiasi cosa; non co­noscevo né il posto, né qualcuno, e non potevo restare nella strada. Seguii i pas- 1 seggeri ed entrai con essi in un albergo e trovai ivi una camera aperta, vi entrai e mi trovai sola. La fame che avevo era tale che stavo per piangere, ma mi dissi: è meglio pregare. Vedo qualcuno che entra e che prepara sul tavolo un buon pasto; mi si dice di mangiare. Penso: è la Santa Vergine, e mangiai. 
La padrona dell'albergo venne da me con molta bontà e mi mise nella mano un pezzo d'oro della sua ac­conciatura` e mi disse: quando uscirai, lo darai a mio marito per pagare il tuo pa­sto, se non lo vorrà, lo terrai per te. Il proprietario dell'albergo non volle in nessun modo essere pagato.

Insieme alla speranza, un'altra virtù che distingue questa bella anima e che le riassume tutte, è l'amore di Gesù. Amava Dio di un amore puro, disinteressato, costante ed eroico. Il suo cuore era come un braciere ardente. Il solo nome di Gesù faceva battere questo cuore e le provocava dei trasporti. Spesso cadeva in estasi sentendolo pronunciare, e siccome, con sua grande confusione, ciò le accadeva in presenza delle suore, le scongiurava di non ripetere davanti a lei questo nome adorabile.

Per amore di Dio aveva fatto i più duri sacrifici: sacrificio delle ricchezze, dei piaceri, della sua patria, dei suoi agi, della sua libertà! Non conosceva che Gesù e Gesù Crocifisso.


Gli testimoniava il suo amore con una delicatezza verginale di coscienza la qua­le faceva in modo che lei avesse paura, non soltanto del peccato, ma ancora del­l'ombra stessa del peccato. Se le accadeva di cadere in una imperfezione nella qua­le temeva che vi fosse qualche volontà da parte sua, ne provava una desolazione estrema. Si può dire, in effetti, che, durante la sua vita e soprattutto al termine del corso della sua vita il carattere distintivo del suo amore per Gesù fosse l'orrore per il peccato.
Il secondo carattere del suo amore per Gesù, era uno zelo ardente per la gloria di Dio. E qui ancora, rassomigliava molto alla sua serafica Madre santa Teresa, che fu consumata, fino all'ultimo giorno della sua vita, nelle fiamme dello zelo più ar­dente.


Suor Maria di Gesù Crocifisso non si contentava di nutrire zelo per la sua per­fezione, voleva ancora che attorno a lei si amasse Dio. Era gelosa della perfezione delle sue suore, nelle quali vedeva altrettante spose di Gesù. Leggendo nelle loro anime, come in un libro aperto, e seguendo perfino il volo rapido e capriccioso del­l'immaginazione, le avvertiva con forza e bontà di tutto ciò che scorgeva di difet­toso nella loro vita; ma non lo faceva che dopo averne ricevuto il permesso della Madre Priora. 
La sua parola era nello stesso tempo, terribile come quella di un giu­dice, dolce e carezzevole come quella di una madre. Un atto di umiltà da parte del­la colpevole la disarmava e la rendeva sorridente. Rispose un giorno ad una suora che aveva mancato al silenzio e che le domandava in lacrime se Gesù le avesse per­donato: «Gesù non rimprovera che per perdonare».

da "Il piccolo nulla", capitolo 17: 
Virtù di suor Maria di Gesù Crocifisso


AMDG et BVM 





giovedì 4 ottobre 2012

PURGATORIO!


I NOSTRI CARI E IL PURGATORIO

Dal Libro "Il peccato veniale" di don Andrea Beltrami, salesiano avviato agli onori degli Altari, citansi qui alcuni esempi riguardo al Purgatorio.

