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sabato 20 novembre 2021

BENEDETTO XVI: AL POSTO DELLA SUA CHIESA...


 

…E’ SUBENTRATA LA NOSTRA, E CON ESSA LE MOLTE CHIESE: OGNUNO HA LA PROPRIA.

LE CHIESE SONO DIVENTATE NOSTRE IMPRESE, DI CUI SIAMO ORGOGLIOSI O CI VERGOGNIAMO….MA….SE FOSSE SOLTANTO NOSTRA LA CHIESA SAREBBE UN INUTILE GIOCO DA BAMBINI……

I Padri applicarono il simbolismo lunare alla Chiesa …..per il fatto che la luce della luna non è luce propria, ma luce del sole, senza il quale essa sarebbe solo oscurità; la luna risplende, ma la sua luce non è sua, bensì di qualcun altro.

Essa è buio e luce allo stesso tempo. In se stessa è oscurità, ma dona luminosità in virtù di un altro, di cui riflette la luce. Proprio per questo essa rispecchia la Chiesa, che illumina pur essendo essa stessa buio; non è luminosa in virtù della propria luce, ma riceve quella del vero sole, Gesù Cristo, cosicché – sebbene essa stessa sia solo terra (anche la luna non è che un’altra terra) – è tuttavia in grado di illuminare la notte della nostra lontananza da Dio – la luna narra il mistero di Cristo…….

E’ quindi ciò che non è in se stessa. L’altro, ciò che non è suo, fa comunque parte anche della sua realtà. Esiste una verità della fisica e una verità poetico-simbolica e l’una non annulla l’altra. Allora chiedo: questa non è forse un’immagine molto precisa della Chiesa? Chi la esplora e la percorre con la sonda spaziale, può scoprire solo deserto, sabbia, roccia, le debolezze dell’uomo, i deserti, la polvere e le altezze della sua storia.

Tutto ciò le appartiene, ma non rappresenta la sua effettiva realtà. L’elemento decisivo è che essa, benché sia solo sabbia e sassi, è di certo anche luce in virtù di un altro, del Signore: ciò che non è suo, è veramente suo, la sua effettiva natura, anzi, la sua natura consiste nel fatto che essa non vale per ciò che è, bensì solo per ciò che non è suo. Essa esiste in qualcosa che è al di fuori di essa e ha una luce che, pur non essendo sua, costituisce tutta la sua essenza. Essa è “luna” – mysterium lunae – e così riguarda i credenti, perché proprio così essa è il luogo di una costante scelta spirituale. Poiché il significato espresso in quest’immagine mi sembra di importanza decisiva, prima di tradurlo dal linguaggio metaforico in affermazioni oggettive, vorrei chiarirlo meglio con un’altra osservazione. Dopo la traduzione in tedesco della liturgia, secondo l’ultima riforma, mi si presentava continuamente una difficoltà linguistica nel recitare un testo, che appartiene proprio a questo stesso contesto e che è sintomatico per ciò di cui si tratta qui. - Nella traduzione tedesca del Suscipiat si dice: il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio “per il bene nostro e di tutta la Sua santa Chiesa”. A me veniva sempre spontaneo dire: “E di tutta la nostra santa Chiesa”. In questa difficoltà linguistica viene alla luce tutta la problematica che stiamo trattando e diventa chiaro il fatto che siamo incorsi in una deviazione di prospettiva. Al posto della Sua Chiesa è subentrata la nostra e con essa le molte chiese: ognuno ha la propria. Le chiese sono diventate nostre imprese, di cui siamo orgogliosi o ci vergogniamo, tante piccole proprietà private che stanno una accanto all’altra, chiese soltanto “nostre, che noi stessi costruiamo, che sono opera e proprietà nostra, e che noi vogliamo trasformare o conservare come tali. Dietro alla “nostra Chiesa” o anche alla “vostra Chiesa” è scomparsa la “sua Chiesa”. Ma solo quest’ultima interessa e se non esiste più anche la “nostra” Chiesa deve abdicare. 

Se fosse soltanto nostra, la Chiesa sarebbe solo un inutile gioco da bambini. [!]

JOSEPH RATZINGER – PERCHE’ SONO ANCORA NELLA CHIESA – 1970