Un religioso francescano apparve ad un confratello lamentandosi perchè da molto tempo più non lo suffragava. Si scusò questi dicendo che lo pensava in Cielo da molto tempo. Un grido lamentevole diede allora il defunto e disse tre volte: Nessun può credere, nessun può credere, nessun può credere quanto minuzioso sia il Giudizio di Dio e quanto severa la punizione della Sua Giustizia.
Verso il 1850 a Foligno una suora morta in concetto di santità venne a chieder suffragi e mentre diceva: Ahi, quanto soffro! toccò colla palma della mano una porta del convento e vi lasciò impressa l'impronta d'essa come se fosse stata di ferro arroventato, riempiendo la stanza di fumo per il legno bruciato. La porta si conserva pur ora.
Un religioso francescano comparve a un domenicano dicendogli: Niente vi è sulla terra che possa dare un'idea delle mie pene! - E per dargliene una prova stese la mano su una tavola che tosto andò come in fiamme e vi rimase fonda la impronta carbonizzata.
Un domenicano polacco vide un dì, mentre pregava per i defunti, un'anima purgante che era come un carbone in mezzo ad una fornace ardente. Il religioso la interrogò se quel fuoco del Purgatorio era più penetrante che quello della terra. Quell'anima rispose: Ahimè! tutto il fuoco della terra, paragonato a quello del Purgatorio, è come un soffio-d'aria freschissima! - Riprese a dire il religioso: Vorrei farne una prova, a patto che ciò giovasse a farmi scontare un po' del Purgatorio che mi toccherà fare. - Ma l'anima repli-cò: Nessun mortale potrebbe sopportarne la minima parte, senza morire all'istante, se Dio non lo sostiene. Se vuoi convincerti, stendi la mano. - Senza temere il religioso stese la mano e l'anima del Purgatorio vi lasciò cader sopra una sola goccia del suo sudore. Subito il religioso stramazzò al suolo con grida acute di spasimo. La goccia gli aveva forata la mano lasciandovi una gran piaga profonda. Una anno intero penò fra spasimi tremendi causa quella piaga e poi morì, mentre quel fatto, divenuto notorio, rianimò il fervore di tutti i monasteri di quelle contrade.
II ven. Bernardino da Busto racconta che un suo fratellino morto a otto anni, dovette scontare in Purgatorio le mancanze di devozione nelle sue preghiere del mattino e della sera. E il venerabile lo sentì spesso recitarle con gran fervore proprio lì dove da vivo le aveva dette con distrazione.
Nella storia dell'Ordine Cistercense si legge che una suora disse, senza necessità, qualche parolina, sia pur sottovoce, in coro durante l'Uffizio; e un religioso perchè non aveva chinato il capo al Gloria Patri, come era regola. E comparvero cinti di fiamme a chieder aiuto ai confratelli.
Al grande San Martino comparve Vitalina, per la quale egli alla sepoltura non aveva voluto dir il requiem bensì il gloria, tanto era nota la sua vita virtuosa, ed essa gli disse di essere in Purgatorio perchè un venerdì si era acconciata i capelli, contrariamente alla regola che lo vietava, essendo il dì della morte del Salvatore.
Un domenicano di gran pietà fu punito atrocemente per il soverchio amore che aveva avuto per i suoi scritti; e un cappuccino per aver consumato, come cuoco del convento, un po' di legna più del bisogno.
San Pier Damiani dice che san Severino, Vescovo di Colonia, dovette scontare in Purgatorio la lieve mancanza di aver anticipato senza bisogno la recita del Breviario.
S. Gregorio il Grande, Papa, narra il fatto che a lunga espiazione fu condannato in Purgatorio il diacono Pascasio. Eppure la sua vita era stata ben santa se la sua dalmatica, stesa sul feretro, aveva operato gran prodigi! Anche san Valerio vescovo di Augusta dovette fare del Purgatorio perchè da vecchio cercò di lasciare come successore un nipote, che però era ottimo sacerdote. Ma Dio gli tolse subito il nipote con morte pre-matura e lui dal Purgatorio chiedeva pietà e misericordia mentre il popolo lo invocava come santo.
Anche l'altro vescovo di Augusta, san Pellegrino, dovette fare del Purgatorio.
In Fiandra apparve l'anima di un novizio cappuccino al suo maestro e guardiano e gli disse, tutto avvolto in fiamme, che per una ben leggera mancanza contro la Regola era da qualche ora in Purgatorio; ma Gesù gli faceva la grazia di venire a chiedere la benedizione del suo maestro e anche ciò che gli imponesse la penitenza che credeva, compiuta la quale poteva volare in Cielo. Lo benedì il Guardiano e gli disse che per pe-nitenza doveva restare in Purgatorio fino alla recita dell'ora canonica delle ore otto ossia Prima. Era passata di poco la mezzanotte colla recita del Mattutino e i monaci erano a riposo. Al sentire la penitenza impostagli, il novizio prese a urlar come un disperato,
correndo per la Chiesa, e lamentandosi così: Padre snaturato! Cuore durissimo e senza pietà! Come mai volete punire tanto severamente un fallo che in vita avreste giudicato degno di ben piccola punizione? Ah voi ignorate la atrocità dei miei tormenti! Oh, penitenza imposta senza pietà! - E ciò dicendo sparì. Cercò di rimediare il Guardiano del Convento col far suonar la campana e riunire i monaci e far loro anticipare Prima, lor raccontando tutto, pur dubitando che potesse porta l'effetto bramato.
Un santo religioso seppe dal suo Angelo Custode che doveva presto morire e rimaner in Purgatorio solo finchè gli avessero detta una santa Messa di suffragio. Egli allora se la fece prometter da un Confratello. E quando preso dopo quel religioso morì, subito corse a celebrare per lui. Dopo Messa in sacrestia gli apparve il defunto raggiante di gioia che andava in Cielo, ma gli mosse un dolce lamento chè lo aveva lasciato un anno in Purgatorio prima di dirgli la Messa che gli aveva promesso. - Ti inganni, riprese egli, ap-pena spirato eri e io venni tosto a celebrare per te. II tuo corpo morto è ancor caldo - Ohimè! - disse allora il defunto - come son spaventevoli le pene del Purgatorio! Un'ora sola mi è parsa un anno!
Il gran Papa Innocenzo terzo famoso per opere di zelo meraviglioso, apparve a santa Lutgarda dopo morto, e di tra le fiamme le annunciò che il suo purgatorio doveva durare fino al giorno del Giudizio. San Bellarmino diceva di rabbrividire pensando a ciò e diceva che se a un santo Pontefice toccava questo, cosa sarebbe toccato agli altri?
Santa Perpetua mentre era in carcere prima del martirio si vide apparirle il fratellino defunto che ella pensava in Cielo e invece chiedeva il suo aiuto dal Purgatorio. Era morto di una terribile ulcera che gli aveva sfigurato il volto in vita, era morto a sette anni di età; eppure pativa ancora per espiare. Ardeva di sete e gli era vicina una vasca di acqua freschissima, ma coll'orlo più alto che la persona sicchè non poteva giungervi.
Sant'Agostino temeva che la Madre, Santa Monica, fosse in Purgatorio, quando eran già passati vent'anni dalla di lei morte.
La pia Contessa Metilde di Canossa alla morte del marito fece celebrare un milione di Messe, oltre le sue preghiere e penitenze, e fece gran elemosine ai poveri e ai monasteri per suffragare il consorte.
Nella vita del Beato Ugone si legge che un monaco apparve dopo quaranta anni di Purgatorio dicendo che gliene restavan ancor dieci da fare.
In un castello - racconta lo scrittore Moggiolo - un'anima vagava facendo gran rumori e gridando che le eran toccati mille anni di purgatorio tremendissimo.
Raccontano i diari della Compagnia di Gesù dell'anno 1597 che un bravo giovine, che era modello di virtù, e che in morte aveva avuto il privilegio di una apparizione della Madonna, e che aveva profetizzato l'ora della morte sua e anche di un altro, a ben quattro anni di Purgatorio fu condannato. Ed un altro, pur distinto per santità, quattordici! Eppure son molti i suffragi che si fanno negli Ordini Religiosi per i membri defunti!
Nel Libro del Rossignoli "Meraviglie sul Purgatorio" si legge che un pittore aveva in gioventù dipinto un quadro con delle nudità; ma se ne pentì e per riparare dipinse da allora in poi sempre devote immagini sacre, e l'ultimo quadro fu un gran lavoro che donò alla Chiesa dei Carmelitani che frequentava, affinchè lo suffragassero con Messe dopo la morte. Qualche d ì dopo la morte egli apparve a uno di quei religiosi scongiurandolo di recarsi da quella persona che gli aveva commissionato quel quadro osceno, e gli dicesse che lo distruggesse subito, e gli annunciasse anche che Dio gli avrebbe tolto con morte prematura i due figli che aveva, causa dei peccato commesso. II quadro fu tosto bruciato, e anche la predizione si avverò.
Santa Margherita Maria Alacoque, mentre pregava per tre anime del Purgatorio, si sentì chieder da Gesù quale volesse ella per prima liberare. La santa rispose che facesse il Salvatore quanto era di Sua maggior gloria. Ed egli liberò allora quella anima che era di una persona secolare, mentre le altre due eran di persone religiose; e aggiunse che a Lui ispiravano ben poca compassione le persone religiose penanti in Purgatorio, perchè in vita avevano avuto tanti mezzi per raggiungere il Cielo direttamente, e per propria colpa non lo avevano fatto.
La stessa Santa si vide apparire una consorella defunta che le domandava aiuto e deplorava di essersi in vita fatta dispensar con troppa facilità da certi esercizi della vita religiosa.
S. Luigi Bertrando vide apparirgli un religioso circondato di fiamme che lo supplicò a perdonargli una parola pungente dettagli molti anni prima. Quella sola parola gli aveva fatto fare Purgatorio. E chiese una santa Messa per esser liberato.
Una santa Religiosa vide in Purgatorio un povero prete le cui dita erano rose e divorate da ulcere schifosissime, perchè in vita aveva fatto il segno di Croce senza la dovuta devozione.
Il famoso padre Nieremberg della Compagnia di Gesù, tanto devoto delle anime purganti, mentre a Madrid una notte pregava per esse, si vide comparirgli un confratello, il quale, per aver talora parlato del prossimo con poca carità, aveva la lingua di continuo bruciata da un ferro rovente. Ed era stata la sua devozione alla Madonna che gli aveva ottenuto di apparir per chiedere aiuto.
Un abate benedettino fu condannato ad acerbo purgatorio perchè era stato di uno zelo troppo austero con i suoi monaci, che lui voleva tutti santi e perfetti insistendo con eccessiva severità. E comparve a Santa Lutgarda, sua penitente in vita, chiedendo aiuto. E la santa si flagellò e pregò e fece gran penitenze per lui. Ma con tutto ciò per molto tempo non riuscì a liberarlo. Solo quando ella offrì infine se stessa come vittima di espiazione, solo allora il monaco fu liberato e le annunciò che ben undici anni ancora avrebbe egli dovuto star in Purgatorio se ella non l'avesse aiutato.
Il beato Stefano, francescano, che soleva passar ogni notte lunghe ore davanti al SS. Sacramento, vide una volta seduto in coro un religioso incapucciato e gli chiese chi era. "Sono un religioso di questo monastero - rispose egli - condannato dalla Divina Giustizia a fare qui il mio Purgatorio per le imperfezioni commesse qui nella recita del Divino Uffizio". Il beato Stefano allora cominciò a pregar per lui e vide che ne aveva molto sollievo, e per molte notti avvenne questo, finchè una volta, dopo la recita del De profundis con gran gioia egli partì, chè la prova era finita.